Nord Francia
Giungiamo comunque all’areoporto di Malpensa in perfetto orario così come perfetto è il tempismo del volo che ci porta a Parigi Orly alle 9:30. Subito ci rechiamo alla Hertz e dopo una lunga attesa ci viene consegnata la chiave di quella che sarà la nostra compagna di viaggio: una Peugeot 206 verde. Sistemati i bagagli usciamo dall’areoporto e ci dirigiamo, passando per la fatidica “peripherique”, verso la prima tappa: Arras, cittadina tipica fiamminga con edifici dalle alte guglie. Pranziamo nella piazza principale con un’insalata di mare e verdure particolarmente squisita, apprezzata anche per la fame residua del viaggio. Ci rechiamo incuriositi alla casa natale di Robespierre ma è chiusa, come lo sono tutti i musei di Francia al lunedì. Aperto è invece l’Hotel de Ville (municipio) dove troviamo enormi fantocci di cartapesta che rappresentano maschere tipiche utilizzate durante le feste locali e raffiguranti personaggi mitici della vita contadina.
Non si rivela problematica la scelta di un B&B disponibile, noteremo in seguito che avvicinandoci alla Normandia costiera e Bretagna la cosa divenga notevolmente più difficile e soprattutto è alquanto complicata la ricerca della località in cui queste Maison d’Hote sono ubicate, fuori i paesi e assolutamente prive di seganalazioni. Con noi abbiamo una guida inglese dei B&B che non ci aiuta affatto per questa operazione dato che non riporta riferimenti utili alla ricerca delle destinazioni. Consigliamo quindi a chi sceglie una guida di valutarla soprattutto in merito alla precisione con cui è descritto il modo di ricerca dei B&B.
Per la cena ci spostiamo a Lille, capitale fiamminga, dove tra l’altro visitiamo la Cittadelle di Vauban, fortezza a forma di stella oggi utilizzata come caserma.
2° giorno. Dopo la notte trascorsa a Estaires in un bel b&b ci stiamo dirigendo verso Cassel, tutto intorno pianura a perdita d’occhio, piccolo paesino di stile fiammingo assolutamente al di fuori dagli itinerari turistici, come del resto tutte queste zone nelle fiandre-picardia. Qui si trova anche un bel mulino a vento restaurato e la statua del generale Foch, paladino della 1° guerra mondiale che lasciò parecchi segni da queste parti. Proseguendo decidiamo di fermarci a St Omer per vedere la Coupole, sito di una base tedesca che durante la 2a guerra mondiale custotiva i famigerati razzi V2 puntati sull’inghilterra e che per poco non furono pronti al lancio. Ci dirigiamo quindi a Calais dove c’è la statua dei “borghesi” di Rodin di fronte a un bellissimo Hotel de ville, poi passiamo dal faro, assolutamente insignificante e puntiamo sulla costa dove, a circa 2 km in direzione sud si trova la spiaggia in cui Bleriot fece nel 1904 il primo volo attraverso la manica. Sempre seguendo la strada costiera ci fermiamo a Cap blanc e Cap gris nez da dove si vedono le bianche scogliere di Dover dell’inghilterra situata a circa 30 km di distanza, qui è infatti il punto più vicino. Arriviamo, seguendo la rue de la cote a Boulogne-sur-mer dove pernottiamo in un modesto ma dignitoso albergo e finiamo la serata passeggiando sui bastioni dello chateau.
3° giorno. Il programma prevede la visita a Giverny, paesino insignificante se non fosse per il suo celebre abitante di inizio secolo: Claude Monet, la cui casa-giardino è visitabile. Ci arriviamo in mattinata e ci accorgiamo subito di quanto la “maison Claude Monet” sia un posto turistico! Beacup du monde come dicono i francesi! Si tratta comunque di una tappa imperdibile: la casa dagli strani colori verde e giallo con interni mantenuti pressochè identici ad allora si compone di diversi locali: una cucina arredata con una stufa di ardesia massiccia, una camera da letto con il letto in cui morì Monet, il suo studio e altri locali tutti ornati con i quadri (riproduzioni) del pittore francese. Il giardino è però la parte più interessante: in una parte si trovano le coltivazioni di fiori e nell’altra, raggiungibile con un sottopasso, il giardino vero e proprio, completo del celebre ponticello giapponese e del laghetto di ninfee raffigurati in alcuni capolavori dell’artista.
Ripartiamo alla volta di Les Andelys dove ci arrampichiamo per vedere il castello Guillard appartenuto nientemeno che a Riccardo Cuor di Leone e che designava il confine occidentale del territorio inglese in Francia. Arroccato, dalle sue rovine si profila il paesaggio meraviglioso della valle della Senna.
Pernottamento a Duclair in un B&B affacciato proprio sulla Senna ma irraggiungibile con le sole indicazioni della nostra malefica guida, dobbiamo faticare non poco per capire che lo si raggiunge tramite un passaggio pedonale.
Escursione serale a Rouen: cittadina molto caratteristica, con le sue stradine acciottolate e case a graticcio, si rivela una delusione la Eglise Jean D’Arc perché è una moderna e brutta chiesa che stona con la bella piazza in cui è immersa. Un’aiuola fiorita e una lapide segna il punto del rogo di Giovanna D’Arco. Ceniamo in questa piazza che di sera è un brulicare di gente nei ristorantini dove abbondano le specialità di pesce, soprattutto ostriche che ci vengono offerte accompagnate da una salsa che scopriamo meglio del limone per poterle gustare e virare il gusto di pesce fresco.
4° giorno. Puntiamo in direzione Dieppe, paesino con bianche spiagge, scogliere e un castello arroccato e affacciato sull’oceano. Dopo una breve sosta per divorare avidamente 2 panini ci dirigiamo verso Fecamp dove visitiamo il Palais Benedectine in cui viene prodotto il famoso liquore digestivo di erbe dei frati. La visita guidata ci accompagna al sito della lavorazione delle 12 erbe officinali (i Padri Benedettini che la producono tengono la ricetta gelosamente nascosta), conservate in grossi botti e persino ad una rivisitazione del liquore in diversi paesi con le varie contraffazioni del marchio. La parte migliore della visita è però l’assaggio finale (compreso nel biglietto) del liquore che inevitabilmente invita a comprarne al negozio all’uscita, pieno tra l’altro di souvenir e chincaglieria varia.
Riprendiamo il viaggio verso Etretat, minuscolo paese a ridosso dell’oceano con archi di pietra, cioè le famose falesie ritratte anche da Monet e da altri impressionisti. Qui la folla di turisti comincia ad essere evidente e…Invadente, incombe la necessità di reperire un B&B per pernottare ma sembra impossibile, tutti occupati, quindi ripieghiamo in un modesto Hotel a Le Havre. Ci riposiamo e decidiamo di trascorrere la serata a Honfleur, ridente cittadina sull’oceano con bel porticciolo. Per raggiungerla però occorre attraversare il Pont de Normandie, costruito nel 1995, allora il più lungo del mondo, comunque spettacolare ma ci costa ben 5 Euro di pedaggio! Ceniamo nel delizioso porto di Honfleur in una Cydrerie consigliata dalla nostra guida Lonely Planet con crepes, gallettes (crepes salate) e ovviamente dal cidro (tipica bevanda prodotta in normandia a base di succo di mele) che veramente non è niente di eccezionale. Decisamente meglio è il Calvados (sempre a base di mele ma più alcolico) che in seguito sarà insistentemente e invano ricercato da Davide.
5° giorno. Per raggiungere Bayeux, nostra prossima tappa, ripercorriamo di nuovo il bel “pont de Normandie”, Bayeux è la sede del famoso arazzo medievale (il più lungo del mondo: 70 mt) simbolo della vittoria dei Normanni a danno degli inglesi nel 1066. E’ contenuto nella Tapisseie dove è preceduto da un fac-simile che ne illustra i contenuti, poi entriamo nella lunga sala dove viene conservato l’originale; veniamo dotati di apparecchi simili a telefoni con selettore di lingua (anche italiano) che descrivono benissimo le scene tessute sulla tela. Nel prezzo del biglietto della visita, che già da sola ne vale la pena, è integrata l’entrata in un museo in cui vengono collezionate ceramiche, stoviglie e oggetti vari d’epoca.
Dopo un breve spuntino ci dirigiamo verso le coste della Normandia del D-Day, decidiamo, per motivi di tempo, di visitare solo Omaha Beach, la più tristemente famosa e rappresentativa delle spiagge dello sbarco che oggi sono utilizzate da bagnanti in cerca di quiete. Delle tracce lasciate dalla guerra, solo poche casematte, (bunker tedeschi) o alcuni “cavalli di frisia” all’ingresso dei vari musei di guerra sparsi nei villaggi attigui. Entriamo in uno di questi e visitiamo i cimeli e le divise militari oltre a armi varie dell’epoca. Alcuni oggetti vengono ancora oggi ritrovati sulle spiagge come riportato dalle recenti date di scoperta.
Per completare l’itinerario ci portiamo al cimitero americano a Colleville-sur-mer sulla collina di Omaha Beach, cioè quello più grande, reso famoso tra l’altro dal film “salvate il soldato Rayan”. Composto da una distesa sterminata di croci di marmo bianche, ognuna delle quali recita impresso l’epitaffio del del soldato che vi riposa. Furono circa 10000 i soldati che persero la vita nello sbarco e ogni anno parenti e qualche reduce si recano a visitare il proprio congiunto. Le croci sono disposte su un prato verde molto ben curato, tutte rivolte verso l’oceano orientate verso il lato di spiaggia dove caddero in battaglia. Questi luoghi, sebbene in territori francese, sono di proprietà del governo degli Stati Uniti.
Ci spostiamo quindi a Point du Hoc, una enorme distesa erbosa da cui spuntano bunker tedeschi semidistrutti e disseminati da crateri visibili ancora oggi, lasciati dalle bombe degli alleati.
Lasciate le spiaggie della sanguinosa battaglia cerchiamo il solito rifugio per dormire con la solita lunga ed affannosa ricerca per le scarse indicazioni e, per una strana coincidenza non è quello a cui abbiamo telefonato ma i proprietari sono ospitali e decidiamo di fermarci qui, e poi il posto è gradevole, una fattoria con vari animali tra cui cammelli e lama! Cena discreta in un ristorante (l’unico) di St James.
6° giorno. Partiamo di buon ora lasciandoci alle spalle il simpatico “zoo” verso la meta più famosa della Normandia: Mont Saint Michel, che in realtà può essere considerata già Bretagna. Una lunga strada ci conduce all’isola, il fenomeno dell’alta marea non è presente in questi giorni quindi possiamo arrivare tranquillamente nei pressi e posteggiare l’auto al sicuro. Saggiamente arriviamo di mattina presto in modo da evitare le orde di turisti in pullman che affollano la piccola isola. Infatti appena in tempo per una breve escursione alle viuzze stracolme di souvenir (pacchiani) ed ecco la calata dei Lanzichenecchi! Comunque vale la pena per la stupenda vista dai bastioni, inoltre meriterebbe la passeggiata sulla sabbia fino all’isoletta vicino ma non c’è tempo, dobbiamo proseguire pe mete un pò meno turistiche, passiamo infatti da Rotheneuf dove ci sono delle facce scolpite nelle rocce, curiose opere antichissime situate su scogli affacciati sull’oceano, seguendo l’itinerario che ci porta al luogo del nuovo pernottamento assistiamo allo spettacolare effetto della bassa marea che lascia i porticcioli asciutti con le barche in secca. Trascorriamo il resto della giornata a St. Malo, deludente rispetto a quanto ci avevano raccontato, case con archittettura tetra ammucchiate su di un isolotto, bella invece la vista dai bastioni. Meritevole di una visita è invece Cancale, città delle ostriche. Noi arriviamo appena in tempo per assistere alle ultime battute del mercato del pesce e restiamo increduli di fronte all’incredibile offerta di pesce e soprattutto ostriche a prezzi bassissimi (12 a 2 Euro!). Interessante vedere i vivai di ostriche immersi a pochi mt dalla riva, e curioso inoltre l’aspetto della spiaggia sottostante il molo, disseminata di gusci di ostriche che vengono lasciate (meglio dire lanciate!) da chi le acquista e mangia al momento, con limone fornito dall’ostricaro. Noi preferiamo una cena più completa e selezioniamo un ristorantino tra una scelta veramente varia, da un po’ vediamo questi immensi piatti assortiti di pesce, curiosamente “a sbalzo” per occupare meno spazio, e decidiamo di abbuffarci con uno di questi. Ottimi soprattutto i granchi di cui Cancale è famosa oltre le ostriche, e pure ottimo il vino che le accompagna: il buon Muscadet.
7° giorno. Partiamo in direzione Perros Guirec, ma sul tragitto ci fermiamo a vedere una curiosità: la casa nelle rocce a Point du Chateau. Località poco nota al turismo di massa che offre questa stranezza oltre allo spettacolare costa di granito rosa, in verità questa molto simile alla nostra sardegna. La cittadina Perros Guirec è invece molto frequentata, anche troppo e si fatica nel traffico di auto. Il panorama è però splendido e ci sono punti paesaggistici che meriterebbero una visita accurata, magari percorrendo a piedi uno dei tanti sentieri costieri. Noi cerchiamo il cosiddetto “sentiero dei doganieri” ma quando riusciamo finalmente a identificarne l’inizio è già un po’ tardi e pensiamo sia meglio portarci alla dimora provvisoria. Infatti occorre considerare che questo modo di viaggiare offre la possibilità di vedere molto contro la necessità di dover cercare ogni giorno un posto per dormire, cosa non sempre facile, inoltre anche la stanchezza gioca la sua parte, soprattutto a termine di una giornata con molti km di viaggio in auto e a piedi nelle varie cittadine. Per questi motivi dunque ci portiamo alla ricerca del nuovo B&B, questa volta è veramente dura, la località è Scrignac ma la casa che cerchiamo è indicata come situata dei pressi senza che ne venga specificato riferimento alcuno, per cui ai km precedentemente percorsi se ne aggiungono altri per il girotondo tra sterminati campi e paesini sperduti con l’ulteriore difficoltà della lingua, già perché qui siamo nella profonda Bretagna, quella del Gaelico, anche i nomi delle località sono scritti in questa lingua incomprensibile, ulteriore problema. Ci arriviamo nonostante tutto e abbiamo pure la voglia e forze per l’escursione serale, a Huelgoat, bosco fiabesco situato nei pressi di un bel laghetto immerso nella quiete. Si entra in questo parco e l’atmosfera si fa subito inquietante, strani ed enormi sassi rotondeggianti in una valle che sembra uscita da un cartone di Walt Disney, c’è pure una grotta du diable e la pietra tremolante, enorme macigno che pare abbia la caratteristica di poter essere spostato con pochissima forza da chi riesca a trovarne il punto di leva, Laura è convinta di esserci riuscita…Ci sarebbe anche il presunto sito della tomba di Re Artù che noi non riusciamo a trovare, e poi cominciamo ad essere presi dai morsi della fame… 8° giorno. Colazione abbondante questa volta nel nostro B&B, oltre ai soliti striminziti croissant e baguette ci sono anche crepes e varie marmellate, inoltre…La nostra mitica Nutella! Peccato che un commensale italiano monolingua ospite la definisca “nuts” in tentativo becero di farsi capire dai nazionalisti francesi, inglesizzando un termine universalmente conosciuto.
Partiamo per Quimpere, ma al nostro arrivo quella che dovrebbe essere una delle più rappresentative cittadine della Bretagna ci appare così squallida che “tiriamo dritto” e proseguiamo per un’altra destinazione. Questo è invece uno dei vantaggi di questo tipo di vacanza, essere liberi di scegliere dove fermarsi e lasciarsi andare alle proprie ispirazioni, tralasciando le indicazioni delle guide che non sempre collimano con i nostri gusti. E facciamo bene perché al nostro arrivo Concarneu si rivela subito più interessante e vivace, c’è anche qui molto traffico ma ci sono organizzatissime navette bus che dal parcheggio ci porta in centro, cioè la Ville Close raccolta entro bastioni la cui visita è altrettanto interessante e ben organizzata: veniamo dotati di semplici walkman ma che hanno la descrizione del luogo anche in italiano, ben fatta con coinvolgenti commenti sulla storia locale. Anche l’interno della cittadella è carino e vale la pena passeggiare per i vicoli acciottolati pieno di negozi curiosi, uno con bellissime sculture di cioccolato e poi molti con vendita di vario pesce in scatola che sono squisite specialità della zona, assolutamente da provare, non come quelle vendute in Italia.
Da qui ci dirigiamo a Carnac, il celebre sito dei menhir; non si rivela granchè, innanzi tutto sono recintati e quindi non proprio avvicinabili, il chè trattandosi tutto sommato di…Sassi un po’ cresciuti ci pare un po’ eccessivo, pur con tutto il riguardo per il significato archeologico del posto, insomma sarebbe stato più opportuno fare dei percorsi all’interno mentre sono visibili solo dalla strada che li costeggia. Se ne trovano un po’ dappertutto nei campi ma nemmeno l’atmosfera del luogo lo fa sembrare interessante, pare piuttosto un’area in costruzione con i cantieri inaccessibili.
9° giorno. Alzataccia per raggiungere la tanto sospirata isola da visitare: Belle Ile sur mer. Tanto per cominciare inizia a piovere e quando arriviamo al porto siamo indecisi se proseguire o no, la prospettiva di trascorrere una intera giornata su un isola di pochi km quadrati con la pioggia non è proprio il massimo, considerando appunto che il primo traghetto utile per il ritorno è alle 18! Però ormai abbiamo il biglietto (piuttosto caro) che non ci viene rimborsato per il cattivo tempo e quando arriva il battello della compagnia Navix saliamo mestamente, pressati da una folla di turisti chiassosi. Invece ancor prima dell’arrivo come per magia il cielo si apre completamente e un sole splendido ci accoglie a Palais. Avevamo previsto di noleggiare 2 biciclette e ci fiondiamo subito nel negozietto senza però riflettere sul mezzo di trasporto ideale. Infatti l’isola non è proprio minuscola, da una cittadina all’altra ci sono anche più di 20 km e la bici non si rivela il mezzo migliore, infatti ci sono a nolo anche scooter o piccole auto sicuramente più utili e a prezzi tutto sommato non molto diversi dalle bici. Ma noi ormai siamo bicidotati e con queste ci avventuriamo nelle solitarie stradine dell’isola, riusciamo solo a visitare le grotte de l’Apothecaire dopo 5 km di pedalate con saliscendi. Ci sono alte scogliere scure a strapiombo sull’oceano, anzi non ci sono nemmeno protezioni ed è decisamente rischioso avvicinarsi troppo al ciglio, ci sono cartelli di pericolo ma sarebbe stato meglio posizionare qualche parapetto. Comunque il paesaggio è stupendo, molto simile all’Irlanda per chi ci è stato. Dobbiamo tornare perché le distanze ci sembrano infinite, riusciamo a fermarci all’unico supermercato dell’isola dove facciamo provviste di scatolette di sardine tonni etc. Vera risorsa economica dell’isola e squisito nostro pranzo di questi giorni, accompagnato dalle ottime baguette che come in tutta la Francia vengono vendute “nude”, cioè senza alcun sacchetto o foglio di carta.
Il ritorno sulla terraferma è noioso e reso più antipatico da un caldo insopportabile dovuto all’irraggiamento tra le ampie vetrate del battello, rigorosamente chiuse senza un filo d’aria fresca esterna. Al nostro arrivo le spiagge e il sole sono troppo invitanti e decidiamo di ritemprarci con un bagno nell’oceano a Quiberon, l’acqua di queste zone nordiche in effetti è freddina ma il caldo accumulato ci consente di sopportarla bene. Il bagno mette fame, quindi cerchiamo nella fin troppo turistica Quiberon un posto degno del nostro appetito: La Duchesse Anne dove ordiniamo zuppa di pesce e crepes con alici e pomodori e frutti di mare, tutto molto buono in un locale accogliente, stranamente (e fortunatamente) non ci sono turisti ma famigliole francesi del posto.
10° giorno. Risveglio dal simpatico locandiere che il giorno prima ci aveva predisposto le colazioni in modo “self-service” per permetterci di partire presto. Partiamo per la foresta di Broceliande cioè il sito della collocazione presunta degli avvenimenti della leggenda di Re Artù, che si rivela una parziale delusione per le scarse segnalazioni, la foresta è enorme con bei sentieri per escursioni ma niente di più, non si avverte la magia dei luoghi del mago Merlino, anzi la sua presunta tomba è scialba: un piccolo finto menhir cosparso di foglietti con i desideri dei visitatori. Non c’è traccia, o almeno impossibile dat rovare per noi il lago di Excalibur, il tutto è comunque lasciato alla ricerca degli avventori, i siti non sono segnalati e non ci sembra una buona idea, non si tratta proprio di un boschetto e noi non abbiamo tutta la vita per le ricerche. Ci consoliamo con un pranzo frugale a base di sardine in scatola (buonissime) acquistate il giorno prima sull’isola, poi ci dirigiamo più a sud, a Nantes, e qui il caldo comincia a farsi sentire in modo più fastidioso, è ormai un ricordo i 18-20 gradi della costa della manica. Nantes è una grossa e caotica città, prendiamo contatto con una modesto ma pulito albergo, dopo un breve riposo andiamo in centro col tram per visitare il bel castello dei conti di Bretagna, cinto da un fossato con verde acqua (il colore però è dato dalle alghe..), poi tappa in un internet point per reperire informazioni sulla mostra sul Titanic che vorremmo vedere a Parigi l’ultimo giorno prima della partenza. Cena in ristorante Tailandese che ci consente un po’ di risparmio sul nostro magro bilancio fino a questo momento.
11° giorno. Lasciamo Nantes privandoci della colazione che non era compresa nella tariffa dell’hotel, ma anche per risparmiare qualche euro, ma dopo poco la minaccia incombe: pedaggio autostradale, che in Francia non sono frequenti ma quando ci sono…Decidiamo allora di proseguire la tratta fino a Le Mans su strade secondarie che sono comunque comode e veloci. Breve tappa a La Fleche per uno spuntino, il posto vale la sosta, è carino con la sua piazzetta tipica e il laghetto vicino. Riprendiamo un po’ più in forze e ci mettiamo alla ricerca del circuito di Le Mans, impresa non facile perché stranamente mancano del tutto segnali per un sito così famoso, se non in prossimità della pista. La visita è per fortuna gratuita mentre si paga al museo dell’auto vicino ma ne vale la pena, almeno per chi è appassionato di sport motoristici. La scelta del B&B cade su Monchè en Beline alcuni km fuori città, posto molto piacevole e tranquillo, proprietari gentili che ci accompagnano alla camera distaccata dall’abitazione, in mezzo alla campagna tra le fattorie. Camera spaziosa, ordinata e pulitissima. Pioviggina quindi oziamo fino all’ora di cena, prevista nello stesso agriturismo. L’agognata cena si rivela mediocre, solo il vin rouge è da ricordare, il resto è del tutto anonimo, anzi il dolce tende un po’ allo schifo: starno pezzo di polistirolo molliccio annegato in uovo sbattuto maleodorante, in realtà si tratta dell’ Ile flottante ma evidentemente non è un gran specialità. Il ritorno verso la camera è un’impresa, non abbiamo considerato il buio pesto e non ricordiamo, complice il vinello, la retta via, poi l’Arcangelo Gabriele ci accoglie in visioni mistiche e ci accompagna suadente.
12° giorno. Al risveglio il tempo pare sia decisamente brutto, poco male poiché tutto sommato abbiamo avuto la maggior parte delle giornate di sole e ora un po’ di fresco non guasta. Viaggiamo verso Blois nella valle della Loira, visitiamo il castello di Blois e poi ci dirigiamo ad Amboise dove abbiamo prenotato un alberghetto, per puro c…Ehm fortuna ci capitiamo in auto proprio sotto e non dobbiamo fare fatica a cercarlo. Più difficile è la ricerca di un parcheggio stabile, Amboise è molto turistica e trafficata. Visitiamo Close Lucè, la casa dove Leonardo da Vinci trascorse gli ultimi anni di vita, caruccia l’entrata: ben 11 Euro! Ma ne vale la pena.
Di seguito vediamo il bel castello rinascimentale di Amboise, dimora di Francesco I, dove tra l’altro c’è la tomba di Leonardo da Vinci. Alla sera abbiamo programmato la cena presso le case dei trogloditi ma come al solito ci mettiamo in viaggio senza verificare la reale distanza del percorso e scopriamo di dover viaggiare parecchio, inoltre una serie di deviazioni per lavori stradali ci rallentano ulteriormente quindi deviamo per Tours dove al primo impatto sembra essere una cittadina fantasma, vuota senza nemmeno un cane, poi improvvisamente addentrandoci nel quartiere dei locali ci appare una incredibile vita notturna e ci rimane l’imbarazzo della scelta. Il nostro menù prevede: pesce al cartoccio con verdure e riso, ottimi, formaggi tipici e formage blanc che altro non è che volgare yogurt, buono comunque.
13° giorno. Stavolta proviamo la colazione al bar: caffè creme (cappuccino) e croissant che più tipicamente francese non si può. Poi prendiamo la strada per Parigi. Il viaggio appare meno lungo del previsto, difficile invece come al solito l’accesso alla peripherique, riusciamo anche a sbagliare e finiamo in pieno centro mentre noi dobbiamo raggiungere la Citè dove si trova la mostra sul Titanic ma sorpresa! Posti esauriti. Tutta la nostra fatica per arrivare in tempo…Ma non è finita, dobbiamo recarci all’hotel prescelto che è in una zona periferica, ma dire periferia a Parigi non ha senso, il traffico è micidiale e ancor peggio trovare parcheggio, dopo una serie di giri dell’oca non ci resta altro che lasciare l’auto per una notte in un silos, tanto anche i parchimetri si pagano 24h su 24 e siamo stanchi. Ma un breve escursus alla Ville Lumiere non possiamo perdercelo, così infiliamo la metro e ci lanciamo senza meta nella Parigi notturna che avevamo visitato alcuni mesi orsono, infatti andiamo (quasi) a colpo sicuro in un ristorantino nella zona Marais. Torniamo all’albergo che si potrebbe definire una perfetta stamberga, sudicio e malfamato ma non si può pretendere, è l’ultima sera e tutto va bene pur di mettere a riposo le nostre stanche membra, domani è il giorno del rientro, qui finisce il nostro viaggio e il nostro racconto.
Laura e Davide aemophilus@hotmail.Com
alcuni dati e consigli, questi basati ovviamente su gusti personali e quindi opinabili: – km percorsi totali compresi gli spostamenti: 3425 – spese di vitto, alloggio, benzina, musei etc, escluso volo e noleggio auto: circa 1500 Euro in due. – carte e guide utilizzate: atlante Michelin scala 1:200000, copre tutta la Francia, molto dettagliato e chiaro, solo un po’ ingombrante. Guida EDT Lonely Planet Francia Settentrionale e centrale, ben fatta e aggiornata, ottima per le cartine dei paesi meno noti e le segnalazioni di alberghi a buon prezzo e ristoranti, qualcuno però a volte non esiste (ci è già capitato con altre guide LP). Guida dei B&B inglese della AA, ne sono descritti molti tutti di buona qualità ma non è consigliabile perchè non spiega come fare per raggiungerli, mostra solo scarne indicazioni.
– le autostrade si pagano solo in alcuni tratti specialmente scendendo un po’ a sud. Le indicazioni delle strade non sono sempre chiare perchè viene segnalato solo il primo paese di una direzione e non il più importante, quindi occorre prestare molta attenzione alla mappa. Come per le autostrade, spesso le grosse statali si interrompono quando attraversano le cittadine e si perde tempo nella ricerca della via di uscita. Le tangenziali presentano numeri di uscita e a volte il raccordo è solo in uscita o solo in entrata, quindi attenzione sempre alla carta.
– noi avevamo un’auto diesel che conviene senzaltro anche qui, anzi il gasolio costa un poco meno che in Italia e il prezzo varia molto da una località all’altra, anche di 20 centesimi al litro e non centra la città grande o meno e nemmeno la compagnia petrolifera, certamente nei dintorni di Parigi costa di più.
– per quanto riguarda la cucina ci è sembrata piuttosto limitata, ottimo il pesce sulla costa, però non esistono i primi piatti e i menu dei ristoranti si assomigliano tutti, utile è il fatto che tutti espongano menu completi a vari prezzi. Attenzione ad alcune specialità tipiche molto ricorrenti che secondo noi sono adatte solo a stomaci forti: l’Andouilette non è una normale sasiccia ma un pezzo di intestino di capra riempito di frattaglie; il formage de tete è la cervella; formage blanc è invece yogurt. Il vino è piuttosto caro, l’acqua minerale quasi di più, meno nei supermercati, mentre se si chiede semplicemente Eau, viene portata acqua del rubinetto che non si paga. Il pane è una vera istituzione in Francia, le classiche baguette vengono vendute senza sacchetti per cui è frequente vedere gente a passeggio con il pane sotto l’ascella (!) I croissant non sono poi così buoni ma se riuscite a trovarne di freschi piuttosto schiacciati allora ne vale la pena. Specialità tipiche del nord sono le gallettes cioè crepes salate, molto buona è anche la Quiche Lorraine (attenzione si pronuncia “kich” e non “quick”). Il caffè espresso è come il nostro, qualche volta anche meglio.
– Non esistono i bidet, nonostante la parola francese non ne abbiamo trovati eccetto in un hotel a Nantes. I cuscini spesso sono del tipo “a salame”, lunghi.
– abbiamo trovato sempre persone gentili e disponibili, è sufficiente conoscere un minimo di francese,l’inglese è poco o niente parlato. E’ sempre meglio prenotare i b&b telefonicamente, nessuno chiede nr di carta di credito per cauzione come spesso succede in GB o Irlanda. I b&b migliori sono quelli della catena gites de France, riconoscibili dal simbolo del galletto giallo su sfondo verde. A volte sono più convenienti gli hotel, soprattutto nelle cittadine molto turistiche dove i b&b sono tutti occupati, se ne trovano con buona qualità a prezzi modici, si potrebbe dire che un due stelle francese corrisponde a un tre stelle italiano.
– il clima: contrariamente a quanto ci era stato propettato abbiamo trovato quasi sempre giornate di sole, a volte è molto nuvoloso al mattino ma poi si mette al bello. La temperatura: ottima sulla costa della manica, 18-20 gradi al max, poi temperature sempre più alte man mano che si scende, già in bretagna nelle giornate molto assolate si arrivava a 28-30 gradi ma occorre considerare che l’estate 2003 è stata particolarmente calda ovunque. Comunque mai afoso sulla costa dove anzi è spesso molto ventilato.