New York, la città caleidoscopio
Prima di addentrarci nei dettagli del nostro viaggio nella Grande Mela, occorre dedicare una breve parentesi al viaggio in shuttle bus. Non facciamo in tempo a varcare la soglia dell’aeroporto che un ragazzo ci propone di prendere uno shuttle bus fino in centro: il prezzo ci sembra onesto (16 dollari a testa) e non conoscendo la città decidiamo che avventurarci subito nella metropolitana con le valigie non sia la soluzione più comoda. E shuttle bus sia, paghiamo con carta di credito e ci mettiamo in coda alla fermata; dopo circa 10 minuti il bus arriva, l’autista scende, e mentre apre il bagagliaio si avvicina una persona e gli dice ‘Hai perso due valigie gialle per strada’. Ci guardiamo perplessi, incastriamo le valigie il più in fondo possibile e saliamo incrociando le dita. Il bus parte a tutta birra e ci accorgiamo subito che le sospensioni erano passate a miglior vita molto tempo prima: sembra di stare su un ottovolante. Iniziamo a percorrere su e giù varie rampe, passiamo davanti a diversi terminal per poi tornare esattamente nel posto in cui eravamo stati caricati: delle valigie smarrite nessuna traccia. Il bus è già pieno, quindi nessuno si può aggiungere al nostro carico, e quando pochi minuti dopo ci fermiamo nuovamente per controllare i biglietti, a un passeggero salta la cosiddetta mosca al naso e inizia ad inveire contro l’autista. ‘Next stop Grand Central’ ci rassicura l’autista e così, dopo circa due ore, arriviamo finalmente nel cuore pulsante della City e ci dirigiamo a piedi verso il nostro albergo, 14 Street più in giù. Una settimana dopo, per tornare in aeroporto, optiamo per il servizio shuttle proposto dall’albergo, una sorta di taxi collettivo, che per 23 dollari ti viene a prendere direttamente nella hall e garantisce l’arrivo in aeroporto entro due ore.
Tornando a noi, il King and Grove è un hotel di design con una hall decisamente glamour, che noi abbiamo trovato molto comodo per visitare New York vista la sua posizione baricentrica tra Park Avenue e la 29th Street. Tutto corrisponde alle recensioni e alle foto che avevamo visto su internet, anche le dimensioni della camera adatta a persone magre, ma contiamo di non doverci trascorrere molto tempo; dopo esserci sciacquati di dosso l’aria condizionata dell’aereo e la stanchezza, siamo già pronti a partire per il primo tour introduttivo alla città con la nostra guida personale.
Madison Square Park, il Flatiron una follia architettonica d’inizio ‘900, la 5th Avenue, occhi al cielo verso l’Empire State Building da un lato ed il Chrysler Building dall’altro, la Public Library, Bryant Park un paradiso verde nel bel mezzo dei grattacieli, Times Square e il suo tripudio di luci, il Theater District. La passeggiata a Midtown ci porta a Hell’s Kitchen,quartiere di ristoranti e locali: ceniamo per 37 dollari al Southern Hospitality, il locale di Justin Timberlake, con due panini a base di pulled pork e pulled chicken, le immancabili patatine fritte ed una caraffa d’acqua ghiacciata (l’acqua del rubinetto viene sempre portata dai camerieri non appena ci si siede ed è gratuita in tutti i locali). Niente male come introduzione alla cucina americana.
Domenica è una bella giornata di sole e, dopo aver fatto colazione in un self service in Park Avenue, decidiamo di dirigerci a Downtown nel Financial District. La città è piena di vita, in ogni piazza si organizzano manifestazioni e feste: a Washington Square c’è la giornata della Scienza, e una miriade di bambini si dedica a diversi esperimenti sullo sfondo dell’arco e del parco. Attraversiamo il Greenwich Village, osserviamo le vetrine ancora addormentate di Soho e già da lontano percepiamo come l’11 settembre abbia ridefinito il World Trade Center: in una fitta foresta di palazzi e grattacieli c’è un enorme spazio vuoto, dominato solo dalla Freedom Tower, il nuovo edificio di oltre 500 metri simbolo della capacità di ripresa di una Nazione. Pur non avendo il biglietto con prenotazione, in breve tempo superiamo tutti i controlli di sicurezza per accedere al 9/11 Memorial (ingresso a offerta): sulle fondamenta delle Torri Gemelle sono state costruite due piscine in bronzo, l’acqua scorre silenziosa e sprofonda verso il centro, mentre sui bordi sono incisi i nomi di tutte le vittime morte durante gli attacchi terroristici. Dei chioschi e un’applicazione per smartphone permettono di localizzare i nomi, disposti in una ragnatela di relazioni cristallizzate: amici, colleghi, passeggeri dei voli, soccorritori. La piazza verde è un vuoto suggestivo circondato da vetro e cemento.
A pranzo mangiamo un hot dog a Battery Park, saliamo sul traghetto gratuito per Staten Island per godere una bella vista sulla baia ed ammirare da lontano la Statua della Libertà, temporaneamente chiusa al pubblico per manutenzione a giugno 2013. Per la traversata serve mezzora ed è possibile prendere subito il battello di ritorno. Torniamo verso il nostro albergo passando per Wall Street, St. Paul la chiesa più antica di Manhattan, su su per tutta la Broadway. Facciamo una pausa a Union Square, punto di ritrovo di artisti di strada, gruppi religiosi, famiglie al parco giochi e gente che fa yoga.
Una delle peculiarità di New York è che a livello culinario ci sono delle città nella città: Koreatown, Curry Hill, la zona dei ristoranti giapponesi, dei brasiliani oltre ai più inflazionati e meno autentici Chinatown e Little Italy. C’è davvero l’imbarazzo della scelta e optiamo per un ristorante indiano a Murray Hill: antipasto di verdure saltate, pollo al curry e riso per tre persone a 54 dollari (inclusa 15% mancia, un must a cui non ci si può sottrarre). A cena ci facciamo raccontare com’è la vita di uno spagnolo a New York e immagazziniamo i consigli per vivere al meglio la città, ad esempio non compriamo l’abbonamento settimanale della metropolitana perché si può arrivare praticamente dappertutto a piedi e d’estate le banchine della metropolitana si trasformano nell’anticamera dell’inferno, mentre i vagoni sono climatizzati a 18 gradi, con uno sbalzo termico devastante.
La Public Library è un bell’edificio di marmo bianco di fine Ottocento, è possibile entrare nelle sale di lettura e percepire quell’atmosfera da tempo sospeso e concentrazione. La nostra visita è breve perché la nostra meta di lunedì mattina è il Moma (Museum of Modern Art), uno dei musei iconici di New York per i suoi capolavori di arte moderna e contemporanea. Dopo tanta cultura ci dedichiamo a un primo giro nei negozi sulla 5th Avenue; in zona si fatica a trovare dei posti dove mangiare decentemente a prezzi accettabili, finiamo al bar del giardino zoologico di Central Park e proviamo il classico menù modello Mc Donald’s: hamburger e chicken wings e patatine e litri di coca cola ghiacciata. Un’esperienza da dimenticare visto che ci mettiamo alla ricerca di un posto rigorosamente vegetariano per la cena: scegliamo Chop’t, una catena dove comporre deliziose insalate con ingredienti freschi ed organici. Non stupitevi se vi capiterà di leggere spesso nei menù la parola ‘organic’ o il numero di calorie di un piatto, i newyorkesi sono diventati particolarmente salutisti. Chop’t è infatti la tappa obbligata dei runner dopo la corsetta serale, un’insalata take away costa circa 8 dollari, così non ci si rimette né la linea né il portafoglio.
Il sole splende su Manhattan martedì mattina, mentre ci mettiamo diligentemente in coda per salire sul Top of the Rocks, il tetto panoramico sul Rockefeller Center: la vista dal settantesimo piano è mozzafiato e vale il costo del biglietto (27 dollari). La città si stende a perdita d’occhio delimitata solo parzialmente dall’Hudson e dall’East River, persino il traffico dei taxi ed il viavai continuo di gente si attenua da quassù. C’è solo quest’infinita distesa di grattacieli e palazzi da un lato e l’oasi verde di Central Park dall’altro. Ci dirigiamo a Columbus Circle, dove si trova il punto ufficiale di noleggio biciclette del parco: per due ore spendiamo 60 dollari, ma sicuramente è il modo più divertente per esplorare il parco ed averne una visione d’insieme. Basta addentrarsi all’interno per dimenticarsi di essere in una delle metropoli più grandi del mondo: Central Park è il regno di scoiattoli, procioni ed anitre, e la vista dall’Onassis Reservoir è da cartolina. Tappa obbligata è sdraiarsi sull’erba del prato e guardarsi intorno per cogliere istantanee di vita: un gruppo di liceali di ritorno da scuola, il picnic di una famiglia, un giovane hippy in giacca e cravatta che mangia un panino e legge un giornale…
Una volta riconsegnate le biciclette decidiamo di pranzare nell’Upper West Side e troviamo un Tapas Bar su Amsterdam Avenue davvero ottimo. La città ha cambiato faccia nel giro di pochi isolati, mentre camminiamo osserviamo palazzi bassi in mattoni, scale antincendio sulle facciate degli edifici, seminterrati che si affacciano sulla strada proprio come nei film. Prossima tappa Museo di Storia Naturale: tra scheletri di dinosauri, ricostruzione dei più svariati habitat naturali, sale e scaloni il museo ha un andamento un po’ labirintico ben diverso dai musei europei ed italiani. Nota tecnica: in diversi musei non c’è un vero e proprio prezzo del biglietto, ma un importo consigliato, sta a voi decidere quanto offrire, senza farvi intimorire dalla cassiera, che vi sorriderà sempre in maniera gentile. Cena giapponese senza sushi e passeggiata by night: visto che i newyorkesi non cucinano mai a casa, ma mangiano sempre fuori, la scelta è vastissima sia per il tipo di cucina sia per il budget. Tra le curiosità scopriamo che l’illuminazione dell’Empire State Building varia di giorno in giorno a seconda delle ricorrenze e sul sito ufficiale viene pubblicato un calendario con le spiegazioni cromatiche dettagliate.
Mercoledì facciamo un’abbondante colazione nel nostro self service di fiducia Bread and Butter e prendiamo la metropolitana direzione Brooklyn, scoprendo che non tutti i treni fermano in tutte le stazioni. Raggiungiamo la zona dei docks, area ex portuale in fase di riconversione, ora Brooklyn Bridge Park: alcuni moli sono già stati trasformati in campi da basket e calcio, area picnic, parco giochi e percorso ciclopedonale, mentre i cantieri fervono sui moli 3 e 4, fine dei lavori prevista entro il 2013. Aspettiamo che la Ice Cream Factory costruita all’interno di una vecchia rimessa dei vigili del fuoco apra godendoci la vista di Manhattan e facciamo la coda insieme a una classe di bambini provenienti dai quattro angoli del globo, tutti sorridenti con il loro cono gigante al gusto di Vera Fragola o di Burro d’Arachidi. Ci mettiamo in marcia per percorrere i quasi due chilometri del più famoso ponte sospeso del mondo, un’esperienza da non perdere. Attraversiamo Little Italy ,e di italiano vediamo solo le insegne, e China Town, dove invece tutto è 100% made in China, e facciamo una deviazione a est nel quartiere dei primi immigrati dove è ancora possibile vedere i Tenement, le case popolari abitate da centinaia di persone in precarie condizioni igieniche. Il pomeriggio è dedicato allo shopping a Soho, dove si possono trovare tutte le grandi catene dello shopping mondiale e si fanno ottimi acquisti anche se non è tempo di saldi, basta cercare l’offerta del giorno. A cena scegliamo il Rare Bar and Grill per gustare un hamburger multipiano degno di nota e un filetto al pepe cotto alla perfezione, alta cucina a stelle e strisce per 70 dollari.
La mattina di giovedì è tutta per il Metropolitan Museum, dove vengono esposte sconosciute opere di famosi pittori europei ed i capolavori dell’impressionismo americano, oltre alle ali interamente dedicate all’arte di Asia, Africa ed Oceania, in una giungla culturale di grandi dimensioni. Il pomeriggio ci dedichiamo a un po’ di window shopping visti i prezzi esorbitanti delle boutique dell’Upper East Side: che tu sia in tailleur o in scarpe da ginnastica e pantaloncini, verrai comunque trattato allo stesso modo da Hollister come da Tiffany. La sera rimaniamo nell’East Side e ceniamo in un ristorante tex mex con live music e fiumi di frozen margarita.
Venerdì ci svegliamo sotto il diluvio e prima di dirigerci in aeroporto riusciamo a fare solo un rapido giro da Eataly, che occupa una posizione defilata tra la 5th Avenue e la 23th Street: con un certo stupore scopriamo che il vero cibo made in Italy è un bene molto più di lusso a casa nostra che oltre oceano.
Arrivo a casa con la netta sensazione di aver visto solo alcune delle infinite sfaccettature di questa città caleidoscopica, e con una gran voglia di tornare per alzare di nuovo gli occhi e cercare il cielo tra le guglie dei grattacieli.
NY in cifre per due persone
Volo A/R con Alitalia Malpensa / JFK in classe economica, assicurazione multi rischio (fondamentale quella sanitaria), n. 6 pernottamenti in hotel 4 stelle = Euro 2.564,00
Parcheggio Low Cost = Euro 23,20
Shuttle Bus e metro = Dollari 84,00 (Euro 63,21)
Mangiare = Dollari 465,00 (Euro 350,00)
Musei e ingressi = Dollari 89,00 (Euro 67,00)
Noleggio bici = Dollari 61,00 (Euro 45,89)
Shopping = quanto basta