Nel cuore dell’alba

Nel cuore dell’alba Cronaca di un lungo e travagliato viaggio da Samarcanda a Kasghar. Marco Polo gruppo Gallo Dopo la prima settimana trascorsa in Uzbekistan tra Mosche e Madrase, tra scalate di minareti e lunghe ore di relax nelle Chaykhane (tipici bar locali) e tra ogni sorta di mercati lasciamo Samarcanda ben consapevoli che la parte...
Scritto da: Strange62
nel cuore dell’alba
Partenza il: 03/08/2004
Ritorno il: 29/08/2004
Viaggiatori: in gruppo
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Nel cuore dell’alba Cronaca di un lungo e travagliato viaggio da Samarcanda a Kasghar.

Marco Polo gruppo Gallo Dopo la prima settimana trascorsa in Uzbekistan tra Mosche e Madrase, tra scalate di minareti e lunghe ore di relax nelle Chaykhane (tipici bar locali) e tra ogni sorta di mercati lasciamo Samarcanda ben consapevoli che la parte più facile e rilassante del viaggio sta per terminare. Partiamo di buon ora per raggiungere Valerio, il capogruppo, che con Annarita, si trova già a Tashkent per cercare di far avere a quest’ultima il visto per la Cina.

E’ ormai mezzogiorno quando finalmente arriviamo all’hotel dove i due hanno pernottato ed ecco Valerio fermo sulla soglia ad attenderci: – Allora ? Tutto a posto ??? – Quasi… Il visto ce lo danno alle 16.00; ma tranquilli: abbiamo già pagato e quindi… Meno male che siamo venuti ieri… ! Intanto, per non farvi restar qui ad aspettare, il corrispondente ci ha trovato un guida che ci porterà a vedere la città.

La guida arriva subito, parla italiano e come ci dirà lei stessa è di origini coreane.

Risaliamo sull’autobus per il giro della capitale uzbeka; la guida è molto preparate e prodiga di informazioni ma oggi, complice forse l’alzataccia non siamo molto attenti … Dopo un po’ le diciamo che è tutto veramente molto interessante ma siamo stanchi ed affamati e visto che ci attende ancora un lungo viaggio…Lei comprende le nostre esigenze e ci porta in un localino “chic”… Sollevazione generale ! Vogliamo un ristorantino al mercato !!! Dopo esserci saziati ritorniamo all’ hotel sperando che la questione si risolva velocemente ma dovremo aspettare quasi due ore.

Intanto si discute sulla continuazione del viaggio: – Ci sono sei macchine che ci aspettano per portarci a Fergana.

– Lasciamo il nostro comodissimo autobus ? – Sì.

– Ma perché ? – La strada per Fergana è stretta e l’autobus non ci passa.

– Ma no, sembra che ci vogliano dei permessi… – Sono tornati, si parte ! – Un attimo, prima controlliamo che i visti siano tutti OK.

Valerio è uno capogruppo molto scrupoloso.

– Tutti OK; manca solo quello di Mauro.

– E’ sbagliato.

– Come : “è sbagliato” ???? – Guarda : gli ultimi tre numeri sono invertiti.

– Nooooo ! Fermi tuttiiiii ! Valerio corre dal corrispondente e gli spiega la situazione; questi risponde che non ci sono problemi: il console kirghiso è suo amico; salta su di un’auto e parte come un razzo.

– Per fortuna abbiamo controllato, pensa se ce ne fossimo accorti alla frontiera… – Sarebbe stato un disastro ! – E adesso ? – Deve far correggere il numero sbagliato e far mettere un timbro del consolato solo così potremo stare tranquilli.

– Speriamo… – Intanto scarichiamo i bagagli ? – Meglio che aspettiamo… – Speriamo faccia in fretta… Inizia un’altra attesa; alcune centinaia di chilometri ci separano da Fergana ed ormai sono le 17.00 e la preoccupazione comincia a farsi sentire : riusciremo ad arrivare a destinazione oppure saremo costretti ad un cambiamento di programma ?.

Dopo un po’ iniziamo a scrutare con occhio impaziente tutte le auto che transitano davanti all’ hotel.

– E’ quella l’auto del corrispondente ? – No, è diversa.

– Questa ? – Neppure…

Parecchie auto dopo: – Eccolo, eccoloooo, è lui !!!! E dietro di lui altre sei auto che si fermano davanti all’hotel; saranno le auto che ci devono portare a Fergana … ? Sì, lo sono ! – Tutto OK ? Chiediamo.

– Tutto OK ! Possiamo partire.

– Scaricate i bagagli dall’autobus, tre persone per auto.

– Qui c’è posto ? – No, siamo già in tre.

– Qui c’è posto ? – No.

– Riccardo, – mi dice Valerio – Vieni con noi che tanto su una macchina dobbiamo stare in quattro ! Partiamo a razzo e voltiamo tutti a destra ma dopo pochi metri il nostro autista esegue un’inversione ad “U” mentre gli altri continuano dritti… Cerchiamo di comunicare con l’autista ma questi non parla inglese… Panico. Ma saprà dove portaci ? E se perdiamo gli altri ? Ci giriamo per vedere se le altre auto ci stanno seguendo, inizialmente non vediamo nessuno ma poi : – Eccoli, sono loro ! – Segniamoci tutti i numeri di targa e che ogni equipaggio tenga almeno un telefonino acceso.

Fortunatamente gli autisti fanno un primo stop per compattare il gruppo e così, dopo aver preso nota di tutte le targhe ed dei telefonini, siamo più tranquilli ma però del tutto ignari di ciò che ci aspetta.

Inizia così una folle corsa nella notte su strade di montagna con decine di sorpassi azzardati, animali travolti e vite rischiate più e più volte. Gli autisti sono tutti dei pazzi scatenati ed a nulla valgono i nostri inviti alla prudenza… Alcune soste lungo il percorso ci consentono di tirare il fiato, come quella ad un distributore di benzina : mentre gli autisti fanno il pieno noi diamo qualche bagaglio ad una delle macchine dove sono solo in tre (così da stare più comodi) e nel mentre, come un’apparizione certamente uscita da uno squarcio nello spazio/tempo, vediamo passare a poca distanza una mandria di mucche e capre… Sbucati dal nulla verso il nulla si dirigono… Oppure quella, ormai all’ora del crepuscolo, ad un “autogrill” locale: una serie di baracchini allineati lungo la strada con bibite, frutta e snack vari e dei vasetti, contenenti qualcosa che sembra yogurt, immersi in un rigagnolo d’acqua, che scorre nei pressi, per mantenerli freschi. Con molto anticipo sul previsto (e te credo !) ed incredibilmente tutti illesi anche se parecchio sconvolti raggiungiamo la nostra mèta : Fergana ! L’hotel è molto bello anche se un “tantino” equivoco” e, visto che ci stavano aspettando, le camere sono pronte e la cena pure ma alcune persone, per la stanchezza, vi rinunceranno perdendosi così un ottimo risottino.

La mattina dopo ci ritroviamo, riposati e rilassati, per una discreta colazione a buffet dopodichè siamo pronti per visitare la Valle Fergana. Fuori dall’Asia hotel ci attendono un pulmino con autista ed una guida molto carina… Iniziamo da una fabbrica della seta dove ci vengono mostrate tutte le varie fasi della lavorazione terminando con… i doverosi acquisti ! Proseguiamo in direzione del confine con il Kirghizistan con alcune soste lungo la strada una delle quali ad un mercato dove spendiamo gli ultimi soldi locali comprando frutta, pane, bibite e, con la cassa, dei meloni.

Raggiungiamo il confine senza problemi dove dovrebbe esserci ad attenderci una nuova guida … – Valerio: hai trovato la guida ? – Sì, ma mi sta già sulle palle ! Scusate… Fortunatamente la prima impressione del capogruppo si rivelerà errata. Anna, come ci dice di chiamarla, è una biondina di origini russo/tedesche, non è antipatica ma solo un pochino logorroica. Quando inizia a parlare, specialmente se qualcuno le fa una domanda, parte come un treno e non si ferma piùùùù !!! Però è preparata, rapida, efficiente e disponibile. Inizia con l’aiutarci a compilare dei moduli scritti unicamente in cirillico, poi ci accompagna attraverso la frontiera … – Qualcuno prenda i meloni ! … e, terminate tutte le formalità, ci porta al mezzo con il quale tenteremo di passare il confine con la Cina: Il Truck.

– Ragazzi,: ditemi che NON è questo il mezzo sul quale dovremo trascorre la notte, vero ??!!! Dai, paghiamo la differenza ma facciamoci dare qualcosa di più comodo !! Il primo impatto non è dei migliori e dopo essere saliti è anche peggio; essendo stato fermo sotto il sole ad aspettarci l’automezzo è bollente ed in pochi minuti siamo tutti in un bagno di sudore, i sedili sono scomodissimi e manco adatti a dormirci, c’è un solo finestrino apribile ed un tettuccio che si chiuderà ad ogni scossone. Le prospettive sono veramente tragiche.

Quando ormai siamo sul punto di liquefarci per il gran caldo partiamo alla volta della casa del corrispondente per definire il passaggio dell’ Irkeshtam Pass e per usufruire del suo bagno.

L’ Irkeshtam Pass collega il Kirghizistan con la Cina ed è aperto solo da pochi anni ma unicamente per il traffico commerciale ed ufficialmente non è aperto al turismo ! L’altro grosso problema consiste nel fatto che la “ Terra di nessuno” che separa i due paesi è di ben undici chilometri; improponibile, anche se fosse consentito, il percorre a piedi e con tutti i bagagli questo tratto; quindi cercheremo di raggiungere la Cina con questo camion/autobus e, nel caso non ci facessero passare neppure così non ci resterà che chiedere un passaggio ai camion stracarichi di rottame che fanno la spola tra i due paesi.

Il problema di questa ultima alternativa è che, essendo in diciannove, potrebbe essere necessario molto tempo per trovare un passaggio per tutti… Lasciamo la casa (ed il bagno !) del corrispondente e ci dirigiamo al mercato per gli ultimi acquisti di cibarie e poco dopo le 17 inizia il lungo viaggio verso la Cina.

Dopo qualche ora ci concediamo una sosta in un paesaggio prettamente alpino con montagne, verdi prati e colline, cavalli e yurte di nomadi kirghisi. Chiediamo ad Anna se è possibile prendere un te in una di queste yurte e lei ci accontenta prontamente e ci porta a casa di una signora che, intanto che l’acqua bolle, ci fa accomodare all’interno della tenda; fuori c’è un bimbo, forse il figlio, un poco timido ed un poco esibizionista, o piange o ride o si esibisce in capriole; lo tempestiamo di foto ! – Ma chi è stato a farle una domanda ? Anna, come suo solito, è partita in quarta e ci travolge con un fiume di parole raccontandoci usi e costumi locali ma ecco che arriva il te il quale ci concede un attimo di pausa ma breve, infatti anche su questa bevanda c’è molto da raccontare… Terminata la sosta ritorniamo su nostro amato truck. Il sole sta tramontando e la temperatura è scesa di parecchi gradi e così diamo il via alla vestizione con indumenti più consoni all’alta montagna. Ripartiamo attraversando un paesaggio sempre splendido almeno fino quando il buio non avvolge ogni cosa; poi tutto ciò che si potrà intravedere saranno fioche lucine di insediamenti umani sparsi e spersi su queste montagne fuori dal mondo.

Verso le 23.00 ci fermiamo a cenare in un ristorantino; fa un freddo bestiale ma, anche se questa è tutta aperta scegliamo di accomodarci nella yurta posta fuori dal locale; i proprietari sono così costretti a darsi da fare, con un sistema di funi, a chiuderne le aperture. Ordiniamo ma il cibo non risulta nulla di speciale… Anna ci dice che ci fermiamo qui a dormire qualche ora : urla di gioia ! Alcuni si piazzano nella tenda, altri nel locale io ed i restanti sul truck: essendo pochi ci si potrà distendere.

Poco dopo le 2.00 ci svegliano: è ora di ripartire ! Qualcuno ha dormito bene, qualcuno ha avuto freddo, qualcuno ha dormito male… E la notte (e il viaggio !) è ancora lunga… Poco dopo aver superato il Taldy Pass (3615m.) forse per il freddo o per la quota o per la cena: – Ferma, ferma: Paola non sta bene ! – Ma qualcuno scenda a vedere come sta… – Ok ! Vado io.

Fortunatamente non è nulla di grave e dopo pochi minuti siamo di nuovo in marcia.

Nonostante gli sballottamenti, i sobbalzi e gli scomodissimi sedili ci riaddormentiamo ben presto tutti quanti ma il viaggio sembra interminabile.

Ad un certo punto mi dico che è più faticoso dormire in queste condizioni che stare sveglio e decido di averne abbastanza ! Cerco di guardare fuori dai finestrini ma questi sono tutti appannati; ormai sta albeggiando, da quanto tempo siamo in viaggio ? Sembra un’eternità, sembra di aver attraversato il mondo intero, sembra di essere su di un altro pianeta … Il sole sta sorgendo esattamente davanti a noi e sembra così vicino: sembra di essere nel cuore dell’alba ! Mi sento toccare una spalla, qualcun altro, oltre a me, è sveglio e mi distrae dai miei pensieri, è Imaire che sottovoce mi chiede: – Ma secondo te: quella è “neve” ? Cerco di guardare attraverso i vetri appannati e nella direzione che mi indica : – Certo che è neve, deve essere il Pamir, la catena del Pamir innevata !!! Lo spettacolo è di quelli mozzafiato e spazza via in un attimo gli ultimi resti di sonno ma non la sensazione di essere su un altro mondo.

Forse sentendo la nostra meraviglia anche il resto del gruppo si sveglia ad ammirare le vette ricoperte di neve.

– Fermiamoci a fare una foto… – Ma non c’è abbastanza luce… – O rischiamo e ci fermiamo subito oppure tra poco quella nuvolaglia ricoprirà tutto ! Scendiamo nell’aria gelida del mattino per cercare di fare una foto ed in effetti la luce è veramente poca; speriamo bene… Risaliamo velocemente e proseguiamo il nostro viaggio verso il passo; ormai non dovrebbe mancare molto ma prima facciamo un’altra sosta per ammirare l’incontro del fiume blu e del fiume rosso e per espletare alcune necessità fisiologiche… Verso le 8.00 siamo finalmente alla frontiera e mentre Valerio ed Anna scendono ed a piedi vanno a sentire se ci fanno passare con il nostro truck scendiamo anche noi a sgranchirci le gambe.

Ora la temperatura è gradevole ed il paesaggio che ci circonda è grandioso e sotto di noi c’è una vasta spianata con decine e decine di camion stracarchi di rottami: sembra una bolgia infernale ! Ma ecco tornare Valerio: – Allora, ci fanno passare ? – No, dobbiamo prendere i camion ! Salite tutti che ci portano giù.

E infatti l’autista si butta “giù” per la scarpata ! – Ma dove sta andando questo ?!!!! – Tranquillo, questo è un camion da miniera, ha sei ruote motrici ed è come un carro armato ! Sarà; ma non mi sembrava il caso… Scarichiamo i bagagli – Qualcuno prenda i meloni ! – e ci mettiamo in fila per il controllo dei passaporti e Valerio ci rende edotti sulle modalità per il passaggio della frontiera: – I camion sui quali salire ce li indicheranno i doganieri; facciamo due persone per mezzo, meglio un uomo ed una donna, io partirò per ultimo, ci vediamo alla dogana cinese.

Dato che vicino ho Alessandra le chiedo se vuole venire con me e lei accetta. Pian piano la fila scorre; prima di noi ci sono Mauro ed Elisabetta: li vediamo salire su di un camion con rimorchio carico da far paura e con delle gomme talmente usurate che sembra possano scoppiare da un momento all’altro… Finalmente arriva anche il nostro turno, saliamo sul camion che ci indicano (fortunatamente la cabina è molto spaziosa ed i nostri bagagli trovano posto senza problemi) e che sembra in buone condizioni, salutiamo tutti e partiamo. Pare che le cose si stiano mettendo meglio del previsto; in breve tempo dovremmo essere tutti alla frontiera cinese dove ci attende il corrispondente locale che con un pulmino ci porterà a Kasghar… Ma l’imprevisto è in agguato. Fatti pochi chilometri ci fermiamo, vedo Mauro ed Elisabetta scendere dal loro camion : – Ma siamo già arrivati ? Dobbiamo scaricare i bagagli ? – Noooo ! Bisogna mostrare solo il passaporto.

Eseguiamo il controllo e risaliamo sul camion e ripartiamo, dopo il primo tratto pianeggiante ora la strada inizia a salire; il paesaggio è stupendo: siamo ad oltre 3000 metri ma essendo in zona di confine è severamente vietato fotografare… Decido di rischiare: prendo la macchina, mi sporgo dal finestrino e scatto un paio di foto al volo mentre, improvvisamente, l’autista pigia sull’acceleratore e sorpassa il camion davanti a noi quasi a ridosso di una curva e dopo la curva c’è un camion fermo perché ha perso gran parte del carico ed alcune persone lo stanno raccogliendo, lo sfortunato viene abilmente dribblato ma fatti pochi metri siamo costretti a fermarci perché poco più avanti c’è un altro posto di blocco e si è formata una coda di automezzi. La strada è in salita e vedo che molti camionisti mettono dei sassi sotto le ruote posteriori; mi chiedo il perché di tutto ciò ma poi capisco che deve trattarsi di una sorta di aiuto per riuscire a ripartire. Dopo pochi minuti la colonna si muove (appena raggiunto un tratto meno ripido ogni autista scende a spostare i propri sassi ) ma noi non riusciamo a ripartire ed a nulla valgono le numerose sgasate: siamo bloccati. Intanto il camion che avevamo superato (quello con a bordo Mauro ed Elisabetta) ci ha raggiunto e vedendoci fermi… – Cosa vuole fare questooooo ???? … cerca di superarci. Lo spazio, a sinistra, è pochissimo (a destra ancora meno) perché la strada termina in una bella scarpata e poi il manto stradale ha un’inclinazione verso destra e se a questo qui dovesse scoppiare una delle famose gomme viste alla partenza ci ritroveremmo sommersi da alcune tonnellate di ferraglia… – Ma questi sono tutti matti !!! … spalanco la portiera e seguito prontamente da Alessandra mi precipito fuori ed insieme ci portiamo a distanza di sicurezza ad osservare la scena. Un ragazzetto cinese in divisa vedendoci a terra si avvicina e ci intima, a gesti, di risalire sul camion ma sino a quando stì due non avranno terminato le loro manovre noi non abbiamo nessuna intenzione di farlo… – Passport ! Qui si mette male. Siamo senza visto, cioè: abbiamo il solito stronzissimo visto collettivo che è nelle mani di Valerio (e chissà dov’è lui !) e a questo chi glielo spiega ?! Fingiamo di ritornare ai nostri posti e fortunatamente lui se ne va.

Dopo alcune manovre i due si rendono conto che lo spazio non è sufficiente a passare, a meno che… l’unico ed ultimo ostacolo è lo specchietto retrovisore… la decisione è presa rapidamente e lo specchietto viene divelto senza alcuna pietà ed il camion riesce a passare ! L’autista si ferma, scende e si mette a parlare con il “nostro”… …Prendono un cavo d’acciaio per trainare il mezzo in difficoltà ma è troppo corto… …Risale sul camion e fa retromarcia … …Il rimorchio rende problematica la manovra, non ci riuscirà mai… …Scende, prende degli attrezzi ed aiutato dal “nostro” si mette a staccare il rimorchio… …Risale, ora la retro è molto più semplice… …Il cavo viene agganciato, da gas e… – Porca miseria, ma deve avere una potenza… …Viene trainato oltre il punto più ripido.

Evvaiiiii !!! Il cavo viene staccato, il rimorchio riagganciato, noi risaliamo in cabina ed entrambi i mezzi riprendono il loro posto nella coda però noi siamo rimasti un poco in mezzo ed ecco ritornare il solito ragazzetto che intima al “nostro” di spostarsi nella corsia “giusta” ma per farlo dovrebbe fare retromarcia rendendo così vana tutta la manovra di prima… L’autista cerca di spiegare la cosa ed anche impietosire il militare ma… – Passport ! … questo non vuole sentire ragioni, oltre che irremovibile, è veramente uno stronzo ! Se ne va portandosi via il passaporto del povero autista.

La coda è bloccata. I mezzi non si muovono, andare a piedi non si può perché ci chiederebbero il visto e non l’abbiamo; vediamo della gente arrivare dalla direzione opposta (alcuni a piedi) e poi tornare indietro… Capiremo poi chi siano costoro… Qui si mette male. Prendo il telefonino e provo a chiamare Valerio: – Valerio ?! – Sì ? – Sono Riccardo; qui siamo bloccati… – Lo so, bisogna aspettare sino alle 14.00… – Ma… E’ caduta la linea. Riprovo ma nulla da fare.

– Cos’ha detto ? Mi chiede Alessandra ? – Che dobbiamo attendere fino alle 14.00.

Sono circa le 10.30 e non ci resta che metterci l’animo in pace, mangiucchiare qualcosa e cercare di dormire; per fortuna a questa quota non fa caldo e dal finestrino abbassato entra un’arietta fresca… Intanto i due autisti hanno deciso di riparare lo specchietto retrovisore; questa volta osserviamo la scena restando in cabina: l’intelaiatura viene raddrizzata a martellate e lo specchio viene rimediato usando quello destro (meno importante del sinistro), sempre dal destro viene tolto un bullone ed ecco pronto uno specchietto sinistro quasi come nuovo ! Dopo questa ultima scenetta il tempo trascorre al rallentatore…Un paio di volte scendo, non visto, per cercare fare il punto della situazione e sentire se qualcuno ha delle novità (Elisabetta e Mauro sono sul camion davanti a noi mentre dietro ci sono Elisa e Lorenzo; oltre non mi azzardo ad andare !) ma nessuno sa niente. Sono ormai le 14.30 quando un doganiere viene a chiedere i nostri passaporti; glieli diamo ? Visto che gli altri glieli hanno consegnati proviamo a fidaci… Dopo un po’ torna e ci fa segno di seguirlo con i bagagli; fatti pochi metri a piedi ci riuniamo con quelli che, essendo partiti per primi, erano riusciti a passare la sbarra ed erano così più liberi di circolare e ci informano sulla situazione: – Ma perché siamo stati fermi tutto questo tempo ? – Perché c’erano dei “capoccioni” in visita e così hanno chiuso il passo… – Ma brutti stronzi ! – E adesso che è successo ? – Il corrispondente, che ci stava aspettando al confine, non vedendoci arrivare ha telefonato qui ed ora ci viene a prendere con un pulmino.

– Bè, poteva svegliarsi prima !!!! Ecco arrivare il pulmino ed anche Valerio con Annarita e Naida che, siccome erano i più distanti, sono fatti la scarpinata più lunga; e mentre carichiamo i bagagli… – Qualcuno prenda i meloni ! – Uno ce lo siamo mangiato… – Ma bravi, alla faccia nostra eh ?! …La colonna si è finalmente rimessa in moto e salutiamo i camionisti che ci hanno portato sin qui: finalmente pure loro possono riprendere il viaggio.

– Che vitaccia che fanno questi !!! Percorriamo gli ultimi chilometri che ci separano dalla frontiera con la Cina poi scendiamo ed inizia la solita trafila: compiliamo i moduli, ci controllano la temperatura per la SARS e ci perquisiscono i bagagli : – Ragazzi, ci hanno sequestrato i meloni ! – Ma brutti stronzi ! E perché ? – Non si possono portare generi alimentari in Cina… – Col cavolo che gli lascio la mia roba… Ad ogni piè sospinto ci controllano il passaporto ma nonostante tutto riusciamo a passare e finalmente siamo in Cina !!! Sono quasi le 17.30 e molti chilometri ci separano ancora da Kasghar anche se qui, fortunatamente, vige l’ora di Pechino (Bejing Time !) e quindi si hanno due ore di luce in più ma appena l’ultimo del gruppo sale sul pulmino: partiamo. Il bus è scassatissimo: le sospensioni sono completamente andate ed entra polvere da tutte le parti (e quasi rimpiangiamo il Truck !) ma paesaggio desertico lungo il percorso è favoloso. Dopo alcune soste per foto e bisognini arriviamo a Kasghar che è ormai buio; ma prima di entrare in città : – Passport ! – Ancoraaaaa ?!?!?! Espletato l’ultimo controllo arriviamo alle 20.00 al Chini Bagh Hotel dove ci schiaffano nella dependance (bella accoglienza : pullman scassati, hotel con sistemazione nella parte più “economica”…) ma va bene lo stesso visto che siamo tutti stanchissimi, sporchissimi ed affamatissimi: – Ci vediamo qui alla reception tra dieci minuti per andare a cena; vi va bene ??? – Certoooo ! Entro in camera e mi butto sotto la doccia poi mi cambio ed in meno di dieci minuti sono pronto.

Scendo e trovo solo Imaire e Margherita che hanno avuto delle indicazioni su un ristorantino a due passi dal hotel e visto che stiamo morendo di fame ci andiamo velocemente. Purtroppo il personale parla solo cinese ed anche il menù è unicamente nella loro lingua… Stiamo quasi per rinunciare quand’ecco arrivare il resto del gruppo e così, grazie a Valerio ed alle sue doti di perfetto capogruppo riusciamo a cenare con riso e spiedini.

Terminata la cena alcuni decidono di fare un giro nella città vecchia ma io opto per andare a dormire; domani sarà un’altra giornata impegnativa: si va, con il bus “scassatissimo” (circa sei ore A/R ) al Lago Karakul sito a 3800 metri di altezza ai piedi del Muztagh Ata .

La parte facile è finita, quella impegnativa è solo all’inizio.

Riccardo Riva



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