Nel cuore dell’Africa, l’Africa nel cuore

Appena tornata dal mio primo viaggio in Kenya ho bisogno di ripercorrere questa coinvolgente esperienza per sentirmi ancora là, parte dell’Africa vera. E’ difficile tornare alla vita di sempre, al lavoro, alle abitudini di tutti i giorni senza che alla mente si ripresentino i momenti passati con le persone del posto. Quello che ti rimane nel...
Scritto da: Marsalam
nel cuore dell'africa, l'africa nel cuore
Partenza il: 05/08/2009
Ritorno il: 13/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Appena tornata dal mio primo viaggio in Kenya ho bisogno di ripercorrere questa coinvolgente esperienza per sentirmi ancora là, parte dell’Africa vera. E’ difficile tornare alla vita di sempre, al lavoro, alle abitudini di tutti i giorni senza che alla mente si ripresentino i momenti passati con le persone del posto. Quello che ti rimane nel cuore sono sicuramente gli animali, il mare e i paesaggi che incontri ma soprattutto i ragazzi della spiaggia con le loro canzoni e i bambini delle scuole e dei villaggi con i loro sorrisi e i “ciao” urlati a squarcia gola nella speranza di una caramella! Ogni viaggio ti lascia qualcosa dentro e al ritorno c’è sempre un po’ di tristezza per la vacanza che finisce ma questa volta è diverso, è qualcosa che ti prende dentro e non ti lascia più! 1° giorno Si parte! Eccoci pronti a partire dal nostro piccolo paese sull’Appennino tosco-emiliano, in macchina la strada è davvero lunga ma abbiamo tempo perché il volo da Milano Malpensa è alle 23.00 e dobbiamo essere in aeroporto alle 20.00. Sbrigate tutte le solite procedure decolliamo in perfetto orario con la compagnia Blu Panorama. Atterriamo a Mombasa con qualche minuto di anticipo, alle 9.30 circa (8.30 in Italia). Da qui ci vorranno più di due ora di pullman per arrivare al nostro villaggio: il Jacaranda vicino Watamu. Nonostante la stanchezza cerchiamo di non farci sopraffare dal sonno perché ci sono tante cose nuove da vedere: la città di Mombasa scorre sotto i nostri occhi e subito dopo i villaggi si susseguono e i bambini ci salutano rincorrendo il nostro mezzo. Purtroppo ora tutte le cose portate dall’Italia sono ancora dentro le valigie e non possiamo darle ai bimbi che ci guardano con occhi speranzosi. Arriviamo al Jacaranda dove ci attendono un cocktail di benvenuto e la consegna delle chiavi. Dopo la sistemazione nelle camere e il pranzo partecipiamo al briefing tenuto da un signore italiano che vive nel villaggio.

Non vedo l’ora di correre in spiaggia per il primo incontro con i beach boys! Avevo letto tanto di loro su internet prima di partire e la mia curiosità di conoscere questi ragazzi è davvero tanta. Scegliamo due lettini dove appoggiare le nostre cose e subito scendiamo in riva al mare, i beach boys non possono entrare nella proprietà dei villaggi turistici, ci sono anche due poliziotti armati che controllano durante tutto il giorno. Veniamo contornati da una decina di ragazzi che ci chiamano “mozzarelle” (soprannome dedicato a tutti i turisti appena arrivati e che noi ci porteremo dietro fino alla fine del viaggio grazie alla crema ad altissima protezione che ci siamo portati per paura delle scottature!) e ci mostrano portachiavi, collanine, foto di safari e gite in barca. Noi abbiamo già prenotato il safari con l’hotel, cerchiamo comunque di individuare tra loro il ragazzo che ci sembra più affidabile, alla fine lo troviamo e prendiamo appuntamento per la mattina seguente.

Dopo un po’ di relax al sole rientriamo in camera per sistemare le valigie e ci prepariamo per la cena. Devo dire che non abbiamo sentito per niente la mancanza della cucina italiana in quanto abbiamo mangiato davvero benissimo, si poteva sempre scegliere tra due tipi di pasta, secondi di carne e pesce, un’infinità di verdure, frutta e dolci a volontà! Questa sera l’animazione prevede uno spettacolo di acrobati. Finito lo show ecco la sigla del villaggio “Vulindela” che ci accompagnerà ogni sera per tutta la nostra permanenza. E’ ora di andare a nanna, la stanchezza comincia ad essere tanta.

Appena rientrati in camera siamo attesi da un geco che si muove veloce sopra il nostro letto.

2° giorno A tutta spiaggia! Pronti per il nostro primo vero giorno in Kenya! Ci alziamo di buon ora e dopo colazione scendiamo in spiaggia. Subito il nostro beach boy ci riconosce e ci saluta da lontano. A dire la verità per noi è difficile riconoscere subito i ragazzi incontrati ieri, i primi giorni sembra che tutti si assomiglino e dopo aver parlato con decine di loro diventa complicato distinguerli, sembra invece che loro abbiamo un radar, si ricordano nomi e visi! Essendo il loro lavoro, quello che fanno per vivere, probabilmente hanno affinato la tecnica! Ma rimani comunque impressionato da come ti chiamino per nome già da lontano. Ci rilassiamo un pò sui lettini, appena arriva la bassa marea raggiungiamo il beach boy che ci dice che due suoi amici ci accompagneranno fino alla barriera corallina. Qui conosciamo un altro ragazzo al quale ci affezioneremo particolarmente durante la nostra permanenza. Vediamo splendide stelle marine di tutti i tipi, pesce palla, anemoni e conchiglie! Facciamo tantissime foto con i ragazzi che ogni volta urlano “Italia 1” (pare che guardino molta TV italiana). La passeggiata dura quasi due ore, quando torniamo ai lettini è già quasi ora di pranzo.

Il pomeriggio torniamo in spiaggia e io mi decido a fare le treccine ai capelli. Trattiamo il prezzo e alla fine andiamo dalla sorella del nostro beach boy che chiama alcune amiche. Mi portano una sedia in legno lì, direttamente in spiaggia e cominciano il lungo lavoro! In tre ci metteranno circa un’ora! Nel frattempo Massimo viene assalito da vari beach boys, appena se ne va uno ecco che ne arriva un altro. Inizia anche a tirare un gran vento e poi a piovere, per fortuna le mie “parrucchiere” mi portano una bella coperta perché sto morendo dal freddo! Con la mia nuova pettinatura africana torniamo di corsa alla camera, ormai è buio e in spiaggia sono rimaste solo le nostre cose e il poliziotto, che ci fa segno di prenderle.

Dopo cena l’animazione organizza un gioco a squadre: niente di che. In seguito le solite canzoni che metteranno per tutta la settimana: mi viene voglia di regalargli un disco! Ma il bello dell’Africa è anche questo, ragazzi del posto che si occupano di tutto: dal servizio al bar all’animazione serale e in piscina.

3° e 4° giorno Safari allo Tsavo est Sveglia di buon ora (05.30), qualcuno viene gentilmente a bussare alla nostra porta e ci fa anche firmare la presenza. Una colazione veloce nell’area bar dell’albergo poi tutti pronti sui nostri pulmini per la partenza. Ci dividono in tre pulmini con autista: il nostro è un signore simpatico di nome Monday che parla pochissimo italiano. Io e Massimo rimaniamo un po’ delusi in quanto il ragazzo che lavora in hotel e che ci ha convinto a fare il safari con il villaggio alla fine non c’è (nonostante ci avesse detto che sarebbe venuto), pensiamo che il solo autista faticherà di più a vedere gli animali liberi nella savana in quanto nel frattempo deve anche guidare! I beach boys ci avevano avvertito, ma abbiamo preferito la sicurezza del tour organizzato dal villaggio.

La strada verso il parco è lunga e i villaggi si susseguono come i bambini che ci salutano e corrono verso di noi. La strada non è per niente facile, piena di buche e sassi, le macchine vanno dove gli pare, sembra quasi che non ci sia una direzione di marcia! Per evitare alcune buche, inoltre, i pulmini corrono sui lati della strada e in alcuni momenti sembra davvero di essere sulle montagne russe con delle pendenze pazzesche! Arriviamo finalmente al nostro campo tendato, il Kuwinda Camp, è uno tra i primi che incontriamo e l’entrata al parco è ancora abbastanza lontana! Dopo una veloce sistemazione delle nostre cose nelle tende alcuni Masai ci guidano ad un safari a piedi nelle vicinanze del campo, lungo il fiume su cui si affacciano tutte le tende. Vediamo alcuni coccodrilli, un ippopotamo fermo sull’altra riva e molte antilopi d’acqua. I Masai ci mostrano le piante del luogo e i modi in cui le usano per curarsi e lavarsi i denti. Noi rimaniamo in fondo alla fila e ci mettiamo a chiacchierare (rigorosamente in inglese, i Masai, almeno quelli che conosciamo qui, non capiscono l’italiano e pare che a malapena sappiano dov’è l’Italia!) con Benson! Ha 20 anni e vive nella savana, mi racconta che uccidono una gazzella ogni settimana per mangiarne un pò ogni giorno, che gli ippopotami sono molto pericolosi e che la notte vengono nelle vicinanze del campo per cercare erba verde da mangiare. Ci aiuta nell’avvistare gli animali e ci presta il suo binocolo.

Tornati al campo pranziamo tutti insieme, decidiamo di fare un’unica tavolata per tutti e tre i pulmini in modo da approfondire la conoscenza! Mangiamo spaghetti al ragù, antilope, verdure a volontà e frutta. C’è giusto il tempo per un riposino veloce perché abbiamo fatto un po’ tardi e alle 15.00 siamo già pronti per il primo vero safari! Rimaniamo un po’ a bocca asciutta, probabilmente il tempo non è molto e gli autisti non si possono addentrare nel parco, appena arrivati all’entrata dello Tsavo est ci fermiamo al gate dove si trova un negozio di souvenir con delle spartane toelette e poi ti portano in riva al fiume a vedere i coccodrilli, gli ippopotami e alcuni grossi uccelli. C’è anche una scimmietta che rimane seduta tranquilla per farsi fotografare dai turisti. La visita è un pò turistica ma ti permette di vedere gli animali in libertà da molto vicino! Per uscire è d’obbligo il giretto dentro al negozio, peraltro molto carino. Anche qui la contrattazione è normale e si possono comprare regali da portare in Italia a prezzi molto buoni: tutto dipende da quanto si è bravi a contrattare!Bisogna individuare il prezzo giusto di ogni cosa, non è detto che sparando un prezzo troppo basso si arrivi poi a fare un buon affare, c’è anche la possibilità di perdere del tutto l’acquisto.

Proseguiamo all’interno del parco ma oggi non abbiamo molto tempo, il panorama è brullo con bassi cespugli secchi. Il nostro primo incontro è con un gruppo di zebre, poi tante famiglie di elefanti in cammino per chissà dove, ippopotami, gazzelle, una iena che ci guarda incuriosita e alcuni facoceri.

Dopo il tramonto rientriamo al campo un po’ delusi, ma ci assicurano che domani vedremo tutti gli animali che vogliamo, ne sono talmente sicuri che ce ne convinciamo anche noi.

Ceniamo a base di passato di fagioli e bufalo! Dopodiché ci raduniamo tutti intorno al fuoco acceso dai Masai per ascoltare la storia sul loro popolo e le loro usanze, ci parlano dei tre momenti principali nella loro vita: la circoncisione, l’uccisione dei leoni e il matrimonio.

Io continuo a parlare con Benson e gli chiedo un po’ della sua vita. Rimarrei ore e ore a parlare con lui, che fra l’altro è proprio un bel ragazzo! Arriva l’ora di andare a dormire e due Masai rimarranno svegli tutta la notte per controllare che elefanti e ippopotami non si avvicinino troppo alle tende.

Nel cuore della notte vengo svegliata da quelle che sembrano grida, mi spavento: penso che siano i babbuini che danno l’allarme per qualcosa, sento anche il rumore di rami che si spezzano e immagino siano elefanti! Massimo invece non si accorge di niente e anche i miei deboli tentativi di svegliarlo sono inutili! La mattina seguente scopriremo che i gestori del campo avevano dato i resti della frutta ai babbuini che se la litigavano e si buttavano in piscina. C’erano anche gli elefanti e il signore che ha dormito nell’ultima tenda è riuscito a fotografarli attraverso la zanzariera. E’ vietato uscire dalle tende di notte in quanto può essere molto pericoloso se gli animali si avvicinano.

Ci svegliamo alle 4.30 quando si avvia il generatore, alle 5.00 i Masai vengono a bussare alla porta e dopo una veloce colazione partiamo per il game drive alle 6.30.

Appena usciti dal campo incontriamo un elefante che è proprio vicino al pulmino e fa colazione! Ha delle grosse zanne e riusciamo a fare alcune foto molto belle ma purtroppo le batterie della nostra macchina fotografica si scaricano, riusciremo a cambiarle allo stop all’entrata del parco in quanto le avevamo lasciate nello zaino che si trova nel baule e non è possibile fermarsi nel mezzo del parco.

Oggi il paesaggio è completamente differente: vediamo subito alcuni dik dik intenti a mangiare, poi impala, gazzelle, bufali! L’animale più atteso dal nostro gruppo è sicuramente la giraffa e non rimaniamo delusi: ne avvistiamo prima una solitaria in lontananza poi tante altre anche molto vicine. Abbiamo visto le leonesse dopo la caccia riposarsi sotto gli alberi controllando a vista l’elefantino ucciso poco prima! Un vecchio leone dormicchiare solo soletto e un ghepardo che scappa al nostro arrivo, poi si gira per permetterci di vederlo in tutta la sua bellezza! Babbuini intenti a dividere le bacche dalle foglie che pare non siano di loro gusto.

Decidiamo di visitare anche il villaggio Masai (ci costa 10 euro a testa, ma ormai che siamo qui non ce lo lasciamo sfuggire). Appena entriamo veniamo letteralmente assaliti dalle mosche, i Masai cominciano ad illustrarci le varie danze tipiche del loro popolo, i bambini ci prendono per mano e ci portano a saltare con loro! Poi accendono il fuoco con le mani e alla fine ci fanno entrare in una capanna per mostrarci dove dormono. Fermata d’obbligo al bazar dove cercano di farci comprare collanine e braccialetti fatti dalle donne facendoceli indossare tutti! Ho trovato la visita un po’ troppo “turistica” ma comunque da fare. I soldi che raccolgono li usano per assicurare un’istruzione ai bambini del villaggio.

Pranziamo al Voi Lodge da dove è possibile vedere alcune pozze d’acqua artificiali alle quali vanno ad abbeverarsi gli animali. Noi vediamo un grosso branco di bufali, due elefanti e alcuni facoceri. C’è poi un percorso da fare a piedi che ti porta fino ad un camminamento che finisce in una stanza sotterranea dalla quale si vede da molto vicino una delle due pozze. Io riesco a fotografare un elefante intento alle faccende quotidiane di toelette! Davvero simpatico! Ci sono anche alcuni animaletti tipo cavie che girano tranquille per i giardini del lodge.

Dopo il pranzo torniamo verso il gate del parco ed incontriamo altre giraffe e un gruppo di manguste.

La stanchezza comincia a farsi sentire e un po’ tutti approfittiamo della strada del ritorno per appisolarci nonostante i continui scossoni e il traballare del nostro mezzo.

I nostri accompagnatori decidono di farci fare una strada alternativa al ritorno, andiamo a Malindi passando per alcuni villaggi all’estremità di una foresta. Il paesaggio è ancora diverso e le emozioni tante nell’incontrare un paese completamente in festa con le donne vestite di parei coloratissimi, ci spiegheranno poi che si dovrebbe trattare della ricorrenza di un funerale. Un anno dopo dal funerale si ricorda la persona scomparsa con una grande festa che coinvolge tutto il villaggio.

Eccoci di ritorno al nostro albergo, non abbiamo voglia di andare subito in camera così ci concediamo un giretto in spiaggia, incontriamo un beach boy che vive molto vicino al villaggio e che quindi è l’unico ad essere ancora lì, gli altri si sono già tutti incamminati per tornare a casa visto che qui si muovono praticamente tutti a piedi! Passeggiamo e parliamo un po’ con lui e ci spiega che tempo fa i beach boys erano molti meno e si erano dati un regolamento. Ora, invece, ci sono molti giovani che non rispettano alcuna regola e importunano esageratamente i turisti che, come sa anche lui, vengono qui per riposarsi e rilassarsi dopo un anno di lavoro! Ci dà poi alcuni suggerimenti per la gita che vorremmo fare in barca.

Lo salutiamo ed andiamo a prepararci per la cena, durante la serata i ragazzi dell’animazione ci intrattengono prima di andare a dormire.

5° giorno Relax Questa mattina ce la prendiamo un po’ più comoda, ci alziamo comunque di buon ora e troviamo la sala colazione ancora semivuota. Andiamo in spiaggia e ci rilassiamo un po’ leggendo un buon libro! Decidiamo di tentare una passeggiata e ci uniamo al gruppo creato dai nostri animatori.

Niente da fare, i beach boys arrivano comunque e per questa mattina avrò un accompagnatore personale! Massimo invece è contornato da tre ragazzi! Mentre torniamo verso la spiaggia decidiamo di fare una sosta su un piccolo atollo che si è creato con la bassa marea. Rimaniamo lì estasiati dal colore dell’acqua e della sabbia bianca! Scattiamo un po’ di foto stile “modelli al sole” poi riprendiamo la camminata verso riva! I nostri amici ci hanno aspettato a distanza per lasciarci un po’ di privacy! Abbiamo incontrato un grosso riccio rosso e una simpatica sogliola! Il pomeriggio ci rilassiamo ancora e facciamo un giretto per le capannine che vendono souvenir ai lati della spiaggia.

Dopo cena c’è uno spettacolo di danze tribali, ci fermiamo poi a parlare nella veranda fuori dal bar con alcuni ragazzi italiani conosciuti in questi giorni! Il villaggio è quasi svuotato perché c’è un’escursione a Malindi, ad una festa sulla spiaggia. Noi non siamo andati in quanto l’idea di finire nella calca di una discoteca piena zeppa di turisti non ci alletta granchè ed inoltre domani vogliamo essere riposati per l’escursione che ci aspetta.

Un altro giorno se n’è andato e il ritorno si fa sempre più vicino..Ma non ci voglio pensare.

6° giorno Safari laguna blu Alle 8.50 ci troviamo fuori dai cancelli del nostro villaggio e incontriamo subito i nostri beach boys! Il sole picchia già forte e gli altri turisti che devono venire con noi non arrivano. Alla fine ci vediamo passare davanti tanti altri che hanno prenotato differenti escursioni e partono con i loro beach boys, ma noi rimaniamo sempre lì in attesa. Finalmente arrivano tutti, siamo in totale 6 persone. Il nostro taxi è un pulmino Nissan, bello, nuovo e con una moderna radio! Ci raccontano che il tassista è ricco perché il fratello lavora in Italia.

Partiamo e ci dirigiamo verso la spiaggia dalla quale partirà la nostra barchetta. Si trova a Watamu, davanti ad un villaggio dalla parte opposta rispetto all’Aquarius. Purtroppo, essendo un’insenatura, è completamente sommersa da un alto strato di alghe e ci sentiamo davvero felici di non essere lì in vacanza! Rimaniamo un po’ di tempo in attesa e non capiamo bene di cosa visto che poi la barchetta che prenderemo è già lì ferma in mare! La discussione si sposta sull’avvenimento clou della giornata di ieri: una barca di turisti accompagnati da uno dei più famosi beach boys a Watamu si è completamente ribaltata lasciando i turisti in balia del mare a qualche centinaio di metri dalla riva. Sono dovuti tornare a nuoto. Io e Massimo ci ricordiamo quindi di due ragazzi visti la sera prima nella hole che parlavano con l’assistente del tour operator riguardo ad uno zaino andato perso (dovrebbero poi essere riusciti a recuperarlo). I nostri beach boys ci rassicurano dicendoci che noi al ritorno non passeremo dallo stesso tratto di mare,dove si incontrano due correnti, ma ci fermeremo prima e il nostro taxi ci verrà a prendere. Finalmente ci muoviamo verso la barca affondando per mezza gamba nelle alghe! E’ una piccola barca in legno a due piani. Nei primi momenti rimaniamo tutti seduti al piano di sotto, siamo ancora un po’ scossi dai racconti di prima anche perché poco dopo vediamo che dei ragazzi stanno trainando proprio la barca che si è capovolta il giorno prima e il lato è completamente sparito.

Ci fermiamo a fare snorkeling, alcuno di noi (compresi Massimo ed io) non sono dei nuotatori provetti e preferiscono indossare il giubottino per stare a galla! E’ un po’ scomodo ma almeno ci sentiamo più sicuri! Vado prima io e dopo un momento di indecisione mi rilasso e nuoto in mezzo a pesci di mille colori, grandi e piccoli! Anche il nostro amico si butta con noi e ci segue da vicino, non si sa mai! Risalgo in barca e passo il giubbotto a Massimo.

Dopo questa sosta ci siamo tutti un po’ sciolti e proseguiamo la navigazione sul tetto della barchetta. Si sta d’incanto: il rumore del mare, il sole che ti scalda e il panorama mozzafiato…Senza parole! Vorrei rimanere qui all’infinito! Dopo un po’ ci fermiamo in una bellissima laguna dove l’acqua è più bassa e si può fare il bagno in un mare trasparente che non vorremmo lasciare più, per noi non nuotatori provetti è davvero un paradiso, ci possiamo sbizzarrire come bambini! Purtroppo però dobbiamo ripartire, la gita continua e le sorprese non sono ancora finite! Cominciamo a costeggiare le mangrovie fino ad arrivare ad una spiaggia dove ci fermiamo in attesa che ci chiamino per avvisarci che il pranzo è pronto, la fame comincia a farsi sentire! Ci sono alcuni fenicotteri che camminano e un’infinità di granchietti che sbucano da fori nella sabbia e scappano nascondendosi di nuovo. Facciamo tantissime foto, vediamo i pescatori che estraggono dei lombrichi giganti dalla sabbia e li usano per pescare. In alcuni punti la sabbia sembra borotalco e i piedi affondano per 10cm.

Ripartiamo e lì vicino, su un’altra spiaggia, ci attende un gruppo di ragazzi che cantano e ballano per darci il benvenuto: Jambo, Jambo bwana! La canzone che ci accompagnerà per tutto il viaggio e anche oltre! Eccoci pronti per il pranzo, ci viene servito: riso al succo di cocco con un sughetto di polipo e piselli, pesce barracuda alla grigliata con sughetto di carote e infine aragoste e gamberi; il tutto accompagnato da una bottiglia di acqua e una di coca cola! Davvero ottimo (solo il pranzo vale il costo di tutta la gita: 45 euro)! Quello che mi lascia un po’ stranita è il fatto che ai nostri accompagnatori non viene dato il terzo piatto con le aragoste e i gamberi, loro sostengono di essere già sazi ma la cosa non ci convince: Massimo insiste affinché il nostro amico condivida con lui un po’ di aragosta e gamberi! C’è poi la possibilità di fare una visita in canoa all’interno delle mangrovie (costo: 5 euro a testa): ci mostrano granchi colorati di varie misure e uova di barracuda, scendiamo anche per una piccola passeggiata a piedi.

Tornati alla spiaggia veniamo letteralmente assaliti dai ragazzi che ora ci portano a vedere le loro esposizioni di souvenir, anche qui contrattazioni fino allo sfinimento! Alla fine però portiamo a casa qualche buon affare! Riescono a convincerti a comprare cose che in realtà non avresti acquistato, ma torneranno comunque utili per qualche regalo una volta tornati in Italia.

Come ci avevano anticipato questa mattina, al ritorno facciamo un piccolo tragitto in barca, dopodiché ci vengono a prendere con un taxi. La marea sta salendo e alcuni punti di mare non sono sicuri per via delle forti correnti.

Visitiamo il paese di Watamu e facciamo una sosta al negozio di Mama Lucy. Avevo letto di lei su internet, si tratta di un negozio dove si trovano anche marchi italiani. I ragazzi del posto non ci vengono mai se non per portare i turisti. E’ ben assortito e penso molto comodo per chi decide di venire in vacanza affittando una casa in paese.

Pronti per un altro giro di souvenir, ci sono molte baracche qui e noi ci concentriamo su delle tele che vogliamo assolutamente portare a casa, alla fine ne compriamo due di una misura ridotta per 1000 scellini.. Gli ultimi scellini che ci sono rimasti! Altrimenti credo che avrei optato per un’unica tela ma di misura più grande! Siamo comunque soddisfatti, i dipinti, firmati da Edo, sono molto belli. Durante la passeggiata all’interno del paese incontriamo un gruppo di musulmani che si recano all’interno di una tenda dove c’è una festa religiosa. La maggior parte degli abitanti in questa zona è di religione cattolica, ma ci sono anche gruppi di musulmani. Non vedo alcun problema di integrazione tra le due religioni, mi sembra che qui convivano pacificamente.

Sulla strada del ritorno ci fermiamo spesso per dare i biscotti, comprati precedentemente da Mama Lucy da due ragazzi che sono con noi, ai bambini dei villaggi. Finiti i biscotti regaliamo le caramelle che abbiamo portato io e Massimo dall’Italia.

Tornati in hotel, non abbiamo voglia di andare subito in camera e facciamo un giro per le stradine interne al nostro villaggio. Ci fermiamo su una strana altalena e parliamo un po’, siamo già malinconici perché la fine della vacanza è ormai vicina. La sera, dopo la cena e l’intrattenimento dell’animazione rimaniamo un po’ a bere qualcosa al bar e a parlare insieme agli amici italiani.

7° giorno Ultimo mare! Pronti per la nostra ultima giornata al Jacaranda! La mattina, dopo la solita colazione, andiamo in spiaggia e dopo poco arriva un bell’acquazzone che ci fa correre tutti sotto al gazebo del bar. Ne approfittiamo per prendere qualcosa da bere considerando che con la formula all inclusive è tutto gratuito. Finita la pioggia torniamo ai nostri lettini e dopo un po’ decidiamo di provare ad avventurarci da soli per raggiungere un atollo che si è formato lì vicino e stare un po’ in relax! Riusciamo nel nostro intento, ogni tanto veniamo avvicinati da qualche ragazzo con il quale ci mettiamo a parlare un po’, ma li avvisiamo subito: “hakuna pesa” (nessun soldo), come mi ha insegnato un mitico beach boy! Incontriamo anche i nostri due amici beach boys con i quali prendiamo appuntamento per il pomeriggio, abbiamo chiesto loro di visitare un villaggio per lasciare alcune cose che abbiamo portato dall’Italia (vestiti, pennarelli, penne e quaderni).

Dopo pranzo ci prepariamo e alle 15.00 siamo fuori dai cancelli come d’accordo. Ci riconsegnano i 100 dollari che gli abbiamo lasciato la mattina chiedendogli di cambiarceli in pezzi piccoli e così rientriamo a pagare il conto della camera (alcune bottigliette d’acqua e caffè espressi non compresi nella formula all inclusive).

Visto il grosso caldo decidiamo che non è il caso di andare a piedi e il nostro beach boy ci propone di usare le moto, io non sono molto convinta visto che non sono una grossa centaura nemmeno in Italia ma alla fine, un po’ per assaporare l’avventura e un po’ perché il taxi in macchina costa 25 euro contro i soli 3 euro delle moto mi lascio convincere!Saliamo io e Massimo con il beach boy come autista, mentre l’altro ragazzo sale con il proprietario dell’altra moto.

All’inizio sono un po’ tesa ma poi mi tranquillizzo e mi godo “la vera Africa” come mi ha urlato un ragazzo del posto quando ci ha visto partire! Arriviamo alla scuola più vicina e ci avviciniamo ai bambini che subito ci vengono intorno in attesa del loro turno per i pennarelli che Massimo sta consegnando ad ognuno. Uno dei ragazzi che ci hanno accompagnato ci presenta due dei suoi figli e la moglie che sono qui alla scuola per una lezione di religione (in realtà ad agosto le scuole sono chiuse ma c’è un grosso raduno religioso.. O qualcosa del genere, in effetti non ho capito molto bene!). I bambini cominciano ad essere tanti e Massimo è davvero sommerso da loro, alla fine consegniamo le restanti cose alla maestra che le distribuirà più tardi.

Dopo aver scattato qualche foto facciamo un giro della scuola e ci mostrano alcuni locali costruiti grazie alle donazioni di italiani. Ancora qualche foto a dei bambini che fanno salti e capriole davanti alla macchina fotografica per farsi notare, e noi li accontentiamo! Torniamo verso il villaggio perché i nostri amici devono andare sulla spiaggia a lavorare.

Anche noi ce ne torniamo sulla spiaggia, ma di nuovo a riposarci! Arriva il momento dei saluti e raggiungiamo le baracche dove si trovano i nostri beach boys per le ultime chiacchiere. Il ragazzo a cui ci siamo maggiormente affezionati decide di riaccompagnarci verso la nostra spiaggia e il saluto con lui sarà quello più duro, che ci porterà a commuoverci tutti e tre in un unico abbraccio anche grazie ai piccoli pensieri che lui ha deciso di farci. Cose semplici ma con un grosso significato per noi! Alla fine torniamo verso i lettini e ci concediamo ancora qualche momento di relax.

Dopo la cena c’è uno spettacolo Masai, poi insieme agli altri ragazzi ci fermiamo per il solito scambio di nomi e indirizzi.

Andiamo in camera non tanto tardi perché non abbiamo ancora finito di preparare le valigie! 8° giorno Il ritorno Beh, su questa giornata non c’è molto da dire: sveglia prestissimo e lungo viaggio di ritorno verso la madre patria! Ancora oggi ripercorrendo la settimana passata in Kenya provo le stesse emozioni di quando ero lì e il ritorno alla nostra realtà è davvero duro, non è facile lasciare alle spalle i paesaggi che tolgono il fiato, i colori, i profumi e le persone che ti fanno amare il loro paese con canzoni ed allegria nonostante tutti i loro problemi; e non vogliamo assolutamente farlo. Nella speranza di poterci tornare presto salutiamo il Kenya con il più sentito Asante Sana (grazie mille) e portiamo con noi i suoi motti Hakuna matata e Pole Pole! Jambo Rafiki, Kwaheri!



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