Nord o sud del mondo?

Dal primo (e ultimo) del libro "Rinasco ad Ukunda" tra poesia e magia, una travolgente storia d'amore in terra africana. "Ci sono davvero poche cose per cui vale veramente la pena di vivere, le stesse per cui si può anche accettare di morire. Una di queste è Saumu. Il silenzio saturava l’aria intorno a me, riempiendo con la sua pacata...
Scritto da: Fabrizio Latini
nord o sud del mondo?
Viaggiatori: da solo
Dal primo (e ultimo) del libro “Rinasco ad Ukunda” tra poesia e magia, una travolgente storia d’amore in terra africana.

“Ci sono davvero poche cose per cui vale veramente la pena di vivere, le stesse per cui si può anche accettare di morire.

Una di queste è Saumu. Il silenzio saturava l’aria intorno a me, riempiendo con la sua pacata innocenza ogni angolo del nulla che mi circondava, senza lasciare spazio a dubbi ed incertezze, instabilità e domande destabilizzanti. Una stasi rassicurante, che non chiedeva niente al dopo, senza l’ansia di progetti che andassero oltre il presente.

Una innocenza solo apparente, amichevole e familiare, che cela energie potenti, amiche, non amiche. Potenze ancestrali, vecchie di milioni di anni.Presenze che rimangono ancorate alla terra delle origini, e rendono denso ciò che non si vede, ma che ti avvolge caldo, o ti travolge se vuole, verso confini che il nostro distratto mondo occidentale non immagina neanche. Qui si vive o si muore. Se vivi, vivi fino in fondo, lotti con tutto quello che hai, le forze del tuo corpo, della tua mente, della disperazione, della menzogna e della passione, della gelosia che uccide, dell’invidia che toglie a te per primo tutta la gioia di vivere. Se ami ti togli il cibo che ti fa restare in piedi, la medicina che ti salva la vita, il vestito che ti rende dignitoso agli occhi degli altri.

Se non basta la tua energia, ci sono le forze che non si toccano, che non si vedono, che ti entrano nell’anima, ti raggiungono ovunque tu sia, che non ti lasciano speranza. Che ti ricordano che nulla sei, nulla puoi, nulla rimarrà di te, se non un ricordo, buono o cattivo, lungo o breve come una passione d’estate, in tutti quelli che hai amato e da cui ti sei fatto amare. Se non hai odiato troppo, invidiato, desiderato. Me ne stavo sdraiato nel terrazzo del mio cottage, su una comoda poltrona in legno imbottita, l’oceano che ritmava docile l’incedere del tempo.

Ero io, libero di esprimermi al vento, di sentire cadere la rotondità del mio stomaco, mollemente attratto verso il basso. Una gamba distesa orizzontale, l’altra piegata ad angolo retto, con il trittico felicemente libero di occupare uno spazio finalmente non compresso.

Stavo godendo, come poche volte nella mia vita, sfrontatamente felice degli obiettivi centrati, al vertice di una ascesa lenta ma decisa verso le alte vette dell’auto gratificazione, preludio inevitabile di una ricaduta brusca ma tonificante.

Non era l’Africa di cui avevo goduto a fondo 14 anni prima in compagnia della mia ex moglie. Qui i sensi si ubriacano, gli odori ti entrano e ti pervadono, i colori sono più profondi, le stelle sembrano moltiplicarsi in luce e quantità, la notte è più profonda, ed ogni istante lascia un segno di se’ che non è facile dimenticare, e ti chiama a tornare a respirare ancora la sua magia.

Non poteva essere altrettanto magico, sapendo bene che le cose non si ripetono mai due volte, soprattutto quelle belle. Dopo ampi strati di vissuto che molto avevano tolto allo slancio delle emozioni più ingenue. Il mio occhio sarebbe stato meno disincantato, ma sicuramente più analitico e attento.

Il viaggio in Kenya doveva assolvere a numerose funzioni.

Cercavo una moglie africana, seguendo uno strano pensiero fisso che da alcuni anni mi frullava in testa. Non ancora del tutto concentrato sulla ricerca delle chiappe sode, quanto piuttosto nutrendo l’illusione che la mia mente, in fondo non proprio del tutto italiana, ed una africana un po’ anomala potessero trovare un felice punto d’incontro, per dare vita ad una coppia vera. Dovetti in seguito ricredermi, dovendo constatare come i due mondi, il nostro e quello africano, in realtà appartengano a due universi con pochissimi punti di incontro.

O meglio, potrei oggi considerare a posteriori che gli elementi che compongono la sfera emozionale e relazionale sono gli stessi, come contenuti etici e morali, emozionali e comportamentali. Semplicemente sono tarati in maniera differente, in alcuni casi con piccole differenze, in altri con differenze sostanziali. La pietà può essere poco più che la traduzione letterale di un qualcosa di cui si ha solo una pallida percezione.

Ecco quindi la sospensione del giudizio, la necessità assoluta di non assegnare alcun valore a nessun aspetto del comportamento, rispettandolo come parte di un sistema complesso ed equilibrato, maturato in generazioni e generazioni, trovando ogni singolo un proprio spazio e dimensione.

Cercavo la natura, imperiosa, nel suo travolgente equilibrio, che ti fa sentire incapace di turbare e sconvolgere le sue regole ancestrali. Che ti prende allo stomaco, nella nostalgia struggente per quello che era, e non sarà più fino al tramonto definitivo dell’animale più distruttivo che si sia mai evoluto. Troppo, fino a voler essere lui stesso creatore, un nuovo dio impacciato che progetta maldestro un nuovo mondo, senza avere ancora capito l’essenza della vita, le energie che la governano, l’equilibrio tra la forza e la tolleranza.

E ancora una ricerca sulla felicità, se alberghi nel nostro ordine narcotizzato, privo di scosse ed emozioni forti, la sopravvivenza quasi scontata. Oppure là dove si soffre perchè magari non c’è acqua potabile, ma il sorriso illumina il volto. La gioia è più viva, se si contrappone alla miseria e durezza della sopravvivenza. Una stretta di mano vale un ricordo perenne, quando l’angoscia del domani toglie speranza per il futuro. Il traguardo della vita è più arduo, ma per questo più appagante. Ed il desiderio di un amore vero, o di una nuova vita da generare riempiono da soli le aspettative sul domani.

Uno sguardo verso quello che il nostro mondo occidentale aveva sorpassato e dimenticato forse in maniera troppo affrettata, cercando magari una mediazione, o un frullato, tra la nostra pulizia, ordine, sicurezza, e l’energia ancestrale della terra di origine. Sapendo invece che tutto torna a zero, se hai pulizia, non potrai avere anche intensità. Se hai sesso, non ci potrà essere anche benessere, se hai sicurezza, non potrai vivere la disperazione di un amore folle. In un gioco implacabile di pro e contro, che non può in nessun caso essere trasgredito.

La ricerca di sensazioni forti, che la nostra evoluta agiatezza ha narcotizzato e diluito in mille rivoli di false emozioni, cercate nei chip del cellulare o nei cavalli motore. Quando poi il sorriso di un bimbo non scalda il cuore, ed il progetto di vita dimentica di cercare la gioia dove è più semplice ed a portata di mano, probabilmente già a partire dall’essere vivi, ascoltando umili il piacere di un incedere armonioso, senza volere imporre una velocità o dei desideri che non sono stati pensati per noi.

Da un po’ andavo maturando una crescente propensione per il sud del mondo, man mano che i sogni di giovane rampante andavano ad infrangersi contro i sogni di altri milioni di avversari, che tutto vogliono tranne che tu stringa il successo. E trasformano il sogno in un incubo, vissuto con stress, tensione, fatica. Ecco che il gioioso del risultato viene vanificato, se non addirittura reso negativo, dalla fatica e dalle amarezze. Alla fine quello che stringi è ben poco, rispetto allo sforzo immane che costa, che può essere alimentato si dall’ambizione, dall’orgoglio del volere comunque andare avanti, ma che ben poco ha a che fare con la felicità.

Il mio atteggiamento verso l’Africa era sicuramente viziato da un eccesso di buonismo, una fede nel buon selvaggio che mi portava ad essere troppo sbilanciato positivamente, e per questo vulnerabile. …” Fabrizio



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