Nepal, inferno e paradiso..

Questo il mio racconto di viaggio in Nepal. Dal 9 al 23 gennaio. Essendo impossibile riassumere la valanga di dettagli ed emozioni in alcune parole, la sintesi sarà estrema. Volo da Roma via Doha con la Qatar Airways. Prezzi un po’ salati (ho pagato 1100€) ma affidabilità e gentilezza tenuta in buon conto. Arrivo a Kathmandu di sera. Manca...
Scritto da: Argo il cieco
nepal, inferno e paradiso..
Partenza il: 09/01/2009
Ritorno il: 23/01/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
Questo il mio racconto di viaggio in Nepal. Dal 9 al 23 gennaio. Essendo impossibile riassumere la valanga di dettagli ed emozioni in alcune parole, la sintesi sarà estrema.

Volo da Roma via Doha con la Qatar Airways. Prezzi un po’ salati (ho pagato 1100€) ma affidabilità e gentilezza tenuta in buon conto. Arrivo a Kathmandu di sera. Manca la luce in città, 16 ore al giorno. Prendete il taxi a prezzo fisso, hanno la tabella con le zone della città, l’ufficio si trova appena usciti dall’aeroporto sulla destra. Prenotate una guesthouse dall’Italia via mail dopo visione su internet o consiglio personale di qualcuno, e fatevi portare lì, perché sul luogo vi tempesteranno per portarvi nella pensioncina dello zio, della nonna, del cognato.

Dunque avete due possibilità, da valutare a seconda dell’animo e delle abitudini.

Opzione soft: vi fate portare a Thamel, quartiere turistico anni ’80. Botteghe, ristoranti, migliaia di alberghi, alcuni dei quali anche buoni; tutto ciò che vi circonda è fatto più o meno per essere venduto.

Opzione duri a morire (la mia): se il tassista accetta, vi fate portare al centro di Kathmandu, Durbar Square. Lì subito sulla sinistra inizia Freak Street, strada che negli anni ’70 era ritrovo degli hippy e che adesso è di fatto una zona qualsiasi della città, decadente, puzzolente e animata da nepalesi. Siete di fatto a un passo dai templi e immersi nella vita reale della gente.

Kathamandu città, 3 giorni, ingredienti: in misura variabile, smog, spazzatura a montagne, cani randagi, un’orchestra di rumori spropositati (i nepalesi sono praticamente innamorati delle moto e motorini; la parte che preferiscono del tutto è il clacson), bimbi pronti a inseguirti per kilometri, scolaresche con la divisa perfetta, incenso, corone di fiori gialli e rossi, carretti, statuette di Vishnu, Ganesh e altro, manager indiani, risciò, insegne della coca-cola, riso fritto, legna che brucia, plastica che brucia, di mattina qualsiasi cosa brucia, pur di far calore. Non rende l’idea ma dà un’indicazione generale sul tipo di realtà.

Lo Swayambunath (o tempio delle scimmie) delude parecchio in fatto di vista sulla città, ma in cima l’atmosfera se andate di mattina presto è memorabile, credetemi.

Durbar square: stesso discorso, una miriade di templi ed edifici bellissimi e antichi, sembra stiano per essere travolti dalla massa di gente e sporcizia continuamente in movimento. Decisamente la prima volta andateci di mattina alle 7.30-8.00: atmosfera magica, quiete, vedrete tutto con più chiarezza e meraviglia.

Per il resto vagabondate, vagabondate e vagabondate…Con occhio vigile. La regola generale che ho appreso è: tu sei un Euro che cammina…E non c’è compromesso. Il nepalese medio ha quel tipo di avidità col sorriso per cui anche se è una persona fidata, se gli date dei soldi per un accordo lui pensa subito che potrebbe averne di più. Non credo sia solo una questione di povertà, ho visitato posti peggiori in fatto di miseria e la correttezza era maggiore. Sarà la propensione asiatica al commercio. Naturalmente sono indicazioni generali ma possono venire utili. Non fidatevi di nessuno, e poi correggete il colpo alla fine.

Baktapur, 2gg: ribattezzata da me, la San Gimignano nepalese. Posto incantevole, piccolina, ma molto curata rispetto alla capitale, infinità di viuzze e scorci e palazzi piacevoli, un po’ confezionata ma almeno vivibile, campagna tutt’intorno da esplorare a piedi salutando con discrezione i passanti. A 6km collina di Changu Narayan, antica città monastero, molto bella soprattutto per l’edificio centrale la vista e il silenzio.

Bodnath, di passaggio: colonia di tibetani al centro della città, famoso stupa molto grande e piazzetta. Molto bello davvero ma reazione soggettiva: alcuni si emozionano alla vista, altri rimangono scettici (come me). Nello stesso luogo vedi qualcuno in un angolo in stracci a pregare umilmente e un fiume di monaci col cellulare intenti a vendere qualsiasi souvenir. Vedete voi.

Partenza per il secondo Nepal, Pokhara e le montagne.

Vari bus da scegliere, le guide dicono di prendere la Green Line perché è più affidabile e comoda (1500 rupie-15€, con pranzo incluso). Al ritorno non gli credo e ne prendo una fra le altre, la Holiday Travel, 5 euro, va bene uguale, il tragitto e le poltrone sono le stesse, senza pranzo ma con i 10 euro risparmiati ci mangiate 3 gg. Non vi azzardate a dormire durante il tragitto perché appena superata la valle di Kathmandu il paesaggio si fa spettacolare. A questo proposito quando prenotate esigete un posto sulla destra del bus. Si procede sul fianco di dirupi con un fiume di sotto e lunghissimi ponti di acciaio stesi fino all’altra montagna. In generale poi il percorso a curve strette in discesa dà emozioni ma non relax.

Pokhara è tranquillissima. Pernottate sul Lake side, vivamente consigliato il Green Peace Hotel: luogo ritirato in una stradina, con giardino interno, piacevole e con un personale davvero eccezionale. Da fare in città: passeggiata bordo lago, giretto in barca con la vecchietta rematrice-fumatrice incallita, shopping sfrenato su e giù per l’arteria principale, per i più arditi ascesa allo stupa in cima al monte di fronte la città.

Capitolo Trekking, 6gg, il faticoso paradiso: Le montagne sono uno spettacolo incredibile, ma anche la più grande fonte di guadagno del luogo. Questo significa che la maggior parte dei trekking più conosciuti sono ormai passeggiate turistiche. Niente da togliere, il paesaggio è comunque di una bellezza indescrivibile, solo: non serve nessuna guida. Dhampus, Landruk, Gorepani, percorso per l’Annapurna Base Camp, Jomsom, ecc. Se siete abbastanza abituati a esperienze del genere e con un pizzico di curiosità, troverete sentieri ben segnalati, lodges con l’acqua calda, baretti con la coca-cola o al massimo sterrati ben chiari dove chiunque vi può dare un’indicazione. Se vi serve qualcuno giusto un portatore se volete portarvi parecchi vestiti o le pentole di casa. (Da questo discorso sono esclusi naturalmente l’Everest e roba del genere, per addetti ai lavori di solito organizzati con agenzie e in ogni dettaglio). Diverso è il discorso se scovate percorsi poco battuti. Allora andare con qualcuno è cosa saggia. In ogni caso, le guide e i portatori si prendono a Pokhara (ne esistono innumerevoli, molto professionali e più economiche) e NON a Kathmandu (alle quali NOTA BENE dovrete pagare il trasporto -giorni e mezzi- dalla capitale a Pokhara, e che spesso hanno solo trek pre-confezionati e neanche un’idea tanto dettagliata della situazione in tempo reale sui monti).

Con mia grande fortuna, conoscendo nel mio albergo un tedesco appena tornato da lì sono riuscito a fare un trekking sul Macchapucchre, montagna “bassa” (6997m) in confronto alle altre ma dall’aspetto maestoso e circondata da sentieri ripidi e poco conosciuti. Il mio tragitto è stato Luhmre, Siding, Low Camp, High Camp, Mardi Base Camp e ritorno soft via Dhampus. Non ho incontrato anima viva (occidentale), solo gente del luogo che ancora si emoziona a vederti. Per il resto alberi, rocce, sterpaglia e neve. In gennaio di notte la temperatura scendeva parecchio (-15). Freddo, fatica non da poco, possibilità di perdersi sempre in agguato, ma superato l’High Camp si arriva a una serie di View Points in mezzo alle montagne davvero memorabili e vi assicuro alba e tramonto degni del migliore dei vostri sogni.

Calcolate almeno 10gg per fare tutto con autentica calma. Essendo salito troppo in fretta ho avuto problemi col mal di montagna, anche perchè in inverno è tutto molto più secco e la mancanza di ossigeno maggiore. In quel caso basta ricordarsi di essere piccoli e umili e cominciare a scendere; anche questo fa parte delle meraviglie del viaggio. Tutto ciò mi ha ripagato di qualsiasi difficoltà. Il Nepal è un luogo estremo, nel bene e nel male. Non è per viaggiatori dallo stomaco delicato o dall’umore fragile. Che stiate litigando con un nepalese per questioni di soldi, o passeggiando fra spazzatura e vacche o scalando una montagna a 4000m, il vostro spirito sarà messo a dura prova ma se resistete alla fine vi rimarrà un sorrisetto beffardo e parecchia compassione, soprattutto verso voi stessi e quello in cui credete.

Informazione di servizio: l’aeroporto di Kathmandu apre alle 6.45 a.M. Andarci prima vuol dire solo prendere un taxi in mezzo alla nebbia più fitta e fare da guardia all’ingresso in compagnia di cani infreddoliti e poliziotti che avete svegliato impunemente. Buon viaggio e Namaste!



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