Obrigado Portugal 2

Dopo una vacanza in Sardegna, di “troppo e solo splendido mare”, questo a detta di mia moglie e mia figlia, colgo l’occasione, per le successive vacanze estive, di rilanciare una mia vecchia idea: il Portogallo. Perché il Portogallo? Di preciso non lo so ma, prima di tutto, con una figlia “ormai” dodicenne, avevo una gran voglia di...
Scritto da: GiancaPerCaso
obrigado portugal 2
Partenza il: 26/06/2009
Ritorno il: 19/07/2009
Viaggiatori: in coppia
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Dopo una vacanza in Sardegna, di “troppo e solo splendido mare”, questo a detta di mia moglie e mia figlia, colgo l’occasione, per le successive vacanze estive, di rilanciare una mia vecchia idea: il Portogallo. Perché il Portogallo? Di preciso non lo so ma, prima di tutto, con una figlia “ormai” dodicenne, avevo una gran voglia di tornare in vacanza all’estero, non per esterofilia, ma per riavere l’opportunità di incontrare popolazioni, tradizioni e culture diverse, per la voglia, o forse l’ambizione, di non essere solo un turista, ma anche un viaggiatore. Del Portogallo avevo dei flash, mutuati da un film, del quale non ricordo il titolo, ma, forse, il protagonista: Jeremy Irons. In questi flash mi affascinava il sole, la luce, i villaggi, le case, la gente. Sì, la gente, la splendida gente del Portogallo, ora lo dico con cognizione di causa, calorosa, gentile e disponibile come una qualunque popolazione latina, ma efficiente ed integerrima come una popolazione del nord-europa; una splendida sintesi. Bene, vinte le ultime resistenze di figlia e consorte, con largo anticipo, prenotiamo via internet, prima il volo Bologna-Lisbona, poi dopo aver pianificato l’itinerario, i vari soggiorni. Per il volo ci siamo avvalsi dei buoni servizi della TAP, la compagnia portoghese, sfruttando la possibilità di partire da Bologna, mentre per le prenotazioni alberghiere, abbiamo largamente utilizzato il portale BOOKING.COM. Solo per il soggiorno a Lagos ho concluso l’accordo, dopo uno scambio di mail, direttamente con il gestore dell’appartamento. Per il noleggio dell’auto, sempre attraverso il canale internet, mi sono rivolto alla HERTZ, con ritiro e riconsegna dell’automezzo a Lisbona, nei pressi di Marques De pombal, non troppo distante dal nostro albergo.

Nei mesi intercorrenti fra la conclusione delle prenotazioni e la partenza, devo dire che il mio stato d’animo era in bilico fra l’entusiasmo e qualche patema: entusiasmo per un Paese certamente non sconosciuto, ma meta comunque abbastanza infrequente per i turisti italiani; qualche patema da genitore, perché la figlia già l’avevamo portata in vacanza all’estero, in Grecia ed a Parigi, ma per brevi soggiorni e, invero, con risultati non straordinari, soprattutto nell’approccio ai cibi. Poi l’organizzazione del viaggio, integralmente effettuata attraverso internet, anche se non era la prima volta. “Mah, speriamo bene”, concludevo tante volte le mie riflessioni. • 26 giugno 2009 Finalmente lo zero del count-down giunge e, puntualmente, alle 12.35 il nostro aereo decolla da Bologna alla volta di Lisbona. Atterrati a Lisbona, nel breve volgere di qualche decina di minuti, ritiriamo i nostri bagagli e andiamo poi a prendere un taxi. Dico al taxista il nome dell’albergo e la via: questi inizia a grattarsi la testa ed a ripetere il nome della via, poi consulta una carta stradale di Lisbona. “Cominciamo bene! – penso io – abbiamo prenotato un albergo in una via che non la conoscono nemmeno i taxisti!”. Comunque fra le imprecazioni del taxista per il traffico intenso ed i sussulti di mia moglie per le sue acrobazie e funambolismi, giungiamo all’Hotel Residencial Delta: camere piccole e poco luminose, di buon livello la colazione; insomma niente di straordinario, ma il prezzo lo faceva supporre. Appoggiati i bagagli, a metà pomeriggio siamo in giro per Lisbona, non prima però, di aver mangiato qualcosa in un bar-pasticceria non troppo distante dall’albergo. Prendiamo l’efficiente metro per andare nell’elegante centro cittadino ed al “Rossio”, così come tutti i “lisboteas” chiamano Praça Dom Pedro IV. Per la cena decidiamo di rientrare nella zona del nostro hotel, per cercare un ristorante più economico rispetto a quelli più centrali. Volete sapere com’è finita: un salasso (per gli standard portoghesi), per mangiare, tutto sommato, modestamente.

All’indomani bighelloniamo sempre per il centro di Lisbona, fra il “Rossio”, Praça Do Comércio, La Baixa e la Sé (la cattedrale). Alla Sé assistiamo anche alla Santa Messa: è una di quelle tipiche situazioni, nelle quali ci si rende conto di quanto l’italiano ed il portoghese, anche se al suono e ad una prima impressione non lo sembri affatto, siano simili fra loro: stessa metrica, stessi tempi, stessa sintassi e coniugazione dei verbi. E il prete? Straordinario! Sembrava di udire Diego Abatantuomo imitare José Mourinho. Che spettacolo! Il giorno successivo, una giornata grigia e tendente al piovoso, con una sgradevolissima umidità di stampo tropicale, decidiamo di andare a visitare Belém: ottime, profumate, dolci, fragranti e calde le omonime pasteis, ottenute al prezzo di una lunga fila sotto la pioggia, bellissima la Torre di Belém e sontuoso il Mosteiro Dos Jeronimos, nell’inconfondibile stile gotico che ci accompagnerà nella visita di tanti altri siti. Chiudiamo poi la giornata andando in treno fino a Cascais.

• 29 giugno 2009 In una giornata di fitta, pioggia ritiriamo la nostra auto presso l’agenzia HERTZ, dove troviamo personale più che cortese, ben preparato e che parla pure italiano! L’auto che ci viene assegnata, è una CLIO STATION WAGON, perfettamente confacente alle nostre esigenze, ben più della FIESTA che avevamo prenotato. Abbandoniamo Lisbona transitando per Marques De Pombal, una rotatoria dotata di cinque ampie corsie, più un’ulteriore carreggiata esterna; nel complesso direi, circa duecento metri di diametro: inconcepibile per noi italiani! La direzione è nord, la meta è Batalha. Una breve sosta ad Obidos, cittadina fortificata con castello, con le classiche abitazioni bianche, rifinite in azzurro o anche in giallo e qualche azulejos, le tipiche ceramiche portoghesi, utilizzate per abbellire gli edifici, una puntata sul litorale, a Nazarè e, infine, Batalha. L’ingresso in questa località, di per sé abbastanza anonima, con la scenografia del Mosteiro de Santa Maria da Vitoria, diviene semplicemente impressionante: tanto è immenso il Monastero e ardite le sue forme, sempre di fattura gotica. Sbalorditivo! L’albergo prenotato, “Casa do Outeiro”, magari non sontuoso come il monastero, ma l’accostamento sarebbe improbo anche per il più lussuoso albergo di Parigi, si dimostra un’ottima scelta, e il gestore una persona amabile e squisita, tanto da spingermi a sostenere con lui, lunghe conversazioni dove il portoghese si alternava allo spagnolo e all’italiano, ma ci si capiva sempre: adoro queste situazioni! La sera, seguendo il consiglio della Lonely Planet, a cena alla “Casa Das Febras”, dalla simpaticissima Signora Florinda (più un altro nome e due o tre cognomi). Qui, in un trionfo di merluzzo, frutti di mare, pollo e maiale, scopriamo cos’è la vera cucina portoghese, e cosa costa. Altro che Lisbona! Ma c’era da aspettarselo.

La giornata successiva è finalmente accettabile dal punto di vista meteorologico: buona per andare a visitare Tomar, gradevole, animata ed ordinata cittadina e, naturalmente, l’imponente Castello dei Templari, ammantato di fascino e mistero, che la domina dall’alto. Al ritorno, effettuiamo una breve sosta ad una semi-spopolata Fatima che, se da un lato non ci fa una grandissima impressione dal punto di vista architettonico, ma ce lo aspettavamo, dall’altro ci colpisce per l’ordine, l’efficienza e la dignità del luogo, che pur essendo ogni anno visitato da milioni di persone, non trascende nella blasfemia del mercato fine a se stesso.

All’indomani visitiamo Porto de Mos, dove il nostro palmare con navigatore satellitare ci lascia a piedi, e Alcobaça, con lo splendido Mosteiro de Santa Maria, in stile gotico naturalmente, che ospita le tombe di Dom Pedro e Dona Ines de Castro, protagonisti di una storia d’amore bella quanto struggente, dolorosa, drammatica e macabra, che trova una splendida sintesi nella frase lì scolpita: “Até ao Fìm do Mundo”.

• 2 luglio 2009 Salutiamo il simpatico ed affabile gestore di “Casa do Outeiro” e ci dirigiamo verso Porto, nostra successiva tappa. Seguiamo le strade litoranee, evitando l’autostrada, passando per Figueira da Foz, Aveiro ed altre località, che comunque non attirano più di tanto il nostro interesse. Nelle prime ore del pomeriggio, dall’autostrada della quale abbiamo poi deciso di usufruire, confluiamo nella “Cintura Interna”, la tangenziale di Porto, attraversiamo il Douro sul “Ponte do Freixo” e, dopo qualche peripezia, raggiungiamo il nostro albergo, “Pensao Residencial LIS”, che si dimostrerà, a dispetto delle camere un po’ cupe, veramente un’ottima scelta per economicità, posizione, tranquillità, comodità delle camere, disponibilità del titolare; ottima anche per la possibilità di parcheggiare l’auto in una adiacente rimessa, senza dover pagare alcun aggiuntivo.

Partiamo subito, cominciando la visita della città dal “Cemiterio da Lapa” poi, un po’ a piedi ed un po’ in autobus ci dirigiamo verso il Douro; visitiamo quindi la Ribeira, la zona della stazione di Sao Bento. Porto ha un’indole completamente diversa da Lisbona; magari sarà il clima, decisamente più fresco e piovoso, ma i ritmi sono completamente diversi rispetto alla più sonnolenta e aristocratica capitale. Si potrebbe scomodare, tanto per rendere l’idea, lo scontato parallelismo fra Roma e Milano, oppure, ma solo per sentito dire, considerato che non le ho mai visitate, fra Madrid e Barcellona. Per farla breve a Porto si lavora e si va di corsa: è una città molto dinamica, non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto l’aspetto culturale. Devo dire che è anche molto economica, sia per le sistemazioni alberghiere, che per la ristorazione. Un consiglio: se avete un budget limitato, per il pranzo e per la cena, anziché rivolgervi ai ristoranti, utilizzate i servizi di bar e pasticcerie, che in Portogallo sono in grado di servirvi un pasto completo, non panini e pizzette, a prezzi veramente molto bassi e con una discreta qualità; questo consiglio vale per tutto il Portogallo, ma per Porto in maniera particolare.

All’indomani ci rechiamo prima alla “Casa da Musica”, che per la verità non ha impressionato un granché, per poi ritornare sui nostri passi, ripercorrendo il lungo Douro e visitando poi Batalha e Bolao.

Il giorno successivo recuperiamo l’auto dall’autorimessa per andare in visita a Guimaraes e Braga. Guimaraes è una deliziosa cittadina medioevale, simbolo dell’orgoglio nazionale portoghese: “A qui nasceu Portugal”, recano scritte le mura di ingresso alla città. Visita al centro storico, all’immancabile castello e poi via, verso Braga, città sede della diocesi più vecchia d’Europa. Qualche difficoltà ad orientarci, a trovare il parcheggio e poi visita alla bellissima Sé, dove abbiamo occasione di assistere alla celebrazione di molti matrimoni; evidentemente in questa terra estremamente religiosa, ma comunque scevra di ipocrisia, l’istituzione del matrimonio non è in crisi come in altri luoghi. Visitiamo poi il centro cittadino che nel complesso, risulterà assai gradevole, per poi rientrare a Porto.

• 5 luglio 2009 Salutiamo il cordiale e loquace gestore della “Pensao Residencial LIS”, poi, sotto una fitta pioggerella, partiamo; destinazione Coimbra, sede di una delle più antiche università d’Europa. Nel pomeriggio, dopo aver preso dimora in albergo, visitiamo la città, in maniera piuttosto frettolosa. D’altra parte Coimbra, come pure la successiva tappa di Evora, erano tappe pianificate più che per la visita, per il trasferimento dal nord al sud del Portogallo, per non dover percorrere delle tratte stradali esageratamente lunghe.

• 6 luglio 2009 Colazione e partenza per Evora; qui alloggiamo in un albergo appena fuori città, di standard internazionale, magari bello, ma molto anonimo, dove siamo pure “costretti” a parlare in inglese, credo unico episodio di questo genere in Portogallo. La città è ricca ed opulenta, gradevole, ma non troppo.

• 7 luglio 2009 Di buon mattino, in considerazione della lunghezza di questo trasferimento, partiamo per Tavira, evitando però l’autostrada, attraversando Beja, Mertola, delizioso paesino tipicamente portoghese, e Vila Real de Santo Antonio. Questo trasferimento è molto bello: si attraversano paesaggi che nel mio immaginario, rappresentavano e rappresentano il “vero” Portogallo, fatto di sole, terreni asciutti e polverosi, molto diverso dal Portogallo settentrionale, piovoso, fresco, verde, boscoso e ricco di aspre montagne. La costa perde poi molti di questi tratti caratteristici, ma Tavira è veramente un gioiello, con le sue strade acciottolate, le case bianche e basse, il Rio Gilao, il castello ed il ponte romano. Un cordone di sabbia, formato da tante isolette, distanti poche centinaia di metri, separa il litorale dal mare aperto. Vi si accede in barca, al modico prezzo di mezzo euro a persona; l’estasi è assicurata dalla bellezza dell’oceano, dell’arenile, dalla moltitudine di conchiglie e dal meraviglioso clima. Ma c’è un però: l’acqua, per quanto bella, è molto fredda. Posso assicurare di essere tutt’altro che freddoloso, ma i miei bagni, non avendo a disposizione una muta, non si sono mai prolungati oltre i cinque minuti. Certo, qualche tedesco, francese o nord-europeo, anche senza l’ausilio della muta, riusciva a concedersi dei bagni decisamente più lunghi dei miei, ma i pochi italiani lì presenti, li ho visti desistere. Peccato perché l’acqua, incorniciata da questi bianchi arenili, è veramente molto bella, di una limpidezza al pari della Sardegna o della Grecia. Ci si consola perché sdraiati al sole, se il vento non è troppo forte, si sta veramente bene.

Eravamo alloggiati a Cabanas de Tavira, a Casa Viana Guesthouse, sistemazione molto carina e confortevole, dove comunicavamo un po’ in francese ed un po’ in portoghese con una cordiale signora, titolare della struttura.

• 10 luglio 2009 Dopo tre giorni dedicati al mare, alla visita di Tavira ed al riposo, siamo partiti per la tappa successiva: Lagos. Lungo la strada abbiamo fatto tappa, per un caffè, a Faro; qui siamo rimasti colpiti dalla bellezza delle strade del centro storico, tutte rigorosamente acciottolate, con ciottoli bianchi e neri a formare decorazioni, sobrie, ma sicuramente gradevoli; magari è meglio evitare i tacchi a spillo.

Una volta raggiunto Lagos, abbiamo qualche difficoltà ad orientarci, anche perché, qui come in tutto l’Algarve, si costruisce e si urbanizza senza sosta; Le mappe quindi, sia quelle cartacee che quelle digitali dei navigatori satellitari (ma il nostro tanto non funzionava più da settimane), sono destinate ad invecchiare in fretta. Poi, finalmente, abbiamo trovato il negozio dove, secondo gli accordi, ritirare le chiavi dell’appartamento; sì perché questa era l’unica sistemazione prenotata direttamente, senza intermediari. L’appartamento, per quanto inserito in un’anonima costruzione, non molto gradevole dal punto di vista paesaggistico, ma nei dintorni c’era di peggio, molto peggio, si è dimostrato di ottimo livello: spazioso (anche troppo), funzionale, pulito, confortevole e con una bella piscina condominiale.

La costa, nei pressi di Lagos, è irregolare, con spiagge di sabbia rossastra, intervallate da rocce e falesie, con faraglioni che si innalzano dal mare; assolutamente splendida, da non perdere, “Praia do Camilo”. L’acqua è bella come quella di Tavira ma, ahimè, altrettanto fredda: abbiamo visto un ragazzo spagnolo rischiare di annegare; è stato provvidenziale l’intervento del bagnino, che si è poi prodigato con ogni mezzo per farlo riprendere dallo stato di ipotermia in cui era caduto.

I giorni successivi sono trascorsi fra bagni, in spiaggia ed in piscina, visite a Lagos, carina, con le classiche stradine acciottolate, movimentata ma, almeno per me, non all’altezza di Tavira quanto a bellezza.

Suggestiva la non troppo distante Costa Vicentina, con Cabo de Sao Vicente e le scogliere a picco sul mare, tormentate dal vento che incessantemente spira. Proseguendo poi verso nord, si incontrano spiagge sconfinate, deserte o quasi, sferzate dalla forza dell’oceano: queste sono le zone d’Europa che più si prestano alla pratica del surf. Qua e là si possono appunto incontrare accampamenti di surfisti, alla ricerca dell’onda, o minuscoli insediamenti, come Carrapeteira o paesi come Aljezur, con il suo bel castello. Non troppo distante da Lagos, e che merita una visita, Silves. Anonima e di scarso interesse Monchique.

• 17 luglio 2009 Dopo aver salutato Martim ed Allyson, una coppia anglo-portoghese conosciuta a Lagos, all’indomani mattina ripartiamo per rientrare a Lisbona. In questa occasione utilizziamo la rete autostradale, che si rivelerà però assai cara, attraversiamo il Ponte 25 de Abril e ci tuffiamo nel traffico di Lisbona che, per quanto ordinato, è pur sempre il traffico di una metropoli. Dopo una ventina di minuti di traffico cittadino, lascio con sollievo l’auto alla HERTZ e da lì andiamo all’albergo “Residencial Delta” con l’ausilio della metropolitana. Al mattino seguente ci rechiamo alla stazione ferroviaria nei pressi di Praça Dom Pedro IV (Rossio), per prendere il treno per Sintra, cittadina a nord-ovest di Lisbona, dove i regnanti e l’aristocrazia portoghese, fra boschi e castelli, amavano soggiornare durante i mesi estivi.

Con la visita a Sintra si chiude la nostra vacanza portoghese: all’alba del giorno successivo, correndo per le strade semi-deserte, un taxi ci ha accompagnato all’aeroporto di Lisbona dove, alle 8.05, l’aereo è puntualmente decollato per riportarci a Bologna.

Il Portogallo in pillole: Paese che si visita con estrema facilità per la disponibilità della gente e per l’ordine e l’organizzazione che vi regna; è economico (in tre abbiamo speso 4.500 euro complessivamente, per 23 giorni, tutto compreso, soggiorni, volo, noleggio auto, ristoranti, ecc.); i paesaggi sono estremamente vari, dalle aspre montagne alle spiagge oceaniche; le città, in particolare Lisbona e Porto, sono interessanti dal punto di vista storico ed architettonico, rimanendo comunque lontane dagli splendori di città come Roma, Firenze, Parigi, Vienna. Le località balneari più interessanti sono concentrate in Algarve, nel sud del Paese, con località turistiche gradevoli nonostante la velocità dello sviluppo urbanistico, con spiagge in alcuni casi, da mozzare il fiato per particolarità e bellezza, è il caso di Lagos per esempio, ma il limite, come già ho scritto, è nella temperatura dell’acqua, quasi proibitiva per noi latini. La cucina portoghese non sarà raffinata, ma è assolutamente piacevole: per la prima volta, rientrando da una vacanza all’estero, ho constatato di non aver sentito la mancanza della pasta, del caffè, che anzi in Portogallo è molto buono, e dei cibi che abitualmente in Italia consumiamo. La pasticceria portoghese è sicuramente diversa da qualsivoglia tradizionale pasticceria italiana, ma straordinariamente buona, pasteis de nata su tutti.

I portoghesi hanno rappresentato poi la parte migliore del viaggio: straordinari, per accoglienza, educazione, disponibilità.

Obrigado Portugal.



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