Normandia in moto

Dalla Sicilia a Mont Saint-Michel, passando per la Costa Azzurra, Parigi e innumerevoli paesaggi mozzafiato
Scritto da: beati
normandia in moto
Partenza il: 21/09/2018
Ritorno il: 30/09/2018
Viaggiatori: 5
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Oggi continua a piovigginare, sulla nave sembra più grave. Ieri inizio del viaggio tempo uggioso per questo decidiamo di partire in modalità Rain. 300 km e dopo 3 ore e mezzo dopo siamo a Palermo. C’è tempo per una pizza veloce e poi al porto. Attesa, attesa… finalmente si sale, doccia passeggiata sigaro e si parte.

Genova  – 1/9

Svegli in orario decente caffè passeggiata pioggia noia si ritorna in cabina, ci si sveglia per la fame e sorpresa c’è il sole. Pranzo a base di panini d’ordinanza, Lara Croft, in una sala semi deserta, aiuta la digestione. Dopo 421 miglia nautiche a 40 km/h finalmente arrivati a Genova ancora 30 km e siamo in albergo a Varazze, peccato il ristorante chiuso ci tocca un’altra pizza.

Castellaneta  – 22/9

Strano ma vero riusciamo ad essere sulle moto prima delle 08, 00 imbocchiamo l’Autostrada dei Fiori e dopo un’ora e mezza facciamo rifornimento in terra francese. Altro breve tratto di autostrada e imbocchiamo la Route de Napoleone da Nizza. La route collega la Costa azzurra al rodano attraverso la Provenza e snodandosi su e giù per le Alpi. Sicuramente ci sono strade che nascono per essere percorse per auto altre per mezzi pesanti questa vi assicuro che è nata per le moto. Tornanti a non finire sia in salita che in discesa, asfalto ottimo, paesaggi mozzafiato, moto a go go di tutte le marche e cilindrate, sarà per la splendida giornata, sarà perché è sabato.

Arriviamo a Castellaneta per l’ora di pranzo, la piazza centrale della piccola cittadina è una distesa unica di moto,sosta meritata dopo i primi 100 km di tornanti, sentiamo gli stessi commenti in più lingue, e anche noi ci uniamo al coro. Le luci di Grenoble ci accolgono dopo 500 km stanchi ma felici. E pensare che Napoleone nel 1815 la percorse, con i suoi uomini, in sei giorni conquistando Grenoble.

Tours  – 23/9

Oggi tappa di trasferimento, Tours dista 650 km e ci avvicina alla Normandia. Optiamo per l’autostrada prevedendo di arrivare nel primo pomeriggio. Viaggio noioso, pranzo in autogrill pedaggi autostradali frequenti e approssimativi, stesse moto ticket diversi. Arriva anche la pioggia ma, come previsto nel primo pomeriggio arriviamo a Tours, capitale della Tourenne, il giardino di Francia, le cui origini si perdono tra il 180 e il 120 a. C.. Dopo aver visitato la cattedrale gotica di San Graziano “la Gatienne” XIII secolo. È una città universitaria c’è ne accorgiamo la sera, dalla moltitudine di pub affollati, entriamo nel primo, di colpo sembra di trovarci in Irlanda dalla moltitudine di birre alle freccette ed annesso bazar dell’usato, peccato non ci sia posto. Pub successivo siamo fortunati c’è posto birra ottima. Cena e albergo.

Castello di Chenoncheau – 24/9

Partiamo per le 9 destinazione Castello di Chenoncheau, attraversando la Tourenne, giardino di Francia. Dalla grandezza del parcheggio e dalla moltitudine di pullman, auto e biciclette parcheggiate cominciamo a capire l’importanza del sito che ci apprestiamo a visitare.

Il castello risale al 1500 la cui facciata si estende per 128 mt, ha 400 locali e 365 camini circondato da giardini maestosi e cosa piuttosto rara, attraversato da un fiume. Siamo colpiti dall’organizzazione, ci consegnano un Ipod da dove ascoltiamo tutte le spiegazioni per ogni luogo. Il castello nei secoli è passato di mano in mano ma punto di ritrovo per l’aristocrazia i re che man mano si sono succeduti isparmiato dalla rivoluzione francese Durante la seconda guerra mondiale è stato rifugio e ospedale. Conclusa la visita abbiamo pranzato nel sel service del castello, organizzazione ndr, 131 km ci separano da Lemans dove arriviamo ne pomeriggio. Ci sistemiamo nell’ottimo appartamento prenotato per la notte. Il tempo della doccia e siamo già in giro per la città, visitiamo la chiesa di San Giulian, stile gotico ,manco a dirlo, enorme tanto da ospitare all’interno più altari. L a visita per il centro città si potrae sino a tardi, la stanchezza prende il sopravvento e ci ritiriamo.

Mont San-Michel – 25/9

Da Le Mans ci avviamo a Mont San-Michel. La campagna francese è bella anche in autunno con l’alternanza di colori data da campi coltivati, altri con i segni delle colture precedenti. Le strade sempre in ordine così come i paesi che attraversiamo. San Michel ci appare all’improvviso dopo una delle tante curve, maestoso nella sua imponenza, sembra vicino ma facciamo ancora qualche kilometro per arrivare a parcheggio, da qui un bus navetta, gratuito, ci porta in prossimità del monte. Un lungo ponte collega la terraferma all’isolotto, si vedono chiaramente i segni delle maree che circondano il monte per kilometri. Tanta gente si avventura a piedi in questo acquitrino fino a raggiungere uno scoglio distante da Mont San-Michel 3 kilometri. Entrati nel borgo capiamo il motivo per il quale Mont San-Michel ha resistito agli attacchi susseguiti nei secoli. Alte mura di cinta e le maree sono le carte vincenti. L’unica via che ci porta alla chiesa, posta alla sommità del monte, è un susseguirsi di negozietti di souvenir bar e ristoranti che non riescono a contenere le migliaia di visitatori. La chiesa iniziale risale al 700, voluta dal vescovo di Avances Sant’Aubero, è stata inglobata nel monastero attuale dalle modifiche effettuate nei secoli. Risultato un grande monastero stupefacente sfasato su più piani con ampi locali ed innumerevoli altari. Nei secoli è stata adibita ora a residenza dell’alto clero ora a prigione, meta di pellegrinaggio, nei secoli, dei regnanti edella nobiltà. Pranzo veloce e partiamo destinazione Sainte Marie Egleise, penisola del Cotentin. La storia racconta che un paracadutista rimase appeso al campanile, salvando così la vita. Da lì, km 0, cominciò la liberazione. Ci spostiamo di pochi km arrivando a Bayeux dove abbiamo prenotato per la notte ma… sorpresa, abbiamo prenotato erroneamente per novembre. Naturalmente era tutto pieno. Per fortuna a pochi metri ci sono due camere per noi. Passeggiata in centro storico e pizza. Poi finalmente a letto, domani ci aspetta il cimitero monumentale, meta del nostro viaggio.

26/9

Usciti dall’albergo presto, colazione in un bar al centro e dopo pochi kilometri arriviamo a Omaha Beach, 7 kilometri di sabbia sull’oceano. Posto altamente suggestivo qui avvenne lo sbarco. Sull’altura a poche decine di metri la presenza di due bunker. La scena è terribile solo a immaginarla, gli americani che arrivano dal mare su mezzi anfibi, i tedeschi nei bunker a fare tiro a segno. Si conteranno circa diecimila vittime tra gli americani. In rispettoso silenzio facciamo delle foto e ci spostiamo al cimitero monumentale, un’immensa area pulita e ordinata ‘riempita’ da poco meno di diecimila croci bianche allineate come un battaglione in parata. Ogni croce porta un nome una data di nascita, un posto di provenienza e una data di morte, per molti la stessa. Usciti dal cimitero breve sosta per un caffè foto con mezzi bellici sosta pranzo a Caen. Ripartiamo direzione Honfleur graziosa cittadina sul mare dove passeremo la notte con cena in uno degli innumerevoli locali.

27/9

Oggi giornata “tranquilla”. Ci spostiamo di appena una trentina di km percorrendo il Pont de Normandie, attraversiamo Le Havre, città industriale (presumiamo)dall’aria poco salubre. Costeggiamo una raffineria interminabile e pochi kilometri dopo arriviamo al piccolo villaggio di Etreat, stretto tra due scogliere, la falesia d’Aval, nota per il celebre arco che lo scrittore Guy de Maupassant paragonò a un elefante che beve nel mare. Foto di rito e passeggiata nel centro cittadino. Ci spostiamo verso Parigi percorrendo parte del parco regionale della Senna.

Arrivando a Parigi siamo letteralmente inglobati da una fiumara di mezzi di ogni genere che ci accompagnerà fin sotto la torre passando per l’Arco di Trionfo. Sostiamo sotto la torre facendo tantissime foto, felici come pochi. Alla fine ripartiamo per Chamberry. Ci rimettiamo nella fiumara di mezzi e a fatica usciamo da Parigi. Come da programma percorriamo 100 km e ci fermiamo in albergo sull’autostrada, cena in autogrill e subito a letto, domani una lunga tappa di trasferimento ci attende.

28/9

Alle 9 siamo già sulle moto, 500 km ci separano da Chamberry. Inizialmente decidiamo di sfruttare l’autostrada, ma dopo 300 km, a pranzo decidiamo di uscire e percorrere la statale. Arriviamo a destinazione nel pomeriggio. Albergo vicino al centro che raggiungiamo a piedi. Cena e lunga passeggiata notturna

29/9

Partiamo da Chambery alle 09,00. È previsto un tratto autostradale e poi la statele che porta da Modane al Moncenisio. I primi 100 km sono noiosi, poi, appena la strada inizia a salire e compaiono i tornanti, ecco che la noia lascia il posto al piacere. La strada, manco a dirlo, è perfetta. Attraversiamo una miriade di piccoli paesi tutti ordinati e puliti. Arrivati alla sommità, 2000 metri. Si apre il paradiso. Sotto di noi un lago artificiale di una bellezza unica. L’acqua è di un azzurro unico, complice un sole accecante. Sosta caffè e foto di rito.

Iniziamo la discesa che ci porta a Susa, siamo in Italia. Commettiamo l’errore di non scegliere l’autostrada per andare a Torino e ci sciroppiamo 60 km di statale con un’infinità di autovelox, quindi a una media di 50 km/h. A Torino pranziamo in un ristorante greco in ottima compagnia, con Elisa, Leandro e Marco. Nel pomeriggio visita a Superga e poi partenza per Genova dove arriviamo in tempo per l’imbarco. Ci possiamo finalmente rilassare per 21 ore moto a riposo.

30/9

Arriviamo a Palermo in perfetto orario, peccato scendere dalla nave un’ora dopo. Ci immettiamo nel traffico che ci accompagna sino all’autostrada, processione compresa. Al primo autogrill troviamo il pienone di pullman, con folla ai servizi. Lo saltiamo. Quindi pit stop al secondo… rabbocco e caffè. Si parte. Tre ore ci separano da casa. Nonostante il buio non ci aiuti Emanuele se la cava alla grande. È passata l’una, e 3.600 km, quando arriviamo a Modica. Siamo stanchi ma, ahinoi, consapevoli del fatto che poche ore ci separano dai rispettivi lavori.

Questo viaggio è nato dal precedente, Auschwitz, come completamento di un percorso, la grande guerra, quindi finalizzato alla spiaggia di Omaha, lo sbarco il D-day. Man mano che macinavamo kilometri ci siamo accorti che c’erano più “viaggi” dentro il viaggio. Ci siamo confrontati con strade eccezionali, con posti meravigliosi e pieni di storia. Siamo stati protagonisti, nostro malgrado, della crescita del gruppo. Abbiamo assisto, provocato, subito discussioni, critiche, complimenti, liberi da condizionamenti. Abbiamo sbagliato strade, nonostante il Tom Tom, ridendoci su. Percorrere più volte le rotatorie è diventata una consuetudine. E, finalmente, anche Saro, prezioso nel suo inglese lo scorso anno, ha sfoggiato il miglior francese maccheronico ma ce la siamo cavata alla grande.

Abbiamo avuto l’occasione di conoscere e apprezzare Francesco, uomo di poche parole, ma efficaci. Abbiamo scoperto che Emanuele ha ‘bruciato” 72 candeline, ma chi se ne fo@@e. Finalmente non abbiamo dovuto spingere Orazio perché ha finalmente capito che la Triumph si può mettere in moto “anche” con il tasto. Per quanto mi riguarda ho fatto tutto il viaggio con il resto del gruppo, buona parte del precedente l’ho fatto da solo.

Ci siamo ritrovati in silenzio sulla “spiaggia” e abbiamo trattenuto a stento ogni emozione al cimitero. Abbiamo gioito come fanciulli sotto la torre, solo per il fatto di esserci arrivati. Siamo rimasti esterrefatti sul Moncenisio alla visione del lago, anche se artificiale. Grazie a ognuno di voi, a ognuno di noi, per tutto.

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