New York e le altre
Salve a tutti.
Provo a raccontarvi il nostro viaggio di nozze (Raffaella e Mimmo) nel mezzo delle feste fra il 2006 e il 2007. Dopo esserci sposati il 16 dicembre (bellissimo!!) siamo partiti il 19. Treno “ok” da Bari per Roma e aereo Alitalia (boeing 777 scomodissimo…vi consiglio di scegliere una compagnia più comoda per un volo così...
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Salve a tutti. Provo a raccontarvi il nostro viaggio di nozze (Raffaella e Mimmo) nel mezzo delle feste fra il 2006 e il 2007. Dopo esserci sposati il 16 dicembre (bellissimo!!) siamo partiti il 19. Treno “ok” da Bari per Roma e aereo Alitalia (boeing 777 scomodissimo…Vi consiglio di scegliere una compagnia più comoda per un volo così lungo) da Roma alle 13,50 diretto al JFK di New York in arrivo alle 17,30 circa (ora locale). Arrivati, c’era il mio pro-cugino Perry (figlio dello zio di mio padre veterano della Korea che si è trasferito negli USA quando aveva 19 anni e ha messo su famiglia lì), a prenderci con la sua fantastica Ford. Dopo esserci presi gli auguri dall’impiegato addetto a smistare gli arrivati, ci siamo messi in macchina e siamo partiti alla volta di Stamford – Connecticut, dove avremmo stazionato per una settimana a casa della sorella di Perry, Lori Ann. Durante il percorso dal JFK al Connecticut (peraltro breve, circa un’ora di auto) abbiamo potuto ammirare alla nostra sinistra un panorama illuminato di Manhattan con in evidenza il Ponte di Brooklin e i grattacieli luminosissimi, alla nostra destra il Bronx. Arrivati a Stamford, siamo rimasti subito colpiti dalle case: completamente decorate di luci di Natale! Ma in un modo fantastico! In disegni di tutti i tipi, Babbi Natale, Pupazzi di neve, renne, slitte… Quasi ognuno a fare una gara col proprio vicino! Queste case fuori dal centro, che è costituito da una mini metropoli rispettabilmente fornita di grattacieli, sono tutte villette unifamiliari (enormi con la base in cemento e ferro e la struttura in legno, metallo e ferro) e quando siamo arrivati a quella di Lori Ann siamo rimasti a bocca aperta: circa 350 mq fornita di piscina, giardino enorme, parcheggio, garage (per le loro 4 gigantesche auto). Siamo entrati (in questo paradiso) e dopo i saluti, i baci e gli auguri, abbiamo fatto un giro guidato per la casa: ci hanno subito mostrato la nostra camera: enorme, con un letto king size sormontato da una finestra che dava direttamente sul giardino e dotata di servizio privato in cui c’era una doccia dove in due ci si stava larghissimi; il resto della casa indescrivibile: vi dico solo che c’era un albero di Natale (rigorosamente vero, dato che negli USA ogni anno li comprano da rivenditori appositi per Natale) di circa 4 metri completamente decorato in maniera da film! La stanza di Stephen (il figlio maggiore, 21 anni) era grandissima e aveva oltre al bagno personale, una vasca idromassaggio piazzata di fronte al letto… Dopo questa “gita” nel mondo fatato, abbiamo cenato tutti insieme e poi a nanna ancora spossati dal fuso orario… Il giorno successivo (20 dicembre) ci siamo svegliati alle 6,00 ora locale sempre per colpa del fuso orario e dopo aver fatto colazione col caffè americano (?!) e cereali e dolci vari, Lori Ann ci ha lasciati soli (doveva andare al lavoro) dicendoci che potevamo fare quello che volevamo in casa senza problemi, o uscire, prendere l’auto… Insomma un’ospitalità che (vi giuro) non ho mai trovato da nessuna parte. Dopo esserci sistemati, abbiamo fatto un tour della casa con la videocamera: bisognava filmare una cosa indescrivibile a parole! E poi siamo usciti alla volta di Stamford! Prima un giro in macchina con lo zio di mio padre che ci ha mostrato il centro della città molto bella e tranquilla: fatta di strade larghe e grattacieli puliti. Poi siamo usciti da soli per gustare la prima vera passeggiata nel “nuovo mondo”: le strade sono sterminatamente lunghe, siamo rimasti nella zona dove abita Lori Ann facendo almeno 5 km, dove è pieno di verde: alberi, campi enormi e qua e là un cimitero di quelli tipici americani con le tombe tutte uguali costituite solo da una pietra scritta, molto pacifici. Siamo tornati a casa nel pomeriggio e abbiamo aspettato con Lori Ann e suo marito Peter che erano tornati dal lavoro, l’arrivo della loro figlia Dena che tornava per le vacanze di Natale dal college. Nel frattempo abbiamo prenotato su internet due biglietti per il giorno successivo (21 dicembre) per andare a Boston in treno: sono tre ora scarse da Stamford. Così la mattina dopo Lori Ann ci ha accompagnati in stazione, dopo aver fatto una sosta in un “panificio” a comprarci le bagles (che io adoro) con il “cream cheese” per la colazione. Arrivati in stazione abbiamo comprato due bicchieroni di caffè da “Dunkin Donuts” (tipici americani in cartone plastificato dotati di un coperchio asportabile con un foro per mantenere il calore ed evitare di sbrodolarsi) per gustarli con le bagles e siamo saliti in treno: comodissimo! Ci siamo sistemati e abbiamo consumato la nostra colazione alla volta di Boston! Siamo arrivati alla South Station e appena scesi dal treno abbiamo esplorato la stazione veramente bella! Piena di ristoranti, bar negozi… Abbiamo comprato una guida della città per avere una mappa per poterci muovere e ho visto che c’era un percorso guidato (“the freedom trail”) per chi aveva solo un giorno da trascorrere a Boston: perfetto per noi! Così siamo usciti dalla stazione e lo abbiamo seguito. Subito fuori dalla stazione siamo stati colpiti dall’atmosfera natalizia: un freddo pungente e tante decorazioni lungo le strade e le vetrine. Siamo subito andati verso destra alla volta di Shawmut Avenue per seguire il percorso guidato e ci siamo immersi immediatamente in un piccolo parco dove abbiamo trovato delle strane e simpatiche statue a forma di rane, tanti scoiattoli e… Meraviglia: una pista di pattinaggio sul ghiaccio affollata di bambini e genitori che volteggiavano sorridenti, davvero emozionante. Dopo una sosta e qualche foto di rito, abbiamo proseguito il cammino, su Tremont street proseguendo su School street fino a Congress street guardando intorno diversi palazzi che ci hanno dato l’impressione di essere in una città di stile molto europeo rispetto alle tipiche metropoli statunitensi. Camminando senza una meta precisa e godendo del bel sole, siamo arrivati in una zona piena di ristoranti italiani dove abbiamo fatto sosta in una pasticceria fantastica per gustare le “cupcakes” che ci sono rimaste nel cuore. Continuando a camminare siamo arrivati fino al “Charlestown bridge” un ponte bellissimo da cui si gode una vista non da meno. Abbiamo proseguito fino ad arrivare al Boston Historical National Park dove, dopo un giretto, abbiamo acquistato qualche souvenir. Sulla via del ritorno per la stazione ci siamo fermati nella Old North Church, la più vecchia chiesa costruita a Boston (1723) davvero carina. La via verso la stazione si è vestita di magia quando è sceso il buio della sera per la miriade di luci che decoravano tutto: vetrine, palazzi… E per l’incessante musica natalizia che risuonava per le strade. Siamo saliti in treno alle 19,00 circa, dopo una sosta in stazione, e io mi sono addormentata sulla spalla di Mimmo nel tragitto di rientro. Siamo arrivati a Stamford intorno alle 22,00 e siamo tornati a casa con Lori Ann che è venuta a prenderci e ci ha fatto fare ancora un giro per un’altra strada in modo da farci ammirare altre case piene di luci. Siamo andati a nanna poco dopo, stanchi morti. La mattina successiva (22 dicembre) ci siamo alzati con molta calma intorno alle 9,00 ormai guariti dal fuso orario e insieme a Stephen (il figlio di Lori Ann) siamo andati alla stazione di Stamford intorno alle 10,00 per recarci a New York! Be, nonostante dal 26 avremmo avuto 8 giorni da trascorrere lì, uno dei miei sogni era passarci un giorno prima di Natale così sono stata accontentata! Siamo partiti alle 10,07 con un locale (18 dollari a testa andata e ritorno) per Grand Central Terminal e ci siamo goduti tutte le fermate dal finestrino, ovviamente gustando la nostra colazione americana: bagles con uova, formaggio e bacon e beverone di caffè ancora da Dunkin Donuts. Arrivati a Grand Central circa 15 minuti prima delle 11,00, siamo subito stati travolti dall’atmosfera newyorkese: già la stazione ci ha rapiti con la sua maestosità e con i negozi, e bar, e ristoranti e con una galleria dedicata al Natale dove Mimmo mi ha comprato il primo regalo: un braccialetto in argento bellissimo. Subito fuori dalla stazione, lato 42a strada, ci siamo trovati davanti una limousine nera e siamo stati colpiti dal frastuono del traffico e alzando lo sguardo: wow! Il Chrysler building! Bellissimo. Avevamo in programma giusto un giro senza meta precisa per respirare il Natale a New York e dare giusto un’occhiata al nostro albergo. Così, armati di mappa e lasciandoci alle spalle il Chrysler, ci siamo diretti verso la Fifth avenue assaporando, via via, i colori, le innumerevoli persone che correvano da tutte le parti, i taxi gialli a migliaia… Sembrava di essere stati catapultati in un film. Camminando sulla Fifth siamo stati rapiti dalle vetrine impareggiabili, tra Cartier, Ferragamo, Gucci, Tiffany… Ma la cosa più bella è stato arrivare al Rockfeller center dove finalmente ci siamo trovati di fronte il maestoso albero di Natale con la pista di pattinaggio affollatissima e colorata: abbiamo scattato innumerevoli foto ad un’immagine che rimarrà per sempre nei nostri ricordi. Dopo un po’ di tempo ci siamo decisi a spostarci e siamo entrati nella St. Patrick Church: una chiesa in stile gotico che si fa spazio signorilmente fra i grattacieli, e in seguito abbiamo proseguito verso Central park dove giusto all’entrata dalla fifth, siamo stati rapiti dal Central park zoo (8 dollari a testa) in cui abbiamo ammirato, scimmie, ippopotami, pinguini, serpenti, anatre e soprattutto il bellissimo panda rosso, colpiti dal contrasto di un ambiente “naturale” per giunta climatizzato, in mezzo ai grattacieli. Abbiamo deciso di tornare verso la stazione dalla Broadway per arrivare a Time Square e vedere il nostro albergo, così usciti da Central Park sempre dal lato della Fifth, abbiamo girato a destra per incrociare la Broadway all’altezza della 59 strada. L’abbiamo percorsa ammirando il Theatre District fino ad arrivare a Time Square dove siamo rimasti a bocca aperta di fronte alla miriade di luci e colori dei manifesti in movimento continuo… E quando abbiamo visto il nostro albergo (Marriott Marquise Time Square) non potevamo credere ai nostri occhi: wow! Saremmo stati al centro del mondo per 8 giorni! Con questa soddisfazione siamo tornati alla stazione dove abbiamo chiamato Lori Ann per avvertirla che saremmo arrivati a Stamford intorno alle 20,00 e siamo saliti sul treno delle 19,10 circa. Al controllo dei biglietti abbiamo dovuto pagare un supplemento di 3 dollari a testa perché il treno che avevamo preso era ancora nella “rush hour” l’ora di rientro dal lavoro dei pendolari… Va be. Arrivati a Stamford siamo tornati a casa soddisfatti e dopo una cena a base di american steak, siamo andati a nanna. Il giorno dopo, 23 dicembre, abbiamo trascorso la mattinata con Lori Ann per negozi a Stamford per comprare qualche regalo e qualcosa per noi: siamo andati da Macy (grande magazzino tipo Coin che si trova in varie città degli States) e da altri grandi negozi per la casa. Abbiamo comprato parecchio (jeans che qui in Italia costano un occhio pagati a pochissimo prezzo perché di marca americana) e anche una candela che avremmo portato più tardi alla figlia di Perry che festeggiava il suo diciassettesimo compleanno. Così il resto della giornata è trascorso in famiglia fra cibo, risate e chiacchiere. La sera, siamo andati con Peter e Lori Ann a visitare un piccolo paese vicino Stamford molto carino e caratteristico per i negozi ma di cui non ricordo nemmeno il nome. I due giorni successivi (24 e 25 dicembre) siamo rimasti a casa respirando in pieno il preparativo del 24 e la festa del 25: una riunione di 51 persone in perfetto stile film americano, cibo a volontà, scambio di regali (ce n’era almeno uno per ogni persona presente) e canti tutti insieme intorno al pianoforte. Davvero un sogno! Grazie. Il giorno successivo, 26 dicembre, abbiamo salutato Lori Ann e famiglia ripromettendoci che ci saremmo visti un giorno di quella settimana a New York e siamo partiti per la big apple in treno. Direzione Marriot Marquise. Arrivati alla Grand Central ci siamo diretti a piedi verso l’albergo percorrendo la settima strada, del resto ci abbiamo messo circa 15 minuti ad arrivare e poi camminando si gode davvero del posto che si sta visitando. Arrivati nell’albergo siamo rimasti subito colpiti dalla struttura: enorme con al centro del grattacielo, alto quasi 50 piani, un tubo percorso dagli ascensori quasi tutti fatti di vetro per poter ammirare in salita e in discesa tutto l’interno della struttura alberghiera. Dopo il check in, siamo andati nella nostra stanza: sedicesimo piano, grandissima, con un letto enorme con testata in pelle, divano di fronte al letto, televisore, angolo bar dotato di caffettiera americana e bagno con vasca e lavandino enormi ma senza bidet (anche in America non c’è… Una delle poche cose dell’Italia che ci è mancata…), e non parliamo della vista: direttamente su Time Square! Roba che per dormire dovevamo chiudere completamente le tende altrimenti le luci avrebbero illuminato a giorno la nostra stanza anche di notte! Dopo esserci rinfrescati, siamo usciti: alla volta dell’Empire State Building! Così abbiamo percorso la Broadway fino a Macy e da lì ci siamo diretti verso l’Empire girando a sinistra sulla 34 strada. Prima di metterci in fila per entrare all’Empire, ci siamo fermati a prendere qualcosa da mangiare a “Au bon pain” una catena tipo Starbucks dove abbiamo gustato due dolci e il solito caffettone guardando fuori la gente e le macchine che correvano. Ci siamo messi in fila per entrare all’Empire alle 3 del pomeriggio. Costo dei biglietti: $ 29,52 (in due). Siamo arrivati all’82 piano alle 6 del pomeriggio. Tre ore di fila! Forse avremmo dovuto comprare il New York city pass per evitare almeno una parte della fila! Comunque… Arrivare su ci ha fatto dimenticare l’attesa: uno sterminato panorama di grattacieli illuminati, il fiume, il ponte di brooklin … Insomma… E poi mi sono ricordata di due dei miei film favoriti: “Un amore splendido” Cary Grant e Deborah Kerr e “Insonnia d’amore” Tom Hanks e Meg Ryan uno sogno! Dopo l’Empire siamo tornati al vedere il grande albero al Rockfeller di sera: tutto illuminato è ancora più magico! Abbiamo concluso la serata in una Steak house consigliataci da Peter, il marito di Lori Ann, chiamata Virgil’s: bistecca enorme con patatone per Mimmo e insalata piena di pollo, carne, uova, tortino di patate e insalata verde per me. Cena sublime e soddisfacente al costo di 61 dollari. Rientro in albergo e nanna. 27 dicembre: colazione da Starbuks e dopo aver dormito fino alle 9,00, proviamo a prendere la metro e ad andare a Battery park per magari vedere la Statua della Libertà. Facciamo due biglietti andata e ritorno e prendiamo la metro in direzione battery park. In circa mezzora arriviamo a destinazione. Usciamo e ci accoglie un bel sole e soprattutto il mare! Vediamo in lontananza piccola piccola, la Statua della Libertà. Ci avviamo verso la biglietteria per vedere se riusciamo a prendere il battello per andare a visitarla: ma è troppo affollato! C’è una fila chilometrica per la biglietteria e una ulteriore fila per salire sul battello! Decidiamo, di comune accordo, che non è il caso di sprecare una giornata in fila e ci ripromettiamo di tornare un altro giorno (magari dopo capodanno) svegliandoci presto in modo da essere lì massimo per le 8 ed evitare la fila. Avendo tutta la giornata davanti a noi decidiamo di camminare: il nostro sport preferito! E di risalire da Battery park fino al nostro albergo a Time Square con varie soste intermedie in modo da vedere la città. Partiamo da Wall Street: facciamo la fila per fare qualche scatto vicino al mitico toro enorme! Percorriamo la Broadway facendo una sosta vicino al cartello stradale che indica “Wall street”, vicino a Trinity Church, al New York Stock Exchange decorato con un albero bellissimo e una bandiera creata con le luci sulle colonne, proseguiamo fino a liberty street dove giriamo a destra per andare dove qualche anno fa c’era il World Trade Center. Ora c’è un grosso cantiere in movimento per costruire la Freedom Tower. Sul lato destro rispetto a dove prima c’erano le Torri gemelle (che avevo visto il 30 agosto 2001) c’è il “World Trade Center Memorial” una sorta di museo dove si entra con un’offerta libera in cui sono raccolte le foto di tutta la gente che ha perso la vita l’11 settembre, dove ci sono tantissimi reperti raccolti dopo l’incidente: le cose che mi hanno colpito di più sono state uno scontrino emesso 5 minuti prima dello scoppio, e un paio di scarpe da donna. Ma ci sono tanti pezzi di tutto: persino il finestrino di uno degli aerei che si è schiantato su una delle torri. Scorrono continuamente dei video che ricostruiscono l’incidente e raccontano la storia delle torri, insieme ad interviste a parenti della gente morta, a persone che hanno partecipato alla realizzazione del World Trade Center… E infine una stanza piena di biglietti scritti da gente di tutto il mondo che lascia un pensiero, una preghiera. Davvero toccante. Un’esperienza che ti fa fermare il sangue nelle vene, che ti fa sentire bloccata. Usciamo per vedere se siamo ancora capaci di respirare e per fortuna il movimento incessante della città ci riporta a pensare che si può ancora sorridere. Ritorniamo sulla Broadway e poco più avanti giriamo a sinistra, dopo aver costeggiato il City Hall Park, per andare a vedere il Ponte di Brooklyn. Sempre con lo sguardo rivolte verso l’alto, camminiamo fino al Municipal Building e poco dopo abbiamo di fronte a noi il mitico ponte: quante volte lo abbiamo visto nei film! Lo imbocchiamo ovviamente scattando una miriade di foto e riprendendo senza sosta e rimaniamo colpiti dalla struttura: metallo ma sostenuto da veri mattoni! Il percorso pedonale è superiore a quello per le auto e ha un pavimento in legno con un lato della carreggiata riservato alle biciclette. Il panorama che si gode è senza pari: man mano che si va avanti ci si sente così piccoli a trovarsi su di un ponte così grande barricato da tiranti e cavi in acciaio e circondato da grattacieli. Si vede il porto con il famoso “PIER 17” e si riesce a scorgere a destra la Statua della Libertà, a sinistra l’Empire State Building e poco più dietro, il Chrisler Building. Le foto si sprecano. Quando finiamo di percorrere il ponte dicidiamo che dobbiamo avere una foto che mostri tutto il Brooklin Bridge e l’unico modo per poterla avere ci sembra quello di percorrere il parallelo Manhattan Bridge. Così, scesi dal Brooklin, giriamo a sinistra e arriviamo ad imboccare il Manhatta: tutto in metallo è assolutamente vuoto rispetto al Brooklin! Siamo solo noi due a percorrerlo: incrociamo un signore e una bicicletta soltanto. Alla nostra destra abbiamo i binari del treno e spesso sentiamo il rumore e il tremore provocato dal suo (frequente) passaggio, ma il panorama del Brooklyn Bridge che ci offre, vale tutto questo! Scattiamo parecchie foto (una è diventata lo sfondo del mio pc…) e proseguiamo fino a rientrare a Manhattan trovandoci precisamente a ChinaTown. Restiamo immediatamente colpiti dal tutto cinese! Siamo circondati da cinesi, da scritte in cinese, da lingua cinese, da ristoranti cinesi…Entriamo in uno che ci aveva consigliato Peter: il “Golden Unicorn” (18E Broadway, 2nd fl. (Catherine St.), dopo aver faticato abbastanza per individuarlo, e ci sediamo. Da subito siamo abbastanza perplessi: ci dà l’impressione di una sala ricevimenti di bassa categoria e per giunta cinese! Comunque… Restiamo e ordiniamo solo un piatto in due: del maiale panato. Quando arriva lo assaggiamo e restiamo talmente schifati che Mimmo si alza per andare a pagare velocemente e scappare! Lasciamo i nostri 20 dollari e siamo ancora affamati! AIUTO! Percorriamo Bowery Street e arriviamo così a Little Italy che è quasi fusa con Chinatown. Ci sono tantissimi ristoranti con nomi che conosciamo bene: “La nonna”, “Sorrento”, “Paesano”, ecc. E ci facciamo abbindolare da un “Best cannoli on planeth earth” … Dopotutto il cannolo non è siciliano ma certo è buonissimo rispetto al cinese di poco prima! Proseguiamo sulla Bowery e arrivati a Union Square, riprendiamo la Broadway e sostiamo davanti al “Flatiron Building: fantastico nella sua forma a ferro da stiro appunto e che rimane il preferito di Mimmo e (dopo una sosta in “Pizza Famiglia” per me e una da “Brgr” per Mimmo che mangia hamburger e patatine), arriviamo fino all’incrocio con la 23 strada e giriamo a destra per prendere, poco più avanti, la settima strada in modo da vedere il Madison Square Garden. Anche qui rimaniamo estasiati di fronte ad un posto di cui abbiamo sentito parlare migliaia di volte, dove si tengono continuamente grossi eventi, sportivi, musicali… Entriamo nella hall piena di gente, enorme… Giusto per avere un’idea di quello che succede lì dentro: ci sono tantissimo poster che pubblicizzano eventi di vario genere. Bellissimo. Proseguiamo sulla settima, intanto è diventato buio ma la miriade di luci in movimento non spegne mai quella sensazione di festa nell’aria, e arriviamo a Time Square dove c’è talmente tanta gente che sembra di stare nel mezzo di un concerto rock! Decidiamo di cenare in camera comprando qualcosa da “Cafè Europa” poco distante dall’entrata dell’Hotel. Prendiamo due coppe di frutta mista già tagliata e due panini. Arriviamo all’entrata del nostro albergo e ci dirigiamo, stanchi ma felici, nella nostra stanza. Dopo esserci liberati e rinfrescati mangiamo guardando Time Square dalla finestra e poi a nanna: domani sveglia alle 5,30 perché alle 6,30 dobbiamo essere davanti allo Sheraton (4 isolati dal Marriot) per andare a Whashington col tour! 28 dicembre: sveglia alle 5,30: ci prepariamo e scendiamo intorno alle 6,00: ci vuole la colazione per mettersi in moto! Starbucks bagel e tall cappuccino e via alla volta dello Sheraton New York che si trova a due isolati dal Marriot! Arrivati c’è già qualcun altro che aspetta il pullman che ci porterà a Whashington! Arriva quasi puntuale: siamo tutti italiani, di età disparate. Abbiamo una guida simpaticissima in pullman: un peruviano che parla italiano con accento strano ma che si fa capire bene ed è molto disponibile. Durante il viaggio da New York a Whashington, attraversiamo la città di mattina presto quando il traffico è ancora accettabile, passando anche in uno dei famosi tunnel visti mille volte nei film per immetterci poi sulla strada che passa per il New Jersey, dove facciamo una sosta per bere un caffè, passa per Baltimora e arriva a Whashington dove arriviamo intorno alle 11,00. Qui, dopo un breve giro (obbligato) nella città in cui possiamo subito notare la differenza rispetto a New York a livello architettonico, ci sono molti meno grattacieli e bella case più basse, arriviamo all’Holiday Inn dove abbiamo la sosta pasto e l’incontro con quella che sarà la nostra guida per il giorno fra Whashington e il cimitero di Harlington. Mangiamo tutti insieme al self service dell’Hotel e poi arriva Gilda la nostra guida! Una donna italo canadese che è nata negli USA, simpaticissima e abbastanza “adulta”: avrà circa 70 anni portati benissimo e fa la guida turistica da tanti anni. Ci porta subito a vedere il Campidoglio: imponente con la sua costruzione a cupola e circondato da un ampio giardino, poi passiamo davanti alla Casa Bianca che purtroppo, dopo gli eventi dell’11 settembre, non è possibile più visitare. E’ molto bella tutta decorata per Natale e dotata di un enorme albero decorato che dicono sia del Presidente (ma non è per nulla simile a quello del Rockfeller center!). Dopo alcune soste anche davanti al “laghetto” sormontato dall’obelisco che per noi è famoso solo per la scena di Forrest Gump, ci dirigiamo (in pullman) verso il cimitero di Harlington. Arrivati, rimaniamo estasiati di fronte all’interminabile distesa di tombe che ci accoglie: ovviamente tutte uguali fra di loro e poste a distanza misurata, sono solo delle pietre bianche con le scritte che identificano il morto. Sono tutti morti di guerra. Gilda ci porta a vedere anche la tomba del presidente Kennedy e poi il famoso “Muro del Vietnam” dove ci sono segnati i nomi di tutti i morti durante quella stupida guerra. Dopo questa passeggiata che ci fa riflettere, ritorniamo a Whashington dove Gilda ci porta a vedere il Lincoln Memorial con la grossa statua di Abramo Lincoln e infine al Museo dell’aviazione dove ci sono diversi aerei di varie nazionalità e persino i moduli lunari. Insomma una bella esperienza. E’ l’ultima sosta prima del ritorno al pullman per rientrare a New York. Arriviamo dopo 4 ore circa con una sosta in un autogrill, e ad accoglierci ci sono le mille luci della città che non dorme mai. Tornati in albergo, dopo esserci fermati da Cafè Europa a comprare la nostra frutta, ci docciamo e ci rilassiamo intenzionati a svegliarci presto l’indomani per andare sul grattacielo Rockfeller cercando di evitare la fila. E poi domani alle 11,00 ci aspetta il “Sex and the city tour!” il tour che più ho desiderato quando mi è stato proposto in agenzia: il mio telefilm preferito! Vedere i luoghi di Carrie and Co. Per me sarà mitico! 29 dicembre: sveglia ore 7,00. Ci prepariamo e usciamo subito! Senza nemmeno fare colazione, ci dirigiamo verso il Rockfeller dove arriviamo intorno alle 8,15. C’è un bel cielo terso e il sole si sta affacciando alla mattinata: che fortuna! Entriamo e senza fila (la gente starà dormendo!) prendiamo subito l’ascensore per salire in cima al grattacielo dopo aver guardato le varie foto sui muri del tragitto che conduce all’ascensore dove c’è raccontata tutta lo storia di Rockfeller. L’ascensore è fantastico: molto più bello di quello per arrivare in cima all’Empire perché appena parte si accende uno schermo sul soffitto semi trasparente dove vengono proiettate tante immagini. Forte! Arriviamo su e usciamo fuori: meraviglia! La giornata bellissima contribuisce a rendere tutto più magico: c’è una vista unica su Central Park da un lato e l’Empire e il Chrisler dall’altro, il grattacielo della Metlife (ex PanAm) … La chiesa di St. Patrick… E la città intera distesa ai nostri piedi, un sogno. Restiamo a scattare foto insieme ai Giapponesi (sono gli unici che puoi trovare ovunque a qualunque ora del giorno e della notte) e a girare estasiati. Dopo più di un’ora ci decidiamo a scendere. Usciamo trovandoci di fronte alla St. Patrick Cathedral e pian piano ci dirigiamo verso il punto dove avremo appuntamento con il “Sex and the city tour!” Facciamo diverse soste, tra cui una nella Trump Tower per fare colazione nello Starbucks che c’è al suo interno e ammirare l’albero di Natale e la cascata che Donald Trump si è fatto fare all’interno del grattacielo. Entriamo da Tiffany per ammirare i costosi girelli e sentirmi un po’ Audrey Hepburn, e poi nel Disney store dove compriamo un po’ di regali (per noi e per i nostri numerosi nipotini). A questo punto ci dirigiamo verso la Pulitzer Fountain dove partirà il Sex and the city tour! C’è già una lunga fila di ragazze tutte per il tour! Bello ci mettiamo dietro a loro e dopo qualche minuto ci troviamo nel mezzo di una fila di circa 50 persone (gli uomini sono solo tre compreso Mimmo!). Siamo gli unici italiani! Arriva Maeme (la nostra guida), una ragazza molto carina che ci fa salire in pullman. Ci sediamo: ogni due sedili c’è un televisorino! Quando Maeme entra (alla fine) comincia a parlare ovviamente in English! Ci spiega in che modo si svolgerà il tour: passeremo in pullman per i vari luoghi più famosi del telefilm, poi faremo una sosta nel sexy shop dove le ragazze del telefilm fanno alcuni acquisti in una puntata, dopodiché andremo a mangiare le cupcakes nella “Magnolia Bakery” che è uno dei luoghi dove una volta Carrie e Miranda (due delle protagoniste) fanno due chiacchiere mangiando e infine andremo a bere il “cosmopolitan” cocktail preferito di Carrie! Per me è un sogno: Mimmo si trova un po’ in difficoltà perché Maeme parla troppo velocemente e non è facile seguirla, comunque ci divertiamo parecchio guardando prima nel televisorino la scena con il luogo e poi il luogo vero! La sosta nel sexy shop (The Pleasure Chest) è divertentissima! Le cupcakes sono ottime soprattutto mangiate in uno dei parchi che si vedono nel telefilm. Arriviamo anche a casa di Carrie! Il quartiere è unico: siamo a Greenwich Village un quartiere signorile fatto di casette singole, basse e pieno di alberi! Il quartiere che mi piace di più di New York e poi immaginare una città che sia capace di essere così disparata da passare dal caos di Time Square alla signorile tranquillità di Greenwich Village, Soho… Al casino di Chinatown… Be, è bellissimo. Dopo aver bevuto il Cosmopolitan in un localino (sempre del telefilm) fantastico, ci rimettiamo in pullman per fare altri giri nei luoghi del telefilm e tornare alla base circa 4 ore dopo. Contenti, compriamo la foto che ci hanno scattato sotto casa di Carrie, perché è bellissima e poi è un magnete da attaccare al nostro frigorifero! Salutiamo tutti e andiamo a Tao Swartz per dare un’occhiata alla miriade di peluche che lo popolano e poi decidiamo di tornare in albergo per rinfrescarci prima di cena. Arrivati in stanza troviamo un messaggio in segreteria di Lori Ann che dice di trovarsi a New York con Peter e che potevamo incontrarci. La chiamiamo e ci diamo appuntamento al “Briant Park”. Bellissimo vedersi a New York! Ci portano nelle New York Public Library, una biblioteca enorme con circa 48.000 libri piena di affreschi e fregi che per noi italiani sono all’ordine del giorno, ma per loro sono unici. Usciamo e ci dirigiamo da Gallagher’s, un posto che ci aveva consigliato ieri la guida peruviana. Davanti alla vetrina della steak house, dove sono in bella mostra pezzi enorme di carne, salutiamo Lori Ann e Peter che ci augurano buon appetito e entriamo in questo paradiso della bistecca! All’interno si rivela molto carino ma anche abbastanza raffinato! Comunque mangiamo benissimo a cominciare dal pane e burro che ci portano all’inizio proseguendo con le bistecche e il caffè (italiano) che ci costa 5 dollari a testa! Totale $ 143,00. Torniamo in albergo attraversando le mille luci della città e subito a nanna: domani sveglia alle 4,30! Alle 5,30 ci verranno a prendere per il nostro ultimo tour organizzato: Cascate del Niagara! 30 dicembre: ore 4,30 mi alzo, mi preparo e dopo poco chiamo Mimmo. Che fatica! Usciamo alle 5,00 così possiamo fare colazione da Cafè Europa che è praticamente vuoto (che strano!) e poi torniamo al piano base dell’albergo dove ci verranno a prendere. Arriva un pulmino sgangherato e un autista poco gentile ci dice di salire in fretta. Ci sono dentro altri italiani e ne preleviamo altri due poco più avanti e infine tre spagnoli. Di corsa al JFK: bisogna prendere un aereo per andare in Canada! L’autista ci molla senza troppa gentilezza all’aeroporto dove facciamo i biglietti elettronicamente (erano già prenotati e prepagati dalle nostre agenzie) e via all’aereo! Controlli da incubo come al solito, e riusciamo a salire sul nostro volo: compagnia Blue Jet. Un volo molto meglio di quello che ci ha portato in USA: è più comodo, ha televisori satellitari che mandano programmi tv e non film preregistrati. Arriviamo dopo un’ora a Buffalo e siamo in Canada! Dopo il controllo dei passaporti usciamo tutti insieme e troviamo le nostre guide ad aspettarci con un pullman piccolo ma molto meglio di quello che ci aveva portati in aeroporto! Per noi italiani c’è Marcello un signore di origine calabrese simpaticissimo che parla bene l’italiano, per gli spagnoli c’è … Una signora simpatica. Saliamo e attraversiamo la città (siamo ancora negli USA) per passare il confine. Prima ci portano a vedere il lato americano delle cascate: la giornata è fredda ma abbastanza tersa. Arriviamo in un punto dove ci fanno scendere per ammirare le cascate! Sono larghissime ma ce le aspettavamo più alte! Uno spettacolo bello comunque. L’unico neo è che, dato che siamo in inverno, è tutto chiuso! Veniamo a sapere che non faremo altro che ammirarle dall’alto perché la “Maid of the Mist”, il battello che passa sotto le cascate, funziona da marzo ad ottobre. Ed è un continuo per tutta la giornata: ogni posto dove ci portano è chiuso perché siamo in inverno! Passiamo il confine col pullman e andiamo in Canada: la vista dal lato canadese è ugualmente bella ma dobbiamo accontentarci del paesaggio e degli scoiattoli e della simpatia (per fortuna) delle nostre guide perché il resto è tutto chiuso! Un’escursione che non consiglio in inverno! Mangiamo in un ristorante in un grattacielo da dove abbiamo la possibilità di ammirare le cascate ai nostri piedi. Chiacchieriamo allegramente facendo amicizia soprattutto con una coppia campana. Dopo pranzo facciamo un altro giro sostando in un souvenir shop e poi via per l’aeroporto. Ripassiamo il confine in pullman, in aeroporto rifacciamo i controlli (UFFA SEMPRE A TOGLIERSI LE SCARPE!!) e finalmente saliamo sul nostro volo. Arriviamo al JFK intorno alle 20,00. Siamo costretti ad aspettare il pullman almeno un’ora (pessima organizzazione del tour operator). Finalmente arriva e si torna a New York! Arriviamo a destinazione intorno alle 22,30, e stanchi morti, dopo una sosta al cafè Europa (ormai siamo di casa lì), andiamo in stanza per rilassarci mangiare la nostra frutta e metterci a letto. Domani sarà l’ultimo giorno del 2006! 31 dicembre: ci svegliamo intorno alle 7,00 decisi a tornare a Greenewch Village, Soho, in modo da rientrare in zona Time Square nel primo pomeriggio: si prevede blocco totale della zona già dalle 16,30! Prendiamo la metro e scendiamo a Christopher Street nell’East Village: vogliamo rifare un giro nella zona che ci è piaciuta di più della città: quella che avevamo già visto col Sex and the city tour. Camminiamo fino a Bleeker Street che percorriamo fino a incrociare Perry Street, la strada dove si trova la casa di Carrie Bradshow! E’ una zona molto bella, elegante, tranquilla, con case basse, negozietti piccoli di abbigliamento trendy, pasticcerie, accessori… Con il bel sole che ci accompagna, ci dirigiamo sul lungofiume (Hudson River) lo percorriamo fino al Chelsea Piers, uno dei tanti moli utilizzato in parte come contenitore di palestre, e ci ri-immettiamo in Manhattan dalla 23 strada e la percorriamo (siamo a Chelsea) fino ad incrociare la Broadway all’altezza di Madison Square Park dove sostiamo per scattare un po’ di foto con la luce al Flatiron building. Torniamo indietro fino a incrociare la settima e ci dirigiamo verso l’albergo! Sono circa le 14,00. Più andiamo avanti e più aumenta la folla e anche la presenza della New York Police! Arriviamo barcamenandoci fra le persone a Time Square. Compriamo qualcosa da mangiare e saliamo in stanza. Assistiamo dalla finestra al progressivo riempirsi di Time Square che è stata suddivisa in settori transennati dai poliziotti in modo da “ingabbiare” le persone. Ci sono due palchi sopraelevati, uno di fronte all’altro (vediamo tutto benissimo dalla nostra finestra!) su cui si esibiscono dei cantanti. Verso le 28,00 facciamo un giro nella hall dell’albergo che si trova all’ottavo piano, e poi saliamo al 48 piano per vedere il ristorante dove abbiamo deciso di trascorrere la mezzanotte. Bellissimo! Il ristorante vero e proprio è tutto prenotato da tantissimo tempo, ci accontenteremo della zona con il buffet dove non c’è bisogno di prenotazione né di vestiti troppo eleganti e dove si pagano 38,00 dollari a testa (bevande escluse). Il ristorante – buffet è completamente circondato da vetrate che offrono una vista mozzafiato su Manhattan e la cosa più fantastica è che gira intorno! Il paesaggio quindi cambia continuamente dando la possibilità di vedere il completo panorama della città illuminata stando comodamente seduti! Torniamo giù e decidiamo di aspettare la serata al ristorante, stando un po’ fuori per vedere com’è l’atmosfera… Dopotutto siamo a Time Square! Il concierge dell’albergo prima di uscire ci consegna una chiave (che altro non è che una specie di carta di credito) color argento che ci permette di entrare e uscire dall’albergo senza problemi, sono organizzatissimi per evitare caos nella notte di capodanno! Restiamo immersi nella folla, senza spostarci dalla base dell’albergo, fino alle 22,30 circa. C’è un’atmosfera indimenticabile: tutti sorridenti, un mare di poliziotti bellissimi, e ogni ora si fa il conto alla rovescia e cadono migliaia di coriandoli colorati sulle nostre teste, c’è un tizio che gira tra la gente a regalare cappelli, sciarpe e occhiali con le scritte New York, Time Square, 2007. Un’atmosfera da sogno. Alle 22,30 saliamo in stanza per risistemarci un po’ e poi ci dirigiamo al ristorante al 48 piano. Ci accolgono benissimo e ci danno un tavolo fantastico. Prendiamo due cocktail per iniziare (io un pineapple cosmo, e Mimmo un Mohito) e dopo esserci guardati un po’ intorno facciamo la prima puntata al buffet riempiendoci i piatti di tante cose buone. Trascorriamo la serata (allietata anche dalla presenza di un gruppo che canta dal vivo) bevendo e mangiando e guardando il fantastico panorama. Pochi minuti prima di mezzanotte passa la cameriera fra i tavoli a regalare a tutte le donne una corona e agli uomini un cilindro argentato da indossare durante lo scocco del nuovo anno, e poco dopo ci ritroviamo tutti in piedi a contare ad alta voce alla rovescia: quando scatta la mezzanotte partono tante urla di felicità, auguri, baci… E subito si inizia a cantare tutti insieme “Auld lang syne” ragazzi! Io quasi piango! Avevo sempre sentito quella canzone solo nei film! Bellissimo! Il capodanno più bello della mia vita. Costo totale della serata 146,00 dollari in due! In Italia non credo avremmo speso così poco da nessuna parte! La mattina del primo dell’anno, ci svegliamo con calma: il nostro intento è trascorrere una giornata tranquilla cominciando dal Moma. Così, dopo la colazione andiamo, a piedi al museo dell’arte moderna. Abbiamo il biglietto cumulativo che avevamo fatto quando eravamo andati sul grattacielo di Rockfeller: 18 dollari a testa per vedere il grattacielo e il museo. Così, entriamo al Moma evitando la fila e cominciamo a girare. Restiamo col fiato sospeso di fronte a opere d’arte così strane! Di vario genere: video, sculture, quadri… Il mio piano preferito è l’ultimo: c’è Andy Wharol, Picasso, Van Gogh, Klimt, Monet… Trascorriamo nel museo più di 4 ore per vederlo tutto. Quando usciamo, facciamo un salto in albergo, e poi via di nuovo in giro per la Fifth avenue! La maggior parte dei negozi è chiusa: be, è il primo dell’anno nuovo! Ma camminare è bellissimo. Attraversiamo Central park godendoci le luci, e un po’ di nebbia che pian piano è scesa. Torniamo a cena da Virgil’s Real Barbecue (152W. 44th St fra Broadway e la sesta) perché ci era piaciuto troppo e volevamo prendere le Chicken Wings. Cena fantastica a 60 dollari in due. Ritorniamo in albergo: domani ci aspetta la Statua della Libertà! 2 gennaio 2007: ci alziamo presto, vogliamo evitare la fila alla biglietteria della Statua. Dopo colazione (come sempre da cafè Europa, bagles con bacon uova e formaggio e due cappuccini alla modica cifra di 15 dollari), prendiamo la metro per Battery Park. Arriviamo in loco alle 7,30 non c’è nessuno! Dopo pochi minuti comincia ad arrivare gente: per fortuna siamo i primi in fila. Si attende fino alle 8,30 quando escono due impiegate che dicono di essere lì per fare i biglietti di chi si è già prenotato on line, sapevo di questa possibilità, ma non ero riuscita a prenotare sul sito dall’Italia (www.Statuereservation.Com) . In ogni caso, alle 9,00 apre la biglietteria. Facciamo i biglietti ($ 11,50 a testa) e ci dirigiamo al battello della Circe Line che parte alle 9,30. Attraversiamo anche qui un controllo come quello che si fa per prendere un aereo, e saliamo in battello. Strapieno! Arriviamo a Staten Island dopo meno di un’ora: il tempo è fantastico, cielo azzurro… Una giornata con una luce unica come si può notare dalle 1000 foto che abbiamo scattato sia alla statua che al panorama, ormai privo delle Torri. Decidiamo di salire nella Statua (il costo era compreso nel biglietto che avevamo fatto), fino ai piedi. Facciamo una fila di un’ora e mezza circa, subendo ancora i soliti terribili controlli (senza scarpe), saliamo a piedi (per nostra scelta) e ci troviamo alla base della statua: guardando in alto la abbiamo sopra la nostra testa e ci rendiamo conto di quanto sia effettivamente grande! Il panorama sotto di noi è indescrivibile. Trascorriamo così la mattinata e riprendiamo il battello intorno alle 13,00 che ci porta a Ellis Island, la famosa isola dove sostavano tutti gli emigranti che volevano trasferirsi negli USA. La visitiamo con piacere fermandoci anche a inserire nei computer i nomi dei nostri bisnonni per provare a scoprire qualcosa. Alla fine della visita ci troviamo nel souvenir shop dove veniamo fermati da una impiegata che ci propone una prova: accettiamo. Ci scatta due primi piani e poi si mette a smanettare col computer: inserisce i nostri volti in una vecchia foto di due emigranti e crea un’immagine che non possiamo fare a meno di comprare! E’ bellissima e soprattutto divertente! Insomma, una fantastica mattinata. Riprendiamo il battello e ritorniamo a Battery park intorno alle 15,30. Abbiamo un’altra meta: il “Katz’s Delicatessen” il ristorante dove si svolge la celeberrima scena dell’orgasmo simulato di Harry ti presento Sally (un film che io adoro)! Passiamo di nuovo per Wall Street, risaliamo attraverso Tribeca dopo aver sostato per qualche foto sul South Street Seaport da dove abbiamo una vista mozzafiato del Brooklin Bridge, e arriviamo in Houstion Street dove si trova il ristorante. Entriamo e prendiamo un numero: bisogna fare la 3 gennaio: ultimo giorno! Per fortuna c’è il sole! Decidiamo di lasciare i nostri bagagli al deposito dell’albergo e trascorrere le ultime ore prima della partenza per il JFK (fissata per le 16,30) a Central Park: del resto di giorno non l’abbiamo visto (a parte lo zoo). Andiamo lì con la metro e giriamo un po’ senza meta fra il verde, la gente che corre, i ciclisti, un aereo che scrive messaggi nel cielo azzurro, lo Strawberry Field con la scritta “Imagine” … Una mattinata bellissima. Torniamo a piedi verso Time Square: ci fermiamo nel M&M’s store: negozio coloratissimo dove compriamo tante cose tra cui, ovviamente, degli M&M’s scegliendoli del colore della nostra cucina: fucsia e verde. Torniamo sono le 16,00. Prendiamo i bagagli e ci mettiamo ad aspettare il nostro pulmino. Nell’attesa facciamo amicizia con una coppia di Napoli che prenderà il nostro stesso volo. Arriviamo in aeroporto intorno alle 18,00. Trascorriamo l’attesa con i nostri nuovi compagni e alle 21,30 (ora locale) si parte. Un viaggio indimenticabile che rimane immortalato nelle 700 foto che abbiamo scattato e ancora di più nei nostri cuori. A presto America! Raffaella