Nordkapp: il viaggio dei viaggi
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12 luglio 2017 Arrivata! Il 12 luglio sono arrivata finalmente a Capo Nord! Sulla carta, ovviamente… Ci sono ancora da macinare 4500 km in sella alla moto per toccare davvero con mano la famosa “palla” nel punto più a nord d’Europa. Però il 12 luglio ho meticolosamente portato a conclusione la roadmap di andata, stabilito le tappe, prenotato alberghi e campeggi fino a Nord Kapp. Partendo da Roma e attraversando la Germania, saliremo dalla Norvegia saltando i fiordi e scenderemo da Finlandia e Svezia. La preparazione del viaggio è forse la parte più bella della storia, ti informi sui luoghi, le tradizioni, la cucina, gli usi e costumi della gente che vedrai, e quando arrivi sul posto ti sembra già di conoscerlo un po’, lo senti già quasi tuo.
22 luglio
Dal Colosseo alle Dolomiti attraverso la A1 desolata dei roghi appena spenti in questa estate devastata dalle fiamme, gli aironi a decine sui campi della Bassa, Sasso Marconi e “La Bettola” (di nome e di fatto, un albergo da dimenticare!), il Po in paurosa secca, le code sull’autostrada del Brennero che la Salerno-Reggio Calabria in confronto è una passeggiata, abetaie e vette dolomitiche appena alzi lo sguardo da un fondovalle troppo antropizzato, su fino a Colle Isarco, ultimo avamposto d’ Italia prima di entrare in terra sassone (ma già cosi tedesco come può essere un paese più vicino a Vienna che a Roma). Qui finisce la prima tappa del viaggio, siamo solo all’inizio e non voglio nemmeno guardare l’enorme cartina stradale che mi sbatte in faccia le migliaia di chilometri ancora da percorrere e mi fa venire voglia di mollare. Ma il viaggio è ancora e sempre, metafora di vita: la paura ci rende coraggiosi, le difficoltà ci fanno forti, perché ognuno di noi ha la sua sfida, la sua meta da raggiungere con tutto il cuore.
23-24 luglio
Attraversiamo la Germania da sud a nord percorrendo tutta la A9 fino a Rostock, dove ci imbarchiamo per Trelleborg, Svezia. Da Colle Isarco fino al Baltico, passate le Dolomiti austriache, è una distesa di foreste, campi di grano a perdita d’occhio e….lavori stradali! che ci rallentano continuamente, soprattutto intorno a Berlino. Dormiamo in un casermone del regime comunista che, nonostante esternamente sia rimasto un tetro edificio grigio accanto all’autostrada, all’interno ci offre una camera confortevole e pulita. L’autostrada che percorriamo taglia la ex Germania Est, ancora così presente non solo nell’architettura spartana, ma anche nella gente: qui nessuno parla inglese, ma il lungo isolamento non ha fiaccato la voglia di comunicare e si fanno in quattro per farsi capire ed esserti utili. Arriviamo a Rostock con la grande soddisfazione di aver attraversato l’Europa senza aver preso una goccia di pioggia!
25-26 luglio
Sbarcati a Trelleborg ci avviamo lungo la strada della nostra vacanza, la E6, la strada Artica, che percorre la Norvegia da Trelleborg a Kirkenes, al confine russo-norvegese. Visitiamo Goteborg, una città a misura di bicicletta, con le sue improbabili architetture rosse ed un bel porto turistico dove sono ormeggiate navi storiche, proprio sul Gote Kanal, e mangiamo il primo di una lunga serie di “fish and chips” nel locale allestito a bordo di una bellissima ex nave scuola.
Percorriamo 594 km e siamo a Oslo, Norvegia! Avevo letto di una città noiosa e tetra, invece Oslo ci stupisce davvero! sviluppata e vivace, forse con il favore dell’estate, straripante di parchi verdissimi e fontane, adagiata sul mare e ricca di edifici particolari: la Opera House, bianco e vetro, sdraiata sull’acqua come un iceberg lucente; il Parco Vigelan, enorme, maestoso e inaspettato, con il famoso obelisco alto 14 metri di corpi avvinghiati drammaticamente l’uno all’altro, inquietanti nel loro anelito di quota; l’”Urlo” di Munch, al museo della città, dove per altro si trovano esposti anche un Modigliani, un’opera di Artemisia Gentileschi e “Il Pensatore” di Rodin; il Municipio, brutto davvero con le enormi sgraziate torri quadrate! Non ci si annoia ad Oslo, soprattutto se si è fortunati con il meteo. Con il ferry arriviamo all’isola di Bygdoy, visitiamo il museo delle navi vichinghe e il museo più particolare di tutti, il Kon-Tiki, dedicato alle imprese dell’esploratore norvegese Thor Heyerdhal che, su una zattera costruita secondo la tecnica degli indigeni peruviani, ha attraversato il Pacifico fino all’isola di Pasqua, per dimostrare che il popolo autore delle famose “teste” proveniva dalle coste dell’America Latina, contrariamente a quanto si era creduto fino a quel momento. La storia di quest’uomo così coraggioso e sognatore mi ha commosso: ha creduto fermamente in qualcosa al punto da pensare e realizzare un’impresa così pazzesca!!
Mi sento un po’ esploratrice anche io…..in fondo ci siamo buttati in una impresa da incoscienti e insistiamo nel portarla a termine, ad una età non proprio verde in cui, forse, sarebbe meglio stare con i piedi sul tavolino del divano a guardare la TV. O no?
27-28-29 luglio
Da Oslo alle Lofoten, passando per Trondheim, Mo I Rana, Bodo, da dove ci imbarchiamo per le isole.
Trondheim è una città caratteristica, con le case a palafitta lungo il fiume, ricca di locali che d’estate si animano di gente che, approfittando delle tante ore di luce, sta fuori a godersi il tepore fino a tardi, gli antichi quartieri con le stradine acciottolate e gli edifici in legno color pastello. Ha una bella cattedrale medievale costruita sulla tomba di Olaf, il re santo molto amato in Scandinavia. Trondheim rappresenta infatti da secoli il luogo sacro della cristianità scandinava, essendo posta idealmente al vertice nord del triangolo formato dai siti di pellegrinaggio più importanti d’Europa: Roma, Santiago di Compostela e appunto Trondheim. Più prosaicamente Trondheim rimarrà famosa nei nostri cuori come il posto con la birra migliore bevuta in tutta la Scandinavia, assaggiata nel pub più famoso e costoso della Norvegia.
Sfiliamo sulla E6 verso nord, passando per Mo I Rana, anonima con le sue case cubiche. Il paesaggio piano piano abbandona le abetaie e si appiattisce in una tundra sconfinata, fredda anche a luglio, atmosfera diafana, fino al Circolo Polare Artico e ti chiedi ma sono davvero qui? Non è ancora nemmeno la metà del viaggio, ma il Circolo è la prima meta importante da raggiungere e noi ci siamo arrivati. Immortaliamo il momento con le foto di rito e acquistiamo magliette e adesivi nel negozio costruito proprio sulla linea 66°33’, in cui campeggia un triste orso polare imbalsamato alto 3 metri. Per ritrovare però la magnifica emozione di essere “into the wild” bisogna lasciare il centro commerciale, rimontare in sella alla moto e continuare a macinare chilometri sulla dritta strada battuta dal vento che ci porta verso Bodo.
Da Bodo ci imbarchiamo per le Lofoten e già quando le vedi da lontano stagliarsi tra cielo e mare con i loro picchi aguzzi capisci che queste isole da sole valgono il viaggio: montagne che sorgono dal mare con le vette ancora innevate, spiagge bianchissime e acque cristalline come ai tropici, fiordi profondi, casette rosse a grappoli sui piccoli porti e, su tutto, la magica luce del sole che non tramonta mai, la luce del sole di mezzanotte.
30 luglio
Oltre alle spettacolari bellezze naturali, le Lofoten ci regalano anche il nostro primo giorno di pioggia ma, dato che ci fermeremo solo un giorno, decidiamo di fare comunque il giro delle isole con visita al Trollfjiord, il fiordo più stretto della Norvegia. Ci imbarchiamo su un motoscafo bardati come palombari, sotto una pioggia battente, vento a raffiche e mare grosso, affidando la nostra vita ad uno scaltro (ma forse un po’ incosciente) lupo di mare del posto, che ci traghetta agli isolotti dove nidificano le aquile, che vediamo volteggiare vicine al richiamo dei pesci gettati in acqua, e allo spettacolare Trollfjiord, con l’immancabile cascata che si getta in mare dal muro di roccia che si erge sopra di noi. Perdiamo tempo conquistati dallo spettacolo e affrontiamo un rientro acrobatico con il mare ormai quasi in tempesta e il gommone che plana su onde alte 2 metri: un silenzio gelido almeno quanto l’acqua che ci arrivava addosso a secchiate è calato sull’equipaggio e credo che anche il nostro baldo skipper abbia ringraziato Odino e tutto il Walalla quando siamo rientrati in porto sani e salvi!
Oggi è il compleanno di Marco e festeggiamo il suo 61° con una enorme (e buonissima) pizza a Svolver.
31 luglio
Tromso è l’ultima città degna di questo nome alle latitudini a cui ci troviamo. Qui tutto è “più a nord”: la cattedrale di legno più a nord, l’università più a nord, il birrificio più a nord del mondo. E’ carina Tromso, con le casette di legno affiancate senza vergogna ad edifici ultramoderni. Il tempo è tornato bello, ma qui cominciamo davvero a sentire l’aria fredda che profuma di Artico e iniziamo ad utilizzare tutta l’attrezzatura antifreddo di cui disponiamo quando siamo in moto.
Stanchezza e sonno hanno la meglio sull’intramontabile luce del Nord.
1 agosto
Alta è l’ultima tappa di avvicinamento a Capo Nord. Poco prima di arrivare alla città si trova il sito UNESCO del museo di Alta, costruito intorno al luogo di ritrovamento di petroglifici risalenti a circa 6000 anni AC. Una passeggiata di circa 1 ora e mezza che si dispiega lungo la base del fiordo e conduce tra le rocce decorate con graffiti raffiguranti scene di caccia, pesca, gruppi familiari, animali, barche, incisi sulla roccia dagli antichi abitanti di questi luoghi. Un posto quasi magico.
Per la sera ci sistemiamo in una hytta nel campeggio vicino, rigorosamente sprovvisto di spaccio come la maggior parte dei camping in Norvegia e ovviamente lontano dal centro abitato ma, alla disperata ricerca di qualcosa di commestibile ed economicamente abbordabile (mangiare in Norvegia è davvero caro!), ci imbattiamo in un piccolo e accogliente tepee sami, una tenda circolare al centro della quale arde un fuoco che serve a scaldare persone e bevande, dove ci servono stufato di renna e patate, caldo e appetitoso. Finita la cena, la signora che gestisce il locale, in abiti tradizionali, si esibisce nei canti tipici Sami, detti jojk, litanie dal significato magico: ogni essere vivente ha il suo jojk, che celebra l’essenza della persona. L’atmosfera nel tepee, con il fuoco acceso e la melodia dei canti, sarà forse organizzata per i turisti, ma è davvero lo stesso molto suggestiva!
2 agosto
Partiamo da Alta per gli ultimi 240 km che ci separano da Capo Nord. Mai tragitto ci è sembrato più interminabile, anche se questa tappa è la più breve di tutto il viaggio.
Le foreste lasciano di nuovo il posto alla tundra, la strada taglia spazi a perdita d’occhio, attraversiamo il tunnel di Capo Nord, laghi, spiagge, falesie, torrenti, mandrie di renne al pascolo si susseguono davanti ai nostri occhi finchè, finalmente, si staglia vicina la palla di Nordkapp, il punto più settentrionale d’Europa, aperto sull’Artico come un salto nel vuoto.
L’emozione è fortissima, anche se il posto è abbastanza frequentato e nel piazzale sono parcheggiati una ventina di camper e moto. Giriamo intorno alla palla quasi increduli, sognanti.
Mai come in questi giorni, percorrendo questi spazi, ho percepito la grandezza della natura e la nostra relatività, e mai come in questi giorni mi sono sentita così forte, cosi coraggiosa, capace di fissare un obiettivo e di raggiungerlo. Anche se è solo un viaggio, non è solo un viaggio.
Inutile dirlo: foto a decine, souvenir a palate, innumerevoli adesivi per la moto, facciamo incetta di tutto quello che c’è, perchè è successo e c’abbiamo le prove!!
Siamo arrivati a Capo Nord, abbiamo fatto l’impresa!
Adesso si torna a casa.
3-4 agosto
Passiamo la notte in hytta nel camping di Honnisvag, a pochi chilometri da Capo Nord, cenando con il pochissimo trovato nel negozio del campeggio: fagioli al sugo, sgombro in scatola del Cambriano e pane del Paleolitico, probabilmente la cena peggiore del viaggio.
Nella fredda mattina lasciamo Honnnisvag e cominciamo il ritorno passando dalla Finlandia.
Prima tappa Inari, capitale storica dei Sami, dove arriviamo però in preda all’angoscia: dopo aver percorso un tratto di sterrato carichi come muli come siamo, la moto ha cominciato a fare un rumore sinistro tra la catena e la ruota, e non si trova nessuno che ci metta le mani. Trascorriamo la notte insonne passeggiando in piena luce alle 3 di notte, senza poter apprezzare lo spettacolo rilassante del lago di Inari su cui si affaccia il campeggio, con il brutto pensiero di dover tornare a casa in aereo e spedire la moto.
Decidiamo di rischiarcela e la mattina ci rimettiamo in viaggio percorrendo a 80 all’ora i 400 chilometri che ci separano da Rovaniemi, grosso centro abbastanza turistico dove, oltre alla famosa casa di Babbo Natale, speriamo di trovare un meccanico che ci salvi il rientro.
5 agosto
Come ci hanno indicato alla reception dell’albergo, raggiungiamo preoccupati la sola officina presente nel raggio di centinaia chilometri ma, essendo sabato, la troviamo chiusa! NIENTE PANICO! Parliamo con il proprietario del negozio di ricambi annesso che, dopo lunga e sofferta trattativa e avendogli illustrato da dove venivamo, i chilometri percorsi e la assoluta necessità di non svernare a quelle latitudini, chiama finalmente l’unico meccanico della zona. Dopo circa mezz’ora arriva Vicente, un ragazzo di Barcellona trapiantato in Finlandia, ex-team Honda, che per fortuna capisce al volo il problema e ci sostituisce il cuscinetto della ruota posteriore rotto. Grande Vicente, Babbo Natale ci ha fatto proprio un bel regalo!
Siamo pronti a ripartire: per stavolta è andata, on the road again!
6-7 agosto: Rovaniemi-Umea
Dato il problema alla moto, abbiamo prenotato all’ultimo momento quello che abbiamo trovato e ci adattiamo a dormire in ostello, letti a castello e bagno condiviso, per la gioia di Marco che però, dopo la smaltita della moto, sarebbe disposto a dormire anche sotto un ponte!
Si passa la notte e si riparte, stavolta sotto una pioggia battente che ci accompagna con poche pause per 640 km fino a Stoccolma, dove però ci riscattiamo con una comoda camera d’albergo e una ricca colazione.
8 agosto
Il tempo si è rimesso e visitiamo Stoccolma sotto un discreto sole. Prima sosta al Museo Wasa, che ospita l’omonimo galeone del ‘600, l’unico in perfetto stato di conservazione esistente al mondo. Il posto vale sicuramente la visita: la nave è alloggiata in uno spazio costruito appositamente e organizzato per piani di osservazione. Alto quasi come un palazzo di 6 piani, tutto decorato con intarsi nel legno, con leoni per polene, lascia a bocca aperta non solo i bambini.
Stoccolma è una bella città, il lungomare molto elegante, bei palazzi storici affacciati sul mare, le ampie piazze e le barche ancorate ai moli. Le biciclette impazzano ovunque, le numerose isole dell’arcipelago che costituisce buona parte della città, unite da ponti, sono molto romantiche. Il quartiere storico di Gamla Stan affascina con le sue stradine, le piccole botteghe, gli edifici colorati, il museo del Nobel. Sicuramente più disinvolta di Oslo, è ancora una città un po’ ingessata, molto scandinava nella particolare attenzione posta alla qualità della vita, tanto che ovunque si possono notare le colonnine per il rilevamento della qualità dell’aria e dell’acqua con i dati visibili in tempo reale!
Oggi abbiamo chiuso il cerchio stradale che ci ha portato a spasso per la Scandinavia: dalla E4 percorsa scendendo per la Finlandia e la Svezia ci siamo ricongiunti a Malmo alla E6, la strada su cui il nostro tour è cominciato.
9 agosto
Non c’è dubbio, delle tre capitali visitate Copenaghen conquista più di Oslo e Stoccolma. Conquista il suo essere slow senza noia, il lungomare con la languida Sirenetta adagiata sullo scoglio, indifferente ai turisti che la fotografano senza sosta, conquista Nyhavn, con le case coloratissime, i ponti bassi, le splendide barche a vela ormeggiate pigre, le fontane e i palazzi Deco’. Melting pot di razze e culture, ricorda Istanbul e Napoli, il suo spirito sembra più mediterraneo che nordico, forse aiutato anche dalla splendida giornata di sole che invita alla sosta sui moli.
Mangiamo qualcosa in strada, immersi tra gente finalmente sorridente dopo le facce crepuscolari del nord e finalmente senza spendere una fortuna, e facciamo un bel giro della città: la Sirenetta, il Kastellet, la Round Tower, il Palazzo Reale, le tante vie e piazzette ricche di vita e di artisti di strada. Torniamo a Malmo per passare la notte, domani via ancora, alla volta della Germania.
10-11-12 agosto
Lasciando Malmo percorriamo il famoso ponte sull’Oresund, splendida opera architettonica buttata tra cielo e terra lunga circa 16 km che unisce la Svezia alla Danimarca. Scendiamo fino a Getser e ci imbarchiamo per Rostock, poi giù fino a Dessau, dormendo in una pensione carina, che spicca colorata tra i casermoni tristi.
Ancora strada, scendendo fino a Monaco, percorrendo a ritroso la strada dell’andata che, dopo tanti calcoli, è risultata la più breve. Ma la vera impresa di questo viaggio si rivela l’autostrada del Brennero: 7 ore da Monaco a Mantova, traffico praticamente fermo su tutta la tratta!
13 agosto
Ultimi 460 km fino a casa. Ultima tirata sotto il sole a picco e 30 gradi… caldo!… che bello!
Dopo tanto savoir-faire scandinavo sono contenta di ritrovare, nell’autogrill dove pranziamo, un po’ di sana “caciara” italiana, anche quella, oltre al sole, ci scalda il cuore.
Si va, si va… autostrada, raccordo, Cassia, CASA!
9500 km percorsi
7 Paesi attraversati
4 cambi di moneta
3 capitali
Il Mar Glaciale Artico
Il ponte più lungo d’ Europa
Il giorno senza la notte
I caraibi all’Artico
Nordkapp e ritorno
Una volta nella vita
Una volta e per sempre con te
A mio marito Marco, la sua zavorrina.