New York con il naso all’insù
Volo: Prenotare con largo anticipo, anche sei mesi e più prima, dà ovviamente la possibilità di avere prezzi più convenienti; con l’attuale cambio, fino a 450€ per un a/r con voli diretti riteniamo sia un buon prezzo, di meno un affare da prendere al … volo. Se i prezzi trovati sono più alti, si può risparmiare volando dal lunedì al venerdì o decidendo di fare una delle tratte con scalo, in questo caso meglio prevederlo al ritorno. All’andata sfruttando le 6 ore di fuso e senza scali si può essere a New York nel primo pomeriggio e regalarsi subito un assaggio della Grande Mela anche se stanchi per il fuso orario. Noi abbiamo volato con un 767 American Airlines da Malpensa al JFK e al ritorno con Iberia via Madrid. Sull’aereo si compilano due moduli, uno verde e uno bianco da consegnare in dogana, (su cui ci sono più o meno le stesse domande trovate sull’Esta che va fatto online prima di partire) dove, almeno per noi, i controlli sono stati rapidi e a parte prenderti le impronte e farti la foto ricordo, non molto diversi da quelli in uso in Europa.
Hotel: Consigliamo di cercarlo nel centro di Manhattan, grosso modo dalla 34th strada a Central Park in modo da non dover fare sempre grossi spostamenti per visitare la città, specialmente di sera. E poi soprattutto di chiedere una camera ai piani alti, dal ventesimo in su per sentire il meno possibile i rumori delle strade di NY dove anche di notte traffico, sirene di polizia, ambulanze o pompieri non si fermano. Noi ci siamo trovati bene al Millenium UN Plaza sulla 44th strada di fronte alle Nazioni Unite composto da due torri in vetro con le camere dal ventottesimo piano in su e una favolosa vista: dalla torre est verso l’ONU, l’East River e il Queens, dalla torre ovest verso il centro di Manhattan. Molto spaziosa e moderna la camera (spesso a NY le camere sono microscopiche e vecchiotte) unico svantaggio la relativa distanza, 600/700m, dalla metropolitana più vicina a Grand Central Station, percorribile volendo con il bus sulla 42nd. Poco meno di 100€ il costo a notte a persona.
Mezzi di trasporto: Orientarsi a Manhattan è facilissimo, perdersi quasi impossibile, basta seguire le due direttive principali, down/up e west/east. La subway è efficientissima e facile da usare. Il singolo biglietto costa 2,25$, ma la soluzione migliore è la MetroCard ad utilizzo illimitato (Unlimited ride) a 27$ per una settimana. Potete stampare mappe di subway e bus, orari e altre info dal sito del Metropolitan Transportation Authority, www.mta.info. Se si devono fare lunghi tragitti, ad esempio da Times Square a Brooklyn o ad Harlem prendete le linee espresso che fanno solo le fermate principali saltandone diverse e velocizzando gli spostamenti. Con i bus che percorrono le avenue da nord a sud e le principali streets da est a ovest, si può vedere comodamente seduti la città; sono molto frequenti, ma spesso rimangono imbottigliati nel traffico di Manhattan. Occhio all’aria condizionata che come dovunque in America spesso va a manetta e se si sale accaldati è facile prendersi un raffreddore. Infine i taxi: numerosissimi e dovunque, non è mai un problema trovarne e fermarne uno. Sono secondo noi la soluzione più comoda e veloce dal JFK a Manhattan e viceversa. La tariffa è fissa attorno ai 50$ compreso l’eventuale pedaggio per il Midtown Tunnel e le tasse, mancia esclusa.
Visite: Assolutamente da non perdere il City Pass se si intende fare almeno 3/4 delle 6 visite comprese (Metropolitan / MOMA / Liberty and Ellis Island e un biglietto su due della Circle line gratis / Empire / Top of the Rock o Guggenhaim / Museo storia naturale). Si acquista in una delle biglietterie dei luoghi sopra elencati o via internet ritirandolo poi comunque a una biglietteria. Oltre al risparmio, (costa 79$ mentre le singole visite sono in media sui 20$) permette di saltare buona parte di quasi tutte le file e se andate in periodi di grandi afflussi averlo può fare la differenza. In particolare all’imbarco per Liberty Island la fila era di almeno un’ora, ma con il City Pass ce la siamo cavata in un quarto d’ora! In più si ha anche diritto ad uno sconto del 15% su ogni acquisto a Bloomingdale’s uno dei grandi magazzini della città. Altre info sul sito www.citypass.com.
Locali, Pagamenti, Controlli, Sicurezza, Assicurazione, etc… La colazione è quasi sempre esclusa dal prezzo della camera e di solito cara se consumata in hotel, ma in ogni zona ci sono diversi locali dove farla. Dal tipico locale anglosassone, ai più classici Starbucks. Noi nella zona dove pernottavamo consigliamo l’Aroma Espresso sulla 42nd tra la 2nd e la 3th avenue con ottimo caffè o cappuccino, e strepitose brioches e muffins. Per il pranzo un’ottima scelta sono i Deli (da Delicatessen) in cui si sceglie da un buffet tutto ciò che si vuole, pagandolo poi a peso (in libbre). In genere sono take away, ma i più grandi danno la possibilità di consumare ai tavoli. Per la cena le Steak House offrono ottima carne ma i prezzi non sono affatto economici. Se invece amate i ristoranti etnici non c’è che l’imbarazzo della scelta. Noi amanti della cucina mediterranea ci siamo a volte trovati un po’ male, ma non si era certo scelta NY per la sua cucina. Qua e la nel racconto della vacanza troverete le nostre esperienze. La mancia è d’obbligo, a volte la si trova già inserita nel conto, in altri casi va aggiunta e calcolata; in media si lascia il 15%. Inoltre al conto o al prezzo esposto di qualsiasi altro acquisto vengono aggiunte le tasse, che a NY sono circa il 9%.
Preparatevi a controlli ovunque; in ogni luogo pubblico ci sono addetti alla sicurezza, con il metal detector nei luoghi più importanti da visitare. Per le strade a ogni ora è costante la presenza della polizia del NYPD, in auto, moto, perfino a cavallo, in divisa o in borghese, e questo dà la percezione di una città molto sicura; ovvio che ci vuole un minimo di attenzione, evitando per esempio di girare da soli di notte per Central Park.
E’ consigliabile un assicurazione per eventuali spese sanitarie, a causa degli elevatissimi costi delle loro strutture. “Viaggi Sicuri.com” offre polizze online che per 7/8 giorni costano circa 70€ per due persone. Infine per telefonare in Italia si può risparmiare con le schede prepagate a scalare da 5 o 10$ acquistabili quasi ovunque.
Dopo questa lunga serie di info vi raccontiamo come e cosa abbiamo visitato a NY e quello che più ci ha entusiasmato evitando la gran parte delle tante informazioni storiche o le caratteristiche delle principali attrazioni della città reperibili su una buona guida.
1° Giorno: Times Square / Rockefeller Center Lasciato il JFK, già sul taxi NY ci ha regalato la prima emozione, quando attraversando il Queens ci siamo trovati di fronte i grattacieli di Manhattan, dall’Empire un po’ isolato a sud, all’impressionante “selva” di torri del centro. Sistemati e rinfrescati nella nostra camera al trentasettesimo piano non abbiamo atteso che pochi minuti per ridiscendere e iniziare subito a scoprire il centro di Manhattan. Camminando una prima occhiata agli edifici nella nostra zona. Il palazzo delle Nazioni Unite di fronte a noi la cui migliore veduta la si ha da un piccolo terrazzo in fondo alla 43th strada, la torre di acciaio del Chrysler Building, la cui guglia è certo la più originale della città (è visitabile l’atrio al piano terra) e la Grand Central Station dall’enorme e affollato interno con grandi finestroni e bandiere a stelle e strisce, presenti dovunque in città.
Era una bella e calda giornata di sole e molti Newyorkesi se lo godevano ai bar o sull’erba di Bryant Park un piccolo e tranquillo spazio verde tra 5th e 6th e anche noi per un po’ li abbiamo imitati con il naso all’insù a vedere i grattacieli che vi si affacciano. A pochi passi da quell’oasi di pace c’è un altro mondo anzi il caos totale: Times Square, il cuore della città, i suoi mille neon, le insegne di ogni forma e dimensione, le torri di vetro e acciaio che delimitano la piazza triangolare all’incrocio tra la 7th e la Broadway. E’ proprio quello che si vede nei film, fiumi di persone, auto, taxi, bus, tutti in fila, spesso sirene di polizia e pompieri, rumoroso, esagerato, ti stordisce, ma alla fine ti conquista. Non ci vorresti mai vivere ma starci ti piace. C’è una gradinata a nord della piazza sopra la biglietteria dei teatri e tante sedie e tavolini rossi sparsi nella piazza dove sedersi e osservare quell’inarrestabile via vai. Nei giorni successivi ci siamo poi stati anche di sera, e nella notte le luci di insegne e neon rendono tutto ancora più coinvolgente e folle; seduti su quella gradinata è come stare dentro un film con lo schermo a 360°. Poi ci sono bar e negozi, l’Hard Rock Caffè con esposte le chitarre di Paul Mc Cartney, George Harrison, e altri musicisti, Toys con all’interno la ruota panoramica alta 25m e … quasi dimenticavo Broadway, con i teatri e le insegne luminose dei tanti spettacoli. Tornando al primo giorno, si avvicinava l’ora del tramonto e fatto il City Pass alla biglietteria del Top of the Rock la terrazza panoramica sulla cima della torre più alta del Rockefeller Center vi siamo saliti con un velocissimo ascensore che ti “spara” su al 67° piano in pochi secondi a suon di rock e luci strobo. Usciti sulle terrazze c’era tutta NY sotto di noi; piccolissime le strade le auto e le persone, minuscoli alcuni edifici di 15/20 piani se paragonati ad alcuni tra i grattacieli più grossi del centro. L’Empire su tutti visibile perfettamente in tutta la sua altezza senza nessun altro edificio davanti; ma poi girando lo sguardo a 360° tutti i più famosi edifici, dal MetLife, al Chrysler, alla Trump Tower, al Citigroup Center e poi a nord l’enorme e regolare spazio verde di Central Park con ancora più a nord Harlem. Le strisce blu dei due fiumi l’Hudson e l’East River che si uniscono sulla lontana punta sud, Brooklyn, il Queens, insomma una vista fantastica. Ma eravamo saliti anche per vedere Manhattan con le luci della notte ed è stato magico quando hanno iniziato ad accendersi a decine di migliaia le luci della città, e a disegnarsi le sagome degli edifici e dei ponti, il reticolo delle strade … e tutti a scattare foto o fare video ritagliandosi un angolino su uno dei due lati delle terrazze (quello a sud con l’Empire è il più gettonato). Un po’ di fila per scendere, poi stanchi ma contenti di questo primo impatto con la Grande Mela siamo tornati in hotel; erano solo le 11 di sera, ma per noi le 5 del mattino!
2° Giorno: Empire State Building / Brooklyn Svegliandoci molto presto abbiamo colto una magnifica alba sull’East River dalle vetrate della nostra camera. La prima colazione l’abbiamo fatta in un tipico locale USA dove i clienti per lo più si prendevano frittatone e salsicce e in tantissimi un bel cappuccino con ghiaccio. Vederli bere a quell’ora una bevanda ghiacciata ci è poi capitato spesso; se la gustano lentamente in metro o su un muretto con il PC sulle ginocchia, mentre camminano, parlando al telefono. Non hanno sembra l’abitudine di dedicare un certo tempo alla colazione. Era domenica, c’era un bel sole, NY era meno frenetica di come l’avremmo poi vista nei giorni seguenti, ed è stato piacevole avvicinarsi a piedi all’Empire il gigante di NY; il grattacielo che dal 1931 per oltre 40 anni è stato l’edificio più alto del mondo, che veramente vedi da ogni angolo o quasi di NY; più che mai da guardare con il naso all’insù, ma che impressiona anche per le colossali dimensioni della sua base. Di quanto è grande ci si rende conto anche quando una volta passato l’atrio di ingresso in marmo sulla Fifth Avenue e salito un piano, si cammina a lungo prima di prendere uno dei veloci ascensori che in 70” ti portano all’86° piano a più di 320 metri. (con un supplemento si può salire al 102° piano a 380 metri). Già all’86° si è sul tetto di NY con la città tutt’attorno. Verso sud è facile distinguere il ponte di Brooklyn, quello di Verazzano o la statua della Libertà e non vi sono alti edifici fino a Lower Manhattan, dove svettano le moderni torri del cuore finanziario d’America; spicca perchè molto vicino e per la sua forma il Flatiron Building all’angolo tra Broadway e Fifth Avenue. A proposito della 5th seguitela con lo sguardo fino a Central Park e oltre, sembra non finire mai. La vista verso nord e quindi verso il centro di Manhattan spazia sulla zona a più alta concentrazione di grattacieli della città da quelli attorno a Times Square all’ONU una disordinata ma grandiosa prospettiva. L’audioguida compresa nell’ingresso, racconta storia e tante curiosità legate all’Empire, e tra foto, video e ripetuti giri della terrazza per noi era già mezzogiorno. Pranzo con carne grigliata all’Heartland Brewery un locale al piano terra dell’Empire. Buona la carne, ottima la birra, un po’ caro.
Con un metro espresso (linea 2 e 3) siamo scesi a Brooklyn a Clark Street seguendo l’esatta indicazione di alcuni TpC che consigliavano di passare il ponte da Brooklyn a Manhattan con di fronte lo skyline della Down Town. E’ una buona idea anche andarci nel pomeriggio perchè poi si può passare la serata nella vecchia zona del porto e godere infine di una veduta notturna del ponte. Passare dalla Fifth Avenue alle strade di Brooklyn è un grosso cambiamento. Niente torri di vetro e acciaio, le case in mattoni a 2/3 piani, viali alberati e senza traffico. I grattacieli si tornano a vedere non appena ci si affaccia sull’East River e si ha di nuovo di fronte Manhattan da cui elegante si stacca il ponte di Brooklyn. Del ponte colpiscono gli imponenti piloni di pietra, e al contempo la leggerezza della sua unica campata di quasi 500 metri (è lungo in tutto 1100) sostenuta da possenti travi in acciaio e giganteschi cavi. Stanno realizzando il Brooklyn Park sull’East River ed è piacevole camminare o sdraiarsi al sole nella parte già completata vicino al ponte e alla bianca e carina ex caserma dei pompieri dove in molti facevano lunghe file per un gelato. Infine il passaggio a piedi sul ponte che richiede quasi un’oretta osservando l’intrico di cavi e tiranti, il traffico incollonato nelle sue sei corsie, e non lontano il Manhattan Bridge con i piloni azzurri e la struttura bianco/azzurra, oltre a Manhattan, ovviamente. Giunti in fondo con di fronte la City Hall abbiamo raggiunto la vecchia zona del porto (South Street Seaport) con i moli e i vecchi magazzini ora riconvertiti in centri commerciali e locali. Un giro è più che gradevole in particolare al Pier 17 che con le sue tante terrazze offre ottimi punti panoramici su Brooklyn e il ponte e all’interno della sua struttura in vetro e acciaio decine di negozi e molti locali. Ci sono al 3° piano anche delle comodissime sdraio in legno e li siamo stati un bel po’ dopo cena (fatta in uno dei tanti posti della zona dove abbiamo notato che i ristoranti italiani sono i più eleganti ma anche i più cari) a gustarsi la brezzolina dal fiume con davanti il ponte e la città ancora più affascinanti con le luci della sera. Ritorno con il bus M1.
3° Giorno: Liberty e Ellis Island / Lower Manhattan Abbiamo cercato di arrivare presto sulla punta sud di Manhattan a Battery Park (con le linee espresso 4 e 5 fino a Bowling Green) dove ci si imbarca per Liberty Island, ma poco prima delle nove non c’erano già più biglietti per avere l’accesso al piedistallo della Statua della Libertà. E come già detto in precedenza la fila per chi era senza il City Pass era già di un’ora! Quindi prima si arriva e meglio è. Controlli più attenti che altrove per imbarcarci poi finalmente ci si allontana da Manhattan e si raggiunge Liberty Island sfilando lentamente davanti alla statua. Dobbiamo dire che è proprio bella, e poi che pur avendola vista tante volte in foto, pensare di essere in uno dei luoghi simbolo dell’America e non solo, ci ha particolarmente emozionato. (sensazione che peraltro NY ci ha fatto provare in diversi luoghi sopratutto nei primi giorni). Scesi sull’isola oltre a passeggiare tranquillamente attorno alla statua guardandola e fotografandola da tutte le angolazioni, si possono vedere da vicino la torcia originale sostituita dopo cent’anni dall’inaugurazione del 1886 e delle statue stilizzate degli ideatori e costruttori della statua tra cui Gustave Eiffel. E poi, e non è poco, si ammira lo scenografico skyline dei grattacieli di Manhattan. Salutata Lady Liberty, sosta successiva a Ellis Island il luogo da dove sono passati 12 milioni d’immigrati di tutto il mondo venuti a cercare fortuna o semplicemente una vita migliore in America. La visita è interessantissima e si segue passo passo il percorso degli immigrati, dalla gigantesca sala dei registri, a quelle dove erano visitati e interrogati per ottenere il permesso di sbarcare nel “nuovo mondo”, permesso che peraltro non tutti ottenevano. Le foto d’epoca, le testimonianze di chi ha vissuto quell’esperienza ascoltate nell’audio guida, bagagli, vestiti, oggetti vari, rendono più toccante la visita così come vedere all’esterno l’American immigrant wall of honor il più grande muro di nomi del mondo. E’ una parte importante della storia degli States considerando che il 40% degli americani ha un antenato che è passato da Ellis Island, e che molti discendenti di queste persone guidano l’America di oggi. Ripartendo ci è rimasta nel cuore la vista di Lady Liberty con sullo sfondo il ponte di Verrazzano (che collega Brooklyn a Staten Island) e a rendere più poetica l’immagine, un veliero. Tornati a Manhattan abbiamo risalito il tranquillo Battery Park affacciato sull’Hudson fino al World Financial Center, un gruppo di alte torri di vetro con ai piani bassi eleganti negozi, e nel grande atrio di marmo e vetro delle esotiche palme. Appena dietro “Ground Zero” il luogo, ora cantiere, dove sorgevano le Twin Towers. E’ duro guardando per la prima volta quel grande vuoto ripensare a quell’immane tragedia, ma girando intorno al cantiere siamo stati quasi “travolti” dall’ondata di impiegati che, di fretta come tutti i giorni, lasciato l’ufficio si riversavano nella subway proprio sotto il cantiere, segno che per i newyorkesi tutto è da tempo ripreso con la solita frenesia; certo non si potrà mai dimenticare l’11 settembre ma proprio li sta crescendo un nuovo slanciato grattacielo, la Freedom Tower che supererà i 500 metri. Il nostro giro si è poi concluso, visitando la piccola Trinity Church di fronte a Wall Street, percorrendo la via della Borsa, e infine arrivati all’East River fermandoci al Vietnam Veterans Plaza altro toccante luogo della memoria con i nomi dei newyorkesi (quasi tutti ventenni) caduti in Vietnam e tante commoventi frasi tratte da lettere scritte dai soldati alle famiglia o alle fidanzate. Ah non mancate di vedere a Bowling Green dove tra l’altro inizia la Broadway, il Charging Bull, gigantesco toro di bronzo un altro dei simboli di NY.
4° Giorno: Metropolitan Museum of Art Linea 6 (quella del film Pelham) con uscita sulla 86th strada e un breve pezzo a piedi per raggiungere il MET a nostro parere con Louvre e British sul “podio” dei musei più importanti, più ricchi di collezioni di tutto il mondo. Ovviamente sempre a nostro parere, se possibile prevedete di passarvi una giornata intera. Non basterà neppure per vedere bene metà o un terzo del museo ma vi sembrerà di avere fatto un viaggio nel tempo. E’ importante decidere a priori cosa si vuole vedere e concentrarsi su quello; l’estensione degli spazi espositivi sui due piani è talmente grande che è facilissimo perdersi, girare a vuoto e … finire le energie. Per noi era prioritario vedere le sezioni dedicate alla pittura europea rappresentata in tutti i suoi periodi fino al ‘900. Straordinaria la parte dedicata agli impressionisti con ben 34 tele di Monet, molte di Gaugain, Renoir, Cezanne, Pissarro, Manet, e alcune eccezionali opere di Van Gogh, una decina, tra cui il “Campo con cipressi” con le nuvole nel cielo a onde e il giallo nei campi, “L’Arlesiana” e il commovente “Primi passi con Millet”. Un’emozione continua girare quelle sale passando in pochi minuti da capolavori come la “Ia Orana Maria” di Gaugain, alla solare “Terrazza a Sainte-Adresse” di Monet, alla “Partita a carte” di Cezanne, alle ballerine di Degas o ai tanti ritratti di giovani donne di Renoir. Non mancano i capolavori neppure nelle sezioni dedicate ai secoli precedenti con opere tra le più conosciute di Caravaggio, Rembrandt, Vermeer (ben 6 opere), Rubens, Goya, Ingres, La Tour e alcuni capolavori del ‘900 di Picasso tra cui il “Ritratto di Gertrude Stein” e “il pasto del cieco” altri ancora di Matisse, Modigliani, De Chirico, Hopper, Balthus, giusto per citare almeno i più importanti. A Picasso era dedicata un’interessante mostra temporanea con all’ingresso la segnalazione che alcune opere contenevano immagini esplicitamente sessuali. Era vero, ma dovunque a NY (come da noi del resto) si vedono donne seminude e sexy e scene a volte volgari su manifesti pubblicitari e in tv e quindi il puritano avvertimento per le opere di Picasso ha un po’ dell’assurdo. E questa è solo la pittura, ma tutte da scoprire sarebbero anche le altre sezioni del MET che noi abbiamo visto soffermandoci solo qua e la come davanti a un meraviglioso gruppo scultoreo di Rodin “i borghesi di Calais”. Il viaggio nel tempo lo si fa nelle sorprendenti sezioni dedicate all’arte prevalentemente lignea di Africa, Americhe e Oceania, o nell’antica Grecia, tra le sculture Assire o nel mondo Egizio tra mummie e papiri. O ancora tra le culture dell’antica Cina e del Giappone, tra capolavori Bizantini o dell’antica Roma, tra splendide armature, strumenti musicali e ceramiche. Ci si chiede con un pizzico di malizia come abbiano fatto in soli 150 anni ad accumulare così tante opere d’arte provenienti da ogni parte del pianeta. Da non perdere anche il terrazzo con ampia vista su Central Park, mentre se devo indicare un lato negativo direi la ristorazione all’interno del museo e l’aria condizionata eccessiva anche perchè fuori c’erano 14/15°C. Stanchissimi siamo usciti verso le 4 del pomeriggio (eravamo entrati all’apertura alle 9 ½) sotto un vero diluvio e un forte vento che dopo quattro passi sulla Fifth Avenue ci ha “costretto” a riparare prima in qualche negozio e poi in hotel a riposarci fino all’ora di cena consumata in un ristorante italiano sulla 2nd Avenue.
5° Giorno: MoMA / Fifth Avenue / Broadway Dubbio ad inizio giornata: andare ad Harlem dove il mercoledì e la domenica in alcune chiese si celebra la messa cantata con cori Gospel o visitare il MoMA? Si è scelto per quest’ultimo rinunciando ad Harlem, e siccome l’apertura è alle 10 ½ ci siamo fatti in tutta calma a piedi il tratto di strada zigzagando un po’ sull’ampia Park Avenue, visitando le sale al piano terra del rinomato e lussuoso Waldorf Astoria, e l’atrio della moderna torre del Citigroup Center e ancora una volta girando con il naso all’insù a guardare i tanti grattacieli di questa elegante zona di Manhattan. Niente fila neanche al MoMA grazie al City Pass e su tra i primi della giornata al 5° piano dove sapevamo essere esposti i dipinti dal 1880 al 1940. E’ credo il Museo di Arte Moderna più noto al mondo ma per quanto ci riguarda le emozioni maggiori le riservano le prime 3 sale con le tele di Van Gogh, Cezanne, Seurat, e Gaugain. La “notte stellata” di Van Gogh è uno di quei dipinti che sognavo da anni di vedere; le stelle enormi che sembrano ruotare, la luminosa falce di luna, il tranquillo villaggio addormentato. Proseguendo nella 3° sala c’è quello che secondo molti è il dipinto più importante del ‘900 “Les Demoiselles d’Avignon” naturalmente di Picasso, del quale al MoMA sono esposte molte opere. Sono tanti altri i quadri celebri, vere icone dell’arte moderna che si vedono nelle sale successive, da Matisse “la danza”, a Dalì “la persistenza della memoria”, a un inquietante Munch, a Klimt, Mirò, Klee, Chagall, Boccioni, De Chirico, Modigliani, a Magritte con i suoi famosi “occhi”, a Balthus e Hopper, a una Marylin di Warhol, e all’enigmatico autoritratto di Frida Kahlo. Più che a sufficienza insomma per soddisfare anche noi che non ci entusiasmiamo, o non capiamo molto l’arte moderna. Molto più arduo apprezzare e capire alcune opere delle sezioni dal 1940 in poi; che dire di un tratto rosso in campo giallo, di un’asta di legno colorata in parte di rosso, di tele quasi completamente nere, di puntini, righe, pois, palle colorate, di una tela con decine di migliaia di puntini a formare i nomi dei mille fiumi più lunghi del mondo? Almeno per noi più interessante la sezione fotografica e una mostra temporanea dedicata a Bresson capace di immortalare frammenti di storia del ‘900 con le sue foto in bianco e nero. Usciti nel primo pomeriggio, dopo il pranzo in un Deli ci siamo dedicati alla Fifth Avenue, iniziando dalla Cattedrale di St. Patrick con le sue guglie gotiche chiuse tra alti edifici di vetro, e dalla Rockefeller Plaza, con il famoso Prometheus. Poi negozi, qui per tutti i gusti; Saks, Banana Republic, Abercrombie (niente di che), lo store NBA, e nella parte alta della 5th le grandi firme della moda, Tiffany, il cubo dell’Apple Store, l’enorme Fao Schwarz regno dei giochi, e tanti tanti altri ancora. Sempre sulla 5th c’è la Trump Tower con un sontuoso atrio alto ben 6 piani con eleganti locali e negozi. Insomma la parte più lussuosa della città e crea un forte contrasto vedere di sera, alcuni senzatetto occupare gli androni dei negozi con cartoni e sacchi per passarvi la notte. Era ormai ora di cena e ci siamo trovati bene in un locale che ci era stato consigliato con gli interni stile saloon specializzato in hamburger, il Jackson Hole al 521 della 3rd Avenue.
6° Giorno: Central Park / Circle Line Splendida giornata di sole come previsto dal meteo, risultata ideale per il nostro programma. Considerate le dimensioni di Central Park abbiamo deciso di vederne solo le parti più celebri e di passeggiare a piedi; si potrebbe infatti girarlo di più noleggiando una bici o tornandoci più volte. Noi siamo entrati dall’angolo con la 5th Avenue all’altezza dello storico Plaza Hotel e attraversata la parte sud del parco siamo arrivati fino a Columbus Circle, su cui si affacciano alcune delle torri di vetro più ardite e belle di Manhattan, e con al centro il “nostro” navigatore genovese. Nella parte sud del parco avevamo già percorso il giorno prima “The Mall” uno stupendo viale alberato e visto la zona con lo zoo a ridosso della Fifth Avenue. In fondo a “The Mall” c’è forse la zona più affascinante del parco, l’incantevole laghetto dove si può prendere una barchetta e remare silenziosamente, o passeggiare per i sentieri attorno tra boscosi saliscendi e romantici ponticelli come il Bow Bridge. Uscendo dal parco in questa zona sulla 72nd strada trovate il Dakota Building il palazzo dove viveva John Lennon e dove di fronte al suo ingresso fu ucciso. Da lì vale la pena anche fare una deviazione fino al Lincoln Center dove c’è la Metropolitan Opera House, tempio dell’opera dove si sono esibiti i più affermati artisti di ogni tempo dalla Callas a Pavarotti. In tutto questo quartiere, l’Upper West Side si susseguono alcuni tra i più eleganti e lussuosi palazzi di NY come il Century e il San Remo e più a nord il Museo di Storia Naturale che noi non abbiamo purtroppo avuto tempo di visitare. Continuando in Central Park uno dei punti più amati è il terrazzo del Belvedere Castle mentre poco più a nord, e siamo solo a metà del parco, c’è il Great Lawn, il prato più vasto dove ci si rilassa al sole o si gioca sui campi di baseball. Ultima nostra tappa appena sopra il MET al lago Jacqueline Kennedy da cui si hanno ampie vedute sulla parte nord di NY. Giratelo tutto se avete ancora birra nelle gambe!
Noi con la subway siamo tornati sulla 42nd strada e da li al molo 83 sull’Hudson dove ci si imbarca sulla Circle Line. Consigliamo la Semi Circle Line, (alle 11 o alle 15,30) 31$ e due ore scendendo l’Hudson fino alla punta sud di Manhattan, e poi risalendo l’East River fino all’altezza dell’ONU. La Circle Line invece dura tre ore, costa di più e fa un giro completo attorno a Manhattan, ma considerando che tutte le maggiori attrattive visibili dall’acqua sono nella metà sud dell’isola meglio la Semi Circle che ve le fa vedere due volte. E’ stato certamente tra i migliori momenti della vacanza, NY dal mare, regala per buona parte del tour vedute indimenticabili. Spettacolare la vista della punta sud con i due fiumi ai due lati delle moderne torri, una delle più celebri di Manhattan. E poi i passaggi sotto i 3 ponti (Brooklyn, Manhattan e Williamsburg) della parte bassa dell’East River, l’Empire che come già detto si vede quasi sempre, Liberty Island e la sua Statua. Infine l’ottima cena, la migliore della vacanza in un ristorante spagnolo al 159 W della 23th strada, il Francisco’s Centro Vasco, ottima paella e sangria, e per tornare tutta la strada a piedi un po’ per smaltire, un po’ perchè era l’ultima serata e volevamo che durasse il più possibile.
7° Giorno: Flatiron District, Chinatown, SoHo, Greenwich village Ancora una giornata di sole e fin troppo calda; per noi era quella del ritorno, per fortuna con il volo alle 9 di sera, da sfruttare quasi per intero. Mattinata di shopping da Bloomingdale’s (sulla Lexington all’altezza della 59th) e poi nell’immenso Macy’s sulla 34th (meglio il primo a nostro parere), pranzo in un buon Deli sotto il Flatiron Building costruito nel 1903, all’epoca il più alto grattacielo del mondo. Era ed è la sua forma triangolare a stupire e il nome “ferro da stiro” la descrive perfettamente. Carino il piccolo Madison Square Park, e Union Square un altro bello spiazzo in parte alberato e in parte mercato poco più a sud. Da li in metro siamo scesi a Canal Street per addentrarci a Chinatown, bazar di negozi, ristoranti, bancarelle con in vendita di tutto, e quasi esclusivamente scritte in cinese, piccole vie a tratti pittoresche, un mondo totalmente a parte, almeno così ci è sembrato. Un breve tratto di Mulberry Street sul limitare di Chinatown è poi quello che resta di Little Italy un susseguirsi di locali dai nomi tipo “Positano”, ma c’è anche un datato “Benito”. Decisamente più caratteristico Soho, a qualche centinaio di metri da Little Italy, per i molti edifici di fine ottocento con le facciate in ghisa e colonne dai bei colori (in particolare su Green Street), ma anche per le tante gallerie d’arte, i locali, i negozi, le boutique delle più note firme che lo rendono un quartiere piacevole e pieno di vita. Volevamo chiudere con il Greenwich Village, poco più a nord di Soho, ma complice il caldo, la stanchezza iniziava a farsi fortemente sentire così ci siamo limitati a riposarci un po’ nell’ampia Washington Square, uno dei punti di ritrovo più amati della città. Era molto affollata, in tanti a prendere il sole sull’erba, altri ad ascoltare dei ragazzi che suonavano.
Erano le quattro passate e per noi ora di tornare al Millenium, ritirare i bagagli, prendere un taxi per il JFK e lasciare NY e ormai buio quando il volo Iberia decollava, lasciandoci ancora qualche minuto per osservare in lontananza l’infinità di luci di New York. Un’ora di ritardo ed una corsa a rotta di collo a Madrid per non perdere la coincidenza per Milano sono stati infine l’unico piccolo inconveniente di una bella vacanza, che ci ha regalato tante emozioni e fatto conoscere ed apprezzare una metropoli che ci sentiamo di consigliare a tutti. Buone vacanze.