Nihao Diario in libertà di un mese in Cina
Ho studiato precedentemente l’itinerario facendomi un idea del percorso da seguire e delle distanze tra le diverse città visitando diversi forum e siti tra i quali il presente e confrontando le informazioni con la Lonley planet che sul campo ho trovato in più di un’occasione poco aggiornata ed imprecisa.
Gli alberghi e le guest house in cui sono stato le avevo prenotate dall’Italia con prezzi che variano da 14 a 30 euro. Ovviamente sul posto si possono trovare sistemazioni più che decenti a prezzi nettamente più bassi tenendo sempre presente il periodo in cui si viaggia (alta / bassa stagione).
Prima di partire mi sono recato presso l’Asl all’ufficio malattie del viaggiatore dove ho fatto un paio di vaccinazioni tra cui Tetano ed Epatite A (che forse mi ha salvato dalla diarrea del viaggiatore visto che non mi sono risparmiato ed ho bevuto e mangiato veramente dappertutto).
Riguardo ai metodi di pagamento ho notato come quasi dappertutto ci fosse la possibilità di ritirare contante dagli ATM con la normale carta bancomat, sono generalmente accettate anche le carte carte di credito.
Il periodo scelto, fine novembre fine dicembre, non è stato tra i più indicati per via del freddo pungente che si trova al nord (-2 / 10) ma che tuttavia mi ha permesso di evitare la grande massa di turisti (occidentali e non) nei luoghi più conosciuti e più famosi.
Sempre con riferimento al clima devo dire che lo smog che ammorba Pechino (ma non solo) mi ha rovinato più di una giornata e ad uno come me che è metereopatico mi ha fatto molto riflettere.
23 – 27 Novembre Beijing Una volta sbarcato dall’aereo e dopo un viaggio assolutamente tranquillo mi sono ritrovato in questo immenso aeroporto, ho dribblato gli insistenti taxisti ed ho preso proprio davanti all’uscita un autobus diretto in centro e precisamente davanti agli uffici delle compagnie aeree vicino a Piazza Tiennamen (N° 2 direzione Xidan prezzo Y 16).
Il mio albergo si trovava un po’ a sud rispetto a Tiennamen ed era letteralmente in mezzo agli hutong il caratteristico quartiere cinese di case basse quasi tutte senza bagno (infatti, ci sono molti bagni pubblici a lato delle strade) e densamente popolato, simile ai vicoli dei nostri centri storici e dove è facile perdere l’orientamento. Ho ancora nelle narici l’odore caratteristico di questi posti un misto di carbone, fritto e cipolle che pervade l’aria e che una volta sentito non si può scordare.
Nell’arco dei 4 giorni passati a Beijing ho visitato quasi tutti posti che fanno di questa città una delle capitali del mondo: la città proibita, che ho trovato però ancora in ristrutturazione in alcuni punti (menzione speciale per il museo delle ceramiche presso il Palace Prolonging Happiness con delle magnifiche ceramiche di tutti i colori) e che la giornata con lo smog mi ha rovinato; il parco Jingshan che si stende proprio davanti all’uscita della città proibita e dal quale si dovrebbe godere una vista meravigliosa della città; la torre del tamburo dove ho assistito ad una performance dei suonatori, la vicina torre del orologio e gli hutong che le circondano. Ho trovato molto caratteristico, forse perchè ci sono stato di domenica mattina, il parco del Tempio del Cielo in cui si riversano tutti i pechinesi (perlopiù anziani) per fare ginnastica, cantare, giocare a badmington, suonare strumenti o esercitarsi con la calligrafia. Ho visto per la prima volta “palleggiare” con una sorta di strumento formato da un certo numero di dischetti di metallo tenuti insieme al centro e con delle piume sulla sommità, sono stato invitato più volte a giocare con loro e l’effetto è quello di una pallina sgonfia che emette un rumore metallico caratteristico, con questo oggetto ho visto anziane pechinesi di 70 anni fare numeri degni di Maradona.
All’interno del parco si trova il complesso del Tempio del cielo che si compone di diverse elementi tra i quali oltre al più famoso Palazzo della Preghiera del Buon Raccolto l’Altare Circolare e la Celeste Volta Imperiale. Un discorso a parte merita il Palazzo d’Estate che ho trovato immenso e bellissimo forse per la splendida giornata di sole in cui l’ho visitato. Qui ho veramente apprezzato la bellezza e la pace di alcuni angoli nascosti, merita veramente la pena anche solo per la natura senza contare gli innumerevoli monumenti e templi.
Una giornata l’ho passata a visitare la Muraglia Cinese e le tombe Ming ed ho deciso per motivi di comodità e di tempo di andare con un tour del mio albergo.
Per mancanza di persone l’unico tour disponibile era quello per Badaling che è la parte di Muraglia meglio conservata e restaurata ma molto reclamizzata e molto commerciale, per fortuna la bassa stagione ha evitato che ci fosse una folla enorme.
Qui sulla Muraglia mi è capitato per la prima volta di sentirmi chiedere di posare con qualcuno per una foto ricordo, sul momento ho pensato che la ragione risiedesse nel fatto che ero arrivato in alto e stavo scendendo ma poi questa tradizione si è ripetuta spessissimo e d’ovunque durante il viaggio. Un po’ mi fa ridere pensare che ci siano mie foto in giro per la Cina.
La muraglia, in effetti, è imponente ma ci sono rimasto un po’ male quando dopo essere arrivato in cima ho scoperto che non continuava e si fermava li di punto in bianco, in ogni caso la prossima volta sceglierò altre mete e magari andrò da solo per evitare di dover visitare a forza i 4 shops di seta e giada che sono stato costretto a vedere.
En passant ho visto anche altri posti quali il parco delle mura Ming ed il parco Beihai, mentre non sono riuscito a vedere il Tempio dei Lama e l’antica Moschea che mi dicono essere molto belli entrambi.
Per muovermi in città ho usato sia i mezzi pubblici quali la metropolitana e gli autobus sia i taxi che nella maggior parte dei casi azionano il tassametro e che sono molto convenienti per gli occidentali. Molto spesso ho camminato cercando di mischiarmi alla gente per cercare di vedere qualcosa di diverso e di meno artefatto e non mi sono fatto scrupoli nel mangiare dovunque e spesso presso i banchetti che si trovano per strada tanto la possibilità di trovare posti puliti è un’utopia e le condizioni igieniche scarseggiano ovunque.
I cinesi al primo impatto si sono dimostrati molto amichevoli anche se purtroppo l’inglese lo parlano solo quelli che hanno a che fare con i turisti e che quindi cercano, sempre molto insistentemente, di vendere o proporre qualcosa. Anche quando si chiedono indicazioni con la cartina in mano nessuno dirà mai di non conoscere il posto ma daranno comunque una risposta, sbagliata ma la daranno e tutti ma proprio tutti girano con la loro borraccia di te che rabboccano con l’acqua bollente ogni volta che possono.
Il traffico è allucinante e per le strade c’è un groviglio di auto pedoni carretti (sorta di triciclo con un cassone dietro per trasportare cose e persone) e biciclette per la maggior parte elettriche che non vanno molto, non fanno rumore ma ti sfrecciano accanto sorpassandoti dappertutto.
Utile ma fino ad un certo punto è stato un frasario Cinese Italiano con il quale capirsi almeno sulle questione principali tipo il cibo.
27 – 29 Novembre Beijing – Pingyao Sono partito dalla stazione di Beijing Est con il treno N° 1163 delle 19.03 (Yuan 207) cuccetta morbida (scompartimento chiuso con 4 letti) e sono arrivato a Pingyao alle 07.30 circa.
Prendere un treno cinese è stata un’esperienza anche solo per l’attesa nelle stazioni o le modalità di salita sulle carrozze che non sono proprio simili alle nostre. Uno dei ricordi più belli che ho della Cina è legato a questo viaggio, infatti come compagna di scompartimento avevo questa signora cinese che andava a Xi’an con il figlio con il quale ho scambiato qualche parola in inglese circa le rispettive destinazioni, dopo la signora ha iniziato a parlarmi in cinese cercando di insegnarmi qualche parola in più di quelle 2 che avevo imparato sino ad allora (nihao e xièxiè) per cui ho cercato di seguirla ripetendo le parole che mi diceva lentamente, la mattina quando la Capocarrozza è venuta a svegliarmi per farmi scendere la signora mi ha salutato calorosamente indicandomi di mettere la giacca perché avrebbe fatto un freddo cane fuori, ho avuto una sensazione di dolcezza infinita come se fosse stata mia madre a dirmi di coprirmi, l’ho salutata e sono sceso.
Ed in effetti quella mattina faceva un freddo cane tanto che nevischiava.
Pingyao è una cittadina molto piccola che si trova a metà strada tra Beijing e Xi’an e che è stata inserita dall’Unesco tra il patrimonio dell’umanità e la cui parte vecchia è racchiusa dalle antiche mura che si estendono tutta intorno senza interruzione per una lunghezza di circa 6 km di lato.
La cittadina è molto caratteristica ed era conosciuta come centro finanziario e anche come città nella quale nacque la prima agenzia di bodyguard cinesi. Con un biglietto cumulativo di 120 Y è possibile visitare tutte le case/agenzie e palestre che si trovano affacciate sulle due polverose strade principali tra le altre è possibile anche visitare la casa dove è stato girato il film “Lanterne Rosse”.
Qui tutto è abbastanza caratteristico ed anche le guest house sono in stile e sono decisamente carine.
Le mura poi sono bellissime e fanno impressione viste da fuori, con le torri di guardia, i contrafforti e le costruzioni sulle porte principali. Da sopra le mura guardando l’esterno si ha la sensazione dell’assalto della modernità, con il suo traffico i negozi le insegne il rumore al cuore antico della cittadina.
Nella parte moderna di Pingyao ho anche cercato di spedire un pacco da un ufficio postale per l’italia e ci sarei anche riuscito se non fosse stato per il prezzo esorbitante della spedizione.
Ho visitato anche i templi sia quello all’interno delle mura sia quello fuori città entrambi molto belli e veramente silenziosi oltre che di una pace immensa.
Unico neo di Pingyao è il mercato nero delle cuccette, per cui occorre necessariamente appoggiarsi alle guest house per procurarsi un biglietto decente per Xi’an, lo dico per esperienza visto che appena arrivato e dopo innumerevoli sforzi per farmi capire alla biglietteria sono riuscito a trovare solo un biglietto per il treno del 1.40 di notte invece di quello che avrei voluto prendere. Dopo aver chiesto un po’ in giro in una guest house dove mi ero fermato a bere un tè ho trovato un biglietto per il treno che avrei voluto prendere il N°2535 delle 20.06, l’ho pagato un po’di più restituendo anche l’altro biglietto. 29 – 30 Novembre Pingyao – Xi’an A Pingyao ho aspettato il mio treno nella sala d’attesa della stazione dove ho fatto amicizia con un gruppo di altri viaggiatori cinesi che aspettavano il mio stesso treno; senza capire una parola gli uni degli altri ci siamo fatti delle risate e abbiamo passato il tempo insieme. Mi è stato chiesto se avessi dei bambini, quale era la mia meta e se il mio zaino fosse cosi pesante come sembrava, sicuramente sono stato preso in giro ma li ricordo con affetto anche perché non fortunati come me avrebbero viaggiato per 12 ore sui sedili normali e non in cuccetta.
La salita sulle carrozze è stata un’esperienza strana perché all’incirca mezz’ora prima dell’arrivo del treno la capostazione ha aperto il cancello e urlando ordini in cinese con un megafono ci ha disposti lungo la banchina in ordine secondo il tipo di biglietto che avevamo, qui abbiamo aspettato l’arrivo del treno all’aperto nel buio e nel freddo più totale.
Sfortunatamente per Xi’an non esistono le cuccette morbide ma solo le dure il che vuol dire una carrozza intera il cui interno è diviso solo da pareti con 3 letti per lato il tutto aperto e senza porte.
La mia cuccetta era l’ultima in alto molto stretta e dura, non facile da raggiungere ma in posizione più tranquilla, come in tutti treni di questo tipo le coperte si trovano già su ciascun letto e si piegano e si lasciano pronte per il nuovo viaggiatore quando si scende, e come sempre ho dovuto mostrare i documenti al momento del controllo così come tutti gli altri viaggiatori.
Ovviamente ero l’unico occidentale sul treno, ma ero troppo stanco per cui dopo aver sistemato lo zaino mi sono addormentato subito.
Una volta arrivato a Xi’an ho contrattato per essere portato al hotel che avevo prenotato vicinissimo al centro e mi sono trovato, infatti, a meno di 5 minuti a piedi dalla Torre della Campana che oltre ad essere molto grande e ben conservata di notte è bellissima con le sue lanterne rosse, anche se si trova nel bel mezzo di una piazza molto trafficata per cui per raggiungerla bisogna prendere un sottopassaggio. Non molto distante si trova la Torre del Tamburo molto vicino al quartiere Mussulmano la cui moschea ed il relativo giardino consiglio di visitare per vedere la commistione tra le due culture. Essendo venerdì la moschea era chiusa e non sono potuto entrare ma i fedeli in visita erano numerosi e tutti con un tipico copricapo bianco. Nel mercato del quartiere ho comprato della frutta secca (albicocche) strepitosa. Bello anche il museo di storia dello Shaanxi che ho raggiunto dopo moltissime peripezie, e 2 taxi visto che anche qui pochi conoscono l’inglese.
Xi’an dopo la polvere, il freddo e la fatica di Pingyao mi ha rigenerato un po’, non ho potuto girarla molto se non nelle zone vicino all’albergo che erano molto commerciali e moderne piene di giovani in giro per shopping e di mendicanti per lo più molto anziani. Una cosa che mi ha un po’ stupito (ma forse solo perché ero all’inizio del viaggio) è stato vedere in questa città che tutto sommato è grande (quasi 7 milioni di abitanti) gli autobus del servizio pubblico di tutti i colori le dimensioni ed i modelli come se fossero riciclati e comprati di seconda mano (e di sicuro lo sono).
1 Dicembre Xi’an La meta principale del mio viaggio a Xi’an era l’esercito di terracotta che ho visto con un tour prenotato in albergo (sempre per ragioni di tempo).
La giornata era piovosa e fredda e sarà stato anche per questo o forse per il fatto di aver idealizzato a lungo il pensiero di vederli che, al primo impatto, sono rimasto un po’ deluso.
Il sito si compone di 3 parti: la prima e la più famosa è questo immenso hangar piuttosto buio nel quale si possono vedere abbastanza bene i guerrieri in formazione, disposti su file ed allineati (altri invece che sono stati recuperati da poco e sono in fase di restauro sono in fondo all’hangar e sono visibili molto più agevolmente).
La seconda parte è rappresentata da un piccola fossa dove è possibile ammirare altri guerrieri allineati insieme a quelli che dovevano essere dei guidatori di carri.
La terza parte è rappresentata dal piccolo museo dove è custodito anche “l’arciere” forse il più famoso guerriero di terracotta e che mi ha riconciliato con questa meraviglia, è possibile, infatti, vederlo a meno di 20 cm (ovviamente sotto vetro) e notare ancora adesso i colori della sua giubba, i particolari del viso, dell’acconciatura e dell’armatura. Il museo vale la pena di essere visitato anche per la riproduzione dei 2 carri che sono stati ritrovati negli scavi e per l’esposizione di alcune armi di cui i guerrieri erano provvisti e che per un particolare procedimento chimico sono rimaste pressoché intatte.
Nella stessa giornata ho visitato anche la Pagoda della Grande Oca poco fuori Xi’an ed il villaggio neolitico Bampu.
Tutto sommato le cattive condizioni del tempo ed il freddo pungente hanno evitato che ci fosse quel assalto che mi sarei aspettato in un giorno festivo, anche qui a Xi’an pochissimi occidentali mentre le comitive di turisti cinesi ci sono sempre ed hanno la comune caratteristica di viaggiare con ritmi serrati agli ordini di guide (perlopiù giovani) che non smettono un minuto di gridare indicazioni nei lori microfoni portatili, guai a trovarsi davanti ad una teca al loro arrivo, come in qualsiasi posto in Cina ti si piazzeranno tutto intorno, ci ho messo un po’ ad abituarmi ma poi la cosa diventa del tutto naturale e ci si dimentica in fretta dello spazio vitale stile europeo.
Ho comprato il biglietto del treno (K84 delle 8.33) per il trasferimento a Luoyang vicino all’albergo per circa 55 Yuan.
2 Dicembre Xi’an – Luoyang Il mio treno partiva relativamente presto la mattina per cui per essere almeno 1 ora prima alla stazione (una regola aurea per viaggiare in Cina) mi sono goduto l’alba che sorgeva sulle mura di cinta di Xi’an e le strade quasi deserte che per una città cinese sono un fatto raro.
Il viaggio è stato tutto sommato confortevole ed il biglietto recava il N° della carrozza ed il posto perché il tragitto era di circa 6 ore. Lo scompartimento, quasi completamente occupato da reclute dell’esercito quasi tutti ragazzini che facevano un casino bestiale, era suddiviso in sedili duri con tre posti per lato e molto stretti, ferree norme regolano il posizionamento dei bagagli e solo grazie al controllore sono riuscito a sistemare il mio zaino in modo adeguato. Dei cinesi e del loro modo di viaggiare la cosa che mi ha colpito di più oltre alla quantità di roba che riescono a trasportare con se, è stata la capacità di fare comunità, gruppo, cosa per altro che si nota anche nella vita di tutti i giorni.
Non ci sono molti giornali e o libri e tranne qualcuno che immancabilmente accende il cellulare e spara a tutto volume canzoni cinesi per l’intero scompartimento l’unico svago è quello di conversare e di parlare con gli altri anche se non si sono mai visti, ovviamente questo l’ho intuito non parlando una parola di mandarino.
Ho come avuto l’impressione di assistere ad un viaggio di quelli che si potevano fare in Italia non so quanti anni fa con le persone che ti offrono il cibo e che per passare il tempo chiacchierano tra loro.
Al mio arrivo a Luoyang ho assistito ad un concerto di una corposa banda militare che si era preparata davanti alla mostruosa (in termini architettonici) stazione ferroviaria.
Ho preso un taxi fino all’albergo guidato da un personaggio uscito da un film di gangster americani con occhiali scuri giacca di pelle e modi decisi.
Ovviamente anche qui impossibile trovare qualcuno che spiccichi una parola di inglese e solito teatrino con le addette alla reception che come ovunque si accavallano facendo in 4 quello che potrebbe fare tranquillamente una sola di loro.
Penso che questa sia una diretta conseguenza del sovra popolamento cinese anche se ho notato la stessa disorganizzazione in alberghi di categoria molto superiore (questo era un 2 stelle).
La città è un polo industriale e non offre granché da vedere, i vicoli sono veramente squallidi almeno intorno alla stazione e si respira una diffusa aria di illegalità. Qui vengono prodotte le mitiche moto Dayang ed, infatti, la città pullula di motociclisti che appollaiati sulle moto aspettano i clienti da portare in giro per la città. Hanno tutti o quasi dei caschi da operaio di quelli gialli e una sorta di gambale nero di pelle che copre dalle ginocchia alle caviglie, stazionano sui marciapiedi e visti tutti insieme sulle loro moto anni ’70 (uguali a quelle Honda che aveva mio padre quando ero piccolo) fanno un certo effetto.
Dopo aver provato un fast food di una catena cinese “Mister Lee “me ne torno in albergo.
3 Dicembre Luoyang – Zhengzhou La mattina all’uscita dell’hotel ho contrattato (100 Y ben spesi) con un taxista per farmi accompagnare verso le due mete più importanti di Luoyang il Tempio del cavallo bianco e le grotte di Luoyang che si trovano fuori città ed esattamente in direzioni opposte. Devo dire che il viaggio in taxi in una bella giornata di sole fuori città mi ha rilassato molto (anche se ho visto uno dei più grossi ingorghi di caretti, assolutamente inestricabile, della mia vita). Il Tempio merita di essere visitato per la pace e la bellezza del posto e per la presenza dei monaci che sono molto amichevoli. Le grotte di Luoyang sono altrettanto notevoli, sviluppandosi lungo l’argine del fiume ed essendo composte da migliaia di statue per lo più di Buddha scavate nella roccia alcune molto piccole altre alte più di 10 metri.
A prima vista tutte quelle nicchie scavate anche molto in alto mi hanno ricordato un po’ alcune parti di Petra. Il luogo è molto vasto ed io iniziando ad accusare un dolore al tallone non sono riuscito a visitarlo tutto come avrei voluto, inoltre avevo il treno (N°1152) alle 17.10 per Zhengzhou. Con questo ultimo e breve tragitto (2 h circa) in treno si è conclusa la mia esperienza con le ferrovie cinesi.
Partito dalla cuccetta con sedili morbidi (il massimo della possibilità) non potevo che concludere con il viaggio sul treno peggiore.
A parte che all’ingresso della stazione il consueto controllo a raggi X dei bagagli veniva presieduto da uno zelante e anziano poliziotto che seduto comodamente su una seggiola gridava ordini ad 1 metro a tutto volume con un megafono, una volta apertosi il cancello c’è stata la consueta corsa al posto che devo dire ho miseramente perduto. Sono riuscito a conquistare solo uno spazziettino in piedi nel punto di congiunzione dei vagoni schiacciato ad altri 100 viaggiatori con lo zaino perso sul pavimento sporco di liquami e fango. C’era tanta di quella gente che non sono riuscito neanche ad entrare nella carrozza per vedere se c’era posto ed inoltre il viavai era continuo tra gente che andavano a prendere l’acqua bollente (che non manca mai) per il thè o per farsi da mangiare, l’omino con il carrellino del cibo od il controllore. I colleghi di sventura erano simpatici e mi hanno avvisato della fermata alla quale sarei dovuto scendere. Per fortuna l’albergo era attaccato alla stazione e dopo aver mangiato qualcosa in una betola vicino sono andato a dormire.
4 Dicembre Zhengzhou Il mio programma prevedeva per oggi la vista in giornata di Kaifeng a solo 1 ora di autobus, la stazione è davanti a quella dei treni ma complice una sorta di blocco dei trasporti ed il male al tallone ho a malincuore rinunciato (uno dei più grandi rimpianti di tutto il viaggio).
Non ho girato molto e non mi sono mosso molto più in la di dove mi trovavo ma la sensazione di confusione che ho trovato era estrema, enormi palazzi alti almeno 20 metri adibiti a negozi all’ingrosso, gente per strada carretti, un traffico bestiale, un mendicante con delle scimmie in catene, banchetti ecc.
Per strada ho assaggiato oltre alla pannocchia di mais sempre buonissima anche il bambù, che una gentile ragazza mi ha offerto. Una volta decisa quale parte della lunga pianta si vuole questa viene pulita dalla corteccia che la ricopre lasciando scoperto il fusto interno che mangiato e succhiato risulta molto fresco e dolce. Non tutti qui però sono stati così gentili visto che un taxista (l’unico in tutto il viaggio) mi ha fregato facendomi pagare una corsa carissima (penso agendo con un comando sul tassametro) e in più mi ha rifilato una banconota da 50 Yuan falsa (il taglio più contraffatto), pazienza ma era inutile stare a litigare ma soprattutto come? A Zhenghzou sono stato anche in un internet point (quasi ovunque 2 Yuan l’ora) e a parte la frustrazione di non riuscire ad aprire il mio account (italiano) di posta elettronica ho visto la passione sfrenata dei giovani cinesi per i giochi on line. Non solo qui ma in tutta la Cina impazzano i giochi di ruolo ed in particolare uno in cui si comandano con le frecce direzionali dei ballerini (con le fattezze dei tipici manga giapponesi) che devono compiere tutta una serie di mosse su una base musicale. I ragazzini, ma non solo, ci passano delle ore intere fumando come turchi e intervallando con spuntini acquistati presso le bancarelle.
5 Dicembre Zhengzhou – Guillin Questa giornata è stata di trasferimento verso Guillin con un volo interno che avevo acquistato in Italia (dopo aver tentato invano su internet e aver perso tempo in più di una agenzia turistica italiana mi sono rivolto ad una agenzia cinese che ho trovato nella mia città e che in meno di mezz’ora mi ha prenotato questo e l’altro volo facendomi spendere anche meno di commissione).
L’aeroporto di Zhenghzou è abbastanza grande e molto moderno ed il viaggio con la (China Southern Airlines) è andato bene anche se è partito in ritardo.
Al mio arrivo a Guillin ho preso un pulmino per il centro città ed ho potuto intravedere sulla strada la caratteristica conformazione di questa regione che la rende così famosa. Tutto il territorio è cosparso da questi grandi panettoni, formazioni rocciose alte e con forme veramente strane che sembrano piovute dal cielo. Dovuto anche al ritardo dell’aereo sono arrivato in città quando il sole era già tramontato e non mi è restato che fare un giro per la via principale di Guillin che a discapito della natura che la circonda è parecchio moderna e turistica e dove, dopo molto tempo, ho rivisto qualche altro occidentale. Lungo la via principale si affacciano enormi palazzi con negozi e centri commerciali, con mia grande sorpresa l’aria era primaverile e molto gradevole e le strade piene di gente.
Spinto dal dolore al tallone mi sono avventurato in una farmacia tradizionale cinese e dopo vari tentavi (alla fine ero con il piede sul bancone) mi hanno dato uno spray e delle pastiglie che a posteriori devo dire hanno fatto effetto. 6 Dicembre Guillin – Yangshuo Al mio arrivo all’aeroporto di Guillin il giorno prima avevo acquistato il biglietto per l’escursione sul fiume Li che in linea con quanto sapevo era abbastanza caro (480 Y), l’ho preso al banco del CITS (ente turistico per stranieri) direttamente all’uscita dell’aeroporto, dove ho trovato finalmente qualcuno che parlava inglese. La scelta a posteriori non è stata felice quindi consiglio di girare per Guillin e di cercare qualcosa di meno caro magari aggregandosi ad una comitiva cinese. L’escursione, infatti, non è stata granché per una serie di motivi primo fra i quali le acque basse che ci hanno costretto a prendere un pulmino fino quasi a metà strada per imbarcarci, una volta arrivati al molo siamo saliti su questa imbarcazione con altre comitive (per lo più cinesi e giapponesi) e in fila con altre 6/7 barche abbiamo iniziato la discesa verso Yangshuo. La mattinata non era affatto bella e la nebbiolina impediva la visuale, tuttavia lo spettacolo era grandioso con il fiume che si snoda tra gole con pareti altissime e verdi e con montagne dalle forme strane tutto intorno. La crociera sarà durata all’incirca 3 ore tra andata e ritorno e pranzo (a buffet) sulla nave. Penso che con una bella giornata e la possibilità di partire da Guillin ed arrivare direttamente a Yangshuo la crociera sia uno spettacolo imperdibile. Veramente spiacevole durante questa crociera è stato lo spettacolo degli abitanti delle vicinanze (donne con bambini sulle spalle, vecchi) che assiepati sulle rive del fiume e muniti di retini con manici lunghissimi chiedevano qualche spicciolo, i turisti, stranieri e no si divertivano a gettare banconote e monete nel fiume per vedere lo sforzo che questi facevano per prendere il denaro una tristezza assoluta così come il pescatore con i cormorani che si agitava come un matto per farsi fotografare e prendere qualche spicciolo.
In Cina ho imparto il secondo giorno a dire no grazie (qualcosa di simile a puia xie) e ho fatto il callo a tutti i tipi di richiesta di denaro, acquisto ecc che mi sono capitate ma questo spettacolo mi ha veramente sbigottito. Al ritorno ci hanno caricati sul pulmino e ci hanno portato a Yangshuo nelle vicinanze del quale io, insieme ad una coppia canadese, non avendo voluto cedere alle insistenti richieste di partecipare ad un ulteriore breve tour siamo stati lasciati accanto ad una pompa di benzina in balia di due insistentissime addette al turismo locale.
Yangshuo è una piccola cittadina rispetto a Guillin ma è altrettanto turistica almeno nella sua via principale che è zeppa di disco bar , guest house, alberghi, ristoranti bar e negozi di souvenir di ogni genere. I turisti girano in gran numero ed i disco pub e le discoteche di notte sono aperte almeno sino alle 3 con musica a palla (occhio a dove prendete la camera). Questo primo impatto non deve però trarre in inganno perché appena lasciata la via principale ci si imbatte nella parte meno turistica della cittadina ed i dintorni che sono bellissimi per escursioni e natura.
Verso la fine del pomeriggio mi sono allontanato un po’ dal centro e sono andato sull’argine del fiume a riposarmi un po’ e qui sono stato avvicinato da una ragazza con la quale ho iniziato a parlare. All’inizio pensavo cercasse di vendermi qualcosa abbindolandomi con la solita storia della studentessa di Inglese invece ho scoperto che a Yangshuo ci sono molte scuole di inglese per cinesi e che lei ed altri suoi 50 compagni di classe venivano dall’isola di Hainan all’estremo sud della Cina il suo nome era Gaougò. La sera dopo aver girato per il mercato cinese un po’ fuori mano (caratterizzato da questi imbonitori moderni che vendono di tutto dimostrando il funzionamento magico di ogni possibile mercanzia) ho mangiato la specialità del posto ossia il pesce alla birra.
7 Dicembre Yangshuo La mattina inizia presto c’è il sole e fa caldo. Dopo aver affittato una mountain bike parto per un giro della campagna circostante munito di una mappetta ovviamente in cinese e non in scala indicante i posti di maggiore interesse e le (presunte) strade per raggiungerli.
Provo a seguire un paio di indicazioni ma mi perdo quasi subito, mi avventuro a chiedere informazioni in giro e come da altre parti ricevo sempre una risposta anche se quasi mai giusta, in ogni caso vago per sentierini e campi fino a quando non imbocco una grande strada sterrata in costruzione che si apre la via tra le montagne. Su questa enorme strada non c’era nessuno tranne quelli che lavoravano nei campi e qualche viandante e anche se diventerà probabilmente un mostruoso nastro di asfalto quel giorno mi ha permesso di vedere veramente la campagna caratteristica di questa parte della Cina con i campi coltivati, qualche animale e queste montagne con forme simili a guglie e panettoni che si che si alzano dal nulla e che volendo si possono aggirare in poco tempo. La mia sbiciclettata mi ha portato quasi sotto alla famosa collina chiamata Moonhill per via del buco che si può vedere alla sua sommità. Ho mangiato li vicino (noodles e patate e peperoni) e sono ritornato in paese felice per questa giornata passata all’aperto in campagna. Ho preso un pulman per ritornare a Guillin e prima di addormentarmi ho visto un tramonto incredibile con il sole rossissimo che andava e veniva tra le montagne, una giornata memorabile.
8 Dicembre Guillin – Guangzhou La mattina presto ho preso un altro pulmino per l’aeroporto e alle 11.40 sono decollato con destinazione Guangzhou la vecchia Canton.
La mio arrivo ho fatto più fatica del previsto a trovare l’albergo (anche perché mi sono distratto e ho preso il bus sbagliato dall’aeroporto per la città) che avevo prenotato nelle vicinanze della stazione ferroviaria. Una volta sistematomi sono uscito con destinazione il centro, l’aria era caldissima tanto da dovermi mettere in maniche corte, per prima cosa ho visitato il parco Yuexiu e la torre Zhenhai ed il magnifico panorama che si gode da lassù, nella torre si trova anche il bellissimo museo sulla città con tanti reperti di varie epoche. Il parco è enorme e si sviluppa lungo il fianco della collina ci sono un sacco di giardini nascosti e siti dove praticare sport (ho rivisto giocare qui il mitico Sepaktakraw).
Purtroppo non sono riuscito ad entrare nel museo del regno Yue che si trovava vicino per essere arrivato tardi e perchè non sono riuscito a commuovere la guardia all’ingresso (inflessibile anche se ero arrivato con 2 minuti di ritardo).
A Guangzhou come poi in misura maggiore nelle mete successive del mio viaggio ho iniziato a percepire una differenza sostanziale con il nord quasi fosse legata al fattore climatico qui ho avvertito (sempre nell’ambito di quello che è la cina) una vicinanza più sentita con l’occidente che non appunto al nord.
La temperatura calda e la quantità di ragazzi per strada mi hanno portato a girovagare a lungo per il centro, ed in particolare in una di queste vie pedonali immense dove orde di ragazzini si ritrovano e fanno shopping e come dappertutto sgranocchiano questi spiedini che possono essere di carne o pesce e che si acquistano presso i baracchini fumosi che si trovano ai lati delle strade.
Verso sera in una di queste strade parallele mi sono fermato a mangiare in un posto piccolo e molto carino dove c’era una lunga fila di persone, alla fine mi hanno messo allo steso tavolo di una coppia di ragazzi che mi hanno aiutato con l’ordinazione, sono riuscito così ad assaggiare i dim sum veramente speciali e una zuppa piccante di noodles, che ho cercato di mangiare altrove e che ho trovato solo alla fine a Shanghai, e che mi hanno confermato la fama del posto.
9 Dicembre Guangzhou – Macao Dopo aver lasciato lo zaino in reception sono partito per fare un giro veloce per il centro e sono andato subito a visitare il Tempio dei sei banani che è notevole soprattutto per la pagoda all’interno del giardino che è altissima e la cui salita non è agevole per le persone di alta statura perché la distanza tra i piani si abbassa mano a mano che si sale. Il tempio era molto bello anche perché essendo domenica era pieno di gente che faceva offerte o lavorava con altri alla cura del giardino o pregava, tra gli altri ho visto una coppia di ragazzi che giravano intorno alla pagoda uno dietro all’altra per un tempo infinito.
Dopo questo tempio ho visitato anche l’altro che si trova non lontano da lì e si chiama (ma non ne sono sicuro) Tempio Guangxiao anche questo molto bello e grande e cosa particolare veramente invaso da gatti di tutti i tipi e le razze. Nel tragitto tra il primo ed il secondo tempio ho incocciato, in un vicolo, un matrimonio, la cosa bella era che lo sposo tutto vestito (all’occidentale) si trovava con i parenti e gli invitati (e tutti gli abitanti del quartiere a giudicare dalla quantità di persone) davanti al cancello del condominio della sposa con i parenti di questa che scherzando gli impedivano l’ingresso. Dopo poco “siamo” riusciti ad entrare e ci siamo ritrovati nel cortile di questo lugubre condominio, con quasi tutte le finestre ed i balconi chiusi con le inferiate ma pieno di gente che dall’alto si godeva la scena, di nuovo alle prese con una porta che anch’essa non voleva cedere, peccato perché non sono riuscito a vedere la sposa.
La giornata è continuata in giro senza niente di impegnativo anche perché alle 17.30 avevo preso il biglietto per Macao al terminal dei bus, così sono andato a zonzo per il centro dove ho acquistato tra l’altro delle scarpe (due ragazze mi hanno assicurato che Canton è rinomata per l’industria calzaturiera e che le merci prodotte qui sono spedite dappertutto, infatti conoscevano il porto di Genova).
Una volta recuperato lo zaino sono andato a prendere il bus per Macao (in verità la meta è Zhuhai dove si arriva dopo circa 2 ore di viaggio) le corse partono dal terminal ogni quarto d’ora e il viaggio si fa su bus turistici abbastanza confortevoli.
La destinazione è, come dicevo, Zhuhai che si trova subito al di qua della frontiera con Macao per cui una volta arrivato sono dovuto scendere e a piedi con lo zaino raggiungere la frontiera dove vengono espletate tutte le formalità di uscita dalla Cina. Il tutto non ha preso molto anche se con lo zaino, il casino ed il caldo ho sofferto un po’. Dopo aver passato la frontiera e dopo essermi fatto cambiare qualche spicciolo nella moneta locale (la pataca) ho preso un autobus in direzione dell’hotel.
Trovare la sistemazione a Macao dall’Italia è stata un’impresa perché non sono riuscito a trovare un sito internet che mi permettesse di prenotare gli alberghi o le guest house o semplicemente mi indicasse anche solo gli indirizzi mail a cui scrivere. Sono stato anche fortunato perché sono arrivato alla fine del week end perché durante il fine settimana Macao si riempie di giocatori che arrivano da HK e Cina per questo le camere scarseggiano e i prezzi si alzano.
Qui ho pagato la tariffa più alta di tutto il viaggio per una camera appena decente. La serata era calda e così ho fatto un giro per il centro che non credevo ma è veramente minuscolo. L’albero di natale nella piazza centrale con tutte le persone in giro in short e infradito è stato un bello spettacolo e anche le luci colorate dei vari casinò fanno effetto la prima volta che si vedono.
10 Dicembre Macao La giornata è passata in giro a visitare le parti più importanti di Macao compresa la facciata della chiesa di S.Paolo, il forte ed il parco che si trova accanto ed il centro che, a tratti, ricorda veramente i vicoli di Genova anche e soprattutto per le salite che si snodano dal centro e che all’ora di pranzo si riempiono di studenti in divisa che sciamano insieme per andare a mangiare, io invece ho mangiato all’aperto in una “trattoria” di quartiere un po’ nascosta con il baccalà appeso ad essiccare al sole accanto ai vestiti bagnati da asciugare. Ho girato ancora un po’ per i vicoli con questi nomi portoghesi e verso sera sono entrato anche in uno dei casinò per i quali è famosa macao.
11 Dicembre Macao – Hong Kong Oggi sono partito per le isole di Colane e Taipa che sono collegate alla terra ferma da 3 ponti che attraversano il mare e che fanno veramente impressione.
Anche le due isole sono poca cosa, il centro di Taipa è molto piccolo (qui però ho assaggiato un concentrato di frutta gelatinoso veramente speciale) e le cose da vedere sono veramente poche per cui vista la giornata caldissima e bellissima mi sono diretto subito sulla spiaggia di Colane.
L’impressione che ho avuto viaggiando sul bus era quella di trovarmi sulla strada di un isola tropicale. Sono arrivato alla spiaggia di Cheoc van bay che ho trovato deserta, mi sono messo in boxer (visto che ero sprovvisto di costume) e ho fatto riposare le mie ossa al sole su di uno scoglio.
Il mare era bellissimo e più di una volta mi è venuta voglia di farmi un bagno ma ho dovuto rinunciare perché più tardi sarei partito alla volta di Hong Kong.
È stato un vero godere camminare sulla spiaggia e massaggiarsi i piedi con la sabbia il tutto pensando che a casa era brutto e faceva freddo. Sono rimasto solo per moltissimo tempo fino a quando non è giunta una coppia di sposi a fare le foto, nelle quali devo essere finito sicuramente. Sulla via del ritorno sono passato con l’autobus dal The Venetian un casinò che è, appunto, in stile veneziano e che fuori ha delle riproduzioni in scala tra le altre del campanile di San Marco il che fa un certo effetto.
Recuperato lo zaino ho raggiunto il terminal dei traghetti dove precedentemente avevo comprato il biglietto per Hong Kong e mi sono imbarcato.
Dopo aver dormito per circa 2 ore mi sono svegliato proprio nel momento in cui stavamo attraccando per cui ho scorto dal mare lo spettacolo di Hong Kong illuminata di notte.
Dopo aver passato la dogana ho raggiunto l’ingresso della metropolitana all’interno del terminal e mi sono diretto alla guest house che si trovava a Causeway Bay.
L’impatto con Hong Kong è stato notevole, infatti, una volta uscito dalla metropolitana, io che mi aspettavo di essere in una zona un po’ fuori mano (beata ignoranza), mi sono trovato in un caleidoscopio di luci, insegne, negozi, centri commerciali, folla, tutti molto eleganti (soprattutto le ragazze) e in preda ad una frenesia incredibile. La stanza, economica per gli standard di HK, era pulita ma minuscola ed attaccata alla fermata della metro.
12 – 14 Dicembre Hong Kong Il viaggio molto lungo che avevo intrapreso iniziava a farsi sentire per cui ho iniziato a prendermela molto comoda durante il periodo passato ad Hong Kong, per prima cosa però sono andato alla ricerca di un volo per Shanghai che era la mia ultima meta.
Dopo aver chiesto in giro sono stato indirizzato presso un grattacielo vicino alla mia guest house (in Patterson avenue) dove 2 interi piani erano occupati da agenzie di viaggio (ce ne saranno state almeno 40) e dopo aver fatto il giro di tutte ho trovato il biglietto ad un prezzo ottimo rispetto a quello che avevo visto in Italia.
A Hong Kong ho girato un po’ per vedere le cose più significative della città tra le quali la vista che si gode dalla colina in alto che si raggiunge con il peak tram (ho capito durante l’ascesa il perché i sedili sono rivolti solo in direzione a monte!). Ho fatto un giro anche in direzione sud verso le spiagge di Repuls Bay ed il villaggio (?) di Stanley che quanto a bellezze naturali sono carini ma che sono invasi da comitive in cerca di mercatini, che ovviamente trovano. A Stanley ho anche visto il set di una di quelle soap che si vedono alla televisione con questo bel attore cinese che recitava attorniato da veramente un nugolo di ragazzine in delirio. Sono passato anche per Aberden dove avrei dovuto trovare il famoso porto con tutti i sanpan che tuttavia non ho visto se non quelli che portano i turisti a mangiare su di un’isola li vicino (invece ho visto una scuola calcio di bambini, veramente buffi, esercitarsi nel dribbling e nello stop).
I trasferimenti per questi posti li ho fatti tutti con i bus spesso a 2 piani che percorrono in lungo ed in largo tutta la penisola e che con la loro aria condizionata erano una manna visto il caldo che c’era (28 gradi)! Con il museo di arte moderna non penso che ci sia altro da vedere e quello che in effetti colpisce di HK è l’insieme delle persone in giro, dei grattacieli, dei bus, del casino e della commistione tra Cina e Inghilterra che si vede ovunque.
Stando a Cueseway bay che ho scoperto dopo essere una zona elegante divisa tra shopping e uffici ho notato infatti come l’abbigliamento (soprattutto lavorativo) delle persone sia nettamente diverso da quello visto altrove e decisamente occidentale così come quello delle compagnie dei ragazzi che penso siano vestiti esattamente come quelli che si potrebbero trovare a NY o Londra.
A HK è impossibile non fare acquisti e anche io mi sono piegato a questo dicktact anche perché rischiavo la vita a non portare niente indietro. La zona elite è quella di Mong Kok sulla penisola di Kowloon che volendo si raggiunge con il traghetto e che permette una bella visuale dal mare di parte della città. Qui ci sono delle vie zeppe di bancarelle e negozi divisi per genere commerciale, elettronica, scarpe, abbigliamento da perdere la testa io alla fine ho acquistato due borse di marca veramente perfette pagate care ma di qualità superiore, e mi sono spinto a fare l’acquisto solo perché rinfrancato da una signora inglese che mi ha assicurato circa l’alta qualità del tarocco. In effetti la differenza rispetto ad altre cose acquistate in Cina era notevole, bisogna comunque fare attenzione anche qui perché la fregatura è in agguato. Ho acquistato anche un nuovo paio di snakers ed ho con grande dolore abbandonato (dopo averle calzate per anni ed anche in quest’ultimo viaggio) le mie adorate e confortevoli reebok. Per la dipartita visto che mi avevano servito con tanta attenzione ho scelto un cassonetto posto in una zona veramente prestigiosa di Hong Kong e davanti a negozi di fama internazionale.
A Hong Kong ho anche incontrato e parlato con l’unica persona Italiana di tutto il viaggio e si trattava, guarda la combinazione, di una signora della mia stessa regione.
15 Dicembre Hong Kong – Shanghai Il mio volo era a metà giornata ed ho raggiunto l’aeroporto con la metropolitana veramente bellissima e moderna. Il volo è durato circa 2 ore e ½ ed una volta arrivato ho dovuto, di nuovo, tirare fuori giacca a vento, sciarpa e berretto perché faceva un freddo bestiale. Ho preso la metropolitana ed ho raggiunto Piazza del popolo nelle vicinanze della quale avevo prenotato l’albergo. Sennonché Piazza del popolo era enorme ed essendo domenica c’erano milioni di persone in giro. Alla fine sono riuscito a trovare l’albergo anche grazie all’aiuto di 4 ragazze con la cui piantina sono riuscito ad orientarmi. 16 – 20 Dicembre Shanghai Non c’è che dire in arrivo da HK ci si rende proprio conto di rientrare in Cina, tutta una serie di indizi lo confermano, anche se Shanghai è una città internazionale si respira proprio la stessa aria che si respira in tutta la Cina.
A Shanghai forse per il freddo, il perdurante brutto tempo e la stanchezza per il lungo viaggio mi sono impigrito molto, ho visto quasi tutti i posti che indicava la mia guida ma non mi sono spinto oltre visitando le cittadine vicino (ed è stato un peccato).
Sono stato sulle torri veramente altissime di Pudong (Oriental Pearl e Jinmao) ho fatto una passeggiata lungo il Bund. Ho fatto anche shopping e devo dire che è stata un esperienza unica visto che dopo aver rifiutato per tutto il viaggio di seguire i procacciatori per strada questa volta mi sono fatto convincere.
Di solito si viene avvicinati da ragazzi che come se fosse una filastrocca sciorinano velocemente i marchi che ti possono procurare (di solito la cantilena è esattamente la stessa anche in posti diversi). Questa volta mi sono deciso e ne ho seguito uno sempre restando una decina di metri dietro l’ho seguito in un vicoletto vicino al Bund e sono entrato in un negozietto che era veramente spoglio (vendeva vestiti) appena ho messo piede sulla soglia, la ragazza che era dietro il bancone ha schiacciato un bottone e magicamente il muro dietro di lei si è spalancato per farmi entrare nella più perfetta delle stanze segrete, dove ho visto veramente di tutto in quanto a falsi tra occhiali borse scarpe orologi ecc. Per essere sincero quando la porta/muro mi si è richiusa alle spalle ho avuto un attimo di paura ma poi tutto si è svolto tranquillamente. Andando avanti nel seguire l’omino, visto che non avevo comprato nulla, quel giorno ho visto tantissimi altri posti quasi tutti nelle strade dietro la Nanjing Doglu e tutti ricavati in camere segrete dentro squallidi negozi od in appartamenti fatti ad hoc per questo con camere dedicate per settore merceologico.
A Shanghai non si può assolutamente perdere il Museo d’arte, che ho trovato meraviglioso per la qualità e la quantità di opere esposte, ci sono stato una giornata intera e ne è valsa veramente la pena. Carini anche se pieni di gente sono i Giardini del Mandarino Yu dove ho visto uno dei gatti (era rosso) più grossi che abbia mai incontrato con una testa magnifica ed enorme.
Durante il mio viaggio e quindi anche a Shanghai ho guardato un po’ la televisione cinese, inutile dire che non ci ho capito molto anche perché non esistono i sottotitoli, ma l’ho trovata curiosa. Innanzitutto il telegiornale è unico e va in contemporanea su (quasi) tutte le reti e ca va sans dire è abbastanza incentrato (solo) su i successi della Cina mentre ci sono poche notizie dall’estero e le conduttrici sono quasi tutte molto carine ma con delle pettinature molto cotonate abbastanza inguardabili.
Le notizie locali sono perlopiù incentrate sui successi contro la criminalità comune e fanno vedere come i delinquenti non siano trattati con i guanti.
C’è anche il tg delle forze armate condotto da militari con notizie su carri armati e missili.
Vanno tantissimo i programmi musicali con giovani che cantano le hits cinesi del momento (a HK soprattutto) e c’è una quantità incredibile di soap la maggior parte delle quali di carattere militare ed incentrate sulla lotta di resistenza contro l’invasione nipponica (ed i giapponesi ovviamente non ci fanno un bella figura), o in costume sull’antico Regno di Mezzo.
Ho visto anche alcuni programmi sulle Olimpiadi con la duplice funzione di insegnare che cosa sono e anche di indicare i giusti comportamenti da tenere durante le stesse (tipo non sputare per terra ad ogni piè sospinto). A Shanghai ho anche assaggiato una zuppa di noodles piccante con verdura e carne di maiale piccantissima ma assolutamente eccezionale.
Un po’ usurato, stanco e melanconico è giunto il giorno della partenza e per raggiungere l’aeroporto ho potuto provare l’ebbrezza del treno a lievitazione magnetica che impiega circa 8 minuti per arrivare a destinazione e che in alcuni tratti andava a più di 300 Km orari.
Tranne 2 russi, amici tra di loro, che ubriachissimi si sono legnati sul volo di Mosca – Milano il viaggio di ritorno è stato tranquillo.
Adesso che scrivo non ho in mente grandi frasi per concludere questo resoconto di viaggio l’unica cosa che posso dire è che vedere veramente come è questa Cina senza schermi che ti proteggano è stato bellissimo, il vero viaggio che ho voluto fare è stato essenzialmente nella prima parte (sino a Canton) dove viaggiando, mangiando girando per le città ho, penso, potuto vedere la vera Cina ed i suoi abitanti e questo forse più che i grandi monumenti o il luoghi famosi mi hanno spinto ad andare avanti.