New York, il negozio più grande del mondo!
Altre tappe sono state il ponte di Brooklyn al tramonto (Marco si era addormentato in metro, io non sapevo dove dovevamo scendere, quindi siamo usciti spaesati a Brooklyn, abbiamo chiesto a due ragazze di colore la direzione, non ci sapevano rispondere. Allora abbiamo ripreso la metro, siamo scesi a Chinatown, l’abbiamo attraversata a testa bassa e di corsa, e finalmente abbiamo raggiunto la meta!): vedere lo skyline di Manhattan, proprio come nei film, è proprio una bella emozione! Tappa obbligata al World Trade Center: sinceramente me lo aspettavo più grande. Sarà che è tutto recintato per i lavori, ma non mi ha fatto molta impressione. È molto più bello il Financial Center proprio di fronte, con le sue palme nella hall tutta in marmo e l’East River davanti. Percorrendo Battery Park si raggiunge il molo da dove partono i traghetti per la statua della Libertà. Noi ci siamo stati di mercoledì mattina e non abbiamo fatto neanche tanta fila, ma passandoci sabato, la fila sarà stata lunga almeno 3km!!! Una roba da non credere. Anche qui sono molto severi, e anche un po’ sgodevoli, per i controlli: mi raccomando, svuotate le tasche!! La statua vista da sotto è più imponente di quello che mi aspettavo e abbiamo fatto un sacco di belle foto. Abbiamo cercato di visitare anche lo Yankee Stadium, ma era giorno di partita, quindi sospese le visite. Si trova nel Bronx e sulla metropolitana, man mano che ci si avvicina, rimangono solo cittadini neri. Però non ti senti in pericolo. Così abbiamo visto anche il nuovo stadio, costruito esattamente davanti al vecchio, della stessa forma e colore. Mah! Il giorno cha abbiamo percorso la 5th Avenue, siamo entrati da Tiffany, nel Rockfeller Center, nella Trump Tower. Tutti edifici enormi, tranne la St. Patrick Cathedral, che dovrebbe essere la chiesa cattolica più grande degli States, ma incastonata tra i grattacieli sembra davvero minuscola! Wall Street è più che altro un vicolo, anche questo me lo immaginavo più spazioso. Carina la Trinity Church all’imbocco della strada. Il famoso Toro non si trova su Wall Street ma all’incrocio con la Broadway: Marco riesce a toccargli le palle (si dice che porti fortuna!).
Siamo entrati anche nella Public Library e per l’ennesima volta abbiamo avuto la conferma che tutto corrisponde a realtà cinematografica. Grandi sale con pareti tappezzate di scaffali ricolmi di libri, tavoloni in legno e pesanti sedie a disposizione di chi vuole leggere o studiare, lampade verdi sui tavoli. Anche noi avremmo potuto prendere tranquillamente un libro e consultarlo. Controlli agli zaini per entrare/uscire.
Il Chrysler Building visto in una giornata di sole e cielo nitido è splendido. La Grand Central Station è una stazione dei treni? No, perché a prima vista non è che si capisce subito… Negozi, ristoranti, supermercato e poi i binari.
Anche il Pier 17 è un’isola per gli acquisti! Siamo così stremati che ci addormentiamo sulla panchina, osservando il panorama.
Central Park è sterminato. Entriamo dall’angolo sud-est e lo percorriamo per un bel tratto. I prati sono davvero verde smeraldo, l’erba accuratamente corta, gli scoiattoli che attraversano i sentieri si lasciano avvicinare. Nel prato centrale ci sono 8 campi da baseball! È anche attraversato da alcune strade con corsie riservate per: taxi, pedoni, biciclette, corridori. E ci sono davvero le mamme che corrono spingendo il passeggino! O quelli con i roller blades! Ma quando lavorano? Il parco che ci è piaciuto di più, però, è stato Battery Park. Ci siamo tornati anche sabato mattina, prima di andare all’aeroporto. Famiglie sdraiate sulle coperte coi bambini, ragazze che prendono il sole in assoluta tranquillità, palco sul quale suona un gruppo di musica country, pescatori: che altro dire? Stupendo e affascinante! Il quartiere di Soho è molto gradevole, pieno di negozi dove, per chi avesse più tempo e più spazio in valigia, è facile trovare articoli carini anche a prezzi abbordabili. A Chelsea ho potuto toccare con mano gli ingressi delle abitazioni preceduti dalle scale con la ringhiera di ferro! Il Palazzo dell’ONU è molto maestoso, ma non entriamo per la visita.
COLAZIONE, PRANZO E CENA Mangiare a New York è una delle cose che costa di più.
Tutte le mattine le abbiamo iniziate dopo un’abbondante colazione (per me) alla “The Bread Factory Cafe” (470th Avenue; http://www.Breadfactorycafe.Com). Al mattino spendevamo tra i $ 7 e $ 10 dollari per una cioccolata piccola (mi raccomando, perché quella media ti distrugge fisicamente), una bella fetta di torta con panna e fragole o pancakes o frittata con le patate. Ah! Le bibite le danno davvero nei bicchieri di carta col tappo e sono tantissime le persone per strada che camminano con la loro appendice da bere! E scottano immensamente!!! Per pranzo, tranne il sabato prima di partire, abbiamo quasi sempre mangiato un hot-dog. Il primo l’abbiamo preso a Battery Park: venditore ambulante, rigorosamente pakistano o indiano, e panino con doppia carne e ketchup o mayonese, per un totale di $ 6 in tutto. L’acqua l’avevo nello zaino.
Ogni tanto a metà pomeriggio ci siamo concessi un gelato da Mr. Softee. Camioncino bianco parcheggiato vicino al marciapiede, cono alla vaniglia che puoi decorare a piacimento. Il prezzo cambia a seconda della zona in cui è parcheggiato il furgone! Una volta abbiamo preso le arachidi tostate ($ 2 al sacchetto). Un’altra siamo entrati in un bar perché avevo necessità di un bagno (non ci sono bagni pubblici in città) e Marco si è bevuto un enorme frullato di frutta al naturale (mi ha abbastanza maledetto…).
Le cene, invece, sono state il nostro pasto principale. Nell’ordine siamo stati da: Brooklyn Diner (155 West 43rd Street): la nostra prima cena. Hamburger gigante, con patatine e cipolle fritte. Tante. Marco non ha resistito e ha preso anche il dolce: mega gelato, Fudge Sundae. Totale $ 60 compreso la mancia.
TAD’s Steakhouse (152 West 34th Street): è una catena tipo self-service dove cucinano la carne sul momento. L’ambiente non è bellissimo, scuro e non troppo pulito, frequentato in prevalenza da latino-americani, ma la carne è buona e il purè abbondante. Totale $ 43.26 Hard Rock Café (1501 Broadway; www.Hardrock.Com/newyork). A prescindere dal giorno, c’è sempre una lunga lista d’attesa. Bisogna lasciare il nome e il numero di persone, quindi su uno schermo si vede scorrere la lista. All’interno l’aria condizionata è fortissima, quindi è sempre meglio avere una giacca. La carne è sempre molto buona, ma comincio ad avere voglia di pasta… Totale $ 72.74 Friday’s, vicino alla Grand Central Station. È una catena dove il piatto forte sono sempre carne e hamburger. La cameriera è stata molto gentile e le abbiamo lasciato la mancia con piacere. Totale $ 60.78 Cena in un self-service cinese alle 17.30!!! (dovevamo essere a teatro alle 20). Riempiamo i contenitori di polistirolo bianco scegliendo quello che vogliamo. Si paga a peso, totale $ 19.95 Stardust (1650 Broadway; http://www.Ellensstardustdiner.Com/), simpatico locale scovato per caso scendendo a piedi da Columbus Circe. Il locale è tutto allestito in stile anni ’50 e i camerieri sono vestiti in rosso e nero. Per guadagnarsi le mance cantano canzoni di musical, salendo sugli schienali delle poltrone. È molto divertente, il cibo è buono, l’aria condizionata sempre al massimo. Totale $: non ho lo scontrino F.A.T.S. (Fat Annie’s Truck Stop): accanto all’albergo, il cibo è discreto, buono il purè di patate. Su ogni schermo gigante proiettano una diversa partita di baseball. Fosse da noi, sarebbe solo calcio… Paghiamo in contanti perché vogliamo finire gli ultimi dollari: $ 53. Mannaggia a me! Nonostante la mancia sia già indicata, la cameriera non ci porta il resto. Dopo nostra sollecitazione, ci fa avere 10 cents che non corrispondono a nulla. Usciamo, poi comincia a montarmi la rabbia! Marco mi trascina lontano. Non è stata granché come ultima cena… SHOPPING Non siamo molto fanatici di negozi, quindi a parte qualche classico souvenir, non è che abbiamo dato fondo alle nostre risorse! Oltre al già citato M&M’s store, siamo impazziti dentro al Disney’s store: come si fa a non tornare indietro nel tempo e rincretinirsi come bambini? L’NBA store si sviluppa su tre piani (come molti negozi a NY) e il pavimento è tutto fatto in parquet, come un vero campo da basket… Siamo entrati anche dal blasonato Abercrombie & Fitch. Ma siamo anche usciti subito! Musica a palla, luce scura: non è certo il mio modo di fare spese! Però il modello a torso nudo all’ingresso c’era, ed era pure uno spettacolo piacevole… così come le commesse (direbbe Marco): pagate per ballare! Da Macy’s e Victoria Secrets non abbiamo trovato nulla che potesse rispondere al nostro gusto. Però vale la pena entrare, anche solo per dire di esserci stati.
Una cosa positiva è che a NY sull’abbigliamento e gli accessori non ci sono le tasse, che vengono applicate altrove negli Stati Uniti. Quindi il prezzo è quello del cartellino.
Ogni locale, poi, dispone della sua sezione “souvenir” nel caso volessi portare a casa la maglietta del ristorante. Qui a NY è possibile comprare di tutto, sempre e dovunque! SPORT E MUSICAL L’albergo era proprio di fronte al Madison Square Garden e il caso ha voluto che domenica pomeriggio alle 4 ci fosse una partita di basket femminile. Vuoi non approfittare dell’occasione per visitare l’interno della World’s most famous Arena??? Pagando $ 69 entriamo. La partita dura 2 ore in tutto, ma è lo spettacolo di contorno che vale la spesa del biglietto! C’è molta confusione, sono tutti in festa e con la bocca piena. I seggiolini sono imbottiti, anche quelli dei settori più economici. L’aria condizionata è al massimo. Siamo molto soddisfatti dello spettacolo di cui abbiamo goduto, gli americani sono straordinari in queste occasioni: mi sono anche commossa durante il loro inno nazionale… Già che siamo a New York, vuoi che non andiamo anche a vedere un musical? La nostra scelta ricade su “Mary Poppins”. Costo dei 2 biglietti: $100. I posti sono un po’ sacrificati, ma le due ore abbondanti di spettacolo sono un’esperienza straordinaria. Credo che non andrò mai più a vedere uno spettacolo musicale in Italia! Le scenografie sono stupefacenti, gli attori cantano dal vivo e ci sono anche dei mini-effetti speciali: inutile dire che anche qui, alla fine, oltre alla pelle d’oca ci scappa pure la lacrimuccia… METEO Quando siamo arrivati, sabato pomeriggio, era molto grigio e piovigginava. Domenica c’era il sole, ma nascosto da un cielo grigio. Il caldo era terrificante, ma quello che ci ha ucciso è stata l’umidità: i jeans quasi non scivolavano sulla pelle! Da lunedì, invece, abbiamo goduto di un tempo splendido. Sole, cielo limpido, un po’ ventilato. Proprio un ottimo assaggio di autunno! La sera era fresco e si girava bene coperti. L’unica cosa è che al mattino, per verificare quale fosse la situazione meteo, affacciandosi alla finestra bisognava storcere il collo in maniera innaturale verso l’alto: grattacieli da tutte le parti, scampolo di cielo ben nascosto in alto! Concludendo, New York ci è piaciuta, è una meta da visitare almeno una volta nella vita, ma ci ha anche molto stancato fisicamente: è sempre sveglia, a qualsiasi ora del giorno e della notte, e noi non eravamo preparati! Ma non è detto che tra qualche anno ci torneremo… Buone vacanze a tutti! Luciana & Marco