New York nel cuore
Costo Soggiorno (volo+hotel) = 700 € a testa.
Un viaggio sognato e risognato. La voglia di scoprire quell’America vista nei film, nei telefilm, letta sui libri di scuola e vista in fotografia.
14 Settembre 2008… Ci siamo!! Dopo mesi e mesi di ricerche su internet, io e il mio fidanzato riusciamo ad arrivare ad un prezzo veramente modesto per questo viaggio da sogno.
Prenotiamo il volo a/r su Expedia al costo di 500 € (ma vi assicuro che si possono trovare anche a molto, molto meno). Partenza da Milano Malpensa alle 12.25, volo diretto American Airlines su un boeing 767 veramente impeccabile.
Dopo poco meno di 8h atteriamo… L’aereoporto Jhon Fitzgerald Kennedy è lì sotto i miei piedi. Io, appiccicata al finestrino, continuo a ripetermi “Ci siamo, ci siamo, questa è l’America”. Un’emozione inspiegabile.
Arrivati in aeroporto prendiamo le nostre valige e ci sottoponiamo ai rigidissimi controlli americani: impronte digitali, scannerizzazione della retina, timbro sul passaporto, e via, si parte! Acquistiamo due biglietti per lo shuttle che collega l’aereoporto alla città, e ci incamminiamo verso Manhattan, per la precisione verso Harlem, dove il nostro piccolo appartamento prenotato mesi prima attendeva il nostro arrivo (consiglio a tutti il sito newyorkhabitat.Com. I prezzi sono abbordabilissimi e la serietà dell’agenzia è fenomenale!!!) Abbiamo scelto Harlem come zona di soggiorno innanzitutto per i prezzi modici rispetto a qualsiasi altra zona di Manhattan (l’appartamento per due settimane ci è costato 200 € a testa. Appartamento veramente confortevole con cucina, bagno,e camera da letto piuttosto spaziosa), e per la maggiore comodità negli spostamenti rispetto a Brooklyn, Staten Island, il Queens, ecc. Volevamo poi vivere la città un pò al di fuori dei soliti schemi turistici, e abbiamo quindi deciso di imbatterci in questa realtà sud-americana.
Abbiamo trovato Harlem un luogo assolutamente vivibile e sicuro (rientravamo a casa intorno a mezzanotte e ci sentivamo tranquilli di farlo), decisamente folkloristico e simpatico. La mattina camminavamo per la strada con l’odore di pannocchie tostate sotto il naso mischiato a profumi di cipolla, ananas e angurie fritte.
La metro distava soli due isolati dal nostro appartamento, la linea verde n°6, comoda per qualsiasi tipo di spostamento.
Il giorno del nostro arrivo, proprio fuori dalla nostra accomodante sistemazione, si stava svolgendo la festa mexicana, con tanto di palco, balli, danze, chioschetti, e poliziotti affamati in uniforme che morsicavano i loro (senza esagerare) enormi hamburgers.
Rimango lì per lì stupefatta da ciò che il quartiere ci poteva offrire… Ci avviamo verso il nostro appartamento (casetta di mattoni rossi, esattamente come nei film) è lì incontriamo Aram, il proprietario dello stabile. Una persona squisita, sempre disponibile, che non vuole neppure i soldi della caparra (e noi siamo estremamente felici di ciò), che ci accompagna al secondo piano e ci fa entrare in casa. Ripeto, appartamento veramente carino e pulito. Io rimango felicemente soddisfatta della scelta! Lasciate le valigie in casa, dimenticandoci completamente del jet-lag, partiamo per vivere i nostri primi momenti newyorkesi.
Come prima cosa acquistiamo la METRO CARD di durata settimanale, 24 $ per una settimana di trasporti illimitati. Assolutamente conveniente. Successivamente acquistiamo anche la carta “NEW YORK CITY PASS”. 74 $, durata 9 giorni, con possibilità di visitare i maggiori musei della città gratuitamente e con corsia preferenziale (ovviamente si evitano le interminabili code per fare i biglietti), quindi: Empire State Building, American Museum of Natural History, Guggenheim, MOMA, Metropolitan, Statua della Libertà ed Ellis Island, più sconti in vari negozi, ristoranti, ed ai musei: NYC Fire Museum e Police Museum.
Anche questa la consiglio per chi abbia abbastanza tempo per visitare a pieno la città, e quindi anche i bellissimi musei che la abitano.
Tornando al nostro arrivo, saliamo sulla linea 6, fino ad arrivare alla magica FIFTH AVANUE.
A questo punto io non trovo più parole. Il confine tra sogno e raltà è veramente sottile, tanto da rimanere sulle nuvole per i primi 30 minuti di camminata.
Gli immensi negozi da vestire e non, questi interminabili grattacieli, la cattedrale di St. Patrick ed il suo gotico nel bel mezzo della richezza e della modernità, i new yorkesi ed il loro “layout” (come mi divertivo a definirlo): i-pod, sturbucks, new york times. I newyorkesi corrono sempre avanti e indietro con loro valigette, sono indifferenti a tutto quello che li accade intorno (se sulla metro un ragazzo inizia a cantare a squarciagola, piuttosto che altro, loro ne rimangono totalmente indifferenti) se però ti vedono in difficoltà di fronte ad una cartina, sono sempre pronti a fermarsi e a chiederti “Hai bisogno di aiuto?”.
Passeggiamo per la quinta strada fino a raggiungere il “ROCKFELLER CENTER”. La statua dorata di Prometeo è lì, leggera, in mezzo alla piazza. Continuo a non capire nulla dall’emozione.
Entriamo nell’imponente palazzo (al piano inferiore si trovano, come sempre, Sturbucks e diversi negozietti di souvenirs e non), e facciamo il biglietto per salire in cima al grattacielo (“The Top of The Rock”).
Fortunatamente non ci aspetta coda, saliamo su un ascensore spaziale, coloratissimo, e arriviamo in cima.
Era già buio, erano all’incirca le sei di sera, e la New York illuminata ci attornia con il suo splendore. Il buio pesto di Central Park di fronte ai nostri occhi. L’Empire State Building alle nostre spalle. Times Square ed il suo orologio lievemente coperto dai grattacieli. Il Chrisler, così immensamente elegante. Tirava una brezza non indifferente, tant’è che il giorno dopo mi sono ritrovata lievemente influenzata (tenete conto che l’aria in metropolitana è GELIDA, non dico freddina, GELIDA), ma questo non mi fermò assolutamente. Avrei potuto continuare anche con la febbre a 40!! Scesi dal ROCKFELLER CENTER continuiamo la nostra passeggiata sulla quinta strada, entriamo dentro il cubo dell’Apple Store, e lì, perdo definitivamente il mio fidanzato! Non è grande quanto me lo immaginavo (quello di Boston è più grande), ma c’è di tutto e di più. Tutto esposto alla perfezione e tutto da provare. E’ perfino possibile consultare la propria casella di posta elettronica sui mac in esposizione, navigare in internet.
Passeggiamo ancora, e ancora, e ancora per la quinta strada per poi dirigerci verso TRIBECA. Qui ci fermiamo a cena al ristorante BREAD TRIBECA, un locale “modaiolo”, molto tranquillo ma arredato con gusto, design, un locale di tendenza. Si possono mangiare panini a pranzo, ma a cena cucina italiana, del resto ottima. Io e Ale abbiamo preso due piatti di ravioli fatti in casa con burro, salvia e amaretti tritati. Buonissimi. Per concludere con un dolce al cioccolato di tutto rispetto! A New York si mangia bene, e si può mangiare bene a prezzi contenuti. Grazie alla nostra fedelissima Lonely Planet siamo sempre stati soddisfatti dei nostri pasti (anche se molte volte, il pranzo o la cena venivano saltati causa voglia di vedere, di girare, che ci faceva perdere il senso del tempo, e della fame!!) I giorni successivi ci dedichiamo prettamente ai musei, avendo fatto la NYC City Pass pensiamo che la prima settimana sarebbe stato meglio dedicarla alla visita dei musei. Tutte le distanze possibili da percorrere a piedi, le percorrevamo a piedi, perchè appunto, a New York c’è talmente tanto da vedere che più si può stare con la testa all’aria, meglio è! Colazione sempre e rigorosamente da Starbucks, ma vi consiglio ASSOLUTAMENTE di provare MAGNOLIA BACKERY, 401 Bleecker Street at West 11th Street (ho da poco scoperto che ne hanno aperta una anche all’interno del Rockfeller Center, ma continuo a pensare che il contesto nella quale si trovi la “storica” sia 100 volte meglio). Penso la pasticceria più piccola e più buona di NYC. Abbiamo mangiato dei cupcakes libidinosi. Un localino veramente minuscolo, dove servono anche tazzoni di caffè per la colazione e non. Purtroppo era un pò scomodo dal nostro appartamento, se no ci sarei andata tutte le mattine. Tra l’altro si trova nel West Village; avete presente le casettine in mattoni rossi alla Sex & The City? Ecco, quello è il quartiere. Veramente carino passeggiarvici, molto tranquillo. Vicino alla pasticceria si trova inoltre Christopher Park, il piccolo giardinetto con all’interno le statue di coppie gay di George Segal.
Quindi, la prima mattina, partiamo subito per l’EMPIRE STATE BUILDING.
Da mesi e mesi e mesi e mesi aspettavo questo momento!! In realtà prima di dirigerci verso l’Empire, io e il mio fidanzato ci dirigiamo verso B&H. Lo consiglio a tutti coloro interessati ad acquisti di prodotti elettronici negli States. Da B&H si può trovare tutto, ed è esattamente il paradiso del fotografo. Essendo noi due grandi appassionati di fotografia, prima di dirigerci verso l’imponente grattacielo, passiamo da B&H a far rifornimento. Vi posso assicurare che il risparmio è davvero, davvero, notevole.
Bene, con il nostro nuovo corredo fotografico, ci dirigiamo dunque verso l’Empire. La vista da lì sopra è qualcosa di estenuante. Ci si sente veramente sul tetto del mondo. Che emozioni ragazzi!!! Lo dico sempre, e lo ripeterò sempre: almeno una volta nella vita, New York la si deve vedere.
Scesi dall’Empire ricominciamo la nostra passeggiata sulla Quinta Strada, fino ad arrivare al FLATIRON BUILDING. Il primo grattacielo costruito a New York all’incrocio con la Broadway. La sua forma a Ferro da Stiro io la trovo bellissima. E vi dirò, è uno dei palazzi che più mi sono piaciuti a NY. Solo 20 piani, ma sicuramente di stile.
Dopodichè prendiamo la metro e ci dirigiamo verso Brooklyn, per passeggiare sul famosissimo ponte.
Che dire? Ha sicuramente il suo fascino e incute un senso di storia, di profondità. Abbiamo visto il tramonto su Manhattan dal ponte. Il cielo arancione rosato calarsi su quell’isola così attraente e dal fare veloce. Bellissimi momenti.
Passato il tramonto ci dirigiamo verso BROOKLYN, cercando di farci una pizza da GRIMALDI’S, la pizzeria più famosa e “buona” della città. La prima sera non riusciamo ad entrare. La coda fuori è chilometrica e io mi sento veramente stanca (come ho detto righe sopra, ero anche un pò influenzata), quindi per questa volta lasciamo, ma ritenteremo nelle prossime sere con successo. Non aspettatevi di arrivare davanti alla porta di questo minuscolo locale senza mettervi in coda, ma non disperate! Tutto si sbriga piuttosto velocemente.
Grimaldi’s è sicuramente un locale affascinante. Un locale tipicamente americano, con le foto di Frank Sinatra e di Marylin alle pareti. Un buco, nel vero senso della parola. Sotto la verde e vecchia insegna si leggono cartelli con su scritto “NO SLICES” “NO CREDIT CARDS”. Una rovina per gli americani!!! Tant’è che per sopperire il problema, cos’ha fatto il buon vecchio Signor. Grimaldi? Ha direttamente inserito un bancomat nell’ingresso della pizzeria, da dove poter far prelevare i suoi clienti in mancanza di contante. Non era più semplice adibire un POS? No! Facciamo le cose in grande, so’ americani!! Tornando al locale, gli spazi sono minuscoli, si mangia tutti appiccicati sopra tovaglie a scacchii rosse e bianche. I tavoli sono talmente piccoli che per poter appoggiarvici la pizza (non aspettatevi due pizze di dimensioni normali alle quali siamo abituati qui in Italia, lì si parla di “large pizza”, la si mangia in due ) portano insieme alla teglia, un supporto rialzato sul quale poterla appoggiare, in modo da poterci mangiare sotto.
La pizza è buona, si.
Noi ci divertivamo un sacco a guardare gli americani nei tavolini di fianco, i quali non riuscivano a finire la teglia in 4!! Noi, in 2, ce la siamo fatta fuori in un attimo!! Evidentemente non sono abituati… Non è nella loro cultura.
Il giorno seguente sveglia presto, direzione GUGGENHEIM MUSEUM.
La costruzione di Frank Lloyd Wright da fuori è veramente interessante. Questo turbinio di cerchi nel bel mezzo dei signorili appartamenti dell’Upper West Side ti cattura la vista.
All’interno non vedo l’ora di percorre la sua forma circolare e di ammirarne le opere. Purtroppo sono però rimasta con la bocca semi-asciutta. La struttura architettonica è fantastica, ma la mostra temporanea allestita al momento non l’ho trovata particolarmente interessante. Inoltre le gallerie laterali erano tutte chiuse, a parte l’esposizione permanente dei dipindi dei grandi Kandinsky, Klee, Mirò, Chagall, Modigliani, Picasso e via discorrendo.
Il pomeriggio lo dedichiamo al METROPOLITAN MUSEUM. Un’avvertenza: chiude prestissimo, alle 17 sbattono tutti fuori. Il Metropolitan penso sia uno dei musei più belli di New York. I reperti infiniti sono bellissimi, e soprattutto ben organizzati. Noi italiani dovremmo imparare un bel pò da loro. Chissà che un giorno si riesca a valorizzare la nostra bellezza nello stesso modo.
La prima settimana l’abbiamo quindi passata visitando gli innumerevoli e bellissimi musei, STATUA DELLA LIBERTA’ (la pensavo più grande, ma è OVVIAMENTE, COMUNQUE bellissima), ELLIS ISLAND, MUSEUM OF NATURAL HISTORY, NY POLICE MUSEUM, MOMA, che vale veramente la pena vedere, per tutti gli appassionati di arte moderna e non.
Che dire di TIMES SQUARE? L’ho amata talmente tanto che tutte le sere volevo tornare in mezzo ai quei mille luccichii… Un sogno.
Conosiglio a tutti di prendere il traghetto per STATEN ISLAND (lo si prende vicino a Battery Park) al tramonto. Oltre ad una fantastica “mini-crociera” contornata da indigeni, potrete ammirare un fantastico tramonto scendere su Manhattan… Fatelo! Nel mese di Settembre potrete inoltre imbattervi nella caratteristica festa di SAN GENNARO! A Little Italy viene festeggiato il Santo con processioni e festa continua per le strade del quartiere. Durante la festa abbiamo avuto il piacere di conoscere “Il fratello americheno di Lino Banfi”, un signore sulla cinquantina, portatore della santissima statua, che alternava un americano perfetto ad una parlata barese da fare invidia! Purtroppo ormai la nostra little italy è quasi completamente invasa da China Town. (abbiamo anche assaggiato una sfogliatella napoletana in una pasticceria deliziosa!!). Una piccola nota su China Town: i venditori nei negozietti di souvenir sono veramente ANTIPATICI!.
Due altre cose che non possono mancare in una visita a New York sono: una messa ad Harlem la domenica mattina, e una passeggiata sul lungo mare di Coney Island.
Per quanto riguarda la messa ad Harlem, io ed Ale decidiamo di non dirigerci verso l’Abyssinian Baptist Church. L’Abyssinian è la Chiesa battista più famosa e rinomata della città ed appunto per questo il suo coro gospel si “esibisce” per i turisti, facendo pagare anche abbondantemente lo spettacolo. Noi cercavamo qualcosa di più “vero”, di più “locale”, così passeggiando per le vie del quartiere ci imbattiamo in una piccola Chiesetta. Vedo da lontano signore di colore vestite interamente di bianco dirigersi verso la piccola porta d’ingresso. Al che, io e Ale ci guardiamo e decidiamo di tentare. Non potevamo fare una scelta migliore! Il piccolo coro Gospel fa’ ballare tutta la sala. Su “OH WHEN THE SAINT GO MARCHING IIIIN” non mi sono più trattenuta, e anche io mi alzo insieme alle signore di colore e inizio a ballare, cantare… Un’esperienza unica. Dopo l’esperienza semi-mistica (il reverendo della chiesa sembrava una star del rock anni ’70. E’ entrato in chiesa con gli occhiali da sole, capelli cortissimi neri e basettone bianche) pranziamo nel carinissimo ristorante “MAX SOHA” a pochi minuti dalla cappella. Ottima cucina italiana a prezzi contenuti (1274 Amsterdam Ave. All’altezza di W 123rd St.).
Finito il pranzo ci dedichiamo alla visita di Coney Island, questo tratto di costa abitato per lo più da russi, fermo agli anni ’60. Il parco giochi è l’attrattiva principale, con la sua ruota panoramica, ma anche solo il suo lungo mare, con i moli sull’oceano, meritano una visita. Le grandi spiagge mi fanno venire in mente la California, i moli, i gabbiani… E penso già al prossimo viaggio negli States! Ma sono ancora a New York, e continuo a scoprirla con sempre più entusiasmo! La seconda settimana la passiamo per lo più camminando il giorno intero per i vari quartieri di Manhattan: Soho, Tribeca, Greenwich Village, West Village, siamo in Wall Street proprio nei giorni in cui la borsa statunitense sta per crollare. Camminiamo, cerchiamo di scoprire ogni angolo della città. Passeggiamo sull’Hudson (e ahimè, scopriamo che l’Indipendent è andata a farsi un giro e tornerà tra 10 giorni… Quando noi saremo già a casa), tra le gallerie e gli edifici in ghisa di Soho… Manhattan è stupenda! Il giovedì decidiamo però che è ora di fare una gita fuori porta: WASHINGTON DC.
Sono io che insistentemente chiedo ad Ale di portarmici! Il consiglio è di prenotare la macchina già dall’Italia via internet. Le tariffe internet sono vantaggiose, e il noleggio auto negli States costa veramente poco rispetto all’Europa. Saliamo sulla nostra Ford Escape alle 8 del mattino, e solo un’ora la passiamo cercando di uscire da Manhattan! Ale è veramente in gamba al volante, gira qualsiasi città del mondo come se fosse casa sua, ma a New York il problema è il traffico! Ben un’ora per uscire dalla città, alle 8 del mattino.
Passiamo per Baltimora e Philadelphia, ma avendo solo un giorno a disposizione corriamo verso la capitale degli States.
Arriviamo a Washington intorno a mezzogiorno. Che dire? La trovo deliziosa. Nonostante sia la capitale è 1000 volte meno turbolenta di New York. L’ho trovata piacevole e rilassante. Alle 5 del pomeriggio non c’è già più nessuno per la strada, e questo perchè essendo una città prettamente istituzionale, con la chiusura degli uffici più nessuno gira per le strade.
Iniziamo la visita da Arlington. Spettacolare il cambio della guardia, salutiamo Jaqueline, JF, e Bob, passeggiamo all’ombra degli alberti tra le tombe dei militari.
Ci dirigiamo poi verso il Mall, dal Washington Monument al Lincoln Memorial. Che spettacolo! Washington con i suoi Memorial emana un senso di grandezza, di potenza, quello che effettivamente è la storia degli Stati Uniti. Trovarmi ai piedi di Abramo Lincoln è stato emozionante. Il Capitol è perfetto, questa cupola bianca e sinuosa.
Verso sera arriviamo invece di fronte a lei… The White House! La pensavo molto più grande, devo essere sincera, ma vedere ad un palmo di naso la residenza del presidente degli Stati Uniti è indescrvibile! I cecchini sul tetto, le guardie vicino ai cancelli, riconoscere la curva dello studio ovale… Gli Stati Uniti regalano un’esperienza dietro l’altra! Passeggiamo ancora un pò per i viali della città, Pennsilvanya Avanue, Constitution Avanue, vediamo i Memorial dedicati alla Guerra in Vietnam ed a quella in Corea. Tutto, e dico tutto, riporta alla grandezza degli Stati Uniti.
Purtroppo arriva presto la mezzanotte. Anche oggi il pranzo lo abbiamo saltato, e dobbiamo rimetterci in macchina per raggiungere New York. Washington è bellissima, e purtroppo l’abbiamo girata molto in fretta. Sicuramente ci torneremo, ci sono un sacco di cose che avrei voluto vedere ma che per mancanza di tempo non siamo riusciti a visitare: la Library of Congress, il National Achieve con la Dichiarazione d’Indipendenza, il National Air and Space Museum, il quartier generale dell’Fbi… Purtroppo il tempo è quello che è, ma siamo già contenti di quello che abbiamo fatto.
Ripartiamo, alle nostre spalle il Pentagono.
Siamo stanchi, stanchissimi. Io mi addormento dopo pochi minuti. Ale guida senza forze, tant’è che a un certo punto è costretto ad accostare in autostrada e dorme un’oretta anche lui.
Sono le 5 del mattino e arriviamo sotto casa. Ci trasciniamo a letto. Alle 8, l’autonoleggio aspetta la macchina…
Passiamo gli ultimi 2 giorni continuando a camminare per Manhattan, passeggiamo accanto al quartier generale della NATO, ripasseggiamo per Grand Central, tra le vie del centro, facciamo un pò di shopping (un BEL PO’ di shopping, tanto che il ragazzo di colore che ci accompagnerà all’aereoporto, togliendo le nostre valigie dal bagagliaio ci dirà “EHI AMICI MIEI!! AVETE TUTTA NEW YORK DENTRO QUESTE VALIGE! DIAVOLO QUANTO PESANO!”) e visitiamo interamente Brooklyn, dal quartiere ebreo, al lungo mare.
New York mi rimarrà per sempre nel cuore. I suoi colori, i suoi odori, la sua vitalità, la sua frenesia.
Parto con un bagaglio in più, quel solito bagaglio in più che si piazza dritto nel cuore. Mi sono innamorata dell’America e degli Americani. Parto con il desiderio di tornare in questo continente il più presto possibile, e così sarà.