Oltre l’ arcobaleno
Il Capitano non abbandona la nave che affonda; questo deve aver pensato Claudio, il nostro capogruppo, restando eroicamente e saldamente al posto di guida del pulmino arenatosi in mezzo al fiume che stava cercando di guadare.
Ma andiamo con ordine.
Imbocchiamo la sterrata che si addentra nella valle di Porsmork e che, inizialmente non presenta...
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Il Capitano non abbandona la nave che affonda; questo deve aver pensato Claudio, il nostro capogruppo, restando eroicamente e saldamente al posto di guida del pulmino arenatosi in mezzo al fiume che stava cercando di guadare. Ma andiamo con ordine. Imbocchiamo la sterrata che si addentra nella valle di Porsmork e che, inizialmente non presenta difficoltà ma sappiamo che non sarà tutta così in quanto Claudio, già da alcuni giorni, ci ha avvertito che questo sarà il percorso più duro di tutto il viaggio. Non verrà smentito. Iniziamo a trovare i primi guadi, nulla di che, ormai abbiamo una discreta esperienza. Giungiamo ad un bivio dove un cartello con una freccia ed un disegno di due persone a piedi indica a destra, certamente indica la direzione per gli escursionisti ma noi ci andiamo con i pulmini e subito ci troviamo di fronte un guado di quelli “seri”. Il significato del precedente cartello è reso ancor più chiaro dalla presenza di un ponte ma il fare inversione e tornare indietro non viene preso in considerazione e si scende a studiare il guado per cercar di capire il modo migliore per passarlo. Ci viene in aiuto una jeep che sopraggiunge dietro di noi e si tuffa nel fiume indicandoci così la via da seguire. Decidiamo di seguire il suo percorso ma per sicurezza alleggeriamo i nostri mezzi, più bassi della jeep, passando il guado a piedi usando il ponte. L’operazione viene brillantemente portata a termine da entrambi i pulmini ma l’euforia generale viene ben presto smorzata da un altro guado che si presenta subito ben peggiore del precedente ed il fatto che su di un’isoletta di sabbia in mezzo al fiume, che scorre rapido e violento, ci sia una jeep ferma senza nessuno a bordo e con i finestrini abbassati ci fa pensar male… Anche questa volta la fortuna ci assiste ed ecco giungere dalla direzione opposta una jeep-mostro che si butta nel acqua e risale sulla riva opposta senza problema alcuno. Chiediamo informazioni al conducente: l’auto ferma in mezzo al fiume è effettivamente rimasta in panne cercando di guadarlo; l’ultimo guado prima del rifugio dove siamo diretti è impossibile da passare ma un ponte consente di raggiungere il rifugio a piedi; poi, bontà sua, ci indica il punto migliore per riuscire ad attraversare questo. A differenza del precedente restiamo tutti a bordo e… vai !!! Passiamo. Senza ulteriori difficoltà arriviamo in vista del rifugio e del ponte del quale ci avevano parlato; ci fermiamo e Claudio si dirige verso al rifugio per verificare se ci hanno tenuto la prenotazione e quant’altro. Al ritorno ci informa della situazione: il posto per dormire c’è; per i bagagli il gestore ci mette a disposizione un trattore, basta avvicinarsi il più possibile al rifugio; per noi : o si passa il ponte e si raggiunge il rifugio a piedi oppure, dove caricheremo i bagagli sul trattore, ci sono due “passerelle” che permettono di arrivarci in pochi minuti… Ripartiamo con i pulmini e dopo alcuni guadi non molto impegnativi arriviamo vicinissimi al rifugio ma con i nostri mezzi più in là non si può andare, solamente jeep-mostro od il trattore ce la possono fare ! In attesa di quest’ultimo iniziamo a scaricare i bagagli che poi carichiamo sul carrellino trainato dal trattore (che vista la quantità sarà costretto a fare due viaggi!) e poi : la prima passerella ha un corrimano e si percorre con facilità anche se la vista del fiume che non scorre ma si precipita a valle con un’ urgenza ed una violenza spaventosa fa girare un poco la testa… la seconda è un semplice tronco, liscio e bagnato, e senza nessuno corrimano…la paura di cadere in acqua rende il passaggio molto più difficile di quello che in realtà è, poi se si ha sulle spalle anche uno zaino le cose peggiorano ulteriormente… Vista la situazione alcuni decidono di tornare con un pulmino al ponte e di farsela a piedi, Katia, avendo problemi ad un ginocchio, rimedia un passaggio sul trattore mentre Marika e Alessandra, onde evitare di cadere in acqua optano per… entrarci direttamente ! Si congeleranno le gambe !! I restanti, io compreso, tentano la sorte passando sul tronco… Riusciremo tutti nell’impresa ma il sottoscritto se la vedrà veramente brutta ! Con disappunto del buon Danilo (il nostro cameraman) che sperava tanto di riuscire a filmare un bel volo in acqua… Raggiunta l’altra sponda trasportiamo bagagli e viveri nel rifugio e ci sistemiamo nelle nostre stanze e quando il gruppo è nuovamente al completo ci diamo un appuntamento per un trek nei dintorni. Dato che continua a piovere alcuni decidono di rimanere all’asciutto mentre noi, armati di mantelle, ci incamminiamo sul sentiero che, in circa 4 giorni, porta al rifugio Landmannalaugar con l’intento di percorrerne un tratto; giunti ad un bivio prendiamo a sinistra tornando così in breve (troppo) al rifugio con un percorso ad anello sorprendendo quelli rimasti al caldo che ci vedono giungere attraverso le finestre. Danilo esce di corsa deciso ad avviare un corso di “attraversamento tronco “ e nel contempo dare spettacolo: avanti indietro, avanti indietro… Bene ! Bravo ! Ma nessuno si azzarda ad imitarlo… Nel frattempo il fiume si è alzato notevolmente sino a sovrastare la passerella con il corrimano ed il pulmino rimasto aldilà preoccupa un poco… Ora che si fa ?? Decidiamo, perdendo altra gente per strada visto che non smette di piovere, di andare a piedi al pulmino rimasto al ponte per poi cercare di risalire la valle mentre Carlo ed Ivano si offrono per arrivarci / portare l’altro mezzo rimasto oltre la passerella così da lasciarlo in un luogo più sicuro. Ricongiunti i nostri fedeli mezzi di trasporto saliamo tutti quanti su uno di essi e ci addentriamo nella valle ma ben presto siamo costretti a scendere e proseguire a piedi. Dopo pochi passi ecco che dietro la cima di una montagna sembra spuntare il sole e visto che continua a piovere stai a vedere che… Ed infatti : “ L’Arcobaleno !!!”. Stupendo ! Piccolo ma nitido si staglia dall’altra parte del fiume, cerchiamo di proseguire ma giunti ad un ponte reso ormai difficilmente raggiungibile dalla piena del fiume (Luca riesce a salire ma non a scendere dalla parte opposta) dobbiamo, seppure a malincuore, rinunciare ad andare oltre ed a tornare indietro a riprendere il pulmino. Sulla strada del ritorno i colori dell’arcobaleno si fanno sempre più vividi e le sue dimensioni aumentano al punto di occupare tutta la vallata regalandoci così uno spettacolo di indescrivibile bellezza ! Facciamo scendere Carlo ed Ivano “all’ultimo guado” prima della passerella per il rifugio e noi proseguiamo per il ponte; solo che il guado non ERA l’ultimo ! I due saranno costretti ad attraversare un tratto di fiume entrando nell’acqua sino alla vita sotto lo sguardo atterrito e preoccupato di Katia, la moglie di Carlo, che dal rifugio osserverà impotente tutta la scena. Lasciato il pulmino ci dirigiamo a piedi verso il rifugio mentre il sole continua a giocare a nascondino tra le nubi ed ogni volta che trova uno squarcio illumina la vallata con una luce splendida e a tratti irreale tanto che le montagne che la circondano sembrano di cartapesta. Prima ed dopo cena i passatempi offerti dal posto non sono molti : chiacchiere, pettegolezzi, giochi, più o meno “intelligenti” con le carte, leggere e scrivere il/sul Libro degli Ospiti… e poi tutti a nanna. Il giorno dopo, mentre esco per lavarmi i denti, l’arcobaleno c’è ancora; ha piovuto tutta notte e la portata dei fiumi è notevolmente aumentata, la passerella con il corrimano è stata tolta dal trattore, forse per evitare che la piena del fiume se la portasse via, quindi niente giochi di equilibrismo: si torna tutti a piedi. Terminata la colazione mi avvio con i miei bagagli verso il ponte ed il “parcheggio” dei pulmini seguito subito da Carlo, Ivano, Luca, Danilo e Paolo con l’intento di prendere i mezzi, tornare nel punto dove ieri avevamo caricato i bagagli sul trattore che, gentilmente, oggi ce li riporta, caricarli e ritornare a prendere il resto del gruppo al ponte. Carichiamo i bagagli allietati dall’arcobaleno che si staglia nella direzione che dobbiamo intraprendere ma una volta raccolto il resto del gruppo il “primo” guado si presenta subito problematico… Claudio parte per primo: prende una buca profonda, poi un’altra, il pulmino sbanda a destra, sfugge al controllo e finisce paurosamente inclinato, con la fiancata sinistra più in alto rispetto alla parte destra, sulla sponda opposta del fiume e lì si blocca ! Oddio, ci è rimasto !!! Scendiamo immediatamente per prestare soccorso perché per un attimo abbiamo avuto il terrore che si ribaltasse, per fortuna il pulmino ha due aperture laterali e, pur essendo paurosamente in bilico (basterebbe una leggera spinta e…), i nostri amici riescono tutti a scendere senza problemi dalla parte sinistra. Tutti tranne Claudio che da buon Capitano non abbandona la nave che affonda ma da solo non riesce a togliersi da dove si trova e a noi, per raggiungerlo, non ci resta che passare a nostra volta il fiume… Il momento è critico, lo spazio di manovra è pochissimo, il fiume è in piena e se non riuscissimo a passare… facciamo gli scongiuri, facciamo tesoro di cosa è successo agli altri, Luca ingrana la marcia e… Passiamo !!!! Grande; ma rimandiamo i festeggiamenti e scendiamo subito in soccorso a Claudio: la situazione si presenta subito assai difficile, basterebbe un niente per far capottare il pulmino nel fiume e per non rischiare sarebbe forse meglio andare a chiamare il trattore…Facciamo qualche tentativo infruttuoso ma ecco arrivare in nostro soccorso un grosso autobus che ci ha visti in difficoltà, prendo una corda dal nostro pulmino poi in due o tre saliamo sulla fiancata sinistra del pulmino arenato per cercare di bilanciarlo e l’autobus parte… In un attimo il pulmino è in salvo ! Ce l’abbiamo fatta !! Sleghiamo la corda e ringraziamo il nostro salvatore che se ne va, dal rifugio arriva un altro autobus (di francesi) che hanno assistito a tutta la scena ma hanno atteso, per guadare il fiume, che la nostra situazione fosse risolta, ci dicono che nel guadare teniamo una velocità troppo elevata… Sarà…seguiamo solamente le istruzioni di chi ci ha noleggiato i mezzi ma forse hanno ragione loro… Decidiamo di seguirli perché ci sono ancora quei due guadi che il giorno prima ci avevano impensierito non poco e chissà come saranno oggi… ! Formiamo così una piccola carovana: l’autobus dei francesi, noi e per ultimo Claudio che appare, come il resto del suo equipaggio, un tantino scosso dall’esperienza… Restiamo incollati a francesi che ci fanno da apripista/cavie sino all’ultimo guado ed in effetti, da soli, saremmo probabilmente incorsi in altri problemi ma in questo modo portiamo brillantemente a termine tutti gli attraversamenti ma non senza qualche ulteriore brivido. Passata la zona pericolosa lasciamo che l’autobus dei francesi scompaia oltre l’arcobaleno, che per tutta la mattinata ci ha accompagnato, e ci fermiamo per fare qualche foto e per cercare di risollevare il morale dei nostri compagni che se la sono vista brutta… Perché l’Islanda non è un paese “facile” ma è duro e primordiale dove la Natura vi domina ancora incontrastata come all’alba dei tempi; viaggiando per questo paese ci si può fare un’idea di come doveva essere il Mondo milioni di anni fa; quasi come avere una macchina del tempo… E’ un paese che ad ogni istante ti mette alla prova e che va “vissuto” e “conquistato” continuamente. Noi ci abbiamo provato e forse, anche se con una buona dose di fortuna, ci siamo riusciti !