Nicaragua: natura, laghi e artigianato locale
Siamo innamorati di tutti i paesi dell’America Latina, e il Nicaragua era uno dei pochi paesi che ancora ci rimanevano da visitare.
Le tappe toccate sono la regione di Granada, Isla Ometepe e Corn Islands.
Questo il riassunto del nostro viaggio, interamente prenotato dall’Italia e organizzato da me contattando direttamente le strutture in cui avremmo dormito. Premetto che ho ricevuto conferme in tempi superveloci e tutti molto gentili.Avrei voluto tanto arrivare fino al rio san Juan; avevo visto dei lodge nella foresta che secondo me meritavano davvero (mi incuriosiva molto il Montecristo River lodge) ma avremmo avuto bisogno di un altro paio di giorni (col senno di poi avremmo potuto rinunciare a due/tre giorni a corn island).
Siamo atterrati a Managua con volo American Airlines. Partenza da Malpensa, scalo a Miami, durata totale circa 15 ore. Costo 900€ (nel mese di agosto).
Avremmo preferito Delta per la comodità degli aerei (AA non ha i monitor singoli per ogni sedile, quindi il viaggio risulta interminabile), ma per motivi di budget abbiamo scelto American Airlines.
Appena atterrati a Managua, ci aspettava una macchina per il trasferimento a Granada, mandata direttamente dalla posada in cui avremmo dormito a Granada.
Il viaggio dura circa un paio d’ore.
A Granada abbiamo dormito per tre notti a Casa Silas, un B&B (circa 50$/notte) con tre camere ricavato all’interno di una casa coloniale, gestito dai proprietari (Robert, americano, e sua moglie Claudia) insieme ai loro tre simpaticissimi cani. La casa è veramente carina. Ha un bel patio dove la mattina si fa colazione con sottofondo di musica nicaraguense e una piccola piscina.
Il primo giorno abbiamo visitato il centro storico a piedi. Si tratta di una città coloniale, quindi con le case basse colorate di colori diversi, le strade di ciotoli, le carrozze con i cavalli e molta confusione e musica per strada! La città è sicura, anche di sera con il buio.
Per la cena consiglio di recarsi in calle de calzada, la via principale di Granada, piena di ristorantini e locali con tavoli all’aperto. In una laterale c’è un ristorantino molto carino, Garden Cafè, da provare.
Il secondo giorno siamo andati prima di tutto a Masaya, circa un’ora di macchina (taxi) da Granada. La cittadina è famosa per i mercati. Il primo mercato è quello più “turistico” (per modo di dire) e dedicato all’artigianato. L’altro mercato (mercado viejo) è invece il mercato della gente del posto, ed è enorme, un labirinto. È un mercato coperto, con poca luce naturale che filtra all’interno e senza luci artificiali. I vicoli all’interno sono molto stretti e il caldo soffocante. Il mercato è diviso in zone a seconda della merce, e la parte dove vendono la carne è un’esperienza….ci sono questi pezzi di carne buttati così sui banchi (no frigo), le teste di maiale, pezzi di animali appesi…un odore di sangue allucinante…un caldo…per carità, un’esperienza da fare, ma un po’forte…
Dopo Masaya abbiamo ripreso il taxi e siamo andati alla laguna de apoyo, in particolare abbiamo visto la laguna dal mirador di Catarina. Si tratta di un lago formato all’interno del cratere di un vulcano spento, e la vista dall’alto merita, davvero. In zona ci sono poi dei piccoli ristorantini e una bella passeggiata lungo il mirador.
Con lo stesso taxi siamo poi andati a san juan de oriente, un’altra cittadina famosa per l’artigianato delle ceramiche, con tanti piccoli negozietti dove comprare vasi, ciotole, anfore…etc…a prezzi davvero molto bassi…
La zona è famosa anche per i mobili e per le sedie a dondolo, tutti in legno massiccio…sarebbe stato interessante comprare un po’di roba e spedirla in Italia con un container.
Abbiamo girato tutto il giorno con lo stesso taxista, che ci ha chiesto 50$ per tutto il giorno e non so quanti chilometri (più l’attesa durante le varie soste).
Il terzo giorno a malincuore abbiamo lasciato Granada e ci siamo spostati a sud fino a san jorge, sulle sponde del lago nicaragua, dove abbiamo preso un ferry per attraversare il lago e andare ad isla ometepe.
Una volta sbarcati, a moyogalpa, con un taxi ci siamo spostati fino a merida, dall’altra parte dell’isola. Avevamo prenotato una camera alla finca montania sagrada (anche qui 50$/notte), una fattoria nella foresta gestita da una signora italiana (Marilena) e un tedesco (Hari). Per fortuna il tempo è stato clemente, perché ci dicevano che in questo periodo (agosto) piove molto e tante volte capita che ci siano frane e allagamenti.
Il primo giorno abbiamo fatto un giro a cavallo con Hari, espertissimo di cavalli. Abbiamo attraversato un pezzo di foresta e sentivamo le scimmie urlatrici (le abbiamo anche viste), fino ad arrivare ad un punto sulle pendici di uno dei due vulcani dell’isola da cui si vedeva tutta isla ometepe.
Il secondo giorno siamo andati a ojo de agua, una specie di sorgente d’acqua dolce che forma una piscina naturale in mezzo alla foresta, ricorda un po’i cenote dello yucatan. Per andarci, ci siamo organizzati (pagando) con il vicino di Marilena perché il taxi sarebbe stato troppo costoso, nel senso che i taxi sostano a mojogalpa, quindi avrebbe dovuto venire apposta a merida a prenderci e avremmo dovuto pagare la doppia corsa.
Il pomeriggio ci siamo rilassati alla finca.
Il giorno successivo siamo partiti la mattina presto per tornare a san jorge sulla terraferma. Abbiamo quindi riattraversato tutta la regione per tornare a managua (circa 2.5-3 ore) per prendere il volo interno per corn island.
Sull’isola dormivamo da martha, un B&B sulla spiaggia principale di big corn.
Voglio subito sfatare un mito su corn island. Ho letto in rete diverse recensioni entusiaste di quest’isola, ma non ne capisco il motivo.
Premetto che non siamo andati a little corn perché oramai eravamo talmente scoraggiati che ci è passata la voglia. Quindi magari la islita è paradisiaca e noi non lo sapremo mai. Però big corn non è nulla di che.
L’unica spiaggia degna di nota è quella di south west, anche chiamata picnic beach per via dell’hotel/ristorante. Si tratta di una bella spiaggia, lunga qualche kilometro, con acqua calma e trasparentissima, le palme da sfondo, insomma la classica spiaggia caraibica (anche se non delle migliori…). Però detto ciò, basta, è l’unica spiaggia dell’isola. Le altre sono solo dei nomi sulla cartina. Ti dicono che a nord ci sono dei bei punti per fare snorkeling…può darsi, ma è praticamente impossibile entrare in acqua per via del mare mosso.
E anche sulla spiaggia di picnic beach è impossibile starci tutta una giornata, perché è pieno, ma dico pieno, di sandflies. La mattina presto ok, ma quando iniziano ad essere le 12, massimo le 13 si scatenano. Non so se è un fenomeno limitato a questo periodo, visto che siamo nella stagione umida e delle piogge (infatti ogni giorno c’erano quei due o tre momenti di pioggia che duravano circa un’oretta o più, quindi nemmeno il classico acquazzone tropicale di cinque minuti). Però era invivibile. Il primo giorno non ce ne eravamo accorti, dato che i sandflies sono piccolissimi, quasi invisibili, e la sera mi sono ritrovata con circa duecento punture, non esagero….un disastro….
In conclusione a corn island ci siamo annoiati perché non c’era granché da fare (l’unica escursione di cui abbiamo sentito era un giorno in barca per snorkeling+giro isola+giro a little corn) ma ci hanno chiesto tipo 250$, in un paese dove una birra costa 1$…anche no….
E poi credo che un minimo di pericolo sull’isola comunque ci sia; un paio di volte di giorno ci è capitato di essere fermati da qualcuno con facce poco raccomandabili, fumatissimi, che cercava di spillarci soldi o di venderci droga….se li avessi incontrati di sera magari non sarebbe successo nulla, ma di sicuro sarei morta di paura….
Il penultimo giorno siamo infine tornati a managua, dove abbiamo dormito l’ultima notte al best western proprio di fronte all’aeroporto, comodo visto che la mattina successiva avevamo il volo per miami alle 7.
In conclusione, consiglio assolutamente un viaggio in Nicaragua a chi ama comunque viaggi un po’avventurosi e all’insegna principalmente della natura e di luoghi un po’ remoti e non toccati dal turismo. Mi permetto solo di suggerire che per il mare ci sono posti migliori.