Nord e Sud California: tra insolite mete al di fuori delle rotte turistiche e parchi Disney
Ci aspetta un viaggio di 18 ore con 2 scali Parigi e Seattle. Dato che abbiamo preso il biglietto a novembre ci siamo dovuti accontentare di itinerari lunghi per restare nel budget che avevamo previsto.
Il volo con la Delta è piuttosto confortevole e, dato che ogni posto è dotato di schermo interattivo e numerosi film ma soprattutto cartoni, anche mio figlio Diego non si lamenta per le lunghe ore trascorse in aereo.
A Seattle i controlli sembrano infiniti e bisogna ritirare e imbarcare nuovamente i bagagli. Uno scalo di due ore è appena sufficiente, quasi rischiamo di perdere la coincidenza per San Francisco.
La giornata è serena e mentre voliamo ammiriamo il bellissimo profilo della costa occidentale.
All’aeroporto ci viene a prendere mia cognata che, beata lei, vive lì. Mentre siamo in attesa che arrivi facciamo due chiacchiere con i numerosi turisti in attesa all’area arrivi nazionali, per di più persone che tornano a casa per trascorrere il Natale in famiglia.
Il traffico è ovunque congestionato, normale nei giorni prefestivi. Trascorriamo qualche giorni a Santa Rosa, una piccola cittadina a nord di San Francisco, e poi facciamo rotta a Eureka, in piena foresta delle sequoie, questa volta con un passeggero in più, la cuginetta di 6 anni. Eureka è una piccola cittadina sull’oceano, al di fuori delle rotte turistiche ma dove si respira l’America autentica. Da non perdere la visita al sequoia National park, e l’avvistamento delle balene (settembre, gennaio, marzo e giugno) che migrano verso sud o nord, a seconda della stagione. A Eureka c’è anche un piccolo zoo interattivo dove i bambini e i genitori possono trascorrere un bel pomeriggio.
Trascorse le feste, partiamo per il sud della California e i suoi parchi, seconda meta del nostro viaggio.
Tra Eureka e San Francisco ci fermiamo a Willits una piccola città che ci ricorda un vecchio insediamento cowboy modernizzato, dove facciamo rifornimento di benzina e cibo in uno dei tanti ristoranti tipici messicani mentre per i bimbi dobbiamo fermarci da McDonald’s per due happymeal.
Facciamo anche una sosta a Confusion hill, un posto stranissimo. I bambini ne restano affascinati. Si trova nel bel mezzo della foresta, un’attrazione turistica poco frequentata in quel periodo dell’anno. Ci siamo infatti solo noi, ma questo non fa che rendere il luogo ancora più intrigante. A Confusion hill le leggi di gravità sono messe a dura prova e le cose non sono come sembrano. Inutile dire che i bambini non vorrebbero venire via, ma dobbiamo ripartire perché l’indomani ci aspetta un lungo viaggio per Los Angeles.
Da San Francisco a Los Angeles fermandosi una volta impieghiamo 6 ore. Alloggiamo allo Sheraton vicino all’aeroporto perché la mattina seguente ci aspetta la visita al museo TARPIT di La Brea.
Per la cena evitiamo il costoso ristorante dell’hotel e camminiamo, dato che la zona è abbastanza sicura, fino ad un vicino self-service di discreta qualità e scelta abbondante, nel quale ceniamo con $21
Il giorno seguente, dopo la colazione in camera self service (avevamo comprato tutto l’occorrente in un supermercato la sera prima), partiamo per La Brea Museum.
Per i piccoli appassionati di dinosauri e creature preistoriche questo museo è un sogno. Ideato molto bene per catturare l’attenzione di adulti e bambini, come d’altronde tutti i musei americani che abbiamo potuto visitare, il Tarpit è un’enorme pozza di catrame dove durante l’era glaciale animali come il mammut e la tigre dai denti a sciabola rimasero imprigionati.
Qui sono state ritrovate milioni di ossa con le quali è stato possibile ricostruire scheletri completi. Ci sono anche show interattivi e visite con i paleontologi fatte a misura di bambino. Fuori dal museo c’è un bellissimo parco dove è possibile giocare o seguire gli scavi dei paleontologi che proseguono tutt’oggi.
Dopo la visita, gli show e i percorsi guidati, che vanno prenotati in anticipo, abbiamo acquistato dei buonissimi tacos negli stand in strada e abbiamo fatto un pic-nic sul prato del museo tra paleontologi e ragazzi che giocavano a football.
Nel pomeriggio abbiamo fatto un giro per la città in macchina passando per i rinomati quartieri di Beverly Hills e Hollywood per poi dirigerci ad Anheim città dei parchi Disney.
Abbiamo soggiornato all’Hilton con un’offerta super speciale. Nonostante il nome altisonante della catena, il prezzo era accessibile ma si paga ogni minimo extra.
Io però consiglierei un best western o uno dei piccoli hotel più vicini ai parchi che hanno wi-fi, parcheggio e colazione inclusa oltre a poter raggiungere il parco a piedi.
La sera, vogliamo evitare i fast food sotto l’albergo e camminiamo poche centinaia di metri per raggiungere Danny’s, una catena di ristoranti con un buon rapporto qualità-prezzo.
Ceniamo con nachos, salmone e insalata, club sandwich con patatine, spaghetti(immangiabili) per Diego che sente un po’ di nostalgia per la pasta, birra e acqua a volontà. Prezzo totale 23 $ circa 18 €.
La mattina seguente, dopo la colazione in stanza (nella camera ci siamo fatti portare un frigo, gratis se si soggiorna con bambini, per conservare latte , yogurt ecc..), alle 7.30 ci presentiamo al banco Disney dell’albergo per acquistare i biglietti, ma la fila è già lunga. Paghiamo178 $ a testa (170$i bambini) per l’ingresso a Disneyland e al California adventure per due giorni consecutivi. Un po’caro senza dubbio, ma ne vale la pena, soprattutto per i bambini.
L’albergo dista solo 1km e mezzo dal parco, ma con i bambini decidiamo di prendere la navetta che costa 5$ per ogni adulto e $3 per i bambini.
Arriviamo ai cancelli d’ingresso alle 10.30 e dopo aver passato i controlli (anche qui!) prendiamo il trenino che fa il giro del parco, per meglio riuscire a pianificare la visita.
La giornata è bellissima, ci sono 25 gradi nonostante sia il 3 gennaio. Restando al parco fino alle 21 di sera riusciamo a visitare solo la metà delle attrazioni perché le file, soprattutto per i giochi migliori, sono interminabili.
Evitiamo di fermarci al ristorante perché avevamo portato dei panini, per risparmiare tempo. Anche i fast-pass non ci risultano molto utili perché oltre ad andare subito esauriti, sono un vantaggio solo se chi si ferma più di un giorno, visto che è possibile utilizzarli solo ad una determinata ora.
Dopo i fuochi di artificio serali decidiamo di tornare in albergo, i bambini sono esausti, e quindi, data l’ora ordiniamo delle pizze in camera da una pizzeria di Anahem. Il numero l’abbiamo trovato in una brochure nella hall dell’hotel. Prezzo totale $25.
La mattina seguente partiamo di buon ora per visitare il California adventure che è proprio di fronte a Disneyland. I bambini erano ancora stanchi per la fatica del giorno precedente, ma appena entrati nel parco si sono ripresi. Nel California adventure ci sono le attrazioni dei cartoni moderni come cars, di gran lunga il migliore e quello dove la fila è più lunga. C’è una vera e propria ricostruzione di Radiator Spring dove è possibile pranzare o prendere un caffè in un locale stile anni ’50 in pieno centro di Radiator Spring!
Inoltre ci sono le attrazioni di Alla ricerca di Nemo, Toys story e i musical di Frozen. Per i più piccoli Bugs Life e per i coraggiosi la Hollywood Tower e le montagne russe.
Anche qui riusciamo a visitare circa due terzi del parco e alle 20, stanchi ma soddisfatti, salutiamo il mondo Disney e andiamo a cena dal solito Denny’s.
Il giorno seguente, dopo il check out, approfittiamo delle temperature estive ( 28°) per trascorrere la mattina sulla famosa spiaggia di Venice beach. I bimbi l’adorano, e anche noi adulti. Pranziamo al “ island” un ristorante hawaiano vicino alla spiaggia. Molto buono e con prezzi contenuti. Dopo pranzo salutiamo a malincuore il sud della California e facciamo rotta verso nord . Ci aspetta il volo, il giorno seguente, da San Francisco per l’Italia. Ma portiamo con noi il ricordo del divertimento nei parchi Disney e del caldo sole californiano progettando già la prossima visita.