Non solo spiagge: quest’isola greca è un vero paradiso di spiagge rocciose e mare turchese
La Grecia (compresa la nostrana Magna Grecia) per noi è come una calamita; non so spiegarne i motivi, ma ne siamo attratti e non riusciamo a staccarcene. Quest’anno la scelta è caduta su Lefkada (Leucade in Italiano), nelle isole Jonie; abbiamo prenotato un appartamento a Nydri, a metà della costa orientale, con l’intento di visitare alcune delle spiagge meno blasonate della costa sud, e anche qualche luogo di interesse. Avendo la fortuna di poterci organizzare per tempo, abbiamo prenotato volo ed alloggio nel mese di marzo, eludendo così i folli e scriteriati aumenti degli ultimi tempi (ho constatato una crescita di circa il 40%). La voce di spesa più incisiva è stata il noleggio auto, che ultimamente è fuori controllo, sia come prezzi che come servizio. Tutte le spiagge visitate hanno in comune la bellezza delle sfumature e la trasparenza delle acque, alcune sono attrezzate ed altre no, la costa ovest è un tantino sabbiosa rispetto a quelle a est e a sud, nelle quali la presenza di ciottoli impone le scarpette da mare, ed il minimo comun denominatore è l’affluenza della gente, che, considerando che siamo a metà luglio, è tutto un dire. Noi non abbiamo mai avuto problemi di sorta arrivando in loco tutte le mattine fra le nove e le nove e trenta, potendo così usufruire al meglio dei servizi e delle attrezzature. Mi aspettavo un’impennata dei prezzi, invece abbiamo potuto godere di un livello accettabile.
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Diario di viaggio
10 Luglio 2023, Lunedì
Volo Ryanair da Roma Fiumicino nel tardo pomeriggio, traferimento tutto sommato tranquillo ed arrivo al parcheggio lunga sosta in un momento in cui il Raccordo Anulare non è ancora al collasso. Prenotato on line un mese prima, per sette giorni abbiamo pagato 45,00 euro. Il volo parte in orario, e dopo poco più di un’ ora atterriamo a Preveza – Aktio, dove troviamo ad attenderci il pullmino dell’autonoleggio Auto Union, che ci conduce al ritiro dell’autovettura presso il deposito situato a breve distanza. Ho effettuato la prenotazione tramite Booking.com in base alle recensioni positive: mai più! Non voglio emettere sentenze, ma leggendo i Diari di Viaggio spesso e volentieri ho avuto informazioni alquanto realistiche su cosa preferire e cosa evitare, quindi mi sento in dovere in base alla mia esperienza, di sconsigliare questa agenzia.
È mezzanotte quando prendiamo in carico una Panda serie 3 con motore asmatico e frizione al limite dello slittamento e partiamo alla volta di Nydri dove, aggirando Lefkada Town ed aver attraversato Nikiana, giungiamo dopo circa quarantacinque minuti (saranno si e no una trentina di chilometri). Prendiamo possesso della nuova e linda camera vista mare al piano alto degli appartamenti “Mare Vita”, con veduta sull’isola di Skorpios, e poi a nanna.
11 Luglio, martedì. Spiaggia di Perigiali
La mattina consumiamo una frugale colazione in un bar nelle vicinanze, quindi facciamo un minimo di spesa per i prossimi giorni in un mini market che dista circa cento metri dal nostro appartamento. Sono sorpreso dalla alta percentuale di auto presenti con targa Romena, una vera invasione. Facciamo poi circa duecento metri in direzione nord; siamo proprio all’inizio della selvaggia (in quanto lasciata a se stessa) spiaggia di Perigiali, dove troviamo posto all’ombra di una pianta di alloro selvatico, e trascorriamo la mattinata. La spiaggia è stretta e lunga, sotto la strada che la costeggia e dalla quale si accede tramite apposite scalinate; in questa parte sud non è attrezzata, e la poca ombra è un regalo di qualche raro ramo sporgente dalle piante che ricoprono la scarpata. Il litorale è di ciottoli, e sono necessarie le scarpette da mare, l’acqua è trasparente, un poco freddina se vogliamo, ma meravigliosa. Alle due è sold out, e complice anche il sole a picco, abbandoniamo.
Facciamo un veloce spuntino e decidiamo di visitare le cascate di Dimosari, una delle poche alternative al mare che offre quest’isola. Usciamo da Nydri in direzione sud e fatti pochi chilometri troviamo l’indicazione sulla destra. Qui il navigatore impazzisce (e non sarà la sola volta) ma fortunatamente le segnalazioni stradali (che tante volte malediremo nei prossimi giorni) sono affidabili fino a guidarci al parcheggio, dove è presente anche un ristoro. Ci incamminiamo quindi seguendo il sentiero lungo una ombreggiata gola nella roccia, risalendo il torrente per circa 500 metri fino a giungere ai laghetti alla base della cascata. Il salto è a “scivolo”, manca il classico frastuono del frangersi delle acque, ma è un bel colpo d’occhio. Al ritorno ci sorbiamo un “caffè frappé” ghiacciato che ci disseta, quindi prendiamo la strada di casa : è stata un’escursione che meritava.
La sera raggiungiamo il centro di Nydri, distante circa due chilometri dal nostro appartamento, e troviamo parcheggio appena fuori la zona pedonale non transitabile. Ci troviamo nel classico paesotto che si riempie oltre l’inverosimile durante il periodo dell’arrivo dei turisti, cresciuto in fretta ed esponenzialmente senza un corrispondente adeguamento degli spazi urbani. Fondamentalmente tutto si riduce a due strade parallele: quella principale che è un susseguirsi di negozi, caffè e gelaterie, e quella lungo il porticciolo turistico che è appannaggio di taverne e ristoranti. Dalle due del pomeriggio alle due di notte l’area viene chiusa al traffico, con ampie deroghe però per chi vi alloggia, così che conviene sempre stare in campana durante il passeggio.
Camminiamo in mezzo a orde di balcanici, la forza predominante di questa estate, alla ricerca di un ristorante, ed in base alle recensioni su Tripadvisor, la scelta cade su “Basilico”, alla fine della passeggiata sul lungomare, per questa prima cena: scelta azzeccata, non riusciamo a finire le portate (olive e Tsatsiki con pida, mix mare per due, acqua e vino) di un conto che somma 58,35 euro.
12 Luglio, mercoledì. Spiaggia di Desimi
Il programma di oggi prevede una spiaggetta a sud/est, non molto lontana. Andiamo in direzione Vassiliki per una decina di chilometri, forse meno, poi, dopo un distributore ed una panetteria sulla destra si prende a sinistra seguendo l’indicazione, e dopo altri quattro o cinque chilometri si giunge a destinazione. Qui si può usufruire di due parcheggi: il primo è sopra, prima del campeggio (è vuoto, ci fermiamo qui), il secondo è in spiaggia, probabilmente è della struttura. Non sono ancora le dieci, la spiaggia è piccola e stretta, non è attrezzata e c’è già parecchia gente, molti sono gli ospiti del villaggio. Riusciamo a ritagliarci uno spazio all’ombra di un albero piegato a un metro da terra a mò di palma tropicale, e ci godiamo la giornata in totale relax.
L’acqua è meravigliosa, e cambia di tonalità man mano che il sole arriva allo zenith. Unica pecca sono le imbarcazioni, fortunatamente ammassate ai lati della baia, ma che guastano il paesaggio; il top sono degli orrendi pedalò gialli e rosa a forma di VW Maggiolino che garantiscono però il solo modo di visitare la grotta di San Nicola, sul lato sinistro, al cui interno è stata collocata l’immagine votiva del Santo. A mezzogiorno facciamo un veloce spuntino con un panino acquistato al bar (è peraltro presente anche un ristorante) ed alle quattro prendiamo la via del ritorno. Ritiriamo la macchina lasciata in ombra sotto un olivo e paghiamo sei euro per una sosta di sei ore. Una volta giunti a casa scendiamo alla sottostante spiaggetta privata e ci mettiamo a mollo nelle limpidissime acque.
La sera optiamo per il ristorante “The Barrel”, all’inizio del porto, diametralmente opposto a Basilico che invece è alla fine: anche qui ottima cena (moussaka e polpo grigliato su base di crema di ceci, acqua e vino) al prezzo di 38,00 euro.
13 Luglio, giovedì. Spiaggia di Porto Katsiki
Consumata la colazione sul balcone della camera, ci apprestiamo a visitare la numero uno delle spiagge: la tanto blasonata Porto Katsiki. Si va in direzione sud, ed una volta raggiunto e superato il borgo di Vasiliki la strada si inerpica e impazzisce il navigatore, costringendomi a fare un percorso circolare che allunga di circa venti chilometri il tragitto, che fra curve, controcurve e strade strette come mulattiere, si traduce in una perdita di tempo di circa mezz’ora. Una volta usciti da Vassiliki, dopo circa un chilometro di salita, bisogna prendere la strada a sinistra (è la prima deviazione) e si ottiene il percorso migliore, più corto e veloce. Comunque, alla fine di un penoso e lungo peregrinare giungiamo al parcheggio, costo 10,00 euro ma vivamente consigliato: se si arriva presto di può parcheggiare lungo la strada, che è in ripida salita e non risulta gradevole percorrerla a piedi il pomeriggio con le temperature registrate in questo periodo.
Da quassù la vista è superba: una lingua di spiaggia incastrata sotto una parete rocciosa a picco su un mare di varie tonalità, a seconda della luce ricevuta. Sono le nove e trenta, ed è già tardi: la spiaggia non è attrezzata, al contrario di quanto mi aspettavo, e la parte assolata è già stracolma. Prendiamo posizione quindi sul lato sud, in ombra, davanti ad uno scoglio roccioso in modo da avere un poco di spazio in previsione della calca che fra poco farà il pieno. Causa caduta di detriti, la parte adiacente la parete è transennata, avviso naturalmente ignorato da una moltitudine di menefreghisti che si ritagliano ampi spazi a disposizione, in barba ad elementari norme di sicurezza ed educazione. A mezzogiorno siamo ancora in ombra con addosso la maglietta, limitandoci ad ammirare il mare che cambia progressivamente di colori: bellissimo. Poi l’incanto svanisce: quando il sole varca la sommità delle rocce alle spalle picchia da far male, ed in contemporanea fanno capolino i battelli dei croceristi che iniziano a vomitare una moltitudine di aspiranti tuffatori a cinquanta metri dalla riva, rompendo la magia del luogo. Fortunatamente il loro programma è scadenzato e molto compresso, quindi il tutto si riduce ad una toccata e fuga.
È il momento di fare il bagno, una delizia in una piscina trasparente. I ragazzi del bar fanno la spola a prendere ordinazioni e consegnare cibo e vivande, in un carnaio che assume densità allucinanti (e siamo solo a metà luglio!). Alle due il sole spacca i sassi, quasi non ci si muove più dalla calca, ed allora abbandoniamo questo paradiso per il rientro, giungendo a Vasiliki con mezz’ora in meno rispetto all’andata. Vorremmo fermarci alla spiaggia di Afteli, ma qualcuno ha ruotato il cartello segnaletico di 90°, così che invece di svoltare subito a destra adiamo diritto e, complice il navigatore che non ne vuole sapere di ragionare, ci ritroviamo al parcheggio di un porticciolo in mezzo a quattro case ed al nulla.
Rientriamo a Mare Vita e finiamo la giornata nelle limpide acque sotto la terrazza della struttura. La sera torniamo sempre a Nydri, dove visitiamo la chiesetta ortodossa al limite della zona pedonale (strano, ma non ne abbiamo viste altre) e facciamo due passi lungo la via “commerciale” soffermandoci ad osservare begli oggetti di artigianato locale. A cena raddoppiamo al “Barile”,
14 Luglio, venerdì. Spiaggia di Agios Joanni
Alle otto siamo in partenza, direzione nord verso Lefkada Town e la spiaggia al di là della laguna, la spiaggia dei mulini a vento. Il tragitto è breve e ben segnalato, e nel giro di mezz’ora parcheggiamo lungo il muretto di un ristorante con annesso lido attrezzato, finalmente. La spiaggia è lunghissima, larga, di ciottoli e sabbia, la prima dove possiamo camminare senza l’ausilio delle scarpette da mare. Sulle dune che dividono il mare dalla laguna retrostante fanno la loro bella figura i resti ben conservati di cinque mulini, due dei quali ancora con le raggiere delle pale. Il mare è bellissimo, con la presenza a fior d’acqua di piattaforme rocciose levigate nel corso dei secoli che non danno alcun problema di sorta, ma che variano il contrasto dei colori delle limpide acque.
È la spiaggia che mi è piaciuta di più. Prendiamo due letti e ombrellone in prima fila (dieci euro) in un momento di assoluta solitudine, quindi facciamo una lunga passeggiata al cospetto dei mulini fino a quando il comandante sole ci riporta a più miti consigli. Il mare è ancora calmo (è notoriamente la spiaggia dei surfisti) e ci rilassiamo alternando relax a bagni nelle acque, manco a dirlo, limpidissime. Si sta a meraviglia, in quanto spira una leggera brezza che non ci fa sentire la calura dei giorni scorsi, ma quando aumenta logicamente muove le acque del mare. All’una la brezza si tramuta in vento e cominciano ad intravedersi a nord coloratissimi cappelli di imbizzarriti SkySurf, che temerari novelli mandriani cercano (e riescono) di addomesticare, anteponendosi in gara ai colleghi della parte sud che domano le loro classiche tavole con la vela. Alle tre è l’apoteosi: saranno centinaia i surfisti che letteralmente si librano in volo come tante coloratissime farfalle, su un palco scenico che fa da sfondo ad una spiaggia mai intasata dalla gente. Un ultimo bagno, poi alle cinque si torna alla base.
Questa sera optiamo per una classica taverna greca, Ionion, appena fuori dalla zona del passeggio, dove sono ormeggiate le barchette di ridotte dimensioni. L’ambiente è gradevole, all’aperto e in riva al mare, a pochi centimetri dall’acqua, ma le aspettative vengono disattese; crocchette di zucchine, pomodori e peperoni ripieni di riso, souvlaki di maiale: cibo fresco, ma portate ordinarie, non da classica taverna, diciamo senza infamia e senza lode. Prezzo onesto, 36,00 euro in due.
15 Luglio, sabato. Spiaggia di Ammoussa
Torniamo a sud, e prima di Vasiliki svoltiamo per la spiaggia di Ammoussa, una piccola spiaggetta di ciottoli, attrezzata. È presto, e troviamo un comodo parcheggio gratuito con tanto di ombreggiante in prossimità della spiaggia, e due lettini con ombrellone a 9,00 euro in prima fila. L’acqua, superfluo oramai dirlo, splendida, e meno fredda del previsto. Mi armo di maschera e boccaglio e prendo il largo, ma per modo di dire: fatte poche bracciate mi ritrovo in un acquario, circondato da pesci che nuotano tranquillamente ed apparentemente indisturbati dalla mia presenza. Ne inseguo uno che ha un amo infilato nel labbro inferiore, ma logicamente non è lì per farsi fregare da me, e, quasi a prendermi in giro, mi lascia avvicinare a portata di mano per poi scartare di lato repentinamente. Gioco con lui per un poco, poi torno a riva constatando che il poco spazio si sta riempiendo. Fortunatamente gli ombrelloni sono sufficientemente distanziati, così che possiamo spostarci sotto il cono di ombra man mano che il sole compie la sua parabola. Caso strano, la presenza di un basso schermo di nebbia al limitare della baia, che svanirà solo nel pomeriggio, senza però inficiare sulla visibilità in spiaggia.
La sera decidiamo di andare sul sicuro, così torniamo da “the Barrel”: polpo alla brace e gamberi saganaki, non so quale dei due era meglio, con acqua e vino 43 euro e cinquanta.
16 Luglio, domenica. Spiaggia di Afteli
Oggi finalmente tocca ad Afteli. Ieri, durante il trasferimento in andata ad Ammoussa abbiamo visto l’ indicazione, e quindi svoltiamo alla giusta deviazione, qualche chilometro prima di Ammoussa. Il cartello segnaletico indica quattro chilometri, i primi abbastanza agevoli, ma gli ultimi semplicemente allucinanti. In cima al colle si transita attraverso un piccolo centro abitato, ed alla sommità, da un imbuto dove passa a malapena una vettura, si scende tramite una rapida mulattiera tutta curve e controcurve fino al parcheggio, suonando ad ogni punto coperto e sperando vivamente di non incontrare nessuno.
La spiaggia scenicamente è una chicca: più piccola ancora di Ammoussa, mare con infinite sfumature dovute ai riflessi della vegetazione e dei ciottoli che da riva digradano per qualche metro fino a perdersi nel blu. La pecca è rappresentata dal numero degli ombrelloni, sproporzionato in modo tale che quasi ti tocchi i gomiti con il vicino, ma è presto, e dopo qualche valutazione ci sistemiamo contro il muro di sostegno della parte sinistra, avendo un minimo di spazio certo assicurato. Anche qui acqua cristallina, sfumature splendide e pesci a gogò. Alle dieci la spiaggia è iper affollata: il fatto che offre qualche metro in più di acqua bassa rispetto alle altre spiagge fa si che questa sia presa d’assalto dalle famiglie (e oggi è pure domenica), che fanno divertire a più non posso i loro deliziosi pargoli in un crescente vociare ed isterica confusione da riviera Romagnola, il tutto compresso in circa cinquanta metri. Fino a mezzogiorno me ne sto in branda per difendere la posizione litigando con il sudoku; dietro di me una famiglia di cinque persone ha preso l’ultimo ombrellone, e tre teli da mare hanno trovato incastro in mezzo ai lettini dei vicini. Un mastodontico donnone slavo viene ad ormeggiarsi ad un millimetro dal mio lettino, e sono convinto che se lascio la postazione, il mio spazio vitale verrà drasticamente ridimensionato.
All’ora di pranzo la graziosa signora si reca al ristorante, e finalmente sguazzo in acqua praticamente da solo, se non in compagnia dei pesci. Oggi è il giorno più caldo della settimana, ed alle tre ce ne andiamo, direzione Mikros Gialos, sulla strada del ritorno, l’ultima perla che vogliamo vedere. La risalita è da incubo: incrociamo tre vetture fortunatamente in zone passabili, ma proprio quando siamo in cima al colle, all’ingresso dell’imbuto… non poteva essere altrimenti! Fermi entrambi muso contro muso, ma una volta tanto prevale il buonsenso e la ragazza che ho di fronte valuta che lei è sul piano ed io in forte pendenza, e così possiamo proseguire. La strada per Mikros Gialos è ben segnalata e scorrevole fino agli ultimi 500 metri, quando ci si imbatte in un nucleo abitato appena sopra la spiaggia; allora diviene una strettoia con auto parcheggiate a destra ed a manca nonostante la presenza di alcuni parcheggi a pagamento. Vista dall’alto Mikros Gialos è la più turistica, assieme a Porto Katsiki, delle spiagge visitate, ma forse è la più caotica; lo spazio c’è, e quindi trovano posto anche un’infinità di ombrelloni con relativi vacanzieri, che dopotutto però non influiscono minimamente sulla bellezza del luogo. La spiaggia è relativamente lunga e larga, acqua e colori seguono lo standard dell’isola. Parcheggiamo in uno spiazzo lasciato incredibilmente libero sull’ultima curva prima della spianata, proprio in prossimità di una scala arrabattata che scende a mare: mezzo metro d’acqua calda che ne fa una piccola piscina spettacolare. Indossiamo le scarpette e ci lasciamo andare in totale relax. Il tempo di asciugarci all’ombra delle piante mediterranee e via a casa.
La sera decidiamo di finire da dove abbiamo iniziato: Basilico. Questo locale, con The Barrel e Pomodoro (solo pasta e pizza, però: no grazie) sono gli unici sempre pieni che non si svalutano mettendo i camerieri in strada ad accalappiare i clienti, e quindi sono una certezza. Stasera bruschettone feta, pomodoro e origano per antipasto, maxi orata al forno e gamberi tempura; vino e acqua e dolcetto offerto dalla casa per 43,75 euro.
17 Luglio, lunedì
La mattina ce la prendiamo comoda, trastullandoci in una pacata colazione ad osservare i movimenti nel mare antistante, faccio un secondo caffè con la classica moka Bialetti che mi porto sempre dietro da anni, quindi ci apprestiamo a lasciare l’appartamento. Dopo aver salutato i gentilissimi proprietari ci trasferiamo verso il capoluogo dell’isola, dove facciamo una deviazione poco prima del centro abitato per salire sulla collina a visitare il monastero di Faneromeni, la seconda vera attrazione dell’isola. Si tratta di un complesso che racchiude una chiesa, una biblioteca ed un museo, oltre la parte riservata alle dimore dei monaci. La chiesa è visitabile, ed è molto bella. Forse siamo i soli cattolici presenti, e la cosa non sfugge ad un monaco che notando anche il nostro interessamento, ci avvicina e si presta a fornirci le indicazioni del caso. Sulla sinistra c’è l’immagine di una Madonna con uno sfregio sulla guancia: veniamo così a sapere che proviene dal monte Athos, il centro religioso più importante della Grecia, e si narra che nel momento imprecisato in cui il dipinto venne colpito dalla punta di una lancia cominciò a sanguinare. Interessante la storia della Madonna Faneromeni (Assunta o Rivelata): commissionata nel V secolo a Costantinopoli, venne trovata già dipinta prima dell’inizio del lavoro, non si sa da chi e anche come sia giunta presso il monastero. È oggetto di grande venerazione. La visita è piacevole, come pure la vista che da qui si gode sulla città e sulla lunga striscia della spiaggia di Agios Joanni, proprio di sotto.
Dopo aver giocato alcuni minuti con i pasciuti gatti che circolano placidi, scendiamo in città, e troviamo un parcheggio appena giunti al porto turistico; lasciamo l’auto e ci incamminiamo a piedi verso il centro urbano, praticamente una unica via stracolma di negozi e ristori. Ci rinfreschiamo con un caffè frappé ghiacciato (si sfiorano i quaranta gradi), ed al momento di pagare il gestore ci regala una mappa della città, in modo che possiamo identificare e visitare la Cattedrale e la chiesa di San Nicola. Vorremmo pure entrare nella Biblioteca per ammirare la sua collezione di icone, ma il lunedì è chiusa, ed oggi guarda caso è lunedì. Gironzoliamo ancora un poco nella parte più vecchia della città, dove ancora sono presenti le originarie abitazioni di pietra a piano terra e legno al piano superiore; abbiamo fatto le dodici e trenta, quindi lasciamo Lefkada Town nel momento in cui una interminabile colonna di auto sta entrando attraverso il ponte mobile a passo d’uomo.
Abbiamo deciso di trascorrere il pomeriggio a Preveza, vuoi perché conosciamo la zona, ma anche per avvicinarci all’aeroporto in previsione del volo serale. Raggiungiamo quindi questa nuova destinazione transitando per il tunnel sottomarino (tre euro a tratta) e parcheggiamo l’auto all’ombra sotto la fortezza che mantiene ancora le sue possenti mura dietro la spiaggia attrezzata, quindi ci incamminiamo a piedi verso la taverna “Rampetiko Steki”, tanto per andare sul sicuro. Pranziamo all’ombra dei vicoli e finiamo in bellezza: antipasto di alici marinate, gamberoni alla brace e calamaro ai ferri, con gelato e Rakì (necessariamente rifiutato) offerto dalla casa; il tutto a 30,00 euro. Salutiamo Kostantinos e ci dirigiamo in spiaggia, dove affittiamo due sdraio ed un ombrellone per quattro euro (!) comprensivi di due bottigliette di acqua minerale.
Dopo una settimana a Lefkada il livello di gradimento di questa spiaggia si abbassa drasticamente, ma per trascorrervi quattro ore va più che bene. Ci concediamo qualche bagno per rinfrescarci ed alle otto facciamo una doccia e ci prepariamo per il rientro. Apro una parentesi: ho scelto questa spiaggia perché sapevo, in virtù di una permanenza la scorsa primavera, della presenza di doccia, cosa che è praticamente inesistente sulle spiagge dell’isola. Potevamo passare il pomeriggio a Lefkada e goderci un’ultima meravigliosa spiaggia, ma tenermi il sale addosso per me non è il massimo.
Alle otto e mezza circa prendiamo la via dell’aeroporto, e dopo aver fatto rifornimento riconsegno l’auto al deposito, avendo ulteriore conferma di non aver azzeccato la compagnia. In aeroporto è un continuo arrivo di voi dalla Scandinavia, e le hostess in divisa blu selezionano e dividono i propri greggi in base agli alberghi di destinazione indirizzandoli ai rispettivi autobus. Il nostro volo è alle 22,45 e lo schermo annuncia quindici minuti di ritardo, che fortunatamente non si dilungano oltre. Lasciamo quindi l’isola, e si volta pagina.