Nordest del Brasile un viaggio indimenticabile

Il nostro viaggio inizia il 13 febbraio com arrivo a Salvador da Bahia, dove alloggiamo in um bel hotel, il Catarina Paraguassu alla spiaggia di Rio Vermelho, un immobile d´epoca ristrutturato elegante ed accogliente. A Salvador siamo rimasti due giorni, dedicandone uno ad un city tour, tra il Pelourinho, il centro storico e lo shopping al...
Scritto da: Capitan Cook
nordest del brasile un viaggio indimenticabile
Partenza il: 13/02/2007
Ritorno il: 28/02/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 3500 €
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Il nostro viaggio inizia il 13 febbraio com arrivo a Salvador da Bahia, dove alloggiamo in um bel hotel, il Catarina Paraguassu alla spiaggia di Rio Vermelho, un immobile d´epoca ristrutturato elegante ed accogliente. A Salvador siamo rimasti due giorni, dedicandone uno ad un city tour, tra il Pelourinho, il centro storico e lo shopping al Mercato Modello, molto interessante e ricco di ogni tipo di artigianato sia locale, bahiano, sia di altri stati del nordest, e dilettandoci con le esibizioni di capoeira, proprio li sulla piazza adiacente il mercato.

I bahiani sono bravissimi e il livello che la capoeira raggiunge li, dove é nata, nelle strade della Bahia, é sicuramente ineguagliabile.

Il nostro gruppo, formato da una coppia di amici, per la prima volta in Brasile, da mia moglie ed io, al nostro terzo viaggio in questo paese continentale (i primi due dedicati a Rio e Sao Paulo, viaggi d´affari a dire il vero) visitava il nord este del Brasile per la prima volta.

Il nostro progetto: visitare i 4 grandi parchi nazionali del Nord Est brasiliano, Chapada Diamantina, Jericoacoara, Delta do Rio Parnaiba, Lencois Maranhenses, e le capitali di stato piú importanti di questo itinerario Salvador da Bahia, Fortaleza e Sao Luis. Un progetto molto ambizioso, lo ammetto, complesso ed esteso.

Ma anche in India e nel Congo e in molti altri nostri viaggi abbiamo viaggiato sempre alla ricerca del vero e dell´autentico, al di fuori delle rotte del turismo di massa.

Il secondo giorno del nostro soggiorno a Salvador lo abbiamo dedicato alla culinaria bahiana, mia moglie appassioata in gastronomia etnica voleva provare tutte le ricette afrobrasiliane: dalle famose moquecas (zuppa di pesce o crostacei e molluschi, cucinata nel latte di cocco e nel´olio di Dendé, estratto dal dattero di una palma di origine africana, di colore rosso), agli acarajé ripieni di vatapá (delle grosse frittelle di pasta di fagioli leggermente fermentate e fritte nell´olio di dende) fino ai “quindins” i famosi dolci del “tabuleiro das |Bahianas”.

Non abbiamo avuto il coraggio di mangiare le prelibatezze che ci venivano offerte per strada, sicuramente deliziose, ma forse ostiche ai nostri stomaci occidentali e ci siamo diretti verso uno dei ristoranti di cucina regionale, piú conosciuti di Salvador, diretto da Dadá, la famosa Bahiana. Devo dire che anche la cena al ristorante Maria Matamouro nel Pelourinho, é stata un successo. Una cucina di ispirazione piú internazionale ma di eccellente qualitá.

Nel pomeriggio una visita al Museo Casa di Jorge Amado, per un omaggio alla figura del grande maestro che tanto meravigliosamente ha descritto il Nordest del Brasile, ha completato il nostro itinerario a Salvador.

Siamo partitii di sera in 4×4 con autista verso la Chapada Diamantina, un immenso altopiano che si estende nel centro della Bahia. Prima tappa Lençois da Bahia, da non confondere con i Lençois del Maranhao, distante piú di duemila km ultima tappa del nostro viaggio nordestino.

Siamo arrivati di notte e ci samo ospitati da Alcino, una “pousada”, come le chiamano in Brasile, stile fín de siécle, molto carina e accogliente.

In mattinata, dopo un´abbontante ed eccellente colazione a base di succhi di frutta regionali, marmellate e formaggini maison, é venuta a prenderci Loreta, il nostro contatto a Lencois, una signorina che organizza viaggi in loco e che fa parte del gruppo di guide da noi contrattato per questo nostro viaggio cosí speciale.

Con l´aiuto di una cartina geografica molto dettagliata, Loreta ci ha informati sulle decine di itinerari possibili in Chapada Diamantina. Come é facilmente deducibile il nome deriva dall´abbondante presenza di pietre preziose nella regione, che é stata colonizzata dai cercatori di diamanti, nel secolo scorso. Di quell´epoca avventurosa oggigiorno solo rimangono le leggende, anche se si dice, qualche solitario “garimpeiro” ancora si avventura tra le rocciose montagne dell´altipiano in cerca di fortuna, degli ultimi diamanti nascosti chissa dove.

Gli itinerari sono tantissimi, le belle foto che Loreta ci ha mostrate, danno un ´idea perfetta della entusiasmante bellezza dei luoghi circostanti Lencois, ma quasi tutte le escursioni esigono qualche ora, minimo, di camminate impegnative tra le rocce e i fiumi locali, e per dire la veritá noi pigri e sedentari cittadini non avevamo voglia di impegnarci piú di tanto.

Cosí vissuta l´avventura a tavolino, tra le foto e le cartine geografiche di Loreta, abbiamo scelto due brevi e comodi itinerari, che non esigevano molto sforzo e ci hanno permesso di godere delle bellezze locali, farci un´idea delle formazioni geologiche della regione e goderci i bagni, nelle acque scure, tanniniche, color coca cola dei fiumi e torrenti di Chapada.

Siamo andati sul Serrano, il fiume che scende dalle montagne e attraversa la cittadina e li nei “Calderones”, piccole piscine circolari forgiate dell´incessante e vorticoso scosciare delle acque, ci siamo fatti un bel bagno.

Poi abbiamo visitato il “Salao das areias coloridas”, un interessante anfiteatro naturale dove si possono osservare e raccogliere vari tipi di sabbie multicolori che gli artigiani locali usano per fare dei mosaici molto carini dentro delle bottigliette.

Nel pomeriggio siesta, e un magnifico gelato di frutta tropicale. Molto buono quello di pitanga, una piccola bacca rossa che cresce su degli arbusti tipici della Chapada. Un gusto molto particolare.

Poi una bella cenetta, c´é solo l´imbarazzo della scelta, Lencois nel suo piccolo offre di tutto dalle immancabili lasagne, comunque made in Italy, alla cucina asiatica.

Il giorno dopo in macchina ci siamo recati al Vale do Capao, che tra le svariate proposte del catalogo di Loreta, ci é sembrato il posto piú esotico e facilmente raggiungibile in 4×4 .

Due ore di strada con una fermata a Mucugezinho, al Morro do Pai Inacio, e a Palmeiras per poi risalire sulle montagne, dove all´improvviso ci é apparso il Morrao, un monolite mozzafiato circondato da una pianura che ricorda i film western alla John Wayne.

Di la parte la camminata di sei ore e 18 km fino a Lencois. Ci era stata consigliata da Loreta per la bellezza dei paesaggi,ma data la nostra preparazione fisica inadeguata e la nostra pigrizia innata, vi abbiamo rinunciato.

Sempre nel nostro comodo fuoristrada siamo scesi nel Vale do Capao, e lo abbiamo percorso fino al gruppo di casette chiamato Bomba, dove bisogna lasciare la vettura e avventurarsi a piedi,per un cammino nel bosco, attraversare tre guadi del torrente locale e finalmente arrivare alla Cachoeira da Angelica, una cascata non molto alta ma molto carina. Vi é un laghetto dalle intriganti acque scure dove ci si fa un bel bagno.

Di la partono le grandi camminate. Una di vari giorni di durata attraversa i Gerais do Vieira, un immenso plató che arriva al Vale do Patí, considerato dagli esperti il piú bel trekking del Brasile.

Noi, piú modestamente siamo tornati nel villaggio di Capao apranzare da Bahiana e Diego, una simpatica coppia, lui argentino lei bahiana, che aiutati dai molti figli e figlie gestiscono un ristorante semplice ma carino proprio all´entrata del paese.

Il giorno dopo, la coppia di amici che viaggiava con noi, si é cimentata in un trekking : sono partiti con una guida locale verso la Cachoeira da Fumaça, la cascata piú alta del Brasile 400 e piú metri.

Si sale per circa due km su un cammino sassoso e poi si cammina per altri 3 o 4 km sul terrapiano in cima alla serra e si arriva allo strapiombo da dove precipitano le acque che originano questa famosa cascata.

Noi siamo rimasti tranquillamente nella nostra comoda pousada a goderci il paesaggio Boschi e montagne tropicali, davvero particolari.

Siamo partiti verso sera in 4×4 in direzione a Salvador: purtroppo il ponte aereo da e per Salvador viene effettuata solo due volte la settimana e non concideva con il nostro itinerario. Abbiamo dormito in una piccola pousada ad Itaberaba, circa alla metá del viaggio e la mattina dopo alle otto eravamo all´aeroporto di Salvador per il volo della compagnia Gol verso Fortaleza.

A Fortaleza siamo subito andati nel nostro comodo Hotel nella Beira Mar il lungomare, Hotel Grand Marquise, niente male dopo tante avventure in montagna.

Qui a Fortaleza avevamo appuntamento con Massimo ( info@lencoismaranhenses.It )che vive qui da molti anni e che organizza viaggi nel nordest per uno dei maggiori tour operator incoming del Brasile. La sua organizzazzione del nostro viaggio é stata impeccabile, e possiamo solo lodarlo. Con lui abbiamo studiato a tavolino i dettagli delle nostre prossime tappe: Jericoacoara, Delta del fiume Parnaiba e Lençois Maranhenses. La sera, dopo una bella cenetta in un locale tipico “La na Roça” dove in un ambiente molto rustico chic, viene ricreata la gastronomia del sertao del Ceará, molto interessante,un po´distante dall´hotel, quasi 20 km ma sicuramente degno di una visita, ci siamo dilettati con le performance dei giocolieri, artisti, artigiani che a quest´oraa si radunanao nella Beira Mar, proprio davanti al nostro Hotel.

E la grande avventura continua: di buon mattino ci viene a prendere Gerson, con la sua Land Rover per portarci a Jericoacoara via spiagge. Con Massimo avevamo deciso di fare questa tappa in due giorni, data la bellezza dei luoghi che avremmo attraversato. Ne é valsa sicuramente la pena.

Dopo una trentina di Km sull´asfalto siamo arrivati a Cumbuco, dove si puó entrare in auto sulla spiaggia..

Prima tappa Lagoa do Cauipe, paradiso dei kitesurfers: uno sventolio multicolore di decine, centinaia di aquiloni(cosí apparivano ai nostri occhi profani le vele tecnicamente perfette degli amanti del kitesurf). Tutti si esibiscono nello stretto specchio della laguna, pochi nella spiaggia circostante, dove il mare sempre agitato dal vento perenne, rende molto piú difficile le evoluzioni.

Ci si ferma un po´a fare delle foto e poi avanti su queste spiagge infinite, tra la brezza dei verdi selvaggi mari del Ceara, lunghe, interminabili spiagge che si susseguono a perdita d´occhio, punteggiate di piccoli villaggi di pescatori, con le immancabili “jangadas”, piccole imbarcazioni, in secco sulla spiaggia.

Pecem, Taiba, Paracuru, si entra e si esce dalle spiagge quando ostacoli naturali come fiumi e boschi di mangrovie si interpongono.

Verso mezzogiorno arriviamo a Lagoinha, stupenda, incastonata tra le falesie ed il mare: qui pranziamo in un ottimo ristorante, beviamo caipirinha, si fa il bagno, si chiacchera con gli artigiani, e venditori ambulanti locali e poi si riparte con Gerson, sempre impeccabile sia come choffeur sia come guida, che ci illustra, ci racconta, ci entusiasma.

Verso le ore 16 arriviamo a Mundau, dopo ci alloggiamo in un ottima pousada, Das Mares, proprio all´entrata del paesino di pescatori. Gerson ci fa fretta: dobbiamo andare sulle dune per vedere il tramonto: quante belle foto abbiamo scattate quel pomeriggio.

La mattina dopo dopo i bagni di rito, la camminata sulla spiaggia fino al mercatino del paese e un abbondante colazione lasciamo Mundau e ritorniamo sulle spiagge. Il primo guado é sul fiume Trairi, su delle zattere di legno.

Poi ancora una successione infinita di spiagge sempre piú deserte e selvagge, arriviamo cosí a Baleia, villaggio di pescatori dove alcune Jangadas, tipiche imbarcazioni a vela locali, stanno tornando dalla pesca: Gerson si avvicina a dei pescatori che hanno catturato um “camurupim”, un pesce di circa 70 kg dalle enormi scaglie argentate. E´un pesce bellisssimo, maestoso.

I pescatori lo fanno a pezzi li sulla spiaggia, con un machete e Gerson ne compra un paio di enormi fette e si riparte.

Quando ci fermiamo al villaggio di Icaraizinho per il pranzo, sorpresa: a tavola viene imbandito camurupim fritto, una leccornia.

E´ora di tornare sull´asfalto e percorrere gli ultimi 100 km fino a Preá la spiaggia che precede Jericoacoara.

Alle 5 di sera, ora del tramonto, arriviamo a Jeri al Vila Calango, uno dei migliori hotel della cittadina, dove bisogna riconoscerlo, ci trattano benissimo.

Ma subito andiamo in spiaggia: l´ora del tramonto raduna tutti, turisti, gente locale, “capoeristi” che si esibiscono in una “roda” di alto livello tecnico, gente che gioca a pallone, fa ginnastica, cavalca..

Andiamo subito sulla duna del Por do sol, e siamo premiati: il tramonto é bellissimo, il cielo si accende di varie tonalitá, tipiche della stagione invernale qui nell´emisfero australe.

Non piove molto qui in febbraio, la gente locale se ne rammarica, sembra che, anche qui, il clima diventi anno dopo anno, piú secco, meno piovoso.

La sera ci godiamo Jeri by night, decine di deliziosi localetti, ristoranti, bar con musica al vivo: Jeri e´una miniatura raffinata e di buon gusto. E strana selvaggia, con le sue strade ancora di sabbia, l´assenza di una banca, della posta, della civilta,con le sue regole, le convenzioni, tutto si dissapa in un átmosfera surreale, magica, diversa.

Andiamo a dormire presto, non abbiamo piú l´etá per il forró che impazza fino all´alba.

L´indomani rimaniamo nel nostro bel Hotel, fuggendo la tentazione delle escursioni che ci vengono proposte. Camminiamo fino alla spiaggia di Malhada dove comincia il Serrote, la montagnola che protegge Jeri dall´avanzare delle dune. Una caipirinha in un bar sulla spiaggia, un “agua de coco”, un pranzetto in riva al mare e poi viene a trovarci Jorge, che domani ci condurrá a Parnaiba, per metterci daccordo sull´orario di partenza e le prossime tappe del nostro viaggio.

Partiamo di buon mattino daccordo com la marea, percorriamo in 4×4 Land Rover i 60 km di spiagge che ci conducono a Camocim. Il primo guado sul fiume Guriú é su zattere mosse a pertica, poi entriamo in un bosco di mangrovie molto caratteristico e via sulle spiagge bianchissime fino a Tatajuba, un villaggio di pescatori che anni fa venne sommerso dalle dune e poi ricostruito. Vicino a Tatajuba incontriamo le torri si sabbia, immense dune la cui sabbia levemente pietrificata dall´azione del vento, forma paesaggi molto particolari.

Jorge, arrivo fino sul crinale di una grande duna e poi dopo averci chiesto il permesso, spinge la Land giú per il lato concavo della stessa, un´esperienza mozzafiato.

Arriviamo alla Lagoa da Torta, e ci sdraiamo in comode amache appese dentro l´acqua a bere caipirinhas. Pranziamo da Didi, il re del grill, come lui stesso si definisce. Ottimo il pesce, un dentice e le aragoste alla brace.

Ripartiamo e arriviamo al guado del fiume Coreau, sull´altra sponda giace Camocim, il porto di pesca dei grandi battelli a vela, che risalgono la costa brasiliana fino alla foce del Rio delle Amazzoni, dove la pesca é piú abbondante. Jorge ci porta al mercato per una breve visita: scattano le foto, tanta frutta tropical, i sacchi di farinha di mandioca, c´é tanto da vedere e conoscere. Entriamo in un ristorante popolare e Jorge ci invita a provare la zuppa di razza cucinata nel latte di cocco. Un po´reticenti, rifiutiamo ma Jorge insiste ed ha ragione é una vera leccornia.

Proseguimo sull´asfalto fino a Chaval, una cittadina costruita tra insoliti monoliti, dove diciamo arrivederci allo stato del Ceará ed entriamo in quello del Piaui. Ancora una cinquantina di km e si ritorna al mare sulle belle spiagge del Piaui. 20 km di spiagge residenziali: Coqueiros, Atalaya, Luis Correia.

Arriviamo a Parnaiba dove inizia il delta dell´omonimo fiume.

Abbiamo deciso di non ospitarci nel magnifico Hotel Islamar, uno dei migliori della regione, ma di accetare un´altra proposta di Massimo, ben piú avventurosa: entrare subito nella prima isola del Delta, Santa Isabel. Di lá, raggiunto un porticciolo fluvial, salutiamo Jorge che torna indietro e in compagnia di Zé ci imbarchiamo in direzione all´isola das Canarias, dentro il delta. Qui ci ospitiamo in una pousada modesta, ma molto caratteristica, dove i proprietari ci imbandiscono una cenetta deliziosa: camurin alla brace, un tipíco pesce della regione e zuppa di carne di granchio, crostaceo di cui il delta con le sue foreste di mangrovie é uno dei principali produttori.

Scende la notte edinizia una delle piú belle avventure dell´intero viaggio : Massimo ce l´aveva definita come imperdibile: il safari notturno nel Delta del Parnaiba.

Partiamo verso le otto: buio totale. Ci imbarchiamo su delle piccole piroghe condotte da un gruppo di nativos, armati di torce molto potenti. I piccoli motori dalle eliche minuscole ronzano nel silenzio assoluto della notte, mentre ci inoltriamo nei meandri selvaggi del Delta. E´un atmosfera surreale, i chiaroscuri delle grandi mangrovie aprofittano della debole luce stellare per formare ombre misteriose. Le barche avanzano per una mezz´ora poi i motori vengono spenti e i ragazzi che ci guidano iniziano a remare. Le torce lanciano fasci di luce alla ricerca degli animali notturni. Per un bel po´non si vede né si sente niente, poi Zé fa un segnale ai compagni, le piroghe si fermano, e la torcia di Zé paralizza un paio di occhi rossastri che emergono dalle acque vicino alla sponda. E´un alligatore. Zé fa segno di avvicinarci senza far rumore. Ma gli occhi sprofondano nelle acque e Zé da l´ordine di continuare a remare, si va avanti. Improvvisamente sulla sponda destra qualcosa si muove, il fascio di luce colpisce una specie di cane dalla lunga coda: é un Guascini, un procione del delta che se ne va a spasso tranquillamente. Lo seguiamo con i fasci di luce fin che sparisce nell´oscuritá del bosco. Zé cerca i coccodrilli, ed emette dei suoni gutturali: é il richiamo del coccodrillo maschio.. All´improvviso, nel silenzio della notte ascoltiamo lo stesso suono provenire da una cinquantina di metri piú in lá: il coccodrillo risponde. Incredibile ma vero, il coccodrillo risponde. Zé continua a chiamarlo e scende sulla sponda, da dove rapidamente avanza verso il richiamo. Non vediamo cosa succede ma,dopo qualche minuto Zé ci chiama, e spunta da un groviglio di piante acquatiche con un piccolo alligatore in mano. E´un momento di profonda emozione, mia moglie rabbrividisce a a vedere cosí da vicino questo rettile, che pur piccolino fa impressione. Dopo le foto di tiro il coccodrillo viene restituito al fiume e si va avanti. Abbiamo fortuna e avvistiamo un serpente bello grande aggrovigliato sulle piante della sponda. E una “jiboia”, un boa tipico del luogo. Dorme tranquillo e non si impressiona con i flash delle nostre macchine fotografiche. Piú in lá ancora due piccoli serpenti aggrovigliati, poi piú nulla solo il misterioso silenzio delle foreste. Torniamo in albergo stanchi morti ma contenti.

La mattina Zé ci viene a prendere con una barca a motore, dove 4 comode amache ci stanno aspettando. Ci sdraiamo e ci rilassiamo; ci aspetta l´intero percorso del Delta fino alla cittadina di Tutoia nel Maranhao.

Il Delta do Parnaiba é formato da un´ottantina di isole di varie dimensioni e caratteristiche. Quelle vicino alla cittá di Parnaiba, piú abitate e civilizzate quelle a nord semideserte e selvagge.

La barca avanza lentamente e noi spaparazzati un po´osserviamo, leggiamo, facciamo foto. Zé offre il cafezinho con dei biscotti. Appaiono alcuni Guaras uccelli di colore rosso. Zé ci spiega che verso l´imbrunire, in un punto del Delta, su di una piccola isola senza nome si radunano centinaia di Guaras e gazze bianche e formano degli stormi meravigliosi. Purtroppo il nostro orario non coincide. Dopo due ore di navigazione arriviamo all´isola del Cajú, una riserva biologica privata, proprietá di una famiglia inglese che l´ha adibita a parque nazional privato e l´ha aperta al turismo.

L´abbiamo eliminata dal nostro itinerario perché, pur sicuramente interessante, sovraccaricava il nostro giá intenso programma. E la nave va. Ci fermiamo sulle dune di un ´isola per fare i bagni, poi Zé arresta l´imbarcazione in un bosco di mangrovie e fa vedere come si catturano i granchi, infilando la mano fino alla spalla nei buchetti che sono le loro tane e evitando, con destrezza, di farsi mordere dalle affilate chele, si tirano fuori i succulenti crostacei, Un lavoraccio, ma che da da vivere a decine se non centinaia di persone, lungo tutto il delta. Arriviamo a Tutoia nel Maranhao, dove pranziamo nella piazza del paesino, in un piccolo ristorante familiare che fa dell´ottima carne alla griglia, veramente a buon prezzo, il ristorante Guaras. Poi Ademir, il nuovo autista guida, che ci aspettava con la sua Toyota da il segnale di partenza e si va verso gli impervi, selvaggi sentieri del Maranaho.

Inizia subito l´off road, le strade sono di sabbia, le pozze d´acqua rendono difficile la marcia, arriviamo dopo 40 km a Rio Novo, ci si ferma a bere birra sulle rive del fiume. Poi si riparte verso i Piccoli Lencois, ma ormai é quasi notte. Ademir si ferma su una duna per farci vedere il tramonto. Ma qualcosa non va e la macchina non vuol piú ripartire. E il cielo minaccia pioggia. Ademir chiama al telefono, il cellulare sempre trova campo sulla sommitá delle dune, un meccanico di Rio Novo, che arriva con il suo dune buggy. Intanto noi ci ripariamo dalla pioggia dentro la Toyota. In dieci minuti si riparte, scende la notte e avanziamo sulla battigia, sentiamo il rumore del mare, ma i piccoli Lencois rimangono delle ombre all´orizzonte. Arriviamo a Caburé, e subito in albergo. A cena e a dormire. Ci ospitiamo all´hotel Buriti Praia, spartano ( a Caburé non c´é l´elettricitá, ed i generatori di corrente dell´hotel si arresta a mezzanotte, chi ha bisogno si luce piú tardi, si arrangia con le candele). E´stata una giornata intensa siamo stanchi morti.

La mattina dopo andiamo su di una torre d´osservazione e ci rendiamo conto che Caburé é una striscia di terra racchiusa tra il grande fiume Preguica ed il mare. Facciamo il bagno sia in mare che nel fiume e nella piscina del nostro hotel.

Alle dieci di mattina arriva Carlos con il suo motoscafo. E´una delle guide piú simpatiche del viaggio, gran chiaccherone, si fa capire con il suo “portunhol” come chiamano qui la mescola di parole portoghesi e spagnole. Ci porta subito a Mandacaru, sulla sponda opposta del Preguica. Qui visitiamo il Faro della Marinha . Bisogna scalare non so quanti gradini ma da lassú si vede l´intero estuario del fiume Preguica e all´orizzonte si scorgono i Grandi Lencois.

Continuiamo in motoscafo fino ad Alazao, un villaggio di pescatori molto primitivo, nascosto in un ansa del fiume. Pochi turisti arrivano qui, é una sorpresa che Carlos riserva ai suoi clienti. Scaliamo le dune adiacenti il villaggio e davanti a noi appare la distesa dei Piccoli Lencois, che ieri di notte non avevamo potuto vedere.

Avanti ancora, il fiume Preguica é imponente, selvagge le sue sponde con le immense mangrovie. Sta per piovere e Carlos alza il tettuccio del motoscafo.

Si arriva a Vassouras, spiaggia fluviale famosa per le sue dune gialle ed un piccolo bar ristorante dove decine di scimmiette ormai abituate alla presenza dei turisti, piroettano tra i rami delle mangrovie, e si fanno nutrire e coccolare dagli avventori. Pranziamo a Santo Domingo, villaggetto fluviale. Dove in un ristorante molto semplice a guisa di palafitta, ci preparano un eccellente Camurin alla brace. Arriviamo a pochi km da Barreirinhas, la “capitale” dei Lencois Maranhenses. Ci fermiamo in una pousada sulla riva del fiume a tre km dal centro :“Encantes do Nordeste”. Molto carina ed elegante. Hanno un´ imbarcadero privato e un bar ristorante, uno dei points notturni piú in voga della cittá.

La sera in taxi ci rechiamo a Barreirinhas, a mangiare un gelato sul lungofiume, e a dare un occhiata ai negozietti di artigianato, dove quasi tutti gli articoli in vendita sono di buriti. Il buriti é una palma locale che nasce e cresce in prossimitá dei corsi d´acqua, con la sua fibra fina ed elegante gli artigiani locali tessono un po´di tutto : amache, cappelli, sandali, etc.

Barreirinhas non é un gran che, a parte il lungofiume con qualche ristorante carino, la cittadina é caotica e un po´sporca. Ma é il centro di partenza di tutto il movimento turistico dei Grandi Lencois.

In mattinata partiamo in 4×4 Toyota per i Grandi Lencois. Prima avventura : il guado del fiume Preguica. Ben piú imponente che i fiumiciattoli del Ceará. Qui nel Maranhao, la prossimitá dell´Amazzonia si fa sentire ed i corsi d´acqua sono ben piú frequenti .

Poi 12 km di un off road veramente difficile. La strada serpeggia tra i boschetti locali e tra la sabbia onnipresente e le pozze d´acqua, solo un autista molto competente per riuscire a manovrare in queste condizioni.

Abbiamo scelto l´itinerario Lagoa Bonita, dicono che lí le lagune sono piú profonde .

Arriviamo ai piedi di una collina, al di lá della quale vi sono i Grandi Lencois. Ma l´ultima parte del tragitto é la piú faticosa, dobbiamo scalare la collina di sabbia. Ci si aiuta con una fune e si arriva sulla sommitá con un bel fiatone ma felici: lo spettacolo che ci si presenta é “deslumbrante” come dicono i brasiliani. Decine di grandi dune intercalate da decine di laghetti, di ogni forma e dimensione, le cui acque, per lo piú azzurre, riverberano con intensi riflessi alla luce del sole. Camminiamo per una mezz´oretta e facciamo diversi bagni, non ha ancora piovuto molto e l´acqua arriva alla cintura, dicono che in giugno e luglio, i mesi migliori per visitare questa terre, i laghi siano ben piú profondi.

Verso mezzogiorno torniamo alla nostra vettura e via di nuovo verso Barreirinhas. Ci hanno proposto decine di escursioni differenti nei Grandi Lencois, alcune completamente avventurose, come attraversare l´intera estensione del Parco a cavallo dormendo in capanne nativos. O fare dei trekking verso lagune distanti dai nomi misteriosi ed affascinanti, ma per noi, coscienti dei nostri limiti, va bene cosí.

Partiamo nel pomeriggio in taxi aereo verso Sao Luis: i Grandi Lencois ci appaiono in tutta la loro maestosa bellezza, ma comodamente visti dall´alto.

E´l´ora del tramonto quando sorvoliamo il lato ovest del Parco, siamo sopra le Grandi Lagune di Santo Amaro: il sole muore all´orizzonte e le ombre della notte calano su questo deserto acquatico cosí unico e particolare.

A Sao Luis alloggiamo alla Pousada Portas do Amazonas, in centro. Finalmente la civiltá, e una bella cena nel centro storico il Reviver, i cui dettagli architettonici, soprattutto gli “azulejos” ceramiche settecentesche che ricoprono ilr facciate dei palazzi rivelano la colonizzazzione portoghesa. Mia moglie munita di guida gastronomica, é alle prese con le svariate specialitá del Maranhao : moqueca di sururu, patinhas de carangueijos, arroz de cuxa, pato al tucupí, io mi accontento di una bella zuppa di pesce, alla Maranhenses naturalmente: pescada amarela com pirao. Ormai parlo un po´ di portoghese e mi cimento nella difficile arte di decifrare i menú locali.

Il giorno dopo visitiamo il centro commerciale della cittá, Rua do Sol per lo shopping di rito e alcuni musei: Casa del Maranhao é il piú interessante. Qui ci viene illustrata la saga del “Bumba meu Boi” la festa folklorica che impazza nel mese di giugno a sao Luis e in toni minori, nelle citta dell´interno dello stato. Dicono sia bellissima, autentica e genuina, festa del popolo, senza intrallazzi turistici,paragonabile come spettacolo al carnevale. Giugno é considerato il mese migliore per visitare il Maranaho, non solo per i paesaggi dei Lencois, all´apice della loro bellezza, ma anche per la festa del “Bumba meu Boi”, che si svolge nell´arco dell´intero mese. Al mercato del Reviver salutiamo Sao Luis con un “cicchetto” di tiquira, grappa di mandioca specialitá dei contadini del Maranhao, e ce ne andiamo all´aeroporto, stanchi, ma felici: é stato uno dei nostri migliori viaggi. Si torna a casa, a sognare e a preparare il prossimo itinerario.



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