New York in appartamento in inverno una settimana
6-13 dicembre 2008
(Cambio medio valuta 1$ ~= 0.76€)
06/12/08
Arriviamo al Terminal 1 di Malpensa dove procediamo con check-in, controllo bagagli. Alle 11.40, in perfetto orario, inizia l’imbarco del volo per London Heathrow e alle 12.00 si parte.
Puntualissimi arriviamo a Heathrow Terminal 1. Il volo American Airlines parte dal Terminal 3 (circa un quarto d’ora di autobus). Dato che gli inglesi si fidano ciecamente dei controlli di sicurezza fatti negli altri aeroporti ce li fanno di nuovo facendoci pure levare le scarpe.
Il tempo di attesa per il volo AA131 per N.Y. è un po’ lungo così ci accampiamo in uno dei saloni in attesa che assegnino il gate. Finalmente lo assegnano e così iniziamo le operazioni di imbarco. Come al solito ci controllano il passaporto cento volte e finalmente saliamo a bordo sistemandoci in una fila poco prima di uscire dal fondo dell’aereo (un B777). Il volo è partito in perfetto orario. Abbiamo traballato abbastanza in più occasioni, ma siamo arrivati puntuali sani e salvi.
Una curiosità: le hostess. Sui 60, corpulente, passavano giuste nei corridoi.
Al ritiro bagagli le nostre valigie sono arrivate tra le prime, al controllo doganale se ne sono tranquillamente strafregati di controllare i bagagli, all’immigrazione abbiamo subito la pantomima della homeland security che ci ha preso le impronte digitali di tutte e dieci le dita più una foto ricordo (che deve essere venuta benissimo dopo 18 ore di viaggio), ma il tutto è durato pochi minuti. All’uscita c’era il taxista che ci aspettava. Alle 21 locali, alias le 3 del mattino per noi, siamo nell’appartamento sulla 46th tra la 8 e la 9 Av. a due passi da Times Square (www.ingrite.com – non sono particolarmente simpatici e cordiali, però la sitemazione, sebbene non lussuosa, era comoda e a un costo che a noi sembrava ragionevole).
Siamo troppo stanchi e suonati per uscire. Sistemati i bagagli si va a nanna. C’è solo un piccolo particolare: fuori nevischia e nell’appartamento il riscaldamento non funziona (e non c’è nemmeno l’acqua calda). Ci copriamo con una montagna di coperte.
07/12/08
Alle 8 locali siamo già tutti in piedi, così si va da Starbucks a fare colazione. Che bello! Da Starbucks hanno il riscaldamento acceso! Finita la colazione si va fino a Times Square e poi in casa ad aspettare la tizia che deve venire a riscuotere. Regolate tutte le pendenze si fa un breve giretto per cercare qualcosa da mangiare. C’è un minimarket di Amish dova la roba costa uno sproposito. Poi andiamo a Grand Central Station per comperare la tessera della metro. Mentre andiamo a Grand Central passiamo davanti ad un negozio molto lussuoso (sulla 7th o sulla 6th Av che vende solo pop-corn (!?!?!?). Solo a NY è possibile fare soldi a palate (visto il negozio) vendendo pop corn in confezioni lusso. Arriviamo a Grand Central per comperare l’abbonamento alla metro. La cosa curiosa è che allo sportello con “umano” non accettano la carta di credito, mentre le macchinette apparentemente invece sì. Allora si inizia un litigio con le macchinette che non vogliono saperne di leggere la VISA. Alla fine 2 tessere le prendiamo con la VISA e due con 50$ alla biglietteria.
Di solito le stazioni della metropolitana hanno passaggi per l’ingresso e passaggi per le uscite. Qui no. Tutti i passaggi sono a doppio senso creando qualche intralcio.
Da Grand Central andiamo all’Empire State Building dove comperiamo i voucher per varie attrazioni (6 attrazioni $74. Gaia ne ha pagati solo 54 perché ha meno di 18 anni) e subito saliamo all’86-esimo piano. C’è un vento che porta via e su un termometro che si vede in lontananza c’è scritto 34°F cioè 1°C. Il tour sul terrazzo panoramico con l’audio guida dura circa 40′, così quando scendiamo siamo congelati.
Curiosità: l’audioguida ha detto che l’Empire State Building è stato costruito (inizio ‘900) in 14 mesi e con un numero di incidenti sul lavoro quasi nullo.
Ci dirigiamo a sud col bus e verso le 14 ci mangiamo un “giros” in un baretto pseudo-greco un po’ pesantino sulla 6th Av. Troviamo poi un negozio di prodotti italiani, stracaro come tutti i negozi di alimentari, ma con cose dall’aspetto commestibile. Ci procuriamo una bella Quiche da scaldare per cena e anche del caffè! (colombiano).
Tornati quindi a casa per scaldarci un po’ con caffè e the (il riscaldamento è stato messo a posto e adesso c’è un bel caldo). Poi siamo di nuovo usciti per andare a Ground Zero con la metro. A N.Y. la metro è meno intuitiva che in altre città. Prima di tutto nelle stazioni non sempre c’è la mappa che fa capire quale treno prendere. Ci sono generiche indicazioni “verso uptown” e “verso downtown”. Nemmeno dentro ai vagoni ci sono tante indicazioni.
Scesi e fatti pochi passi eccoci a Ground Zero dove però è tutto transennato e si vede ben poco. Quindi si torna per fare cena. La quiche è abbondantemente al di sotto delle aspettative. Commestibile, ma un po’ nauseante. La famiglia si schianta nel letto alle 20.30 locali. Io esco a girulare solo e ramingo per i dintorni di Times Square. Visto che il mio carica batterie non funziona con la 110 che c’è negli USA, cerco un negozio per comperare uno. Lo trovo e mi chiede 25$. Vista la mia faccia perplessa cala subito a 20 e data la mia intenzione di non comperarlo, lo prendo per $15 (con la motivazione, per salvare la faccia, “fa freddo, c’è poca gente e quindi si vende poco”). Alle 21.45 locali rientro.
08/12/08
Colazione a casa e poi, visto che fa un freddo polare, prendiamo la metro per andare al museo di Storia Naturale. Il museo è veramente gigantesco. Ci vorrebbero giorni per vedere tutto. Così limitiamo la visita a dinosauri, minerali, cinerama sulle collisioni nello spazio e alla fetta di sequoia di 1300 anni circa. Usciti dal museo ci dirigiamo verso il WTC per andare in un grande magazzino (Century 21) a caccia di affari, senza però grossi successi.
Curiosità: proprio di fronte Ground Zero, in mezzo a grattacieli molto alti, c’è una chiesetta con annesso cimitero nel quale troviamo un piccione obeso che se ne sta tranquillamente a prendere il sole. A proposito di obesi, ce ne sono veramente tantissimi.
Poi via al ponte di Brooklin per vedere Manhattan al tramonto e i grattacieli che si illuminano a poco a poco. Ci facciamo così tutto il ponte a piedi, rischiando più volte di essere investiti da ciclisti incaz….ssimi che invece di scampanellare ringhiano come dei grizzly. Per evitare di rifarlo al ritorno ci facciamo una scarpinata bestiale per cercare una stazione della metro. Se fossimo tornati indietro avremmo fatto meno strada. Finalmente saliamo sulla metro e ci riposiamo un po’ al caldo in casa.
Spesa al Market degli Amish dove comperiamo: pasta Barilla e Nutella (prodotti in USA) e sugo Cirio fatto in Italia. La pasta è buona come quella italiana. Il sugo invece va bene per gli americani.
09/12/08
Tutti svegli sul presto ci dirigiamo a Grand Central per prendere la metro che ci porta a Battery Park per andare a Liberty Island. Davanti a Grand Central c’era un distinto
Signore con un cartellone appeso davanti, tipo uomo sandwich, su cui era scritto circa: “almost homeless, lost job,….” e poi un conciso curriculum professionale. Chissà se per come stanno andando male le cose in Italia vedremo scene simili pure da noi?
Ovviamente il poveretto stava lì tra l’indifferenza totale di quelli che gli passavano vicino.
Come tutti ci siamo infilati pure noi nella stazione e siamo andati a prendere il traghetto per Liberty Island. Peccato che la giornata sia nuvolosa, così i colori sono un po’ sbiaditi.
A Battery Park è pieno di scoiattoli particolarmente domestici. Basta sedersi sulla panchina con una noce o nocciola in mano che subito arriva uno scoiattolo a prendersela.
Per accedere al traghetto dobbiamo passare un controllo esattamente uguale a quello per l’imbarco in aeroporto (ma questo non è niente rispetto a quanto ci capiterà dopo.
Arrivati sull’isola andiamo all’ufficio per prendere 4 audio guide (8$ ciascuna). Una tizia particolarmente sveglia ci ha messo non poco a realizzare che 8 per 4 fa 32. Avendo da cambiare 100$ ne approfitto. Dramma. Per darmi il resto ha fatto il conto con la calcolatrice!
Dato che l’isola è un Parco Nazionale, la sorveglianza è svolta da Rangers uguali a quelli dei cartoni animati di Yoghy e Bubu.
Oltre alla statua (fatta di fogli di rame) c’è anche il museo. Però per poter accedere sarebbe necessario un permesso speciale che noi non abbiamo. Con un po’ di faccia di bronzo e nemmeno troppa insistenza ci fanno mettere in coda per entrare. Dopo circa un’ora arriviamo al controllo. Qui non solo c’è lo scanner dei bagagli, ma anche lo scanner delle persone (body scanner). Spero non sia uno scanner radiologico. Ma questo non si sa. Simboli di area radioattiva non ne ho visti. Al termine di queste procedure maniacali entriamo così vediamo come è fatta la statua da dentro e la spiegazione di come è stata progettata e costruita. Da lì ci muoviamo poi verso Ellis Island dove da fine ‘800 agli anni ’30 arrivavano i piroscafi dall’Europa carichi di emigranti. Molto interessante la storia di come venivano accolti.
Il resto della giornata è stato trascorso a Little Italy (ottima pizza a pranzo) e NOHO in negozi (vediamo il set di un film).
In una profumeria alla cassa c’era una che doveva essere parente della svegliona di Liberty Island. Il conto era 60,69$. Le diamo un 50$, un 10$ e un 1$. Panico. Prima di capire che ci doveva dare 31 cent. di resto ci ha messo un po’. Probabilmente sono ormai talmente abituati a schiacciare i pulsanti del lettore di carte che non sono più minimamente in grado di fare un’operazione aritmetica elementare.
Luculliana cena. Pasta, agnello, cheese cake di una pasticceria (zona Little Italy) citata dal New York Times (mediocre).
Dopo cena giretto al Rockfeller Centre a vedere l’albero di Natale e degli improbabili pattinatori. Poi a dormire (la prima volta che facciamo le 23!)
10/12/08
Ore 8 sveglia. Oggi fa brutto e pioviggina. Meta della mattina il Guggenheim. Visita interessante con piacevole sorpresa: il banchetto che offre gratis l’espresso con le capsule. Fare il caffè buono usando la macchinetta e le capsule è talmente facile che lo può fare persino un americano. Quando usciamo non piove, ma il tempo fa abbastanza schifo. Attraversato Central Park prendiamo l’autobus per andare ad Harlem. Appena arrivati si mette a piovere forte. Ci rifugiamo in un Supermarket e poi al Dunkin Donut per un frugale pranzo. Dato che non accenna a smettere di piovere, facciamo la spesa (visto che i prezzi di Harlem sono molto più bassi di quelli di Manhattan) e ce ne torniamo a casa.
Poi riprendiamo la metro per andare da Macy’s. Un grande magazzino di dimensioni americane. Mai visto nulla di simile, nemmeno le Gallerie Lafayette di Parigi. 9 piani di svariate decine di migliaia di metri l’uno strapieni di abbigliamento e scarpe (80% femminile). C’è talmente tanta roba che alla fine se non si ha un’idea ben precisa non si sa più cosa comperare.
Si visita ancora qualche negozio e poi morti di stanchezza torniamo a casa per una luculliana cena comperata dagli Amish al bancone piatti pronti (pollo arrosto al limone e fagiolini al burro). Questa sera non si esce. Pioviggina e siamo troppo stanchi.
11/12/08
Anche oggi è una giornata uggiosa. Tra un po’ ci alziamo e pianifichiamo la giornata.
Puntiamo al MoMA. Da giornata uggiosa si è trasformata in piovosa. Viene giù abbastanza decisa.
Museo interessante anche se diverse opere lasciano un po’ perplessi, come ad esempio un quadro enorme tutto rosso con delle righe verticali di diverse tonalità di rosso o bianche. Il primo pensiero è che sembra fatto da un imbianchino.
Abbiamo scoperto che siamo gente di un certo livello, perché la lampada che abbiamo in salone e lo shaker per cocktail sono entrambi esposti.
Usciti dal MoMA troviamo una tavola calda dove mangiamo un pranzo stranamente digeribile (viste le esperienze dei primi due giorni, abbiamo affinato le tecniche di selezione dei posti dove mangiare).
Poi cominciamo la discesa della 5th Av. da Central Park. Ammiriamo il Plaza e ci imbuchiamo nel megastore di fronte che vende giocattoli e soprattutto peluche (ce ne sono un’infinità).
Successivamente entriamo da Tiffany, dove l’usciere è vestito in modo elegantissimo. Noi siamo fradici e vestiti da turisti di basso livello sociale. Comunque ci fanno entrare senza problemi.
I prezzi sono davvero popolari! Un ciondolino d’argento abbastanza piccolo va sugli 80-100 dollari. Dei diamanti non abbiamo chiesto i prezzi.
Poco dopo la famiglia si è disgregata. così io ho fatto un rapido giro dagli ebrei di B&H per vedere se c’era qualcosa di interessante. Anche lì c’è una tale quantità di roba che se non hai a disposizione una mezza giornata (oppure sai esattamente cosa vuoi) non sai proprio cosa prendere.
Alle 18 ci siamo ritrovati davanti alla biglietteria per comperare i biglietti scontati per un Music Hall (Grease o Chicago) ma i biglietti più economici costavano 67$ a testa. Abbiamo lasciato perdere. Arrivati a casa bagnati fradici non abbiamo più avuto la forza di uscire.
Le previsioni meteo per domani danno pioggia e neve. Speriamo si sbaglino.
12/12/08
Oggi è l’ultimo giorno completo. Le previsioni meteorologiche davano pioggia e neve, ma per fortuna hanno sbagliato. C’è un tempo variabile con vento e freddo. Però è asciutto. Prima tappa il Palazzo dell’ONU. Prendiamo l’autobus M50. Dato il traffico se fossimo andati a piedi forse avremmo fatto più in fretta. Fare l’autista di bus a N.Y. È veramente stressante. Fatte le foto di rito prendiamo un altro autobus per andare al Metropolitan Museum. Un museo di tuttologia tipo il British. Bella la sezione egizia e pure quelle orientali (India, Tibet, Cina, …) e quella degli strumenti musicali antichi (ci sono ben 3 Stradivari esposti). Alla fermata del pullman Chiara è stata agganciata da un pulotto in borghese che le ha attaccato un bottone tremendo. Quando ormai eravamo convinti che ce lo saremmo dovuti adottare ci ha salutati.
Sosta al Dakota Building con rapida sosta allo Strawberry Field (Central Park) dove è stato ucciso John Lennon.
Breve rientro in casa per scaldarci, poi a Century 21 per acquisti. Dato che siamo vicini a Wall Street ma non la troviamo, chiedo ad un pompiere nero “excuse me, where is Wall Street?”. Il mio inglese e il suo sono però poco parenti, perché questo mi guarda con la stessa aria che ha la mucca quando vede passare il treno e mi dice: “the World Trade Center?”. Quando finalmente riesco a farmi capire, mi dà indicazioni che però si rivelano assolutamente sbagliate.
Chiesto ad un altro passante la stessa informazione, questo ha capito subito la domanda e ci ha indicato pure la strada giusta.
Da lì siamo risaliti sino all’Empire perché di fronte c’è un negozio di scemenze che costano poco. Comperiamo una caterva di cose inutili come souvenir e poi torniamo a casa verso le 20.30 per cenare lucullianamente. Il cibo per la cena lo abbiamo comperato dal solito market degli Amish, scoprendo che un po’ prima dell’orario di chiusura ribassano i cibi cucinati da portare via del 50%. Ci siamo presi pollo e salmone per 3.99$ alla libbra.
Dopo cena preparazione valigie, con qualche problema di chiusura delle stesse a causa dei souvenir (da notare che all’andata erano abbastanza vuote), ultimo giro by night. Dopo una settimana che passiamo 20 volte al giorno a Times Square, ho realizzato che c’è un gigantesco negozio della M&M (quelli delle pastigliette colorate). A mezzanotte circa a nanna. Domani inizia il rientro.
13/12/08
Alle 7.30 il poco cielo che si intravede dalla finestra della nostra casa è sereno e le facciate dei grattacieli riflettono la luce del sole.
In effetti è una bellissima giornata di sole con vento e temperatura di circa -2°C.
Chiara e Franca sono andate a cercare gli ultimi souvenir. Io e Gaia siamo andati a fare foto per la città, ritornando in alcuni punti dove eravamo passati con condizioni di luce e/o meteo sfavorevoli (Flat-iron, Ponte di Brooklin, Wall Street,…).
A Gaia serviva un francobollo. Chiesto a due signori dove fosse possibile comperare un francobollo ci ha spediti all’ufficio postale: 25 persone in coda, 2 sportelli aperti. Dopo 5 minuti i due allo sportello erano ancora lì quindi si poteva stimare un’ora di coda. Chiesto al guardiano se c’erano possibilità di comperare un francobollo senza fare coda, ci ha detto indicato una macchinetta dove si possono comperare francobolli con carta di credito, ma se si spende più di 1$. Per cui abbiamo comperato 2 francobolli.
Alle 13 ci siamo ritrovati a casa e siamo andati a fare pranzo dagli Amish (hanno pure i tavolini) e poi a prendere la cioccolata da Starbuck (molto meglio quella che facciamo noi in proprio).
E poi comincia il rientro. Visto che con la metro si arriva fino al JFK e noi abbiamo l’abbonamento optiamo per questa soluzione, anche perché i dollari avanzati sono un po’ giusti e se troviamo un taxista grande e grosso che poi non riusciamo a pagare sono guai.
Alla metro bisogna però aggiungere un costo di 5$ per l’AIRTRAIN.
Fatto il biglietto da soli ad una macchinetta che ci ha fatto un sacco di domande ci dirigiamo al banco per il check in. Il valigione supera il peso. Così togliamo roba dalla valigia e riempiamo dei sacchetti. Dobbiamo fare talmente pena che la tizia del check in ci regala una borsa di plastica. Alle 16.30 locali iniziamo il bivacco al gate 4 del terminal 7 in attesa del volo dal JFK a Heathrow.
Nei pressi del nostro gate c’è un distributore simile a quelli che vendono le merendine, che però vende iPOD della Apple da 199 a 299$.
Il volo BA174 parte un po’ in ritardo. L’aereo è un 747 un po’ più comodo del 777 dell’andata e anche il servizio a bordo è migliore.
Grazie a un forte vento in coda si recupera tutto il ritardo e si arriva persino in anticipo.
14/12/08
I controlli doganali sono lenti ed esasperanti. Finalmente alle 8.15 (ora di Londra) ci schiantiamo sulle sedie in attesa di prendere il volo per Malpensa, che parte con oltre un’ora di ritardo. Lunga attesa per le valigie (evviva la SEA!!!) e poi col pulmino arriviamo al parcheggio.
Sotto una pioggia battente arriviamo verso le 17.30 a casa.
***************************************************
Spesa per 4 persone voli inclusi: circa 5000 euro