New York, lo sfarzo e il decadente
Orizzontarsi è facile ed intuitivo semplici numeri al posto di nomi complicati. Veloci e super organizzati i controlli passaporti, ogni pochi minuti parte l’Airtrain e da Jamaica Station la metro E che in 45 minuti ci ha lasciati a Times Square, proprio sotto al nostro Hotel, il Four Points by Sheraton Midtown (scelto per la posizione che ci permetterà di girare quasi sempre a piedi).
1^ sera – passeggiata a Time Square e spuntino da Shake Shake, locale affollatissimo ma simpatico, amichevole con ottimi hamburger.
2° giorno giovedì: Facciamo il biglietto on line e saliamo sul Top of The Rock, bei panorami, ma tipica attrazione per turisti.
Prendiamo il bus M 50 per raggiungere l’Intrepid e rimaniamo bloccati nel traffico, causa un incidente. Sul bus solo una coppia di messicani che parlano dei loro problemi familiari e una signora (personaggio da “vite al limite”, per la taglia,)che durante il percorso continua a mangiare da una grossa ciotola, come se il percorso sul bus fosse il modo di passare il tempo.
Scopriamo a nostre spese che è meglio andare a piedi che utilizzare i bus.
Per inciso ogni stazione della metro ha il suo target di clienti e ogni Avenue i suoi barboni.
La visita all’Intrepid è interessante e divertente soprattutto i locali del sottomarino e i piccoli aerei di fronte ai grattacieli.
Sul molo accanto partono diverse imbarcazioni, decidiamo quindi di fare il giro completo di Manhattan. La giornata ė bella e calda e la città si specchia nell’acqua, brillante luminosa, piena di odori che si mischiano con quelli di acqua salmastra. Dopo un’ora la pioggia scroscia ma rimaniamo all’aperto affascinati dai ponti, dal verde.
Al ritorno prenotiamo un concerto al BBQ King e decidiamo di cenare durante lo spettacolo: provo per la prima volta il ” catfish” che assomiglia un po’ al merluzzo.
3° giorno, venerdì: Oggi prendiamo un traghetto verso Staten Island uno dei 5 borough di NY che ci permette, gratuitamente, di vedere la Statua della Libertà, e poi, con un altro battellino affollatissimo raggiungiamo Ellis Island, dove visitiamo il museo aiutati dall’audio guida in italiano.
Puntiamo poi decisamente verso il Century 21 per fare una sosta di shopping, ma il caos che regna rende difficile la ricerca e decidiamo dopo un’ora di rinunciare e proseguiamo verso il Trade Center dove vediamo l’Oculus di Calatrava, stazione metro che più di ogni altra costruzione in memoria delle vittime dell’11 settembre, mi ha incantato, per la luminosità, la leggerezza, facilitando l’orientamento da parte dei fruitori e assicurando, al contempo, una maggiore percezione degli spazi scanditi dalla piena visuale del volume.
È venerdì pomeriggio e tentiamo di usufruire dell’ingresso gratuito al Moma. Quando ci avviciniamo siamo investiti da una mandria umana che corre per prendere il biglietto distribuito sulla 5^ avenue prima dell’ingresso e decidiamo di rinviare la visita al mattino dopo.
Proseguiamo quindi per Central Station: altro gioiello storico imperdibile, la più grande stazione del mondo, il soffitto dell’atrio principale mostra un bellissimo affresco che rappresenta il cielo del Mediterraneo in inverno, con ben 2500 stelle.
Sempre a piedi passiamo accanto a Bryant Park, uno degli angoli verdi più deliziosi di Manhattan dove concedersi una pausa tra i grattacieli e la Public Library. Il parco infatti è contornato da sedie e tavolini.
Cena Applebee’s: famosa catena americana che ha suscitato la mia simpatia sia per il cibo, buono sia per l’attenzione ai clienti.
4° giorno, sabato: Puntatina al Central Park e passeggiata sulla 5 avenue e, in attesa dell’apertura del Moma visita alla Tower Trump, tutta dorata, con scala mobile e cascata, vetrina dello shop di Ivana Trump: grandeur e cattivo gusto.
Moma: primo museo di arte moderna mondiale. Un laboratorio in continuo fermento. Custodisce un grande patrimonio senza rinunciare al confronto con il linguaggio contemporaneo. All’apertura, ore 9,30 non c’è ancora molta gente, quindi ci rechiamo subito al 5 piano per godere dello splendore degli impressionisti. Poi scendiamo nei piani sottostanti per le altre mostre.
Un’altra piccola sosta a Bryant Park verde ed elegante dove assaggiamo il famoso hot dog di Nathan: niente che, panino molliccio, salsicciotto da supermercato.
Accanto la Public Library: uno stile architettonico classico che rimanda ai grandi templi dell’antica Grecia, un tempio della cultura in cui è custodita una vastissima collezione di libri, documenti storici e prime edizioni. È anche una delle biblioteche più grandi al mondo ed una delle più importanti per la qualità e quantità di tesori conservati. Compare in tantissime scene cinematografiche (anche Ghostbusters). L’ingresso è gratuito: si potrebbe quasi paragonare ad un museo, se non fosse per l’atmosfera vivace e attuale che si respira al suo interno.
Nel pomeriggio prendiamo la metro e ci rechiamo a Chinatown: come ogni quartiere cinese in Europa deve essere visitato con calma e curiosità, senza stupirsi del cibo all’aperto in vendita, senza alcuna protezione, senza far caso ai topi che possono correre tra i piedi. I negozi sono prettamente turistici e la qualità è scarsa.
Nella via adiacente, Little Italy, c’è la festa di San Gennaro, una marea di gente …odori, altro cibo. Insomma il pomeriggio è stato immersione in due realtà contrastanti ed affascinanti.
Ma una giornata così piena ci fa rinunciare a riprendere la metro per cenare. Optiamo quindi per Il ristorante Wolfang’s (bel locale, buona carne, ma freddo, rumoroso e molto caro)
5° giorno, domenica: È il giorno di Franck de Falco, la guida che abbiamo contattato dall’Italia per visitare Harlem: ci incontriamo sulla 42^ insieme ad altre 4 persone e ci rechiamo con la metro ad una chiesa battista dove entriamo insieme agli altri fedeli ad una funzione; nulla di emozionante ma interessante sia per osservare vita e comportamento della comunità sia per il coro Gospel. La visita prosegue nelle vie ed in una casa in cui Franck ci fa entrare per le sue conoscenze con i proprietari ed inquilini, nei locali ormai diventati modaioli ed appetiti dai turisti, prosegue poi alla Columbia University, dove si è laureato Obama, e dove un anno di frequenza costa 50.000 dollari e nelle varie ed innumerevoli chiese tra cui Saint John le Divine, la più grande chiesa protestante del mondo. La visita con Frank è unica e divertente, personaggio non convenzionale ideale per conoscere alcuni segreti di NY.
Cena da Junior’s: Mi ė piaciuto per l’aspetto vintage, Old America: affollatissimo, rumorosissimo, ma il personale è gentile, efficiente, si ricorda a mente le numerose ordinazioni. Veloci nel servire i piatti, ottimi e incredibilmente abbondanti. Ti portano la dog bag se non riesci a finire. Mi è piaciuto sia il pastrami (carne fatta riposare in salamoia, a temperatura ambiente per 1-2 settimane, ricoperta con un mix di spezie poi affumicata e cotto a vapore)sia la cheesecake (anche Obama è stato fotografato mentre mangia la cheesecake di JUNIOR’S.
6° giorno: lunedì Mare a Coney Island: si raggiunge facilmente in metro. Si trova nella parte bassa del quartiere di Brooklyn, ed è raggiungibile direttamente con la metropolitana (linee B e Q), dove fa capolinea. E’ bello passeggiare a piedi nudi sulla grande spiaggia, l’acqua è calda ma torbida. Davanti a noi un grande Nathan’s e le giostre chiuse. Ancora una passeggiata sul pontile, poi riprendiamo la metro e ci dirigiamo verso quella che è stata per me una delle attrattive più interessanti di New York: High Line. Non è facile trovare l’ingresso ma il navigatore ci ha aiutati: realizzata su una sezione in disuso della ferrovia sopraelevata offre spettacolari viste, passaggi ravvicinati vicino agli edifici e tratti dei binari originali; lungo il percorso installazioni di arte moderna ed un piccolo mercatino con espositori di opere manuali. Vista incantevole sull’Hudson, del Whitney Museum e del Chelsea Market che ha meritato una visita, un piccolo spuntino ed un po’ di shopping. La visita prosegue per Washinton Park dove ci fanno compagnia un po’ di scoiattoli. Dopo lunghe camminate la sera ci attendono 2 bistecconi giganti da Keens Steakhouse, una delle più antiche di NY, locale accogliente, pianoforte, centinaia di pipe sul soffitto, tovaglie bianche e servizio attento. Succulenti piatti di carne: abbiamo preso una T bone ed una Rib, ottime, enormi e cotte a puntino.
7° giorno, martedì: Abbiamo l’aero al pomeriggio così decidiamo di visitare la parte ancora inesplorata di Central park: ponti, laghi, prati in cui corrono giovani e anziani, cani di razza delle persone danarose che abitano a Manhattan. Abbiamo troppo poco tempo per una visita completa, ma rimaniamo affascinati da ogni scorcio panoramico.
Questo lo scarno diario di sette giorni intensi, programmati con attenzione, che hanno mostrato solo l’accenno di un mix di culture, arte, moda, musica, quartieri diversi uno dall’altro, lo sfarzo ed il decadente.