Nella culla del blues,soul&rock’n roll

NELLA CULLA DI BLUES,SOUL&ROCK’N ROLL, DA CHICAGO A NASHVILLE PASSANDO PER MEMPHIS (con bimba di 8 mesi) Il nostro viaggio, il secondo a tre, con la piccola Angelica, ha inizio il 10 aprile alle 3.30 del mattino quando partiamo assonnati per l’aeroporto di Torino Caselle dove ci aspetta un volo AirOne per Roma e da qui un volo Alitalia per...
Scritto da: Syria
nella culla del blues,soul&rock’n roll
Partenza il: 10/04/2009
Ritorno il: 19/04/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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NELLA CULLA DI BLUES,SOUL&ROCK’N ROLL, DA CHICAGO A NASHVILLE PASSANDO PER MEMPHIS (con bimba di 8 mesi) Il nostro viaggio, il secondo a tre, con la piccola Angelica, ha inizio il 10 aprile alle 3.30 del mattino quando partiamo assonnati per l’aeroporto di Torino Caselle dove ci aspetta un volo AirOne per Roma e da qui un volo Alitalia per Chicago.

Dopo 10 ore di volo intercontinentale (con Angelica tranquilla tra un gioco, una pappa ed un pisolino nella sua culletta, prenotata insieme ai biglietti) atterriamo finalmente all’aeroporto O’Hare,con una temperatura di circa 6°C.

Qui ci aspetta la solita fila ai controlli di immigrazione, (qui non ci danno la precedenza avendo l’infant, a differenza di tutti gli altri aeroporti), con impronte di tutte le dita di entrambe le mani e fotografia, ma tutto ciò non ad Angelica, che, comunque, ha un passaporto tutto suo e non il semplice nominativo sul passaporto di un genitore, come da ultima normativa per l’immigrazione negli Stati Uniti.

Espletate tutte le formalità, usciamo al fresco ed aspettiamo la navetta per la Hertz, dove avevamo prenotato via internet da casa una fiammante Toyota Camry, che ci accompagnerà per i primi 5 giorni del viaggio. Per la prima volta decidiamo, già all’atto della prenotazione, di approfittare delle comodità e noleggiamo (oltre ovviamente al seggiolino per Angelica) anche il mitico navigatore satellitare Neverlost, che si rivelerà un’ottima decisione e che in circa mezz’ora tra svincoli ed uscite autostradali ci porterà ad Aurora, la nostra tappa per la prima sera, dove ci tuffiamo nello shopping al Chicago Premium Outlets.

Ben presto gli effetti del fusorario si fanno sentire così decidiamo di fermarci al primo motel che incontriamo vicino all’ Outlet, dove per 69$ ci danno una camera king, decisamente ampia e pulita, purtroppo senza culletta per Angelica,che comunque è riuscita a dormire decisamente bene in mezzo a noi.

11 aprile Come ogni volta che arriviamo negli Stati Uniti, la prima notte si dorme poco, alle 5.30 siamo svegli tutti e tre, così decidiamo, dopo una doccia ristoratrice, ed un bel biberon di latte ad Angelica (scaldato in camera senza problemi con l’onnipresente bollitore) di metterci in marcia sulla I55 (ex Route 66) alla volta di Springfield, la nostra prima tappa.

Per strada ci fermiamo per la prima colazione americana, e dopo circa 3 ore siamo a destinazione, al Lincoln Home Visitors Center per ottenere informazioni su Lincoln, che qui abitava. Si effettuano visite guidate alla sua casa ed al suo quartiere (mantenuto in modo impeccabile come era ai tempi di Lincoln), ne prenotiamo una, ma dato che ci dicono che nella casa è scomodo portare bimbi per le “ripide” scale ed è anche quasi ora di pranzo, decidiamo di visitare da soli il quartiere rinunciando alla visita della casa.

Passeggiamo per la città con il naso all’insù sulle tracce di Lincoln, per poi fermarci in uno dei pochi ristoranti aperti per scaldare la pappa di Angelica e mangiare un panino.

Ci rimettiamo in viaggio così per St. Louis, dove arriveremo in serata dopo una deviazione alla seconda (ed ultima) sosta per lo shopping a Tuscola al Tanger Outlet Center.

L’arrivo a St. Louis al tramonto è spettacolare; dal ponte sul Mississippi vediamo il Gateway Arch, simbolo della città, incorniciato dai grattacieli, circondato dalla ormai fioca luce del sole..Un’immagine difficile da dimenticare.

Grazie al mitico Neverlost arriviamo al nostro Hilton at Ballpark, dove per comodità affidiamo l’auto al valet parking, dopo aver scaricato i bagagli e gli acquisti da sistemare in valigia. Come succederà anche nei successivi hotel, al nostro arrivo viene portato subito in camera il lettino per Angelica ed un forno a microonde per scaldarle la pappa; in questo come in molte altre cose gli americani si sono rivelati decisamente disponibili.

Dopo una doccia rinfrescante e la pappa ad Angelica sogniamo una bella steakhouse americana come si deve, ed il concierge ci consiglia “walking distance” la Carmine’s Steakhouse, che non tradisce assolutamente le nostre aspettative.

Dopo la cena con un breve passeggiata (il clima è decisamente fresco) arriviamo al Bush Stadium, lo stadio dei mitici St.Louis Cardinals di baseball che proprio in questi tre giorni stanno disputando partite contro Houston (e che ritroveremo al nostro ritorno a Chicago contro i Cubs).

12 aprile Consegnate le valigie al concierge decidiamo di recarci in giro per la città (quasi priva di traffico essendo domenica di Pasqua) e la prima tappa è la visita al Museum of Westward Expansion, entrata gratuita da sotto il Gateway Arch, e decisamente interessante.

Decidiamo di non salire sull’arco, così passeggiamo un po’ per la città ma ben presto decidiamo di rititare l’auto e dirigerci verso Union Station, una zona di ristoranti e negozi, che però è deserta essendo Pasqua, per cui ci rimettiamo in cammino impostando il neverlost sull’indirizzo della Scott Joplin House che Alberto voleva visitare, ma anche qui troviamo tutto chiuso.

La nostra meta odierna è Memphis, patria del blues e “fulcro” della nostra vacanza, dove ci fermeremo due notti.

Dopo una sosta ad un onnipresente supermercato Walgreens per comperare omogeneizzati e cosette varie ed una pausa per il pranzo ad una steakhouse decisamente buona, affrontiamo, sotto una pioggia incessante, le tre ore e mezza di viaggio che ci separano da Memphis; il piano di viaggio prevedeva soste a St.Charles (vicino a St.Louis), a Sainte Genevieve e Cape Girardeau, ma per la pioggia abbiamo optato per una breve deviazione solo a Sainte Genevieve, un addormentata cittadina fluviale che tuttavia abbiamo visto soltanto dall’auto.

Arriviamo abbastanza stanchi in serata al Westin Memphis Beale Street; qui lasciamo nuovamente l’auto al valet parking ed andiamo in camera, decisamente ampia e bella, con la solita culletta e forno a microonde. Per cena andiamo al mitico B.B. King’s Blues Club dove paghiamo 1.50$ a testa l’ingresso e ceniamo con il “late night menu” con un classico hamburger e patatine accompagnati da spettacolare musica dal vivo; il primo locale blues dove entra Angelica, che riesce anche ad addormentarsi! Beale Street è la via principale di Memphis, piena di locali in cui ogni sera suonano blues band dal vivo fino a tarda notte.

E’ abbastanza tardi per cui decido di ritornare in camera con Angelica ,mentre Alberto, dopo averci accompagnate (per la strada ci sono tipi piuttosto strani, pare non pericolosi, ma non sono tranquilla a muovermi sola) va ad ascoltare musica in un altro locale, dove suonava dal vivo la blues band di “Dr. Feelgood” Potts, ottimo armonicista blues.

13 aprile Il giorno a Memphis è dedicato ai musei; iniziamo la visita con audioguida (solo in inglese) del Rock’n Soul museum, di fronte al nostro hotel, per continuare, dopo un breve pranzo in Beale Street (dove anche di giorno si sente sempre musica dal vivo), con i Sun Studio, la casa di registrazioni di famosi artisti. Qui è meglio andare in taxi, non essendo comodo in centro; le visite sono guidate ed iniziano ai .30 di ogni ora, ma i bimbi fino a 5 anni non possono entrare per cui decido di salire su un taxi e tornare in centro con Angelica. Qui passeggiamo in main street, vediamo la statua di Elvis, l’Orpheum Theatre, il Peabody hotel (dove alle 17 andrò a vedere la famosa parata delle anatre sul tappeto rosso), aspettando Alberto che, terminata la visita ai Sun Studio, decide di prenotarsi per il Gibson Beale Street Showcase, la fabbrica delle famose chitarre Gibson. Qui in tre quarti d’ora si visita la fabbrica assistendo a tutte le fasi di trasformazione di pezzi di legno in chitarre elettriche, ed alla fine della visita la guida si è esibita in un assolo di chitarra elettrica (ovviamente Gibson!).

Per la serata decidiamo di cenare al Rum Boogie Cafè, anche qui ovviamente con musica dal vivo, e poi di nuovo rientro in hotel mentre Alberto torna al locale di ieri sera per risentire ottima musica.

14 aprile Oggi è il giorno di Graceland: dopo il check-out in hotel impostiamo “Elvis Presley Boulevard” sul Neverlost ed alle 10 in punto arriviamo al ticket office a ritirare i pass del VIP Tour che avevamo prenotato da casa via internet.

Dopo la visita alla casa, all’aereo di Elvis, alle sue auto, ai musei sui suoi film e sulla sua vita militare, andiamo ancora all’Hearbrake Hotel, il famoso hotel con la piscina a forma di cuore, per poi fermarci per pranzo ad un Taco Bell.

Prima di partire per Nashville “completiamo” il tour musicale di Alberto con la visita al Stax Museum of American Soul Music presso gli Stax studios. (Purtroppo gli studi di registrazione non sono visitabili).

Un po’ in ritardo sulla tabella di marcia partiamo per Nashville, l’ultima tappa “on the road” di questo viaggio. Dopo 3 ore di viaggio arriviamo allo Sheraton Nashville Downtown.

Come sempre affidiamo l’auto al valet parking, e prendiamo possesso della camera al 22° piano per dare la pappa ad Angelica e rilassarci con una bella doccia.

L’hotel si trova in downtown, zona di uffici quindi deserta di sera, per cui con un taxi andiamo a Broadway, la via dei locali di musica. Entriamo anche qui, come a Memphis, al B.B.King’s Blues Club, dopo aver pagato 5$di ingresso (in realtà un po’ caro, dato che a Memphis era 1.50$). Dopo aver ordinato la cena ci rendiamo conto che però la musica è decisamente troppo elevata per Angelica per cui a malincuore paghiamo la birra, blocchiamo l’ordine della cena ed usciamo…Per poi cenare in un’ottima steakhouse in Broadway.

Passeggiamo quindi un po’ per questa via, dove notiamo che in tutti i locali la musica che si sente è decisamente più elevata che a Memphis. E’ musica country, ad Alberto interessa di meno per cui ci ritiriamo tutti in hotel.

15 aprile Oggi si riparte per Chicago. L’aereo dell’ American Eagle è previsto alle 17, per cui dedichiamo la mattinata alla visita della città che si rivela molto sorprendente.

Iniziamo, neanche dirlo, da un museo, il Country Music Hall of Fame & Museum, dove trascorriamo gran parte della mattinata. Una piacevole passeggiata tra i grattacieli del downtown ci conduce dal Ryman Auditorium, per arrivare allo State Capitol, di fronte al nostro hotel, dove è in corso una manifestazione (contemporanea in tutte le città americane) contro le misure finanziarie prese dal governo Obama.

Dopo il pranzo di Angelica in hotel ed il nostro ad un ristorante messicano in downtown, ci dirigiamo, non senza un filo di malinconia, verso il car rental dell’aeroporto dove lasciamo l’auto e ci dirigiamo al check-in American Airlines.

Il volo è in perfetto orario, atterriamo a Chicago dopo circa 40 minuti. Il tempo di recuperare le valigie e ci mettiamo in coda ad aspettare il taxi che ci condurrà all’Avenue Hotel, in Huron Street, che ci ospita per le prossime tre sere.

L’hotel si rivela subito un’ottima scelta, è a un isolato dal Magnificent Mile, ed è davvero bello; al check-in sono stati gentilissimi e dato che eravamo in viaggio con una bimba piccola ci hanno dato una camera molto ampia, anzi 2 camere, una da letto con grande tv al plasma ed una sala con divano e un’altra tv..Come sempre ci hanno portato il lettino ed il microonde per la bimba… 16 aprile Per una volta siamo stati fortunati come clima, al nostro arrivo è arrivata anche la primavera a Chicago: ci sono 16 gradi, e considerando che la scorsa settimana nevicava è davvero inaspettato! Iniziamo la nostra prima giornata a Chicago con il John Hancock Observatory: i consigli letti su internet e di amici erano di salire al bar ed osservare il panorama da questa posizione, ma siamo arrivati presto ed il bar avrebbe aperto soltanto un’ora dopo, per cui decidiamo di pagare il biglietto e salire all’osservatorio. La vista di Chicago da lassù è davvero spettacolare, accompagnata anche dalla splendida giornata con un cielo completamente terso.

Scesi dall’osservatorio torniamo sul Magnificent Mile e ci dirigiamo in direzione Chicago river, con qualche sosta nei vari bellissimi negozi tra cui nel famoso American Girl Place, dove non riusciamo a non comperare anche noi una bambola per la piccola Angelica ed anche un pigiamino per cambiarla, rimandando al prossimo viaggio altri acquisti.

Pian piano arriviamo al 400 di Michigan Avenue dove troviamo il ticket office di Wendella, che organizza i giri in barca sul fiume e sul lago: comperiamo i biglietti (24$ a testa) per il tour di un’ora e mezza di lago e fiume nel primo pomeriggio.

Torniamo così in taxi al nostro hotel, in quanto si avvicina l’ora di pranzo di Angelica, ed anche la nostra, in attesa del tour in barca.

Su consiglio di altri viaggiatori per pranzo ci facciamo accompagnare da un taxi da Andy’s Jazz Club, in quanto sulle guide c’era scritto che in questo locale anche all’ora di pranzo c’è sempre musica dal vivo. In realtà alle 13.30 il locale era chiuso, per cui optiamo per un ristorante thai di fronte a Andy’s, comunque ottimo.

Alle 14.30 ci aspetta il tour in barca che si rivela un’ottima scelta, sia per il prezzo (abbiamo poi visto che al Navy Pier i prezzi sono più alti), sia per la posizione comoda in cui ci si imbarca (senza dover andare in taxi al Navy Pier).

Consiglio vivamente questo tour in barca, dal fiume si vedono grattacieli, palazzi e ponti che altrimenti non si potrebbero vedere, ed anche la vista della città dal Lago Michigan è davvero unica; inoltre la guida è stata molto chiara e disponibile nelle spiegazioni.

Quando torniamo ci dirigiamo verso il Chicago Cultural Center, dove Angelica fa merenda mentre Alberto cerca un po’ di depliant e piantine della città.

Entriamo poi nel Theatre District e passeggiamo in Wabash Street, dove c’è la ferrovia sopraelevata El (per capirci, quella che si vede in ER). Dopo questa intensa giornata decidiamo di rientrare in hotel per poi prepararci alla cena messicana ed al dopocena di Alberto al Buddy Guy’s Legend, locale da cui esce entusiasta e che il tassista che l’ha portato (ma non solo lui) reputa il migliore della città.

17 aprile Ci svegliamo con un sole accecante e quando usciamo la temperatura è di nuovo decisamente piacevole. Dopo la colazione ad uno dei tanti Starbucks, Alberto decide di andare a visitare la Blues Heaven Fundation, ma arrivato davanti in taxi scopre che è chiusa e si può visitare soltanto su appuntamento; torna così indietro e ci ritroviamo al Millennium Park dove immortaliamo il “fagiolo” da ogni angolazione e passeggiamo approfittando della splendida giornata. Da fuori vediamo poi l’Art Institute of Chicago ed in Adams Street cerchiamo il cartello che segnala l’inizio della route66; decidiamo così di tornare in hotel sulla El, da cui riusciamo a fotografare la città da un’angolazione ancora diversa e bellissima.

Dopo il pranzo di Angelica in hotel ci dirigiamo in taxi al Navy Pier dove noi pranziamo con il classico hamburger, prima di entrare nel negozio “built a bear” dove “costuiamo” un orsacchiotto per Angelica e lo vestiamo da giocatore dei St.Louis Cardinals.

E’ ancora presto, per cui decidiamo di aggiungere al nostro programma la visita dell’ acquario, molto carino anche se purtroppo le vasche sotterranee erano chiuse per manutenzione e quindi la parte più interessante per noi non è stata vista.

La serata continua con una cena “very american” da Friday’s, ed Alberto la conclude al Kingston Miles per l’ultima serata a Chicago di blues dal vivo! 18 aprile Oggi alle 15 ci aspetta il volo Alitalia per Roma. La mattinata scorre veloce in Chinatown, che abbiamo lasciato per ultima da visitare ma che ha come sempre il suo fascino, e finisce in un negozio di spezie consigliato da una turistapercaso, The Spice House, nel North della città, e che consiglio vivamente di visitare.

Il taxi inesorabilmente ci aspetta alle 13 di fronte all’hotel, per condurci al terminal partenze dell’ aeroporto O’Hare.

Il volo sembra decisamente più veloce che all’andata, arriviamo in perfetto orario a Roma, mentre il nostro volo per Torino sarà poi in ritardo di circa un’oretta.

Un consiglio soltanto per chi viaggia Alitalia: si soffre la fame per cui meglio portarsi panini, e non aspettarsi nulla dal servizio di bordo. Non ci sono paragoni con qualsiasi altra compagnia aerea, il servizio è davvero scarso! Comunque si viaggia, gli aerei non sono pieni per cui ci sono posti liberi e ci si può eventualmente “allargare”.

A presto America! Elena, Alberto ed Angelica



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