Norvegia tra fiordi e ghiacciai

Diario di un viaggio nella Norvegia centro-occidentale, tra fiordi, ghiacciai e strade da sogno
Scritto da: giabal70
norvegia tra fiordi e ghiacciai
Partenza il: 24/08/2017
Ritorno il: 05/09/2017
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
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La Norvegia l’ho scoperta per caso.

Studente Erasmus a Aarhus in Danimarca, approfitto con tre amici delle vacanze autunnali per fare il Nord Tourist Ticket, una specie di Interrail limitato ai Paesi Scandinavi: l’itinerario preparato velocemente prevede treno dalla Svezia passando per Oslo e via verso nord per tutta la costa norvegese fino alle isole Lofoten. Ritorno attraverso la Svezia. Vi dico subito che la Svezia, tolta la bellissima Stoccolma, fu di una noia mortale, ma la Norvegia…amore a prima vista. Le Lofoten poi, incredibili…

Era il 1993, Ottobre. Non l’avrei dimenticata.

1999, Luglio, viaggio di nozze, crociera sui fiordi. Tutto bello, ma fu una sorta di viaggio “vedere e non toccare”: i tempi serrati delle escursioni, gli sbarchi e gli imbarchi, il tutto organizzato, non mi avevano soddisfatto pienamente, pur avendo visto paesaggi unici. Sentivo il bisogno fisico di fermarmi più a lungo, esplorare e calpestare i luoghi che velocemente vedevamo dalla nave.

2017, Agosto. Ne è passato di tempo, ma eccoci, io e mia moglie, con i nostri figli di 10 e 14 anni sul volo per Göteborg, dove ci attende l’auto a noleggio e finalmente 13 giorni nella Norvegia dei fiordi, liberi di guidare ovunque, di fermarci dove vogliamo e sostare quanto desideriamo, in poche parole “on the road”.

La Norvegia è un paese enorme, le distanze sono importanti, le strade strette e i limiti di velocità molto bassi. A meno di avere a disposizione un mese, è impossibile visitarla tutta, senza fare toccata e fuga, cosa che volevo evitare. Quindi il nostro itinerario, libero, ma comunque ben pianificato nei mesi precedenti, prevedeva la visita dei fiordi centro occidentali e i ghiacciai dei massicci centrali, con una sola città, Bergen.

Alla fine del viaggio avremmo percorso circa 5.000 km e visitato parte delle zone più suggestive di questa zona della Norvegia.

Mantenere bassi i costi era un obiettivo di primaria importanza, soprattutto in un paese così caro. Infatti l’atterraggio a Göteborg con una compagnia low-cost, il noleggio dell’auto in Svezia e il pernottamento in 5 appartamenti trovati tramite un noto sito di affitti, ci hanno permesso di rimanere in un budget estremamente contenuto per questo tipo di viaggio, senza rinunciare a nulla di veramente importante. Oltre a questo ci siamo imposti alcune regole ferree: a pranzo panini e cena in casa con acquisti al supermercato dei prodotti meno costosi.

Dopo queste premesse, a mio avviso obbligatorie, passiamo al vero e proprio diario di viaggio, che come ho detto è partito dalla Svezia, aeroporto di Göteborg.

24/08 – PRIMO GIORNO IN VIAGGIO

Il primo giorno ci aspetta un viaggio di circa 6 ore, che ci porta fino al paesino di Al, vicino a Geilo, all’inizio dell’altopiano dell’Hardangervidda, nonché inizio della prima delle Strade Turistiche Nazionali, vero e proprio patrimonio Norvegese. Svezia noiosissima e tempo uggioso, ma passata Oslo, dove non ci siamo fermati, iniziamo a vedere le prime montagne, i primi laghi e piccoli fiordi e già l’umore migliora.

Alla frontiera registriamo la targa dell’auto sul sito Autopass, in modo da pagare i pedaggi ed eventuali multe con la carta qualche mese dopo il nostro ritorno a casa. Se non lo fate l’addebito vi arriverà dalla società di noleggio, maggiorata di spese per la gestione della pratica.

La fattoria dove alloggiamo la prima notte è una meravigliosa hytte in legno rosso sulle pendici del lago Strandafjorden, una vista da subito magnifica. La casa è circondata dal verde e dagli animali della fattoria; facciamo un breve giro del luogo, ma la stanchezza è tremenda e il sonno arriva presto, complice il silenzio assoluto di cui gode la zona.

25/08 – SECONDO GIORNO: Hardangervidda/Voringfossen/Bergen

Il mattino seguente il sole splende e ci sono tutte le premesse per un bellissimo viaggio fino Bergen, durata 4 ore, ma con tutte le bellezze da vedere, nonostante la partenza alle 9,00 arriveremo a casa la sera tardi. L’Hardangervidda è il più vasto altopiano d’Europa, conosciuto come la casa delle renne selvatiche, anche se noi, di renne, non ne abbiamo viste. Anzi, non le vedremo mai. O meglio non vedremo mai nessun animale tipico (volpi, alci, aquile) durante tutto il viaggio. Una volta arrivati in quota la strada si snoda in un territorio lunare, sostanzialmente pianeggiante, dove l’unica vegetazione è costituita da muschi e licheni, già parzialmente nella loro veste autunnale. E i laghi, tantissimi, di ogni dimensione intervallati e costeggiati da nevai perenni, vicini alla strada.

Guidare è un piacere.

In lontananza, sulla destra si vede il gigantesco ghiacciaio Hardangerjokulen, coperto da un manto bianco che mal si distingue dalle nuvole. E già inizia ad entrarti dentro quella sensazione di essere in un posto fuori dal mondo, talmente vasto, ma allo stesso tempo nascosto, in qualche modo tuo. Ti senti un privilegiato solo ad essere lì.

Dopo circa 115 km percorsi in estremo relax, la strada termina a Eidfjord, delizioso villaggio su uno dei fiordi più belli, nonché il primo che incontriamo nel nostro viaggio. Ma prima di arrivare a Eidfjord la strada scende rapidamente e il fiume azzurro che la costeggia si getta improvvisamente in un canyon incredibile, profondo centinaia di metri, formando la maestosa cascata Voringfossen, e la vallata di Mabodalen, primo vero posto “must see” del nostro itinerario.

Ci sono più punti di osservazione e da ogni lato il luogo è stupendo. La nube di goccioline sospese che la violenza della cascata crea, a contrasto con il sole, dà origine a numerosi e bellissimi arcobaleni, che veramente rendono il luogo magico.

Il punto di osservazione principale è costituito dal terrazzamento proprio sopra la cascata, vertiginoso, ma con protezioni, mentre aggirando la cascata si può osservare il canyon da altre angolazioni, facendo attenzione perché da ogni parte vi sono pericolosi strapiombi non protetti. La zona è piena di cartelli che raccomandano prudenza e soprattutto di non lasciare soli i bambini. Una caduta non lascerebbe scampo.

La strada prosegue scendendo ripida in una spirale di gallerie che solo in Norvegia potevano costruire, fino ad Eidfjord, dove effettuiamo una lunga pausa a bordo fiordo per fotografare ed ammirare tanta bellezza.

Proseguiamo costeggiando il fiordo e ad ogni curva il paesaggio ci sorprende: questa è una particolarità della Norvegia, mai come in questo caso si può affermare che il viaggio è la meta, tante sono le cose da vedere anche dall’auto. E’ un continuo di fiumi, laghi, cascate e fiordi. Si attraversa l’Hardangerfjord sul ponte omonimo, meraviglia dell’ingegneria, fino ad imboccare un’altra strada turistica nazionale, quella di Hardanger.

La strada passa per la cascata Steindalfossen, più piccola della precedente, ma comunque imponente e con la possibilità di avvicinarsi alla base e anche di passare dietro il flusso d’acqua. Ci ripromettiamo di non fare altre soste e verso sera siamo a Bergen, nella nostra seconda splendida casa, questa in stile moderno, dove faremo base per tre notti.

26/08 – TERZO GIORNO: Bergen

Il cielo è sereno e la giornata sarà dedicata alla visita della città, seguendo il più classico degli itinerari turistici: salita al monte Floyen (quasi due ore di fila), visita di Brygge e del quartiere anseatico, mercato del pesce. Fa caldo, la città è piena di turisti, ma si passeggia molto piacevolmente. La Floybanen non è molto costosa e visto che non c’è più fila decidiamo di salire di nuovo all’imbrunire: la vista di Bergen dall’alto, già bella di giorno, al tramonto è impareggiabile. Rientriamo che ormai è buio. Il giorno successivo entreremo nel vivo con la crociera sul Naeroyfjord, patrimonio Unesco, per alcuni migliore del più famoso Geiranger.

27/08 – QUARTO GIORNO: Naeroyfjord / Aurland / Flam / Strada della neve

27/08 – Ci aspetta un viaggio di circa 2 ore per arrivare a Gudvangen, grazioso villaggio portuale da dove partono i traghetti per Flam e Kaupanger, ossia per le crociere sul Naeroyfjord, braccio del Sognefjord nonché fiordo più stretto della Norvegia e patrimonio Unesco.

La giornata è ancora splendida e il viaggio in auto attraversa la cittadina di Voss, nota per le attività sportive estreme: Voss è situata sotto una montagna con una splendida cascata e di fronte ha un enorme lago dalla superficie così liscia che riflette alla perfezione le numerose casette rosse e gialle che ne punteggiano la costa. Uno spettacolo che toglie il fiato.

Da Voss a Gudvangen impieghiamo circa 1 ora e facciamo una piccola ma importante deviazione per percorrere la Stalheimskleiva, la strada più ripida della Norvegia, che evitando due lunghe gallerie, si getta nel vuoto serpeggiando in circa dieci tornanti che mettono a dura prova i freni della macchina. Sia a destra che a sinistra la strada è incorniciata da due belle cascate, ma che non mi posso godere in quanto concentrato sulla guida impegnativa.

L’odore dei freni surriscaldati svanisce solamente quando parcheggiamo a Gudvangen, alla partenza del Naeroyfjord, con il traghetto pronto al molo, a destra e sinistra pareti rocciose scoscese, attraversate da numerose cascate che si gettano nel fiordo.

La crociera dura circa 2 ore e percorre l’intero Naeroyfjord per poi virare a destra verso Aurland e Flam percorrendo l’Aurlandsfjord, altra gemma del Sognefjord. E’ inutile dire che il viaggio è splendido: le pareti del fiordo, altissime, sono costellate da minuscoli paesini colorati, che si riflettono nelle acque lisce. Dalle cime ancora innevate, una miriade di cascate delle più varie dimensioni, quasi originassero dal cielo, si gettano nel fiordo, creando quadri naturali di estrema bellezza.

Il viaggio si conclude a Flam, famoso per essere la stazione di partenza della ferrovia Flamsbana, la più ripida del mondo senza cremagliera, che arrivando a Myrdal, offre un percorso stupendo. Sarà perché è così famosa, che la fila per salire è lunghissima: per questo e per mancanza di tempo desistiamo e rientriamo a Gudvangen a riprendere l’auto utilizzando il pulmann navetta che in 20 minuti ci riporta a destinazione, dopo aver attraversato due lunghissime gallerie.

Riprendiamo l’auto per tornare a Flam perché ci aspetta la seconda parte di questa entusiasmante giornata: dobbiamo ancora percorrere il Laerdalstunnelen, la galleria più lunga al mondo di ben 24,5 km e ritornare percorrendo la strada della neve, l’Aurlandsvegen, che passando sopra la galleria porta da Laerdal ad Aurland e che è una delle più famose strade turistiche nazionali. Da Flam ad Aurland impieghiamo 10 minuti e entriamo nella galleria: è effettivamente lunghissima e durante il percorso, per tenere svegli gli automobilisti vi sono tre aree di sosta sotterranee illuminate in modo fantastico con effetti che danno vita ad una specie di fuoco arancione che parte da terra e si estende fino al soffitto virando al blu e simulando la volta celeste. Non c’è che dire, sorprendente.

A Laerdal, dopo una mezz’ora dedicata al caratteristico paesino storico Laerdalsoyrj, iniziamo a salire gli stretti tornanti della strada della neve. E’ bene fare una precisazione: questa è l’unica strada che ha un senso di percorrenza migliore, cioè è più bella da Laerdal verso Aurland che viceversa e presto scopriremo il perché.

La salita è impegnativa sia per la pendenza che per la strada, strettissima dove due auto non si scambiano: succede spesso in Norvegia, le strade sono ad una corsia e ci sono frequenti piazzole per accostare e permettere il passaggio dell’altra auto.

La vegetazione, tra cui si intravedono cascate e fiumi blu cobalto, cambia rapidamente con la quota e in breve tempo non vi sono più alberi, ma solo vegetazione bassa e colorata che crea un tappeto morbido e piacevole da calpestare. Arrivati in quota non riusciamo a credere ai nostri occhi tanti sono i laghi, i ghiacciai e le montagne che appaiono ad ogni curva, per regalarci gratuitamente spettacoli unici, sempre diversi ma ugualmente bellissimi.

La strada stessa, che serpeggia tra tanta bellezza, è uno spettacolo: ogni tanto una hytte rossa o gialla, pecore e capre che si riscaldano sull’asfalto e che costringono a scendere dall’auto e spostarle per poter passare.

La discesa inizia presto, dopo una ventina di km già il verde brillante comincia a farsi vedere di nuovo e tra cascate e vallate (e tante pecore) iniziamo a vedere il fiordo di Aurland, navigato in mattinata, ma adesso da un punto di vista panoramico. E allora scopriamo perché questa strada va percorsa in questo senso: perché il fiordo, come una gemma nascosta, piano piano si rivela, in tutta la sua colorata bellezza, scendendo tornante dopo tornante.

E infine, quasi a sorpresa, Stegastein: la terrazza di legno a picco sul fiordo che offre una visuale unica da 600 mt di altezza. La sosta merita veramente, la terrazza termina con una parete di vetro inclinata verso l’esterno, dando la sensazione di vuoto, molto comune qui in Norvegia.

Raggiunta Aurland ci aspettano tre ore per Bergen, passando per la medesima strada dell’andata. Arriviamo a casa verso le 23,00, in tempo per una cena veloce e a letto. Domani cambiamo casa, andiamo a Hoydal vicino ad Alesund.

28/08 – QUINTO GIORNO – In viaggio

Tappa di trasferimento e prima giornata di pioggia dopo tanto sole. Poco male, il paesaggio è particolare anche con i colori cupi e poi dopo le consuete 6 ore di viaggio ci aspetta una casa fantastica, una baita norvegese completamente ristrutturata immersa nella natura tra Alesund e Geiranger, in stile antico e rustico, ma con tutte le tecnologie possibili all’interno. Un vero gioiello. Arriviamo alle 16 sotto la pioggia, ma la bellezza e il calore di una casa così particolare ci fanno dimenticare il brutto tempo.

29/08 – SESTO GIORNO: Geiranger / Dalsnibba / Stryn / Lovatnet

È il giorno del Geirangerfjord e di molte altre cose come vedremo in seguito.

Ci svegliamo con il cielo coperto, anche se le previsioni davano sole. Inizia anche a piovere, brutto segno, una crociera con la pioggia non sarebbe il massimo. Ma nell’ora di viaggio che ci porta ad Hellesylt, imbarco per la crociera sul Geiranger, non solo il cielo si apre e diviene tutto sereno, ma grazie all’umidità nall’aria si formano arcobaleni a tutto arco stupendi.

Ci imbarchiamo con l’auto sul traghetto, la crociera durerà poco più di un’ora e non c’è che dire, il Geirangerfjord è il più bello: più alte le montagne, più cascate, più scorci caratteristici rispetto al comunque splendido Naeroyfjord. A nostra opinione il Geiranger rimane il fiordo più bello della Norvegia, se non del mondo. In questo periodo, l’unico neo è rappresentato dalle cascate, molte e belle, ma non troppo ricche di acqua, in quanto a fine estate i ghiacciai che le alimentano sono alla fine dello scioglimento e iniziano nuovamente a solidificare. La famosa cascata delle Sette Sorelle è ridotta a tre, mentre quella del Pretendente, sul lato opposto del fiordo, è ancora piuttosto rigogliosa. Tra uno spettacolo e l’altro si avvicina il villaggio di Geiranger, con davanti l’immancabile nave da crociera, che però sta ripartendo, lasciando il porto solo per noi e per altre piccole imbarcazioni.

Sbarchiamo con l’auto e cerchiamo di seguire l’itinerario che prevede la salita della Strada dell’Aquila, con sosta alla terrazza panoramica sul fiordo, la salita al monte Dalsnibba, il percorso sulla strada turistica nazionale Gamle Strynefjellet, fino a Stryn e al lago turchese Lovatnet nei pressi di Loen.

Andiamo per ordine: la Strada dell’Aquila fa onore al suo nome, ripidissima, ma non troppo stretta, ci porta comodamente all’area di sosta che permette di vedere dall’alto l’ansa del fiordo fino al paese. Merita sicuramente una sosta con decine di fotografie. Il blu del Geiranger è sorprendente.

Altrettanto impegnativa è la salita al Dalsnibba: la strada prevede altre soste intermedie per vedere il Geiranger dall’alto da varie prospettive. Fino a quando si arriva alla base del Dalsnibba, dove giace il profondo lago blu Djupvatnet.

Pagato il pedaggio, iniziamo a salire verso la terrazza del monte e la strada, tornante dopo tornante, ci offre una visuale via via migliore del lago di un colore blu intenso. Presto ci rendiamo conto che il vento, che da amico aveva portato via le nubi, adesso è nemico ed è talmente forte che solo uscire di macchina è un’impresa.

Il piazzale del punto panoramico sulla sommità del Dalsnibba è deserto: ci saranno sì e no tre auto, le persone chiuse dentro, riluttanti a sfidare la tormenta di vento, anche se in pieno sole. Noi scendiamo, giusto il tempo di salire sulla terrazza che mostra un panorama fantastico e sotto ai piedi, sostenuti da una grata trasparente, uno strapiombo di 1000 metri. La strada che sale dal Geiranger è una linea sottile che divide la valle dalle vette e a fatica si distinguono le auto che come noi hanno deciso di salire in cima al mondo. Restiamo il tempo necessario per poter dire di essere saliti sul Dalsnibba, poi la forza della natura ha la meglio e cautamente riprendiamo la discesa. Qui la strada è più riparata, e ci permettiamo qualche sosta panoramica, vicino a cumuli di neve di oltre 2 metri e dall’altro lato il lago.

In fondo alla strada al bivio curviamo verso Grotli. Sulla sinistra siamo protetti da pareti rocciose altissime, a destra costeggiamo costantemente laghi di un colore turchese direttamente alimentati dai ghiacciai che ci sovrastano. Un lago finisce, un altro inizia e via così, attraverso una terra bellissima fino a Grotli, inizio della strada turistica nazionale Gamle Strynefjellet.

A più riprese qualche piccolo animale ci attraversa la strada, sembrano topi pelosi, ma non riusciamo a capire di che specie si tratti: scopriremo più avanti che sono i famosi lemmings norvegesi, creature divenute famose perché si riteneva che si suicidassero in massa, ma sono solo leggende.

La strada è l’unica sterrata tra quelle che percorreremo, ma è così ben tenuta che non presenta né buche né pericoli di alcun tipo: è sostanzialmente pianeggiante, ma comunque in alta quota. La vegetazione è bassa ed inizia a vestirsi di autunno.

Sul lato destro abbiamo la zona collinare da dove almeno ogni dieci metri scende un ruscello o una cascata di acqua buonissima, di cui facciamo scorta.

Sul lato sinistro, più in basso rispetto alla strada, ci sono laghi del medesimo turchese irreale e intenso, protetti alle loro spalle da montagne imponenti con alla sommità importanti ghiacciai, i più grandi visti finora.

Lungo questa strada si trova lo Stryn Skisenter, centro per lo sci importante in Norvegia, ma piccolissimo se rapportato ai nostri comprensori: una sola seggiovia. E’ chiuso perché anche se c’è neve non è sufficiente per sciare.

Da qui in poi la strada inizia a scendere verso Hjelle e quindi Stryn e a causa della ripida pendenza, i laghi che placidi costeggiano la strada iniziano a riversare il loro carico d’acqua verso valle trasformandosi in un fiume impetuoso e spumeggiante, alimentato da altre cascate laterali, con balzi anche di 20 metri dando origine ad un vero e proprio festival dell’acqua.

Prima di arrivare in pianura ci fermiamo a vedere la parte finale del fiume che ci ha tenuto compagnia durante la discesa: ovviamente termina con una cascata enorme e lunghissima a più balzi. I norvegesi hanno costruito una scalinata che la fiancheggia e che permette di vederla tutta e di fare praticamente il bagno a causa della nube d’acqua generata dalla cascata.

Finalmente smettiamo di scendere, i freni ringraziano e li facciamo riposare nel parcheggio del famoso e storico Hotel di Hjelle, di fronte ad un fiordo unico circondato da montagne e ghiacciai altissimi. Purtroppo il cielo si è un po’ coperto e il vento forte increspa le acque del fiordo impedendo il riflesso che rende sempre più scenografico il luogo.

E’ tardi, ma visto che casa è relativamente vicina, ci permettiamo quella che sarà l’ultima visita della giornata, ma forse la più sorprendente: la strada che costeggia il lago Lovatnet, blu dipinto di blu.

Il lago è famoso e pubblicizzato in tanti siti sulla Norvegia, ma dal vero supera le aspettative: sarà l’avvicinarsi della sera, la calma che regna nel luogo, le cime elevate che lo circondano, ma lo spettacolo e le sensazioni che offre questo luogo non si possono descrivere a parole.

Lasciato il Lovatnet con il sereno, ce ne torniamo a Hoydal alla nostra casa, dopo una giornata veramente piena: è incredibile quante cose si possono vedere in un solo giorno in Norvegia, una vicino all’altra.

30/08 – SETTIMO GIORNO – Trollstigen

Al mattino c’è il sole e oggi è il giorno della Scala dei Troll, Trollstigen, la strada a tornanti che percorre una valle verticale, divisa in due dalla cascata Stigfossen. Il luogo è conosciutissimo e plurifotografato e di ragioni ne ha da vendere. Innanzitutto la strada per arrivare attraversa valli e fiordi indimenticabili, partendo da Valdall, patria delle fragole. Siamo fuori stagione, ma nel periodo giusto in questa zona si incontrano banchi che vendono le fragole, che grazie al clima particolare della zona hanno un sapore unico che le ha rese famose. Spesso i cestini di fragole sono lasciati senza venditore con il prezzo da pagare e la cassetta dove mettere i soldi, così, a fiducia.

Lo schema della strada è sempre lo stesso: si inizia a salire rapidamente, con veloce cambio della vegetazione, che piano piano si abbassa. Prima di iniziare la vera salita facciamo una prima sosta in un luogo davvero particolare, il canyon di Gudbrandsjuvet, a dire la verità attirati da una bancarella di lamponi venduti da una simpatica ragazza bionda. Il canyon profondissimo e stretto, convoglia le acque del fiume azzurro che scende lungo la valle che stiamo risalendo e lo trasforma in una violenta cascata gorgogliante che scorre a grande potenza in profondità stretta tra due pareti rocciose. La vista è agevolata da un sistema di terrazzamenti che i norvegesi hanno costruito sopra il dirupo, che forse sciupano un po’ la bellezza del luogo.

Dopo un pic-nic lungo il fiume e due cestini di lamponi, la salita riprende verso Trollstigen.

Questa strada, anch’essa eletta strada turistica nazionale, si fa largo tra montagne altissime e molto simili nella forma l’una all’altra che da destra e sinistra incombono con le cime rivolte verso la strada, come a voler controllare chi passa e metterlo in soggezione.

Quando la salita finisce, abbiamo davanti qualche km di pianura dove convogliano fiumi e cascate, formando in ogni dove laghi e laghetti ognuno a fare da specchio alla sua cima.

Il tutto è una introduzione allo spettacolo successivo: il fiume sparisce, trasformandosi nell’altissima cascata Stigfossen, che divide in due la valle e la strada le si getta dietro in un groviglio di tornanti e discese, il tutto avvolto da pareti a strapiombo di un colore scuro da brividi. Solo guardando in basso, dove la valle si addolcisce e ritorna verde, si recupera un po’ di tranquillità per affrontare la discesa.

Negli ultimi anni i norvegesi si sono impegnati per rendere più fruibili e meno pericolose le loro attrazioni naturali, e anche a Trollstigen è stata costruita una vertiginosa passeggiata, con una terrazza panoramica a strapiombo sul baratro, ovviamente con parapetto in vetro. Quindi, senza rischiare la vita si riesce comunque a provare il brivido verticale. Poi, se uno vuol proprio rischiare, basta spostarsi un po’ e ovunque ci sono occasioni per precipitare nell’abisso.

La discesa si rivela meno ostica di quello che a prima vista poteva sembrare e in poco tempo, tra bellissimi tornanti e viste della cascata che incombe sopra di noi, siamo in pianura, diretti verso la valle parallela, quella di Rauma per vedere la parete dei Troll, Trollveggen.

La valle di Rauma, percorsa da un fiume bellissimo e famoso e ricco di salmoni, è stretta tra montagne ancora più minacciose di quelle incontrate a Trollstigen. Trollveggen, meta e tomba di numerosi alpinisti è una parete di 1000 metri verticalissimi, che alla cima sporge circa 50 mt oltre la base. Le rocce che frastagliano la cima sono i Troll pietrificati che osservano i piccoli umani indaffarati che transitano sotto. Impressionante. Alla base c’è una grande targa a memoria di chi la scalata l’ha tentata, ma non ha fatto ritorno.

Anche questa giornata intensa volge al termine e le 2 ore che ci separano da casa ci danno il tempo per pensare alle bellezze che abbiamo avuto la fortuna di vedere.

31/08 – OTTAVO GIORNO: Spiaggia di Hoddevik

E’ il giorno del mio compleanno, ma la mattina si presenta nuvolosa e questo non va bene con il programma della giornata. Infatti abbiamo deciso di andare a vedere l’oceano raggiungendo la vicina (2 ore) spiaggia di Hoddevik, quella dei surfisti, che dalle foto sembrava una spiaggia delle Hawaii.

Il viaggio si rivela molto più impegnativo e lento del previsto e percorriamo più strade di montagna in queste due ore che in tutte le giornate precedenti, un continuo saliscendi da una vallata all’altra e questa spiaggia sembra non arrivare mai.

Finalmente arriviamo e il panorama è veramente bello anche se le forti piogge hanno ingrossato le cascate che arrivano direttamente in spiaggia portando il loro carico di fango rosso che sporca il mare, altrimenti azzurro. Fa freddo e tira un forte vento, è nuvoloso ma non piove ed è comunque la peggiore giornata da quando siamo arrivati. Nonostante questo c’è una decina di pazzi che sta facendo surf. Sono tutti tedeschi e ci guardano come degli intrusi: quello è territorio loro, di chi fa surf.

Tutto sommato la zona è bella e riusciamo anche a fare qualche foto ad effetto, ma rispetto alla Norvegia dei giorni precedenti, la spiaggia di Hoddevik si è rivelata una scelta faticosa e sbagliata. Forse con un tempo migliore…

Anche il pomeriggio si rivelerà un mezzo fallimento: in programma c’era la cosa più particolare dell’intero viaggio e quella più difficile da realizzare, cioè l’altalena di Trandal. Si tratta di una semplice altalena situata fuori da un famoso pub di Trandal, un minuscolo agglomerato di case sulla costa del bellissimo e poco conosciuto Hjorundfjord. Utilizzando l’altalena si ha la sensazione di essere lanciati sul fiordo e le foto che avevamo visto erano veramente eccezionali. Ora, Trandal è raggiungibile solo via mare, il traghetto ti porta alle 9,10 del mattino e fino alla 15,30 del pomeriggio sei bloccato a Trandal. Va bene l’altalena, ma 6 ore in un posto… E’ vero c’è la barca taxi, ma per 4 persone andata e ritorno ci avviciniamo pericolosamente ai 100 euro e poi il tempo è così brutto che decidiamo di soprassedere. Siamo a Indre Standal, sull’Hjorundfjord e per la prima volta siamo un po’ depressi. Va bene dunque, salutiamo l’altalena e ce ne torniamo a casa e durante il viaggio un po’ di sole ci illumina il fiordo e ci risolleva un po’ il morale.

E’ l’ultima notte in baita, domani tappa di trasferimento sul Sognefjord, vicino Balestrand, un luogo che sulla carta dovrebbe essere paradisiaco.

01/09 – NONO GIORNO: In Viaggio / Likholefossen / Balestrand

Tappa di trasferimento da Hoydal verso la nuova casa di Svaeren, sull’omonimo fiordo, vicino alla cittadina di Balestrand. Il viaggio ha la durata di 4 ore, ma le inevitabili soste lo prolungheranno di molto. Il tragitto prevede una bella strada che costeggia i fiordi e un’altra strada turistica nazionale, la Gualarfjellet, che valica la montagna e che sulla carta dovrebbe essere bellissima.

Anche oggi il tempo non è dei migliori, ma alterna scrosci d’acqua a momenti di sole e sereno: molto meglio del giorno precedente, anzi, questo alternarsi di pioggia e sole crea luci e arcobaleni per tutto il percorso.

La prima tappa è proprio sulla strada turistica Gualarfjellet, per vedere la cascata Likholefossen, non verticale, ma molto estesa sia in lunghezza che larghezza e attraversata da un ponte panoramico, ovviamente trasparente, che dà la sensazione di essere nel mezzo al fiume. A causa del freddo e del tempo che ha virato al brutto, questa sarà l’unica sosta degna di nota prima di arrivare a destinazione. La strada prosegue arrampicandosi sulla montagna, ma a differenza delle altre strade turistiche, questa non ci entusiasma, pur essendo interessante.

Nel primo pomeriggio arriviamo a destinazione: il tempo è bello, la casa, una grande baita in legno marrone scuro con i bordi bianchi, è situata proprio a ridosso del fiordo di Svaeren, in una delle migliori posizioni del Sognefjord. Potremmo stare i restanti due giorni semplicemente nel portico e goderci la migliore Norvegia senza uscire di casa. C’è tutto, il fiordo piatto, le casette rosse e gialle che vi si riflettono, una montagna di fronte e a destra un ghiacciaio, in pochi km un perfetto riassunto della Norvegia più classica.

Invece di riposare, optiamo per una visita pomeridiana della vicina Balestrand, bellissima cittadina, famosa per il suo albergo storico ove hanno trascorso le loro vacanze numerosi personaggi storici, norvegesi e non.

La città è molto bella, peccato solo per l’albergo che dietro alla notevole facciata storica è stato ampliato con un moderno casermone bianco in cemento, che sicuramente molto toglie al fascino del luogo. Avevo già visto altri alberghi storici, tra cui quello di Hjelle, che era stato ampliato in modo così barbaro. Fatto strano per la Norvegia.

Dal porto partono numerose attività turistiche guidate, tra cui gite in gommone, rafting, fishing trips, kajak, mountain bike e tutto quello che serve per una vacanza attiva. Tutto molto bello, ma anche tutto molto costoso, soprattutto per una famiglia di 4 persone come la nostra. Facciamo rientro a casa per la cena e dalle grandi finestre del salone ci godiamo il tramonto sul fiordo, cosa che fino ad ora non avevamo potuto fare, perché, pur essendo belle, le altre case non offrivano questo tipo di panorama.

02/09 – DECIMO GIORNO: Strada Panoramica Sognefjellet / Parco Nazionale Jotunheimen

La fortuna ci assiste e ci svegliamo con un cielo completamente sereno. E’ la giornata giusta per percorrere la strada turistica nazionale più lunga e più spettacolare di tutte, la Sognefjellet. La strada parte a circa 1,30 h dalla nostra abitazione per poi arrampicarsi a 1500 mt di altezza e ridiscendere dopo circa 100 km di altopiano tra le montagne più alte della Norvegia, attraversando il Parco Nazionale dello Jotunheimen. La montagna più alta del paese è il Galdhopping, (supera di poco i 2500 mt) e lo vedremo a fianco della strada con il suo ghiacciaio perenne.

La strada per salire in quota è ripidissima e come al solito stretta, ma non essendo trafficata la salita è agevole. Iniziamo a vedere le solite bellezze che caratterizzano queste strade, laghi in quota, nevai, fiumi e cascate. Una volta arrivati in altura, la strada si sviluppa su un altopiano, come le altre, ma le vette che la circondano sono veramente maestose e i ghiacciai tra i più vasti della Norvegia, tutti rami del gigante Jostedalbreen.

A parole il panorama non può essere descritto, soprattutto la lunga strada ondulata che costeggia il lago e ha di fronte la catena montuosa. La definizione giusta è wow place, da vedere assolutamente.

Durante una delle numerose mini-escursioni che abbiamo fatto, finalmente veniamo a conoscenza dei lemmings, i piccoli “topi di montagna” che popolano la tundra sub-artica. Si sentono squittire e poi ne vediamo alcuni da vicino sotto le rocce che usano per nascondiglio. Essendo quasi ciechi non hanno grandi timori e si lasciano osservare abbastanza da vicino. Un incontro diverso rispetto alle solite capre e pecore che qua sono davvero invadenti.

La giornata di sole la passiamo interamente in questa zona, che ha da offrire così tante cose. Il piacevole rientro a casa passa anche per una copiosa raccolta di lamponi lungo la strada. È stata una delle giornate più belle.

03/09 – UNDICESIMO GIORNO: Nigardsbreen, il ghiacciaio blu

Questo è praticamente l’ultimo giorno di vacanza in Norvegia, quella dei fiordi e dei ghiacciai. Il giorno successivo affronteremo la prima parte del viaggio di ritorno, facendo una sosta per dormire a Rogne, un bel posto di campagna, ma diverso dai panorami che ci siamo abituati a vedere in questi giorni.

Comunque oggi è il giorno del ghiacciaio. Per motivi di distanza abbiamo optato per la visita al Nigardsbreen invece del Briksdalbreen, rinunciando alla passeggiata tra le cascate, ma come vedremo, questo ghiacciaio oltre al colore blu che lo ha reso famoso, propone una facile escursione lungo le coste del lago glaciale che risulterà molto bella. Il giorno prima avevo tentato di prenotare l’escursione per famiglie di un’ora con ramponi e piccozza sul ghiacciaio, ma questa tipologia di attività chiude il 25/08 e quindi dobbiamo rinunciare. Peccato, era l’unica cosa guidata che potevamo permetterci (75 € per tutta la famiglia).

Arriviamo, come al solito dopo molte soste, al parcheggio sul bordo del lago, ma già dalla stretta strada per arrivare, il ghiacciaio si era mostrato in tutta la sua mole a forma di S che scende dalla montagna. Più ci avviciniamo, più le montagne nascondono il ghiacciaio, lasciando visibile solo l’ultima gigantesca lingua bianca e azzurra, e la grande grotta da dove fuoriesce l’acqua di fusione.

Le recinzioni non permettono di arrivare alla bocca del ghiacciaio, ma comunque dopo una bella e facile escursione si arriva molto vicino e ci rendiamo conto di quanto grande sia la parete di ghiaccio che abbiamo davanti. I crepacci illuminati dal sole restituiscono una irreale luce di colore blu intenso, che a seconda dell’esposizione aumenta o diminuisce.

Ed ecco di nuovo quella bellissima sensazione che ci ha sempre accompagnato durante questo viaggio: quella di essere fuori dal mondo, in un luogo frequentato da molti turisti, ma sempre intimo e silenzioso. Un ricordo che porterò sempre con me.

Piccoli iceberg di ghiaccio ci tengono compagnia mentre seguendo il corso del fiume glaciale ritorniamo al parcheggio e quindi a casa, salutando questo luogo fantastico.

La sera, il tramonto si riflette sul fiordo e anche la luna decide di fare bella mostra di sé, appoggiandosi sul fianco di una montagna e specchiandosi nella distesa d’acqua che oramai è diventata scura.

Un ultimo spettacolo che questa terra incredibile ha voluto regalarci.

04/09 – DODICESIMO GIORNO: In Viaggio / Borgund Stavkirke

Giornata grigia, proprio come il nostro umore. Raggiungiamo l’ultima casa poco sotto Lillehammer, passando prima per la bella Stavkirke di Borgund, dove facciamo un pic-nic. La casa è come al solito molto bella, ma sarà una giornata toccata e fuga.

05/09- TREDICESIMO GIORNO: Ritorno a casa

Il giorno dopo raggiungiamo Goteborg, dopo un viaggio sotto la pioggia di circa sei ore e soste solo per uno spuntino e benzina. Arriviamo in orario all’aereo e partiamo per Pisa, con gli occhi ancora pieni di Norvegia.

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Norvegia tra fiordi e ghiacciai

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Norvegia tra fiordi e ghiacciai

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