Non solo Sharm 2

Una settimana in Egitto tra villaggio all inclusive e levatacce mattutine alla scoperta delle meraviglie storico-naturali del Paese
Scritto da: antocimani
non solo sharm 2
Partenza il: 22/12/2012
Ritorno il: 29/12/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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NON SOLO SHARM

Per la prima volta vacanze di Natale: dove andare? Città? Montagna? Al freddo? Al caldo? Vada per quest’ultima scelta ma bisogna trovare qualcosa che non costi un patrimonio. Non senza titubanze e preoccupazioni prenotiamo una settimana a Sharm el Sheik, meta non proprio tranquilla in quel periodo. Da pochi mesi, infatti, l’Egitto ha vissuto la sua Primavera e ha affidato le sue sorti al presidente Morsi. Inoltre, noi non siamo proprio tipi da spiaggia e l’idea di restare rinchiusi in un villaggio per 8 lunghi giorni non ci prende per niente. Proprio per questo, già prima di partire ci informiamo su cosa fare e vedere una volta arrivati lì. Apro una parentesi per dire che, in ogni caso, la scelta del villaggio all inclusive si è rivelata vincente perche nel costo totale, tra l’altro abbastanza contenuto, erano inclusi il volo, i transfert, la navetta per Naama Bay, i cestini delle colazioni da portare in escursione. Noi abbiamo scelto il Queen Village della Veraclub e lo consigliamo vivamente.

Come dicevo, prima di partire ci siamo documentati un po’ sulle escursioni accessibili da Sharm e girando in rete ho trovato un’agenzia di incoming locale, Lunarossa, (http://sharmlunarossa.com/) che aveva delle buone recensioni. Ho cosi visitato il loro sito e poi li ho contattati via mail. Ci lavora una ragazza italiana, quindi non ci sono problemi di lingua. Ci siamo messe d’accordo su quando incontrarci. La loro sede è nella strada principale di Namaa Bay, ci hanno mandato una macchina privata direttamente in hotel per raggiungerli e si sono preoccupati di noi anche al ritorno. Abbiamo prenotato diverse escursioni per un totale di 200 euro a persona.

Tralascio volutamente la vita in villaggio, perché un po’ tutti sappiamo come funziona: mare (splendida barriera corallina a ridosso dei pontili galleggianti, consigliata la mutina anche se un bagno rapido lo si può fare tranquillamente), spiaggia (qualche corsa per l’ombrellone migliore si deve metterla in conto), cibo (tanto, vario e di qualità), animazione (discreta e professionale).

Abbiamo cercato di alternare una giornata in villaggio ad una in escursione e siamo riusciti in questo modo a riposarci ma anche a visitare e vedere molti posti.

La prima uscita è forse stata quella più impegnativa: Luxor.

Appuntamento alle 3.30 del mattino per raggiungere l’aeroporto internazionale di Sharm da dove ci siamo imbarcati alle 5.00 circa su un volo della Air Cairo diretto a Luxor, l’antica Tebe, capitale dell’Egitto durante il regno medio. Il suo nome significa ‘città dei palazzi’ e non a caso essa possiede numerosi templi molto bene conservati. All’arrivo, dopo circa un’ora di volo tranquillo, la guida parlante italiano ci attendeva con un furgoncino a 10 posti. La giornata è iniziata con l’attraversamento del fiume Nilo per raggiungere la Valle dei Re. Nel biglietto di ingresso è inclusa la visita di tre tombe tra quelle disponibili al momento. A turnazione, infatti, le camere subiscono lavori di conservazione e restauro e non sempre è possibile, anche volendolo, visitarle tutte.

Su consiglio della nostra guida abbiamo scelto di vedere le tombe di Ramesse I, Ramesse VI e Seti II, tutte diverse per struttura. Video, immagini e libri di storia dell’arte, tante volte visti e sfogliati, non gli rendono giustizia. Il loro interno è quanto di più spettacolare si possa immaginare, i colori vivi come allora, le incisioni perfettamente conservate, i geroglifici astrusi e incomprensibili per noi ma che sembra vogliano dirci di storie millenarie, di faraoni e principesse, di schiavi, di piramidi e riti sacri. Sembra di essere su un set cinematografico, ci si aspetta che da una momento all’altro la mummia venga fuori dal sarcofago e Cathrine Zeta Jones e Antonio Banderas accorrano in nostro aiuto. E’ difficile credere che tutto si sia conservato come 3000 anni fa: noi non ce lo aspettavamo di trovare un simile patrimonio.

La tomba di Tutankhamon è sempre visitabile ma a pagamento (circa 20 euro). Una volta sul posto pensi: sono qui e non ci entro? Quando ritornerò? In realtà, per noi è stata una leggera delusione. È forse la più piccola tomba della Valle dei Re e neanche troppo decorata. Tutankhamon morì infatti giovanissimo e la famiglia reale non ebbe tempo sufficiente per affrescare e impreziosire la camera tombale che avrebbe ospitato la mummia del bimbo- faraone. Ricordiamo che il magnificente corredo funerario, compresa la maschera e i vasi canopi, è conservato presso il museo del Cairo; nella tomba si possono osservare la mummia, coperta da un lenzuolo bianco, e uno dei sarcofagi che la conteneva.

Il giro prosegue con la visita del Tempio funerario di Hatshepsut realizzato a ridosso delle montagne di Deir el-Bahari e dedicato all’unica donna che ha governato l’Egitto ai tempi dei faraoni. Il tempio è in gran parte ricostruito, si dice molto fedelmente, poiché il suo successore, Thutmosi III, lo danneggiò per vendicare la sottrazione, secondo lui illecita, del trono. Le pareti sono incise e dipinte da geroglifici dai colori ancora molto vivi che raccontano la storia della nascita divina di un faraone donna, Hatchepsut appunto, e tutto il tempio è protetto dalle statue di Osiris e Ra.

Lasciata questa zona di straordinaria bellezza, dopo circa un’ora e mezza di visita, il minivan si dirige e fa sosta ai colossi di Mnemone, ciò che resta dell’enorme complesso funerario di Amenhotep III. Essendo costruito, infatti, sulla pianura alluvionale del Nilo, le esondazioni lo hanno distrutto di anno in anno. I colossi sono ricavati ciascuno da blocchi monolitici, e sono alti 18 metri. Quando ci si accosta per la foto di rito ci si sente piccoli piccoli…

Sosta per il pranzo, incluso nel prezzo, sulle sponde del Nilo: ristorantino discreto, con modesta varietà di cibo a buffet. A questo punto, la nostra guida, come quasi tutte quelle della zona, ci propone un extra, che consentirà a lui di arrotondare il suo compenso e a noi di vedere qualcosa che la National Geographic propone come imperdibile: l’isola delle banane. Con 10 euro a testa Mohamed organizza un’uscita in feluca e il giro nel bananeto, con degustazione. L’esperienza si rivela una chicca per gli occhi e per il palato e ci permette di aggiungere qualche nozione di botanica al nostro bagaglio culturale…Voi lo sapevate che il banano produce solo una volta nella sua vita e che dopo il raccolto viene abbattuto? Con le sue foglie, abili mani di imbroglioni ci fabbricano i papiri che vengono venduti a bassissimo costo per le strade dei più popolari suk egiziani.

Dedichiamo il resto della giornata al Tempio di Karnak il cui viale di ingresso è costellato da sfingi con teste di ariete perfettamente conservate che secoli fa lo collegavano direttamente al Tempio di Luxor. Il complesso è un susseguirsi di statue, tempietti, laghi fino ad arrivare alla cosiddetta sala ipostila all’interno della quale 134 colonne di cui si stenta a scorgerne i capitelli, vista l’altezza, creano un labirinto che con la luce del tramonto acquista un non so che di magico.

Nei pressi del lago sacro si trova la statua gigante di Khepri, il dio scarabeo, rappresentazione del sole al suo sorgere. La tradizione vuole che le persone facciano sette giri intorno ad esso per buon auspicio. Ovviamente ci uniamo anche noi, la fortuna non è mai troppa!

Dopo un ultima camminata sulla corniche di Luxor ritorniamo in aeroporto e riprendiamo la Air Cairo per il rientro a Sharm, dove atterriamo circa alle 21.

Un’informazione pratica: potreste ritrovarvi tra le mani una carta di imbarco non intestata a voi…No problem, è capitato anche a noi e pare che sia prassi comune emettere il numero di biglietti corrispondente ai passeggeri che si imbarcheranno su quel volo e distribuirli casualmente. Quando finiscono, è evidente che non ci saranno più posti liberi a bordo!

Il giorno successivo, altra levataccia e partenza alle 7 per il deserto del Sinai. Alle pendici dell’omonimo monte, famoso per le gesta bibliche di Mosè, si trova, infatti, il monastero di Santa Caterina, uno dei luoghi sacri più importanti del mondo, dove religioni e culture si incontrano in perfetta armonia. Si tratta di un complesso di grandi dimensioni che ospita ancora oggi un piccolo gruppo di monaci greco-ortodossi e conserva all’interno delle sue mura alcuni luoghi fondamentali per la fede cristiana quali il roveto ardente, punto del primo incontro tra Dio e Mosè, il pozzo vicino a cui lo stesso incontrò la moglie, le reliquie della giovane santa a cui il monastero è intitolato. Due curiosità su questo luogo: al suo interno è presente una moschea, costruita per consentire ai guardiani musulmani di pregare e una biblioteca seconda al mondo solo a quella del Vaticano. Consigliamo, a chiunque voglia intraprendere questa escursione di indossare scarpe comode e abiti pesanti perche il complesso monastico si trova in altura e per raggiungerlo bisogna scalare una strada sterrata. Considerare anche che il tempo di percorrenza da Sharm è di 2, 30 ore.

Sulla strada del ritorno facciamo sosta per il pranzo a Dahab, deliziosa cittadina di mare, paradiso degli snorkeller, dei surfisti e dei sub. Non ci fermiamo molto anche perche ritorneremo con la nostra terza e ultima escursione, quella al Blue hole.

Si tratta fondamentalmente di un percorso naturalistico che abbina l’esperienza del deserto a quella acquatica. Si parte non tanto presto, verso le 8 circa, diretti al Parco naturale di Abu Galum. Le jeep che ci scorazaano non sono tra le più comode e ammortizzate e i primi dolori si avvertono… Tuttavia la bellezza del paesaggio ci ripaga dei tanti sballottamenti. La guida, sempre la stessa, ci accompagna tra le rocce spiegandoci un po’ di cose sulla vita dei beduini che ancora abitano li. A rigor di verità, occorre dire che noi non li abbiamo ne visti, ne avvicinati, ma si dice continuino a vivere come secoli e secoli fa e che barattino veramente le donne per un numero variabile di cammelli.

Dopo il jeep safari ci spostiamo sul mare, nella zona conosciuta come Blue Hole, una cavità marina naturale di circa 50 metri di diametro che funge da acquario per una miriade di pesci e coralli coloratissimi. Qui è molto facile incontrare oltre agli snorkellisti della domenica, tipo noi, sub esperti che fanno lezione a chi si sta apprestando a ricevere il suo battesimo del mare. Purtroppo, il ‘buco blu’ è famoso però anche per le tragedie di cui è stato testimone e che sono ancora oggi vive sulla parete di roccia che lo sovrasta, scolpite in lapidi di pietra, legno, o direttamente sul muro. Nel corso degli anni molti turisti poco esperti o troppo poco consapevoli di ciò in cui si stavano abbattendo hanno perso la vita in questo tunnel sottomarino, foriero di vita e morte allo stesso tempo.

La barriera corallina, qui, senza dubbio, merita di essere vista. Noi lo abbiamo fatto con delle semplici pinne, una maschera e un boccaglio, tenendoci per mano e stando attenti alle correnti e alle onde, un po’ come nella pubblicità della Aqualtis… In questo tratto di lungomare abbiamo consumato il pranzo, in una tipica tenda berbera a due piani. La digestione è stata favorita (forse scatenata?) da una turbolenta cammellata sulla spiaggia. Una mezzoretta di dondolio costante e a tratti poco piacevole, specie per l’ultimo della fila il cui cammello si adeguava ai repentini cambi di andatura di chi lo precedeva. Esperienza da fare, ma non da rifare: una sola volta è sufficiente!

Pomeriggio libero a disposizione per una passeggiata o per acquisti sul lungomare di Dahab, meta scelta dai chi in Egitto ci viene solo ed esclusivamente per le immersioni.

I restanti giorni li abbiamo passati facendo i vagabondi in villaggio e le feste le abbiamo trascorse con altre coppie della nostra zona che come noi avevano deciso di passarle lontano dalla famiglia.

Questo diario, più che una guida, vuole essere un modo come un altro per sfatare l’idea che Sharm sia solo ed esclusivamente la meta preferita di turisti sprovveduti, vitelloni e coppiette solo spiaggia e discoteca. Se ci si organizza, può diventare, in un viaggio che ha come meta l’Egitto, un punto da cui spostarsi, a prezzi relativamente modici e per distanze tranquillamente sopportabili, alla scoperta di un paese talmente ricco di storia e arte da aver fatto nascere una vera e propria scienza per il suo studio, che ne porta il nome, l’egittologia. Il carattere passionale e turbolento degli egiziani, e probabilmente le condizioni di una vita- non vita a cui per anni sono stati soggetti, ha, ancora una volta in questi ultimi tempi, causato risvolti negativi per il turismo tanto che la Farnesina ha consigliato ai nostri connazionali di evitare il Paese. Siamo convinti che presto la situazione si risolverà, che si ritornerà alla normalità, che le porte del Sinai saranno riaperte a quanti volessero conoscere un pezzo di storia dell’umanità e che il popolo egiziano saprà accoglierci con la cordialità e la simpatia che da sempre lo caratterizza.



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