Oman: a zonzo nel sultanato

Informazioni pratiche e dettagli di viaggio
Scritto da: alisa75
oman: a zonzo nel sultanato
Partenza il: 07/04/2016
Ritorno il: 20/05/2016
Viaggiatori: 6
Spesa: 2000 €
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Se non avete voglia e tempo di leggere tutto il diario e cercate l’ispirazione per partire allora spero vi bastino queste prime righe. Qui sotto trovate le info pratiche… poi il diario con qualche dettaglio.

Andate in Oman per i wadi rigogliosi di vegetazione e la rude bellezza dei paesaggi, per le spiagge di conchiglie rosa e per il deserto, per i profumi di incenso e per le spezie, per le tradizioni e per la storia. Ma soprattutto andateci se vi serve riacquistare fiducia nell’umanità! Perchè, mai, MAI e poi ancora MAI, in nessuno dei miei viaggi ho incontrato una popolazione così onesta, sincera, amichevole, accogliente, generosa e non so che altro aggiungere come gli omaniti.

– Spesa totale: 1400eu a testa, nel diario le specifiche le ho scritte in euro. Abbiamo sempre prelevato agli ATM, la mia carta fineco prende 2,90 eu per la commissione.

– Volo direttamente dal sito emirates 400 eu con scalo 2 ore all’andata e 8 ore al ritorno per giro a Dubai in notturna in auto con autista a 60eu a testa. Con OmanAir si trova il diretto allo stesso prezzo, anche meno.

– noleggio tramite rentalcars Toyota Vanguard 7 posti con secondo pilota incluso e km illimitati, nel nostro caso circa 3000 in 11 giorni, 780 eu, ma abbiamo trattato allo stremo giocando al ribasso coi preventivi di altri noleggi!

– itinerario: 1 notte muscat, 1notte sur, 3 notti ras al hadd, 1 notte deserto, 1 notte nizwa, 2 notti masirah, 1notte joubah e ultima notte muscat.

– assicurazione sanitaria online con viaggisicuri 40 eu la oro. Uso sempre questa che a parità di massimali e’ la più conveniente però personalmente non ne ho mai dovuto sfruttare i servizi (per fortuna). A Roberta tempo fa avevano rimborsato il ritardo per un volo senza problemi.

-hotel: prenotato tutto online via booking e agodà con cancellazione gratuita o contattando le strutture o direttamente in loco.

DIARIO

Muscat – 8 Aprile 2016

Ore 9.30, siamo in sei: Ka, Cla, Roby, Miky, Salvo ed io… Salam aleikum! Sfodero una delle 6 parole arabe che ho imparato per salutare le signorine degli uffici per il visto. Le furbette vogliono gli euro ma noi insistiamo fin quando tirano fuori il pos! 1-0 per noi palla al centro. Passiamo in fretta il controllo documenti e finalmente siamo in terra omanita, tutti e sei tranne gli zaini! Evviva Emirates che ce li ha lasciati a Dubai. Al desk dei bagagli smarriti non si scompongono, sono gentili e pare sia un classico. Compriamo una scheda Ooredo con 12OMR (tipo 30eu) abbiamo 3 giga (pure troppi) e telefonate e preleviamo. Recuperiamo e cerchiamo l’hotel. Miky si mette al volante per quasi tutto il viaggio e non sbaglierà un colpo (beh forse uno si….) e grazie all’applicazione MAPS.ME con lo stradario offline troverà vie alternative che ci faranno risparmiare qualche km. Arriviamo al Muthrat Hotel (buono, circa 60eu a camera) e inizia a piovere quindi pranziamo senza muoverci e siccome il temporale condito da tuoni, lampi e vento non demorde optiamo per la siesta. E’ gia’ sera quando esploriamo la citta’ senza neanche scendere dall’auto, fulmini e saette non danno tregua e ceniamo nei paraggi del souq che però e’ allagato e impraticabile. Devo ricordare dove avevo letto che portarsi l’ombrello in Oman avrebbe fatto ridere i polli… Vabbe’! Valige arrivate, sospiro di sollievo e nanna.

Parentesi cibo: non arrendetevi davanti ai menu incomprensibili, nel giro di 3 o 4 pasti ce la si fa a capire come si ordina. Rassegnatevi invece alle spezie e al piccante e preparate buscopan, gaviscon ed estintori. Certo non mancherà mai l’hummus, buonissimo e potenziale soluzione ai problemi di vampirismo in Transilvania. Il pane arabo, l’insalata e il riso sono sempre serviti di default con le ordinazioni. Dateci dentro coi datteri e lo sciroppo di datteri, il miele e il tè omanita servito dolcissimo con latte (di capra o condensato) e gli imperdibili frullati di frutta fresca. E tante altre leccornie che si scoprono strada facendo, voi ordinate, tanto si spende pochissimo (noi mediamente dalle 30 alle 50eu in 6) e i piatti sono abbondanti.

9 Aprile, Sabato

Sole e caldo becco. Visitiamo la moschea, il palazzo reale, il souq e facciamo un’altro giro in città ma siamo in ritardo sulla tabella di marcia a causa della pioggia di ieri quindi prendiamo la via per Sur. Facciamo il pieno di benzina spendendo ben 16 eu! 30centesimi di eu al litro! Lungo la strada ci fermiamo al Bimmah Sinkhole per un tuffo e un pò di relax con i pesciolini che ci mangiano i piedi. Ci sono un paio di famiglie omanite e le donne entrano in acqua vestite così ci copriamo subito coi teli anche se loro non sembrano darci peso. Seguendo la vecchia strada costiera facciamo vari stop lungo la spiagge per fotografare un tramonto rosa e azzurro. Per sera siamo al Sur Hotel (ok, gentili circa 40eu a camera) facciamo una passeggiata per i negozi ancora aperti e ceniamo al BulBul vicino all’hotel.

10 Aprile, Domenica

Colazione al Bul Bul e attacchiamo bottone con Mubarak che ci racconta che suo nonno ha lavorato in Sicilia come carpentiere navale. Si offre di farci strada fino al wadi Shab perche’ deve passare di li per dar da mangiare ai cammelli di un suo amico e se vogliamo possiamo far delle foto. Cosi’ si parte e oltre ai cammelli con i cammellini vediamo capre e galline. Giunti a Shab parcheggiamo e Mubarak ci paga il transito della barchetta! Siete ospiti nel mio paese dice, e non c’e’ verso di evitare che paghi per noi! Ci accompagna per un pezzo del wadi e poi se ne va. Noi proseguiamo scarpinando lungo il canyon e guadando tratti di torrente che a causa delle piogge di questi giorni risultano impegnativi. Rischiamo di perdere Claudia che scivola sui sassi e viene sopraffatta dalla corrente ma interviene Michele che arranca così lo afferro io per un braccio ma ovviamente non ho sufficiente forza e allora ci pensa Salvatore… e mica si chiamerà così per caso? Insomma nulla di grave neee, l’ho messa giù più pesante per ridere e per dirvi di portare le scarpette di gomma antiscivolo e delle borse impermeabili (noi su amazon le abbiam trovate due a 19,90 da 5litri se no fate un salto da decathlon). Alla fine ci attende una bella piscina naturale di acqua verde e lattiginosa e spingendoci a nuoto ancora piu’ sù tentiamo il passaggio per entrare nella famosa caverna della cascata ma e’ difficoltoso, la corrente e’ così forte che fatichiamo a nuotare fino all’imbocco.

Ci perdiamo un paio d’ore in relax ed e’ gia’ pomeriggio inoltrato quando percorriamo i 4km che ci separano da Tiwi. Da qui inizia una strada asfaltata che attraversa il wadi poi ci inerpichiamo con la jeep su per la stradina strettissima, costeggiata da piantagioni di banani e datteri e vecchie case. Per fortuna non incrociamo nessuno Comunque pare sia meglio evitare l’ora intorno alle 14 quando le auto che portano i bimbi a scuola la percorrono a carovana, segnatevelo! Il traguardo e’ il villaggio di Miban, oltre non si va. Qui alcuni ragazzini si offrono di farci strada giù al wadi, ma siamo un pò di fretta così ci dividiamo: Roberta e Michele scendono al wadi, Claudia, Katia, Salvatore ed io esploriamo il paesino. Lasciamo loro un mancia, anche se non siamo sicuri di aver fatto una cosa buona, il ragazzino che si intasca la banconota viene maltrattato dagli altri e non capiamo se perchè ha accettato il denaro o perchè non ha diviso. E’ quasi buio quando scendiamo e dovremmo tornare a Sur a riprendere i bagagli in hotel per proseguire verso Ras Al Hadd ma la fame e’ prepotente così ci fermiamo a Tiwi nel ristorante piu’ sgangherato e mangiamo il miglior beef masala di tutta la vacanza. Qui conosciamo un simpatico personaggio di nome Said (felice). Se non fossi sicura che in Oman non si vendono alcolici avrei giurato fosse ubriaco… cmq dice di conoscere un italiano che ha una casa per turisti… forse parla di Iapo e Casa Oman! Toh! Proprio dove dobbiamo andare noi! Quindi ci alziamo paghiamo il salatissimo conto, ben 26 eu il totale, e sfrecciamo via. Arriviamo a Ras al Hadd a casa Oman (cercate su FB circa 45eu a camera compresa colazione e cena e frigorifero a disposizione, si dorme sui materassi per terra e il bagno e’ alla turcha) giusto in tempo per una gita veloce in spiaggia e beccare una tartaruga che chiude il buco dove ha appena deposto le uova! Bravi quelli della pro loco omanita, non c’e’ che dire! Parentesi viabilità:In Oman ci sono più dossi che gobbe di cammelli o dromedari… mah! Di solito si trovano nei pressi delle rotonde e su strade cittadine, alcuni segnalati altri no quindi state all’occhio se non volete insaccare sospensioni e cervicale. Le vie all’interno dei paesi più piccoli sono sterrate ma percorribili con un auto comune, ma e’ consigliabile avere un fuoristrada per i percorsi su sabbia o quelli piu’ impegnativi per raggiungere spiagge o deserto. L’auto piu’ comune fra gli omaniti e’ il pick up Toyota Xilux rigorosamente bianco! Gli omaniti suonano il clacson per salutarsi, insultarsi, agevolare manovre, far spostare greggi di capre e per ordinare cibi e bibite ai camerieri dei coffeshop senza dover abbandonare l’abitacolo climatizzato. Ogni tanto anche noi davamo un colpo di clacson,senza motivo, giusto per integrarci. Le strade extraurbane sono bellissime, illuminate e disseminate di autovelox. Se superate di 10km il limite mettetevi in posa perchè parte un flash che vi illumina pure i pensieri!

11 Aprile, Lunedì

Colazione. Raggiungiamo la bellissima spiaggia di Ras al Jinz siamo soli ma verso le due il sole e’ impietoso anche se ci ripariamo tra la scogliera quindi facciamo una merenda a casa e poi andiamo in gita a Sur che non abbiamo avuto tempo di visitare ieri. Ripassiamo il ponte e percorriamo la corniche (lungomare) dove indovina un pò chi troviamo? Mubarak che gioca a calcio in spiaggia. Ci salutiamo e ci infiliamo nel souq. Cerchiamo le spezie, il caffe’ al cardamomo e la frutta secca e curiosiamo per la città. Onestamente Sur non ha nessuna attrattiva, a parte il cantiere di dhow sempre che ve ne freghi qualcosa, a noi no. Durante la cena a casa Oman stravolgiamo il viaggio. L’idea iniziale era di fare il tour circolare con gli ultimi giorni di mare sulla cosa davanti alle Daymanyat, ma Iapo, Silvia e Stefania ci convincono a optare per l’isola di Masirah e a visitare il deserto bianco. Cancelliamo le prenotazioni da booking (santo subito l’inventore della cancellazione gratuita) intanto si fa l’ora di riportare le tartarughe in mare. Spesso infatti le luci della città disorientano le giovani tartarughine che prendono la direzione opposta al mare. Iapo ha messo dei fari fuori casa così che, almeno alcune di loro, finiscano dritte dritte in un fossetto scavato apposta, poi vengono soccorse in secchi d’acqua e ributtate in mare. In alta stagione ne recuperano centinaia, ma ora ce ne sono solo quattro e sarà compito e onore nostro restituirle alla natura. C’e’ solo uno spicchio di luna in spiaggia e Roberta deve farci luce con il cellulare almeno per il tempo necessario che ci serve per entrare in acqua con il secchio e lanciarle il piu’ lontano possibile dalla riva. Ma proprio nel momento più delicato, quando siamo lì lì per liberarle, improvvisamente si fa buio pesto! Un onda birichina s’e’ presa le infradito della Roby e lei pensa bene di inseguire le ciabatte abbandonandoci in acqua senza che si veda nulla! Alla fine riusciamo nell’impresa, le neonate prendono il largo e quindi quale augurio sarebbe più idoneo in questo caso se non “in culo alla balena”? Torniamo a casa e buonanotte al secchio. Faccio una piccola digressione. Spesso troverete indiani, vestiti con pantalone e camicia, impiegati in attività commerciali, dai ristoranti alle pompe di benzina. Non sempre sono simpatici e seppure noi ragazze fossimo abbigliate sobriamente ci fissavano insolenti. Gli omaniti invece vestono la dishdasha candida e i copricapi tradizionali e sono decisamente più discreti, le donne sono velate spesso anche in viso e non si fanno fotografare. Ricordate che quando un indiano dondola la testa come se volessero dire :”No, mmmh non so se e’ una buona idea!” in realtà sta dicendo “ sì va bene, ok ho capito”. Non fate come noi che abbiamo cambiato 7 volte ordinazione perchè credevamo che il cameriere non fosse d’accordo con la scelta!

12 Aprile, Martedì

Un collaboratore di Iapo, soprannominato “grezzolo”, ci porta in mare con la sua barchetta, avvistiamo tartarughe in amore e decine di delfini che sfrecciano e saltano vicino a noi. Facciamo anche due soste di snorkeling durante le quali grezzolo tenta di catturare delle aragoste. Mi coinvolge armandomi con una piccola fiocina ma torniamo a mani vuote. All’una il sole ciocca e rientriamo per riposare un paio d’ore. Iapo ci sorprende con una merenda a base di succhi freschi e panini al formaggio poi ci catapultiamo in spiaggia per godere del tramonto. Dopo cena facciamo un’altra passeggiata in cerca di tartarughe e ne troviamo due che scavano e depongono e un’altra piccolina che soccorriamo e lanciamo in mare. Il lancio della tartaruga diverrà una specialità olimpica!

13 Aprile, Mercoledì

Lasciamo casa Oman di buon mattino. Ci aspetta il wadi Bani Khalid, abbastanza semplice da percorrere e molto divertente con tante postazioni da cui tuffarsi e un paio di cascatelle. Ci sono pochi turisti e dei giovani del posto che come noi si godono le pozze d’acqua, parlano tutti inglese e facciamo un pò di comunella. Noi ragazze stiamo tranquillamente in bikini. All’una partiamo e in meno di un’ora siamo ad Al Wasil dove abbiamo appuntamento con il titolare del Retrat Camp (semplice ma bello 120eu a tenda con bagno in muratura ma a cielo aperto). Lo seguiamo con la nostra Toyota attraversando per una ventina di km una pianura che dovrebbe essere arida ma che troviamo chiazzata di erba verde! Aprile e’ stato un mese eccezionalmente piovoso e quindi la vita rimasta a lungo latente tra i granelli di sabbia non perde l’occasione di mostrarsi. Il nostro ospite ci spiega che erano due anni che non cadeva una goccia d’acqua, siamo stati fortunati a vedere i deserto come capita di rado, anche perchè le temperature entro un paio di settimane raggiungeranno i 50gradi. Raggiunto il campo ci offre tè e caffè al cardamomo con frutta fresca e datteri poi a turni di tre per volta ci porta in un’avventurosa gita sulle dune con la sua 4×4 (circa 60eu a jeep per un ora). Un’esperienza emozionante e romantica allo stesso tempo. Godiamo del tramonto arrampicandoci sulla duna piu’ alta che fiancheggia il campo, anche qui nella sabbia spunta qualche temerario filo d’erba. Alle 1930 viene servita la cena tipica nella tenda comune e poi un buon tè davanti ad un falò sotto le stelle; alcune cadono.

14 Aprile, Giovedì

Sveglia prestissimo, ci arrampichiamo sulla duna gigante, il paesaggio è spettacolare e i colori della sabbia virano dal rosa al rosso passando per tutte le tonalità più calde secondo i capricci del sole che albeggia. Salvatore scatta un centinaio di foto e Michele parte per una corsetta. Sono solo le 8 quando lasciamo il campo ma il caldo e’ già minaccioso e ci attende una giornata intensissima con destinazione finale Nizwa.

In ordine visitiamo:

1) Jabreen Castle con visita interna interessante, e’ utile prendere l’audio guida anche se c’e’ solo in inglese

2) forte di Bahla imponente ma ristrutturato con poca perizia. Magnifiche le rovine delle antiche case intorno al forte purtroppo allo sfacelo: tetti sfondati, resti di porte bellissime ma spaccate, muri crollati. Un vero peccato!

3) Jebel Sham, sù sù fino al belvedere piu’ alto a 3mila metri per godere della vista mozzafiato del canyon. Io non non so se rifarei tutta quella strada di guida impegnativa e noiosa. Forse bisognerebbe godersela con del trekking.

4) Al Amrha città di mattoni crudi. Bellissima, ma anche qui spazzatura e incuria ci lasciano l’amaro in bocca e io vorrei staccare i portoni vecchi delle case per portarmeli via. Cerchiamo il museo delle donne il “Bilad al Sifah” una abitazione in stile yemenita ristrutturata e chiediamo informazioni ad un signore che dopo averci dato le indicazioni si fionda in casa e ne esce con tazzine e caffè per tutti, non si può rifiutare. Anche al museo, dopo il giro delle stanze le donne ci offrono caffè e datteri. Io vado in iperglicemia.

5) Misfat, paesino immerso tra piantagioni di datteri e le cui vie sono percorribili solo a piedi tra i sentieri delimitati dagli antichi canali di irrigazione. Davvero bello! Arriviamo a Nizwa in hotel Al Diyar. Approfittiamo subito della bella piscina all’aperto, che lusso, infatti paghiamo qualcosa come 80eu a camera con colazione! Poi cena senza neanche uscire, siamo a pezzi!

15 Aprile, Venerdì

Il venerdì mattina a Nizwa non si può perdere il mercato del bestiame. Apre prestissimo ed entro le 9 e’ finito tutto. E’ attiguo al souq quindi prendiamo due piccioni con una fava, ci dedichiamo un paio d’ore poi filiamo spediti che anche oggi ci aspettano un bel pò di Km da percorrere. Dobbiamo raggiungere Shannah e prendere il traghetto per l’isola di Masirah, praticamente torniamo indietro sui nostri passi di ben 400km. L’entroterra e’ una distesa di terra arida, il paesaggio cambia poco, ogni tanto qualche cammello e qualche capra attraversano la strada poco trafficata. Arrivati a Maouht o Maooht o Mauth troviamo le indicazioni per Shannah o Shan’ na. I nomi dei paesi qui sono un pò confusi, evidentemente chi ha tradotto dall’arabo al latino era in vena di scherzi. Fate affidamento alle cartine o all’applicazione che vi ho consigliato perchè su google map Shanna non si trova! Per raggiungere il porto si percorre un rettilineo nel nulla e nel nulla si finisce, portatevi qualcosa da bere e mangiare nell’attesa al porto. Giunti a Masirah arriviamo all’hotel Danat al Kaleej, uno dei 4 che ci sono sull’isola… bello tamarro con le sue insegne led a scorrimento e i fari multicolor! Per due notti andrà benissimo, le camere sono ok e spendiamo circa 50eu a camera senza colazione. Ci godiamo il tramonto sulla spiaggia e poi a caccia di cibo e nanna.

N.B. traghetti per Masirah. All’andata ci siamo affidati alla sorte cioè al traghetto popolare che parte quando si riempie e che non ha orari precisi, infatti uno ce lo vediamo sfilare via proprio mentre arriviamo alle 1630. Chiediamo a quello ormeggiato e ci dicono che dobbiamo aspettare le 18, in realtà si riempie prima e partiamo alle 1730. Questo vale con i ferry della compagnia economica che chiede 10OMR cioè 23eu circa solo per l’auto, i passeggeri viaggiano gratis e ci impiega un’ora e mezza. Se invece siete furbi prenotate con la NFC cioè la compagnia nazionale e avrete un orario preciso di partenza, le poltrone e mezz’ora in meno di viaggio. L’auto costa 10 OMR più 3 OMR cioè 7 euro circa a passeggero, informatevi sul sito per gli orari. Per fortuna per il ritorno ci siamo presentati nell’ufficio davanti al porto di Masirah la mattina presto e abbiamo comprato i biglietti (chiedono i documenti di tutti) per il giorno stesso. Perchè eravamo convinti che l’ultimo fosse alle 18 invece era alle 15 e al momento della partenza hanno mandato via molte auto che non avevano prenotato!

16 Aprile, Sabato

Sveglia con calma e colazione calmissima. Ci armiamo di pinne e maschera. In hotel chiediamo una piantina dell’isola con segnalati i punti piu’ interessanti (che si trovano a sud ovest e a sud est) per fare snorkeling, quindi ci avventuriamo lungo la costa e ci spostiamo su diverse spiagge, tutte bellissime, alcune con la sabbia borotalco. Pranziamo al sacco sotto una tettoia di quelle che usano i pescatori: hummus in scatola, tonno in scatola, pane arabo, mele, frutta secca e biscotti tutto acquistato in uno dei minimarket dell’isola. Purtroppo il meteo ci e’ sfavorevole e la corrente e il vento rendono il mare lattiginoso, alla fine tra un bagno e l’altro ci spariamo tutto il perimetro dell’isola ma di certo non dimenticheremo mai una spiaggia in particolare: quella nella quale ci siamo impantanati! Attimi di panico, sgonfiamo le gomme ma ogni tentativo di smuoverla e’ vano, la marea si alza e in un’ora siamo solo riusciti peggiorare la situazione. Poi due auto si fermano a qualche metro di distanza, scendono dei tizi e noi pensiamo: ecco, ora ci arrestano perchè non si può fare quello che stiamo facendo. E invece si sono fermati a ridere di noi! Poi, presi da pietà ci raggiungono e con un paio di mosse ci liberano dalla sabbia. Poco dopo ammetteranno di essersi goduti per qualche minuto lo spettacolo di 6 babbei che scavavano e spingevano disperati! Che burloni questi arabi! Comunque e’ andata bene così, ringraziamo sentitamente e loro che fanno? Ci inviano a cena! Oh, vorrai mica offenderli? Do loro il numero di telefono omanita e ci accordiamo. Puntuali alle 20 Mohamed e Abdul ci aspettano sotto l’hotel e ci guidano verso… non saprei dirvi dove esattamente. E’ buio, percorriamo mezz’oretta di strada seguendo la loro auto e devo ammettere che le congetture sulla nostra sorte si sono sprecate. Ma la fiducia è stata premiata e ci siam trovati a mangiare aragoste, pesce e pizza e ogni ben di Allah su un tappeto al chiaro di luna serviti e riveriti come ospiti d’onore. Per finire ci caricano nel cassone del loro pick up e ci spostiamo in spiaggia, niente tartarughe però abbiamo avuto uno scambio culturale importante: se capiterete a Masirah e sentirete degli omaniti cantare Voooolareee oooooh, cantare ooo-oh… sappiate che è merito nostro. Una giornata avventurosa conclusa con una serata perfetta. Dopo un brindisi con Coca cola e Sprite i nostri ospiti ci scortano fino all’hotel, chissà se ci manderanno davvero le foto via email? Appunto negativo. La spazzatura; ce n’e’ moltissima sulle spiagge! Soprattutto nei dintorni delle barche da pesca dove si trovano pesci morti e carcasse di tartarughe, bottiglie, lattine. Siamo stati testimoni della noncuranza con la quale i nostri due amici hanno abbandonato all’aperto piatti, bottiglie di plastica e mozziconi con una naturalezza che ci ha spiazzato.Forse l’ Oman deve ancora imparare a gestire questo problema e deve educare la popolazione.

17 Aprile, domenica

Prima tappa ufficio FSC. sono solo le 830 ma c’e’ già gente in che prenota il traghetto. E ci son cattive notizie per noi, la tratta delle 18 e’ stata soppressa in questa stagione e l’ultimo passaggio parte alle 15, non abbiamo scelta, peccato perchè speravamo di fare tutta la giornata in spiaggia. Ci accontenteremo. In hotel fanno un pò di resistenza alla richiesta di lasciarci a disposizione le camere un paio d’ore in più, anche quando ci diciamo disposti a pagarne una a tariffa piena pur di poter lasciare i bagagli e fare una doccia prima di andare. Alla fine cedono prolungando il check out fino alle 14… giusto giusto quel che ci serve, allora via a tuffarci in mare! Alle 14.30 siamo già all’imbarco, mezz’ora prima come ci avevano raccomandato per partire 20 minuti dopo! Pace. Giunti che siamo su continente dobbiamo risolvere il problemone di dove passare la notte. Lungo la strada che ci porterà al deserto bianco ci sono solo due agglomerati urbani con hotel. Tramite messaggio chiedo consigli a Mohamed che conferma, la prima che troviamo è una guest house a Mahout, la visitiamo, ci spaventiamo, scappiamo via, chiedono 50eu a camera terribili… allora tentiamo 20km piu’ avanti a Joubah e troviamo un’altra guest house che sembra messa meglio e chiedono 40eu a camera. In realtà anche qui le condizioni igieniche sono sindacabili ma non abbiamo davvero scelta. Ci fermiamo e cerchiamo di capire dove poter mangiare qualcosa e l’unico posto e’ proprio dove ci eravamo fermati all’andata…male, male, sia servizio che cibo! Ci avevano infilato in una stanza attigua a quelle private delle donne che mangiano separate nei ristoranti per evitare che entrino in contatto con maschi che non fanno parte della famiglia. Decidiamo di arrangiarci comprando qualcosa al market quando ci si affianca una grossa jeep con a bordo due bimbi e un simpatico omanita alla guida. Attacca bottone e una segreta speranza affiora in noi così azzardo e gli chiedo se conosce un posto dove potremmo cenare, “qui c’e’ solo quello che vedete”, mi risponde desolato, “il paese si sta sviluppando da poco, sono solo 15 anni che abbiamo la corrente elettrica. Venite a casa mia stasera! ” Ma siamo in sei! No Problem, per voi e’ una buona occasione di conoscere il nostro stile di vita vera. Ed ecco risolto il problema del pasto. Ci viene a recuperare in hotel e lo seguiamo per qualche Km. Veniamo accolti come ospiti di riguardo, troviamo ad aspettarci altri membri della famiglia e tanti bimbi e due donne che stanno un pò in disparte. Dopo il tè e i datteri serviti all’aperto ci fanno accomodare nella depandace tipica di questa zona costruita con foglie di palme. Togliamo le scarpe e ci accomodiamo sui tappeti e ci servono vassoi colmi di cibo, acqua e bibite, niente forchette o coltelli e niente piatti, si usano pezzetti di pane arabo per pinzare il cibo con le dita. C’e’ anche un dolce che la moglie del nostro ospite ha preparato apposta per noi. Chiediamo il permesso di scattare qualche foto ed ecco che apriamo le danze, anche i nostri ospiti vorrebbero fare delle foto con noi e probabilmente le inviano a parenti ed amici perchè ad un certo punto ci troviamo a posare con il vicino di casa, il cugino, il fratello, il marito della sorella, il compagno delle elementari, il medico, il parrucchiere… insomma mezzo paese o forse tutto e’ accorso a conoscere gli italiani. Probabilmente ora le nostre facce sono sulle pagine Facebook degli abitanti di Al Joubah. Ma le donne? Anche loro arrivano, entrano nella stanza e gli uomini escono tutti. Loro composte si siedono; quelle sposate hanno il volto coperto ma le ragazze più giovani portano il velo solo sul capo. Una di loro in particolare è più loquace e ci racconta dei suoi desideri di viaggio e di voler venire in Italia a Roma, confonde un pò l’italiano con lo spagnolo e ci spiega che ama la musica latino americana. Ehi! Roberta e Michele ballano benissimo! Così a ritmo di hip hop e bachata improvvisiamo uno spettacolino per le nostre ospiti. In cambio loro ci insegnano a salutarci strusciando il naso e si spogliano dei veli per farli indossare a noi ragazze! Dopo un pò ci lasciano ancora in balia dei ragazzi, anche loro curiosi, ci fanno molte domande sul nostro stile di vita sulla convivenza, sulla chiesa cattolica, usi e costumi europei. Uno di loro sta in disparte perchè si dovrà sposare di lì a qualche giorno e non vuole offendere la futura moglie comparendo in qualche foto, del resto l’ha incontrata solo due volte e in presenza dei genitori! Ma si e’ fatto tardi e il nostro ospite deve riportare il bimbo dalla moglie che ha già chiamato due volte: se non torno mi chiude fuori casa, però voi se volete potete dormire qui! Peccato perchè a saperlo prima non prenotavamo l’hotel con le mosche, il bagno arrugginito, la puzza di muffa e le lenzuola…vabbe’. Adiamo a letto frastornati e consapevoli di aver vissuto un’altra esperienza unica.

18 Aprile, Lunedì

Ci svegliamo e ci sembra di essere in un era post atomica. Il vento forte ha reso l’atmosfera gialla e sabbiosa, avete presente “… Mai, mai scorderai l’attimo, la terra che tremò. L’aria s’incendio’ e poi silenzio”… Ecco così, con Ken Shiro che compare da una nuvola di polvere. Facciamo colazione in camera con cose comprate nel minimarket e via in direzione Sud. Arriviamo a Khaluf il paese dal quale inizia la pista sterrata per raggiungere le dune bianche. Ci affianchiamo ad un Toyota e chiediamo informazioni. La direzione e’ giusta e poi ci invita… no, non a pranzo… a seguirlo e ci fa entrare con l’auto nel varco che si apre alla fine di un muretto che costeggia la prima parte della strada. Parcheggiamo di fronte al mare su una piccola scogliera e sulla nostra destra il fianco di una collina. Qui l’amico omanita ci indica un pertugio che risulta essere l’ingresso di un tunnel lungo di 3/4 metri che sbuca in una grotta che si apre su una spiaggetta… fantastico! Anche qui un pò di rifiuti, ma mai e poi mai l’avremmo trovato! Ringraziamo e ripartiamo. Il vento e’ sempre più invadente mentre percorriamo il tratto di spiaggia meravigliosa, facciamo fatica anche a scendere dall’auto senza che ci si stacchino le portiere dalle mani. Se a Masirah ci e’ andata bene, qui rischiamo grosso, siamo davvero in mezzo al nulla e comunque tra le dune sarebbe impossibile stare in piedi senza subire uno scrub corpo indesiderato. Giriamo l’auto, direzione Nord…percorriamo la strada costiera e in tre ore circa siamo a Ras Al Hadd dove dobbiamo restituire il compressore portatile che Iapo, lungimirante, ci aveva prestato prima di lasciare Casa Oman, intanto ne approfittiamo per bere un tè con Stefania. Facciamo una sosta in spiaggia per un ultimo bagno tra i cavalloni e decidiamo di tirar dritto fino a Muscat, Katia, la più agile con l’inglese, chiama il Mutrhat hotel, si ricordano di noi e hanno le camere libere, arriveremo un pò tardi…vogliamo fermarci a Tiwi a cena…non c’e’ problema rispondono. E quando mai ci son problemi in Oman? A parte il vento di oggi? Morale della favola arriviamo in hotel alle 22 circa cotti almeno quanto l’ottimo beef masala dello sgangherato ristorante di Tiwi…

19 Aprile, Martedì

Abbiamo ancora qualche ora che dedicheremo allo shopping nel souq. Troviamo Iapo che e’ venuto a recuperare Giulietta, una ragazza con la quale avevo scambiato informazioni sull’Oman tramite Tripadvisor ancor prima di partire ed eccola qui. Tentiamo di organizzarci per pranzare insieme prima di perderci nei meandri del souq ma non riusciamo a far coincidere gli orari quindi andremo comunque al Turkish restaurant consigliato da Iapo che si trova lungo la strada per l’aeroporto, mangiato benissimo ma servizio e prezzi occidentali! 25eu a testa contro i nostri soliti 25eu in sei ahahaah ci stiamo già preparando al mood italiano. Restituiamo l’auto e ci infiliamo in aeroporto…l’avventura è finita, una vera avventura.

P.S. Abbiamo ricevuto le foto sia dagli amici di Masirah che dalla famiglia allargata di Joubah. Non avevamo dubbi 😉 SALAM ALEIKUM!

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