New York: Big Apple, la città che non dorme mai..

Sicuramente New York è stata raccontata da molti e continuerà ad esserlo. Per me però è una città splendida e visto che finalmente sono riuscita a coronare il mio sogno ho voluto cercare di mettere nero su bianco i miei giorni trascorsi lì, cercando di collegare il tutto anche a delle canzoni. Per il volo ho utilizzato la British Airways...
Scritto da: tpc-user 5
new york: big apple, la città che non dorme mai..
Partenza il: 20/03/2009
Ritorno il: 26/03/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Sicuramente New York è stata raccontata da molti e continuerà ad esserlo. Per me però è una città splendida e visto che finalmente sono riuscita a coronare il mio sogno ho voluto cercare di mettere nero su bianco i miei giorni trascorsi lì, cercando di collegare il tutto anche a delle canzoni.

Per il volo ho utilizzato la British Airways perché aveva il prezzo più conveniente. Ho avuto problemi sul volo di rientro perché ho perso la coincidenza. Può succedere ma onestamente sono rimasta delusa dalla disorganizzazione del personale della compagnia aerea nel gestire la situazione.

Venerdì – I love NY Arriviamo in tarda serata e scopriamo con molto piacere che la nostra sistemazione è vicino la metro. Bene: “I love New York” come canta Madonna! Facciamo subito la Metrocard settimanale che si rivelerà utilissima visto che tutta la città è ben collegata 24 ore su 24 e spesso ci sono anche i poliziotti (cops) a sorvegliare che tutto vada bene. La MTA è vecchia e sporca ma funziona benissimo! I treni per Uptown vanno verso la parte nord, quelli x Downtown verso la parte sud (ad esempio se sono sulla 4th strada e devo andare verso la 14th prendo la Uptown, se no il contrario). Attenzione però ai cartelli appesi alle fermate: stanno facendo dei lavori per allungare la metro e spesso ci sono deviazioni nei percorsi o nelle linee. Stanche ma felici da questo primissimo approccio andiamo a prendere un pezzo di pizza (molto buona) in un posticino vicino casa: Joe’s Pizza (7 Carmine Street). Non solo cucinano bene, ma sembra che questo locale sia lì da molti anni e spesso sia frequentato anche da personaggi famosi! Poi andiamo a sentire un po’ di musica dal vivo al Greenwich Village Bistro, dove suonano i Tomcat and the Whiskey Rats: bravi, anche se quando arriviamo noi hanno quasi finito e ci invitano ad andarli a sentire la settimana successiva a Las Vegas (magari!!!). Sono semplicemente dei giganti e divorano dei piatti altrettanto enormi per rifocillarsi! Sabato – New York New York “I want to be a part of it, New York New York” (voglio essere parte di lei, New York, New York). E’ così che mi sveglio, con le parole di Liza Minnelli! Mi guardo intorno ed è vero che ti sembra di stare in un film e che ti sembra di avere già visto tutto. E’ freddo ma c’è il sole e subito la città mi avvolge con i suoi ritmi. Assaggio una bagel e non ne rimango troppo colpita perché andrebbe mangiata con un po’ di sciroppo d’acero, ma andiamo di fretta, la città che non dorme mai ci aspetta! Iniziamo dalla Fifth Avenue e soprattutto dal negozio della NBA, poi decidiamo di andare al Top of the Rocks del Rockfeller Center (67°, 69° e 70° piano, 20 dollari) dove Katia fa moltissime foto visto che c’è un bel panorama che spazia per tutta la città. Emozionante , ma io già mi preparo per l’Empire…Pranziamo, su consiglio di un nostro amico brasiliano, in una churrascheria (Plataforma, 316W 49th Street). Spendiamo un po’ ma le porzioni sono grandi e infinite. E proprio questo caratterizzerà la nostra vacanza: mangiare!!! A New York si trovano tutti i cibi del mondo a tutte le ore, impossibile evitare di abbuffarsi!!! Ricordo che la mancia è obbligatoria, quindi quando si paga il conto si deve sempre aggiungere il 15, il 18 o il 20% oltre al conto; poi l’acqua è gratis e c’è sempre un cameriere pronto a riempire il bicchiere quando si sta per svuotare.

Inoltre quando si comprano le cose e si va a pagare alle casse oltre al prezzo esposto si aggiungono le tasse (ad esempio se volete comprare un articolo a 3.99 dollari non pagate questa cifra ma maggiorata con le tasse).

Il pomeriggio continuiamo a camminare per la Fifth Avenue e dopo un salto da Macy’s, grande magazzino dove per i turisti alcune volte ci sono sconti particolari, finalmente verso il tramonto andiamo all’Empire State Building. Abbiamo già comprato i biglietti (22 dollari) su Internet ma evitiamo solo una fila: impiegheremo un’ora e mezza per entrare nell’ascensore che in meno di un minuto arriva all’86° piano, saliamo altri 3 piani a piedi e finalmente lo spettacolo è davanti ai miei occhi! Purtroppo è già notte (consigliano di andare dal tramonto) ma inizio, nonostante il vento gelido, a correre per tutto il percorso per vedere le mille luci che si stendono sotto di me…Avevo già visto questo panorama 7 anni fa e l’emozione è sempre la stessa!!! Torniamo a casa e dopo una pizza veloce dal nostro amico Joe andiamo all’Ava Lounge, un bar (210W 55th Street) che si trova in un piano alto di un palazzo in zona centrale. Molto bello anche se piccolo, ma senza prenotazione non ci si può sedere sui divani bianchi quindi dopo un po’ decidiamo di andare a vedere la piazza forse più ripresa da tutte le tv del mondo: Times Square!!! Sfolgorante con tutte le sue pubblicità e le sue luci che abbagliano ci cattura per un pò poi andiamo a dormire.

Domenica – Believe Sì, questa giornata inizia con il gospel ad Harem e quindi mi vengono in mente le parole dalla canzone Believe di Lenny Kravizt “If you want it you got it You just got to believe Believe in yourself ‘Cause it’s all just a game We just want to be loved “(se vuoi ottenere qualcosa devi credere, credere in te stesso, perché è solo un gioco, vogliamo semplicemente essere amati). Abbiamo prenotato via mail per assistere alla funzione battista all’Abyssinian Baptist Church e quindi arriviamo un po’ prima. Durerà all’incirca 2 ore in cui il reverendo fa un sermone e poi l’evento più strabiliante: il battesimo di 3 uomini e 6 donne che sono completamente immersi in una vasca d’acqua dalla ministra e da un suo assistente! Facciamo poi una passeggiata per il quartiere e devo dire che sicuramente è quello che mi ha colpito di più. Secondo me sono questi i veri americani gli afroamericani che nonostante le case fatiscenti vanno avanti con dignità e soprattutto credono molto in Obama, tanto è vero che vendono anche i suoi busti sulle bancarelle!!! Ho notato che sono molto poche le coppie miste a New York, forse la frattura tra la razza bianca e quella nera è ancora molto forte. Dopo un pasto veloce al Mc Donald’s ci dirigiamo verso Central Park, il polmone verde della città. E’ inverno quindi è ancora tutto brullo, ma è comunque piacevole vedere bambini e famigliole che passeggiano nel parco, insieme a biciclette e innumerevoli persone che fanno jogging! Vista lampo allo Strawberry Fields, un piccolo pezzo del parco riservato al ricordo di John Lennon che fu ucciso proprio qui vicino nel 1980. Procediamo sulla Fifth Avenue e dopo essermi fatta una foto con un modello al negozio Abercrombie & Fitch (queste cose succedono solo a NY!) e un salto al negozio Disney andiamo a messa alla St. Patrick’s Cathedral, la più grande cattedrale cattolica della città. È grande e notiamo, come anche in altre chiese della città, che spesso i barboni trovano rifugio tra i banconi per ripararsi dal freddo pungente. Rientriamo a casa e mangiamo un ottimo hamburger al Corner Bistro (331W 4th Street) caratteristico pub americano, con un bancone pieno di gente! Mini concerto jazz al Nex Door (129 Mac Douglas Street) dove suona un bravo chitarrista di origini italiane, Peter Mazza.

Lunedì – Welcome to the Jungle Iniziamo con una colazione abbondantissima al Washington Square, vicino casa nostra, in cui i camerieri iniziano a benvolerci e ci trattano molto bene! I newyorkesi sono contraddittori: per strada camminano e non guardano nessuno, completamente presi dall’ascolto dei loro ipod a volume altissimo con in mano la tazza di caffè bollente, però nei negozi e nei ristoranti sono gentilissimi, sempre pronti a fare in modo che il cliente sia a suo agio.

Oggi è la giornata più fredda in assoluto e coperta fino all’inverosimile vado a Wall Street, al 21st Century (un outlet che onestamente sconsiglio) e Ground Zero. Non ci sono parole per descrivere quello che si prova quando si entra nella St Pauls’ Chapel, la piccola chiesa dove furono prestati i primi soccorsi l’11 settembre. Mi prende un groppo alla gola, devo uscire per prendere aria…Ground Zero invece è una cantiere a cielo aperto enorme, in piena ricostruzione.

Pranziamo all’Union Square Market, mercato al coperto dove ci si può riempire una scatola con cibo di tutte le parti del mondo e mangiare all’ultimo piano. Pomeriggio a passeggio per Little Italy, Chinatown poi attraversiamo al tramonto a piedi il ponte di Brooklyn!!! (lungo 1825 metri) bellissimo rientrare quando ormai è buio e si vedono i grattacieli illuminati!!! Pizza dal solito Joe e poi andiamo in un posto che mi fa letteralmente impazzire: l’Hard Rock Cafè a Times Square! Pieno di cimeli dei migliori cantanti rock, tra cui la chitarra di Duff McKagan dei mitici (per chi scrive ) Guns n’ Roses, i pantaloni di Jim Morrison e i manoscritti di Bruce Springsteen, le giacche dei beatles e dei Rolling Stones (solo per citarne alcuni). Esco e tra me e me canticchio Come cantano i Guns: “Welcome to the jungle we got fun n’ games” (benvenuti nella giungla, abbiamo divertimento e giochi).

Martedì – Born in the USA Inizio a camminare per New York dentro di me risuona il ritmo questa canzone e il ritornello, secco e martellante cantato da The Boss, ormai sono calata perfettamente nei ritmi cittadini, addirittura do anche delle indicazioni stradali in metro! Dopo l’ennesima colazione super al nostro bar preferito andiamo in un posto da me ambito lavorativamente parlando: l’ONU! Riusciamo con molta fortuna a fare il tour in italiano dentro le Nazioni Unite ed è emozionante vedere dove si riunisce l’Assemblea Generale! Pranziamo lautamente al Bubba Gump (1501 Broadway), ristorante che si ispira al film Forrest Gump e infatti su ogni tavolo ci sono due targhe: una “run forrest run” che se è esposta indica ai camerieri di non fermarsi al tavolo, l’altra “stop forrest stop” in cui fanno il contrario. Curiosamente ad un semaforo di Times square riconosciamo il tizio che giganteggia da una pubblicità del palazzo del Nasdaq, di certo avrà pagato tantissimo per essere esposto lì! Vistiamo la Grand central Station (molto bella), la hall del Chrysler Building, poi negozi M&M’s , Toy R Us, quartiere di Soho e poi prendiamo (gratis) lo Staten Island ferry. Bella esperienza: vedere lo skyline della città di notte e anche la Statua della Libertà è coinvolgente e anche molti newyorkesi sfidano il vento e si affacciano per ammirare il panorama.

Cena al Caffè Fanelli a Soho e poi a dormire.

Mercoledì – New York City Boy Solita colazione al “nostro” bar, visita esterna al Guggenheim e poi al MOMA, museo di arte contemporanea e design molto bello!!! Io e Katia ci dividiamo, vogliamo goderci l’ultima giornata da sole per assaporare in pieno la città! Pranzo al ristorante del museo e poi dopo aver dato un’occhiata, solo quella…) a Tiffany mi dirigo verso Soho in questo momento è il quartiere più giovane e scoppiettante della città, pieno di negozi di abbigliamento particolari (vedo addirittura una modella che fa un servizio fotografico), e gallerie di artisti emergenti. Rimedio anche un massaggio gratuito alle mie mani, da Bloomingdale’s da parte di un commesso veramente bello! Per cena si va, su consiglio di un’amica newyorkese di un mio amico, da Quality Meats (57W 58th Street), molto caro, ma carne veramente buona! E poi ultima serata all’Hard Rock! Questa giornata così di corsa mi fa pensare alla canzone dei Pet Shop Boys: “So young, so run Into New York city” (così ragazzo, così corri dentro la città di New York) Giovedì – Leaving New York Mattinata per ultimi giri a Times Square, pranzo al “nostro” bar dove salutiamo i camerieri e poi verso l’aeroporto…Con un magone dentro forte…Sembrerà esagerato per chi legge, ma per me è stato così. New York mi ha avvolto, mi ha coinvolto, mi ha accolto e io poi l’ho dovuta lasciare. Ma tornerò, non so quando ma lo farò, devo ancora fare e vedere tante cose di questa città! Ringrazio Katia che mi ha accompagnato e assistito in questo viaggio ( e ha fatto le foto) e P. Renè che ci ha ospitate! E’ vero quello che cantano i Rem: “Leaving New York, never easy I saw the light fading out” (lasciare New York non è mai facile, ho visto le luci affievolirsi).



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