New York & New England: con le nostre due bimbe all’avventura negli States
Introduzione al viaggio
Nel gennaio di quest’anno 2010, eravamo appena rientrati al lavoro dalle ferie natalizie, mi è balenata l’idea di un viaggio del genere. Approfittando dell’occasione dei nostri primi 40 anni, volevo fare qualcosa di speciale. Noi, che abbiamo sempre amato viaggiare, con la nascita delle bambine abbiamo subito una battuta d’arresto e io avevo da sempre chiarito con mia moglie che appena la più piccola avesse compiuto 4 anni avremmo ricominciato a viaggiare. E così è stato.
Tornando all’idea del viaggio, la primissima idea è stata la Florida, però poi l’abbiamo scartata per via dei possibili uragani in giugno e per il troppo caldo. Il volo più breve era ovviamente New York, anche il più economico, per il quale si trovavano numerose occasioni a buon prezzo. Allora l’idea iniziale era stata di associare a New York la Pennsylvania e Washington, andando a trovare anche un amico nel West Virginia. C’era però l’alternativa possibile del New England e, dopo una settimana di attente valutazioni, la scelta è ricaduta su quest’ultimo, che mi pareva di gran lunga più interessante.
Quindi, forzata un po’ la mano con mia moglie, il 4 febbraio prenoto il volo diretto MXP-JFK con Alitalia. Prenotato il volo, segue un’attenta valutazione dell’itinerario, per cui decidiamo di stare qualche giorno a Manhattan, per poi prendere l’auto e fare un itinerario circolare nel New England.
Per New York, dopo lunghe e attente valutazioni di recensioni, scegliamo l’hotel Belverere (http://www.belvederehotelnyc.com), che propone degli sconti per gli ‘early birds’. L’hotel ci costa circa $200 a notte e, come racconterò in seguito, si rivelerà una scelta ottima e azzeccata.
Fare un viaggio così con due bambine, di 4 e 6 anni, non è proprio facilissimo, ovviamente dipende molto da come sono i bambini. Ho faticato molto a trovare diari e resoconti di viaggi così, fatti con bambini piccoli. Bisogna tenere ben presente che ci sono dei limiti:
1 – Le bambine dormono mediamente 10-11 ore a notte a quell’età, quindi metà giornata è già partita 2 – I viaggi in auto non possono essere eccessivamente lunghi, anche se noi abbiamo avuto pochi problemi perché loro giocavano sui sedili posteriori e non si accorgevano della strada…. 3 – Ogni giorno bisogna pensare a inserire qualcosa nel programma che sia di loro gradimento. 4 – Sono da evitare mete per loro noiose, tipo musei d’arte e simili. 5 – Ovviamente non si è mai completamente rilassati, oddio, questo poi dipende da quanto siete apprensivi come genitori 6 – Il cibo spesso è un po’ problematico, ma alla fine hanno scoperto che hamburger, hot dog, donuts e patatine non erano poi così male.
Spero che questo diario possa essere utile per tutti quei genitori che amano viaggiare ma vi rinunciano perché hanno paura a farlo con i bambini. Certo, non sarei mai partito con un bimbo in fasce, o nell’età dei pannolini e delle pappe, ma dai 4 anni in su vi garantisco, credetemi, si può fare senza alcun problema.
Domenica 30/5 – Day 1
Dopo un sabato passato a fare i bagagli, la sera alle 23 circa riesco a mettermi a letto, pensando di dormire almeno quelle 4-5 ore, ma niente da fare, l’agitazione è troppa, quindi alla fine penso che avrò dormito si e no mezz’ora …
I bagagli sono pronti e caricati in macchina. Per la cronaca, siamo stati super-limitati col bagaglio, anche perché mi sono fatto un sacco di problemi sulle dimensioni e il peso del bagaglio a mano, cosa che non farò mai più in quanto ho visto gente con trolley enormi passare tranquillamente il check-in e portarseli in aereo. Noi, in quattro, avevamo due valigie rigide di dimensione normale, oltre a 4 zainetti, di cui uno microscopico per Alice, con dentro i suoi giocattoli. Certo, tutto sommato meglio avere poca roba da trascinarsi dietro, ma a vedere quel che passava in aeroporto …
Siamo un po’ preoccupati per come reagiranno le bambine a una sveglia nel mezzo della notte, credo non si siano mai svegliate così presto. Per noi la sveglia è alle 3.50, colazione velocissima, ci prepariamo e alle 4.35 iniziamo a svegliare le bimbe. Alice, la piccolina, si sveglia come niente, mentre Chiara ci mette un po’, ma poi si ricorda che quello era il grande giorno dell’avventura, quindi salta su dal letto e corre a prepararsi. Devo dire che sono state davvero brave quella mattina, non me l’aspettavo.
Tra una cosa e l’altra, siamo tutti in macchina fuori dal garage alle 5.24. Il tempo è coperto, ci sono solo 12 gradi ma non piove, quindi si viaggia bene.
Per l’auto abbiamo prenotato al Planet Parking a Lonate Pozzolo. Era il più conveniente (78 euro coperto per 17 gg) ed era quello che aveva le recensioni migliori. Alle 8 siamo già lì. Il personale è gentilissimo, danno pure due regalini alle bimbe, ci aiutano a scaricare i bagagli e 5 minuti dopo è già arrivata la navetta gialla che ci porta al Terminal. Le bimbe sono supereccitate. Alle 8.45 siamo già davanti al bancone dell’Alitalia (il volo parte alle 12.20!), bancone naturalmente chiuso.
Dopo mezz’ora circa arriva l’impiegata, apre e noi siamo i primi. Facciamo il check-in. Gironzoliamo per un po’ in aeroporto, poi ci dirigiamo ai controlli di sicurezza, dove c’è una ressa infernale di gente in un serpentone infinito.
Finalmente alle 12 siamo al Gate 27. L’aereo, un 767-300 dell’Alitalia, è strapieno. È anche un po’ vecchiotto, gli schermi sono nel corridoio e il posto lato finestrino non ha …. Il finestrino! Incredibile!! Partiamo con 30 min di ritardo, le bambine sono un po’ spaventate al momento del decollo, ma passa in fretta e non s’accorgono nemmeno di essere in aria. Mentre Alice riesce a dormire un paio d’ore, Chiara non ne vuole sapere, ha l’adrenalina a mille! Passano parecchio tempo a colorare, avevo portato diversi disegni da colorare stampati da un sito e i pennarelli in un astuccio. Ogni tanto Chiara mi chiede quanti chilometri mancano …. Guardo il monitor …. Rispondo: 4mila! Subito ci viene dato uno spuntino di salatini e bevanda a scelta, poi poco dopo il pranzo e, poco prima di scendere, una piccola merenda. Devo dire che il cibo non era affatto male, anche le bimbe si sono pappate tutto!
Alle 15.30 ore locali, in perfetto orario, iniziamo a scendere. È una bellissima giornata, tutto sereno. Nella discesa Chiara si lamenta delle orecchie tappate (nonostante i chewing-gum forniti dalla mamma, assolutamente inutili!), quindi la coccolo un po’ e le racconto una storiella, per tutto il tempo dell’atterraggio.
Una volta atterrati, le bimbe fanno un sacco di casino, ma il tizio dell’immigration è serissimo, impassibile. Ci fa (solo a noi adulti) le foto e ci prende le impronte digitali.
Vogliamo prendere un carrello per i bagagli ma costano la bellezza di $5, e chi li ha, in moneta?! Usciamo quindi in tutta fretta e veniamo avvolti dall’atmosfera rovente di New York, o meglio di Jamaica, così si chiama il quartiere dove si trova l’aeroporto. 30 gradi, umidità 80%, da svenire! Subito ci si avvicina un tizio che ci propone di portarci in centro, simpaticone, siete italiani? di dove? bella italia ecc ecc …. Capisco subito l’antifona, proseguo dieci metri e trovo la fila dei taxi gialli, quelli veri, con la scritta NYC Taxi sulla portiera e il numero di targa ripetuto sul fianco.
Un’addetta della T&LC (Taxi & Limousine Commission) ci dà un foglio illustrativo con le tariffe. Da JFK a Manhattan sono $45 tariffa flat, più mancia (se si vuole!). Il nostro taxi deve aver appena preso servizio, dentro ci sono 50 gradi, si crepa, l’aria condizionata a chiodo viene subito spenta dalla moglie ansiosa per le bambine, così crepiamo di caldo e non abbiamo nemmeno una bottiglietta d’acqua! Per un momento ho avuto davvero paura, specie per Alice, dopo tutto quel viaggio, boccheggiava e mi pareva svenisse. Mi sono sentito un po’ un padre snaturato !
Il tassista corre come un pazzo e presto siamo già in mezzo ai grattacieli, vedute impressionanti per chi non c’è mai stato! Credo che in meno di mezzora siamo davanti all’hotel.
L’hotel è veramente bello, da noi sarebbe un 4 stelle. È sulla W 48th, vicinissimo a Times Square. Ha 17 piani e noi siamo al 12mo.
La camera è spaziosissima, ha una cabina armadio con l’asse da stiro e un cucinino col microonde, frigo, lavello e macchina del caffè. La visuale dalla finestra è, naturalmente, mozzafiato, e le sirene non smettono mai di suonare per le strade di questa città incredibile.
Non vogliamo mettere subito le bambine a letto, perché si abituino un po’ al fuso orario. Poi devono anche cenare. Quindi alle 18.30 riusciamo, facciamo due passi e siamo a Times Square. Lì vicino prendiamo delle pizze al taglio, ma le bimbe sono veramente cotte stracotte, quindi addentiamo qualcosa e torniamo in hotel con loro sulle spalle. Per chi viaggia con i bimbi, Manhattan è piena di negozietti gestiti da indiani/pakistani che si chiamano Deli e hanno alimentari di tutti i generi. Qua prendevamo sempre delle vaschette che riempivamo di ottima frutta fresca a pezzi (cocomero, fragole, mirtilli enormi) e pure il latte fresco e il latte col Nesquik. Uno di questi negozietti è vicinissimo a noi, lo useremo spesso anche per la colazione.
Bene, questa lunghissima giornata è terminata, le bambine alle 8 dormono già, dopo aver guardato i cartoni americani e aver saltato un po’ sui lettoni. Entrambe con i loro peluches. Domani ci sveglieremo a New York City !
Lunedì 31 maggio – Day 2 (Memorial Day)
La giornata inizia presto: il jet-lag fa sentire i suoi effetti, complice la luce del mattino che entra prorompente dalle tende (ma perché all’estero non usano tapparelle e scuri?). Così le bimbe già alle 5.30 cominciano a svegliarsi. Riusciamo a tenerle a letto un pochino, ma alla fine alle 8.30 siamo già in strada. Noi due ci siamo fatti il caffè col bollitore in camera, le bambine si sono bevute il loro consueto biberon di latte e nesquik. In fondo alla nostra strada, all’incrocio con la 8th Ave, c’è una pittoresca stazione dei pompieri, con i coloratissimi firetrucks pieni di cromature in bella vista! Ci fermiamo a fare un paio di foto, e uno dei firemen ci fa una foto di gruppo.
In generale abbiamo sempre incontrato gente simpatica e molto disponibile, anche in una metropoli come New York. Ci dirigiamo verso Times Square e passiamo dal consueto Deli per comprare frutta e brioches, per fare un extra di colazione sull’incredibile scalinata di Times Square. Ci sono pure i tavolini liberi. Il posto ha tutta l’aria di essere l’ombelico del mondo, è incredibile con tutti i cartelloni e gli schermi intorno, chi non c’è stato non può immaginare esattamente cosa si prova!
Il programma di oggi prevede di visitare la porzione sud di Manhattan, quindi prendiamo la metro in Times Square. Un addetto della metro ci fa notare che per i bambini sotto, mi pare, i 45 pollici di altezza, la metro è gratis …. Misura Alice con un bastone graduato e dice ‘ok’, poi misura Chiara ed è un po’ più alta … Ma dice, ‘ok’ lo stesso e strizza l’occhio.
Entriamo e iniziamo a districarci con le varie linee, non si capisce niente, secondo me la metro di NY è veramente un casino e bisognerebbe prendersi mezza giornata per studiarsela. Quella di Parigi è molto più semplice!
Saliamo in treno e a mia moglie viene un colpo: ci saranno 15 gradi! Aria condizionata a manetta. Allora subito felpe alle bambine, io sto in maglietta e me ne frego. È festa (è il Memorial Day) e ci sono variazioni alle linee, oltre a lavori in corso, pertanto dobbiamo cambiare ben 3 volte: dalla N alla R, ma la R non passa oggi, quindi prendiamo la 6 fino al capolinea e poi la 4 fino al Bowling Green.
E ci ritroviamo improvvisamente nel bel mezzo di Battery Park! Un’oasi di verde con dietro il muro di grattacieli variopinti. Le bambine scorazzano allegramente in mezzo ai prati, a vedere i numerosi scoiattoli (sono enormi!) che si arrampicano sugli alberi.
Fa un caldo terribile, saranno almeno 90 gradi (Farenheit, naturalmente!). Sono quasi le 11.30 e cerchiamo la stazione di imbarco del ferry per Staten Island. È proprio dietro l’angolo, enorme. Si entra e una folla di gente sta attendendo il traghetto, gratuito, che in 30 min li porta al quartiere che ricopre l’isola di fronte a Manhattan. I ferry sono enormi e partono ogni 30 min da entrambe le parti.
La traversata è tranquilla, essendo festa ci sono pendolari ma anche molti turisti, che si affollano sul ponte della nave a scattare foto di Miss Liberty ed Ellis Island. D’accordo, non è come fare il tour sull’isola, ma si vede abbastanza bene e con le bambine non è il caso di affrontare le code per il tour, che tra l’altro dura anche troppo per loro! La Statua della Libertà rimarrà nel loro immaginario.
Al ritorno è già quasi l’una di pomeriggio e abbiamo parecchia fame, per far contente le bimbe ci fermiamo al McDonald’s in Peter Minuit Place, proprio in fondo al Financial District. Qui si prendono il loro bel Happy Meal con tanto di sorpresina che le terrà impegnate per un po’ ….
Un avvertimento: New York non è proprio riposante per gli adulti, figuriamoci per i piccoli. Tenete presente che si stancheranno facilmente, anche frastornati dalle luci, dal traffico e dalla gente. Quindi, non pretendete di mettere troppa carne al fuoco insomma…. Bene, proseguiamo attraversando il Financial District e arriviamo di fronte al New York Stock Exchange, è qui che tutto è iniziato, il declino dell’economia intendo ! Fa una certa impressione….
Lì vicino c’è la Trinity Church, molto carina con un antico cimitero davanti in mezzo a un prato verdissimo. Cammina cammina arriviamo al sito delle torri gemelle, al cantiere. Io sapevo che da qualche parte c’erano le foto, le dediche, i fiori, ma non sono riuscito a trovarli …. Ho girato solo 3 lati del cantiere, saranno stati sul quarto, peccato.
Prima di girare attorno alle torri gemelle, entriamo nel mitico Century21. Abbiamo grandi aspettative da questo megastore, ma in realtà è una specie di UPIM, cioè un sacco di capi di marche sconosciute a prezzi bassi, ma niente a che vedere con gli outlet del Maine o del New Hampshire! Andateci se volete prendere qualche vestitino a pochi dollari, ma non aspettatevi di trovarci la roba di marca a prezzi stracciati …. Almeno noi non l’abbiamo trovata.
Davanti al cantiere delle torri, il caldo è impressionante, ed è pieno di venditori ambulanti di bottigliette d’acqua a $1, gelate! Siamo davvero stanchi, così fermiamo un taxi e ci facciamo portare un po’ in hotel. Si spendono 5-7 dollari in più che con la metro, ma la comodità non ha prezzo. Le bimbe riposano un’oretta. Si riparte verso Times Square e facciamo una visitina al mitico negozio degli M&M’s … Poi si parte di nuovo e la destinazione è una delle mete clue del viaggio: il mitico negozio Build-A-Bear! (è una catena).
Le bambine sono hyper: il negozio è veramente un’esperienza incredibile per loro. Si scelgono il peluche che desiderano, la commessa lo imbottisce davanti a loro, poi fa loro scegliere un suono da inserire nel pancino del bambolotto e un cuoricino rosso che rappresenta il cuore dell’animaletto. Così nascono la cagnolina Stellina (di Chiara) e l’orsacchiotta rosa Cuoricina (di Alice), con tanto di certificato di nascita! Poi si compra pure il vestitino, naturalmente, mentre i fiocchettini li danno in omaggio alla cassa … Costo di ogni peluche con vestitino sui 30 dollari, ma ne vale la pena, devo dire che, specie Alice, era veramente raggiante, felicissima ! Build-A-Bear è all’incrocio tra la 46ma e la 5th Ave. Per la cena torniamo verso Times Square, e ci fermiamo in un ristorante di nome Maxies, se non ricordo male, tra la 48th e la 49th.
OK, trappola per turisti. Cibo mediocre (mega panini pieni di tutto e di niente). Alla fine il cameriere mi porta il conto e sono circa 67 dollari (!). Io lascio la carta e scopro una cosa molto interessante: quando paghi con la carta di credito nei ristoranti, loro strisciano la carta e ti danno la ricevuta con, da compilare, l’importo della mancia e il totale ! Io non metto nulla e il cameriere si incavola quasi, pretendendo ben 11 o 12 dollari di mancia, che per non discutere gli lascio in contanti.
Da notare che la mancia, anche se pretesa ovunque, non è assolutamente obbligatoria e, inoltre, spesso non finisce nemmeno nelle tasche del cameriere (specie, immagino, se data con la carta di credito!). Molte volte l’ho lasciata volentieri, altre di malavoglia, specie quando il servizio era penoso o assente del tutto!
Questa sera siamo proprio stanchi, e poco dopo le 8 le bambine dormono già!
Martedì 1 giugno – Day 3
Sveglia ore 6.30, il jet-lag si fa ancora sentire e non c’è verso di tenere le bimbette a letto. Tra colazione, prepararsi e tutto il resto, usciamo comunque che sono quasi le 9 …. Il cielo è coperto, ma fa caldo umido e comunque non piove. Qui le nuvole passano velocissime nel cielo, il tempo varia con rapidità, quindi se la mattina è coperto non è detto che dopo due ore non ci sia un sole che spacca le pietre.
Il programma di oggi prevede due mete importanti: Central Park e il museo di storia naturale! Decidiamo di raggiungere il parco a piedi, sulla mappa non sembra lontanissimo …. Ma a New York le distanze sono davvero enormi ! Ci incamminiamo lungo la 8th Ave e sembra di non arrivare mai, le bambine a metà sono già stanche, così tocca prenderle un po’ in braccio, un po’ sulle spalle … La mia povera schiena.
Finalmente raggiungiamo il Columbus Circle, la piazza che sta nell’angolo sud-ovest del parco, con il pilastro e la statua di Colombo, statua scolpita da un italiano! I grattacieli del Time Warner Center contornano il lato ovest della piazza e sono bellissimi con le vetrate nelle quali si riflettono le nuvole. Il parco è lì, addentriamoci! Ma scopriamo che comunque Central Park è attraversato da alcune strade dove passa il traffico, quindi bisogna fare attenzione ad attraversare …
Appena entrati nel parco, ecco la prima zona giochi per bimbi … Ok, mezz’ora di sfogo bisogna pur concederla ai due animaletti e allora via, altalene, sabbiera, scivoli … La nostra meta principale nel parco è però ancora lontana: quello che vogliamo assolutamente non perdere è la mitica statua di Balto!
Per chi non lo sa, è proprio il Balto del cartone animato, cane da slitta realmente esistito, vera leggenda che nel 1925 prese parte alla disperata spedizione in Alaska per portare l’antitossina nella sperduta Nome per salvare i bambini da una pericolosa epidemia.
Allora via, alla ricerca di un Visitor Center dove sappiano dirci dove si trova la statua, della quale sappiamo solo la posizione approssimativa. Central Park è un labirinto ed è enorme. Se avete tempo, dedicateci pure un’intera giornata, tra statue, laghetti e boschi pieni di scoiattoli non vi annoierete di certo!
Troviamo il centro visitatori arroccato su una collinetta, io e Chiara ci ‘arrampichiamo’, è un bel gazebo dal tetto verde ornato e dentro troviamo delle disponibilissime signore che ci aiutano a localizzare l’agognata statua. La maggior parte di queste persone sono volontari che prestano servizio per la cura del parco. Nel gazebo ci sono dei tavolini con le scacchiere disegnate sopra, se uno ha tempo e voglia può farsi una bella partita a scacchi. Bene, ci incamminiamo e, dopo poco notiamo una piccola folla di ragazzini, una scolaresca … Sono tutti attorno alla …. Statua di Balto!
Eccolo lì, su uno spuntone di roccia, con la targa in bronzo che racconta la storia sotto di lui! Non ci posso credere! Quante volte a casa avevamo guardato assieme il film e avevo detto alle mie bimbe vi porto a vedere la statua di Balto! Mi sa che il più emozionato sono io, infatti ci scappano un paio di lacrimucce! Dopo aver rimirato il nostro eroe, ecco lì vicino un altro parco giochi pieno di bimbi, quindi nuova sosta prima di pranzo, obbligata! Le due piccole avventuriere masticano già qualche parolina di inglese, quindi non hanno problemi con i loro coetanei di oltreoceano.
L’ora di pranzo si avvicina veloce, non si arriva ad uscire dal parco, quindi decidiamo per il gazebo di ‘Le Pain Quotidien’ che sta in mezzo al parco stesso. Il posto è carinissimo, ma assolutamente da evitare …. Da mangiare solo piccoli sandwich carissimi, da bere solo tè freddo, senza zucchero … I sandwich poi sono stranissimi, tutta roba naturale, ok, ma sono tutt’altro che buoni. Alla fine ci lasciamo la bellezza di $35 per andarcene via mezzi affamati, specie le bimbe che sono notoriamente molto più difficili di gusti!
Ripartiamo dopo questa breve pausa e camminiamo per raggiungere l’uscita dal parco sul lato West e trovare l’American Museum of Natural History. A un certo punto le bimbe non ce la fanno proprio più … Siamo di fronte al Dakota Building, residenza di Yoko Ono, e vorrei anche vedere i famosi Strawberry Fields … Ma non se ne parla nemmeno di fare un metro in più …. Pazienza! Le prendiamo in braccio e via lungo la Central Park West … Ma dov’è il museo? Non si vede all’orizzonte! Allora scopriamo che è un po’ nascosto dalle impalcature dei lavori che ne stanno ristrutturando la facciata!
Devo fare una piccola parentesi: secondo me questo museo è eccezionale, e specie per i bambini è veramente una meta assolutamente imperdibile. Ci sarebbe da perderci più di una giornata, avendone il tempo. Già il salone dell’ingresso è impressionante, con lo scheletro di dinosauro che svetta fino all’altissimo soffitto! Prima di entrare, ecco i controlli di sicurezza di cui avevo sentito parlare … Ok, un’occhiata rapidissima agli zainetti e possiamo entrare, a leggere in internet pareva fossero un’esperienza pazzesca …. Non credete a tutto quel che leggete! Qui in America tutto è ‘TAKE IT EASY’.
L’ingresso è abbastanza salato, in 4 paghiamo $76, però abbiamo anche incluso il planetario, che è uno dei (o forse il) più grandi del mondo e dove ogni 30′ proiettano uno spettacolo sull’universo narrato da Whoopi Goldberg.
Le due pesti stanno già correndo nei saloni. Dovete sapere che il museo ha ben 4 piani, zeppi di sale da visitare. Ogni sala è dedicata ad un argomento, tipo gli animali dell’America del Nord, quelli dell’Africa, la biodiversità, le culture del mondo, i dinosauri (delizia dei bimbi!).
Le sale dedicate agli animali e alle culture sono piene di enormi diorami che ricostruiscono l’habitat degli animali stessi o dei popoli dei cinque continenti. Veramente ben fatti e interessanti. Le bambine si divertono un sacco, gli animali poi sono la loro passione! Siccome le due hanno ancora un credito di fame dal famigerato Le Pain Quotidien di Central Park, scendiamo al piano interrato dove c’è il ristorante. Averlo saputo! Qua c’è di tutto, per bambini e non, dai primi ai secondi ai dolci ….. Uff … E costa pure poco!
La sala più bella ed entusiasmante per i piccoli è quella con la balenottera azzurra in scala 1:1 appesa al soffitto! La sala è in penombra, e si raggiunge scendendo per una scalinata. Tutto attorno diorami dedicati al mare. Vedo Alice e Chiara che corrono a perdifiato tutto intorno al salone … Ma dove le trovano adesso queste energie??? Noi abbiamo i piedi doloranti! Abbiamo prenotato il planetario per le 15.30, ma siccome alle 15 siamo già davanti all’ascensore e c’è poca gente, il tizio ci fa salire ugualmente. Il planetario si trova nel Rose Center annesso al museo, che è una enorme sfera lucente. Lo spettacolo è molto coinvolgente, io cerco di tradurre almeno qualcosa delle parole di Whoopi alle bimbe e a mia moglie, ma il compito del traduttore non è facile …. Comunque le bambine ne resteranno affascinate.
Usciamo e c’è un acquazzone improvviso, così pigliamo il primo taxi e ci facciamo riportare in albergo dove riposiamo un po’ prima di cena!
Oggi per la cena voglio andare sul sicuro, così alla reception chiedo dov’è il mitico ristorante “Texas Barbecue”.. Mi guarda un po’ stralunata e poi digita qualcosa su Google, credo …. Ma certo, era il Dallas BBQ ! OK, non è lontanissimo da noi, sta sulla 42ma in fondo a Times Square. Ci incamminiamo sempre lungo la 8th Ave e arriviamo lì in un quarto d’ora. Questo ristorante lo consiglio caldamente. Accogliente, carino, arredato in stile Western, musica a tutto volume ma non fastidiosa. Il cameriere è gentilissimo, io mi prendo un piattone di Baby Back Ribs, una fila di costolette lunga mezzo metro mi si presenta davanti e in breve finisce nella pancia! Con poco meno di 50 dollari mangiamo in 4 e siamo pienamente soddisfatti!
Un giretto nelle vicinanze per digerire, sotto l’enorme mano dorata in cima al palazzo del museo Madam Tussaud, poi verso casa.
Le bambine non fanno nemmeno in tempo a toccare il cuscino che ronfano già!
Mercoledì 2 giugno – Day 4
Il quarto giorno della nostra avventura inizia un po’ più tardi, già gli effetti del jet-lag iniziano a svanire e dormiamo tutti un po’ più a lungo. La sera mi studio sempre bene cosa fare il giorno dopo così, per oggi, l’idea è di iniziare con il Top of the Rock.
Sull’Empire ero salito nel 1991, quindi questa volta voglio farmi questa altra esperienza! Usciamo per le 9 circa e ci incamminiamo verso il Rockefeller Center, che non dista molto dal nostro hotel. Guardando la cartina e la guida, non è affatto chiaro dove si trovi l’ingresso: il Rockefeller Center è un complesso enorme di palazzi.
Alla fine individuiamo l’ingresso, che si trova sulla 50th tra la 5th e la 6th Ave, ed è piuttosto anonimo, cioè non è segnalato da cartelloni o insegne particolari!
Saliamo le scale e arriviamo alle casse: coda inesistente … Ma a cosa sarebbe servito il NY City Pass??? Ancora me lo chiedo! In meno di 5 minuti siamo dentro, passiamo lungo un percorso illustrato da immagini del magnate Rockefeller che raccontano la sua storia e quella dell’edificio. Prendiamo posto assieme ad altre 10-12 persone sul mitico ascensore, l’addetto ci dice ‘Next stop 66th floor!”. Credo ci abbia messo meno di 40 secondi ad arrivare, anche se pareva di essere fermi, incredibile. Bellissimo l’effetto creato sul soffitto dell’ascensore, che si apre per mostrare meglio la salita. Le bambine sono elettrizzate!
Alle casse consiglio di acquistare il pieghevole che illustra, in modo anche molto simpatico, la vista che si ha dalla terrazza in cima. Mi pare costasse $2. La salita invece per 4 è costata la bellezza di $72! In cima la visuale è realmente mozzafiato. Ci colpisce soprattutto la vista di Central Park, questo enorme polmone verde che spicca in mezzo ai grattacieli, sul lato nord dell’edificio. Si può osservare il tutto dall’interno oppure uscire su una delle due terrazze, una dà verso nord e l’altra verso sud. Ci sono turisti, ma sono le 11 di mattina e non è affatto pieno. L’Empire State Building è un bello spettacolo visto da qua, e si vede pure Miss Liberty!
Le bambine iniziano già a essere stufe, oltretutto il caldo veramente opprimente fuori rende un po’ fiacchi. Scendiamo e percorriamo la parte interrata del Rockefeller Center, piena di negozi e bar, dove prendiamo un caffè (beverone a 100+ gradi ma che mi piace un sacco!) e qualche bagel. Usciamo e ci soffermiamo un attimo nella piazzetta antistante lo Skating Rink col Prometeo dorato celebrato ovunque. Il pensiero va al grande magnate e alla potenza di questa famiglia, incredibile!
Dall’altra parte della strada si erge la bellissima St. Patrick Cathedral, che pare minuscola in mezzo ai giganteschi grattacieli. Vorrei visitarla dall’interno, ma niente da fare, bisogna assolutamente proseguire per la seconda meta della giornata, il Toys R Us di Times Square!
Se non ricordo male sono tre piani, ma l’attrattiva principale è la grande Ferris Wheel, la ruota panoramica che gira in mezzo al negozio e le cui barchette sono a forma dei diversi personaggi dei cartoni animati. Incredibile, si paga per salire! Sono $4 a testa, quindi partono 16 dollari anche qua! Il giro non finisce mai, finalmente scendiamo e ia verso gli interminabili scaffali di giocattoli, a curiosare dappertutto … Io non mi perdo la sezione Star Wars, bellissima! E naturalmente passiamo sotto il T-Rex robot in dimensione naturale che ringhia con i denti aguzzi più grandi della mia mano!
Incredibili anche le ricostruzioni dell’Empire State Building e della Statua della Libertà fatte con il Lego. È ora di pranzo e ci incamminiamo sulla 42ma, entriamo in un posto che si chiama Pax, accanto al Dallas BBQ. Un self service con un po’ di tutto, dove mangiamo pizza e panini e spendiamo una trentina di verdoni, posto senza infamia né lode.
Le bimbe sono stanche, l’hotel non è lontano, così ci torniamo e poco dopo le 2 Alice crolla e si appisola … Fin quasi alle 5 ! Queste cose con i bambini succedono di frequente, tenetene conto nella vostra programmazione ….
Ci incamminiamo e raggiungiamo la 5th Avenue, arteria che rappresenta un po’ il cuore di Manhattan … Vediamo l’Empire State da sotto, e proseguiamo verso sud, vogliamo dare un’occhiata al mitico Flatiron Building!
Cammina cammina, le distanze sono enormi, specie con le due bestioline che a un certo punto ci ritroviamo sulle spalle … Allora per farle contente compriamo loro due automobiline in un negozio di souvenir! Ci fermiamo per una sosta al Madison Square Park, che inizia all’altezza della 26th Street. Il parco non è grandissimo, ma è veramente carino e pieno di scoiattoli.
Lì vicino c’è il famoso Flatiron Building, un colpo d’occhio eccezionale da non perdere: risale al 1902!
Riposate un attimo le bimbe, decidiamo di proseguire fino a Union Square, dove arriviamo verso le 6 e stanno sbaraccando il mercato. Union Square è traboccante di gente, un formicaio. Qui vicino non voglio perdermi il mitico negozio di fumetti Forbidden Planet, così lascio stavolta io le tre donnette a riposarsi nel parco e faccio una corsa fino alla fine della piazza e un po’ più giù. Negozio incredibile, c’è di tutto … Ma, alla fine, non compro nulla.
Ritorno ed è ora di cena. Bene, diciamo, cerchiamo qualcosa qua attorno. Una parola! Non c’è un fast food nel giro di un miglio! Ma, aspettate un po’, dall’altro lato della strada (è la East 16th) c’è un localino. Da lontano sembra una bettola, entriamo ed è favoloso! Il classico ristorantino americano che fuori da NY trovi spesso, ma a NY è difficile trovare, arredato in stile anni ’50 con memorabilia ovunque, dalla vecchia pompa di benzina alla bilancia che funziona con le monete da un penny, e la cameriera che ci accoglie è una bionda ossigenata simpaticissima di quelle che vedi nei telefilm stile Happy Days!
Si chiama Chat’n’Chew, altamente raccomandato, segnatevelo! Si mangia niente male, i soliti burger con cole-slaw e patatine, ma non male, inoltre le bimbe ricevono disegni da colorare e pastelli a volontà ($40 in 4, mancia inclusa). Ci rilassiamo davvero, ma vi rendete conto che siamo in America?! Stanchissimi, dopo i consueti 4 passi prendiamo un taxi che per la modica cifra di 10 dollari più mancia, ci porta a nanna!
Giovedì 3 giugno – Day 5
È la nostra ultima giornata piena a Manhattan, domani inizia il tour del New England! La sveglia si sposta sempre più in là, pertanto si esce dall’hotel che sono passate le 9.30, ormai siamo perfettamente adattati al fuso orario. Tappa al solito negozietto Deli per frutta e brioches varie da sgranocchiare seduti sulla scalinata rossa di Times Square, poi si prende la metro, la linea R in direzione Brooklyn Bridge/City Hall.
Voglio andare al City Hall perché mi incuriosisce terribilmente un negozio forse non molto noto ma segnalato dalla mitica Lonely Platet: il New York City Store ): si tratta del negozio di souvenir ufficiale gestito dalla municipalità di NYC, e dal sito pare abbia un sacco di cosette interessanti! Scendiamo dalla metro e saliamo in strada … Siamo nella piazza antistante il City Hall, il municipio metropolitano. Fa un caldo opprimente, e l’umidità peggiora la sensazione di calore, per cui appena partiti siamo già fiacchi …
Tutt’intorno una costellazione di grattacieli imponenti, tra i quali individuiamo il municipio vero e proprio, almeno così credo, in realtà il palazzone è il Manhattan Municipal Building, costruito nel 1912 per ampliare la disponibilità di spazio dell’edificio originale.
Attraversiamo il parco antistante e, alla base dell’edificio, un minuscolo cartello indica il famoso City Store! Il negozio è un negozietto piccolo piccolo, ma pieno di cianfrusaglie, proprio come piace a me!
Magliette, tazze, poster, memorabilia d’ogni tipo …. Compriamo un paio di tazze, una felpa della NYC Police (a circa $40, super-originale, non come quelle che vendono all’aeroporto per il doppio), qualche libretto per le bimbe, qualche giocattolo e un medaglione di taxi originale! (sono praticamente le licenze che i tassisti rinnovano ogni anno e applicano sul taxi, riportano anche il numero di targa).
Usciamo, ci giriamo e accanto a noi c’è l’incipit del ponte di Brooklyn! Le bimbe già si lamentano del caldo ed è mezzogiorno oramai, quindi hanno fame … Facciamo due passi e due foto sul ponte, poi che si fa?
Mi viene la brillante idea di andare nel quartiere di Soho, a vedere il negozio della Apple, tanto penso tra me e me lì ci saranno un sacco di posti per mangiare … Niente di più falso! Prendiamo un taxi che ci scodella davanti all’Apple Store. Ma la fame prende il sopravvento, dai cerchiamo un posto per mangiare prima di tutto … Panico! Negozi di moda e altro, uno dietro l’altro, ma nè un bar nè un fast food a pagarlo a peso d’oro ! A New York ci sono zone dove trovare un posto per mangiare a prezzi ragionevoli è un’impresa … Non crediate che ci siano burger e fast food ovunque, anzi!
Alla fine, dopo un altro chilometro a piedi e dopo una bella litigata con la mia consorte sulla mia idea di venire a SoHo, con le bimbe che ancora un po’ svenivano dal caldo e dalla stanchezza, un miraggio davanti a noi: il Café Borgia … Un localino dove si mangia pure! Allora pasta in bianco per le due piccole avventuriere (sì, anche in America la pasta in bianco si trova e la fanno pure bene!) e sandwich per noi. Il mio sandwich è costituito da due fette di pane tostate con un po’ di acciughe spalmate sopra … Paghiamo, incredibile, la bellezza di $40!
Resisto all’insistenza di mia moglie, la quale vuole subito tornare in hotel a far riposare le piccole, e vado avanti per la mia strada perché l’idea è quella di visitare il mitico museo dei pompieri di New York (http://www.nycfiremuseum.org/), che dista circa 500 metri! Eccolo, siamo subito lì!
È stata una grande idea, il museo non è enorme ma è molto interessante (in 4 paghiamo $24 per l’ingresso, i soldi si depositano in una cassetta di legno a mo’ di offerta), sia per noi che per le bimbe. Loro si divertono a indossare le tute da firemen e a giocare nella casetta a piano terra dove insegnano le norme di comportamento contro il fuoco, mentre noi apprezziamo i carri dei pompieri dei primi del Novecento e, soprattutto, la commovente esposizione di immagini relative all’11 settembre con il Memorial in mezzo alla sala, sul quale sono appese le foto di tutti i firemen caduti in quella tragica occasione: impressionante e veramente toccante!
Un taxi ci riporta in albergo. Un riposino, un po’ di cartoni alla tele, poi si riparte: destinazione FAO Schwarz! Stavolta però ci vogliamo andare col metro, siamo troppo stanchi per farcela a piedi. Il negozio si trova all’angolo sud-est di Central Park, sulla 59ma incrocio con la 5th Avenue.
Ok, in men che non si dica siamo in metro, sono solo un paio di fermate …. Grattacieli tutt’intorno, spettacolini in strada, carrozze che portano i turisti (ma costano un sacco, tipo $50!) … Ed ecco il mitico FAO Schwarz, ma lì sotto c’è anche l’Apple Store, interrato con delle scale di vetro che scendono giù. Al FAO passiamo una bella oretta, tra sfilate delle Barbie, Chewbacca di Lego, pianoforte gigante (era in vendita! Non ricordo esattamente se per 200mila verdoni o qualcosa del genere!).
Sulla via del ritorno verso Times Square vogliamo fermarci a cena, sono le 7 passate, diciamo vabbé sarà pieno qua attorno di fast food …. Macché, manco l’ombra! Cammina, cammina, alla fine arriviamo fin quasi a Times Square per trovare uno straccio di McDonald’s dove mettere qualcosa sotto i denti! Siamo tutti un po’ distrutti, noi due per aver portato le bambine in spalla per due chilometri lungo la quinta strada! Mettiamo qualcosa sotto i denti e poi presto in albergo, a nanna. Domani inizia il nostro tour, si lascia la città e si va all’avventura!
Venerdì 4 giugno – Day 6 (New York City -> Mystic, CT)
Oggi sarà la prima giornata del nostro ‘on the road’. La sera prima abbiamo preparato un po’ i bagagli (praticamente, leggi rifatti da zero con tutto il casino che c’era e le borse degli acquisti fatti a New York), quindi sveglia alle 8.30 e, incredibile, alle 10 siamo già prontissimi! Il portiere dell’hotel, simpaticissimo, ci ferma un taxi per l’aeroporto. Incredibile: il tassista è un bianco, un americano yankee insomma. Mi spiega che lui è un tassista indipendente, come ce ne sono pochi ormai a NY, ormai sono quasi tutti dipendenti di cooperative varie. Lui fa quel lavoro da trent’anni ormai. A detta sua, una licenza di taxi sul mercato di New York vale quasi un milione di dollari!
Alle 11 precise siamo davanti alla sede Hertz al Federal Circle Building, il sole è a picco e fa un caldo bestiale.
L’edificio sarà a un miglio circa dall’aeroporto, al quale è collegato poi da un comodissimo AirTrain, una monorotaia velocissima che si prende dalla porta accanto alla Hertz. Al Federal Circle ci sono tutte le agenzie di noleggio auto.
Devo dire che sono un po’ prevenuto quando entro nell’ufficio di noleggio. Penso, vedrai che adesso tenteranno di rifilarmi assicurazioni aggiuntive, macchine di categoria superiore (come volevano fare a Phoenix nel 2000 alla Alamo), vedrai che i seggiolini saranno sporchi ecc ecc …..
Invece entro, ed esco nel giro di 5 minuti al massimo! L’impiegata, rapidissima, mi chiede la carta di credito e la patente italiana. Striscia la carta e senza battere ciglio mi consegna le chiavi dell’auto con scritto il numero di parcheggio … Ma come, volevo dirle, manco ci prova a fregarmi? Dai, un tentativo almeno! Chiedimi almeno la patente internazionale … No eh? Nemmeno quella? Vabbé, vado allora … Mi consegna anche i seggiolini, sono praticamente nuovi, due booster seat con schienale belli comodi, incellophanati e sigillati.
Ecco la nostra auto! Una Nissan Altima 2.5 S nera, targata …. Rullo di tamburi …. Florida! Monto in macchina e subito mi chiedo come metterla in moto … C’è un pulsante START, le chiavi sono fatte da un solo trasmettitore che basta avere in tasca. L’auto è del 2009, se non ricordo male ha circa 40mila miglia sulle spalle, ma è praticamente nuova. Il bagagliaio non è enorme ma è più che sufficiente per le nostre esigenze (2 valigie rigide, 1 borsone + 4 zainetti + borse varie).
Le bimbe sono entusiaste della nostra macchina “nuova”! I seggiolini sono comodissimi! Sistemiamo tutte le nostre cose, e attivo subito il navigatore prestatomi da un mio gentilissimo collega, utilissimo, anzi a mio parere indispensabile in questa regione degli USA! Alice, la piccolina, battezza la nostra auto “Velocina” e così sarà per tutto il viaggio.
Tra una cosa e l’altra sono già le 12 passate. Ci fermeremo per pranzo nel Connecticut, una volta usciti dall’intrico di strade del Queens e del Bronx! Passiamo il mitico Whitestone Bridge che collega il Queens (sull’isola di Long Island) al Bronx passando sopra l’East River, lungo la I-678. Si paga un pedaggio di $5, occhio a prendere la corsia ‘Cash’ e non la ‘EZ-Pass’ (il telepass americano). Il ponte è stupendo e dalle campate si ha una visuale incredibile su Manhattan. Peccato che, subito dopo il ponte, il Navigatore ci dice di svoltare, ma io avendolo appena acceso e dovendomici abituare, sbaglio e così ci ritroviamo in mezzo al Bronx praticamente al di sotto della Interstate! Ci vorranno almeno 20 minuti per riuscire a rientrare in carreggiata … Alla fine in qualche modo ci ritroviamo sulla I-95 (N), la mitica Interstate che arriva dalla Florida e prosegue fino al Maine … Una specie di A4 piena di camion e con un traffico allucinante, d’altronde è venerdì pomeriggio e molti tornano a casa oppure vanno via per il weekend verso la costa.
Ci sono rallentamenti continui, oltre ai lavori stradali, e il caldo è veramente opprimente … Oh mamma, riusciremo ad arrivare a Mystic? Ci fermiamo appena entrati nel Connecticut e troviamo un Taco Bell! Wow, penso, buono! Peccato che alle bambine faccia schifo tutto così ci tocca anche far tappa dal vicino McDonald’s per un hamburger in extremis! Ripartiamo e si va veramente a rilento, quando va bene faccio 10 mph … Volevamo fare tappa alla Hammonasset Beach, ma è tardi e non se ne parla nemmeno, attorno a New Haven il traffico è un inferno! Cavolo, ero abituato alle strade del West, sempre vuote! Qui pare di essere in Italia! Facciamo sosta per un gelato, e verso le 6.30 arriviamo finalmente a Mystic!
Usciti dalla I-95 ci troviamo subito nel parcheggio dell’Olde Mysticke Village, una specie di centro artigianale dove però è tutto chiuso oramai. L’atmosfera è subito frizzante! Ci sono 10 gradi in meno che a NY, casette in legno tutt’intorno, ma che bello questo New England!
Di fronte al Village ci sono un paio di motel, mi fermo subito a chiedere. Uno mi pare sia un Howard Johnson, l’altro è un Econolodge. Per il prezzo la scelta cade su quest’ultimo, pare comunque dignitoso, colazione inclusa, tanto ci dobbiamo solo dormire. Depositiamo in fretta i bagagli, ci diamo una rinfrescata e si esce subito per cena. Destinazione il celebre Mystic Pizza ! Dal motel si segue una strada che costeggia il Mystic River per un paio di miglia, passando davanti al Mystic Seaport, poi si devia a destra e si arriva al famoso ponte che si alza al passaggio delle navi, al 40mo minuto di ogni ora.
Lì inizia il centro, la strada principale, è bellissima, piena di negozietti, di bar e case in stile New England! Fa fresco, ci saranno 15-16C, ecco il Mystic Pizza!
Entriamo ed è una vera americanata! Stupendo e consigliatissimo! Sulle pareti, memorabilia di ogni tipo legate a Julia Roberts e al film girato nel 1988, ci sono anche delle vecchie targhe appese! E un sacco di schermi che proiettano il film di continuo!
Mi piace troppo! Ci gustiamo le nostre pizze, stile Pizza Hut, con patatine e Garlic Bread (pane tostato con aglio), usciamo a fare due passi, è quasi buio, sono le 9 passate. Mitico, anzi …. Mistico New England! Domani, destinazione Cape Cod!
Miglia percorse: 131 Pernottamento: Econolodge a Mystic – $84 + tasse Pranzo: Taco Bell + McDonald’s – $20 circa Cena: Mystic Pizza – $40
Sabato 5 giugno – Day 7 (Mystic, CT –> Cape Cod [West Yarmouth, MA])
L’ora della sveglia si sposta sempre di più … Stamattina sono le 9.30! Ci facciamo una veloce colazione nell’ingresso del motel, a base di muffin, succo e caffè. Caricata la mitica Velocina, partiamo alla volta del Mystic Seaport (http://www.mysticseaport.org/).
Questo parco, situato all’inizio del paesino, occupa una bella porzione della riva sinistra del Mystic River, ed è definito una delle migliori attrazioni per famiglie di tutto il New England. Qui è stato ricostruito l’antico villaggio di marinai e pescatori e ogni casetta in legno contiene una piccola attrazione, si va dall’officina del fabbro alla stamperia, al museo delle acque e dei canali d’America e tanto altro ancora. Tutte le attività sono ‘hands on’, quindi perfette per i bimbi cui piace toccare e provare tutto. L’ingresso al parco non è proprio a buon prezzo, $63 in totale …
Le nostre sono emozionate … All’interno la principale attrazione per i più piccoli è il Children’s Museum … La cassiera ci avverte che quello sarà il luogo dove passeremo gran parte del nostro tempo nel parco … Aveva perfettamente ragione, uff!
Infatti, nel piccolo museo i bambini possono vestirsi da marinai, salire sulla nave di legno e manovrarne il timone, pescare pesci (finti) e poi andarseli a cucinare nella cucina stile ‘800 lì accanto, con tanto di padelle e suppellettili. Beh, devo dire che le due birichine sono state indaffaratissime, intanto io me ne sono uscito a farmi un giro da solo … Finalmente usciamo e andiamo a pranzo nel ristorante interno al parco, dove facciamo una scorpacciata di Fish & Chips davvero non male!
Al porticciolo è attraccata la famosa nave Amistad, riproduzione della nave omonima, teatro della rivolta degli schiavi nel 1839. Vorrei salire a dare un’occhiata, ma niente da fare, le due che comandano la spedizione fanno i capricci, vogliono assolutamente tornare nel Children’s Museum … Uff che pizza! Ok, passiamo un’altra mezz’ora chiusi lì dentro, poi verso le 2.30 si esce dal parco, si monta sulla Velocina e via verso Cape Cod ! Memori della nostra giornata precedente passata a sudare a 10 all’ora sulla I-95, ci spaventa un po’ il tragitto verso il Capo … Ma non è così, la strada è scorrevolissima e si va via tranquilli impostando il cruise control su 55 o 65 mph, secondo il limite vigente.
Il percorso ci porta ad attraversare il piccolo stato del Rhode Island, detto anche Little Rhody, e passiamo nel mezzo di Providence, su ponti enormi dai quali si hanno vedute spettacolari della città (che mi riprometto di visitare un giorno o l’altro!). Il tempo è coperto ma non piove, l’ideale per viaggiare.
Attraversiamo la città di Fall River, nel Massachusetts, siamo sulla diramazione I-195 e arriviamo allo spettacolare Bourne Bridge (uno dei due ponti che collegano l’isola di Cape Cod alla terraferma … Si si è proprio un’isola da quando l’hanno staccata scavando il canale!) che ci porta a una verdeggiante rotonda fiorita la quale ci dà il benvenuto su Cape Cod!
Il navigatore fa il suo bravo lavoro e alle 6.30 siamo davanti al mitico Mariner Motor Lodge a West Yarmouth, prenotato in extremis pochi giorni prima della partenza, a un prezzo veramente ridicolo (vedi note sotto). Ci orientiamo un pochino (non è facile). Yarmouth, West, South che sia, è una lunga ‘strip’ piena di motel, fast food, centri commerciali, minigolf enormi (incredibile la mania che gli americani hanno del minigolf!). Questo è il centro del Capo, e i paesi sono tutti attaccati tra loro, senza una vera distinzione: Yarmouth, Barnstable, Hyannis, Hyannisport …
Il motel è carino, non è l’Hilton ma è meglio del Super8. La camera è bella spaziosa e abbastanza pulita (la pulizia nei motel americani è sempre a un livello inferiore rispetto all’Italia, si sa) e c’è pure la piscina coperta … Quella scoperta non la guardiamo nemmeno con i 18 gradi massimo che ci saranno e il vento che soffia. Siamo al primo piano (2nd Floor per gli americani), l’ascensore non c’è, quindi tocca fare un minimo di fatica per portare su le valigie, d’altronde staremo qui tre notti, quindi svuotiamo la Velocina.
Una rinfrescatina e usciamo per cena. Propongo di fare una capatina a Hyannisport per cenare lì … Non è lontano, arriviamo però scappiamo subito: solo per parcheggiare l’auto ci vuole un mutuo in banca … Torniamo sulla Highway 28 che porta al nostro motel e ci fermiamo in un accogliente Family Restaurant di nome Giardino’s … Indovinate la nazionalità del proprietario, “giaiardinos” pronunciato dalla cameriera. Stasera si va a nanna tardino, sono le 10 passate. Domani esplorazione del Capo!
Miglia percorse: 126 Pernottamento: Mariner Motor Lodge – West Yarmouth (http://www.mariner-capecod.com/) – $183 per 3 notti (= $61 a notte) Pranzo: Ristorante interno al Mystic Seaport – $34 Cena: Giardino’s Family Restaurant – $40
Domenica 6 giugno – Day 8 (Cape Cod)
Sveglia verso le 9, la colazione è in una saletta adiacente alla piscina, per evitare di attendere che le due principessine siano pronte e si degnino di uscire, vado da solo e riesco in qualche modo a portare i due biberon di latte scaldati, un paio di muffin e due caffè per noi.
La giornata non è delle più belle, il cielo è grigio e fa freddino, ma fortunatamente non piove. L’idea è quella di visitare Chatham con il suo faro, poi si vedrà … Chatham è situata sul gomito della penisola di Cape Cod, lì inizia la lunghissima spiaggia che arriva fino in cima a Provincetown e costituisce la Cape Cod National Seashore, un vero e proprio parco nazionale gestito dal NPS governativo. La distanza da coprire non è molta, sono circa 15 miglia, ma attenzione perché a Cape Cod se non si sta sull’unica superstrada esistente (la highway 6) il resto delle strade sono piuttosto lente e hanno limiti di velocità bassissimi.
Viaggiando in mezzo ai paesini di Cape Cod viene un pochino in mente la Svizzera, a parte il paesaggio diciamo marino, casette in legno con giardinetti curatissimi e bandiere praticamente ovunque! Poi non parliamo delle stupende stazioncine dei pompieri con i firetruck pieni di cromature e scritte, veramente pittoreschi!
Ci fermiamo al Visitor Center, dove una signora simpatica ci spiega tutto della zona. Arriviamo a Chatham, ma fatichiamo non poco a trovare il famoso faro. Una peculiarità da tener presente viaggiando in questa regione è la scarsità impressionante di segnaletica per i punti di interesse turistico. Da noi vedresti cartelloni strombazzanti a 10 km di distanza, qua invece forse un piccolo cartellino, che però non riporta mai e poi mai la distanza ! Il faro si trova all’inizio dell’interminabile spiaggia, separato da questa dalla strada.
È molto bello, ma si può visitare internamente solo il mercoledì mi pare. Scendiamo sulla spiaggia, tira vento ma c’è diversa gente, alcuni addirittura fanno il bagno brrr! La spiaggia è di una sabbia molto piacevole, sembra pangrattato alla consistenza. Le bambine corrono a perdifiato e liberano tutti i loro animaletti di plastica acquistati a New York, cagnolini, pesci, aragoste e balene.
Ripartiamo ed è quasi ora di pranzo, con calma ci avviamo sulla stessa strada dalla quale siamo arrivati e cerchiamo un ristorantino segnalato dalla guida: Larry’s P.X.
Veramente pittoresco, semplice ma attraente, ci facciamo una bella scorpacciata, io con le mitiche Fried Clams, ma che buone (e che pesanti!) !! Nel piccolo ristorante c’è un negozietto di simpatici souvenir, dove non manchiamo di acquistare qualche carabattola e un paio di cartoline. Dopo questa pausa ristoratrice, proseguiamo per Orleans dove vogliamo dare uno sguardo alla famosa Nauset Beach, ma arrivati là c’è troppo vento e fa un freddo cane, quindi giriamo i tacchi e torniamo indietro, fermandoci in un negozietto di alimentari molto carino dove acquistiamo un po’ di frutta e l’immancabile latte col Nesquik.
E ora, per le bambine, viene la parte più interessante della giornata (per noi due un po’ meno!). Infatti è da quando si sono alzate che abbiamo promesso loro di portarle alla piscina coperta del motel … Ok, arriviamo al Mariner e ci cambiamo svelti in camera … Gli asciugamani si trovano in grandi ceste ai bordi della piscina, quindi nessun problema. Non c’è nessuno, solo una coppia di anziani seduti ai bordi della vasca. Le due pescioline danno sfogo all’energia accumulata e saltellano a più non posso (beh, Alice ha un po’di fifa, scusa Alice ma devo proprio scriverlo).
A cena progettiamo di visitare Yarmouth Port, la parte sul mare del paese di Yarmouth, ma il navigatore ci porta al porto di Barnstable, anche se alla fine credo siano la stessa cosa, non ne sono ancora sicuro! Arriviamo sulla spiaggia, c’è il tramonto, molto pittoresco!
Al motel avevano un sacco di pubblicità di questa pizzeria chiamata Aegean Pizza … La cerchiamo sul navigatore, eccola, puntiamo e la Velocina ci porta dritti lì … Entriamo, è un buco di pizzeria da asporto con quattro tavoli anche sporchini … I padroni non sono nemmeno simpatici. Vabbé, pazienza, prendiamo queste 4 minipizze (peraltro abbastanza buone, sarà stata la fame !), qui le prendi al banco e te le porti al tavolo, quindi se non altro niente mancia.
A nanna! Per domani dobbiamo decidere come investire la giornata …. Il dubbio è tra farsi tutto il Capo fin su a P’Town oppure andare a sud verso Falmouth e Woods Hole …. Io propendo per la prima ipotesi, mia moglie per la seconda … Chi la spunterà?
======================= Miglia percorse: circa 53 Pernottamento: Mariner Motor Lodge (vedi post precedente) Pranzo: Larry’s P.X. Restaurant (1591 Main Street, Chatham) – $40 circa Cena: Aegean Pizza West Yarmouth – $17
Lunedì 7 giugno – Day 9 – Provincetown
Mi sveglio ancora indeciso se optare per P’Town o per il sud del Capo, dopo aver già fatto tutte le simulazioni possibili con il navigatore … Scendo a prendere la colazione per le donnette, e chiedo consiglio alla signora che serve i muffin: “I’d rather go to Provincetown” mi dice, in effetti P’town è a un’ora di strada, mentre Falmouth è a 45 minuti … Per così poca differenza! E poi la giornata è stupenda, cielo tersissimo e temperatura piacevole.
OK, è deciso! Alle 10.30 si parte direzione Down Cape (già, perché per loro Down Cape è la porzione di Cape Cod che gira all’insù!). La prima breve sosta la facciamo al visitor center, che si trova nei pressi di Eastham, con il classico enorme cartellone di ingresso al parco. Qui vediamo una fila di scuolabus gialli, tipici americani!
Proseguiamo ed è quasi ora di pranzo oramai, sulla US-6 (Mid Cape Highway) si fila bene, arriviamo nei pressi di Wellfleet e decidiamo di entrare nel paesino e fermarci per il pranzo, cercando un posticino indicato dalla guida. Il ristorante si chiama Mac’s Seafood (http://www.macsseafood.com/restaurants.asp) e si trova direttamente sulla spiaggia accanto al porto di Wellfleet. Si ordina al counter all’esterno, si preleva il tutto una volta che chiamano il numero che viene fornito quando si paga, e ci si può sedere ai tavoloni di legno della veranda coperta. Molto “basic” ma posizione stupenda e cibo niente male: io mi prendo un Lobster Roll davvero squisito!
Pranziamo con tutta calma, riposiamo un po’ e ripartiamo che sono le 2.30 pm. In venti minuti arriviamo a Provincetown, incredibile cittadina in cima (in fondo?) al Capo. Entrando nelle stradine della cittadina si arriva a un enorme piazzale adibito a parcheggio a pagamento, per un paio d’ore abbiamo pagato mi pare $5. Provincetown è la quintessenza di Cape Cod ed è quantomeno stravagante come città, a partire dalla torre in stile medievale che svetta sopra l’abitato e dà l’impressione di essere in una qualche cittadina del centro Italia.
Per il resto, negozietti molto variopinti e interessanti ovunque, bar, locali, struscio nella via principale, in mezzo alle numerose, ma molto discrete, coppiette omosessuali di cui già sapevamo.
Mi rendo conto che siamo tutti quattro scottati dal sole, incredibile come picchia, anche attraverso le nuvole, così mi prendo un cappellino, oltre a qualche T-Shirt per le bimbe e per noi e a un quadretto simpatico. Ripartiamo da P’town che sono quasi le 5 pm. Breve sosta alla Marconi Beach, poi verso casa. Per una volta non avevo acceso il navigatore, convinto fosse impossibile sbagliare strada, ed ecco che puntualmente ci ritroviamo sulla strada sbagliata, così il rientro si allunga di parecchio … Pazienza, ci ritroviamo a passare in mezzo a mille paesini e sobborghi con limiti di velocità di venticinque miglia all’ora.
Vicino al motel c’è un KFC (Kentucky Fried Chicken), non sono molto diffusi in questa parte d’America, così ci fiondiamo per cena. Pollo fritto e patatine, con quei ‘biscottì morbidi e il burro …. Roba dietetica insomma!
L’ultima cosa da fare prima di andare a nanna è chiamare l’amico Bob nel Maine per avvisare che stiamo arrivando! Bob vive con sua moglie e due cani a West Bath, ed è un amico che conosco (per corrispondenza) da una vita. Chiamo il suo cellulare, mi risponde con voce pacatissima e accento bostoniano … “Come hungry!” mi avverte, arrivate affamati, mi raccomando! Bene, mi dico! Dopodomani siamo lì … Maine, arriviamo !
======================= Miglia percorse: circa 100 Pernottamento: Mariner Motor Lodge (vedi post precedenti) Pranzo: Mac’s Seafood Restaurant (Wellfleet) – $50 Cena: KFC West Yarmouth – $22
Martedì 8 giugno – Day 10 Cape Cod -> Maine
Sveglia alle 9.30 ma, tra una cosa e l’altra, si parte con la Velocina che sono quasi le 11 ! È una giornata stupenda, ma molto ventosa e fredda.
Passiamo sopra il Sagamore Bridge, l’altro ponte che collega il Capo alla terraferma, e procediamo sulla 3, traffico nella norma, tutto procede bene. Nei pressi di Plymouth ci fermiamo per una sosta in un McDonald’s enorme, molto bello, nel parcheggio antistante è piantato un altissimo totem.
Prendiamo una Fruit Salad per le bimbe, che si rifocillano un po’, sono golosissime di frutta. Ripartiamo e guardiamo con apprensione l’atlante stradale … Speriamo che il navigatore ci faccia circumnavigare Boston, abbiamo paura del traffico … Oh no! Ci fionda nel bel mezzo della metropoli! Passiamo tutto un intrico di ponti e gallerie enormi, con viste spettacolari sullo skyline della città … Il traffico è intenso ma scorrevole, quindi ci va più che bene stavolta!
Le bambine sono tranquille sul sedile posteriore che giocano. Passato il caos della metropoli, decidiamo di fermarci per pranzo, è quasi l’1. Usciamo dall’autostrada nei pressi di Revere e ci fiondiamo in un ristorantino della catena Uno Chicago Grill, dove mangio credo il più buon hamburger del nostro viaggio!
Prendiamo la I-95 e procediamo verso nordest, entriamo nel New Hampshire, che ha un brevissimo tratto di costa sull’oceano che fa da cuscinetto tra il Massachusetts e il Maine. Facciamo una breve sosta in centro a Portsmouth. La cittadina è molto, molto carina, solita aria da New England con casettine perfette di mattoni rossi e chiesette col campanile appuntito, e lo splendido Memorial Bridge che attraversa il fiume Piscataqua. Fermo la macchina e butto due monetine nel parchimetro, facciamo una sosta di mezz’oretta per prenderci un gelato.
Ripartiamo alla volta di Kittery. Meta della giornata sarebbero i famosissimi outlet, ma sono già le 4 del pomeriggio e non so quanto riusciremo a vedere … Intanto bisogna trovare Kittery! Imposto la destinazione sul Navigatore e ci fa fare un paio di giri dell’abitato, dove la via principale è interrotta per lavori. Non riesco a capire dove siamo, ma poi mi rendo conto che siamo a Kittery. In pratica non c’è soluzione di continuità tra i due paesi e ti ritrovi nel Maine senza saperlo.
A fatica riusciamo a trovare gli outlet: sono una serie di bassi centri commerciali sparsi lungo la strada, in ogni centro ci sono diversi negozi. Se tornassi indietro mi riempirei le valigie. Ma con le bimbe andar per negozi non è impresa semplice, corrono dappertutto e non stanno mai ferme. Si è fatto tardi, sono quasi le 7 di sera, e non sappiamo ancora dove dormiremo stanotte! Stanchi, riprendiamo la US-1 e andiamo avanti fino a York. Ci dirigiamo verso la costa, a York Beach, c’è un bellissimo lungomare con il mitico faro Nubble Light che fa capolino sulla lingua di terra che si inoltra nell’oceano! Gli alberghi sono molti, tanti però sono chiusi, è ancora bassa stagione e ci sono pochissimi turisti in giro. Mi fermo al Sea Latch Motel (http://www.sealatch.com/), è carino.
Lasciamo le valigie e riprendiamo l’auto per cercare una cena. Più avanti c’è un bel posticino sul lungomare, già mi pregusto una bella aragostona succulenta… Niente da fare, sono le 8 e hanno già chiuso la cucina ! Ma dove siamo? Torniamo verso la parte interna della città, e ci fermiamo alla York House of Pizza (YHOP), una specie di Take Away con qualche tavolo per i clienti che si fermano. Non è proprio quel che cercavo ma la fame è tanta … Poi è di fronte alla caserma dei pompieri, molto pittoresca. Prendiamo le nostre 4 pizze condite da Mountain Dew e poi, verso le 10, stanchissimi ci fiondiamo a nanna!
======================= Miglia percorse: 142 Pernottamento: Sea Latch Motel, York Beach – $95 + tax Pranzo: Uno Chicago Grill (Revere) – $37 Cena: York House of Pizza, York – $22.75
Mercoledì 9 giugno – Day 11 – York, Maine -> West Bath, Maine
Eccoci a una delle giornate più intense di tutto il viaggio! Sveglia abbastanza presto (per i nostri canoni!), colazione veloce alla reception del motel, prendiamo qualche bagel, succo e caffè e scaldiamo gli immancabili biberon per le due piccole avventuriere che se li scolano in un battibaleno. Il tempo è bello, ma freddino.
Prima tappa: il faro Nubble Light, che si vede in lontananza in fondo alla penisola che si inoltra nell’oceano a nordest di York (per la precisione nella frazione di Cape Neddick). Percorriamo una strada tortuosa in mezzo a ville e villette davvero belle e seguiamo le scarne indicazioni (come sempre! Le indicazioni sono sempre piccole e nascoste, e sempre senza indicazione delle distanze …) per il faro. Arriviamo al parcheggio che sta di fronte all’isoletta sulla quale sorge il faro, costruito nel 1879. Solo adesso scopriamo che il faro è su un’isola e non sulla punta della penisola! È davvero pittoresco, scatto una raffica di foto, ma non ci fermiamo a lungo causa il vento fortissimo.
Curiosa la carrucola che serve a trasportare merci e altro sull’isola! Questo è uno dei più bei fari del Maine. Proseguiamo lungo la US-1 direzione Wells, cittadina non lontana da York. Qui c’è un bellissimo Auto Museum, un museo dell’automobile tra i più grandi del New England. Le bambine sono già eccitate all’idea! Arriviamo davanti al museo e … Delusione profonda … È chiuso fino al 26 giugno. Oltre a essere bassa stagione, c’è indubbiamente aria di crisi !
Pazienza! Prendiamo la I-95 N e ci dirigiamo verso Freeport. Passiamo vicini a Portland, che possiamo ammirare dalla macchina, ma evitiamo di addentrarci nella città. Arriviamo a Freeport verso le 1.30 pm. Ora, dovete sapere che se viaggiate con i bambini, ogni giorno bisogna programmare qualcosa che sia di loro interesse, così viaggeranno più tranquilli e contenti. Qui avevamo due opzioni: il mitico Desert of Maine (http://www.desertofmaine.com/) oppure Eartha (http://www.delorme.com/about/eartha.aspx) – l’enorme mappamondo nella sede dell’azienda cartografica Delorme.
Siccome è ora di pranzo, rimandiamo la decisione a quando avremo riempito la pancia! Andiamo avanti mezzo miglio dopo l’uscita dalla I-95 a Freeport, lungo la onnipresente US-1 e ci fermiamo da Gritty’s (http://www.grittys.com/freeport.php), simpatico Beer Pub molto accogliente, dove ci rifocilliamo a base di gustosissimi hamburger con le immancabili patatine, coleslaw e un hot dog pieno di ketchup per Alice. Finito il pranzo, abbiamo deciso, si va a visitare il Deserto del Maine. Un perfetto esempio di come lo spirito imprenditoriale tipicamente americano si possa concretizzare in una iniziativa davvero singolare! OK, non sto a consigliarvi di andare a visitare questo posto, non è assolutamente nulla di speciale, ma se avete un’oretta da buttar via e non sapete come impiegarla, fatevi quattro risate nel vedere come gli americani siano capaci di cavar soldi dal nulla.
Il Desert of Maine è un vero e proprio pezzettino di deserto, con tanto di piccole dune sabbiose, formatosi in questa zona a causa della mancanza di rotazione nelle coltivazioni da parte di chi qui abitava nei secoli scorsi. Pare che per questo motivo sia affiorata la sabbia desertica lasciata dai ghiacciai ritiratisi millenni or sono. Percorrendo un paio di miglia di stradina tra i boschi arriviamo all’ingresso del parco, costituito da un negozietto di simpatici souvenir dove un’arzilla signora ci illustra il tour che ci porterà a fare con la sua jeep. sono solamente $25 per tutti 4! Il tour dura circa 3/4 d’ora, noi siamo su un rimorchio con sedili agganciato al fuoristrada, assieme a un papà con due bambini, del Maine. La signora è orgogliosa di avere visitatori dall’Italia e fa da cicerona parlando molto lentamente per farci capire meglio. Si ferma ogni tanto e ci mostra foto e disegni per spiegarci la storia del posto. Io e mia moglie tratteniamo a fatica le risate, soprattutto quando ci mostra i volti scolpiti sui tronchi, praticamente qualche burlone ha decorato alcuni alberi con occhi naso e bocca … Incredibile, detta da lei pare un’attrazione mirabolante!
Sosta presso la duna più alta con foto di rito. In effetti in alcuni punti pare strano vedere questo pezzo di Sahara in mezzo ai boschi verdeggianti! Al termine del tour, i bambini possono recarsi in un punto del deserto dove potranno trovare pietre preziose (= sassolini colorati) e raccoglierne tre a testa!
Vicino al negozietto di souvenir c’è una interessante serra per farfalle dove è possibile entare ad ammirare i coloratissimi insetti e le loro crisalidi. Un’oretta tutto sommato trascorsa in maniera divertente, specie per le bambine. Ripartiamo alla volta di Freeport, dove ci fermiamo un’oretta a fare shopping. Freeport è piena di outlet, non meno di Kittery, solo che qui non sono tutti raggruppati in centri commerciali, ma sono sparsi qua e là per le vie della cittadina.
L’unica cosa interessante per noi, che non siamo campeggiatori, nell’immenso negozio LL Bean sono i due alci maschi imbalsamati nell’atto di lotta esposti in vetrina. Le bimbe li osservano a lungo, per poi dirigersi in una tenda attrezzata con cucinino e iniziare a spadellare, finché non intervengo io … Il commesso mi guarda bonario e ride sotto i baffi.
Usciamo e andiamo a cercare la mamma, scomparsa in qualche outlet. È ora di dirigersi verso la meta principale di questa giornata: l’amico Bob ci attende nella sua casa di West Bath! Il navigatore ci porta dritti alla meta, senza esitazioni.
Bob è un amico collezionista di targhe come me e vive con la moglie Raisa e due cani, in una splendida casa situata lungo una delle tante penisole che in questo tratto del Maine si inoltrano nell’oceano. Prima di partire mi aveva mandato qualche foto di casa sua, ma non immaginavo che il posto fosse così bello, veramente un paradiso, forse uno dei più bei luoghi che abbia mai visitato in vita mia. La casa, enorme, su due piani, è circondata da un appezzamento di terreno vastissimo che comprende la stazione radio in onde medie di cui Bob è proprietario, la WJTO che trasmette musica anni ’50 e ’60 ed è seguitissima dai 50-60enni della regione.
Arriviamo alle 6 in punto, come previsto. Bob e Raisa ci accolgono calorosamente e subito le bimbe fanno amicizia con Misty, il più alla mano dei due cani. Dopo aver depositato i bagagli, Bob ci porta alla scoperta dei boschi circostanti prima che faccia buio: vialetti immersi in un verde come non lo vedevo da quando andammo in Nuova Zelanda, il mare che lambisce i prati, il tramonto, le bambine che corrono a perdifiato dietro a Misty … Come vorrei che questi momenti non finissero mai !
Torniamo alla casa, dove Raisa sta preparando la cena. Alle 8 arriva una coppia di amici, anch’essi con una cagnetta, Sheba! Le bambine si sono già spaparanzate sul divano a sciropparsi un po’ di cartoni. Sono stanchissime ma non vogliono saperne di andare a letto: troppe novità e cose da vedere, in una vera casa americana!
Ceniamo nell’enorme sala che da sola è grande quanto il nostro appartamento in Italia poi, messe a nanna le piccole, io mi fermo a chiacchiere con i nostri simpaticissimi ospiti. È davvero interessante entrare in uno scorcio di vita americana.
È stata una bellissima giornata, verrebbe voglia di fermarsi qua per sempre!
======================= Miglia percorse: 80 circa Pernottamento: Ospitati a casa di Bob & Raisa Pranzo: Gritty’s a Freeport – $40 Cena: A casa di Bob & Raisa
Giovedì 10 giugno – Day 12 – Pemaquid Point & Boothbay Harbor
Ci svegliamo verso le 8.30 e la brutta sorpresa è che pioviggina e fa un freddo cane (il termometro sulla veranda segna 54F). Che si fa? Speriamo smetta presto! Facciamo con calma colazione assieme a Bob e sua moglie, una vera colazione americana a base di waffle (tipo le ferratelle abruzzesi) con sciroppo d’acero e di mirtillo, caffè con latte (o meglio quello che loro chiamano half-half) e succo di frutta, il tutto condito da chiacchiere amichevoli sul più e il meno.
Oggi vogliamo vedere il faro di Pemaquid e il paesino di Boothbay Harbor. Stanno su due penisole separate e non esiste una strada che colleghi le due penisole direttamente, qui bisogna sempre farsi tutta una penisola fino in fondo e poi ritorno. Partiamo con calma, tanto piove. Prima destinazione Pemaquid, dove arriviamo verso le 11. Piove ancora, leggermente. Il faro è stupendo, così come la scogliera sottostante.
Entriamo, il faro si può visitare all’interno. Nella casupola c’è una scala a chiocciola molto ripida e l’ultimo tratto è una scala diritta molto ripida, ci sono dei limiti di altezza per entrare e l’addetta non vuole far salire Alice, troppo piccola dice! Ahi ahi … Subito ecco il faccino da paperotto e il broncio …. Quando s’arrabbia Alice c’è poco da scherzare! Caso vuole che sia presente anche il ‘boss’, come lo chiama la signora, e il boss dà l’OK, può salire anche la piccolina! Effettivamente la scalinata fa un po’ paura! In cima si ha una bellissima visuale del paesaggio circostante il faro e l’addetta che sta in cima ci mostra il funzionamento dell’enorme lampada installata nel faro. Scendiamo e incontriamo un’altra famiglia italiana, sul libro dei visitatori poi ci sono fresche fresche firme di alcuni romani! Usciamo dal faro e ha smesso di piovere. Il cielo rimarrà grigio tutto il giorno, ma per lo meno senza precipitazioni.
Si avvicina l’ora di pranzo e decidiamo di tornare indietro e fermarci nel paesino di Damariscotta, a una quindicina di miglia dal faro.
Damariscotta è poco più di una strada sulla quale si affacciano una manciata di bar, ristoranti, negozi per turisti. Non lontano c’è la parte commerciale del paese, con fast food e autolavaggi, ma preferiamo rimanere nel centro, più caratteristico! Pranziamo al Damariscotta River Grill (http://www.damariscottarivergrill.com/), locale molto carino.
Ripartiamo e in mezz’ora siamo a Boothbay Harbor, paesino davvero delizioso, un po’ la quintessenza del Maine oserei dire (non ho visto la costa più a nordest), casette in legno, il molo pieno di locali dalle insegne vecchio stile, negozi di souvenir. Peccato faccia un freddo cane, per la prima e unica volta durante il viaggio abbiamo tirato fuori dalla valigia le giacche a vento per le bambine!
Indugiamo tra un negozio e l’altro e compriamo qualche T-shirt a pochi dollari, poi facciamo il giro della baia e raggiungiamo il Fishing Pier, dove possiamo ammirare le gabbie colorate utilizzate per pescare le aragoste! Alle 5.30 siamo di ritorno a West Bath. Per ricambiare l’ospitalità dei nostri amici, insistiamo per accompagnarli fuori a cena (poi io mi voglio finalmente pappare questa benedetta aragosta!). Ci portano in un ristorante che, questo sì, ve lo dovete assolutamente segnare! Si chiama Taste of Maine e si trova lungo la US-1 subito dopo lo spettacolare ponte di Bath, nella località di Woolwich http://www.tasteofmaine.com/.
Il ristorante è davvero stupendo, prima della sala da pranzo c’è un negozio di souvenir tra i più forniti di tutto lo stato, pieno di curiosità, per non parlare dell’enorme aragosta all’ingresso e dei memorabilia americani sparsi ovunque nel locale tutto in legno, pompe di benzina, cartelloni e, come no?, targhe! Una piccola parte del salone da pranzo è dedicata ai più piccoli, con un sacco di giochi dove le due bimbette si divertiranno per tutto il tempo della cena, tra un boccone e l’altro!
Ci sediamo, io sono vicino alla finestra e vedo l’oceano. Cosa si può volere di più? Beh, un’enorme aragosta, come quella che hanno portato a me e a Raisa! È la prima aragosta che mangio in vita mia, quindi non so nemmeno da dove iniziare, benchè sulla tovaglietta siano ben impresse le istruzioni per l’uso. Inizio ad armeggiare con la pinza in dotazione, ma se non fosse stato per Raisa sarei ancora lì a cercare di tirar fuori la polpa del mostro!
La mia “aiutante” è esperta, e in men che non si dica, grazie a lei, mi gusto enormi pezzi di polpa, conditi col burro fuso e con l’immancabile pannocchia. Alla fine sono veramente sazio, mentre moglie e bimbe si sono date ai soliti burger e hot dogs! Mi faccio portare il conto, con un po’ di apprensione, abbiamo mangiato, tanto, in sei! Con grande sorpresa pago solamente 106 dollari, mancia inclusa!
======================= Miglia percorse: circa 95 Pernottamento: A casa di Bob & Raisa Pranzo: Damariscotta River Grill (Damariscotta) – $38 Cena: Taste of Maine, Woolwich – $106
Venerdì 11 giugno – Day 13 – Dal Maine al New Hampshire
Le previsioni meteo la sera prima davano una sconfortante pioggia a catinelle, ma come ben sappiamo oramai qui non c’azzeccano proprio mai! Infatti, come prevedeva Bob, ci svegliamo e il tempo è stupendo, freddino ma limpido senza una nuvola! L’idea di oggi era partire in mattinata e arrivare a Conway, New Hampshire, per poi proseguire sulla Kancamagus Hwy e raggiungere Lincoln/North Woodstock.
Alla fine, però, Bob ci fa cambiare idea: visto il tempo fantastico, perché non dedicare una mezza giornata alla vicina spiaggia di Popham Beach? OK, vada per la spiaggia! Partiremo per il New Hampshire nel pomeriggio!
Popham Beach State Park non è certo tra le destinazioni turistiche più gettonate, non ne avevo mai sentito parlare prima d’ora devo dire! Ma se devo consigliarvi dove passare una mezza giornata in questa parte del Maine, beh, non avrei proprio esitazioni.
Colazione squisitamente americana, quattro chiacchiere sulla splendida veranda che dà sul braccio di mare antistante la proprietà, con i colibrì che vengono a bere dalle bottigliette appese al tetto e le bimbe che corrono dietro alla cagnetta affannata! La spiaggia è a una ventina di minuti d’auto dalla casa di Bob, si percorre una strada molto bella che si snoda tra boschi, canneti e tratti di mare aperto, uno spettacolo. Arriviamo all’ingresso (a pagamento) del parco e parcheggiamo la Velocina. Le bimbe sono eccitatissime al pensiero di andare in spiaggia.
Ci incamminiamo sulla spiaggia, la quale si presenta (sono circa le 10.30-11) come una spiaggetta strettissima, con un’isola di fronte. Siccome fa ancora freddino, decidiamo di riprendere l’auto e dare un’occhiata al vicino Fort Popham, un fortino costruito durante la Guerra Civile. Qui nacque nel 1607 la prima colonia inglese nel New England, ben prima dell’arrivo dei Padri Pellegrini a Plymouth.
Tutti i parcheggi sono occupati, quindi scattiamo un paio di foto e ritorniamo con calma alla spiaggia … Incredibile! È diventata più larga, ora è una bella rispettabile spiaggia di mare … Ma la marea sta facendo il suo lavoro e nel giro di un paio d’ore l’isola antistante è raggiungibile a piedi e la spiaggia è larga ormai centinaia di metri! Le bambine si divertono un mondo, corrono e sguazzano qua e là, incuranti della temperatura glaciale dell’acqua! I gabbiani svolazzano qua e là e in lontananza un faro fa capolino all’orizzonte.
Trascorriamo la mattina e il primo pomeriggio sulla spiaggia e, nonostante il cielo sia adesso parzialmente coperto, ci ustioniamo letteralmente tutti quattro! Torniamo a casa di Bob verso le 3 ed è l’ora degli addii (ma chi me lo fa fare, io non mi muoverei più di qua!). L’idea iniziale è di percorrere la 302 per entrare nel New Hampshire presso Fryeburg, ma Bob, che conosce le strade meglio di noi, ci consiglia di fare la 25 entrando nel New Hampshire presso Freedom/Ossipee. Consiglio accettato e azzeccato! Partiamo dirigendoci verso sud, facciamo un pezzettino di Maine Turnpike e poi via dopo Westbrook attraverso i boschi foltissimi. A tratti pare proprio di essere sperduti nei boschi, non una casa, non un’automobile.
Entriamo nel New Hampshire, segnalato da un cartellino e il fido Navigatore ci guida verso la US-16 che ci porterà a Conway, dove arriviamo verso le 6.30. Qui vediamo il nostro primo ponte coperto, davvero carino! Andiamo avanti, North Conway, a poche miglia, è una località molto turistica e sarà sicuramente piena di ristoranti e motel (e outlet!). Infatti North Conway si presenta come una lunga strada costellata di motel, resort, fast food e tutto cio’ che si puo’ chiedere a una cittadina USA.
Sono le 7 passate e la fame si fa sentire, inoltre siamo stanchissimi, le bimbe sono stufe … Ok, per stasera vada per il McDonald’s! Entriamo e tutto è in stile montagna, con i tavoli dentro le cabine di una seggiovia, divertente! C’è anche lo spazio giochi, così mentre le due si sfogano, io attraverso la strada e vado a chiedere nel motel di fronte, lo Yankee Clipper Inn (http://www.theyankeeclipperinn.com/). La tipa simpatica alla reception mi spara un prezzo, ok, torno a riferire a mia moglie e le dico che ci penso. Avuto l’ok dalla consorte, recuperiamo i due animaletti e ci dirigiamo al motel.
Donne a nanna, io rimango sveglio a rimuginare su come organizzare la giornata di domani. L’idea era fare la Kancamagus e vedere gli orsi neri al Lincoln Trading Post, ma lo spettacolo è alle 11 e non credo arriveremo … Decideremo domattina!
======================= Miglia percorse: circa 130 (15 + 15 a/r da Popham Beach, poi altre 100 fino a N. Conway) Pernottamento: Yankee Clipper Inn, North Conway – $86 Pranzo: Al sacco in spiaggia Cena: McDonald’s, N. Conway – $21
Sabato 12 giugno – Day 14 – Dal New Hampshire al Vermont
Ci svegliamo e fa piuttosto freddino (60 F scarsi), inoltre pioviggina … che fare in mezzo alle montagne del New Hampshire con un tempo simile? Speriamo per lo meno che smetta presto di piovere! Tra le tante alternative che avevo vagliato, la più interessante a questo punto pare quella del museo dei trenini che si trova a Intervale, poche miglia a nord di North Conway. Entro sera dobbiamo raggiungere il Vermont attraversando la Kancamagus Hwy. Si preannuncia una giornata di guida intensa …
Facciamo colazione nel locale annesso al motel, per il quale alla reception ci hanno consegnato un buono sconto. Le bambine sono molto d’accordo sulla visita al museo dei trenini. Prima, però, almeno un’occhiata ai famosi outlet di North Conway (nel New Hampshire non ci sono tasse sulla vendita!) è d’obbligo. Partiamo e a poche centinaia di metri dal nostro motel deviamo per il centro commerciale, anche qui come a Kittery suddiviso in diverse costruzioni a un piano nelle quali trovano posto i negozi dei vari marchi. Ripartiamo e in 5 minuti siamo nella vicina Intervale e troviamo subito l’Hartmann Model Railroad (http://www.hartmannrr.com/), circondato dagli immancabili boschi. Ha smesso di piovere e questo ci rincuora non poco! Il piccolo museo è davvero interessante: all’interno si possono ammirare una decina di enormi plastici che riproducono vari paesaggi (incluso North Conway con la sua caratteristica stazione ferroviaria), con relativi trenini azionabili con un pulsante. Le bambine si divertono un sacco … E anche noi! L’ingresso costa $5 a testa. Fuori, nel bosco, corre un trenino un po’ più grande sul quale possono montare grandi e piccini. Il giro dura una decina di minuti e si snoda in mezzo al bosco circostante, decorato con sagome di animali che fanno felicissime le bambine.
Si è fatta ora di pranzo, quindi partiamo alla ricerca di un ristorante di qualche tipo. A questo punto, ci siamo allontanati da Conway, dove parte la Kancamagus Highway. Abbiamo, quindi, due alternative: tornare indietro per prendere la Kanc dall’inizio, o proseguire e fare il giro delle White Mountains a nord (un po’ più lungo …). L’addetto del museo ci indica però una terza soluzione, che non avevo nemmeno preso in considerazione: prendere la Bear Notch Road, stradina indicata come ultra-secondaria sull’atlante, che taglia a sud congiungendo la US-302 con la US-112 (Kancamagus Highway). Proviamo questa allora!
Proseguiamo un paio di miglia e ci fermiamo allo Hill’s Top BBQ a Bartlett ), localino tipico proprio come piace a noi, la cui mascotte è il Wicked Pig, un maialino motociclista un po’ pestifero.
Il parcheggio è pieno di motociclette cromate, siamo in piena Bike Week e ci sono motociclisti dappertutto … Un po’ diversi da quelli che girano qua da noi … Innanzitutto la loro età media supera i 50 anni, poi sono rispettosissimi delle regole della strada, vanno piano e si godono il paesaggio, non fanno sorpassi azzardati, anzi non sorpassano proprio! La fame si fa sentire, mi prendo un piattone di Ribs con salsa barbecue, patatine e quant’altro. Belli rifocillati ripartiamo e, in un paesaggio non dissimile da quello del nostro bel Trentino, tra foreste e casupole sparse qua e là, arriviamo all’inizio della Bear Notch Road.
In effetti la strada è strettina, ma noi siamo abituati a ben altro! Sarà la volta buona in cui incontreremo un alce? Macché! Di alci ci sono solo quelli disegnati sui cartelli ai lati della strada! Pazienza! In una mezz’ora ci ricongiungiamo alla mitica Kancamagus Highway (US-112) che si snoda tra le White Mountains in un paesaggio decisamente alpino. La strada è molto bella, certo dev’essere ben più interessante da percorrere con il foliage! Presto arriviamo al Kancamagus Pass … Alla … Ehm … Incredibile altitudine di ben 2855 … Piedi ! Ma sono solo 870 metri!
Ci fermiamo in uno dei punti panoramici e diamo un’occhiata intorno, poi ripartiamo e in una mezz’ora siamo a Lincoln, dove si trova il mitico Clark’s Trading Post (http://www.clarkstradingpost.com/), una sorta di parco divertimenti stile Western la cui maggiore attrazione è lo spettacolo con gli orsi neri … Peccato sia già tutto chiuso, sono le 4 passate, ma riusciamo comunque a vedere la famiglia di orsi che passeggia oltre la rete. Il Vermont ci attende, si va! Seguiamo in tutto e per tutto i consigli del Navigatore (un po’ cocciutamente lo ammetto!) e ci ritroviamo sulla NH-118, una strada tutta saliscendi in mezzo ai boschi, senz’anima viva, con l’asfalto mezzo dissestato … Balzellon balzelloni, passiamo un paio di avamposti abitati e finalmente ci ricongiungiamo alla NH-25-A, che non è poi tanto meglio, ma in una ventina di minuti finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel e ci ritroviamo, presso Orford/Fairlee, nel Vermont sulla Interstate 91! Finalmente si fila velocissimi a 65 miglia allora e in men che non si dica siamo nei pressi di White River Junction.
La regione in cui ci troviamo comprende la Upper Valley nel New Hampshire centro-occidentale con la cittadina di Lebanon e White River Jct, Quechee e Woodstock nel Vermont. Il verde è prorompente, peccato che il tempo sia grigio! Ci inoltriamo nel Vermont lungo la VT-4 e passiamo per Quechee arrivando fino a Woodstock. L’idea è di trovare un bed & breakfast qua, di quelli bellini caratteristici del Vermont, e fermarci un paio di notti per riposare un po’ visitando la regione circostante. Woodstock è un paesino molto carino, ci sono diversi hotel e B&B ma … NO VACANCY ovunque ! La temibile scritta campeggia davanti a tutte le porte dei B&B della zona! Caso vuole che quel weekend sia il graduation weekend, cioè la fine della scuola per tutti i college con relativa festa di graduation. Tutto pieno, strapieno! Ci tocca tornare indietro verso White River Jct, dove alla fine troviamo posto al Super-8 … Postaccio un po’ squallido, pazienza! La camera è decente e il posto è centrale, accontentiamoci, sono le 7 passate! Sfuma il nostro sogno di alloggiare in un bel B&B! Per cena ci dirigiamo verso Lebanon, dove troviamo un ristorantino della catena 99, molto carino, si mangia bene e il posto è accogliente. Per di più, siccome hanno appena vinto i Boston Red Sox (Baseball), la cena per i bambini è gratis! Un po’ di fortuna in fondo alla giornata.
Alla fine andiamo a letto alle 10 passate, siamo stanchissimi, ma non mi faccio mancare la solita lattina di Ginger Ale prima di addormentarmi. Domani ci attende una giornata tranquilla a spasso per il Vermont.
======================= Miglia percorse: circa 120 Pernottamento: Super8, White River Junction, VT – $98 Pranzo: Hill’s Top BBQ, Bartlett, NH – $41.50 Cena: 99 Restaurant, Lebanon, NH – $33
Domenica 13 giugno – Day 15 – Woodstock, VT
Oggi vogliamo trascorrere una giornata tranquilla esplorando l’area di Woodstock/Quechee. Una bella colazione al Super8, non manca davvero nulla, caffè, succo d’arancia, pane, burro, marmellata, muffin. Facciamo benzina al vicino distributore e partiamo sulla VT-4 direzione Woodstock. Peccato che anche oggi il tempo sia grigio, sembra novembre, è anche freddino, ma per fortuna non piove! Prima tappa a Quechee, dove ci fermiamo ad ammirare il ponte coperto, davvero bello. Quechee, come White River Junction, fa parte della municipalità di Hartford. Il ponte coperto, sebbene non antico (fu costruito nel 1970), è notevole per le dimensioni e permette il passaggio sopra il fiume Ottauquechee, in un punto dove il corso d’acqua forma una graziosa cascata. Foto di rito, con le bimbe curiosissime di ammirare la cascata dalle finestrelle che si aprono lungo il ponte.
Proseguiamo per Woodstock e, in breve, siamo davanti alla famosa Billings Farm (http://www.billingsfarm.org/), un’enorme fattoria-museo perfettamente funzionante, vero highlight della giornata soprattutto per le due birichine che non vedono l’ora di accarezzare gli animali! Tutto è perfetto, tenuto alla perfezione, verde ovunque, aceri e altri alberi allineati nei campi, sembra di essere in Svizzera! Entriamo (l’ingresso ci costa in tutto 33 dollari) e ci dirigiamo subito all’enorme stalla dove decine di enormi mucche stanno disposte su due file, pronte per essere munte. Sono tutte posizionate con il didietro verso l’interno della stalla, per cui l’addetto ci avvisa di starne un pochino lontani … Non si sa mai!
Vicino alla stalla principale c’è la nursery dei vitellini. Le bimbe vanno in visibilio, il più piccolo ha soli 5 giorni, già si regge sulle zampe, anche se a fatica. Chiara si diverte a leggere tutti i nomi delle bestiole, la maggior parte sono femmine, stiamo lì a osservarle e accarezzarle a lungo, poi lì accanto il mandriano fa una presentazione in cui spiega come il latte viene munto e come viene fatto affluire con un sistema di tubazioni sterili fino alla stanza dove viene conservato. La fattoria vende il latte di propria produzione a tre principali distributori del New England. Accanto all’edificio principale c’è la residenza ottocentesca dove viveva il ‘manager’ della fattoria fino a un centinaio di anni fa. È perfettamente conservata con tutto l’arredamento e le suppellettili, è molto interessante anche perché da noi è più facile trovare il castello medievale ristrutturato e conservato che un’abitazione di 100 anni fa, considerata tutt’altro che antica!
Facciamo quattro passi nei campi verdissimi ed è già ora di pranzo. Il centro di Woodstock è a due passi, prendiamo la Velocina e parcheggiamo sulla strada principale, è domenica e il parcheggio è gratuito. Woodstock è un paesino tranquillo e molto carino, quintessenza dei villaggi del Vermont. Poco più di una strada, sulla quale si affacciano negozietti e locali. Ci fermiamo al Mountain Creamery, noto più che altro per la pasticceria, ma fanno anche sandwich di vario genere e hamburger. Proviamo la “apple pie” col gelato, davvero squisita. Passeggiamo per Woodstock, arriviamo al parco in fondo all’abitato e torniamo indietro passando davanti al Town Hall e al grazioso ponte coperto (poteva mancare?).
Ripartiamo e ci dirigiamo verso Quechee, dove vogliamo visitare il Quechee Gorge, soprannominato la “Risposta del New England al Gran Canyon”. Si tratta di un canyon scavato dal fiume Ottauquechee e profondo poco più di 50 metri, che si puo’ osservare da alcuni punti di osservazione lungo la Route 4. OK, niente di speciale, vale giusto la pena di fermarsi 5 minuti a dare un’occhiata e fare un paio di foto.
Lì vicino sorge il Quechee Gorge Village, centro commerciale davvero carino e pieno di negozi d’ogni sorta. Entriamo nel negozio principale, e qui si aprono le porte del paradiso: è un enorme antique-shop pieno di tutte le cose che mi fanno impazzire, pompe di benzina, poster, cartelloni anni 50, utensili originali.
Al piano di sotto c’è una specie di museo dei giocattoli, con trenini elettrici e una vetrina enorme con tutti i personaggi di Star Wars della Hasbro, quelli originali di trent’anni fa! Bellissimi! Al secondo piano continua l’esposizione di giocattoli d’epoca e ho occasione di scambiare quattro chiacchiere con il manager del negozio a proposito delle targhe che ha in esposizione.
Vicino all’ingresso è possibile assaggiare una varietà di formaggi del Vermont e di “cheese spread” gustosissime da provare sui crostini! Dopo aver speso qualche quarto di dollaro sui giochi all’esterno, sono quasi le 6 del pomeriggio e ci dirigiamo verso il Super8 dove dormiremo anche stanotte. Ci riposiamo una mezz’ora e poi andiamo a cena al 99 Restaurant di ieri, dove ci eravamo trovati davvero bene. Al ritorno verso casa, mi fermo in un supermercato a prendere il latte. È davvero enorme! C’è di tutto, sono le 9 passate ed è ancora aperto. Mi verrebbe voglia di comprare tutto!
Domani ci attende una tappa molto lunga, dobbiamo avvicinarci verso New York. A nanna!
======================= Miglia percorse: circa 20 Pernottamento: Super8, White River Junction, VT – $98 Pranzo: Mountain Creamery, Woodstock, VT – $33 Cena: 99 Restaurant, Lebanon, NH – $45
Lunedì 14 giugno – Day 16 – Dal Vermont al Connecticut
Oggi è la nostra ultima giornata intera in terra americana, domani sera abbiamo il volo di ritorno dall’aeroporto JFK di New York, alle 19.20. Urge, pertanto, avvicinarsi il più possibile alla metropoli. Su questi ultimi due giorni di on the road ci avevo perso la testa parecchio prima di partire. Venendo dal Vermont e volendo arrivare a New York non ci sono particolari attrazioni degne di nota, se si vuole fare la strada breve ovviamente. Si passa dalla regione occidentale del Massachusetts, nelle Berkshires, zona interessante ma che andrebbe visitata con tutta calma. Nel Connecticut ci sarebbe la zona di Litchfield, ma impone una seppur lieve deviazione. A Springfield (come recita la nostra guida: “Crap! You’re in Springfield”) ci sarebbe il parco Six Flags, molto bello, ma sinceramente di perdere una giornata intera là dentro non ci entusiasmava troppo, anche perché comunque le bambine sono troppo piccole per le montagne russe, che sono la vera attrazione del parco. Poco dopo il confine tra Vermont e Massachusetts c’è la Mohawk Trail e ci sono un paio di paesini interessanti. Ci alziamo prestino, il cielo è ancora coperto, stile autunnale. Beh, mi consolo, è l’ideale per viaggiare! Alle 10 e mezza siamo sulla Interstate 91 in direzione sud. Niente traffico, si viaggia benone a 65 mph costanti. Dopo essermi ripassato bene tutto il capitolo Massachusetts della guida, decidiamo di uscire a Greenfield e raggiungere Shelburne Falls.
Le bambine sono tranquille e giocano sui sedili posteriori, ma quanto sono brave quelle due? Dopo poco più di un’ora arriviamo alla nostra uscita e prendiamo la MA-2 West, la mitica Mohawk Trail. Il paesaggio è molto bello, colline verdi, casupole, fattorie, boschi.
Una decina di miglia e siamo a Shelburne Falls. La cittadina è molto graziosa, poco più di una strada, piena di negozi e bar, che culmina in un ponte, anzi due ponti, sul fiume Deerfield: mentre uno dei ponti serve al passaggio del traffico veicolare, quello parallelo (i due ponti sono quasi attaccati) è il famoso Bridge of Flowers. Si tratta di un ponte più piccolo del primo, usato per la ferrovia fino al 1928, tutto ricoperto di fiori d’ogni tipo, una specie di piccolo giardino botanico lussureggiante percorribile solo a piedi, davvero carino (http://www.shelburnefalls.com/explore/sights-scenes).
All’estremità occidentale del ponte, c’è un ristorantino con i tavoli a picco sul fiume (un po’ da vertigini!), il West End Pub. Ci fermiamo per il pranzo, non male, a base dei soliti megasandwich, patatine ecc ecc. Adesso c’è il sole ma non fa troppo caldo, guardiamo i pesci guizzare nel fiume e ci rilassiamo giocando con le bimbe. Prima di andarcene da Shelburne Falls, diamo un’occhiata alle Glacial Potholes, delle formazioni rocciose, dei veri e propri buchi rotondi, alcuni larghi più di un metro, scavate dal Deerfield River alla base della piccola cascata formata dal fiume a valle dei ponti. Non è facile trovare il posto, indicato da un cartello insignificante in una laterale della via principale.
Non sapendo esattamente dove andremo a dormire stanotte, proseguiamo sulla I-91, pensando di arrivare nei pressi di New Haven. Attraversiamo Springfield e siamo presto nei pressi di Hartford, capitale del Connecticut della quale intravediamo il famoso Capitol Building con la cupola dorata. Qui il traffico diventa più intenso, a tratti ci sono code e rallentamenti. Ci fermiamo poco dopo la città per fare un po’ di merenda in un Dunkin’ Donuts … Le due pesti hanno scoperto i Donuts e ne vanno pazze! Decidiamo a questo punto di filare dritto fino a New Haven. Sulla guida leggiamo di un B&B molto carino in una certa Howard Avenue. OK, è nostro, penso, stasera, ultimo pernottamento, si va finalmente nel B&B ! New Haven è abbastanza tentacolare, inoltre la temperatura è aumentata e siamo tutti quattro un po’ stanchi, sono le 6 di pomeriggio. Imposto sul navigatore questa Howard … Avenue, ma non mi accorgo sovrappensiero che il display del navigatore mi presenta due scelte, Howard Ave. E … Howard St.! Ovviamente scelgo la seconda …
Andiamo a finire a East Haven, un sobborgo molto carino della città, al di là di un fiume che credo sia il Quinnipiac River, ma non ne sono certo. Casette e villette tutte uguali con il giardino ben tenuto … Arriviamo finalmente in Howard Street … Ma ovviamente non c’è traccia del B&B ! Solo allora mi rendo conto dell’errore! Imposto Howard Avenue e ci fa tornare indietro … Ammiriamo lo spettacolo del ponte girevole sul fiume, che si apre davanti a noi! Veramente spettacolare!
Il navigatore ci fa arrivare a West Haven, dall’altra parte della città, sul mare. Il posto sembra un po’ un postaccio, un po’ di degrado suburbano, macchine scassate, case un po’ diroccate, alcune abbandonate … Vabbé, proseguiamo e arriviamo dritti all’indirizzo al quale la guida indica esservi uno dei ‘più bei B&B della regionè ….. Qui, solo una casa, per carità bellina, ma con un cartello “FOR SALE”. Evidentemente la crisi ha colpito dura e, dal 2008 (anno di pubblicazione della guida) le cose sono cambiate!
Presi dallo sconforto, abbandoniamo l’idea del B&B e andiamo alla ricerca di un posto qualsiasi, visto che sono le 7 passate! Sulla litoranea di West Haven troviamo il Debonair Beach Motel.
La location non è malaccio, a due passi dalla spiaggia sconfinata. C’è pure la piscina, da fuori non sembra così male. Ok, entro e chiedo … Per sicurezza chiedo di poter vedere la camera, dò un’occhiata naturalmente molto superficiale e mi pare accettabile, bene, affare fatto.
Entriamo … Guardiamo meglio … Arredamento anni Cinquanta, vecchio, scassato e non proprio pulitissimo. Bagno minuscolo con lavandino giallo striminzito e mal funzionante … Doccia idem, per lo meno c’è la tv e il frigo … Mamma mia, nemmeno l’ultima notte abbiamo il piacere di dormire in un posto come dico io!
Ci rincuoriamo con una passeggiata sulla spiaggia sconfinata che dà sul Long Island Sound, veramente bella anche se non pulitissima. Le bimbe scorazzano felici e questo ci basta a tirarci su il morale! Poco lontano dal motel c’è un ristorantino drive-in molto bello, si chiama Chick’s Drive In ed è molto molto tipicamente americano! Si mangia più che altro cibo a base di pesce, anche buono devo dire!
Rifocillati, piano piano torniamo al nostro motel scassato e le bambine si guardano un film a cartoni animati prima della nanna. Domani, si torna a casa … Purtroppo! ======================= Miglia percorse: 207 Pernottamento: Debonair Beach Motel, West Haven, CT – $77 Pranzo: West End Pub, Shelburne Falls, MA – $41 Cena: Chick’s Drive In, West Haven, CT – $29
Martedì 15 giugno – Day 17 – Ultimo giorno
Si parte, oggi è davvero l’ultimissimo giorno, stasera alle 19.20 abbiamo il volo AZ605 dall’aeroporto JFK di New York.
Alle 8.30 siamo svegli, c’è un po’ di agitazione per la partenza imminente, prepariamo bene tutte le valigie. Il borsone extra che avevamo portato chiuso in valigia all’andata è bello pieno di mutande, calzini e magliette puzzolenti mentre nelle valigie rigide c’è spazio per tutto comodamente.
Partiamo dal Debonair Beach Motel e ci dirigiamo in centro a New Haven, dopo una piccola colazione al Dunkin Donuts più vicino (ce ne sono dappertutto!), per dare un’occhiata rapida alla città. Voglio rivedere gli edifici dell’università di Yale, dove avevo soggiornato per una settimana presso un’amica nel 1991. New Haven è molto estesa e, mentre il Downtown è molto bello e curato, le periferie sono piuttosto degradate. Gli edifici universitari sono sparsi qua e là, parcheggiamo la Velocina lungo la strada mettendo un paio di quarters nel parchimetro e ci facciamo un giro a piedi, ammirando le facciate in stile gotico e camminando tranquilli in mezzo agli studenti che sono ovunque.
Sono circa le 11.30 quando riprendiamo la I-95 direzione sud verso New York. Calcolando che dobbiamo presentarci al check-in almeno due ore prima (ma perché in Italia sono tre?) e calcolando che dobbiamo anche riconsegnare l’auto, ci poniamo come ora limite di presentarci per le 4 alla stazione Hertz.
Il traffico è intenso ma si viaggia abbastanza spediti. In poco tempo siamo alle porte della Grande Mela, ma abbiamo commesso l’errore di non fermarci prima, nel Connecticut, per uno spuntino. Inoltre devo pure fare il pieno. Così, passato il maestoso Whitestone Bridge, ci ritroviamo a doverci fermare per forza da qualche parte nel Queens … Cerco sul Navigatore i ristoranti e fast food, me ne indica diversi, il traffico si è fatto molto più intenso ma devo per forza uscire dalla I-678.
Ci inoltriamo nell’inferno dantesco del quartiere di Flushing Meadows … Praticamente una sorta di mega-chinatown nel Queens, un formicaio con gente dappertutto, macchine che sbucano da ogni dove, puzza di cibo cinese e sporcizia indicibile … E non c’è un’insegna scritta nel nostro alfabeto, tutto ideogrammi, pare di essere a Shanghai!
È il panico! Sono solo le 2, ma abbiamo ancora la pancia vuota e il serbatoio idem, e abbiamo ancora una quindicina di miglia per arrivare all’aeroporto! Passiamo più di mezz’ora bloccati in una fila di semafori, mi viene da piangere. Riusciamo alla fine a districarci un po’ e accostiamo la Velocina davanti a un Dunkin’ Donuts (!). Sandwich al volo, riprendiamo la macchina e mi fermo al primo distributore a fare il pieno. OK, siamo a posto, possiamo riprendere la I-678 … Solo che il traffico è completamente bloccato, si procede a passo d’uomo su quattro file! Un’altra mezz’ora di panico … Alla fine c’erano un paio di veicoli in mezzo alla carreggiata che bloccavano tutto.
Tra un’imprecazione e l’altra riusciamo ad arrivare al Federal Circle Building alle 3 e mezza! Ce l’abbiamo fatta.
La consegna dell’auto è rapidissima, passa un addetto a controllare la macchina, 5 minuti e abbiamo fatto … Salutiamo a malincuore la mitica Velocina che ci ha accompagnati in questa grande avventura. 1453 miglia percorse, non male dopo tutto.
All’ingresso della sede Hertz, si passa una porta a vetri e si arriva all’ascensore che porta all’AirTrain per il Terminal. Il nostro è il Terminal 1, la prima fermata della monorotaia. Più comodo di così non poteva essere! Arriviamo al bancone Alitalia, c’è coda perché un altro volo su Roma sta partendo a breve. Facciamo il check-in e abbiamo ancora un bel po’ di tempo da attendere, quindi ci riposiamo e prendiamo qualcosa al McDonald’s al piano superiore.
Ci avviamo verso i controlli di sicurezza. Memori delle storie incredibili lette sui controlli di sicurezza negli USA, ho un po’ di paura, non so nemmeno io di cosa. Nessunissimo problema. L’unica differenza rispetto all’Italia è che ti fanno togliere le scarpe … Poi la poliziotta mi rimprovera perché mi ero dimenticato di togliere cintura, chiavi, orologio …!
L’imbarco inizia alle 18.30 al Gate 5. Precedenza alle famiglie con bambini. L’aereo è strapieno e, causa traffico intenso, partirà con più di mezz’ora di ritardo. Dal finestrino si vede il tramonto su New York, poi ammiriamo l’estensione sconfinata di Long Island. Dopo un po’ guardo fuori e, nella semioscurità, distinguo perfettamente la sagoma a gomito di Cape Cod, con Martha’s Vineyard e Nantucket a contorno.
Addio, anzi, arrivederci America!
======================= Miglia percorse: 85 Pranzo: Dunkin’ Donuts, Flushing Meadows, Queens, NY – $11 Cena: Alitalia!