Nel regno dei Nabatei

Penisola del Sinai – Giordania 2000 Nel regno dei Nabatei al confine tra oriente e occidente 10 agosto 2000 L’idea di un viaggio in piena estate boreale a dir la verità non mi passava più per la testa da diversi anni; agosto poi…..troppo caotico, troppo costoso, difficile trovare i voli….. Troppo e basta. Per qualche misterioso...
Scritto da: Luca Sist
nel regno dei nabatei
Partenza il: 22/08/2000
Ritorno il: 03/09/2000
Viaggiatori: fino a 6
Penisola del Sinai – Giordania 2000 Nel regno dei Nabatei al confine tra oriente e occidente 10 agosto 2000 L’idea di un viaggio in piena estate boreale a dir la verità non mi passava più per la testa da diversi anni; agosto poi…Troppo caotico, troppo costoso, difficile trovare i voli… Troppo e basta. Per qualche misterioso motivo però quest’anno gli amici mi convincono ad organizzare un viaggio ferragostano in qualche, non troppo remota, località balneare del mediterraneo. Naturalmente, come di consueto compro guide, cartine geografiche, scandaglio per bene Internet, ma non riesco a trovare niente di soddisfacente (uno dei motivi per cui non amo agosto…). Ci ritroviamo così, solo dopo un paio di giorni, a dover modificare i programmi e a cercare in fretta e furia un’alternativa che accontenti il bisogno di mare e riposo delle ragazze e che consenta contestualmente di far godere un pizzico d’avventura ai maschietti. Dopo aver scartato varie possibilità, la scelta cade sul “Mar Rosso”. Già sapevo che la zona era rinomata per il turismo organizzato di massa, che io odio, ma non credevo che per arrivare direttamente a Sharm o Hurgada vi fossero solo charter dei tour operator. Tuttavia ho sempre parlato male dei viaggi organizzati senza averne mai fatto uno e così, anche se con qualche perplessità, lascio al mio amico Marco l’onere di acquistare un “pacchetto” di due settimane a Sharm tutto compreso… così potrò prendermela con lui se la vacanza non sarà soddisfacente… Martedì 22 agosto 2000 Sveglia alle 6.30. Dobbiamo arrivare a Malpensa per le 12.30 . Sono molto perplesso, il viaggio organizzato già fin d’ora non mi prende bene. Incredibilmente non troviamo traffico ne a Mestre ne a Milano e così arriviamo con largo anticipo. Solite formalità quindi partenza con piccolo ritardo alle ore 15.30 . Visibilità ottima tanto che dal finestrino dell’aereo riconosco con estrema facilità le località che sorvoliamo…Genova, l’Elba , Civitavecchia, Ischia, Capri, quindi dopo aver attraversato la calabria poco sotto Maratea, sbuchiamo nel golfo di Taranto; dal Tirreno meridionale allo Ionio ed in breve siamo già sopra la bellissima Erakleion. Dopo 4 ore arriviamo ad Aqaba, scalo tecnico ed unico sbocco al mare della Giordania.; primo contatto con il continente Asiatico. Morale basso ( il mio ) in attesa degli eventi (il nostro “pacchetto” si chiama “roulette”…). Arriviamo nel piccolo aereoporto di Sharm verso le 22 ora locale; fa un caldo bestiale ma non c’è umidità e quindi si sopporta bene. Sharm, ho letto che un tempo era una tranquilla piccola e romantica località affacciata sul mare e abbracciata dal deserto e dalle montagne. Oggi la Baia dello Sceriffo (traduzione letterale) sconta il frenetico e convulso sviluppo turistico e commerciale degli ultimi dieci anni ed ha perso tutto il suo romanticismo. Geograficamente si trova sul confine tra il mar rosso ed il golfo d’Aqaba sulla punta più meridionale della penisola del Sinai; in realtà non si tratta di una sola baia ma di circa 5 km di spiagge articolate che vanno da Na’ma Bay a Sharm El Moya. Qui ci troviamo politicamente in Egitto e geologicamente in Africa; l’Asia però e molto vicina a circa 200 km in direzione nord-est, ben segnata dal confine politico tra Israele e Giordania e in modo ancora più tangibile, dalla valle dell’Aravà, l’unica valle al mondo che scende dal mare verso l’interno culminando a nord nella depressione del mar morto (-400 mt). Bello il bungalow che ci è toccato al “Nubian Village” e sembra si mangi “discretamente” (mi ricrederò purtoppo). La località esatta dove ci troviamo, distante qualche km a nord est del centro di Sharm, si chiama Nabq. Domani vedremo come organizzare questa, almeno per me, insolita gita.

Gran luna Araba…Bellissima…Nel caldo secco. Shalom… Mercoledì 23 agosto Naturalmente qui le nuvole non esistono. Un giardiniere indigeno mi racconta che suo figlio di 4 anni non ha ancora mai visto la pioggia da quando è nato. Ora capisco l’origine del forte odore nauseabondo che sento…Non fraintendete non è il figlio dell’egiziano ma il sistema di irrigazione del finto giardino all’interno del villaggio che utilizza non acqua di pozzo (che qui non esiste) ma …Acqua di fogna. Alle 8.30 il sole già picchia duro, ma un vento abbastanza sostenuto rende il clima molto gradevole. Dopo la colazione breefing con gli animatori che ci bersagliano di notizie e ci indicano avvenimenti più o meno mondani che il tour operator (di cui ometto pietosamente il famoso nome) ha organizzato in via eccezionale solo per noi (tra i quali , ballo del “quà qua”, gioco dell’oca , gioco della bottiglia, corsa sui sacchi , ricchi premi e cotillons). Tra i tour facoltativi solo quelli a pagamento sono degni di attenzione (naturalmente) e comunque devo dire che sono molto interessanti. Decidiamo così di effettuare alcune escursioni (quasi tutte… , Immersione a Ras Mohamed, visita al Monastero di S.Caterina, il monte di Mosè e Petra in Giordania). Pomeriggio dedicato all’ozio totale. Poi finalmente primo snorkeling in barriera con sotto un muro di 1800 metri (mil1eottocento). Il golfo di aqaba dove ci troviamo a proprio la particolare caratteristica di essere una spaccatura profondissima della crosta terrestre (si tratta della prosecuzione della linea di scorrimento delle placche continentali africane e asiatiche). Sicuramente Mosè non ha attraversato in questo punto il Mar Rosso. Nonostante questa profondità susciti una certa impressione tento subito spavaldamente di raggiungere un primo piccolo gradino della barriera in apnea…Inutilmente; dopo alcuni metri mi rendo conto che la limpidezza dell’acqua permette visibilità sorprendenti che non consentono di fare delle corrette valutazioni sulla profondità. Il nostro accompagnatore mi assicura che si può vedere tranquillamente oltre i 50 metri di profondità in alcuni punti del Golfo. Domani primi impegni importanti. Stasera si visita Na’ama Bay (l’unico paesino dei dintorni); abbastanza deludente purtroppo.

Stavo dimenticando di descrivere il personale dell’aereoporto di sharm trovato al nostro arrivo ieri: l’addetto locale del tour operator si è leccato uno per uno, 250 marche da bollo che ha attaccato con gran cura sui passaporti di tutti i passeggeri in arrivo …Non osiamo immaginare le condizioni della sua lingua !!!. Gli addetti alla restituzione dei bagagli invece erano solo da filmare perché non ci sono parole per descrivere quello che hanno combinato attorno al nastro trasportatore…Forse era uno spettacolo di cabaret egiziano; vale la pena fare il viaggio solo per vedere questo show.

Giovedì 24 agosto Sveglia alle 7.00. Alle 9.00 partiamo per la crociera al parco marino di Ras Mohamed ovvero il Capo del Profeta. Molto bello; un mare meraviglioso con intorno un paesaggio monocromatico che ricorda tanto “zabrinski point” (la bellissima località della Death Valley in California immortalata anche nell’omonimo film di Antonioni). Tre tappe per esplorare la barriera corallina. Molto bella, si perde nel blu assoluto; scendo diversi metri in apnea senza grosse difficoltà. Molti pesci, un po’ meno colorati di quelli delle lagune polinesiane ma in media molto più grossi ( i Napoleone poi…). Ottima barca, ottimo pranzo ma purtroppo rientro veloce perché alle 19.30 si parte per la cena beduina nel deserto. Il dover rispettare le tabelle di marcia sarà la cosa che odierò di più di questo viaggio. La curiosità di vedere il deserto del lungo esilio ebreo è molto forte. E’ quasi sera e l’aria tremola stancamente, infiammata dal calore del giorno ed il silenzio è assoluto. Peccato che per motivi di “sicurezza” tra i quali anche il rischio “mine abbandonate”, è vietatissimo e pericolosissimo uscire dagli itinerari autorizzati che praticamente si riducono alle strade principali asfaltate. E’ già sera inoltrata e dal villaggio ci addentriamo dritti a nord in pieno deserto con una corriera. Mi rendo conto subito che si tratta di vero deserto perché nella notte priva di luna non si vede ad un palmo dal naso. Volgendo lo sguardo a sud vedo scomparire piano piano tutti i riflessi delle luci artificiali delle località rivierasche. Ci fermiamo dopo circa un’ora di viaggio in una vallata dove ci attendono al lume di candela alcuni beduini intenti a cucinare qualcosa sulle braci. Interessanti anche i canti e i balli tipici attorno al fuoco ed il cibo è invitante; questo poteva essere uno dei momenti più intensi di questo viaggio ma purtroppo qualcuno rovina l’atmosfera.

Il deserto…Stelle…Sabbia …E idioti….. L’incazzatura è inevitabile ed è dovuta al fatto che alcuni turisti presenti alla cena beduina, in questa bellissima oasi nel deserto, lontana decine di km dal primo villaggio, non hanno voluto aderire ad una semplice richiesta dell’accompagnatore consistente nel fare 60 secondi di silenzio necessari per assaporare in pieno una delle caratteristiche uniche del deserto…Il silenzio…Quello vero, totale …Sotto un cielo stellato da togliere il respiro favorito dalla assoluta assenza di luce artificiale… Ma purtroppo non c’è stato niente da fare. Venerdì 25 agosto Ci sveglia Marco con una cattiva notizia… La mia amica Cristina (mora) è vittima dei bacilli della cena beduina. Il medico diagnostica gastroenterite e prescrive due giorni di riposo (…D’altronde cosa siamo venuti a fare qui…). Di fatto, io e mia moglie Cristina (bionda) decidiamo di abbandonare la coppia anche perché i bacilli in questione non rendono molto socievoli; comprensibile. Così rifacciamo un altro giro in barca sul golfo, anche se di sola mezza giornata. L’acqua è limpidissima e quando trovo una bella barriera con fondale sui dieci metri mi sparo a raffica una serie di immersioni (senza dubbio questo è il regno degli apneisti…). Ormai scendo a grosse profondità senza neanche accorgermi…È incredibile quanto è limpido questo mare. Arriva il pomeriggio che trascorre nell’ozio integrale. La serata è noiosissima. Tra l’altro siamo un po’ reclusi perché fuori del villaggio c’è solo deserto “off limit”. Il paese è distante e per andarci bisogna prendere obbligatoriamente delle navette che partono ad ore impossibili e rientrano prima della mezzanotte. Mi sembra di essere in un monastero di clausura…La vita di caserma è molto più eccitante. Constato che gli addetti del villaggio (soprattutto gli egiziani) considerano il turista un vero pollo senza un briciolo di intelligenza. In pratica ogni volta che pagavamo qualche servizio, si dimenticavano di dare il resto; se poi si trattava di pochi spiccioli era praticamente impossibile ottenerlo, se invece il resto era consistente bisognava insistere e alzare la voce per non rimanere mezz’ora ad aspettare. Decidiamo di andare a nanna presto. Sabato 26 agosto Alle 7.00 sono in piscina a prendere il sole. Questo è l’unico momento tranquillo della giornata prima dell’inizio delle rumorose attività del villaggio. Rifletto sul fatto che questo modo di viaggiare non mi piace e per diversi motivi e che tutto sommato, non lo si può considerare nemmeno un momento di relax. Qui sono praticamente quasi tutti italiani, i camerieri parlano italiano, il cibo è italianizzato (ma solo nel nome dato alle pietanze – provate a mangiare gli spaghetti che fanno qui e capirete) tutto è Italian Style. Ma dove siamo?? A casa o in egitto !!! Inoltre abbiamo a disposizione tutti i canali della TV italiana; ieri sera ho visto il “Commissario Rex”. Ho paura che anche oggi sarà una giornata molto noiosa. Inshallah, così è stato. Abbiamo passato tutto il tempo a parlar male dell’organizzazione del villaggio, del cibo, dei servizi, di tutte quelle complicazioni riguardanti i vari livelli di gratuità (se hai il braccialetto giallo paghi tutto, se hai quello rosso paghi niente, se hai quello blu paghi solo se vuoi tu, se hai quello rosa paghi dopo le 20…Che palle) con quel braccialetto che ti attaccano al braccio quando arrivi e che ti tolgono quando riparti, tanto per farti sentire un po’ a Dachau e un po’ in un ospedale psichiatrico (giù in paese puoi riconoscere dove alloggiano le persone dal braccialetto che portano). Noi abbiamo preferito pagare tutti gli extra piuttosto che farci mettere quella schifezza al polso; ho notato però che molti non la pensavano come noi (anzi quasi tutti) e i più “fichi” la sera vestivano solo manica corta per sfoggiare i loro braccialetti serie “ io posso tutto e tu ? ”. Robe da matti… A mezzanotte l’animazione ci invita al “sangria party”… Yeah…Naturalmente a pagamento. Constato notevoli difficoltà al bar… otto egiziani le tentano tutte per fare un gin-tonic bevibile. Niente da fare, meglio andare a dormire.

Quando chiudi gli occhi penso a quanto tutto sarebbe diverso se avessi con me il mio zaino…

Domenica 27 agosto Come sopra – sdraiato – annoiato Come si fa a riposare quando non si è stanchi ?? Escursioni locali finite adesso dobbiamo solo aspettare mercoledì per andare a Santa Caterina …Non mi passa più.

In serata, per far qualcosa partecipiamo alla cena beduina del villaggio (a pagamento) …Non mi esprimo…Molto meglio quella dei bacilli nel deserto. Il vino egiziano che abbiamo assaggiato (un cabernet sauvignon) era peggio della cena; pessimo. Giornata buttata via…

Lunedì 28 agosto Vento fortissimo – mare grosso. Sdraiato – annoiato.

In serata passo un po’ di tempo “seduto” in bagno …Finalmente qualcosa che mi fa sentire veramente in un paese subtropicale.

Martedì 29 agosto Dopo la seduta di ieri sera stò molto meglio. Marco e Cri (mora) sono andati a fare la gita a Ras Mohamed (via terra). Io e Cri (bionda) siamo rimasti al villaggio perché temevo un ritorno dei bacilli che invece se ne sono stati buoni (hanno fatto amicizia con quelli thai e con quelli del centro america che ho già avuto il piacere di incontrare). Così ancora piscina, sdraio, acqua gym, karaoke (aiutooooo…). In serata passeggiata a Na’ma bay. Ci mangiamo una buona pizza al buffet dell’Hilton. I camerieri sono molto simpatici e disponibili e qualcuno parla anche l’egiziano (eeehh l’Hilton è l’Hilton). Ci godiamo poi uno spettacolo di cabaret con danza del ventre (molto stuzzicante). Rientro in taxi perché la navetta è partita con le cenerentole prima della mezzanotte. Così ci fregano per bene; capito perché le navette rientrano tanto presto !! Tutto calcolato per fregare i turisti gnocchi. Marco ci ha raccontato che il parco di Ras Mohamed è interessante soprattutto per il deserto molto suggestivo e per il famoso lago magico (nome datogli recentemente in quanto per la sua composizione altamente salina non è visibile dallo spazio). L’ escursione era meritevole e visto che me la sono persa mi sono documentato: il Capo del Profeta si trova all’estremità meridionale del deserto del Sinai; si tratta di un promontorio collegato all’entroterra da una stretta lingua di sabbia, presso la quale nei periodi più caldi vegeta una foresta di mangrovie. La località è probabilmente la più celebrata del Mar Rosso: la sua notorietà internazionale, peraltro meritatissima, deriva dalla straordinaria ricchezza delle barriere coralline che la circondano (le stesse da noi già esplorate i giorni scorsi) e dal fascino romantico e spettacolare delle scogliere emerse, aspre e dirupate sul mare color cobalto e turchese. Oltre la laguna situata tra la terraferma e il reef affiorante si apre una sella profonda dai 10 ai 16 metri, che poi culmina in una sorta di straordinaria terrazza subacquea: le due immani torri gemelle di Jolanda reef e Shark reef, distanti l’una dall’altra una cinquantina di metri e affacciate su un abisso profondo 700 metri. In queste acque si incontrano facilmente squali grigi, aquile di mare, mante, grandi tonni e soprattutto immensi branchi di barracuda, dentici e pesci pipistrelli.

Mercoledì 30 agosto Solito tram-tram, giro tra i vari buffet osceni del villaggio che di giorno in giorno peggiorano in modo esponenziale la qualità del cibo offerto (la gestione scientifica di questi buffet consiste nel riciclare tutto quello che avanza il giorno prima sotto altre mentite spoglie; cosi tutto quello che fa schifo e che nessuno mangia si accumula sempre più verso il fine settimana, fino a quando rimane da mangiare solo quello). Oggi mi sono documentato sul nome di questo mare: perché “Mar Rosso”. La ricerca è stata “scientifica” in quanto ci sono un sacco di leggende poco attendibili e completamente errate sull’origine del nome. Originariamente gli egizi avevano chiamato questa distesa d’acqua smeraldina “Grande Verde” . Successivamente, non si sa bene perché, divenne per i greci e Romani il “Mare Eritreo” o Rosso. Esiste poi la teoria che il colore assegnato derivi dalla localizzazione geografica (come credevano cinesi e persiani) Al nord era assegnato il nero (il mar nero era a nord della Persia) al sud il rosso. Nel pomeriggio andiamo a confermare le escursioni a Petra e sul Sinai. Stasera alle 23 si parte per S. Caterina…Finalmente Giovedì 31 agosto Siamo partiti da un ora ed il viaggio si prospetta impegnativo. Ci aspettano 220 km di deserto su una corriera con gli ammortizzatori completamente scarichi che oscilla peggio di una barca in mezzo ad una burrasca. Verso l’1.30 (di mattina) arriviamo a S.Caterina. Agli inizi del IV secolo nacque la tradizione secondo cui la montagna ai cui piedi ci troviamo (Gebel Musa – Monte Sinai), sarebbe stata quella dell’Antico Testamento e già nel 330 d.C. Vi esisteva una comunità organizzata che eresse delle costruzioni in questi luoghi che, nella fede dei monaci anacoreti, erano già santi. S.Elena fece costruire una chiesetta sul luogo che i monaci avevano identificato come quello del roveto ardente. Fino a quel momento il luogo era legato solo agli anacoreti e alla tradizione del Monte Sinai ma proprio tra la fine del III secolo e l’inizio del IV entra in gioco Santa Caterina, una giovane alessandrina di grande cultura, che confessò pubblicamente di essere cristiana e per questo martirizzata. Il suo corpo fu trovato accanto a Gebel Musa da alcuni monaci e trasportato al convento ove ancora oggi riposa. Nonostante varie occupazioni il monastero si è conservato anche grazie all’aiuto portato dai musulmani durante l’occupazione araba e pare che lo stesso Maometto sia intervenuto stilando l’”ahitamè” (un testamento) con il quale ordinava ai musulmani di proteggere i monaci sinaiti da ogni pericolo. Da quasi duemila anni questo posto è meta di pellegrinaggio e preghiera da parte di cristiani e musulmani e, anche se gli archeologi hanno fondato motivo di ritenere che il monte sacro ove Mosè ricevette le tavole dei comandamenti si trovi molto più a est, resta il fatto che tutto intorno il luogo trasuda una carica incredibile di ilozoismo. Il pellegrinaggio a piedi fino alla cima del Gebel Musa (2285 mt. Di altitudine) parte proprio dal monastero. Iniziamo subito dopo il nostro arrivo l’impegnativa salita attraverso il sentiero; facciamo parte di una lunga coda umana che si snoda dal monastero alla cima della montagna ed è incredibile pensare che tutto ciò si ripete ogni notte senza soluzione di continuità da centinaia e centinaia d’anni. Tutto esageratamente suggestivo, la scia di luci (fiaccole e torcie elettriche) sale nella notte buia verso il cielo…Ci sono migliaia di persone, cammelli, odori, lamenti…Verso le 5.00 siamo in cima; Marco è rimasto indietro…L’ultima volta l’ho visto che intralciava il passo ad una nonnina di novant’anni che impietosita gli ha chiesto se aveva bisogno d’aiuto !!!. La cima è piena di gente ma nonostante ciò, sedersi sotto questo cielo stellato in un posto così mistico è molto emozionante. Fa un po’ freddo e per scaldarmi mi metto a cercare le tavole di Mosè (possibile che nessuno le abbia ancora trovate). Dopo l’alba mi rendo conto quante migliaia di persone ci possono stare su un cucuzzolo di una montagna (addio misticità) e mi rendo anche conto di quanto la gente è incivile; sporco lercio ovunque e nel buio, poco prima dell’alba, qualcuno ha provato anche a farmi i bisognini addosso. Il sole per fortuna in breve è già alto; incontriamo Marco e Cristina e dopo aver assistito ad alcune messe improvvisate a canti e altre strane manifestazioni religiose, iniziamo la discesa . Marco oggi è particolarmente lagnoso e poco tollerante (infatti si meriterà alla fine del viaggio il soprannome di “Lagna-man” titolo anche del relativo filmino preparato appositamente per stressare amici e parenti al rientro dalla vacanza). Scendiamo dalla mistica gradinata utilizzata anche da Maometto e per evitare la ressa e goderci qualche attimo di tranquillità tra questi luoghi pieni di storia, arriviamo tardi al monastero e perdiamo la programmata visita guidata. Ci tocca fare un giro veloce del Monastero, assolutamente insufficiente (anche se riesco a vedere il famoso roveto che a quanto pare è ancora vivo e vegeto ). Un luogo con una incredibile storia millenaria richiederebbe qualche settimana per essere apprezzato; quindi concludiamo che mezz’ora o pochi minuti non cambiano tanto la natura della visita che resta comunque molto superficiale. L’eccessivo caos poi, fa perdere completamente il “sentiment” del luogo. Riesco comunque a godere un paio delle innumerevoli icone presenti all’interno della bellissima basilica principale (“della trasfigurazione”). In questo monastero esiste una preziosissima biblioteca ed una delle più importanti raccolte di icone preziose del mondo. All’esterno del monastero al quale una volta si accedeva tramite un ascensore a pulegge da una loggia ballatoio (bellissimo…Mi viene in mente il film “Il nome della rosa”) si gode di un oasi rigogliosa. Dopo una breve colazione (organizzata) si salpa verso il villaggio. Il deserto è meraviglioso e per un po’ non riesco a togliere gli occhi da tanta meraviglia; unica nota stonata le parabole satellitari sulle capanne di fango dei cammellieri vicino alle oasi. Ad un certo punto cedo alla stanchezza (non dormo da 36 ore). Marco continua a lagnarsi; sarà la stanchezza associata alle oscillazioni del mezzo o l’incapacità dell’autista a renderlo così fastidioso ? Concludiamo comunque che questa corriera è stata sicuramente “varata” da un cantiere navale. Quando arriviamo al villaggio filiamo subito a letto; domani ci aspetta Petra.

Venerdì 1 settembre Sveglia alle 5.30; alle 7.00 arriva il pulmino che ci porta all’aereoporto. Solite raccomandazioni e qualche informazione quindi ci imbarchiamo su un “Dasch 7” della “Orca Airways” che due giorni prima, andando a Na’ma bay, avevo visto completamente smontato con i pezzi sparsi sulla pista… In quell’occasione avevo fatto anche il battutone “…Ti immagini quelli che prenderanno quell’aereo… Con la carta d’imbarco gli daranno anche il paracadute ah ah ah !!!!!!!!!!!!”……… Siamo in tutto solo in 36 persone (le escursioni più care hanno i loro vantaggi). I piloti viaggiano con la cabina aperta e permettono a tutti di entrare, fumano come i loro cugini turchi e bevono whiski per tutto il viaggio. Apprendo che il visto per la Giordania che ci è costato un occhio, non esiste per quelli che dalla Giordania visitano solo il golfo di Aqaba e il Sinai. Volo tranquillo di 30 minuti fino ad Aqaba. Scendendo dall’aereo vedo le città poste sui tre confini Eilat in Israele, Taba in Egitto, Aqaba in Giodania; un po’ piu a sud di Aqaba c’è l’Arabia. Quante storie potrebbe raccontare questo crocevia. All’aereoporto troviamo Mohamad la nostra guida Giordana (nonostante il nome ha una fisionomia più europea che araba) persona veramente in gamba. Partiamo con il pulmann per Petra che si trova a metà strada tra Aqaba e la capitale Giordana, Amman. Prendiamo la King’s Road e ci perdiamo in meravigliose vallate passando molto vicino anche alla famoso Wadi-Rum, una rete di valloni che solca il massiccio più alto del paese dove pareti a picco si alternano a distese di sabbia multicolore dal bianco all’arancio con effetti grandiosi. Tanto bella da essere decantata nelle avventure di Lawrence D’arabia nel libro “I sette pilastri della saggezza” poi diventato un famoso Kolossal. Mohamad è una persona squisita, intelligente, a modo, e molto particolare; ci intrattiene con notizie molto generiche sul suo paese e sulla zona mediorientale addentrandosi anche in materia politica e religiosa senza esibire alcun fondamentalismo. Parla un ottimo italiano; le sue parole risvegliano in tutti noi sentimenti molto forti di comprensione per questi popoli e ci aprono la mente su molte altre vicende “di queste parti”. Una cosa è certa i Giordani adorano in modo smisurato il loro Re (soprattutto il vecchio Re Hussein; ora regna il figlio) e la regina. Noto anche come questa gente sia pervasa da principi molto sani e il denaro non sembra essere per loro l’unica cosa per cui valga la pena vivere. Ci spiega che la terra è così ostile (l’80% del territorio Giordano è desertico) anche a causa degli interventi degli israeliani che hanno deviato il corso del Giordano prima del Mar Morto rendendo aride delle zone un tempo floridissime. Queste cose, nella mia dettagliatissima Lonely Planet (americana) non sono nemmeno accennate. La risposta Giordana a questa povertà della terra è stata quella di investire tutto nell’istruzione. Il livello scolastico della Giordania è altissimo e la politica del governo investe gran parte delle risorse in questo settore. Risultato: i migliori ingegneri al mondo (ma anche nella medicina non scherzano – soprattutto in campo oculistico) che lavorano all’estero e mandano a casa gran parte dei loro guadagni a sostegno della famiglia. Coinvolti dai discorsi di Mohamad arriviamo senza accorgersi a Wadi- Mousa. La città nuova di Petra ; è orribile …Forse esagero, ma questo è il chiaro segno che l’uomo sta solo peggiorando le proprie condizioni di vita in questa terra, e questa impressione si conferma quando entro nella antica città rosa del deserto, Petra:…..Magia e incanto …Luogo di favole…Sono senza parole di fronte ad un luogo che uno può immaginare esistere solo nella fantasia.

Petra nel passato è stata un mito di ricchezza e imprendibilità, difesa da bastioni naturali insuperabili, era capolinea delle piste su cui viaggiavano spezie e incenso. Qui fiorì una civiltà evoluta; qui si crearono tesori immensi e gli edifici scavati nella roccia ne sono la prova. Tutti la conoscono come la capitale dei Nabatei ma a fondare Petra furono gli Edomiti. I Nabatei arrivarono nel VI secolo e tennero la città per quasi 700 anni. Poi a turno arrivarono greci, romani quindi i crociati nel XII secolo. Ma il fatto più incredibile è stato l’oblio in cui è caduta dopo la riconquista araba nel 1187; da quella data passarono sei secoli prima che un esploratore anglo-svizzero la ritrovasse. Nel 1890 partì la prima campagna archeologica. Sono emozionato mentre accedo all’area archeologica …La nostra guida intanto riesce a trasferire tutti in un’altra dimensione rievocando con il suo racconto l’antica storia di questi luoghi. A Petra si entra o a piedi o a cavallo; preferisco camminare. Il paesaggio iniziale è un prologo della “città perduta”. Ecco i primi edifici nella roccia: i blocchi dei Gin, la Tomba degli Obelischi, il Triclinium. Ma nell’atmosfera magica di Petra si entra veramente solo a Bab-al-siq, dove inizia il canyon (Siq) che porta alla zona centrale: lungo 1200 metri largo 5, è il letto che Wadi Musa si è scavato tra pareti altissime. Oggi però il torrente defluisce altrove: furono i Nabatei a deviarlo. Percorro il Siq e finalmente l’apparizione del “Kazneh” (dove Indiana Jones nel suo ultimo film trova il santo graal per intenderci) e la realtà supera l’immaginazione…..Sono senza fiato……(30 minuti continui di filmato statico…Alla giapponese) rimarrei fermo ad ammirare questa meraviglia delle meraviglie per ore…… L’incanto invece si rompe; il tempo passa troppo velocemente quando per saziarsi ci vorrebbero dei giorni. Anche qui dobbiamo rispettare le tabelle di marcia e dopo poche ore saluto a malincuore la “citta perduta” . Pranzo al “Movenpick” (ottimo il pranzo, ma anche l’albergo… Uno dei più lussuosi che abbia mai visto…) Poi alle 17 si riparte. Penso che nessuno di noi dimenticherà mai questa giornata. Rientro tranquillo; per strada superiamo continuamente dei decrepiti camion iracheni che viaggiano a circa 10\15 km orari, carichi di petrolio che scambiano con benzina e gasolio fornito dalle raffinerie di Aqaba in Giordania (è l’unica concessione all’embargo americano). Alle 22 siamo in albergo. Marco, tanto per cambiare si sta lamentando di qualcosa …Non voglio sapere di cosa, potrebbe rovinarmi questa bellissima giornata. Che bello coricarsi con delle immagini così forti nella testa…E per concludere un’enorme stella cadente mi passa sopra la testa…E io naturalmente esprimo un altrettanto enorme desiderio.

Sabato 2 settembre Ozio, sole , mare, mangiare (molto male…Oltretutto non ho ancora capito cosa mangiano i veri egiziani; in due settimane non ci hanno proposto nemmeno un dattero).

Domani si parte e devo fare le valige …La mia disperazione. Domenica 3 settembre Partenza Sveglia obbligata alle 4.00 nonostante il volo sia previsto per le 7.30 (perché ???). A proposito quando dico sveglia significa che passa “il caporale di giornata” a bussare ad ogni porta gridando come un forsennato “svegliaaaa”… E non scherzo. Caos incredibile all’aereoporto; l’organizzazione si può sintetizzare con “inshallah”. Rischiamo anche di rimanere a terra perché nella bolgia infernale non si è visto alcun messaggio ne sentito alcun avviso (i voli qui li chiamano urlando). Poco male. Quando si sono accorti che sull’aereo mancavano quattro persone, che però erano state contate alla partenza dal villaggio, hanno mandato uno a cercarci. L’aereo aspettava solo noi sulla pista con i motori accesi e quando saliamo a bordo i passeggeri già accomodati da mezz’ora ci guardano malissimo. Sosta al Cairo di oltre un’ora per caricare 2 persone; così invece di impiegare 4 ore per arrivare a casa ne impieghiamo 6. Per finire ci godiamo dal finestrino il meraviglioso Delta del Nilo. Meno godibili invece i ripetuti sbalzi di temperatura all’interno del velivolo che mi fanno venire una laringite (sbalzi da +10 a +40 e viceversa in pochi minuti). Concludendo, posti meravigliosi da vedere assolutamente (la Giordania merita però un viaggio a parte), culture molto diverse godibili solo organizzando il viaggio in modo autonomo. Un egittologo in una vecchia piccola guida trovata in soffitta, scriveva del Mar Rosso: “…La luce è magica; nella sua trama brillano il cristallo e la poesia, l’azzurro e le ombre. Sotto i nostri occhi scivolano lentamente danze sinuose di corpi verdi e costruzioni incredibili di arabeschi fatati. Branchi di corpi lucenti e guizzanti, esseri improbabili che sfuggono, strisciano, osservano; il palazzo del Re del Mare pare aspettarci alla prossima curva, dopo il prossimo banco di corallo; non potrebbe immaginarsi un luogo migliore di questo per favole e leggende di sirene e magia, mondi fatati e scenari stupendi …Mondo sottomarino affascinante e unico …” nonostante le “vicissitudini da villaggio” questo viaggio voglio ricordarmelo così.

Luca S.



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