Non avete l’auto?! E qui come ci siete arrivati?…nord est con i mezzi pubblici

Nord-Est degli Stati Uniti con i mezzi pubblici: New York, cascate del Niagara, Boston, Philadelphia e Chicago, con tappa alla comunità Amish. Alla ricerca di qualcosa di insolito in una destinazione un po' tradizionale.
Scritto da: aidi.morini
non avete l'auto?! e qui come ci siete arrivati?…nord est con i mezzi pubblici
Partenza il: 06/08/2010
Ritorno il: 23/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Stufi di sentire gli amici e i parenti che ci dicevano “ma come, avete visto Shanghai, Rio de Janeiro e Tokyo e non siete mai stati a New York???” siamo partiti alla volta degli USA, per due settimane zaino in spalla come al solito, cercando di inserire qualcosa di particolare in una destinazione un po’ tradizionale. Fedeli alla solita voglia di vivere il paese come le persone del posto, abbiamo deciso di spostarci solo con i mezzi pubblici, quindi niente auto a noleggio, ma treni, aerei e bus. Ovviamente il tipo di vacanza e le cose che si visitano senza un’auto a disposizione sono un po’ diverse dalla classica vacanza negli USA: soprattutto grandi città ma non ci siamo fatti mancare qualche paesino. Il nostro itinerario ha toccato New York, Niagara Falls, Boston, Philadelphia (con visita a Lancaster e alla comunità Amish) e Chicago. Inutile dire che un viaggio negli Stati Uniti è caro, soprattutto se paragonato a destinazioni come l’Asia o il Sud America. Durante tutto il nostro itinerario, per dormire in camera doppia con bagno, senza colazione, abbiamo speso una media di 130$ a camera. Il costo della vita è più o meno come in Europa: un biglietto della metropolitana costa circa 2$, una cena dai 20$ ai 30$, un pranzo circa 10$, che sia un fast food o un piatto “lunch special” di qualche ristorante. I prezzi sono più o meno questi, è veramente difficile spendere meno, anche andando a cercare apposta posti in periferia, baracchini all’aperto, ristoranti alla buona o facendo la spesa al supermercato, bisogna quindi considerare un budget non troppo scarno per la vita di tutti i giorni. Siamo rimasti a New York 6 notti e abbiamo alloggiato all’assurdo ma pittoresco Gershwin Hotel (www.gershwinhotel.com), già dalla facciata rosso fuoco con decorazioni luminose in vetroresina si capisce lo stile particolare dell’hotel… ci siamo trovati molto bene, le camere non sono grandissime ma è abbastanza economico (l’unica differenza tra la camera supereconomica e quella standard è il prezzo, quindi conviene prenotare la camera economica) e soprattutto è in posizione centralissima e vicino alla fermata della metropolitana. Secondo noi ci sono alcune cose di New York e degli Stati Uniti che se avessimo saputo prima di arrivarci ci avrebbero dato una mano a trovarci meglio. Prima di tutto le grandi città sono piene di gente, turisti e non, che nel weekend va a cenare fuori, quindi se nei giorni in cui state in città ci sono un venerdì o un sabato sera preparatevi a code chilometriche per qualunque ristorante scegliate, soprattutto se questi ristoranti sono quelli indicati nella guida turistica. Gli americani cenano presto, si mettono in coda fuori dai ristoranti già dalle 5 del pomeriggio, per cenare verso le 6. La seconda cosa è che non a caso New York è la città dalle mille facce e dai mille quartieri, a noi la zona centrale della quinta strada, Brodway e Time Square non piaceva molto, ma basta spostarsi verso la seconda strada e l’East Village che sembra di trovarsi in un’altra città, molto più tranquilla e a misura d’uomo, pur essendo pochi isolati più in là. Quindi qualunque cosa o atmosfera cerchiate non datevi per vinti, a New York c’è di sicuro, basta trovare il quartiere giusto. Terza cosa: i suddetti turisti che alla sera affollano i ristoranti, di giorno affollano qualunque monumento o museo ci sia da visitare. Per evitare code chilometriche sotto il sole cocente (non sto esagerando, provate a passare dall’imbarcadero dei traghetti verso le 11 del mattino…) conviene alzarsi presto la mattina e presentarsi all’orario di apertura. Questo vale soprattutto per la visita in traghetto alla Statua della Libertà: i controlli di sicurezza sono molto rigidi e quindi l’attesa per l’imbarco è lunghissima, inoltre la partenza dell’ultimo traghetto è alle 16, perciò si rischia di restare a terra se non si fa in tempo a imbarcarsi. Quarta cosa: se avete intenzione di visitare il MOMA, che secondo noi comunque non regge il confronto con i musei di arte moderna in Europa (ve lo potete benissimo risparmiare), c’è l’audioguida gratuita, ma per averla bisogna lasciare in cauzione un documento che NON sia il passaporto, quindi portatevi una carta d’identità o la tessera sanitaria o la patente, se no niente audioguida. Ultima cosa: la legge in materia di consumo di bevande alcoliche (birra compresa) è molto rigida, non possono essere venduti alcolici ai minori di 21 anni, neanche nei supermercati. Per acquistare alcolici e a volte per entrare nei locali è necessario mostrare il passaporto, inoltre non è consentito bere nei luoghi pubblici (strade, parchi…) e anche nei bar all’aperto c’è una zona delimitata entro cui si deve stare se si stanno consumando bevande alcoliche. A volte nei bar all’aperto non vendono alcolici a chi ha più di 40 anni. Detto questo, New York si gira a piedi, molte delle cose da vedere infatti sono all’esterno: grattacieli, panorami, ponti, parchi… quindi scarpe comode e via, e quando si è stanchi per fortuna c’è la metropolitana. Da non perdere se è possibile è una messa gospel la domenica mattina ad Harlem. Al posto dell’affollatissima Abyssinian Baptist Church, consigliata, credo, dalle guide turistiche di tutto il mondo, scoraggiati dalla lunghissima coda di turisti fuori dalla chiesa già alle 9 del mattino per la messa delle 11, siamo andati nella chiesa di fronte, dove siamo stati accolti senza problemi e senza coda e una gentilissima vecchietta ci ha aiutato a seguire la cerimonia. E’ stato interessante e divertente unirsi ai battiti di mani dei fedeli durante i canti (portatevi un bel po’ di monete per i numerosi passaggi del cesto delle offerte). E’ stato divertente anche raggiungere Coney Island, la spiaggia di New York (ci si arriva in metropolitana), ci siamo andati di pomeriggio ed era ventoso, ma è stata bella la passeggiata lungo la spiaggia a Brighton Beach e soprattutto una birra fresca nei locali russi vista mare (non per niente si chiama little Odessa), inoltre nel quartiere si trovano parecchi negozi di vestiti a prezzi decisamente convenienti. L’ultimo giorno, visto che avevamo un po’ di tempo libero abbiamo dedicato una mattina a una gita in traghetto, gratuito, a Staten Island. La cosa più bella della gita è proprio il tratto in traghetto, da cui si vedono i grattacieli di Manhattan e la Statua della Libertà. Da New York abbiamo preso il treno per Toronto, che in 9 ore ci ha portato nella parte canadese della cittadina di Niagara Falls. L’aria condizionata sul treno è letteralmente da brividi, c’erano passeggeri con il giubbotto, quindi è meglio vestirsi di conseguenza. Il panorama che si gode dal treno è molto bello: si costeggia il fiume e si attraversano paesini sperduti in mezzo ai boschi. Meno bella è l’attesa per i controlli di frontiera: se avessimo saputo tutta la trafila necessaria per passare dagli Stati Uniti al Canada e per poi ritornare negli Stati Uniti, per una notte passata a Niagara Falls probabilmente avremmo deciso di pernottare nella parte statunitense per poi passare il confine a piedi per raggiungere il lato canadese delle cascate in giornata. Le cascate sono spettacolari, impressionanti soprattutto di sera, bisogna prepararsi a bagnarsi da capo a piedi ma un giro sul Maid of the Mist e la passeggiata dietro le cascate sono imperdibili. Da Niagara Falls abbiamo preso l’aereo per Boston dall’aeroporto di Buffalo. Una nota sul trasporto da Niagara Falls all’aeroporto: gli hotel consigliano di prendere il taxi per l’aeroporto (spesa di 100$… quasi come la notte di albergo) ma in realtà i pullman della Greyhound che partono di fronte alla stazione dei treni di Niagara Falls sono molto comodi, anche se c’è da considerare un ritardo di circa un’ora rispetto all’orario di arrivo indicato a causa dei lentissimi controlli alla frontiera. A Boston siamo rimasti 3 notti, dormendo alla 463 Beacon Street Guest House (www.463beacon.com), oltre ad essere un bellissimo edificio tradizionale, la camera era spaziosa, con bagno, forno a microonde e stoviglie, almeno ci siamo potuti prendere una tregua da hamburger e burritos cucinando qualcosa in camera. Il sabato pomeriggio abbiamo partecipato a una delle visite gratuite del campus organizzate dagli studenti di Harvard, la prestigiosa università. Non si può visitare l’interno di nessun edificio ma lo studente che ci ha fatto da guida è stato veramente interessante, ci ha fornito tantissime informazioni non solo storiche ma anche della sua esperienza personale nell’ateneo. La domenica invece abbiamo preso parte a una gita in barca organizzata dall’acquario, alla ricerca delle balene che vivono nella baia di Cape Cod. Nonostante che non fosse bel tempo, il mare fosse mosso e le guide che ci accompagnavano non fossero ottimiste, le balene le abbiamo viste, eccome! Tra l’altro sono lente e per niente spaventate dalle barche quindi si fanno osservare da vicino e in tutta tranquillità. Da Boston, sempre in aereo, ci siamo poi spostati a Philadelphia. Anche qui una nota per arrivare in città dall’aeroporto: al terminal degli arrivi non c’è un ufficio informazioni ma solo un banco in cui tentano di prenotarvi un taxi bus per il vostro hotel, in realtà uscendo, sulla destra, c’è la stazione dei treni suburbani che arrivano in centro, il biglietto si può fare direttamente sul treno. A Philadelphia abbiamo alloggiato al Thomas Bond House B&B (www.thomasbondhousebandb.com) dove una gentilissima signora ci ha accolto offrendoci tutti i giorni non solo la colazione, ma anche wine&cheese alle 17:30 e biscotti appena sfornati a partire dalle 19:30!!! Ci è piaciuto così tanto che siamo rimasti 3 notti decidendo di andare a Lancaster in giornata al posto di dormire là come avevamo pensato inizialmente. Philadelphia è la città che più si è avvicinata all’idea che avevamo delle città americane: palazzoni un po’ scrostati, baracchini di hot dog e cheesesteak a ogni angolo, murales, parcheggi… da non perdere il Mural Mile, un itinerario nel centro della città che tocca vari angoli dove le facciate dei palazzi sono abbellite da meravigliosi murales. Alla sera non ci siamo fatti mancare una cena dell’indipendenza nel ristorante tipico di fronte al bed and breakfast (fatevi consegnare il coupon 2×1 dalla padrona). E’ in una casa antica mantenuta com’era: siamo stati accolti da camerieri in costume e abbiamo assaggiato piatti cucinati secondo le ricette delle mogli dei primi presidenti americani, persino la birra è artigianale e fatta secondo una ricetta dell’epoca. Attenzione che le porzioni sono veramente abbondanti: con un piatto si mangia in due (e noi che abbiamo preso pure l’antipasto…). Siamo anche andati a vedere una partita di baseball, comprando i biglietti da un bagarino (30$… si può fare) perché lo stadio era completo, ed è stata un’esperienza molto divertente e interessante: gli americani infatti sono molto partecipi e tifano tutti insieme seguendo le direttive del megaschermo o della musica. Addirittura abbiamo assistito a una proposta di matrimonio, in diretta sul megaschermo dello stadio, durante la partita!! Una delle nostre giornate a Philadelphia è stata dedicata a una visita a Lancaster e alla Amish Country. Lancaster è facilmente raggiungibile in treno da Philadelphia: c’è un treno ogni ora e il tragitto dura poco più di un’ora. Noi però siamo partiti con l’idea sbagliata, data dalle informazioni fuorvianti che si trovano in rete, credevamo di arrivare a Lancaster e trovarci immersi nella comunità Amish, invece non è assolutamente così: non è possibile “andare a vedere gli Amish” come se si visitasse un paese o una cittadina. Queste persone vivono infatti nelle loro fattorie, raramente si spostano o vanno in città, soprattutto i più tradizionalisti, e non è possibile visitare le loro case. Fanno eccezione le fattorie che ospitano qualche negozio di artigianato o di prodotti biologici: in questo caso è possibile entrare nella tenuta per accedere al negozio ma la visita si conclude in quell’unico locale, gli Amish sono molto schivi, non parlano quasi con gli estranei e non vogliono essere fotografati. Forse uno dei pochi modi per imparare qualcosa di più sul loro modo di vivere è prendere parte al tour organizzato dall’ufficio turistico di Lancaster, come abbiamo fatto noi, il tour dura circa un’ora e c’è più o meno ogni ora si parte però dalla sede fuori città dell’ufficio turistico. Quindi dall’ufficio turistico in centro città abbiamo preso un autobus che ci ha portato all’altra sede e da lì abbiamo partecipato al tour durante il quale una simpatica signora ci ha spiegato usi e costumi degli Amish, rispondendo anche a tutte le nostre domande. Il tour consiste in un giro per le campagne circostanti, di solito si vedono persone Amish al lavoro nei campi e si incrocia qualche calesse, alla fine ci si ferma in una fattoria che ospita un negozio. Lasciata Philadelphia abbiamo passato gli ultimi 3 giorni della nostra vacanza a Chicago, dormendo al Best Western River North, hotel con piscina, anche se la piscina non ci è sembrata proprio il massimo della pulizia. L’hotel è comunque comodo e pulito. A Chicago non ci siamo fatti mancare una tipica deep dish pizza alla pizzeria Uno, dove questo piatto è stato inventato. Non ha assolutamente niente a che fare con la nostra pizza, ed è stata una sorpresa scoprire che “pepperoni” significa …salame!!! Le strade del centro di Chicago sono disseminate di opere d’arte moderna, bellissimo è il “fagiolo” che si trova nel parco lungo il lago, è un immenso fagiolo di metallo lucido (pesa 1 tonnellata) in cui si specchiano i grattacieli della città. Dopo un’immancabile visita alle Sears Towers e ai loro balconi di vetro e l’ultima sera passata a tifare per i Chicago Bears allo stadio del football lasciamo quindi gli Stati Uniti, un paese che abbiamo trovato vicino e conosciuto come modi di vivere ma che ci ha colpito per la socievolezza, disponibilità, gentilezza e ottimismo che le persone che ci vivono ci hanno costantemente dimostrato.


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