Nuova Zelanda dalla A alla Z
Abbigliamento: una giacca a vento/k-way è essenziale. La pioggia può comparire e sparire da un momento all’altro, vestirsi a strati non è mai una cattiva idea. Per lo stesso motivo, avere con sé almeno un paio di scarpe da trekking, meglio ancora se impermeabili, diventa essenziale. Bisogna vivere la natura, per cui bando ai vestiti eleganti!PS: l’ombrello è un di più inutile!
Bed and breakfast: è l’opzione migliore per pernottare. Sono ovunque, anche nei posti più remoti troverete qualcuno che vi concede un letto su cui riposare. A parte l’estate, nelle altre stagione teoricamente sarebbe anche possibile non prenotare, dato che non è affollato. Quelli a gestione familiare ci sono ovviamente piaciuti di più, avrete modo di assaggiare la tipica colazione anglosassone appena cucinata e di solito i padroni di casa sono molto alla mano e finiranno per intrattenervi e farvi uscire in ritardo da casa!
Clima: in tutte le stagioni, la variabilità la fa da padrone. Preparatevi a bruschi cambi di clima, vento e pioggia. La costa occidentale dell’isola sud è la più piovosa, il nord dell’isola settentrionale ha un clima sub-tropicale. In generale non ci sono grossi picchi di temperatura in un senso o nell’altro (a parte ovviamente d’inverno in montagna). Ci si fa ampiamente il callo, in quanto si è ripagati dalla bellezza dei paesaggi. Alcuni luoghi (la zona delle Pancake Rocks e i fiordi) a parer mio sono ancora più suggestivi se visti con il tipico clima nebbioso-ventoso-pioggerellina con cui li abbiamo visti noi.
Distributori di benzina: soprattutto all’isola sud sono molto pochi. Generalmente però viene segnalato dopo quanti km ne troverete uno (anche 100-150 a volte), per cui fatevi bene i conti. Il prezzo della benzina è su per giù come da noi.
Eclettica: la NZ alterna davvero emozioni, paesaggi e climi di ogni genere. Non ci si stufa mai. In mezza giornata di viaggio puoi passare da climi tropicali a climi atlantici e quindi alpini. Se un giorno fai kayak tra splendide insenature a 20-25 gradi, il giorno dopo affronti folate di vento e pioggia su rocce a picco sul mare e quello ancora dopo passeggi su un ghiacciaio. Manca solo il deserto.
Focoidi: per l’esattezza Fur seals e leoni marini. Sono tra gli animali più diffusi, un po’in tutta la nazione. Mi sento di consigliare i 2 luoghi più belli in cui li abbiamo visti, ovvero Tonga Island (nell’Abel Tasman National Park, organizzano escursioni in kayak e le foche possono a volte anche saltare sulla vostra imbarcazione!) e l’Otago Peninsula (assolutamente un tour con Nature Wonders è essenziale per incontri ravvicinati).
Guida: per quanto spaventi, la guida a sinistra in NZ è molto tranquilla. Il traffico è pressoché inesistente, le strade extra-cittadine sono generalmente stupende e non pericolose (a parte per la fauna che attraversa la strada!). è il modo migliore per girare le isole, il viaggio in auto in sé fa parte dell’avventura. Bellissime le strade che collegano Waitomo a Rotorua, la strada costiera sulla West Coast, la Souther scenic route.
Haka: abbiamo assistito alla famosa danza maori a Rotorua. Molto turistica, ma comunque interessante. Alla fine hanno anche invitato i maschi presenti a salire sul palco e riprodurla, ma ovviamente rendono di sicuro meglio i maschioni maori!
Immensità: tornando a casa e riguardando ansiosamente le foto del viaggio, ci siamo resi conto come, anche con fotocamere tecnologiche, non sia possibile riprodurre l’immensità che i paesaggi neozelandesi ti imprimono nella memoria. E questo viene rafforzato ulteriormente dalle sensazioni di pioggia e vento che molto spesso le accompagnano.
Jetboat: in qualunque corso d’acqua navigabile, i neozelandesi riescono a creare attrazioni. Il jet boat è un motoscafo veloce che corre tra le gole di vari fiumi, il più celebre è lo Shotover river a Queenstown. Esperienza carina, con un medio tasso di adrenalina che lo rende fattibile per tutti.
Kiwi: frutto, ma soprattutto animale. È il simbolo della NZ, un uccello che non vola e vive al buio. Sta rischiando l’estinzione e di fatto è visibile solo in “gabbie” in luoghi protetti sparsi sulle 2 isole. Solo a Stewart Island (la terza isola a sud della South Island) vive libero nella natura. Lo ritrovate su qualunque tipo di souvenir e addirittura sui francobolli.
Lord of the ring: è qui che l’hanno girato. Gli appassionati volendo possono deliziarsi a cercare i luoghi in cui è stato girato, ma non deve essere facile. Pensavamo che ogni negozio di souvenir fosse pieno di gadget, invece pare essere una fissa italiana. A parte a Wellington, dove ho letto esserci un museo del cinema e un negozio “ufficiale” del film, potrete togliervi lo sfizio di comprarvi l’anello originale solo in pochi negozi (a Queenstown l’unico trovato da noi) non proprio a modici prezzi (centinaia di euro!!).
Maori: questi enormi e rotondi autoctoni sono ormai piuttosto integrati nella popolazione neozelandese. La culla della civiltà è nei dintorni di Rotorua; noi abbiamo visitato il parco geotermale Te Puia a Rotorua, gestito da loro, in cui si può avere una buona panoramica su usi, costumi e storia di questo popolo. Curiosa una scena all’aeroporto di Auckland, dove circa 20 maori, uomini e donne, dai 2 ai 70 anni, si accommiatavano per la partenza di una parte di loro chissà per dove, con lacrime e disperazione da parte di tutti. Suggestivo vedere omoni di 150 kg piangere cosi.
Neozelandesi: un popolo spettacolare! Non manca mai un sorriso sulle labbra, la disponibilità per qualunque cosa è assoluta, non contano gerarchie sociali di alcunché. Aneddoto: il padrone di un B&B familiare in cui abbiamo soggiornato, con un sorriso perennemente stampato in faccia e una risata contagiosa, non ci lasciava più andar via una mattina, raccontandoci di quando lavorava come capo di Jean Todt alla FIA (Federazione internazionale di automobilismo), essendo lui tra l’altro l’ex capo della corrispondente neozelandese dell’ACI. Per loro la vita ha un’altra marcia rispetto alla frenesia della nostra. Il top è vivere all’aria aperta e godersi la bellezza del proprio Paese, ma sempre con molta calma. Dobbiamo imparare.
Opossum: questo animale è l’incubo degli automobilisti neozelandesi, in quanto più di ogni altri si rende protagonista, suo malgrado, di “incidenti” da investimento di animali. Per loro è quasi ossessione, tant’è che i negozi di souvenirs pullulano di gadget con dipinti opossum spalmati sull’asfalto o abbagliati dai fari di un’automobilista. Noi per fortuna non ne abbiamo mai visti da cosi vicino!
Pecore: è una sorta di icona della NZ, oltre al kiwi. A differenza di questo è endemico, ci sono 10 pecore per abitante sulle 2 isole. Costeggiano quasi ogni strada del Paese, a parte i tratti di foresta. Se volete sapere tutto su questi animali, fondamentale visitare l’Agrodome a Rotorua.
Queenstown: “capitale degli sport estremi”, questa cittadina di 10000 abitanti (piu migliaia di turisti di passaggio) è il luogo in cui è nato il bungee jumping. Normale quindi aspettarsi qualunque tipo di attività all’aperto, su sci, lago, sterrati, cieli… Potrete togliervi ogni sfizio a riguardo, a tariffe tutto sommato non proprio economicissime, ma con qualche biglietto combinato si ammortizza il prezzo. Da non perdersi, in una giornata serena, la vista su cittadina e lago dalla Sky Gondola.
Rugby: non entrerete mai in un pub in cui non stiano trasmettendo una qualche partita di rugby. È vissuto tale e quale il calcio in Italia, ma gli stadi sono sempre pieni (per quello che ho visto in TV). Immaginate che hanno solo una seria squadra di calcio, che gioca nella lega australiana e la cui unica partita che ho visto a un servizio al TG era stata nominata perché era l’esordio ufficiale di Del Piero oltreoceano! Stadio di Wellington deserto!
Souvenir: gli amanti saranno soddisfatti dalla quantità di negozi di souvenirs presenti e da quanti oggetti vendano. Vanno per la maggiore oggetti il lana di ogni genere ovviamente.
Turismo: se avessimo anche solo la metà del senso di valorizzazione del territorio che hanno lì, per tutto il mondo non ci sarebbe altro posto da visitare che l’Italia. Riescono a trasformare un per noi banale ruscello di montagna in una serie di attività all’aperto impressionante: sentieri strasegnalati, kayak, rafting, canyoning, mountain bike. Anche in mezzo a una foresta troverete i cartelli (ben tenuti) dell’ente nazionale del turismo che indica i tempi per raggiungere una cascata piuttosto che un ponte tibetano. La gamma di esperienze offerte è vastissima e per tutti i gusti, ovviamente più si è avventurieri e più il palato ne rimane soddisfatto.
Ugg: nota per le donzelle: quelli che da noi ormai da un paio di inverni vanno per la maggiore come stivali col pelo dentro, in NZ sono la calzatura basilare per uomini e donne. Ma attenzione: se volete gli originali (UGG Australia) fate molta attenzione, perché ve ne sono di molto simili, anche con la scritta UGG, che per loro però indica il nome comune dello stivale col pelo. In ogni caso, se non siete maniaci del marchio, a prezzi variabili ce n’è per tutti i gusti, anche per uomini (non so però la reazione una volta tornati in Italia da parte dei nostri compatrioti).
Vegetazione: la fa da padrone. Sinceramente non pensavo di trovare foresta simil-tropicale, ma pensandoci bene la quantità di pioggia che bagna il Paese è molto simile alle mete equatoriali. Dove non c’è foresta, ci sono immense distese di prati di un verde accecante, tenuti perfettamente un po’dal brucare delle pecore e un po’ dai loro allevatori.
Weka: questo goffo “volatile” è parente stretto del kiwi, essendo anche lui non dotato di ali, bensì costituito da una palla di piume. Anche lui come l’opossum, soprattutto lungo la costa ovest dell’Isola del Sud, ha la malsana abitudine di attraversare la strada quando ti stai avvicinando.
X: in NZ c’è proprio tutto… manca solo una parola con la x!
Yellow-eyed penguin: sono unici al mondo. Vivono nell’Otago Peninsula in gruppi per così dire familiari. A 5 anni maschio e femmina iniziano la convivenza per non separarsi mai. Si isolano letteralmente da altri esemplari per allevare un cucciolo e a turno ogni giorno si addentrano nell’oceano in cerca di cibo. Sono noti per non essere proprio dei cuor di leone, tant’è che i turisti li possono avvistare da lontano in religioso silenzio, perché qualunque stress subiscano li scompensa immensamente al punto da avere problemi di cuore e nell’accoppiamento. Addirittura se mentre escono dall’acqua incontrano un ramo sulla spiaggia, lo aggirano a distanza per il terrore che possa essere un altro animale.
Zorb: altro esempio di massimo profitto dal nulla per il turismo neozelandese. Ti portano in cima a una collina non tanto alta, ti chiudono dentro grosse sfere di plastica (all’asciutto da soli o bagnati anche in 2-3 persone) e ti fanno rotolare giù per il pendio. Durata della discesa: 10 secondi. Sono sicuramente 10 secondi divertenti, su cui loro guadagnano qualcosa come minimo 30 euro a corsa.