NYC: cose ovvie e altre no

Capitolo 1: ma veramente è così? La premessa è che new york è incredibile, non è come uno se la aspetta, voglio dire, se uno se la aspetta caotica, enorme, ingestibile, violenta addirittura, allora no: non è come uno se la aspetta. La gente per strada per esempio, è gentilissima: se ti vedono con una cartina in mano e lo sguardo perso,...
Scritto da: marcocherubini
nyc: cose ovvie e altre no
Partenza il: 16/08/2007
Ritorno il: 26/08/2007
Viaggiatori: in coppia
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Capitolo 1: ma veramente è così? La premessa è che new york è incredibile, non è come uno se la aspetta, voglio dire, se uno se la aspetta caotica, enorme, ingestibile, violenta addirittura, allora no: non è come uno se la aspetta.

La gente per strada per esempio, è gentilissima: se ti vedono con una cartina in mano e lo sguardo perso, arrivano subito in soccorso.

Adesso lo faccio anche io a Roma, prima lo facevo raramente.

Questa è la premessa, adesso andiamo con ordine, più o meno.

L’arrivo all’aeroporto L’arrivo non è esaltante, io sono atterrato al jfk: ciampino è più carino, per capirci.

Si scende dall’aereo e si arriva in questo androne con dei desk che sembrano le casse del supermercato, dove ci si mette tutti in fila.

Si arriva alla cassa, diciamo così, dove c’è un poliziotto [non auguro a nessuno di incontrare la tipa che ho incontrato io] che fa una foto con una specie di webcam, e prende le impronte digitali.

Siccome dopo 8 ore di viaggio non si è proprio lucidissimi, e i poliziotti parlano molto velocemente e solo in inglese, la faccio semplice: bisogna mettere l’indice su un piccolo scanner, tipo quelli del supermercato [sembrerò monotono, però è così!], ma in versione ridotta.

Poi si va a prendere i bagagli [con le dita incrociate: per dire, a me l’hanno smarrito] si prende il taxi [sui 40 dollari] e si va a manhattan.

Le mance In generale si va dal 10 al 20%, è a discrezione: lasciare il 10% è abbastanza comune, i camerieri non fanno salti di gioia, ma neanche guardano con disprezzo. Nei fastfood, takeaway e streetfood ovviamente non è necessario lasciare la mancia: non sono posti da trascurare, ce ne sono alcuni dove si mangia veramente bene: ne parliamo dopo. Quando si prende il taxi per spostarsi all’interno di manhattan, si può arrotondare al dollaro superiore e lasciare un altro dollaro. Per le cameriere che rassettano la stanza, va benissimo anche un dollaro [poi dipende dall’albergo].

Le file Gli americani sono affascinati dalle file, fanno la fila per qualunque cosa, anche quando non sembrerebbe proprio necessario: è questo il motivo per cui le file scorrono. Questo per dire che se ci si trova davanti una fila lunghissima in un posto dove si voleva andare, si può benissimo provare a mettersi in coda per un paio di minuti: è probabile che fili molto più veloce di quanto si poteva pensare. L’unica fila che non passa mai è quella dell’empire state building, ma vale la pena.

Le tasse I prezzi esposti non sono comprensivi di tasse, mai, neanche al supermercato. Nello stato di new york, l’iva è del 9%, si paga praticamente su tutto, ma non sull’abbigliamento, se la spesa è inferiore ai 100 dollari. Anche le scarpe rientrano nella categoria abbigliamento, le borse no.

I prezzi A new york la cosa più costosa sono gli alberghi, il resto è parecchio conveniente. Due persone mangiano MOLTO bene con 30 euro, per capirci. Un altro esempio: l’ipod in Italia costa 199 euro, negli Stati Uniti 199 dollari, che sarebbero 140 euro. In generale, 10 dollari son 7 euro: i conti si fanno facilmente. Capitolo 2: quando si va a ny, dove si va? La premessa è che non si va a New York, che è enorme, ma a Manhattan, che non è poi così grande.

Il consiglio è di partire dal basso: volendo essere precisi, dalla Statua della Libertà.

Non che sia la cosa più bella di New York, tutt’altro: per comodità.

Dal basso significa arriva a Battery Park da dove partono i traghetti per Ellis Island.

I traghetti sono a pagamento, e la fila è una cosa spaventosa.

Dovrebbero portare a Ellis Island, lambendo la Statua della Libertà, che si potrà vedere da vicino.

A Ellis Island c’è il museo sull’immigrazione, che una mia amica ha descritto come “particolarmente toccante”.

Io la Statua della Libertà l’ho guardata da lontano e mi è bastato, anche perché non mi piace neance poco.

In realtà ci sarebbe un altro modo per vederla da vicino, con meno fila e completamente gratuito: il traghetto per Staten Island.

Si prende sempre a Battery Park, e passa sempre vicino alla Statua, però non mi andava di perder tempo in traversate.

A Battery Park c’è LA sfera, un sfera di bronzo e acciaio che era sulle torri gemelle, che porta i segni del crollo.

Da lontano sembra una scultura di Pomodoro, avvicinandosi si capisce che c’è qualcosa di brutto dietro.

Ma mi sto perdendo.

A New York ci sono cose che tutti sanno che bisogna vedere, e altre meno conosciute.

Cominciamo con quelle più famose.

Time Square.

Bisoona andarci, perché fa effettivamente impressione.

È la trappola per turisti più grande del mondo, è pieno di lucine, neon, pubblicità ad alta definizione, gente che ti regala campioncini di qualunque cosa, ogni negozio è un meganegozio, il meganegozio di caramelle, il meganegozio sportivo, il meganegozio di giocattoli, tutto così.

Ci si resiste dieci minuti al massimo, però bisogna andarci, perché a spiegarlo non si può, ma per capirlo basta farci un salto.

Il Moma.

È un museo divertentissimo, ci sono tutti gli oggetti di design che hanno fatto storia, cose tipo l’ipod, la lattina con l’apertura verso l’interno, la 500, e poi una buona collezione d’arte, anzi, anche qualccosa di più, visto che hanno Andrew Wieth che io adoro.

L’ingresso costa 20 dollari, ma è gratuito il venerdì dalle 4 alle 8: la fila è enorme, ma è di quelle che scorrono, il problema è che il venerdì pomeriggio è gratuito anche il Guggheneim! Il Guggheneim.

La struttura è meravigliosa, nell’atrio ci sono sempre delle installazioni carine, il bagno è pulito, lo store non è male: insomma, io consiglio di andarci per questi motivi, entrare mi sembra eccessivo.

Broadway.

Sto andando in ordine sparso, e si vede: infatti Broadway dovrebbe stare subito dopo Time Square, visto che sono attaccati, ma non necessariamente.

Uno dei miei rimpianti è quello di non aver assistito a uno spettacolo a Broadway, quando ci tornerò [perché ci tornerò, tra neanche troppo tempo], sarà una delle prime cose da fare.

Io consiglierei di prendere i biglietti dall’Italia, perché a New York si perde un sacco di tempo.

Il Re Leone mi sembrava quello più gettonato, ma forse mi sbaglio.

Central Park.

Prima non c’era, poi hanno detto: ci dovrebbe essere. Allora hanno spallato, scavato e piantato, e hanno fatto questo polmone enorme. Gli americani son fatti così, si lasciano prendere a mano.

Una passeggiata per Central Park è da fare, magari non tralasciando la statua di Alice, il giardino di John Lennon, cose così.

E poi, stare nella giungla e vedere i grattacieli, insomma, non è una cosa da poco.

Metropolitan Museum Altresì detto Met, è attaccato a Central Park, quindi stavolta sono andato per ordine. Si consiglia una quota di 20 dollari per adulto, ma si può lasciare quanto si vuole: io ho lasciato 10 in qualità di studente, gli americani lasciano tutti un dollaro, non so se perché ci vanno spesso o perché tanto gli europei fanno gli smargiassi.

È un museo come ce ne sono a Parigi, Roma e Londra, con le mummie e i quadri famosi di pittori famosi: siccome è molto grande, consiglio di informarsi prima sulle opere che si vorrebbero vedere, altrimenti si perde un sacco di tempo.

Empire State Building Qui la fila non passa proprio mai, ma proprio mai. Prima ce n’è tanta fuori per entrare, poi finalmente si entra, e ce n’è un’altra per vedere chi ha il mitra e chi no, poi ce n’è un’altra per i biglietti, poi un’altra per gli ascensori: il consiglio è: mettetevi l’anima in pace. Io credo che ne valga la pena: calcolando i tempi, e con molta fortuna, si può arrivare in cima al tramonto, così da vedere New York alla luce del giorno e a quella dei grattacieli. Meraviglioso. Meglio portarsi il giaccone da neve: faceva freddo ad agosto, non oso immaginare a novembre.

Però mi dilungo troppo su cose ovvie, passiamo alle meno ovvie: si tratta di cose che a me son piaciute da morire, ma che magari non sono poi…

Washington Mews È una stradina privata vicino Central Park, vicino il Met, vicino il Guggheneim.

È molto carina, sembra di passare per il centro storico di un paesino di montagna, poi esci e tornano i palazzoni. Se me la ricordo, un motivo ci sarà.

Chelsea Market Ecco, secondo me uno dei motivi per cui vale la pena andare a New York è mangiare al Chelsea Market. È una struttura di pietra e metallo, piena di ristoranti e fast food che hanno tutti una cosa in comune: la cucina con le pareti di vetro. Si possono vedere le varie fasi della preparazione, si mangia bene, io ho preso una zuppa d’aragosta, e poi i brownie della pasticceria all’entrata, che a ripensarci mi vien voglia di correre a fiumicino.

Union Square Sempre in tema cibo, a Union Square c’è un mercato di verdura, tranne il martedì, abbastanza carino, e un enorme store che si chiama wholefoods, che ha delle cose pazzesche, si mangia bene: insomma, se sono quasi le due, e union square non è lontana, sarebbe da andarci.

Washington Square È divertentissima, sarà perché è vicina all’università, ma non credo, perché c’è gente di tutte le età, bambini coi nonni, ragazzi coi professori, quando ci sono stato io c’era un sacco di gente che suonava, uno aveva anche un pianoforte, così, vicino alla fontana, con un pianoforte che sembrava uscito da una soffitta: se mi chiedessero, ma New York com’è? Come Washington Square, più o meno.



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