On the road Istanbul-Cappadocia-Anatolia centrale
Partenza da Firenze con Lufthansa e scalo a Francoforte, come al solito consiglio una compagnia non low cost per i viaggi che superano i 3-4 giorni. Quando andate a sommare tutte le opzioni bagaglio, tasse, etc di solito spendete meno e ricevete un servizio decisamente non paragonabile (in meglio ovviamente).
Arriviamo a Istanbul all’ora di pranzo, prendiamo la macchina a noleggio dal galoppino di una ditta locale che, poveri sprovveduti, ci fa pagare il costo del parcheggio all’uscita. Saliamo sulla nostra Fiat Albea (erede della Duna, mai commercializzata in Italia, “stranamente”) e ci dirigiamo verso il centro città. Sul lungomare assistiamo allo scippo di una borsa, il tizio si lancia sulla sei corsie, si butta sul confano della nostra auto e riprende a correre inseguito. “‘Gnamo bene, vai!”. Ma saranno gli unici due episodi “balordi”. Fino all’arrivo eravamo piuttosto scettici sul “turco” e pronti a stare sugli attenti, ma ci siamo ricreduti ben presto ed abbiamo notato una notevole somiglianza con i popoli mediterranei di marca europea (portoghesi, spagnoli, italiani, greci) in fatto di solarità, voglia di divertirsi, fermarsi a chiacchierare e stare in compagnia. Diciamo un’Italia anni cinquanta-sessanta.
Azzeccata la scelta del pernottamento: in zona Taksim, guardando a sinistra rispetto all’ufficio del turismo, mc donald’s e agli altri fast food, c’è un intero “quartiere degli alberghi” per turisti organizzato come zona pedonale. Tranquillo, niente caciara e la notte si dorme alla grande. Ci sono parecchie sistemazioni, noi eravamo qui: www.tripadvisor.it/Hotel_Review-g293974-d543375-Reviews-Elite_World_Prestige_Hotel-Istanbul.html
Tardo pomeriggio e serata d’ambientazione, siamo andati nel corrispettivo di una rosticceria. Ce ne sono tantissime in tutta la città, si mangia bene, casereccio e si spende il giusto. Considerate che due giorni prima era iniziato il Ramadan, quindi abbiamo trovato tutti quanti i turchi seduti, con i vassoi pieni davanti, a ridere a scherzare ma senza toccare niente fino al momento in cui il muezzin non ha cominciato a cantare la preghiera della sera. Se vi capitasse di andare in questo periodo, state tranquilli: nessuno vi dirà niente, nè vi guarderanno a bocca storta se mangiate. La Turchia, anche se qualcuno ci sta provando, non è una monarchia teocratica oscurantista come Arabia Saudita e Qatar (che sono “stranamente” alleati degli Usa). Certo, soprattutto se siete in un quartiere più religioso, come Fatih o in prossimità delle moschee non turistiche, portate però rispetto a chi passa la giornata lavorando e senza poter mangiare, dato che vi trovate a casa loro.
Nei tre giorni successivi abbiamo visitato tutti i monumenti di Istanbul e le attrattive artistiche maggiori: Moschea Blu, Santa Sofia, Cisterna romana, Palazzo Topkapi, Moschea di Solimano, la Torre di Galata, visto l’Acquedotto di Valente, gli obelischi restanti dell’Ippodromo di Costantinopoli e le Mura della capitale dell’Impero d’Oriente. Eccetera. Si trova praticamente tutto nella zona del Triangolo d’Oro. Cose meravigliose, ma consiglio spassionato (che vale per questa e per tutto il resto del mondo): non passate tutta la vostra vacanza a guardare soltanto monumenti, ma fate conoscenza con la gente ed i luoghi che visitate, sennò tanto vale restare in Italia dove permane il 90% del patrimonio artistico mondiale.
Abbiamo attraversato il quartiere di Fatih, pieno di botteghe, mercati e vita locale pulsante e gli altri quartieri andando verso l’Acquedotto di Valente e le Mura di Costantinopoli. Andate, “perdeteci tempo” e cercate di parlare con la gente nelle botteghe. Qui turisti non ne vedrete (emmenomale).
Siamo stati anche nella parte asiatica di Istanbul, paradossalmente è la più occidentalizzata, ma non perché turistica. E’ frequentata dai turchi più giovani e dalle “cacchine”, dai fighetti, che vogliono atteggiarsi all’americana. Se avete tempo c’è sia il bus (solo turchi) che il traghetto che portano dall’altra parte, noi abbiamo preso uno all’andata e l’altro al ritorno e consiglio anche voi di fare così: vedrete Istanbul sotto due aspetti diversi, fidatevi.
Nessun problema per l’abbigliamento nelle moschee visitabili: all’ingresso trovate addetti che vi offrono (gratis, ovviamente) veli di vario tipo per coprire gambe, spalle o testa a seconda del vostro sesso e di come siete abbigliati sul momento. Vi aiuteranno loro. Non preoccupatevi quindi di come siete vestiti.
Spostamenti ad Istanbul: il sistema di trasporti è integrato. Metropolitana, funicolari, bus, tram, etc. Andate ad un ufficio del turismo e fatevi dare una carta dei trasporti. Sopra sono segnate le linee colorate come sulle carte metropolitane di tutto il mondo. Semplicemente alcune sono metro, altre bus o altro (c’è scritto sopra). Un pò di difficoltà, ma poi si capisce bene.
Sicurezza: andate ovunque e comunque sia ad Istanbul che nel resto della Turchia. E’ molto più sicura dell’Europa.
Meteo: d’estate si muore di caldo, soffocante. Ogni dieci metri trovate “negozi di spremute”. Si, che vendono solo spremute. Indicate il tipo di frutta (o anche verdura a volte), un ragazzino sale su un trespolo, lava uno o più frutti, lo mette in una macchina, tira una leva meccanica e TRACCHETE, sforna in un colpo la vostra spremuta. Costano pochissimo e sono un toccasana, bevetene parecchie al giorno. Ci sono anche molti fruttivendoli: il sapore di questa roba è cento volte meglio di quella italiana, probabilmente perchè ci mettono dentro meno schifezze chimiche e non la colgono acerba per dargli i maturanti come da noi. Dateci sotto.
Thè: il tuchi amano bere dalla mattina alla sera il thè (çay, prouncia “chai”). Se entrate nello stato d’animo, non potrete farne a meno neanche voi. Hanno lo stesso tipo di tazzina in tutta la nazione, inspiegabile. Ve ne offriranno pure molti ovunque per socializzare.
Capitolo cibo e bere. Mangerete con 5-15€ a testa, a seconda del luogo, mangiando tanto, assaggiando tutto e non facendovi mancare assolutamente niente di niente. Consiglio di mettersi sempre a sedere a tavola per mangiare: andando al risparmio spenderete comunque quanto un panino per strada in Europa. Nella maggior parte dei menù ci sono fotografie e traduzioni in inglese, a volte anche in italiano, pure nei paesini sperduti. Nessuna paura. Mangiate ovunque e comunque, cucinano bene dappertutto.
Non bevete mai acqua dal rubinetto. Fidatevi solo di quella in bottiglia chiusa e delle spremute. Non fate lo sbaglio di non considerare che i ghiaccioli sono fatti con acqua di rubinetto…
Una conferma: non troverete carne di maiale. Un mito da sfatare: metà dei locali sono alcool free, un’altra buona metà (forse più) servono birra e vino turchi senza problemi. Difatti la seconda sera ci siamo ubriacati come orchi in un ristorantino di pesce vicino alla Torre di Galata. Il vino bianco turco è veramente buono, si fa bere bene.
Per il resto tutti i tipi di carne, per la maggiore di montone, cotta in mille modi. Il kebab come lo conosciamo noi è un prodotto per l’Occidente che “deve” avere qualcosa di simile a McDonald’s. In Turchia la carne se la mangiano al piatto, con molte verdure di tutti i generi e niente salse industriali schifose. A volte vedrete in locali e ristoranti bicchieri freddi di roba bianca che sembra una via di mezzo tra yoghurt e panna montata. E’ il famoso Ayran, lo yoghurt turco rinfrescante. A molti piace, i turchi lo sciacquano in gola, a noi ha fatto schifo.
Infine, riprendiamo la nostra Fiat Albea (ah, i parcheggi si chiamano “oto” o “otopark”) e partiamo in direzione Cappadocia. Circa 800km attraversando mezza Turchia dalla mattina presto fino alla notte del quinto giorno: complessi industriali talmente imponenti che da noi flaccidi europei de-industrializzati non si vedono da trent’anni, foreste infinite, gole profondissime, laghetti alpini in mezzo agli abeti, deserti sconfinati, paesaggi texani e lunari. Di tutto di più, da fare alla grande. L’autostrada si paga solo da Istanbul fino a Ankara (dovete fare la vignetta prima di entrare dal casello!! Parcheggiate alla destra ed entrate negli uffici, mi raccomando!). Traffico risibile, strade spesso meglio tenute delle nostre.
In Cappadocia abbiamo soggiornato due giorni presso la Anatolya Pension (www.tripadvisor.it/Hotel_Review-g297988-d1151999-Reviews-Anatolia_Pension-Uchisar_Cappadocia.html), consigliataci qui su Turisti per Caso, anche questa azzeccatissima. A conduzione familiare (babbo e figlio), c’è un giardino interno, grossa colazione al mattino, wifi inclusa e grande disponibilità da parte loro. Abbiamo dormito con la porta aperta, tanta sicurezza c’è. Il figlio ci ha scarrozzato col pulmino (tedesco nuovo fiammante, non quello dei figli dei fiori…) ogni volta che avevamo bisogno. Consiglio di fare escursione nelle valli tra Uchisar ed i paesi circostanti, visitarne in castello (si vede un panorama da manicomio), Goreme, Urgup, etc. Alla Pensione abbiamo chiesto informazioni riguardo il giro in mongolfiera della Cappadocia: hanno organizzato tutto loro (appuntamento, pagamento, etc) e siamo stati scarrozzati comodamente alle quattro del mattino verso il punto di lancio. Costicchia, non mi ricordo quanto, ma se avete soldi fatela. E’ eccezionale per quello che vedete e come esperienza. Meglio qualche monumento secondario in meno e più cose come questa. I ricordi non hanno valore.
Dopo aver visitato il triangolo Uchisar-Urgup-Avanos e tutto quello che c’è dentro, siamo scesi verso Derinkuyu e, successivamente, a Guzelyurt e nella Valle di Ilhara (Ilhara Vadisi). A Guzelyurt abbiamo pernottato presso un monastero ortodosso Hotel Karballa (www.tripadvisor.it/Hotel_Review-g1069617-d1147808-Reviews-Hotel_Karballa-Guzelyurt_Cappadocia.html): inquietante, sia la struttura che il padrone e il suo aiutante, la sala ristorante… un’atmosfera tetra, qui abbiamo ridicolmente dormito con la sedia a contrasto con la porta, pensando all’arrivo di qualche vampiro. Non scherzo. Ma ci dormirei di nuovo di sicuro! Da provare! Inoltre è molto disponibile: ha preparato una serie di cartine della zona disegnate da lui e vi spiegherà tutto. Infine visita al caravanserraglio di Sultanhani (lungo la strada tra Aksaray e Konya), imponente, e risalita lungo le sponde del Tuz Golu, un enorme lago salato, dove non abbiamo potuto esimerci ovviamente dal fermarci e fare foto sulle sterminate distese bianche… prima di arrivare ad Ankara ed all’aereo di ritorno.
Conclusione: si magna, si beve, s’incontra gente interessante, ci si immedesima facilmente e l’ambiente è magnifico. Rifarei tutto, magari evitando giusto un paio di cose secondarie: su nove giorni ci sono mancate indicativamente 5-6 ore risparmiabili quà e là.