Nostalgia di gente meravigliosa
Infatti quando esci dal paradiso finto e dorato dell’albergo curato, tutto palme e giardino tropicale con fiori meravigliosi ti scontri letteralmente con un mondo che e’ il Madagascar: povere capanne, sollevate da terra di circa 40 cm con una sola porta e un tetto di foglie di palma con tanti bambini che giocano intorno alcuni solo con una ruota di bicicletta. Benvenuto in Madagascar…
Eppure ti rendi subito conto, percorrendo la lunga strada che va da da Anfiky a Diego Suarez che almeno quelli di loro che vivono in campagna hanno di che sfamarsi: la natura provvede per loro con molta varieta’. I problemi pero’ sono enormi, inimmaginabili per noi, il primo che ti salta subito alla mente e’ la difficolta’ di scolarizzare tanti bambini cosi’…
Si ferma il pulmino e i bimbi che escono da una delle tante scuole di Manina ti salutano con un CIAO allegro, e’ una parola ormai universale e tutti la conoscono. Ti gridano “ciao VASA'” (bianco) ma senza cattiveria, sempre con il loro eterno sorriso.
Abbiamo UNO ZAINETTO di matite e temperini, li consegnamo alla nostra guida locale che li distribuisce con ordine: non dimentichero’ mai gli occhi ed il sorriso di una bimba che mi si avvicina e mi dice ringraziandomi “bonne chance”. Buona fortuna a te piccola, che il cielo sia buono con te e con il tuo meraviglioso paese… Ancora oggi quando ricordo quell’incontro fugace mi commuovo. Questi bimbi non conoscono ancora la rabbia e la cattiveria di altri che ho incontrato in altre parti del mondo, vi prego, aiutiamoli senza calpestare la loro dignita’.
Scendendo da una lancia improbabile al porto di Anfiky ti rendi subito conto che tutto sembra improvvisato ma che ognuno di loro recita la sua parte con serieta’ e compostezza: ti trovi immerso in un mondo di povera’ umanita’, taxi improvvisati, camioncini distrutti ma carichi all’inverosimile, barche che scaricano ogni genere di merce, carabattole, povere cose, macchie di combustibile e olio a terra; eppure tutto ha un ordine, ognuno recita la sua parte senza interferire nei disegni degli altri, neanche nei tuoi. Mi stupisco nel vedere una bimba che in mezzo a tutto questo vociare, a questa umanita’ brulicante lava i piatti, seduta per terra, in un catino di colore ormai imprecisato con metodo come se si trovasse in una vera casa, in una vera cucina super accessoriata! Lungo i 240 km che da Anfiky vanno a Diego sempre capanne e bimbi ti fanno compagnia: il paesaggio, meraviglioso, ora e’ secco ora umido, cambia repentino a seconda di dove ti trovi da una foresta di magrovie passi ad una foresta di palme del viaggiatore o ad una savana dove cresce a malapena l’erba e qualche albero. Una vera sorpresa e’ il villaggio dei cercatori di zaffiri. E’ un ammasso di capanne sorto per caso sulla strada che va a Diego intorno al miraggio degli zaffiri: i cercatori tornano la sera e vendono sulle povere bancarelle gli scarti delle pietre. Le pietre di calibro sono subito adocchiate da un onnipresente cinese che,con tanto di occhialini sceglie le migliori.
Il tramonto a Diego Suarez dalla montagna dei Francesi sul Pain de Sucre visto la sera stessa fa parte di una di quelle cartoline immaginarie che ti si fissano nella mente e non dimentichi piu’, cosi’ come l’emozione di assaggiare il frutto del Baobab. L’albero strano ma meraviglioso ti guarda mentre ti stupisci davanti alla bellezza del tramonto, a lui quel tramonto non sembra straordinario, per lui e’ quello di tutti i giorni…
Entriamo nella citta’ di Diego: citta’ e’ un eufemismo per i nostri canoni, e’ un ammasso di baracche in periferia e di case un tempo, al tempo coloniale, splendenti; la strada centrale, quella che porta al porto ha un paio di “bar”, una birreria, alcuni negozi di souvenir e poi al centro il miraggio: il Grand Hotel.
Casino’, SPA ascensori panoramici, piscina con ristorante intorno, camere arredate con gusto, bagno in marmo italiano, prezzi adeguati, … Benvenuti in Madagascar…
Che stridore, che differenza dal luogo dove ci siamo fermati a mezzogiorno per un pic-nic… Un tavolo sotto un magnifico albero, un gabinetto solo per bisogni urgenti ed essenziali… Ma con molta dignita’.
Lasciamo il mattino dopo il paradiso dorato del Grand Hotel e andiamo verso JoffreVille e la Montagne D’Ambre. Joffreville e’ una ex citta’ coloniale, fondata dal Maresciallo Joffre che ha lasciato una impronta coloniale sulle, un tempo, ville del corso principale. Saliamo a 800 metri e poi a 1200 metri di altitudine con le Jeep e poi ci addentriamo a piedi in un parco meraviglioso, una foresta pluviale protetta prima secondaria e poi primaria. Raggiungiamo una cascata bellissima, circondati da piente secolari e seguiti in alto dai lemuri. Incontriamo il cosiddetto camaleonte piu’ piccolo del mondo, una miniatura di rettile che vive solo qui. La passeggiata e’ piacevole e ci porta verso una seconda cascata considerata sacra dagli animisti; vengono qui a fare sacrifici di zebu’ e a parlare con i loro morti.
Tornando la sera nel “rifugio” dorato, dove tu hai la corrente elettrica e molto piu’ di quello che ti serve, mentre fuori alle ventitre’ tolgono la luce e tutto piomba nel buio ti senti un po’ in colpa…
La mattina dopo sveglia presto e dopo colazione si parte verso gli Tzinghi rouge. Si sale sulla jeep e d attraverso un percorso impossibile sterrato e con molte voragini si arriva a questo canyon formatosi a causa, forse, della deforestazione. Sembra di visitare un canyon americano in piccolo, la terra e’ rossa, argillosa. E’ evidente la formazione a causa di frane anche recenti, ma il paesaggio e’ a dir poco fantastico: in fondo scorre un ruscello, raggiungiamo la sorgente a piedi nudi, ci immergiamo in un piccolo laghetto di sabbie mobili e tutto e’ talmente esaltante, magico, semplicemente fantastico.
La nostra guida ha competenza su molte cose, parla un buon italiano,e scopro che ha studiato presso una scuola Salesiana. Ho lavorato molti anni con i Padri Salesiani e so che hanno scuole anche nei paesi piu’ poveri rette come missioni.
Dopo gli Tzinghy ci aspetta la lunga via del ritorno. Prima di tornare ci aspetta l’avventura che marchiera’ a fuoco la nostra vacanza: il nostro mezzo si ferma a 50 km da Ambiloube, esattamente in mezzo al nulla, neanche un albero! Per fortuna il nostro gruppo e’ unito da quattro giorni di avventure insieme! Siamo in sei e si decide che le tre donne devono scendere per vedere se qualcuno si ferma… Ma chi se non passa nessuno ??? Vediamo una jeep in lontananza che si avvicina e in breve ci rendiamo conto che e’ una camionetta di militari francesi che fanno esercitazioni a Diego. Scopriamo a poco a poco che non e’ sola… Spuntano almeno 15 camions di militari francesi un po’ infastiditi ed un po’ divertiti dalla fermata imprevista in mezzo al nulla proprio alla fine della esercitazione! Uno dei militari viene inviato dal Comandante ad aiutarci ed in breve e professionalmente ci mettono in grado di ripartire. Salutiamo la colonna e dall’ultimo camion si alza un saluto verso la bella trentenne che e’ con noi… “ciao Sofia Loren…” Dopo di li’ sara’ tutta discesa, visitiamo le belle isole di Tanikely che e’ parco marino, Nosy Komba, piccola Jranja, dove facciamo il bagno stando attenti a non calpestare le stelle marine…
Al ritorno visitiamo una vera maraviglia che rimpiango piu’ delle Maldive, Nosy jranja. Diciamo spesso con mio marito che essa non si puo’ ne’ raccontare ne’ ricordare, bisogna inventare il teletrasporto.Non ho mai provato, pur avendo visitato parecchi luoghi una sensazione di immersione totale nella natura come quel giorno…
Ci aspettera’ ancora una settimana di riposo, pigramente distesi al sole oppure immersi in acque cristalline, una settimana passata a parlare con questa gente che ti viene incontro con il sorriso che ti da’ tutto pur non avendo niente…
Come in un immaginario poster, se dovessimo fissare questo viaggio al muro dei ricordi metteremmo: -l’istantanea del bimbo piccolo che tocca la nostra pelle bianca al mercato -l’immagine dei bimbi che pestano con la loro mamma la manioca nel grande mortaio -l’inchino delle ragazze alle quali doni qualcosa -i sorrisi meravigliosi di molte donne -la fila di persone nei loro abiti da festa che tornano da un funerale -la bellezza dei tramonti -la dignita’ e la serieta’ dei ragazzi che cantano la Messa Gospel nel teatro del villaggio -l’imbecillita’ di tutti quelli che filmano tale Messa come se fosse un fenomeno da baracccone…
Benvenuti alla fiera della Vanita’…
anna e antonio ottobre 2007