Obregada Brazil!
Rio de Janeiro (stato di Rio De Janeiro) Salvador (stato di Bahia) Chapada Diamantina (stato di Bahia) Recife – Olinda (stato del Pernambuco) Praia da Pipa (stato del Rio Grande Do Norte) Fortaleza (stato di Cearà) Jericoacoara (stato di Cearà) Caburè (stato del Maranhao) Barrerinhas – Lençois Maranhenses (stato del Maranhao) Sao Luis (stato del Maranhao) Morro de Sao Paulo (stato di Bahia) GLI INDISPENSABILI Oltre al passaporto e ai biglietti aerei non si può dimenticare: Macchina fotografica (ho fatto molte più foto di quante potessi immaginare) Infradito (calzatura nazionale) Mp3 (per le tantissime ore di viaggio e perché, alcuni posti, richiedono assolutamente una colonna sonora) “Il brasiliano in tasca” grammatica tascabile di lingua brasiliana (l’inglese lo parlano solo a Rio e poi è stato bello immergersi totalmente nella loro cultura provando a comunicare nella loro lingua) Maglia pesante e sciarpina (sui mezzi di trasporto, siano essi onibus o aerei, l’aria condizionata è fortissima) Agenda e penna (utilizzati per raccogliere gli appunti di viaggio e i recapiti delle persone straordinarie incontrate lungo il nostro cammino) 10 Agosto 2009 La mia avventura in questa incantevole nazione inizia il 10 di agosto alle ore 8 del mattino quando, la mia amica Tiziana ed io, prendiamo un volo della British Airways per Londra. Alle 13, nell’aeroporto londinese, ci aspetta il volo, sempre della British, che ci condurrà a Rio de Janeiro. Voli puntuali. Arriviamo nella “cidade meravilhosa” alle 20.50. Recuperiamo i bagagli, cambiamo un po’ di euro (avevo letto che il cambio all’aeroporto era conveniente, ma per noi non è stato assolutamente così) e prendiamo subito un taxi per l’ostello che abbiamo prenotato per 4 notti: il Bamboo Rio Hostel a Copacabana. La scelta del taxi è portata dal fatto che ormai è tardi, altrimenti avremmo usato il servizio bus che collega l’aeroporto con il centro della città. Durante il tragitto in taxi sento l’emozione che sale…Sono in Brasile, sono a Rio de Janeiro e penso che è da febbraio che pianifico questo viaggio e aspetto questo momento. Arriviamo al nostro ostello e ci sistemiamo in una camera doppia prenotata via internet. La camera, così come l’ostello stesso, non sono niente di speciale, ma è un buon compromesso per non spendere molto. Il personale si dimostra subito molto cordiale (come del resto scopriremo esserlo tutti i brasiliani) e la connessione internet è free. Dopo aver chiacchierato un po’ con la ragazza della reception per farci dare qualche suggerimento su come organizzare le nostre prossime giornate a Rio, torniamo in camera e crolliamo.
11 Agosto 2009 Sveglia all’alba! Siamo conscie di doverci ancora abituare al fuso orario. Dopo una buona colazione usciamo alla scoperta della città. In realtà pensiamo che sia meglio sbrigare subito un po’ di faccende tecniche: cambiare altri soldi, andare in agenzia per prenotare i voli per Salvador del 14, comprare 2 lucchetti per poter lasciare il bagaglio sicuro in ostello…Scopriamo subito che Banco Bradesco e Banco do Brasil sono le due banche che hanno bancomat abilitati anche per il prelievo con carte estere. Per l’agenzia di viaggi ci affidiamo ai consigli della Lonely Planet. Giriamo in lungo e in largo la grandissima Avenida Atlantica. La prima impressione che ho di questa città è che non sia così differente dalle città europee. Scoprirò nei giorni seguenti che la mia prima impressione non era sbagliata, solo incompleta. Purtroppo, verso l’ora di pranzo, inizia a piovere, ma solo un isolato ci separa da Copacabana e il desiderio di vederla è troppo forte. Vediamo quindi per la prima volta Copacabana in una veste insolita: sotto la pioggia e quasi deserta. Anche in questa inusuale veste questa spiaggia ha un fascino incredibile. Forse molto dipende dalla suggestione che si crea intorno a questo luogo, dall’averne tanto sentito parlare, dall’averlo sentito citare in numerosi testi di canzoni, dall’averne letto molto sulle pagine dei libri, ma tant’è, non è importante stare ad indagare il perché, questa spiaggia ti strega! Da lì a poco smette di piovere e come per magia le prime persone appaiono sia sulla grandissima passeggiata che sulla spiaggia. Passeggiando incontriamo Diego, un ragazzo italiano conosciuto sull’aereo, che è qui a Rio ospite di Jayme, un suo amico brasiliano. Dopo 2 chiacchiere Jayme ci invita a provare il frullato di açai in un locale lì vicino. L’açai è un tipico frutto brasiliano molto nutriente, una vera bomba energetica. Salutiamo Jayme e Diego per proseguire la nostra passeggiata verso Ipanema. Spunta anche qualche raggio di sole che irradia quest’altra meravigliosa spiaggia di Rio. Proprio all’inizio della spiaggia c’è una collinetta sulla quale è possibile salire per godersi la vista di Ipanema e di Le Blon da un punto panoramico. Non possiamo perdercela soprattutto vista la luce meravigliosa che si è creata. Per la cena ci affidiamo di nuovo alla Lonely Planet che suggerisce un ristorante che si chiama “La Trattoria” nel quale mangiamo molto bene a costo contenuto.
12 Agosto 2009 Finalmente il tempo a Rio sembra essersi ristabilito e per noi è perfetto perché proprio per oggi abbiamo pianificato una gita guidata per la città (organizzata dal nostro ostello al prezzo di 130 reais a testa). Puntuale alle 9.00 arriva il nostro pulmino e scopriamo che, per quel che riguarda il programma previsto per il mattino, avremo il privilegio di essere sole con la guida. Infatti solo nel pomeriggio si uniranno altre persone interessate alla seconda metà del tour. Andrea, la nostra guida, ci dice che la nostra prima tappa sarà il Pao de Açucar. Prendiamo quindi la prima funivia che porta sulla vetta del promontorio Urca, alto 220 metri. Già da questo punto il panorama è incredibile. E’ possibile ripercorrere con lo sguardo Copacabana in tutta la sua lunghezza e ammirare la bellezza di questa città custodita dall’alto dal Cristo Redentore. Dal momento poi che l’aeroporto minore di Rio si trova lì vicino, vediamo, ad un passo da noi, gli aerei che passano per prepararsi all’atterraggio. Con la seconda funivia raggiungiamo poi la vetta del Pao de Açucar a 575 metri. Un panorama a 360° che, da questo punto, raggiunge la sua esaltazione massima: Copacabana, Corcovado, centro della città, baia di Guanabara e, alle spalle, il mare. Resto in silenzio contemplando la bellezza infinita di questa città, cercando di cogliere con lo sguardo più particolari possibile nell’affannosa speranza di non aver perso neanche un solo dettaglio di questo spettacolo. Le sorprese però non sono finite perché, camminando nella parte della vetta in cui la vegetazione si fa più fitta, veniamo sorprese da tante simpatiche scimmiette (la cui specie si chiama Uistitì) che popolano quest’area verde. Un po’ a malincuore, ma con tanta magia negli occhi, riprendiamo le funivie per scendere e raggiungere Andrea. Consumiamo il pranzo in un self service dove, per la prima volta, ci imbattiamo nel metodo brasiliano (che poi incontreremo spesso nel nostro cammino) del “pagare a peso”. Infatti, ci si serve, si va alla cassa, si pesa il proprio piatto e si paga in base al peso raggiunto. Tra l’altro questi self service solitamente, oltre ad avere un’ottima qualità di cibo, sono anche molto economici. Durante il pranzo ho anche modo di approfondire la conoscenza di Andrea che si rivela un ragazzo simpatico, preparato e, soprattutto, molto innamorato della sua città. Nel pomeriggio si va a Maracanà! Cosa può scrivere una grande appassionata di calcio nel momento in cui si trova di fronte ad uno degli emblemi del calcio mondiale, di fronte al più grande stadio del mondo che ha visto scorrere al suo interno così tanta storia calcistica? L’emozione si fa ancora più forte guardando tutti gli enormi striscioni intorno allo stadio che preannunciano che il Maracanà sarà la sede della finale dei mondiali del 2014 che si giocheranno in Brasile. Per un attimo penso: già partecipare ad una partita di finale di coppa del mondo è un’esperienza dal forte impatto emotivo, pensa quando tutto questo accade a ..Maracanà! Nella parte espositiva passato e presente si fondono grazie a 2 enormi fotografie, a colori e in bianco e nero, rappresentanti l’una i campioni brasiliani di oggi, l’altra quelli di ieri. C’è poi la parte dei calchi dei piedi lasciati dai più grandi campioni di tutti i tempi. Lasciamo Maracanà per raggiungere il Sambodromo di Rio. Teatro di vari eventi e manifestazioni nel corso dell’anno, è senz’altro più noto per essere il luogo in cui si svolgono le sfilate delle scuole di samba di Rio de Janeiro durante il carnevale. Qui è anche possibile visitare una piccola esposizione di costumi utilizzati in occasione dell’ultimo carnevale. Non essendo io una grande appassionata del genere credo di non aver colto appieno la suggestione di questo luogo, ma sono comunque convinta valga la pena inserirlo nel proprio itinerario.
Siamo giunte al momento che attendiamo da quando siamo qui a Rio: la salita sul Corcovado per vedere da vicino la statua del Cristo Redentor. Il nostro pulmino ci accompagna fino alla biglietteria salendo per le ripide strade del quartiere di Santa Teresa, che sarà l’ultima tappa di questo tour, e attraversando una fittissima foresta che fa parte del Parco Nazionale di Tijuca, il più grande parco urbano del mondo. Un po’ di scalini e un po’ di salita ci dividono dall’imponente statua del Cristo e, una volta giunte sulla cima, il cuore esplode. Siamo ai piedi del Cristo Redentor, simbolo di Rio, che dall’alto domina l’intera città. Anche il panorama da qui è spettacolare anche se prediligo la prospettiva offerta dal Pao de Açucar che, seppur più basso, offre una visuale frontale della città mentre il Corcovado è posto alle spalle. Bisogna comunque dire che da questo punto panoramico gli occhi hanno accesso ad ogni parte della città, stadio compreso.
Si scende ripercorrendo le vie dell’affascinante quartiere di Santa Teresa, un quartiere che definirei un po’ bohemienne. Santa Teresa offre contrasti tra antiche case coloniali, lussuose ville, strette stradine e favelas poverissime. In particolare ho trovato molto suggestiva l’Escadaria Selaron, una scalinata di 215 gradini coloratissima poiché rivestita di “azulejos” derivanti da 75 paesi del mondo.
Torniamo al nostro ostello. Oggi siamo stanche ma davvero gonfie di emozioni. Cena in un ristorante su Copacabana e poi due passi sulla lunga passeggiata. E’ in questa serata che ho il mio primo “incontro” con il pao de queijo, incontro che sancisce un amore culinario che durerà un mese intero.
13 agosto 2009 Ultima giornata a Rio. Il sole che finalmente domina il cielo su Rio ci suggerisce che oggi potremmo goderci il piacere della spiaggia. Assaporiamo infatti il vero spirito di Copacabana e Ipanema che possono essere considerate a tutti gli effetti appendici della città. La spiaggia a Rio non è solo vissuta come luogo in cui prendere il sole e fare il bagno ma è anche utilizzata per svolgere tutta una serie di attività di vita quotidiana. Basti pensare al fatto che tantissime squadre di calcio giovanili utilizzano questo spazio per gli allenamenti. Camminiamo a lungo e, una volta arrivate ad Ipanema, scegliamo la spiaggia prediletta dai surfisti. Veniamo nuovamente raggiunte da Diego che ci offre la prima Agua de Coco della nostra vacanza. Quando il sole sparisce dietro le montagne (intorno alle 3 del pomeriggio) proseguiamo per le vie interne curiosando tra i vari negozi. Anche per questa sera scegliamo un ristorante su Copacabana, salvo scoprire, una volta entrate, che è gestito da un italiano. Mi spiace non ricordare il nome di questo ristorante anche perché abbiamo mangiato molto bene. Per la serata optiamo per il mercatino di Copacabana nel quale iniziamo a spendere i primi soldi in souvenir. Essendo la nostra ultima sera decidiamo di fare il giro completo del lungomare e, a riprova che questa città non è pericolosa come in molti vogliono far credere, nonostante fossimo due ragazze sole, non ci siamo in alcun modo trovate in situazioni spiacevoli o che potessero anche solo far presagire del pericolo.
Questa è una delle cose che ci porteremo sicuramente a casa di questa città: per quella che è stata la nostra esperienza ma che, leggendo molti altri racconti, mi sembra ormai l’esperienza di tanti, non mi sento di definire Rio de Janeiro pericolosa. Sicuramente bisogna prestare attenzione, ma del resto, in quale altra metropoli del mondo non è così? 14 agosto 2009 Con un aereo della Web Jet, partenza ore 10.40 da Rio, arriviamo alle 12.40 a Salvador de Bahia, seconda meta del nostro viaggio. Appena sbarcate e recuperato il bagaglio, prendiamo un taxi che ci conduce alla pousada contattata il giorno prima e scelta tra le proposte economiche della Lonely: pousada Hillmar, carina, abbastanza pulita e soprattutto in un’ottima posizione visto che è situata proprio alle porte del Pelourinho (80 reais a notte). Dal terrazzo della pousada si gode una bellissima vista del porto di Salvador. Lasciamo gli zaini in camera e partiamo subito alla scoperta del Pelourinho, centro storico della città dichiarato patrimonio dell’Unesco. In sole 2 ore di volo ci ritroviamo catapultate in una realtà completamente diversa da quella di Rio. Qui, innanzi tutto, dominano i colori. Il Pelourinho è un sali-scendi di vie con case coloratissime e una miriade di negozi d’artigianato, di abbigliamento, di strumenti musicali. La musica è ovunque. L’influenza della cultura africana è tangibile. Giunte alla piazza principale troviamo un gruppo di ragazzi che pratica la Capoeira. Come ci spiegherà un ragazzo conosciuto poi la sera stessa, Salvador è considerata “La Mecca” per gli appassionati di questa disciplina che si radunano qui da ogni parte del mondo. Le scuole di capoeira sorgono infatti ad ogni angolo della città. Dopo aver girato un po’ per queste vie decidiamo di scendere nella parte bassa della città utilizzando l’Elevador Lacerda, un ascensore molto rapido che in pochi secondi unisce le due parti della città. Nella parte bassa ci perdiamo tra le bancarelle del Mercado Modelo, il mercato d’artigianato più famoso della città. Pervasa dallo spirito bahiano decido di farmi fare le treccine da una delle tante ragazze che si offrono di farle. In 40 minuti e all’esiguo costo di 25 reais, il mio look è rivoluzionato! La città bassa è molto meno affascinante del centro storico della città alta, ma noi siamo dell’idea che tutto vada visto e per questo ci facciamo un lungo giro anche per le vie della “Salvador bassa”. Stanche dalle tante ore spese a girovagare (considerate che nel Pelourinho le strade sono ripidissime e quindi molto stancanti), torniamo in pousada per prepararci per la serata. Ci era stato detto che il Pelourinho non era molto sicuro di sera ma anche in questo caso, non so se per una questione di fortuna, non abbiamo avuto nessun tipo di problema. Scegliamo un ristorantino molto vicino alla piazza principale e ceniamo accompagnate dalle note di una samba suonata dal vivo. E’ vero che con un’atmosfera di questo tipo tutto può sembrare meglio di quello che è, ma il nostro pesce è davvero ottimo e, come sempre qui in Brasile, la porzione per una persona sfama entrambe. Appena iniziato il nostro giro serale vediamo un piccolo corteo di persone che segue un uomo dai lunghi dread bianchi. Incuriosite ci accodiamo e notiamo che a capo di questo corteo, oltre all’uomo dai capelli bianchi, ci sono altri musicisti che suonano percussioni e birimbao. Il corteo si ferma nella piazza principale dove iniziano esibizioni di capoeira che vedono sfidarsi le persone partecipanti al corteo. Ci viene spiegato che tutti i venerdì sera, questo noto maestro di capoeira, da la possibilità, a chiunque lo desideri, di partecipare a questa esibizione. Per tutti gli appassionati è un momento molto importante e, per chi come noi non lo è, è sicuramente un momento molto suggestivo. E’ sempre in questa occasione che conosciamo Laura, una ragazza italiana che, arrivata a Salvador per seguire un progetto di volontariato non andato poi bene, ha deciso di fermarsi comunque qui in Brasile per girare un po’, anche lei affascinata da questo paese. Lo scambio di esperienze e di progetti futuri ci impegna in una lunga quanto interessante chiacchierata. Approfittiamo inoltre della sua approfondita conoscenza della città per farci guidare tra i vari animatissimi locali del Pelourinho.
15 agosto 2009 La giornata inizia presto con un’ottima colazione consumata sul terrazzo. Di nuovo in giro per il centro storico ma questa volta con intenzioni più mirate…Shopping! Dobbiamo inoltre passare dall’agenzia di viaggi (Business Plus – www.Businessplusturismo.Com.Br) a ritirare i biglietti dell’onibus acquistati ieri per i nostri prossimi spostamenti e in lavanderia a portare qualche capo a lavare. Sfruttiamo anche uno dei numerosi internet point, non disponibile in pousada, per comunicare con l’Italia. Per il pomeriggio decidiamo di dedicarci alla spiaggia ma purtroppo, la spiaggia più facilmente raggiungibile, Porto da Barra, non incontra per niente i nostri gusti. Si tratta infatti di una piccola area affollatissima che ci riporta alla mente “immagini liguri” non troppo piacevoli. Consultiamo la Lonely Planet e scopriamo che, ad una quarantina di km, c’è la spiaggia di Itapuà che sembrerebbe essere molto bella. Utilizziamo il bus urbano per percorrere questi km anche se la sbadatezza di un autista, ci costa una macchina fotografica! Chiediamo infatti all’autista di avvisarci una volta arrivate alla nostra fermata ma purtroppo lui si dimentica e ce ne rendiamo conto al capolinea. L’autista si scusa e ci chiede di aspettare 10 minuti fuori dal bus e che, tornando indietro, ci avrebbe indicato dove scendere. Dieci minuti fatali per l’unico episodio negativo di questa vacanza: mentre siamo sedute sul muretto della stazione degli onibus urbani un ragazzo, arrivando da dietro, afferra la macchina fotografica di Tiziana e, strappandogliela dalle mani, corre via. Rimaniamo un po’ scioccate e, come noi, gli autisti radunati a pochi metri, ma non è stato possibile inseguire il ragazzo. Credo sia però d’obbligo sottolineare una cosa: ci trovavamo in una zona molto periferica della città dove le uniche turiste eravamo noi. Non avremmo dovuto tenere le macchine fotografiche così visibili. Quindi la si può considerare anche una nostra leggerezza. Raggiungiamo poi la spiaggia di Itapuà ma ormai siamo un po’ tese e quindi non riusciamo a goderci il relax e la bellezza di questo posto. La sera ci concediamo la cena in un elegante ristorante, ristorante “Al Carmo” sempre nel Pelourinho, dove mangiamo dell’ottima pasta ripiena con soli 64 reais. Bella anche la location del ristorante anche se forse più adatta ad una coppia: i tavoli sono infatti distribuiti su una splendida terrazza vista mare con tanto di cantante dal vivo che intona pezzi di bossanova. Ritorniamo nella pousada dove abbiamo lasciato in custodia i nostri bagagli. Taxi per la rodoviaria e, alle 23.30, partiamo con un onibus della Real Expresso per Lençois (costo 50 Reais circa), città situata nella Chapada Diamantina.
16 agosto 2009 Di tutto il nostro percorso questa sarà l’unica volta che lasceremo la costa. La Chapada Diamantina è infatti una zona interna nello stato di Bahia. Con 6 ore di onibus raggiungiamo Lençois. Non possiamo dire di aver dormito, però riconosco la comodità e l’ottima condizione di questi mezzi. Abbiamo prenotato, il giorno precedente, una pousada anch’essa suggerita dalla Lonely Planet: pousada Dos Duendes (80 reais a notte). Alla rodoviaria di Lençois vengono ad accoglierci due ragazzi della pousada che ci accompagnano a destinazione. La pousada è incantevole. Bella la struttura, molto carine le camere e soprattutto offre la possibilità di organizzare le escursioni direttamente con il loro staff. Sono le 6 e noi abbiamo già la prima escursione prenotata per le 8 del mattino. Non ci resta che farci una doccia per svegliarci un po’ e fare colazione (anche qui ottima) e siamo pronte per partire. Con un piccolo pulmino partiamo con la nostra guida e altri 4 ragazzi (tutti francesi) che, per oggi, saranno i nostri compagni di viaggio. La prima tappa dell’itinerario di oggi prevede la visita a Cachoeira do Diabo, una sorta di piscina naturale dal fondale nero. Nel percorso a piedi per raggiungere questo posto abbiamo anche il piacere di incontrare delle simpatiche scimmiette che, come già accaduto in precedenza, rapiscono l’attenzione di Tiziana. Si procede verso Morro do Pai Inacio, un promontorio dal quale, dopo una ripida salita percorsa a piedi, possiamo godere una vista mozzafiato. Le montagne tutt’intorno hanno una forma che ricorda vagamente quelle della Monument Valley (non voglio però azzardare alcun paragone, è solo per dare l’idea!). Che silenzio, che pace da quassù…Questo panorama ci fa dimenticare che ci manca un’intera notte di sonno e ci invoglia a proseguire la nostra giornata. Ancora con il pulmino ci spostiamo per visitare due grotte. Molte belle le acque azzurre della prima, Gruta de Pratinha, anche se sconsiglio lo snorkeling che qui propongono dal momento che è a pagamento e non c’è nulla da vedere (dopo pochi metri all’interno della grotta non si vede più niente, neanche con le maschere). Ma è la seconda grotta, la Gruta Azul, che ci sorprende. Infatti, il sole che filtra attraverso la roccia e si specchia nell’acqua del lago che sorge al suo interno, crea un’incantevole gioco di colori! Ultima tappa della giornata: Gruta da Lapa Doce, un’ampia grotta lunga 1 km nella quale è possibile ammirare splendidi esempi di stalattiti e stalagmiti. Qui proviamo anche l’esperienza del buio assoluto. Infatti, una volta arrivati a metà percorso, la nostra guida spegne la lanterna che utilizzava per illuminare il sentiero. Un’esperienza davvero intensa perché l’occhio ricerca avidamente spiragli di luce senza alcun successo. Uno splendido sentiero di terra rossa ci conduce dall’uscita della grotta al nostro pulmino. Arrivati in cima veniamo premiati con un arcobaleno che attraversa tutto il cielo…Cosa chiedere di più? Anche la Chapada ci ha già conquistate. Arriviamo alla pousada e ci prepariamo velocemente per la cena. Diego, un ragazzo brasiliano che lavora in questa pousada, si offre gentilmente di accompagnarci nel centro del paese a soddisfare la nostra improvvisa quanto insistente voglia di pizza. Lui ci garantisce che Marco, il pizzaiolo italiano del paese, fa un’ottima pizza. Effettivamente veniamo appagate. La cosa incredibile è che, dopo tanti anni trascorsi all’estero, Marco ha ancora un fortissimo accento bergamasco! La stanchezza si fa sentire e quindi decidiamo di abbandonarci ad un meritato sonno.
17 agosto 2009 La mattinata la dedichiamo alla visita di Lençois recandoci subito, come consigliatoci in pousada, al mercato locale. Dopo aver provato anche l’esperienza dell’autentico mercato brasiliano, ci spostiamo nel centro del paese. Lençois non è molto grande ma è molto bello. Per quel che riguarda gli edifici anche qui domina lo stile bahiano multicolore. E’ tutto molto curato e molto pulito. Ci sono inoltre splendidi negozietti di artigianato locale. Giunte all’ora di pranzo decidiamo di intraprendere, munite di mappa fornita dalla pousada, un percorso a piedi per arrivare a Serrano. Incontriamo due ragazze francesi, ospiti della nostra stessa pousada, che decidono di avventurarsi con noi. Serrano è un posto molto suggestivo dove il fiume Lençois ha formato, tra le pietre, piccole piscinette d’acqua. Il problema è però che da qui non riusciamo più a decifrare le indicazioni della cartina per trovare le cascate. Ci dobbiamo quindi arrendere e chiedere aiuto ad un ragazzo del posto che, già in precedenza, si era offerto di farci da guida. Scelta indovinata perché questo ragazzo risulterà essere un’ottima ed economica guida (20 reais che dividiamo in 4)! Il percorso che porta a Cachoeirinha (tradotto “piccola cascata”) è stupendo: il sentiero di sabbia infatti è stato ricavato sotto enormi pietre e percorrerlo è un’esperienza suggestiva. Una volta arrivate alla cascata la guida si diletta nell’eseguire “tatuaggi” con la terra colorata sulla spalla di Tiziana mentre io decido di regalarmi un bel bagno! L’acqua è un po’ fredda, ma il giovamento che regala un bagno sotto una cascata rende l’ostacolo sormontabile. Il nostro cammino riprende verso un punto panoramico dal quale, in lontananza, è possibile vedere Lençois in tutta la sua estensione. Scendendo arriviamo alla Cascata Primavera che però è più piccola dell’altra e soprattutto, non essendo primavera, non regala lo spettacolo di fiori che, così ci è stato detto dalla nostra guida, dovrebbe mostrarsi a chi si reca qui in quella determinata stagione dell’anno. Torniamo al paese dove consumiamo una sorta di merenda con le ragazze francesi per riprendere un po’ di forze dopo la lunga camminata. Questa volta ciò che ci impressiona non sono le dosi di cibo ma quelle del succo di frutta: ne portano circa un litro a testa! Purtroppo, appena rientrate, inizia a piovere e quindi optiamo per trascorrere la serata in estremo relax chiacchierando con gli altri ragazzi della pousada. Scopriamo che, la proprietaria di questa pousada, è impegnata in un progetto chiamato “Casa Grande” che si occupa dei bambini che non hanno la possibilità di andare scuola affinchè ottengano un’istruzione adeguata. Diego, il ragazzo brasiliano che lavora qui, è proprio uno dei “risultati” di questo progetto e, visto il suo calore umano e la sua preparazione didattica (parla correttamente 3 lingue), credo proprio di poter dire che si tratta di un progetto assolutamente riuscito! 18 agosto 2009 Questa è una giornata che dedichiamo interamente agli spostamenti. Alle 7.30 parte l’onibus che da Lençois ci conduce per le 13.30 a Salvador. Inganniamo il tempo che ci separa dalla coincidenza con l’onibus che va a Recife mangiando qualcosa e facendo un giro nel centro commerciale che sta proprio di fronte alla Rodoviaria. Alle 19.30 partenza con un onibus Itapemirim, la migliore in assoluto tra tutte le compagnie provate, per Recife (costo circa 120 reais). Passeremo l’intera notte sull’onibus visto che le ore di viaggio che ci separano dalla meta sono ben 15.
19 agosto 2009 Alle 11 del mattino arriviamo finalmente alla rodoviaria di Recife. Prendiamo subito un taxi per raggiungere l’ostello prenotato il giorno prima anche perché il tempo che abbiamo da dedicare a questa tappa è pochissimo e vogliamo sfruttarlo al meglio. Raggiungiamo l’Hotel Boa Viagen (si tratta in realtà di un ostello molto carino) e ci sistemiamo subito della nostra camera doppia (80 reais a notte). Il gestore, un ragazzo svedese che da un po’ di anni si è trasferito qui in Brasile, ci suggerisce di prendere i mezzi pubblici per raggiungere Olinda, la città che vogliamo andare a visitare e che dista soli 7 km da Recife. Ma calcolate le poche ore che ci restano preferiamo optare per il taxi. E’ suggeribile, per chi ha più tempo a disposizione, informarsi sui servizi pubblici che sono sicuramente molto più economici. Il taxi ci lascia nella parte alta della città di Olinda, anch’essa dichiarata patrimonio dell’Unesco. La vista da qui è bellissima: avvincente è il contrasto tra Olinda che si estende in mezzo a maestose palme, con le sue case e le sue chiese variopinte e Recife, i cui grattaceli si stagliano verso il cielo in lontananza. Dopo esserci godute il panorama decidiamo di non consultare la cartina ma di perderci tra le vie di questa incantevole cittadina. Anche qui i negozi non mancano così come le pousade situate in ogni angolo. Siamo fortunate perché i turisti sono pochi e quindi possiamo goderci ogni angolo in quasi totale solitudine (cosa non da poco visto l’alto tasso di turisti che ci hanno detto essere sempre presente qui). Consumiamo il pranzo in un self service che come sempre si conferma una scelta indovinata, sia perché è “muito barato”, sia perché la qualità del cibo è ottima. Passeggiamo ancora un po’ per le vie di Olinda raggiungendo la parte bassa della città. Da qui prendiamo un taxi che ci riaccompagna all’ostello. Siccome il sole non è ancora tramontato ne approfittiamo per visitare la spiaggia di Recife, rimanendo piacevolmente colpite dalla sua ampiezza e dalle altissime palme che ne fanno da cornice. Passeggiando sulla battigia veniamo fermate da un venditore di bibite. Ne acquistiamo due e, in pochi minuti, il ragazzo ci allestisce un tavolino sulla spiaggia con due sdraio e due sgabelli che fungono da tavolino. Nel giro di mezz’ora, intorno a noi, i “tavoli abusivi” diventano decine. Insomma, un locale improvvisato sulla spiaggia! Notiamo che pericolosi nuvoloni stanno ricoprendo il cielo per cui ritorniamo all’ostello. Qui conosciamo Jeremy, un ragazzo francese in giro per il sudamerica con un solo scopo: trovare le località più belle e più adatte a surfare! Il suo viaggio è partito dall’Argentina, per proseguire poi qui in Brasile fino ad arrivare in Venezuela. Vista la pioggia che nel frattempo sta scendendo copiosa, decidiamo di sfruttare la cucina dell’ostello per preparare a questo ragazzo francese un vero piatto di spaghetti italiani. Chiaramente la nostra missione perde di fattibilità nel momento stesso in cui decidiamo di mandare Jeremy a fare la spesa: marca di spaghetti sconosciuta, una sorta di salsa di pomodoro poco convincente e via…Gli spaghetti peggiori che io abbia mai mangiato sono pronti! Vedere poi Jeremy tagliarli con il coltello ha tolto definitivamente quel poco di dignità che rimaneva a questo piatto! 20 agosto 2009 Nuovamente pronte a partire. Con un onibus della Progreso partiamo alle 7.45 da Recife alla volta di Goianinha. Arriviamo a Goianinha intorno alle 11.30. La nostra intenzione è raggiungere Praia da Pipa e l’indicazione che ci è stata data e che è riportata anche sulla Lonely Planet è quella di cercare una chiesa azzurra perché dietro questa chiesa ci sono i komby che portano a Praia da Pipa. Dopo aver chiesto a due o tre persone indicazioni, finalmente adocchiamo la chiesa blu e lì dietro troviamo il nostro trasporto per Pipa. Saliamo al volo su un komby in partenza. Ci ritroviamo a dividere questa navetta con le persone locali che la utilizzano come mezzo di connessione tra i vari paesi della zona (solo una nota di colore: il mezzo poteva trasportare una decina di persone…Noi siamo arrivati ad essere anche 16/18). Arriviamo a Praia da Pipa ed è amore a prima vista: il paesino è incantevole. Il komby ci lascia davanti alla nostra pousada e anche in questo caso la Lonely Planet ci conferma la sua affidabilità. La pousada Xamà è bellissima, immersa nel verde, con ampie camere pulite e piscina (70 reais a notte). Inoltre è in un’ottima posizione perché si trova proprio di fronte alla spiaggia più bella di Pipa, Praia do Amor. Mentre aspettiamo che la nostra camera venga preparata, Tiziana ed io ciscambiamo uno sguardo d’intesa: abbiamo viaggiato moltissimo negli ultimi giorni, questo posto è una favola e, in teoria, la nostra tabella di marcia prevede già uno spostamento domani verso Canoa Quebrada..Ci fermeremo qui per 3 giorni e salteremo Canoa! Ed è proprio appena presa questa decisione che conosciamo dei ragazzi di Torino, ospiti della nostra stessa pousada, i quali ci confermano che facciamo bene a fermarci di più a Praia da Pipa e a saltare Canoa Quebrada. Per quel che riguarda le spiagge di questa cittadina, sia la proprietaria della pousada che i ragazzi di Torino ci consigliano di recarci subito a Praia do Amor e ci sconsigliano fortemente la Praia Central. Quando arriviamo a Praia do Amor rimaniamo estasiate. Dal punto panoramico in cui siamo è infatti possibile ammirare la meravigliosa ed ampia spiaggia bianca sovrastata dall’imponente scogliera. L’oceano, come sempre molto mosso, ospita una moltitudine di surfisti che trovano in Pipa un posto ideale dove praticare questo sport. Un sentiero molto ripido e non proprio facile da percorrere conduce alla spiaggia. Ci fermiamo davanti ad uno dei tanti chioschi presenti sulla spiaggia i quali, con una semplice ordinazione (sia essa cibo o bevanda), offrono sdraio ed ombrellone. Ordiniamo il queijo alla griglia. Ci mettono molto a portarcelo ma l’attesa viene premiata..Un’estasi per il palato! Ci rilassiamo prendendo il sole un paio d’ore. Nel frattempo scopriamo che Diego, il ragazzo conosciuto sull’aereo e poi incontrato a Rio, è qui a Praia da Pipa con il suo amico Jayme e con un altro amico, sempre brasiliano, Cleuton. Ci diamo appuntamento per la cena e loro, da veri cavalieri, vengono a prenderci alla nostra pousada (ovviamente proprio nei 10 minuti in cui viene giù un diluvio). Passiamo una splendida serata, grazie alla piacevolissima compagnia, alla bella location del ristorante (una terrazza sul mare) e alla buonissima picanha argentina che decido di ordinare. Ci fermiamo ancora in uno dei due locali che ci sono proprio nel centro del paese per bere qualcosa e poi ognuno torna alla propria pousada.
21 agosto 2009 Da scaletta questa sarebbe dovuta essere una giornata interamente dedicata al sole, al mare e al relax. Invece si è trasformata in quella che io amo definire: la giornata perfetta! E se il buongiorno si vede dal mattino avremmo già dovuto capire tutto non appena aperta la porta della nostra stanza: sull’albero di fronte alla nostra stanza ci sono 2 simpatiche scimmiette che giocano. Inoltre ci ritroviamo a fare colazione con la piacevole compagnia di colibrì coloratissimi che volano proprio sopra le nostre teste. Se già ogni colazione qui in Brasile è una delizia, cosa dire se viene anche consumata in un contesto di questo tipo? La proprietaria della pousada ci consiglia di recarci subito alla Baia dos Golfinhos, assicurandoci che tutti i giorni è possibile vedere i delfini nuotare di fronte a questa parte di costa. Partiamo per una lunga passeggiata che ci conduce appunto alla baia indicataci (con la bassa marea quelle che nel pomeriggio sono 3 spiagge separate, con la bassamarea diventano un’unica lunghissima spiaggia). Come descrivere lo spettacolo che ci troviamo di fronte? I delfini sono davvero tanti e nuotano molto vicini a riva. Assolutamente non curante dell’abbondante colazione, mi butto in mare per non perdermi l’occasione di fare il bagno con in mezzo a loro. Una delle esperienze più emozionanti della mia vita, una di quelle che mentre le stai vivendo ti fanno dire: qui ed ora , non vorrei essere in nessun altro posto. Ancora incredule procediamo il nostro cammino e, dopo un’ora circa, ci ritroviamo in un’altra splendida spiaggia: Praia do Madeira. Qui decidiamo di fermarci per prendere un po’ di sole e rilassarci ma, a interrompere i nostri progetti di relax, arriva un sms di Diego che ci propone di fare un giro con loro e ci da appuntamento nel centro del paese da lì a 10 minuti. Dal momento che noi ci troviamo a più di un’ora a piedi dal luogo dell’incontro decidiamo di risalire dalla spiaggia alla strada. Per pura fortuna troviamo un ragazzo che si offre di portarci a Pipa con la sua auto (ovviamente pagando il giusto). Arriviamo al luogo dell’appuntamento e scopriamo che il programma di Diego prevede un giro in barca per vedere i delfini. Dal momento che certe esperienze si ripetono volentieri, decidiamo di unirci a lui. Il percorso si rivela particolarmente divertente poiché la nostra barca si trova a scontrarsi con alti cavalloni. Giunti a destinazione riusciamo sì a vedere i delfini, ma purtroppo non ad avvicinarci a sufficienza per fare il bagno con loro come abbiamo fatto la mattina presto. Ci accontentiamo di tuffarci dalla barca e goderci una fantastica nuotata in mare aperto. Tornati alla spiaggia ci facciamo una bella e lunga passeggiata per raggiungere Jayme e Cleuton che nel frattempo si sono spostati a Praia do Amor. Finalmente, dopo un bagno tra i cavalloni, ci godiamo un po’ di relax, reso ancora più piacevole da un magnifico pranzo a base di “camarao” grigliati. Il programma per il tardo pomeriggio prevede uno spostamento a Tibau Do Sul, un paese a 7 km da Pipa, con l’auto affittata dai ragazzi. Più precisamente ci rechiamo all’hotel Marinas la cui creperia, una palafitta costruita sul delta di un fiume, è un punto di ritrovo per deliziarsi con bellissimi tramonti. Sorseggiando caipirinha e mangiando ottime crepes ci gustiamo questo primo tramonto brasiliano. Jayme propone di fare 2 passi a Tibau Do Sul. Scopriamo che si tratta di un paesino molto meno turistico di Pipa ma davvero molto carino. Per bere un’altra caipirinha Jayme sceglie un locale molto “tipico” dicendoci che vuole farci assaporare il vero Brasile! Già la posizione del nostro tavolino è indice della genuinità di questo locale: siamo praticamente in mezzo alla strada tanto che, sia auto che pullman, per evitarci, devono fare manovra. Ma la cosa che ci lascia esterefatti è che nessuno si lamenta, tutti ci vedono, rallentano, fanno manovra e passano. Jayme, chiacchierando con persone del posto, scopre che la sera stessa a Pipa ci sarà quella che gli abitanti stessi considerano la festa dell’anno: la festa Fantasia. Si tratta di una festa in maschera organizzata ogni anno da un ragazzo di Praia da Pipa, per lo più dedicata agli autoctoni ma comunque aperta a chiunque voglia partecipare. La cosa bella è che c’è la possibilità di risparmiare metà del biglietto d’entrata se si portano generi di primo sostentamento che andranno ai bambini bisognosi. Torniamo quindi alle reciproche pousade per prepararci alla serata. Per cena, visto che le crepes ci hanno già riempiti parecchio, optiamo per la “Pizzaria Caligula” in modo da prendere 2 o tre pizze da dividere. Nel corso della serata parliamo con un po’ di persone, camerieri, gestori di negozi e scopriamo che sono tutti in trepidante attesa di staccare e recarsi al luogo dei festeggiamenti. Una volta raggiunta la festa scopriamo di non poter entrare senza maschera, o comunque senza un qualsivoglia tipo di travestimento, per cui ci procuriamo un po’ di gadget alla bancarella appositamente allestita per gli impreparati come noi! Uscite dalla festa salutiamo nuovamente i nostri amici che l’indomani mattina partiranno alla volta di Salvador de Bahia mentre noi proseguiremo verso nord.
22 agosto 2009 Questa mattina la nostra idea è quella di recarci alla baia Dos Golfinhos prima di colazione così da goderci un lungo bagno con i delfini e poi tornare alla pousada. Sveglia quindi alle 6.30 e partenza per la spiaggia. Peccato che, una volta scese, scopriamo che c’è ancora l’alta marea che ci impedisce di proseguire. Risultato: abbiamo dormito solo 3 ore per niente! Torniamo un po’ deluse alla pousada ma, con la solita colazione rifocillante, ci riprendiamo subito. Scendiamo alla spiaggia e ci godiamo il relax tanto agognato. Anche qui assistiamo ad uno dei tanti esempi di gentilezza brasiliana che si sono susseguiti durante questo viaggio. Ad un certo punto infatti il cielo si copre ed inizia a piovere molto forte e, il ragazzo che gestisce il chioschetto, inizia a correre come un forsennato per aggiungere altri ombrelloni ai lati in modo che, la pioggia trasportata dal forte vento, non ci bagni. Dopo 10 minuti rispunta il sole e lui, sempre con il sorriso sulle labbra, ricomincia a correre per togliere gli ombrelloni appena aggiunti. Nel pomeriggio invece saliamo nel paese e ci dedichiamo allo shopping. Infatti anche qui c’è solo l’imbarazzo della scelta perché i negozi sono davvero tanti e di ogni genere. L’altra mission della giornata è trovare i biglietti per l’onibus che, il giorno seguente, ci porterà a Fortaleza. Non abbiamo purtroppo calcolato che è sabato e che le agenzie turistiche sono chiuse. Per fortuna, dopo aver girato a vuoto per un po’, ci indicano l’unica agenzia aperta a Pipa (Olà Brasil – www.Olabrasil.Com.Br) dove riusciamo a fare i biglietti. Nell’agenzia lavora, insieme al compagno brasiliano, una ragazza italiana che si dimostra molto gentile e disponibile anche nel darci informazioni e consigli circa i luoghi che raggiungeremo nei giorni a venire. Dopo una tranquilla cena e un’ultima passeggiata per Pipa andiamo a dormire.
23 agosto 2009 Ore 8, partenza con una navetta che collega Praia da Pipa a Natal per un totale di 2 ore di viaggio. Ho ancora negli occhi la scena della proprietaria della pousada Xamà che, per non lasciarci partire a stomaco vuoto, ci insegue con i vassoi di frutta. Quanto calore umano trasmettono questi brasiliani! Attendiamo 2 ore la coincidenza per Fortaleza. Alle ore 12 parte infatti l’onibus della Nordeste che in 8 ore ci porta a Fortaleza (80 reais). Di tutte le compagnie utilizzate la Nordeste è quella con la quale ci siamo trovate peggio soprattutto per la scarsa pulizia dei mezzi, sempre molto accurata invece sui mezzi delle altre compagnie. Appena arrivate a Fortaleza ci facciamo portare con un taxi alla pousada Aquarius (100 reais la tripla), suggeritaci da Giovanni, la persona che, attraverso un fitto scambio di e-mail, mi ha aiutata molto nell’organizzazione di questo ultimo tratto di viaggio. Lasciati gli zaini in camera usciamo per la cena ma, nonostante la pousada sia in pieno centro, non ci sentiamo per niente tranquille. E’ la prima volta, da quando siamo qui in Brasile, che avverto la sensazione di pericolosità e che una città mi fa questa brutta impressione. Per fortuna passeremo qui solo una notte e domani mattina andremo via. Torniamo indietro e optiamo per un piccolo locale vicino alla pousada dove mangiamo piuttosto male. Concordiamo poi con un taxista il costo della corsa per l’aereoporto: già, perché oggi è il gran giorno, andiamo a prendere Cesco che, dall’Italia, ci ha raggiunte qui a Fortaleza. A mezzanotte il nostro amico atterra a Fortaleza. Da adesso, anche se purtroppo per pochi giorni, proseguiremo il viaggio in 3! 24 agosto 2009 Nonostante il povero Cesco sia stremato dal viaggio (Torino –Madrid; Madrid – Rio; Rio – Fortaleza), dopo poche ore di riposo si riparte! Alle 9.20, proprio davanti all’agenzia Velas Tour dove abbiamo acquistato i biglietti, parte la navetta che, in 8 ore, ci porterà a Jericoacoara (38,50 reais). Purtroppo abbiamo scoperto solo successivamente che, circa un’ora prima, esattamente dallo stesso posto, partiva una “navetta rapida” che in sole 5 ore arrivava a “Jerì” e costava solo 12 reais in più. Comunque, dopo 6 ore di viaggio, la nostra navetta ci scarica in un paese chiamato Santa Cruz per cambiare tipo di veicolo. Ho qualche difficoltà a trovare una definizione per questo secondo mezzo: è una sorta di furgoncino aperto che monta ruote da fuoristrada. Capiamo presto perché: il percorso da qui in poi si snoda su tracciati sterrati, per lo più direttamente sulla spiaggia. Siamo ammutoliti. Il paesaggio intorno a noi è magnetico e la luce del tramonto non fa che aumentarne il fascino. Alle 17 arriviamo a Jericoacoara. Ho letto e sentito parlare talmente tanto di questo posto che mi emoziona l’idea di essere giunta qui e l’emozione aumenta nel realizzare di aver percorso già così tanti chilometri dall’inizio di questo viaggio. Nel piazzale principale troviamo Mary che è venuta a prenderci per accompagnarci alla sua pousada “Peixe D’ouro” (154 reais la tripla). Con Mary e Giovanni, proprietari della pousada, sono in contatto da marzo. Mi hanno aiutata molto a capire come organizzare il mio viaggio da qui a Sao Luis e mi sono affidata a loro anche per l’acquisto del volo interno che Cesco ha utilizzato da Rio per raggiungerci a Fortaleza. Insomma, persone molto disponibili e affidabili. Mi rendo subito conto che Jericoacoara è più bella ancora di come l’avessi immaginata. Non è molto grande ma è sicuramente unica. Non c’è traccia d’asfalto e la sabbia è l’unica forma di pavimentazione anche di molti negozi e ristoranti. Il mezzo a motore dominante è il dune-buggy…Se ne trovano parcheggiati ovunque! La pousada che abbiamo scelto è molto carina. Ci sono solo 6 camere e la nostra è una di quelle organizzate su 2 piani (un lusso che ci permetteremo solo per questi 4 giorni!). Dopo aver fatto due chiacchiere con Gianni e Mary usciamo alla scoperta del paese e, dal momento che siamo molto affamati, cerchiamo il ristorante consigliatoci da Mary “Sabor da Terra” che si trova nella Rua do Forrò. Raccomando vivamente questo ristorante poiché, senza spendere molto abbiamo mangiato benissimo e tantissimo (so che scrivo sempre che le dosi in Brasile sono enormi ma, se è possibile, in questo ristorante lo sono ancora di più…). In particolare suggerisco di provare il piatto tipico, la peixada. Passegiando dopo cena veniamo fermati da diversi ragazzi che organizzano escursioni in buggy e decidiamo di programmare la prima già per il giorno seguente anche se scegliere a chi affidarsi non è per niente semplice. I giri che offrono sono gli stessi e i ragazzi tutti ugualmente convincenti. Ne prenotiamo 2, una per il giorno seguente e una per due giorni dopo al costo totale di 360 reais. La notte di Jerì si svolge sulla rua principale e sulla spiaggia ma noi siamo davvero troppo stanchi e con troppe ore di viaggio alle spalle per fare serata.
25 agosto 2009 Alle 9.30, puntuale, si presenta Jijù, la nostra guida in buggy! Il viaggio in buggy è sicuramente un’esperienza da fare. Questo piccolo mezzo si arrampica ovunque e i salti tra le dune sono molto divertenti sebbene qui non si possano praticare i percorsi “con emoçao” che è invece possibile sperimentare, così ci hanno detto, nei dintorni di Natal. La prima tappa del nostro tragitto è il paese di pescatori di Preà: Jijù ci spiega che 30 anni fa Jericoacoara era esattamente come questo paese, poche case di pescatori intorno ad una piccola piazza principale. Proseguiamo fermandoci a visitare una struttura in cui, alcuni uomini, lavorano la manioca. Ci colpiscono i macchianari in legno e la cura con la quale ogni passaggio produttivo viene seguito. Un vero esempio di “artigianato alimentare”! Un paesaggio incredibile ci attende invece a Barrinha. Le dune mobili si spostano in mezzo ad una foresta di palme tanto che è possibile vedere palme ricoperte dalla sabbia fino alla punta. La guida ci spiega che il forte vento sposta queste dune che man mano vanno a ricoprire altre palme lasciando scoperte le precedenti. Tra queste dune inoltre si sono formati piccoli laghetti di acqua piovana il cui azzurro spicca tra il bianco della sabbia (un effetto che ritroveremo, ovviamente in maniera molto più estesa, nei Lençois Maranhenses). In cima a queste dune Cesco riesce ad esrimere a parole quello che penso da quando sono arrivata qui in Brasile ogni volta che alzo gli occhi verso l’alto: “qui in Brasile c’è un sacco di cielo!”. Sembra di poterlo toccare, è immenso e le nuvole sembrano disegnate. Ma questa giornata riserva anche un aspetto ludico: arrivati al bellissimo lago Coraçao, un lago di acqua dolce, decidiamo di approfittare della possibilità di lanciarci con le tavole di legno dalla cima della duna per scivolare dritti nell’acqua. Una bella dose di adrenalina che scarichiamo con un lungo bagno tra le acque trasparenti del lago. Arriviamo poi all’ultima tappa del nostro giro, il lago Paraiso. Dopo aver camminato per circa quindici minuti tra le acque basse della riva del lago giungiamo una piccola spiaggetta attrezzata dove ci dedichiamo un paio d’ore al relax e al sole! Il ritorno dalla spiaggetta al buggy lo facciamo con una barca a vela che funge da navetta. Decidiamo poi di farci lasciare dal buggy in cima al sentiero che conduce alla Pedra Forada e di proseguire a piedi. Altro tipo di panorama: qui si cammina attraverso massi e scogli costeggiando il mare. Dopo circa mezz’ora a piedi arriviamo alla Pedra Furada che sinceramente a me lascia un po’ delusa perché posso dire di averne viste di più grandi e belle. Un’altra mezz’ora di camminata e raggiungiamo Jericoacoara giusto in tempo per raggiungere la famosa duna Por do Sol, ovvero la “duna del tramonto”. Accade infatti che, al termine di ogni pomeriggio, le persone salgono sulla duna situata sulla spiaggia principale di Jeri per godere dei meravigliosi tramonti che questo posto offre. Ed effettivamente lo spettacolo del tramonto qui è imperdibile. Rientro in pousada e poi cena in un ristorante, Jerisampa, situato in una delle traverse che collegano la nostra via a quella principale. Io mi lascio tentare da un risotto ma l’idea non risulta delle migliori. Meglio puntare sulla carne e sul pesce da queste parti! Anche questa sera optiamo per una caipirinha in uno dei tanti locali vicini alla spiaggia. 26 agosto 2009 L’intenzione di oggi è quella di goderci il relax di Jericoacoara e di passare il tempo tra spiaggia e camminate qui intorno ma purtroppo, appena svegli, ci attende una brutta sorpresa: piove. Mary e Gianni ci dicono che ad agosto è davvero raro che qui piova, motivo per cui non stentiamo a definirci, in questo frangente, davvero sfortunati. Meno male che per oggi non abbiamo programmato escursioni. Come se non bastasse Tiziana accusa mal di gola e un po’ di febbre probabilmente a causa della troppa aria presa sul dune buggy. Dopo la colazione io decido di fare comunque un giro per il paese per comprarmi quelle 2 o 3 cosette che avevo visto in giro. Cesco ed io facciamo poi anche una tappa in agenzia di viaggi (Jeri-Info-Tour – www.Jeri-info-tour.Com ) per cercare di acquistare un volo da Sao Luis a Salvador de Bahia. Infatti, giunta a questo punto del viaggio, ho raccolto molte informazioni sulle diverse località del Brasile e in molti mi hanno detto che è un peccato non essere state a Morro De Sao Paulo, un’isola davanti a Salvador. Così, considerato che saremmo arrivati a Sao Luis con qualche giorno di anticipo sulla tabella di marcia, abbiamo deciso di non prendere il volo diretto per Rio ma di fare tappa intermedia a Salvador per traghettarci a Morro. Purtroppo il volo è sì disponibile, ma è fuori uso la macchina per pagare con la carta di credito e noi non abbiamo più abbastanza contanti per pagare tutto. Il problema a Jericoacoara è proprio questo: non ci sono bancomat per prelevare e questo può risultare un inconveniente, proprio come lo è stato per noi. E così lentamente scorre la giornata. Per la cena scegliamo il ristorante Leonardo Da Vinci nella rua centrale. Mangiamo abbastanza bene anche se, considerati i prezzi un po’ più alti rispetto agli altri posti, ci saremmo aspettati qualcosa di più. Visto il tempo ancora incerto, anche se ha smesso di piovere, e viste le condizioni di salute di Tiziana decidiamo di prendere solo qualcosa da bere al Cafè do Brasil e di ritirarci poi in pousada, ignari del fatto che proprio quella sera ci fosse una bellissima festa alla Casa do Forrò che poi si è spostata davanti alla nostra pousada, al Mama Africa. Questi due, Casa do Forrò e Mama Africa, sono infatti i principali locali di Jerì anche se è necessario tenere presente che le serate iniziano molto tardi.
27 agosto 2009 Per fortuna di nuovo il sole! Jericoacoara è un paese che si concilia male con la pioggia. Per oggi abbiamo programmato la seconda escursione in buggy. Partenza alle 9.30 dalla pousada con la nostra solita guida Jijù. Raggiungiamo subito un corso d’acqua e qui saliamo su una barca a remi. Il ragazzo che la guida ci indica i punti in cui è possibile ammirare i cavallucci marini. E’ la prima volta in vita mia che li vedo. Sono molto più grandi di quanto immaginassi, almeno 10 cm. Per mostrarceli meglio li raccoglie e li mette in un vaso di vetro. Torniamo al buggy ma purtroppo ci attende una brutta sorpresa: il dune buggy di Jijù non da segni di voler partire per cui per ora ci tocca aspettare. Nell’attesa decidiamo di fare due passi oltre una piccola duna lì vicino e…Meraviglia! Oltre questa duna si stende un’ampia spiaggia di sabbia bianca finissima. Quale miglior posto per rompere il buggy? Attendiamo per 40 minuti ma Jijù non riesce a risolvere il problema per cui arriva suo fratello che si offre di accompagnarci per completare il nostro itinerario. Arriviamo ad un punto dove, per l’attraversamento della laguna, è necessario imbarcare il buggy su una chiatta spinta a remi da alcuni ragazzi giovanissimi. Tornati sulla terraferma, sempre con il buggy, raggiungiamo altri punti panoramici stupendi, situati sulle estremità delle dune. Il colore delle acque azzurre dei laghi d’acqua piovana si mescola al verde della vegetazione e ancora al bianco della sabbia delle dune. Fotografie che restano indelebili nella memoria! La meta di questo nostro tour è Tatajuba, un piccolo angolo di paradiso immerso in questo meraviglioso paesaggio. Qui troviamo 2 o 3 ristoranti costruiti in legno sulle rive del lago. I tavoli sono posizionati sulla riva del lago, così che si possa scegliere se mangiare tenendo i piedi immersi nell’acqua. Anche le amache sono posizionate in modo tale che si rimane in parte immersi nell’acqua: una soluzione estremamente apprezzabile e rinfrescante. In questo splendido contesto, per il pranzo, optiamo per un piatto di “camarao” alla griglia. Torniamo allo pousada, non prima di esserci goduti un po’ di “emoçao” tra le dune con il buggy. Purtroppo era l’ultimo giorno in Brasile di Tiziana e dobbiamo tornare perché lei possa prepararsi la valigia. Abbiamo però ancora il tempo di allietarci con l’ultimo tramonto dalla duna di Jeri! In più stasera c’è un risvolto inatteso: non appena tramonatato il sole le persone, invece di seguire il normale percorso per scendere, iniziano a lanciarsi di corsa dalla parte più ripida. C’è chi rotola, chi salta, chi corre e noi, ovviamente, non vogliamo esimerci dall’unirci a questa esaltante discesa. Per l’ultima cena che ci vede tutti e tre insieme, scegliamo un ristorante italiano in Rua do Forrò, Lo Sfizietto. Questo è un posto che raccomando: dopo 17 giorni senza pasta, la mia voglia viene saziata da un enorme piatto di spaghetti perfettamente cotti al dente e conditi con un’ottima salsa di formaggi e prosciutto. Anche la carne che ordina Cesco è divina. Totale spesa per 2 piatti di spaghetti ( 150 grammi ciascuno) e un piatto di carne (5 fette di vitello fatte alla griglia con tanto di vari contorni che accompagnano sempre le portate principali), 62 reais. Alle 22.30 accompagnamo Tiziana a prendere il pullman con il quale inizierà il lungo viaggio di ritorno verso casa. Dopo 17 giorni trascorsi insieme e dopo aver condiviso così tante esperienze ed emozioni, non è facile salutarsi. So che tra una decina di giorni la ritroverò a Torino ma avrei preferito, e lei sicuramente ancora più di me, che potesse proseguire con noi questa avventura. Un po’ giù di tono ci avviamo verso la spiaggia dove troviamo Francesco, il nostro vicino di camera in pousada e con lui consumiamo il nostro ultimo drink sulla spiaggia di Jericoacoara.
28 agosto 2009 Stamattina, alle ore 7, lasciamo Jericoacoara iniziando quello che sarà il nostro lungo e movimentato percorso verso i Lençois Maranhenses. Con quello che loro chiamano 4×4, percorriamo il primo tratto di strada che collega Jericoacoara e Camouncin. Per raggiungere Camouncin saliamo tutti, 4×4 compresa, su una chiatta, questa volta a motore, per oltrepassare il fiume che ci divide dalla città. Una volta a Camouncin scopriamo di avere due ore di tempo prima che la navetta parta per Parnaiba quindi decidiamo di andare a prelevare e fare un giro per la città con Cristiano, un ragazzo italiano conosciuto la mattina stessa. Entriamo nella prima agenzia di viaggi che troviamo per vedere se riusciamo a risolvere il problema del volo Sao Luis – Salvador e qui devo dire che la fortuna ci assiste: l’agenzia in cui entriamo è la stessa con la quale era in contatto l’agenzia di Jericoacoara alla quale ci eravamo rivolti e la ragazza con la quale parliamo è quella che ci ha riservato i posti sul volo che però noi non eravamo riusciti a pagare. Problema risolto: le diamo i soldi in contanti, che finalmente abbiamo potuto prelevare, e i tanto agoniati biglietti sono nelle nostre mani (costo di questo volo 710 reais a persona). Torniamo nella piazza dove, alle 12, parte la nostra navetta per Parnaiba. L’aspetto curioso è che questa navetta non fa soste prefissate, ma passa direttamentea a prendere le persone a casa! Inutile dire che i tempi si dilatano e che finiamo il tragitto circa in 25 in un mezzo da 15 persone. Scendiamo intorno alle 16 al porto di Parnaiba e qui scopriamo che per oggi non partono più barche in direzione di Tutoia. Dal momento che non vogliamo fermarci lì la notte causa eccessivo ritardo sulla nostra tabella di marcia, proviamo ad insistere con la ragazza dell’agenzia di viaggi. Per fortuna altre 4 persone, 2 coppie brasiliane, hanno il nostro stesso problema e alla fine la spuntiamo: alle 16.30 partiremo con una barca che porterà noi sei a Tutoia e l’indomani mattina una 4×4 ci porterà a Caburè (totale costo a persona di barca + 4×4 130 reais) . L’imbarcazione sulla quale compiamo la traversata di 6 ore del delta del Parnaiba è una sorta di mini peschereccio abbastanza malridotto. Il viaggio che facciamo ha però un grandissimo fascino, soprattutto per la parte di tragitto fatto con la luce del tramonto sul tetto di latta della barca e il tratto percorso in notturna che ci regala l’incanto di un fantastico cielo stellato. Arrivati a Tutoia veniamo accompagnati dal barcaiolo alla pousada “Palace Hotel” (80 reais a notte). Scopriamo subito di dover condividere l’enorme stanza assegnataci con ranocchiette, scarafaggi e un numero non quantificabile di formiche. Ma siamo pronti anche a questo e il sacco a pelo, questa volta, si dimostra indispensabile! Usciamo a cena ma l’unico locale aperto è una pizza al taglio nella quale mangiamo due terribili tranci di pizza. Seguendo la musica ci spostiamo poi nella piazza principale dove una decina di persone del posto ballano il forrò. Torniamo alla pousada pronti ad affrontare la notte con i nostri compagni di stanza.
29 agosto 2009 La giornata inizia all’insegna di un piccolo giallo che avrebbe potuto rovinarci la vacanza ma che, per fortuna, si è concluso bene. Spiego in due parole: il mio antiscippo e tutto il suo contenuto (passaporto, carta di credito, soldi) spariscono dalla stanza e, dopo aver cercato per 40 minuti, aver coinvolto i gestori della pousada e la polizia locale, l’antiscippo ricompare misteriosamente sul pavimento con ogni cosa dentro al proprio posto. Quello che ancora oggi ci fa pensare è stata la raccomandazione dei gestori della pousada di non far parola con nessuno circa l’accaduto. Fatto sta che alle 9.30 possiamo partire con la 4×4, sempre in compagnia dei nostri 4 compagni di viaggio brasiliani, alla volta di Caburè. Definirlo un percorso accidentato è sicuramente riduttivo dal momento che passiamo circa 2 ore aggrappati all’auto. Per fortuna il tragitto è molto interessante Ci troviamo ad attraversare suggestive borgate ed enormi foreste di piante di cajù (le cajueire). Arrivati a Caburè ci sorprende scoprire che questo paese è composto da 3 pousade, un ristorantino e…Nient’altro! La sua posizione è magnifica: si trova su una lingua di sabbia tra un fiume d’acqua dolce, il Rio Preguiças, da una parte e l’oceano dall’altra. C’è un’ultima particolarità: in questo posto la luce elettrica è disponibile solo dalle 17 alle 22. L’idea di passare l’intera giornata e la notte in un posto simile ci affascina per cui sistemiamo i nostri zaini e convinciamo i nostri compagni di viaggio a fare lo stesso. Scegliamo la pousada “Mirante” (90 reais a notte) suggeritaci da Gianni. Le camere sono dei piccoli bungalow variopinti. Iniziamo il giro perlustrativo. Si respira un senso estatico di pace. Camminiamo tra le piccole dune di sabbia da un lato all’altro della piccola penisola incontrando si e no 2 o 3 persone. Ci stendiamo sull’immensa spiaggia che costeggia l’oceano e l’unica presenza che i nostri occhi scorgono, in lontananza, sono alcune persone che saltano tra le onde. Camminando troviamo poi anche una sorta di impalcatura di legno in cima alla quale è possibile avere una visuale completa del lembo di sabbia stretto tra fiume e mare. Anche Caburè ci regala uno splendido tramonto sul fiume e poi ci prepariamo velocemente per la cena visto che entro le 22 dovremo aver finito e possibilmente essere in camera. Consumiamo una non esaltante cena nella pousada e poi ci perdiamo in chiacchiere fino a che il cameriere non ci avvisa che da lì a poco si sarebbero spente le luci. Torniamo in camera nell’attesa dell’oscurità assoluta che puntuale, alle 22, ci avvolge.
30 agosto 2009 Dopo un’ottima colazione consumata sulla terrazza panoramica della pousada, partiamo con una lancia privata che ci porterà a Barreirinhas percorrendo il fiume Preguiças (costo del passaggio in lancia 160 reais da dividere in due). Il nostro “autista” ci fa fare una prima sosta al paese di Farò, piccolo centro il cui l’elemento caratteristico è il grande faro situato nel mezzo del paese. La seconda sosta prevista è quella ai piccoli Lençois. Ma, prima di arrampicarci tra le ripidissime dune dei piccoli Lençois, ci fermiamo ad osservare i simpatici macachi che, in gran numero, popolano gli alberi che delimitano la parte di foresta dalla distesa di sabbia. I piccoli Lençois sono esempi di dune molto belle, ma i laghi che l’acqua piovana ha formato nel corso del tempo si sono asciugati quasi totalmente. Ripartiamo con la nostra lancia e finalmente, alle 12, arriviamo a Barreirinhas. Qui scegliamo un’altra pousada suggeritaci da Gianni, “Belo Horizonte” (90 reais a notte), che per altro è dello stesso proprietario della pousada di Caburè, Albino, un personaggio davvero esilarante che sembra uscito da uno dei film della serie “Il padrino”: molto basso, scuro di carnagione e di capelli, sempre attaccato al telefono ad organizzare “passaios” vari per tutti i suoi clienti. Appena arriviamo abbiamo giusto il tempo di spiegare quali sono le cose che vorremmo fare che ci troviamo tutto organizzato! Partiamo alle 14 per la visita a piedi del parco dei Lençois Maranhenses. Sulla 4×4 sento salire rapidamente l’eccitazione dato il fatto che inizio a realizzare che sto andando a visitare il luogo che ha dato origine a questo viaggio in Brasile. E’ infatti grazie alla puntata di “Donnavventura” registrata nei Lençois Maranhenses che io ho pensato “quel luogo io lo devo assolutamente vedere!” e che ho quindi prenotato i voli per questa vacanza. Le conferme di aver fatto bene a pensare che si trattasse di un posto meraviglioso le ho avute non appena arrivata. Lo spettacolo che ci si trova di fronte è davvero unico al mondo: 155 mila ettari di dune di sabbia bianca e finissima tra le quali si sono formati laghi d’acqua piovana di un azzurro intenso! I nostri sguardi vengono rapiti dalle scenario che ci circonda, le parole vengono a mancare e, sia io che Cesco, cadiamo in un’estasi contemplativa. Camminiamo tra le dune che si perdono a vista d’occhio e ci lanciamo sulle ripide discese per goderci il bagno tra le acque calde e cristalline dei laghi. E come farci mancare il momento del tramonto in questo suggestivo scenario? Non me ne andrei più da qui ma il buio cala. Sulla strada del ritorno ci fermiamo perché il nostro 4×4 venga caricato sulla chiatta per l’attraversamento di un fiume e ne approfittiamo per gustarci una piadina di Tapioca con ripieno di queijo che alcune donne preparano per i turisti in attesa di imbarcarsi. Dopo esserci tolti tutta la sabbia dei Lençois di dosso con lunghissime docce, usciamo per la cena. I ristoranti di Barrerinhas sono quasi tutti sul lungo fiume: noi scegliamo il Marina Tropical dove è possibile cenare sul pontile di legno. Soddisfatti della cena facciamo due passi sul lungo fiume e incontriamo i nostri amici brasiliani che, nel frattempo, sono arrivati anche loro a Barreirinhas. Finiamo la serata chiacchierando con loro e poi facciamo ritorno alla pousada.
31 agosto 2009 Per la giornata di oggi abbiamo programmato un volo con un piccolo aereo (6 posti) per sorvolare i Lençois (180 reais a testa, un lusso che ci siamo concessi visto il luogo incredibile in cui ci troviamo). Arrivati all’aeroporto scopriamo che i nostri 4 compagni di viaggio sono le due coppie brasiliane con le quali abbiamo fatto diverse parti del tragitto! Sorvolare i Lençois è un’esperienza molto suggestiva. Innanzi tutto da qui ci si rende conto della loro vastità e poi, visti dall’alto, assumono le sembianze di un paesaggio lunare. Il nostro aereo sorvola anche Caburè per cui possiamo anche gustarci la vista dall’alto di questa penisola situata tra le impetuose onde dell’oceano e le calme acque del Rio Preguiça. Il giro in piper dura in tutto mezz’ora. Tornati a Barreirinhas andiamo a mangiare un boccone sul lungo fiume e poi torniamo a preparare i bagagli. Alle 16.30 passa la navetta prenotata da Albino che ci porterà a Sao Luis (35 reais a testa). Il viaggio dura circa 4 ore e nel corso del tragitto abbiamo l’occasione di conoscere Ambra e Paolo, una coppia di Roma. La cosa buffa è che scopriamo ben presto che abbiamo fatto le stesse tappe di viaggio in coincidenza delle stesse date e siamo arrivati fino qui senza aver avuto l’occasione di conoscerci. Per tutto il tragitto ci confrontiamo con Ambra sui viaggi fatti e ci meravigliamo di quanti posti meravigliosi abbiano già visto lei e Paolo, soprattutto considerato che sono entrambi molto giovani (30 anni). E io che credevo di avere già viaggiato abbastanza…Entrambi si dimostrano comunque non solo dei grandi viaggiatori ma anche delle persone molto interessanti: Ambra è in Brasile anche per portare qui il suo progetto di clown terapia e ci racconta delle esperienze avute con i bambini brasiliani nei vari posti che sono andati a toccare. Intorno alle 21 arriviamo alla pousada prenotata la mattina stessa al telefono, pousada Colonial (100 reais a notte), un po’ più cara delle altre ma purtroppo in quelle più economiche non abbiamo più trovato posto. Prima di riuscire a mettere un piede fuori dalla pousada, il gestore, ci mette in guardia sui pericoli della città: ci consiglia di uscire con poco contante, necessario per pagare la cena, e nient’altro. Inutile dire che non ci sembrano proprio delle ottime premesse…Appena usciti ci accorgiamo che, pur essendo un una zona centralissima, non c’è nessuno in giro. Scegliamo un ristorante molto vicino per dover percorrere meno strada possibile. Dal momento che non ci sembra molto consigliabile avventurarci per le vie di questa città di notte optiamo per il ritorno alla pousada.
1 settembre 2009 Anche alla pousada Colonial consumiamo un’eccellente colazione (anche se è doveroso sottolineare che né la stanza né la prima colazione giustifichino i reais in più che abbiamo speso qui rispetto alle altre pousade in cui siamo stati) anche se stamattina ci sentiamo un po’ demotivati viste le non ottime premesse offerteci la sera precedente da questa città. Appena usciti scopriamo che molta gente affolla le vie e che la situazione è fortunatamente molto differente. La nostra prima meta è l’agenzia di viaggi perché vogliamo acquistare l’ultimo volo interno, quello che da Salvador ci condurrà a Rio. Torneremo più volte nella stessa agenzia durante il giorno e alla fine ne usciremo con un volo Salvador – Rio a soli 190 reais a testa. Tornando alla mattina, decidiamo di percorrere le vie del centro e di aggregarci furtivamente ad un gruppo di turisti giapponesi e alla loro guida in modo da essere sicuri di percorrere l’itinerario principale senza perderci. Veniamo scoperti molto presto dalla guida (effettivamente non si può certo dire che i tratti miei e di Cesco siano esattamente orientali…) che però, molto gentilmente, ci regala la sua mappa e ci da alcune dritte circa le cose da visitare nella città. Purtroppo anche lui ci mette in allerta parlandoci dei frequenti scippi di cui sono vittime i turisti. Brutta questa sensazione di insicurezza che ci pervade, ci rendiamo conto che non riusciamo nemmeno a gustarci la nostra passeggiata. Ci immergiamo nella caotica Rua Grande e la percorriamo tutta ma non ne rimango per niente affascinata perché, sia a livello commerciale che architettonico, non c’è nulla di veramente caratteristico. Un po’ delusi torniamo verso la pousada. Decidiamo di percorrere le strade che portano fino al mare che per ora non abbiamo ancora visitato. E qui, finalmente, meraviglia! Scopriamo la vera Sao Luis con i suoi affascinanti palazzi coloniali, con i suoi tipici negozi d’artigianato e i suoi locali pullulanti di persone. Ci rendiamo conto che ci bastava spingerci nella zona giusta per capire il fascino di questa città. Seduti nel dehor di un bar troviamo anche Ambra e Paolo, così decidiamo di fare cena con loro. Passiamo il resto della serata tra piacevoli chiacchiere e poi, tutti e 4, torniamo alla nostra pousada dove abbiamo lasciato i bagagli in attesa di spostarci all’aeroporto. Il nostro aereo per Salvador parte alle 3.40.
2 settembre 2009 Ore 3.40 inizia il nostro lunghissimo viaggio verso Morro De Sao Paulo, ultima tappa del nostro itinerario. Il nostro aereo fa un primo scalo tecnico a Fortaleza per poi ripartire per Brasilia, dove arriviamo alle 8 del mattino. Circa un’ora dopo parte la coincidenza per Salvador. Alle 11 e un quarto, puntuali, sbarchiamo a Salvador. Prendiamo subito un taxi (contrattando non riusciamo a scendere sotto i 70 reais e vista la fretta accettiamo) per il porto d’imbarco per l’isola di Morro. Arrivati lì scopriamo che il primo catamarano partirà alle 14 ( 70 reais a persona). Proviamo ad informarci anche per gli orari del ritorno ma purtroppo scopriamo che non si conciliano per niente con i nostri programmi perché non ci sono catamarani che, da Morro, ci possano portare a Salvador in tempo per prendere l’aereo del sabato. Questo significa che, se non troveremo altre soluzioni, dovremo già tornare il venerdì pomeriggio. Decidiamo comunque che affronteremo questo problema direttamente sull’isola. Ammetto che, dopo aver letto molto e sentito testimonianze dirette sulle terribili esperienze di chi ha preso questa imbarcazione per raggiungere Morro, mi sento un po’ tesa, ma siamo fortunati perché il mare è calmissimo e il viaggio molto tranquillo. Dopo 2 ore attracchiamo a Morro de Sao Paulo. Appena scesi al piccolo porticciolo scopriamo i “taxi” locali: visto che sull’isola non ci sono mezzi a motore, ci sono uomini muniti di cariole pronti a trasportare i bagagli di chi approda sull’isola. Dopo aver pagato la tassa obbligatoria di soggiorno (6,50 reais a testa), ci facciamo guidare dal nostro “taxi” fino alla Segunda Praia dove si trova la pousada “Michele”, prenotata da Sao Luis non utilizzando la Lonely Planet ma il sito ufficiale che promuove il turismo sull’isola. La pousada si confermerà un’ottima scelta visto il costo molto basso (50 reais a notte – da tenere in considerazione che siamo entrati nel mese di settembre che in Brasile è considerato periodo bassa stagione) e le colazioni meravigliose servite ogni mattina. Lasciamo i bagagli in stanza e usciamo subito perché la meravigliosa giornata di sole ci invoglia a sfruttare ancora gli ultimi raggi. Iniziamo con la perlustrazione della Segunda Praia, animatissima tra chi gioca a beach volley, chi a calcio e chi si dedica alla tintarella e poi merenda a base di crepes alla nutella. Già dalle prime ore spese qui capiamo che quest’isola è un vero gioiello. Una sola strada principale, ovviamente non asfaltata, che parte dal porto e tocca le tre principali spiagge, la Primeira Praia, la Segunda Praia e la Terceira Praia. I negozi e i ristoranti abbondano per cui scegliere un locale per la cena non è impresa facile. Ci facciamo “comprare” da un cameriere che ci offre la caipirinia gratis! Scegliamo quindi il Sambass Cafè, uno splendido ristorante collocato sulla Segunda Praia . Optiamo per la carne alla griglia, un ottimo filetto, e rimaniamo molto soddisfatti (spesa totale con 2 bibite 85 reais). Scopriamo ben presto che il proprietario del ristorante, Errico, è un italiano trasferitosi qui da alcuni anni. Le quattro chiacchiere fatte con lui, oltre ad essere molto piacevoli, si rivelano anche utilissime per la soluzione del nostro problema legato al ritorno. Errico infatti ci presenta Raimundo, un ragazzo che, oltre a fare il cameriere presso il suo ristorante, lavora anche per un’agenzia di viaggi. Raimundo ci elenca tutte le soluzioni possibili. Ci riserviamo il tempo di valutare le differenti proposte e ci diamo appuntamento il giorno successivo per confermargli la nostra decisione. Dopo la cena passeggiamo per la via principale alla ricerca degli ultimi souvenir e poi ci fermiamo in un locale sempre sulla Segunda Praia dove effettivamente si muove la notte di Morro.
3 settembre 2009 Oggi sarà una giornata dedicata al relax per cui ci concediamo qualche ora di sonno in più. Per smaltire l’abbondante colazione decidiamo di farci una passeggiata sulla spiaggia. Ci dirigiamo verso la Terceira Praia (luogo ideale per chi preferisce una spiaggia bella e poco affollata) e poi proseguiamo oltre. Tra una chiacchiera e l’altra, ammirando il paesaggio che ci troviamo ad attraversare, camminiamo per più di due ore. Torniamo poi alla Segunda Praia dove ci fermiamo a prender un po’ di sole. Ci presentiamo puntuali all’appuntamento con Raimundo e gli comunichiamo che abbiamo deciso per la soluzione dell’aereo per il ritorno, un piccolo velivolo a 8 posti che parte dall’isola e in soli 20 minuti raggiunge l’aeroporto di Salvador. Questa opzione, sebbene molto più costosa (240 reais a testa compreso di trasporto per l’aeroporto di Morro e di navetta all’aeroporto di Salvador) ci permetterà di ottimizzare perfettamente i tempi godendo fino all’ultimo della bellezza di quest’isola. Approfittiamo di Raimundo anche per prenotare l’escursione del giorno successivo. Torniamo alla spiaggia per prendere un po’ di sole quando vediamo la gente correre tutta nella direzione degli scogli. Uno di loro si gira verso di noi e ci urla “Balea, balea”. Capiamo e iniziamo a correre anche noi. Purtroppo arriviamo troppo tardi per riuscire a vedere le balene avvistate da un gruppo di ragazzi che ci raccontano di averne viste ben 5 non molto lontane dagli scogli. Occasione persa di “whale watching” gratuito! Decidiamo che è la sera giusta perché Cesco esaudisca il desiderio che ha da quando siamo arrivati: mangiare la tanto decantata picanha argentina. Scegliamo un ristorante suggerito dalla Lonely Planet, “Sabor de Terra”, dove effettivamente mangiamo molto bene spendendo poco (picanha per 2, 2 bibite e i soliti abbondanti piatti di contorno 70 reais). Finita la cena ci spostiamo di nuovo verso la Segunda Praia dove sappiamo esserci una festa. I banchetti che vendono cocktails si sono moltiplicati e adesso ce ne sono a decine, tutti coloratissimi e carichi di frutta di ogni tipo. A suon di samba termina la nostra serata.
4 settembre 2009 Mi alzo con il pensiero che la mia avventura brasiliana sta volgendo al termine. Per oggi abbiamo programmato l’escursione all’isola di Boipeba. Alle 9.15 una ragazza ci viene a prelevare alla pousada per accompagnarci al punto d’imbarco alle Terceira Praia. Saliamo sulla lancia con un altro gruppetto di persone ma riusciamo ad accaparrarci i posti in cima così da goderci tutte le emozioni regalate dai salti tra le onde. Prima tappa del nostro giro “piscinas naturais de Morerè”. In tutta onestà lo snorkeling qui non si è rivelato così coinvolgente. C’è qualche pesce ma niente di paragonabile allo snorkeling fatto in altri posti del mondo. Decidiamo quindi di toglierci le maschere e di risalire sulla barca a prendere il sole. Si riparte presto verso la bellissima spiaggia di Tassimirim sull’isola di Boipeba. Questa spiaggia mi riporta alla mente i paesaggi caraibici, soprattutto grazie alle grandi palme che fanno da contorno. Qui, per chi lo desidera, c’è anche la possibilità di mangiare l’aragosta appena pescata a basso costo. Iniziamo un tragitto a piedi attraversando parti di foresta e spiagge deserte per arrivare a Praia de Velha dove ci rifocilliamo un po’. Qui ci aspetta di nuovo la nostra lancia che ci trasporta fino al “bar da Ostra”, una sorta di palafitta sulla quale è possibile gustarsi le ostriche. L’ultima tappa di questa giornata è la città storica di Cairù. Appena scesi dalla lancia veniamo raggiunti da alcuni bambini, uno dei quali comincia a raccontarci la storia di questa città. Capiamo ben presto che sarà la nostra guida per il tempo che trascorreremo qui. Cairù è molto carina ma un’oretta è più che sufficiente per girarla tutta. Il viaggio di ritorno a Morro con la lancia è decisamente…”con emoçao”! Il mare infatti è molto agitato e i salti tra i cavalloni ci lasciano tutti con il fiato sospeso! Arrivata alla pousada rifletto sul fatto che l’escursione di oggi non mi ha entusiasmata ma che forse il perché è da ricercarsi anche nel fatto che ormai i miei occhi sono così colmi di tanta bellezza da non essere più così facilmente impressionabili. Per la nostra ultima cena brasiliana scegliamo di nuovo il Sambass, il ristorante di Errico che ci cucina un buonissimo ed enorme pesce alla griglia (con bibite 80 reais). Di una cosa siamo sicuri: non dimenticheremo le fantastiche cene fatte in questa vacanza. In più questa sera il contesto è davvero magico: tavoli sulla spiaggia, cantante di bossanova dal vivo, camerieri che ballano tra di loro a piedi nudi sulla sabbia…E inesorabilmente un velo di saudade inizia ad intuirsi sui nostri volti. Domani si riparte ma questa volta la destinazione è l’Italia.
5-6 settembre 2009 Sveglia presto, un boccone veloce per colazione e, zaino in spalla, raggiungiamo l’agenzia che organizza i voli per Salvador. Qui scopriamo che non è proprio corretto dire che a Morro non circolano mezzi a motore visto che un pulmino anni ’60 ci viene a prelevare per portarci al piccolo aeroporto locale seguendo una via secondaria dietro il paese. Arrivati all’aeroporto scopriamo che per questa corsa siamo gli unici 2 passeggeri, insomma, sarà un volo privato! L’aereo è omologato per 8 per cui abbiamo il privilegio di sederci esattamente dietro i piloti. Abbiamo così la possibilità di ammirare Morro de Sao Paulo dall’alto e ne rimaniamo assolutamente affascinati! In 20 minuti raggiungiamo l’aeroporto di Salvador dove una navetta ci preleva per portarci al nostro terminal. E’ ufficialmente iniziato il nostro lungo viaggio verso casa. Il volo da Salvador a Rio delle 12 tarda il decollo di circa mezz’ora. Intorno alle 15 siamo all’aereoporto di Rio dove Cesco ed io spendiamo le ultime ore insieme. Infatti non abbiamo trovato lo stesso volo per il ritorno per cui da qui le nostre strade si separano: io volerò su Londra, lui su Madrid. Alle ore 22.10 lascio il Brasile per atterare a Londra, il giorno seguente, alle 13.35 ora locale. Per fortuna atterriamo 10 minuti in anticipo, il che non guasta visto che ho una coincidenza strettissima: alle 14.25 ho l’imbarco per l’aereo che mi porterà a Milano. Un viaggio così perfetto dal primo all’ultimo giorno non merita forse una degna conclusione: sbarcata a Milano alle 18 trovo Monica, Sara e Tiziana (3 amiche meravigliose, di cui, Tiziana, anche compagna d’avventura per 3 settiamane) che sono venute a prendermi. Solo loro potevano riuscire nell’impresa di farmi apprezzare anche il momento del ritorno! Conclusioni E’ stato uno di quei viaggi che ti arricchiscono a tal punto da renderti migliore. Questa terra mi ha lasciata infinite volte senza fiato, mi ha emozionata e mi ha trasmesso gioia. Tutti i miei sensi sono ancora oggi pervasi da sensazioni visive, uditive e tattili inebrianti. Il mio cuore invece è colmo d’amore per coloro che rappresentano il vero valore aggiunto di questa nazione, ovvero i suoi abitanti, i brasiliani, un popolo multietnico e multiculturale dal quale ho tratto molti insegnamenti. Obregada Brazil! Per info potete scrivermi all’indirizzo elena.Nebiolo@libero.It