Non solo giraffe e leoni, soprattutto una cultura

Torno in Kenya 14 anni dopo esserci stato per la prima volta con la mia ex moglie. Questa volta in perfetta solitudine, dopo una lunga e intensa esperienza di vita italiana, che mi porta, a quarant’anni suonati, a molte domande e dubbi. Mi chiedo oggi se la nostra strada verso un progresso sociale sia in realtà la migliore, o l’unica...
Scritto da: Fabrizio Latini
non solo giraffe e leoni, soprattutto una cultura
Viaggiatori: da solo
Torno in Kenya 14 anni dopo esserci stato per la prima volta con la mia ex moglie.

Questa volta in perfetta solitudine, dopo una lunga e intensa esperienza di vita italiana, che mi porta, a quarant’anni suonati, a molte domande e dubbi. Mi chiedo oggi se la nostra strada verso un progresso sociale sia in realtà la migliore, o l’unica percorribile, o quanto piuttosto valga la pena guardare più a 360 gradi, a sud del mondo, indietro nel cammino dell’evoluzione, magari dentro un villaggio Masai, dove si muore anche a settanti anni, senza sapere cosa sia una carie, il cancro, l’infarto, o una crisi depressiva.

La prima volta ero un perfetto turista: tramonti spettacolari, colori, odori, natura prepotente, violenta. Tutti i sensi scossi da forti vibrazioni, che lasciano un ricordo indelebile, che nessun altro posto al mondo riesce a regalarti.

Un villaggio turistico spettacolare, la gente disponibile, sorridente, gentile, ecc. Ecc. La vita animale, per la prima volta vissuta sulla pelle nella sua selvaggia ricchezza.

La seconda da viaggiatore, in perfetta solitudine: biglietto aereo, zaino, guida sotto il braccio, ed un atteggiamento mentale totalmente diverso, maturato dopo anni di riflessioni, e conoscenze meno superficiali del continente africano.

Chi va in Kenya, deve prendere coscienza che lì, perlomeno sulla costa, praticamente nessuno muore di fame, e nessuno in realtà ha necessità impellenti di beni primari. Tutti bene o male sopravvivono, certo nella maggior parte dei casi a livelli infimi, ma sempre nei limiti del dignitoso.

Dignità verso se stessi, e rispetto verso le persone che convivono nello stesso sistema. E’ una sensazione netta che si ha conoscendoli in maniera più personale. Rispetto verso qualsiasi forma di diversità, culturale e religiosa, alla faccia delle nostre numerose forme di razzismo. Lì cristiani e musulmani convivono pacificamente gli uni affianco agli altri, senza nessuna forma di intolleranza, ed è una cosa che scopro con una certa sorpresa, rendendomi conto che in realtà quello che può essere filtrato dai media non corrisponde assolutamente alla realtà.

L’immagine turistica del Kenya ha subito recentemente durissimi colpi per colpa dei due o tre attentati che si sono verificati sulla costa e a Nairobi, ma in realtà vivendo in queste città ci si rende conto che questo tipo di tensioni non sono così concrete.

L’intolleranza culturale e religiosa è una nostra personalissima prerogativa (per nostra intendo occidentale), così come l’aggressività bellica è una nostra forma di stortura sociale che in quel continente è stata quasi del tutto assente, in tutta la sua storia, se non in circostanze particolari ed assolutamente sporadiche, o magari a causa di una tribù particolarmente aggressiva.

Anche l’aggressività soggettiva ha dei valori completamente diversi rispetto ai nostri standard: molto più bassa. A tutti i livelli di rapporto interpersonale: negli ambienti di lavoro, all’interno della coppia, nei confronti dei bambini (avete mai notato come i bimbi italiani vengano continuamente vessati ed aggrediti dai genitori? Fateci caso…).

Tornando alla questione dei beni materiali, lì la cultura del bene e del possesso è quasi del tutto inesistente, magari perché non esistono le condizioni per poterselo permettere. Ma non è neanche così sentita. Lì altri valori sono ancora fortunatamente preponderanti.

Quante giovani donne italiane sognano ancora in maniera disincantata di poter trovare un buon marito da amare e che le ami, con cui mettere su famiglia, e generare tanti splendidi bimbi? Ben poche in realtà. Le donne keniane che ho incontrato in larga parte mi hanno confessato questo sogno nel cassetto… e già questo potrebbe generare una lunga serie di riflessioni.

La solidarietà tra parenti o amici raggiunge alle volte dei livelli per noi assolutamente sorprendenti: il mio amico Charles è disposto a privarsi del tutto del suo “ricco” stipendio mensile di 40 dollari per permettere alla sorella di studiare, rimanendo assolutamente senza uno scellino in tasca per mesi e mesi. Il valore dei rapporti familiari raggiunge dei limiti per noi del tutto sconosciuti.

Con questo non voglio sbilanciarmi troppo, tessendo lodi esagerate di un popolo che ha senz’altro altri aspetti negativi, che non sono pochi, né trascurabili. A livello umano possono essere cattivi, e molto, esprimendo il peggio di quanto animo umano possa manifestare. La gelosia, l’invidia, può prendere forme per noi esagerate, spingendoli ad azioni che tendono ala distruzione di un altro individuo. Se basta odiando di persona, se non basta andando e pagando lo stregone del villaggio, capace di cose che lo sceneggiatore più smaliziato non saprebbe neanche immaginare (provato di persona….).

Avrei moltissime altre cose da raccontare, aprendo un ampissimo capitolo da dedicare a Saumu.

Chi è Saumu? La mia fidanzata, naturalmente keniana, che, al di là della questione puramente privata, può offrire numerosi spunti per conoscere meglio la loro mentalità, un modo di affrontare la vita di cui potremmo arricchirci, e molto.

Il mio modo di viaggiare in fondo è questo. Mi considero tutto sommato un ladro, di saggezze e di cultura di vita di cui ogni popolo è ricco in maniera differenziata, prendendo il meglio da ogni angolo, e maturando un personalissimo equilibrio e stato di benessere.

Se ti anima lo stesso spirito del viaggiatore inquieto, e stai per andare in Kenya con questo animo, scrivimi. Se ti fa piacere posso raccontarti ancora moltissime cose.

Se vai alla ricerca del bel villaggio italiano con animazione frizzante e dell’animaletto intagliato in legno, non credo che abbiamo molto altro da dirci.

Ciao



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