New York con lentezza
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Da molto tempo desideravo visitare New York, ma con i miei ritmi: mi piace prendermela comoda, alzarmi ad un’ora giusta di mattina, visto che sono in vacanza e, se possibile, fare il mio riposino pomeridiano.
MERCOLEDì 2 LUGLIO 2014
Partenza dalla città a noi più vicina, PISA, che è collegata in estate con volo diretto giornaliero a NY e utilizzato principalmente da turisti americani che visitano la Toscana. Il costo del biglietto è 915 euro; abbiamo ricercato altri voli con scalo in una capitale europea, ma il prezzo cambia di pochi euro. Il volo Delta Airlines parte con puntualità alle 9 e ci permette di arrivare all’aeroporto di JFK alle 13 dello stesso giorno, in modo da poter visitare la city già nel pomeriggio del primo giorno. I controlli di sicurezza e il ritiro bagagli si svolgono con la massima organizzazione e in poco tempo siamo fuori dall’aeroporto.
Decidiamo di prendere un taxi per raggiungere l’hotel, visto che siamo molto stanchi per il viaggio e il costo è abbordabile per due persone (circa 65 dollari + abbiamo dato $10 di mancia, rendendo felice il tassista) e la corsa dura circa 40 minuti fino al Greenwich Village. Il servizio è organizzato con servizio di sicurezza proprio fuori dall’aeroporto e la coda scorre velocemente, come ovunque nella città.
L’hotel prenotato tramite il web è The Marlton Hotel, proprio nelle vicinanze dell’arco che limita il Washington Square Park un luogo mitico, pieno di giovani universitari, giocatori di scacchi e suonatori di jazz. All’arrivo ci dicono che dal giorno dopo viene offerta la colazione a tutti gli ospiti e questa è subito una bella notizia, perché pensavamo di dovercela pagare. In un primo momento l’albergo non mi fa una grande impressione, un po’ per l’aria condizionata gelida, ma anche per la reception piccola e buia. In realtà basta vedere le sale adiacenti del bar e del ristorante ricche di opere d’arte apprezzabili e un giardino interno coperto in stile art decò, per apprezzare il fascino di questo piccolo hotel di charme, un tempo dormitorio per gli studenti della New York University. Nella sala è sempre acceso un caminetto (anche ora a luglio) che crea un’atmosfera particolare, insieme ai tanti giovani turisti intenti a navigare con i propri computer con la connessione wi-fi dell’hotel. Nella city infatti il computer è utilissimo per prenotare qualunque spettacolo o visionare gli orari; io mi sono accontentata del cellulare, che comunque è stato efficace, grazie alla connessione ultra-veloce a cui non sono abituata in Italia.
Nel pomeriggio ci organizziamo per raggiungere la stazione della metropolitana più vicina, che è la W4 st, vicina a un campo da basket molto frequentato da giovani. La stazione non è tra le più tranquille, ma la situazione è accettabile: la metropolitana di NY non è ben tenuta: è vecchia, ha il soffitto basso, i corridoi stretti e fa un caldo africano. Comunque, per chi non vuole spendere una cifra in taxi, rimane il mezzo più veloce. Acquistiamo una unlimited Metro Card per una settimana al costo di 31$, che vale anche per l’autobus. Chiediamo anche la cartina della metro e degli autobus, visto che i mezzi pubblici a NY non sono sempre efficienti e facili da trovare.
Affamati, ci fiondiamo a cena appena possibile e scegliamo un ristorante nelle vicinanze, il Minetta Restaurant, che è raccomandato da entrambe le nostre guide. il locale è molto caratteristico e vediamo con preoccupazione che è frequentato da gente molto elegante. Gli hamburger che scegliamo sono ottimi, ma il prezzo è esorbitante: 100$ per 2 hamburger e due bottiglie d’acqua( 8$ ciascuna) e con rammarico aggiungiamo 20$ di mancia, che qui è obbligatoria.
Subito decidiamo di abbassare il nostro tenore di vita qui a NY e chiediamo alla reception di indicarci dei fast food nella zona: ci dice di andare due isolati ad est, sulla 8th east street in due catene che ora sono molto popolari: Così, per il cibo italiano e Chipotle per il cibo messicano. Da 15 anni non veniamo più negli States e tutto è cambiato, persino i fast food.
Comunque, a stento riusciamo a rientrare in albergo, perché si sta scatenando l’uragano Arthur; in pochi minuti arriva la tempesta e durerà tutta la notte.
GIOVEDì 3 LUGLIO
La tempesta è passata per il momento e possiamo organizzarci per la visita guidata da un italiano che vive a NY, prenotata sul web nei giorni precedenti; con un tour in minivan con 8 persone visitiamo tre quartieri della città: il Bronx, il Queens e Brooklyn. Nel Bronx visitiamo una little Italy più autentica, dove si trova un mercato con prodotti alimentari buonissimi e più freschi che nei nostri negozi italiani. Addirittura assistiamo alla preparazione della mozzarella che poi mangiamo nei nostri panini. Il giro prevede varie soste e ci offre una panoramica di tutto quello che circonda l’isola di Manhattan. Vediamo il quartiere di Williamsburg a Brooklyn, dove si stanno trasferendo i giovani professionisti della città e visitiamo anche la casa di Louis Armstrong, che non ha mai abbandonato il suo quartiere.
Il tour finisce a Midtown davanti alla NY Public Library e decidiamo di entrare per dare un’occhiata. Facciamo un giro ai piani superiori e guardiamo dall’esterno le varie sale per lo studio. Purtroppo non è possibile vedere la sala più ampia e famosa, la Rose Main Reading Room ma possiamo invece vedere la copia originale e autografa della Dichiarazione di Indipendenza, esposta in occasione della festività del 4 Luglio. La città si sta svuotando perché molti abitanti fanno il ponte.
Dopo la cena vorremmo approfittare dell’entrata libera al New Museum of Contemporary art, ma la nuova tempesta in arrivo ci costringe a rientrare di corsa in hotel.
VENERDì 4 LUGLIO
Oggi, Indipendence Day, decidiamo di visitare uno dei luoghi che più ci interessa, il MET (Metropolitan Museum of Art). Per entrare c’è una coda molto lunga, ma scorrevole e in circa 20 minuti siamo dentro. Il prezzo è a offerta, anche se viene raccomandata la cifra di 25$. Abbiamo fatto un’offerta di 10$ a persona e mi è sembrato che l’impiegato fosse soddisfatto.
Il museo è enorme e ricchissimo di opere d’arte, da sculture e gioielli romani, ai vasi greci, alle sale orientali e africane; dopo circa 2 ore trascorse nel primo piano abbiamo fatto una pausa al caffè che ha una magnifica vetrata sul Central Park. Abbiamo poi proseguito nei piani superiori, dove si trovano una miriade di quadri impressionisti e dei Modigliani incredibili. Ormai siamo distrutti, ma proprio quando vogliamo uscire comincia a piovere forte, così proseguiamo la visita, che potrebbe durare anche per giorni, data la vastità della struttura. Quando usciamo sarebbe l’ora di entrare al MOMA, visto che il venerdì dalle 16 alle 20 è gratis, ma siamo veramente saturi di opere d’arte. Rientriamo in albergo per riposare.
In occasione della festività del 4 luglio l’unica attrazione della città sono i fuochi d’artificio, che però vengono fatti nella zona del ponte di Brooklyn . Ho guardato sul web prima di partire e l’organizzazione dell’evento non mi convince; decidiamo di rinunciare. Persone incontrate il giorno dopo mi confermano che lo spazio per gli spettatori era ristretto, che in alcuni momenti la folla era pericolosa e che non c’erano i servizi pubblici necessari per il rientro. In effetti i servizi pubblici (metro e bus) lasciano un po’ a desiderare a NY, dove tutti preferiscono i taxi.
SABATO 5 LUGLIO
Oggi facciamo la mia gita preferita: Central Park in bicicletta con guida italiana. Un’esperienza bellissima, sia per la bella giornata non troppo calda, sia per i colori del parco, tenuto benissimo. Abbiamo fatto il giro completo e anche un pezzo fuori pista. Nel centro informazioni abbiamo visto anche alcune foto del parco negli anni 80, quando era un posto inaccessibile a causa della delinquenza. Oggi, grazie alla volontà dei cittadini che vivono nelle vicinanze (la parte più ricca della città in effetti) il parco è un posto davvero accogliente, pieno di luoghi per bambini (la statua di Alice e il luogo dove i volontari raccontano fiabe), luoghi romantici come il laghetto con le barche e posti cult per i giovani come il monumento dedicato a John Lennon. Al rientro vediamo anche il Dakota, il palazzo dove viveva John Lennon e dove fu ucciso; sembra che ancora oggi Yoko Ono viva lì.
Rientriamo in hotel per il riposino pomeridiano e in serata approfittiamo dell’ingresso libero al Guggenheim Museum: la fila è molto lunga e gira intorno all’isolato, ma in circa 20 minuti siamo dentro. Il museo è quasi interamente dedicato a una mostra temporanea sul Futurismo italiano, che non amiamo particolarmente. La struttura del museo invece è davvero bellissima, sia all’esterno che all’interno, come appare in tutti i libri di Storia dell’Arte. Usciamo prima dell’orario di chiusura e andiamo a fare un giro al Rockefeller Center. Il caffè nella piazza è pieno di turisti e l’atmosfera è davvero festosa. Ammiriamo anche un’istallazione di Jeff Koons (ex marito di Cicciolina) che stranamente ha creato un pupazzo tutto coperto di piantine, davvero carino. In effetti, il leitmotiv della città è GREEN.
DOMENICA 6 LUGLIO
La mattinata è dedicata ad un’altra meta nel verde, la High Line: una vecchia ferrovia caduta in disuso, che i cittadini hanno trasformato in un giardino davvero incantevole. Per trovarla ci fermiamo a guardare la cartina e una signora gentilissima ci indica la scala per raggiungerla. Non è la prima persona che si offre spontaneamente di aiutarci e questo rende la visita ancora più piacevole. La High Line supera le nostre aspettative: è un’oasi di verde curatissima, con piante fiorite a noi sconosciute e che scopriamo provenire in gran parte dal Giappone. Al banco informazioni i volontari, che sono cittadini che si occupano del parco, ci spiegano che in tutte le stagioni ci sono piante fiorite e le più belle sono quelle che fioriscono in inverno con la neve. Vediamo anche il famoso Chelsea Hotel, dove hanno soggiornato i grandi artisti. A metà percorso scendiamo per vedere le gallerie d’arte di Chelsea, ma, essendo domenica mattina, per la maggior parte sono chiuse.
Con il bus andiamo a Union Square, una piazza con edifici davvero belli; ci colpiscono due palazzi, uno antico ed uno ultramoderno l’uno accanto all’altro e per niente in contrasto. Al centro della piazza un bel giardino, indispensabile per un po’ di refrigerio e intorno un bel mercatino di artisti di vario genere.
A Union Square troviamo il nostro posto preferito per mangiare a NY: è Whole Hole Food, un supermercato di cibo sano, dove si possono acquistare cibi pronti e mangiarli nello stesso locale al piano di sopra, dove ci sono molti tavolini e una bella vetrata panoramica. Nella stanza anche un comodo lavello per lavare le verdure o semplicemente lavarsi le mani.
In serata decidiamo di vedere finalmente il panorama della city al tramonto e di notte. Scegliamo l’Empire State Building. Siamo sorpresi nel non trovare code, ma è solo l’inizio: al piano di sopra c’è una coda di mezzora circa per fare il biglietto, che si potrebbe evitare con una carta tipo la city pass, che a noi non conveniva perché abbiamo sfruttato alcune attività gratis). Le code continuano poi per tutti per accedere agli ascensori, sia all’andata che al ritorno. Un massacro. La fatica è però ripagata da un panorama mozzafiato e da una serata bellissima con il cielo terso e una visibilità ottima.
Stanchi, aspettiamo l’autobus per tornare all’albergo, ma non passa, nonostante sia previsto. Prendiamo un taxi, che tra l’altro non è caro: 7$ per circa 2 chilometri.
LUNEDì 7 LUGLIO
Prendiamo la metro per raggiungere Lower Manhattan e il Financial District. Prima di tutto cerchiamo l’ufficio per prendere il biglietti scontati del Musical Mamma mia! della sera stessa. Si trova a South Street Seaport al 199 Water street. Troviamo i biglietti scontati al 30% al prezzo di 94$ ciascuno. Un prezzo accettabile, visto che i posti sono medi e su internet per lo stesso prezzo si potevano avere solo i posti più economici in fondo al teatro.
Per la vista della Statua della Libertà scegliamo un’attività gratuita: il traghetto per Staten Island. Nonostante la fila c’è posto per tutti e si può fare gratis un giro per mare e vedere da una certa distanza la statua della libertà. Non essendo interessati alla visita della statua ( davanti c’era una lunga fila) siamo soddisfatti dell’escursione.
Al rientro a Manhattan andiamo a vedere il monumento alle torri gemelle: le due Memorial Pool sono due vasche enormi che si aprono all’interno con cascate impressionanti. Il cadere rumoroso dell’acqua nel precipizio ricorda la caduta delle torri e crea un’atmosfera di raccoglimento.
Purtroppo intorno ci sono dei cantieri enormi che impediscono di circolare a piedi nella zona; oltretutto fa un caldo insopportabile e decidiamo di rientrare in albergo. Trovare la metro è un’impresa e dobbiamo chiedere più volte, perché non è segnalata.
In serata facciamo un giro a Times Square che io ho subito adorato, mentre Andrea l’ha trovata insopportabile per la confusione. Molto più suggestiva è di notte, perché è illuminata a giorno. Girando per Broadway ci imbattiamo in una folla urlante e subito si capisce che c’è qualcuno di famoso. Sta facendo gli autografi Daniel Radcliffe (l’attore protagonista di Harry Potter) che recita qui in un musical. Una poliziotta a cavallo cerca di liberare la strada dai fans, mentre i taxi e le auto si fermano per vedere chi c’è, causando grida di protesta. È una scena davvero curiosa, che fa capire come a New York possa capitare ovunque di vedere le persone più note.
Il MUSICAL Mamma mia! ci diverte tantissimo; arriviamo per ultimi con il teatro strapieno e lo spettacolo inizia all’ora prevista sul biglietto.
MARTEDì 8 LUGLIO
Oggi è il mio compleanno, ma come trascorrere una giornata che possa essere migliore di quelle trascorse nei giorni precedenti? Impossibile, diciamo che ho festeggiato il compleanno con l’intera vacanza.
In programma oggi c’era il Moma, ma ci accorgiamo che è il giorno di chiusura e non ci resta che rimandare a domani. Decidiamo allora di andare a Midtow : vediamo il CHRYSLER BUILDING, che abbiamo già visto di notte con la sua meravigliosa guglia. Entriamo nell’atrio in stile art déco, arredato con legni pregiati. Entriamo anche a vedere l’interno della Grand Central Terminal, con i suoi orologi e marmi tirati a lucido. Finalmente vediamo la città popolata daa soui abitanti e lavoratori, che sono molto chic.
In seguito facciamo una passeggiata verso il Bryant Park, che, nell’ora di pranzo è pieno di gente: si vedono impiegati vestiti di tutto punto con il loro pranzo, anziani e bambini che giocano con i genitori. In una parte del parco si tiene la presentazione di un libro e ovunque ci sono persone sedute al fresco. Il parco è davvero incantevole e vediamo solo ora che di sera lì si proiettano dei film d’autore.
Nel pomeriggio faccio un giro al Greenwich village. Il quartiere (chiamato Village) è pieno di fascino, di negozietti vintage ed etnici e locali dove si ascolta la musica tra i più famosi della città (blue note, café wha e red lion).
Molti locali propongono musica jazz, che non amo, mentre il red lion propone anche musica soul e blues. Peccato che lo spettacolo che mi sarebbe piaciuto c’era già stato la sera prima.
Ceniamo al ristorante del nostro hotel, che è pieno di gente e si rivela locale migliore. Anche il prezzo è giusto: 66$ per due; abbiamo preso una bistecca, un hamburger con una montagna di patatine e il dolce. Tutto buonissimo. Peccato averlo provato solo nell’ultima serata
MERCOLEDì 9 LUGLIO
Oggi partiamo, ma ci resta da vedere uno dei musei che più importanti del mondo: il MOMA (MUSEUM OF MODERN ART). Abbiamo purtroppo poco tempo, perché partiamo nel pomeriggio; comunque siamo lì all’apertura e paghiamo il biglietto intero: 25$. Decidiamo di iniziare la visita dal 5° piano, dove si trovano le opere più prestigiose. Prendiamo l’ascensore e lì restiamo per la maggior parte del tempo. Le finestre di vetro che danno sulla strada e sull’interno del museo fanno venire le vertigini, tanto che non riesco ad avvicinarmi più di tanto. La struttura del museo è molto bella, come il tesoro di opere d’Arte Moderna difficile da trovare in altre parti del mondo. Passiamo velocemente dai piani dedicati alla fotografia e al design, anche se sono molto interessanti. Al piano terra c’è un giardino molto bello con sculture notevoli.
Purtroppo dobbiamo andare via, perché non vogliamo fare tardi all’aeroporto, siamo preoccupati che i controlli siano pieni di file, come ormai succede in tutti gli aeroporti. Il viaggio in taxi verso JFK dura circa 40 minuti e i controlli sono veloci. Agli imbarchi ci sono una miriade di bar e fast food. Mangiamo degli hamburger a Shake & Shack e sono buonissimi: li preparano sul momento e bisogna per questo aspettare un po’.
L’imbarco in aereo è veloce, ma sull’aereo ci tengono due ore in attesa prima di partire per un problema tecnico, dicono loro. Quando finalmente partiamo, il capitano dice che l’Argentina ha battuto l’Olanda. Non sarà stata questa la causa del ritardo?