Nuova Zelanda ovvero il paradiso dei geologi
Erano anni che sognavamo questa meta, ma un po’ il costo elevato del viaggio aereo, un po’ la lontananza dall’Italia ci avevano sempre fatto cambiare idea. Alla fine ci siamo decisi e devo dire che non siamo rimasti delusi. La Nuova Zelanda è una specie di enorme parco naturale, un Paese dove la bellezza dei suoi paesaggi la fa davvero da padrona, dove ci sono circa 4 milioni di abitanti e (dicono) 40 milioni di pecore e la densità abitativa è talmente bassa che ci sia abitua a guidare per centinaia di km senza incontrare neanche una automobile in senso opposto… Su questa terra, a causa dell’isolamento in cui si è sempre trovata, la fauna si è evoluta in modo del tutto particolare. La Nuova Zelanda è il regno degli uccelli, mentre pochi sono i mammiferi presenti (tra cui nessuno di grandi dimensioni) e per finire non c’è neppure un serpente… Data la quasi totale mancanza di predatori, molti uccelli neozelandesi hanno addirittura perso la capacità di volare! Purtroppo, con la comparsa dell’uomo, l’habitat è stato sconvolto, soprattutto a causa del disboscamento che ha causato la quasi totale scomparsa delle originarie foreste dominate dalle piante di kauri e con l’introduzione di molte specie animali esterne (conigli, opussum, cani e gatti tanto per citarne alcuni). Tutto ciò ha portato alla totale estinzione di molte specie di uccelli (ad esempio il grosso Moa) mentre altri lottano per la loro sopravvivenza (come il famoso Kiwi). Oggi il popolo neozelandese ha sviluppato una profonda coscIenza ecologica, però ad alcune situazioni è difficile porre rimedio e questo mi ha fatto molto riflettere su quanto sia fragile il mondo su cui viviamo.
Una caratteristica di questo Paese è la sua incredibile variabilità climatica; nello stesso giorno può capitare di svegliarsi con pioggia, freddo e cielo grigio e dopo poco arrostirsi al sole (o viceversa). In qualsiasi stagione consiglio quindi di portare cappello e crema solare ad alta protezione, perché quando il sole esce picchia forte, ma anche una giacca impermeabile con cappuccio (indispensabile per chi vuole cimentarsi in qualche camminata sui bellissimi sentieri neozelandesi). Sempre per chi vuole fare trekking, servono un paio di scarponi, i sentieri sono tutti molto ben tenuti, ma è meglio avere un minimo di attrezzatura. Tenete conto che all’arrivo all’aeroporto vi chiederanno di mostrare le suole dei vostri scarponi, che dovranno essere pulite; in Nuova Zelanda sono molto fiscali riguardo all’introduzione di specie vegetali straniere e quindi in caso fosse necessario vi confischeranno gli scarponi, restituendoveli dopo una accurata pulizia.
La guida a sinistra, dopo i primi momenti di panico, non presenta problemi, anche perché soprattutto nell’Isola del Sud il traffico è veramente inesistente. Il costo del noleggio auto non è elevato, noi abbiamo prenotato dall’Italia con Hertz pagando circa 20€ al giorno tutto compreso; la benzina costa circa 0.6€ al litro.
Le distanze in Nuova Zelanda sono grandi, è meglio stendere un itinerario in modo da non essere costretti a macinare centinaia di km ogni giorno, si rischierebbe di vedere solo paesaggi dal finestrino di un’automobile e di non godersi nulla. Secondo me è meglio rinunciare a qualcosa e vedere con tranquillità tutto il resto, noi per esempio abbiamo deciso di visitare in fretta le città e di privilegiare la visita ai parchi naturali.
Per quanto riguarda i pernottamenti, ci sono molte tipologie di alloggi per tutte le tasche. Ostelli sempre puliti e tranquilli, con semplici camere con bagno (costo mediamente intorno a 70$NZL=28€ circa); innumerevoli motel, con camere con bagno e cucina (costo mediamente intorno a 100$NZL=40€ circa); ed infine una fitta rete di B&B, alcuni molto lussuosi altri più a buon mercato (costo a partire da 100$NZL=40€ circa). Qualsiasi soluzione scegliate, comunque, le persone che li gestiscono sono sempre affabili e gentili (almeno questa è stata la nostra esperienza…). Nei B&B si respira davvero una atmosfera familiare, a noi è capitato anche di essere invitati ad una cena a base di pesce alla griglia e di verdure dell’orto dalla simpatica padrona di casa… Suggerisco quindi di non prenotare tutti gli alloggi dall’Italia, cercate di volta in volta la vostra sistemazione, c’è davvero una grande disponibilità e il fatto di non prenotare prima non vi obbliga a rispettare sempre il programma che vi siete fatti prima di partire, perché può sempre succedere qualcosa che vi obbliga a cambiare l’itinerario (è capitato anche a noi).
ITINERARIO La nostra vacanza inizia dall’Isola del sud e più precisamente da QUEENSTOWN, patria delle attività sportive di ogni genere (bungee jumping rafting, parapendio e chi più ne ha…). La cittadina si stende sul lago Wakatipu, che percorriamo fino alla punta estrema a nord dove si trova il paesino di Glenorcy. I paesaggi sono belli e selvaggi, non ci sono case né strade a parte quella che stiamo percorrendo e tutto dà un senso di pace e tranquillità. Saliamo con la Skyline Gondola e lo sguardo spazia a 360° su Queenstown, sul lago e sui monti circostanti. Alloggiamo per due notti in un ottimo ostello (Hippo lodge, 85$NZL=34€ circa) con ampia camera con cucina e vista panoramica sulla cittadina.
Il giorno successivo partiamo di buon mattino per l’unica escursione che abbiamo prenotato dall’Italia, con meta il MILFORD SOUND, uno dei più visitati fiordi del parco Fiordland, che fa parte del Patrimonio dell’Umanità. Purtroppo, a differenza del giorno precedente quando il sole splendeva, abbiamo avuto per tutto il giorno brutto tempo e quindi non abbiamo potuto apprezzare al meglio la bellezza dei posti.
Il nostro bus ci porta fino alla cittadina di Te Anau, che è il punto di ingresso obbligato per il Milford. Da qui si percorre tutto il lago omonimo e si arriva all’imbarco per la crociera che in circa un paio di ore costeggiando il fiordo arriva in mare aperto. Con il sole credo sia uno spettacolo magnifico, noi abbiamo dovuto un po’ indovinare i paesaggi nella nebbiolina, però abbiamo fatto in tempo a vedere il Mitre Peak, una serie di bellissime cascate e ad avvistare un gruppo di foche che si riposava su una roccia… Da Queenstown ci spostiamo in direzione West Coast, percorrendo la strada che passa da Cardrona dove c’è un famoso (e molto fotografato) vecchio albergo. La strada costeggia i bellissimi laghi di Wanaka e Hawea e attraversa la catena montuosa delle Alpi Meridionali arrivando ad HAAST, sul mare. Dopo tante montagne, facciamo una passeggiata sulla lunghissima spiaggia bianca e, da riva, vediamo un branco di delfini che gioca tra le onde. Uno spettacolo meraviglioso! Proseguiamo quindi fino al ghiacciaio FOX GLACIER, che fa parte insieme al FRANZ JOSEPH GLACIER del Parco Westland. La particolarità di questi ghiacciai è di essere ubicati a poca distanza dal mare, meno di 20 km e di poter essere visitati comodamente senza faticose camminate. Noi visitiamo entrambi i ghiacciai, ci sono facili sentieri che si avvicinano alla morena laterale ed al fronte glaciale e la vista è davvero bella. In zona si organizzano anche escursioni di vario tipo, voli in elicottero e trekking con le guide direttamente sul ghiaccio.
A circa 6 km da Fox Glacier c’è il LAGO MATHESON, di cui si vendono cartoline in tutto il Paese dato che da qui è possibile ammirare le Alpi Meridionali ed in particolare i Monti Tasman e Cook; questo ultimo è chiamato in lingua maori Aorangi che significa “che trapassa le nubi” (e quando lo si vede si capisce perché…). Suggerisco di fare il giro del lago (circa 1 ora e mezza di piacevole camminata) al mattino presto o alla sera al tramonto, perché sono i momenti migliori per fotografare (la vista delle cime innevate delle due vette mi rimarrà sempre nel cuore…).
Il nostro viaggio prosegue lungo la West Coast, con un susseguirsi di immagini di spiagge immense e battute dal vento da una parte e di montagne dall’altra. Attraversiamo quindi l’isola passando dal Parco dell’ARTHUR’S PASS, la strada è molto panoramica tra un susseguirsi di foreste, vallate e montagne. Nel piccolo villaggio al passo facciamo conoscenza con il Kea, un pappagallo di montagna dal piumaggio verde brillante che viene ad elemosinare qualcosa da mangiare al tavolino del bar dove siamo seduti.
L’atmosfera nel villaggio è tranquilla, intorno a noi molti escursionisti pronti a qualche camminata e ciclisti che si riposano prima di rimettersi in movimento (e io mi domando, come faranno mai a pedalare per così tanti km su queste strade tutte salita e discesa?).
La strada dopo il passo scende verso il mare e verso la città di Christchurch, che visitiamo in fretta perché, dopo tanti giorni passati tra vallate e montagne, il “caotico” traffico cittadino ci infastidisce. Proseguiamo verso nord, fermandoci ad HANMER SPRINGS che si trova a circa 1 ora e mezza dalla città. Si tratta del più importante centro termale dell’Isola del sud, un villaggio di casette di legno incastonato tra le montagne, dove troviamo una camera al B&B Rosie’s (costo 100$NZL=40€ circa); la padrona è una simpatica signora che ci offre vino bianco a metà pomeriggio… Ad un minuto a piedi c’è l’ingresso delle terme, dove si può fare il bagno in piscine e vasche scavate nella roccia con acqua termale di temperatura variabile tra i 28°C e i 41°C (ingresso 14$NZL=5€ circa). Consiglio di andarci di sera quando l’aria fuori è freschina, è davvero rilassante e (pare) anche un toccasana per la salute. La notte dormiamo come ghiri! Da Hanmer Springs è possibile spostarsi verso nord seguendo due percorsi diversi. Il primo lungo la costa passando da KAIKOURA, località famosa perché si può uscire in barca per vedere le balene e l’altro passando per il LEWIS PASS e poi dirigendosi a nord. Noi decidiamo di seguire questo ultimo tragitto, un po’ perché le balene le abbiamo già viste durante altri viaggi, un po’ perché questa è la strada più corta per arrivare nelle vicinanze dell’Abel Tasman, che è la nostra meta per il giorno successivo.
La strada che percorriamo attraversa ampie vallate con gli immancabili pascoli e poi estesi frutteti. Ci fermiamo per una sosta a Murchison, un paesino nel centro di questa regione conosciuta in particolare per gli sport legati all’acqua (in particolare il kayak ed il rafting), dove c’è un piccolo museo che decidiamo di visitare. Il museo è totalmente incentrato sul terremoto che nel 1929 ha colpito la cittadina, uccidendo un centinaio di persone. Ci sono spiegazioni geologiche del sisma e molte fotografie ed articoli di giornali d’epoca che descrivono il fatto. Fa tenerezza vedere queste foto di giovani signore in crinolina con bimbi in braccio, tutti deceduti durante il terremoto e ci colpisce anche la cura con cui le anziane signore che troviamo nel museo hanno archiviato il materiale disponibile.
Arriviamo al villaggio di KAITERITERI, molto vicino all’ingresso del parco dell’Abel Tasman, dove c’è una bella spiaggia sulla quale passiamo il pomeriggio a crogiolarci al sole. Peccato solo che sia abitata da poco simpatici e mordaci insetti (pappataci), consiglio di portare una bella scorta di repellente per insetti! Il nostro programma prevedeva per il giorno successivo una intera giornata di camminate e kayak lungo il parco, ma purtroppo nella notte l’isola viene colpita da una forte perturbazione e quando ci alziamo piove a dirotto. Dato che le previsioni meteo non danno nulla di buono anche per il giorno successivo, che sarebbe l’ultimo per noi nell’Isola del sud, decidiamo a malincuore di spostarci verso PICTON, dove troviamo posto in un bel B&B (Marineland, 120$NZL=48€ circa ).
Diluvia per tutta la notte, ma il mattino successivo, neanche a farlo apposta, c’è un meraviglioso sole! Ormai l’Abel Tasman è troppo lontano e decidiamo a malincuore di rimanere nei dintorni di Picton e di visitare il MARLBOROUGH. La regione è molto bella e vale la pena scorazzare lungo le coste e nelle calette, ci sono spiagge dove poter fare il bagno e numerosi sentieri per fare belle passeggiate.
Al mattino successivo ci alziamo che è ancora notte per imbarcarci sul traghetto delle 6.30 che in circa 3 ore arriva a WELLINGTON, la capitale del Paese. Vediamo l’alba sorgere sul mare e la costa tingersi di rosa, la vista vale davvero la levataccia! Il mare è calmo e sbarchiamo sotto un magnifico sole. Anche in questo caso dedichiamo solo poche ore alla città, ma non rinunciamo ad andare al museo Te Papa, che consiglio di visitare dato che spiega la storia geologica e naturalistica del paese in modo molto interessante. Tra l’altro si ha anche l’ebbrezza di provare le scosse di un terremoto dentro una casetta costruita appositamente… Lasciamo la città e ci dirigiamo verso nord lungo la costa, con meta finale il parco nazionale TONGARIRO, un altro must a cui non volevamo rinunciare assolutamente. Già da lontano i vulcani, oltre appunto al Tongariro anche il Ngauruhoe ed il Ruapehu, spiccano con la loro imponenza sul territorio circostante. Nonostante sia estate, le cime sono innevate e mentre saliamo verso il villaggio di Wakapapa attraversiamo un paesaggio brullo e di colore scuro. Alle falde del Ruapehu spicca il più famoso albergo del paese, lo Chateau Tongariro, costruito nel 1929, un enorme edificio con i tetti azzurri e un verdissimo campo da golf davanti. Ovviamente non pernottiamo lì, è un po’ troppo lussuoso per i nostri standard, ma ci accontentiamo dello Skotel Alpine Resort, tutto in legno e col caminetto acceso, dove sembra di essere sulle Dolomiti per la settimana bianca… (la camera con vista sulla piana vulcanica costa 130$NZL=50€ circa, ma li vale!).
Il giorno dopo è in programma una camminata lungo il più famoso sentiero escursionistico del paese, il TONGARIRO CROSSING. Si tratta di un percorso di circa 8 ore, che ovviamente è possibile anche fare per tratte più brevi, che offre bei paesaggi sui rilievi vulcanici. Riusciamo a camminare per qualche ora sotto il sole, ammirando lo spettacolo che ci si presenta davanti, in compagnia di un folto gruppo di turisti di tutto il mondo. Ovviamente ad un certo punto inizia a piovere e quando torniamo alla macchina siamo bagnati fradici nonostante le cerate! Comunque poco male, basta cambiarsi e tutto torna a posto… Lasciamo il parco e attraversando paesaggi collinari proseguiamo verso il LAGO TAUPO e la sua graziosa cittadina. Qui si può fare una bella passeggiata lungo il fiume Waikato che in circa 1 ora conduce alle Huka Falls, più che cascate una zona di rapide dove il largo letto del fiume si incanala in una stretta gola rocciosa. Quasi all’inizio della passeggiata si può fare il bagno nel fiume in un punto dove le sue acque si miscelano con quelle caldissime provenienti da una sorgente di acqua termale (molto rilassante!). Alloggiamo all’ostello Tiki Lodge a due passi dal centro, tranquillo e pulito (80$NZL=33€ circa).
Il giorno successivo ci dedichiamo alla visita dell’area geotermica WAI-O-TAPO, la più colorata tra le tante che sono presenti nell’area centrale dell’isola. L’odore di zolfo è forte, sembra di essere finiti all’inferno, il sito è davvero incantevole con i suoi laghetti colorati, le fumarole e le pozze di fango nero ribollente.
Visitiamo anche un altro sito, WAIMANGU, meno colorato ma altrettanto bello, che viene decantata come “l’area geotermica più giovane di tutto il mondo”. Di questa area si conosce esattamente la data di formazione; durante la notte del 10 giugno 1886 una serie di forti terremoti sveglia gli abitanti dei villaggi della zona e sono il preavviso per una forte eruzione vulcanica che interessa il vicino Mount Tarawera. Alcuni villaggi vengono distrutti, alla fine i morti sono 120 circa e una profonda frattura lunga circa 17 km si forma nel terreno. Il parco si sviluppa proprio in corrispondenza di questa frattura per una lunghezza di circa 4 km, lungo il quale si possono visitare i crateri formatisi durante l’evento, mentre in lontananza si vede il rilievo imponente del Tarawera.
Ci spostiamo poi verso ROTORUA, una delle località più turistiche del paese dove facciamo anche in tempo a fare una capatina alle famose Polynesian Spa, un centro termale ubicato proprio sulla sponda del lago con una serie di vasche di acqua puzzolente ed una splendida vista tutto intorno. Temperatura massima dell’acqua: 43°C! Lasciamo quindi la zona di Rotorua per dirigerci verso la penisola di COROMANDEL, dove vogliamo passare un paio di giorni oziando sulle spiagge. Visitiamo la famosa e bella spiaggia Cathedral Cove e ci fermiamo per la notte a Coromandel Town, un villaggio dall’atmosfera rilassata con una serie di negozietti che vendono artigianato locale e un mercatino di signore che vendono marmellate e torte fatte in casa.
Alloggiamo in un magnifico B&B con vista sulle colline circostanti (MountainView, costo 130$NZL=50€). Al mattino la simpatica padrona di casa di origine ungherese ci prepara una colazione tutta home made, pane, marmellata, muffin, yogurt e perfino il muesli sono fatti da lei… Tutto intorno c’è solo pace e tranquillità, ci dispiace veramente andarcene da qui! Arriviamo infine ad AUCKLAND, il programma prevedeva lo spostamento direttamente nel Northland, ma tanto per cambiare una violenta perturbazione colpisce l’isola, il vento ulula e la pioggia cade a dirotto, insomma non ce la sentiamo di fare ancora tanti km sotto l’acqua… è destino che si debba tornare in Nuova Zelanda, ormai sono troppi i posti che non abbiamo potuto vedere! Ci fermiamo quindi in città, che a noi è piaciuta molto (anche sotto la pioggia…), gironzolando per i suoi quartieri e la zona del porto, visitando la famosa Sky Tower e facendo acquisti di souvenir al mercato del Victoria Park Market.
Ci spostiamo poi a Devenport, un bellissimo quartiere che vale la pena vedere, dove troviamo una camera (anzi un mega-appartamento) in casa di una simpatica signora (Ivanhoe apartments, costo 130$NZL=50€ circa). La signora ci garantisce che il giorno successivo ci sarà il sole ed infatti, incredibile a dirsi, ci alziamo con una splendida giornata. Su suo suggerimento ci rechiamo col traghetto all’isola di WAIHEKE, dove trascorriamo il nostro ultimo giorno di vacanza sdraiati al sole e facendo il bagno. L’isola è grande e molto bella e si può girare con auto o scooter a noleggio o con il bus, che porta in tutte le località. Ci sono molte spiagge da visitare, la più famosa e bella è quella di Onetangi sulla costa settentrionale, una lunga distesa di sabbia bianca ombreggiata da alberi.
La sera di ritorno a Devenport la nostra padrona di casa ci obbliga ad andare sul Mount Victoria, nome pretenzioso per definire una collinetta di un centinaio di metri (che in realtà è un vecchio vulcano), dal quale si gode una splendida vista su Auckland. Insieme a molte altre persone, vediamo il cielo ed il mare arrossarsi al tramonto sulla città e già sentiamo il magone in gola per essere costretti a tornare a casa… ma dopo 3 settimane di vacanza e più di 3500 km percorsi è arrivata l’ora di partire. In conclusione, so di non essere riuscita a rendere giustizia a questo Paese. Posso solo dire che si tratta sicuramente di un viaggio da fare, soprattutto per chi ama i grandi spazi e la natura; è vero la Nuova Zelanda è tanto lontana, ma la bellezza dei suoi paesaggi e la cordialità della sua gente ricompensano totalmente la fatica e la distanza! Per quanto ci riguarda, speriamo sia solo un arrivederci a presto…