Naturalmente sudafrica

Sudafrica: la più grande varietà di paesaggi, climi, flora e fauna mai sperimentata in un solo viaggio. 17 giorni tra leoni ed elefanti, pinguini e squali bianchi. Vasti deserti di sabbia rossa, parchi nazionali, canyon spettacolari e cascate prorompenti. E ancora: un crogiolo di popoli, dai discendenti dei piccoli khoisan, dalla pelle bruna...
Scritto da: Lisa&Max
naturalmente sudafrica
Partenza il: 28/07/2007
Ritorno il: 15/08/2007
Viaggiatori: in coppia
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Sudafrica: la più grande varietà di paesaggi, climi, flora e fauna mai sperimentata in un solo viaggio.

17 giorni tra leoni ed elefanti, pinguini e squali bianchi. Vasti deserti di sabbia rossa, parchi nazionali, canyon spettacolari e cascate prorompenti. E ancora: un crogiolo di popoli, dai discendenti dei piccoli khoisan, dalla pelle bruna e gli occhi a mandorla, ai fieri zulu, orgogliosi della loro storia guerriera. E i boeri, proprio come si legge: con bibbie e salmi sul comodino, pragmatici e ostinati.

Un’avventura entusiasmante alla scoperta delle origini della storia.

Questo il nostro itinerario, prenotato dall’Italia con un tour operator italo-sudafricano: 29 LUG. 07- CAPE TOWN 30 LUG – TOUR DELLE WINELANDS 31 LUG – CAPE OF GOOD HOPE NATURAL RESERVE 1 AGO – immersione con grande bianco a GAANSBAI e whale whatching a HERMANUS 2 AGO – OUDTSHOORN 3 AGO – KNYSNA e GARDEN ROUTE 4 AGO – GARDEN ROUTE e ADDO NATIONAL PARK 5 AGO – ADDO NATIONAL PARK 6 AGO – KWAZULU NATAL 7 AGO – HLUHLUWE NATIONAL PARK 8 AGO – HLUHLUWE NATIONAL PARK 9 AGO – SWAZILAND 10 AGO – BLYDE RIVER CANYON, MPUMALANGA 11 AGO – KRUGER NATIONAL PARK 12 AGO – KRUGER NATIONAL PARK 13 AGO – RISERVA PRIVATA (Bongani Mountain Lodge, Mthethomusha Game Reserve) 14 AGO – RISERVA PRIVATA (Bongani Mountain Lodge, Mthethomusha Game Reserve) Da non perdere: CAPE TOWN Cape Town è assolutamente spettacolare e merita una visita solo per l’incredibile scenario naturale in cui è collocata.

Una giornata è sufficiente per girare la città, due se se desidera fare una visita a Robben Island (noi abbiamo trovato chiuso il collegamento via mare, cosa frequente causa mare mosso d’inverno) e alle township (che sono enormi, fuori Cape Town: km e km di baracche in lamiera e povera gente, molto dei quali arrivano dallo Zimbabwe dove Mugabe sta portando il paese alla rovina (ci dicevano che sono 600 al giorno i profughi che al nord varcano la frontiera, e finiscono inevitabilmente nelle township nelle periferie delle grandi città).

Noi ci siamo fermati 3 gg per avere una base per visitare le Winelands e il Capo di Buona Speranza.

Nella “taverna dei mari”, terra dei pacifici khoisan fino al 1652, anno in cui Jan Van Riebeck fondò un baluardo olandese per garantire uno scalo alle navi in viaggio per le colonie orientali, molti angoli della città ricordano il dominio olandese: dalla tipica architettura Cape Dutch ai i tratti somatici dei discendenti dei boeri. Il mix etnico è impressionante: la stragrande maggioranza è nera – derivante dai popoli nguni, scesi nel 500 dC dall’Africa centrale. I discendenti dei khoisan (ottentotti e boscimani), una minoranza, sono piccoli, dalla pelle bruna, gli occhi allungati, l’aspetto mite. I cape coloured, mix di olandesi e khoisan con gli schiavi arrivati da Giava, da Malaysia e Indonesia e dal Madagascar, hanno i tratti orientali e la pelle scura e oggi rappresentano la minoranza culturale meno tutelata e più svantaggiata in assoluto.

Da fare per avere una prima idea di come muoversi in città: il City Sightseeing bus, che parte dall’Waterfront, sale alla funicolare per la Table Mountain, da cui si gode un paesaggio superbo della città e del porto, quindi scende a Camps Bay, davvero esclusiva e raffinata con ville lussuosissime con vista sull’oceano, che si frange su rocciose sogliere con ondate impressionanti.

Quindi Sea Point e di nuovo al Waterfront. Il biglietto del City Sightseeing bus vale tutta la giornata e si può scendere e salire dove si vuole. Da fermarsi quindi a: – il quartiere malese di Bo-Kaap, con le caratteristiche casette colorate – il Castle of Good Hope e i Company’s garden – Camps Bay e Clifton Beach, con gli spettacolari Twelve Apostoles della Table Mountain sullo sfondo, le spiagge bianche e l’oceano impetuoso, le ville principesche. Qui viene voglia di viverci.

– l’Waterfront, in si può girare in tutta tranquillità anche la sera: è pieno di ristorantini, locali, negozi e centri commerciali.

Purtroppo troviamo fuori servizio la funicolare per la Table Mountain, chiusa per lavori di manutenzione. Peccato…

Salite poi a Signal Hill da cui si gode un superbo panorama della Table Mountain.

DOVE MANGIARE A CAPE TOWN: Khaya Nyama (Long Street): ottima la grigliata mista di carne di struzzo, facocero, kudu e springbok. Africa Cafè (108, Shortmarket Street): menù fisso a R160 con una quindicina di portate tipiche di diversi paesi africani. Locale coloratissimo e personale delizioso.

Mama Africa (178, Log Street): ottime portate di carne in uno dei locali più trendy di Cape Town, con musica dal vivo e, tra i tanti turisti, anche personaggi pittoreschi sudafricani doc.

DOVE DORMIRE A CAPE TOWN: Consigliamo assoutamente la lussuosa guesthouse Abbey Manor, all’interno di una sfarzosa villa vittoriana del 1905 a Oranjezicht, quartiere chic di Cape Town.

Il personale e la proprietaria deliziosamente disponibili, la migliore colazione con le gustosissime omelette alla Jackie, la guest house davvero una location esclusiva. In camera una vasca da bagno d’epoca vittoriana con vista su Lion’s Head, tende e mobili d’antiquariato, grande cura dei dettagli.

http://www.Abbey.Co.Za CAPE OF GOOD HOPE =CAPO DI BUONA SPERANZA Bisogna dedicargli almeno una giornata.

La strada da Cape Town è spettacolare: si passa per Hout Bay, paese di pescatori e centro residenziale per l’weekend, con una bella spiaggia. Abbiamo purtroppo trovato chiusa Chapman’s Peak Drive (pure!) e abbiamo dovuto quindi fare la strada interna fino a Kommetjie.

La riserva èmolto suggestiva: si percorre una strada panoramica che costeggia la costa: grandi onde, scenari da National Geographic, struzzi e babbuini in libertà, cielo azzurrissimo. Dopo la foto di rito al cartello che indica il Capo di Buona Speranza, si sale con una funicolare fino al punto più estremo da cui si gode un panorama impagabile. Se la giornata è limpida come quella che abbiamo trovato noi non si vorrebbe più andar via.

Abbiamo pranzato al ristorante sotto la funicolare, che ricordiamo come uno dei posti in cui abbiamo gustato il miglior filetto di struzzo in Sudafrica. Il servizio è veloce nonostante sia sempre pieno e dalla terrazza si gode una vista mozzafiato.

Al ritorno, tappa a Boulder’s Beach, in cui vive una colonia protetta di 3000 pinguini africani, specie in via d’estinzione. Da fare, se non altro per aggiungere il pinguino alla folta schiera di animali che avvisterete in Sudafrica.

WINELANDS Il tour va costruito con cura, avendo una sola giornata a disposizione: consigliati dall’albergatrice di Cape Town, sulla strada facciamo sosta alla tenuta Spier, dove gustiamo e compriamo dell’ottimo Pinotage (il migliore che abbiamo provato), vino rosso dal sapore corposo e dall’aroma di frutti selvatici ricavato dall’unico vitigno autoctono del SA.

Qui visitiamo anche il ranch in cui vivono aquile e ghepardi (niente a che vedere con le emozioni che dà vedere uno di questi animali in libertà).

Arriviamo quindi a Stellenbosch, in cui si gironzola per le stradine di questa cittadina storica e intrisa di cultura e tradizioni boere (vanta la più antica università del SA, in cui si insegna rigorosamente in africaans). Belle le architetture in stile vittoriano.

Assolutamente da fare: un giro da Oom Samie se Winkel, negozio vittoriano vecchio stile dal 1904, in cui si compra di tutto, dall’antiquariato alle pelli di animali, dalle pentole in ottone di inizio secolo a trofei di caccia, dalla gastronomia ai semi di protea… Sembra di fare un salto nei libri di Wilbur Smith! Abbiamo visitato poi Boschendal, con ennesima degustazione (con R25/30 si provano 5 vini con stuzzichini un po’ ovunque), e la Manor House ugonotta del 1685, in cui sono rimasti gli antichi mobili e arredi. Ancora un salto nel tempo: l’atmosfera coloniale è palpabile.

Ancora uno stop enogastronomico alla cantina Tokara: lussuosissima, cantina a vista e caminetto scoppiettante, tra viigneti a perdita d’occhio.

Il nostro tour procede fino a Franschhoek, terra di ugonotti (tutte le insegne sono in francese, così come i cognomi sui campanelli).

Gli ugonotti arrivarono in Sudafrica nel 1688, in fuga dalle persecuzioni religiose europee. E’ a loro che si deve la tradizione di vini della zona.

Bellissima la zona, con immensi vigneti e suggestive fattorie e tenute in stile Cape Dutch.

HERMANUS Abbiamo di Hermanus un ricordo incantevole di un intero pomeriggio passato sulla scogliera a scrutare l’orizzonte in cerca degli enormi cetacei. E ce ne sono davvero tanti. Che saltano fuori dall’acqua e si tuffano mostrando le strane callosità sui loro testoni. Binocolo fondamentale.

E per completare gli avvistamenti marini, abbiamo provato pure l’immersione con lo squalo bianco a Gaansbai. Davvero emozionante l’incontro con il grande bianco, noi abbiamo avuto fortuna e ne abbiamo visti una decina, ma il mare era talmente mosso (nonostante la splendida giornata senza vento) che siamo stati tutti malissimo.

Per l’immersione con lo squalo bianco: www.Sharkcagediving.Co.Za, Mariaan Ritter, Bookings/Telephone: (+27) 021 461 6583 Cell: (+27) 082 559 6858 (R 1100 con pick up da Hermanus). Dormiamo al Milkwoood Lodge a Hermanus, lodge molto carino, con ogni comfort, ospiti di un tedesco sposato con una sudafricana, molto ospitali (eravamo soli nel lodge, peraltro). http://www.Hermanusbedandbreakfast.Com/ OUDTSHOORN La strada da Hermanus a Oudtshoorn, passando da Swellendam e Ladysmith, è piuttosto lunga (circa 370 km) ma la varietà dei paesaggi la rende molto piacevole.

Come si arriva nel Little Karoo, zona semidesertica che precede il grande deserto del Karoo, la terra diviene rossa, la vegetazione sempre meno presente, cominciano gli allevamenti di struzzi: km e km di recinti con questi uccelli di grossa tagli intenti a mangiare (erba medica e ciottoli per il processo digestivo, che fanno del Karoo zona adatta alloro allevamento).

Oudtshoorn è un paese delizioso, elegante, dalle belle architetture vittoriane con strade fiancheggiate da negozi e ristorantini, pervaso da una forte atmosfera afrikaans. E’ la città dei “baroni delle piume”, arricchitisi negli ann 1870-80 grazie alla grande richiesta di piume di struzzo da parte della moda dei tempi. Qui sarà l’unica zona del Sudafrica che visiteremo in cui i neri di etnia nguni/bantu sono pochissimi mentre si vedono i discendenti dei khoisan, piccoli e bruni, dall’aria mite e servizievoli, dai bei tratti delicati. Questi servono ancora fedelmente gli afrikaans (ora saranno salariati, ma sembra di rivedere i primi boeri con i loro schiavi ottentotti), che qui sembrano ancora tali e quali a qualche secolo fa: molto fieri, pragmatici, religiosissimi.

Soggiorniamo alla deliziosa Mooiplas Guesthouse, una fattoria di struzzi di proprietà di una famiglia “boera” (www.Mooiplaasguesthouse.Co.Za): la camera è un sogno, calda e confortevole, con salmi e bibbie ovunque. Siamo serviti da una piccola ottentotta deliziosamente disponibile, che ride sempre.

Il pomeriggio visitiamo il Cango Wildlife Rach e Cheetaland: una sorta di zoo, alla fine, molto curato e ben tenuto, dove vediamo diversi animali provenienti dall’Africa centrale. A Cheetaland, cuore della visita al ranch, sentiremo i ghepardi FARE LE FUSA! Solo questo merita una breve visita. La sera cena alla guesthouse, con immancabile e peraltro delizioso filetto di struzzo, serviti dalla piccola khoisan. La mattina seguente, visita guidata con la signora Keller, proprietaria della fattoria, agli allevamenti di struzzi: molto professionali e tecnologicamente avanzati. Ci spiega come quello degli struzzi, per la carne e la pelle, sia un business molto redditizio seppur non facile perchè richiede una conoscenza molto specifica di questi grossi uccelli, che vengono chiusi in recinti a seconda di età e sesso e sono controllatissimi. Teniamo in braccio degli struzzetti di appena un giorno (alti circa 40 cm!) e le uova prima della schiusa, controllata dalle macchine. Molto interessante.

Visitiamo quindi le Cango Caves: bellissime! Lo Standard Tour, visita guidata di 1 ora circa (è possibile scegliere anche l’Adventure Tour, di 1 ora e mezza, che prevede di strisciare in stretti cunicoli quindi richiede un po’ di allenamento) ci mostra le bellezze di queste grotte, scoperte dai boscimani che abitavano la prima caverna.

La strada per le grotte è davvero panoramica e si snoda attraverso passi montani davvero suggestivi.

GARDEN ROUTE A penalizzare la nostra visita della Garden Route è il tempo: appena lasciato il Karoo, piove.Peccato.

Scappiamo letteralmente da George, dove non c’è assolutamente nulla, i bianchi sono come di consueto confinati in alcuni quartieri e comunque non girano il paese.

Arriviamo a Knysna che la pioggia se ne va: molto bella la laguna, il paese ancora una volta ci delude, forse anche perchè siamo in bassa stagione, ma i locali sono tutti chiusi tranne il solito, triste Wimpy, e in paese non c’è un bianco. Qui le dinamiche psicologiche che subentrano sono interessanti: più spesso infondatamente, come gli stessi sudafricani bianchi tendiamo a spaventarci quando intorno sono tutti neri. Tanto che arrivati a Knysna, al porto sono tutti neri e abbiamo l’impulso di andarcene. Riflettiamo e restiamo: nessun problema. Sono tutti indaffarati nel loro mercato locale, c’è un gran fermento e trambusto – e polizia quasi ovunque. Ma cosa rende la famosa Knysna un posto tanto chic, ci chiediamo? Attaggono la nostra attenzione gli annunci immobiliari, che mostrano ville stupende a Knysna Heights, sulla collina. Ci andiamo (dalla strada principale in direzione Wilderness si sale sulla collina a destra, seguendo i cartelli). Da qui è un paradiso: la vista della laguna è favolosa, e non abbiamo mai visto tanto lusso nelle case, tutte con enormi vetrate con vista sull’oceano e con il solito cartello ARMED RESPONSE sui cancelli. Le case, blindatissime, sono veri capolavori architettonici. Ma anche qui in giro non c’è nessuno. Come a Cape Town e a Jo’burg, e un po’ ovunque qui in Sudafrica, i bianchi (circa 5 milioni contro i 40 milioni di neri) vivono in un mondo dorato assolutamente isolato e controllato, tra centri commerciali e feste private in villa. A noi pare che l’apartheid esista ancora, a livello economico che significa comunque, in generale, abissali differenze tra bianchi e neri. Che difficilmente vediamo fisicamente convivere. E qui nella Garden Route è molto evidente. La zona di Knysna Heights è comunque davvero bellissima e ci perdiamo in questa zona panoramica lussuosissima.

Dormiamo al grazioso (ma freddino: qui il riscaldamento non sanno cosa sia) Knysna Hollow, dove ceniamo (a Knysna non troviamo nulla che ci ispiri per cenare) e proviamo le famosissime ostriche: polposissime, deliziose! Significativo che al ristorante, molto carino, con cantina fornitissima e caminetto scoppiettante, ci fosse gente venuta da fuori, non del lodge. Per info: ww.Knysnahollow.Co.Za.

Il giorno seguente percorriamo la Garden Route e fino a Tsitsikamma piove ancora. Plettenberg, pure sotto la pioggia, è incantevole (nonostante la solita dinamica dei bianchi blindati in ville da sogno) . Peccato non godere dei bei paesaggi della costa.

A Tsitsikamma invece esce il sole, che non ci lascerà più fino alla fine: via i piumini (indispensabili in questo viaggio, per via della forte escursione termica tra giorno e mattina/sera e in caso di maltempo) e siamo in maglietta: bello l’inverno australe! Qui facciamo uno stop per pranzo e gironzoliamo per la zona, da cui partono alcuni sentieri per le escursioni nella foresta, che ci sembra davvero molto bella. Peccato dover ripartire…

ADDO ELEPHANT NATIONAL PARK Il nostro primo parco sudafricano: un’emozione.

Qui decidiamo di fare da soli i safari nel parco, una riserva di circa 12.000 ettari malaria free creata nel 1931 per preservare i pochi elefanti del Capo sopravvissuti alla caccia indiscriminata di quegli anni.

Degli oltre 300 elefanti che ci vivono ne vediamo tantissimi, anche perchè la vegetazione è minima, gli spazi aperti e la visibilità ottima (a differenza dello Hluluwe-Umfolozi).

Ci troviamo in un paio di occasioni a strettissimo contatto con i pachidermi che, curiosissimi, arrivano in branco sulla strada, circondano l’auto e ci osservano. Una vera emozione averli a un paio di metri: li sentiamo masticare e soffiare. I video che abbiamo fatto sono tutti mossi…

Oltre agli elefanti, vediamo parecchi kudu, zebre e tantissimi facoceri (i leoni, introdotti da poco, sono pochissimi e i simpatici Pumba, rari al Kruger, sono a piede libero ovunque…). Pranziamo con ottimi hamburger di kudu al main camp: deliziosi! Qui si mangia buona carne praticamente ovunque.

Vale la pena dedicare una giornata al parco, e consigliamo la visita dei 3 parchi in cui siamo stati (Addo, Hluluwe e Kruger) in questo ordine cronologico, per godere del crescendo della natura e degli animali. Altri viaggiatori incontrati che scendevano dal Kruger hanno trovato l’Addo una tappa poco significativa avendo già visto di tutto e di più al Kruger.Per noi invece, essendo il primo contatto con un parco africano è stato molto bello e nulla ha tolto ai parchi successivi: in questo modo abbiamo avvistato i big five un poco per volta, in un crescendo di emozioni.

Abbiamo pernottato alla bellissima Elephant House, appena fuori il parco Addo, che consigliamo vivamente:qui abbiamo potuto assaporare la calda atmosfera coloniale che fa tanto Africa, dormendo in un cottage arredato in stile “La mia Africa” seppur con ogni comfort. Al ristorante, cimeli coloniali e antiche carte geografiche dell’Africa fanno sentire fuori dal tempo. Assolutamente consigliato: www.Elephanthouse.Co.Za.

KWAZULU NATAL Arriviamo in queste bellissime terre con volo da Port Elisabeth a Durban con Kulula: comodissimo e perfettamente in orario (pagato circa 30€ a testa), www.Kulula.Com.

A Durban ritiriamo la nuova auto (ancora una Toyota Corolla ottima: sicura, affidabile, consumi bassissimi) in pochi minuti e partiamo verso il Simunye Lodge, villaggio culturale in cui si può pernottare ed entrare a contatto con la cultura zulu.

Dal Southern e Eastern Cape qui il paesaggio cambia radicalmente: colline e morbidi declivi verdissimi, disseminati di capanne ad alveare.

La strada per il lodge è, nell’ultimo tratto, piuttosto brutta (buche e sassi per 12km) e arriviamo come temuto in ritardo: la partenza verso il lodge era prevista per le 15.30. Siamo quindi soli al departure point e si sta facendo buio. Chiamiamo l’hotel per avvertire: ci tengono al telefono finchè il credito non finisce, chiedendoci ripetutamente numeri di prenotazione, voucher e sembrando non capire la situazione. Il credito si esaurisce e la chiamata si interrompe appena dopo che loro ci dicono che non c’è nessuna prenotazione a nostro nome. Panico. Aggravato da fatto che arriva uno zulu, ci saluta con un cenno e chiude il cancello con noi dentro. Dopo un’ora e mezza di attesa – era ormai buio totale – arriva finalmente un pick up a prenderci. E’ andata bene.

E siamo nella nostra capanna: come sperare in qualcosa di più autenticamente zulu? Siamo in un vero rondavel, freddissimo e con tanto di ragni giganti, con mini bagno a vista e un filo di acqua corrente. Per la notte ci si adatta. Max è preoccupato, ma il divertimento comincia con le danze zulu cui assistiamo prima di cena: bello e autentico, per quanto pensato per i turisti. Il giorno seguente visita del villaggio, dove un principe zulu in costume tradizionale ci parla dell’organizzazione del villaggio, del bestiame, delle armi, di Shaka, della cucina e della birra, del culto degli spiriti. Molto interessante, nel complesso un’esperienza che merita davvero.

http://www.Simunyelodge.Co.Za/ PARCO HLULUWE-UMFOLOZI Bellissimo. Da vedere.

Pernottiamo 2 notti allo Zululand Tree Lodge nella bella riserva Ubizane adiacente al parco: www.Ubizane.Co.Za/treelodge/home.Cfm. Il trattamento comprende 2 safari al giorno, uno nella riserva e uno nel parco.

La riserva è bella: vediamo le nostre prime giraffe, zebre e facoceri, impala e nyala che girano liberi nel lodge, formato da pittoreschi cottage su palafitta immersi nella foresta. Nella riserva vivono anche 3 rinoceronti, che non si fanno però mai vivi.

E poi safari nel parco, uno dei più belli e suggestivi del Sudafrica, famoso per la salvaguardia dei rinoceronti (1.200 bianchi e 400 neri), in uno scenario naturale bellissimo, collinoso e verdissimo. Finalmente i rinoceronti!! La vegetazione è molto fitta ed è difficile vedere la fauna. I safari sono somunque bellissimi nonostante quelli della mattina siano stati molto freddi: noi eravamo coperti (3 maglioni di lana, piumino, cuffia e sciarpa), ma abbiamo visto persone impreparate ad un simile freddo quasi assiderate.

Effettivamente il freddo trovato nello Zululand è stato anomalo e anche lo Zululand Tree Lodge era impreparato: abbiamo trovato temperature intorno ai 5/6 gradi la notte, e non avendo vetri ma solo zanzariere alle finestre (!!), al lodge abbiamo veramente patito il freddo (pare che questa sia stata l’estate più fredda degli ultimi 100 anni, ci han detto). Nota culinaria: al lodge si è mangiato benissimo.

SWAZILAND Ci vorrebbero almeno 2 giorni per visitare questo paese, governato da un re (chiamato Ngwenyama=leone) e in cui le antiche tradizioni paiono sopravvivere.

Entriamo da Golela, sulla strada per Pongola, e sbrighiamo le formalità doganali prima del previsto (anche se la lentezza dei bantu è ormai leggendaria). Abbiamo visto una povertà esagerata nel sud, nella zona desertica di Big Bend attraversando lande sconfinate tra capanne, bambini sporchi e carcasse di animali morti ai lati della strada. Un cartello avverte di fare attenzione al colera (!). Questa è ancora zona malarica. Via via che procediamo verso gli altipiani del nord-ovest, tra grandi piantagioni di canna da zucchero, anche le condizioni degli swazi sembrano un po’ migliorare: vediamo tantissimi bambini che camminano ai lati della strada tutti uguali nelle loro divise scolastiche. La popolazione è effettivamente molto giovane, se si pensa che il 39% degli swazi adulti sono sieropositivi (dal 4% che erano nel ’92) e che ne muoiono a migliaia. L’AIDS, un grosso problema in Sudafrica per via della disinformazione e dell’ignoranza di questa gente che si affida ancora allo stregone del paese per farsi curare, in Swaziland è addirittura più grave. Se i sistemi di cura proposti a livello locale sono ridicoli (come avere un’alimentazione corretta), altri sono pericolosissimi (avere rapporti con ragazze vergini si dice curi la malattia). Passiamo da Manzini, vivace centro commerciale che non offre molto in realtà, ci fermiamo a un mercatino prima di Mbabane e visitiamo il Milwane Wildlife Sanctuary, una bella riserva naturale dove ci rilassiamo presso una pozza di ippopotami.

La nostra tabella di marcia non ci consente di fermarci di più e non riusciamo a fare il famoso shopping che qui tutti raccomandano, anche se nei mercatini non abbiamo visto nulla di così particolarmente autentico.

Dormiamo al delizioso Foresters Arm (www.Forestersarms.Co.Za), molto ” cosy” e molto curato. E finalmente caldo dopo il freddo dello Zululand.

MPUMALANGA Il Blyde River Canyon merita un’intera giornata: è uno degli scenari più belli di tutta la vacanza! Il paesaggio delle valli scavate dal Canyon sono di una bellezza sconvolgente. Dal grazioso paesino di Sabie verso Graskop, la prima tappa da vedere è il Pinnacle, un’impressionante colonna rocciosa che si erge dalla scarpata. La Panorama Route segue quindi la R534 fino ai 2 bei punti panoramici di God’s Window e Wonderview. Proseguiamo quindi fino a Bourke’s Luck, dove i fiumi Blyde e Treur hanno scavato strane buche cilindriche da cui i minatori trovarono oro in quantità. Molto particolare. E infine la vista dai Three Rondavel, tre colline la cui forma ricorda quella delle capanne zulu, e del canyon merita davvero.

E’ possibile visitare inoltre una serie di cascate lungo il percorso: noi facciamo in tempo solo a vedere le Berlin Fall, in cui l’acqua fa un salto di 80 mt e cade in un lago sottostante. E’ la massima espressione della forza della natura, ci si sente davvero piccoli qui. Dormiamo a Hazyview, al Perry’s Bridge Hollow (www.Perrysbridgehollow.Com), con camere molto spaziose e con ogni comfort all’interno di un complessino commerciale con ristoranti (non eccelsi) e negozi.

KRUGER NATIONAL PARK Il sogno sudafricano si avvera: siamo nel Kruger ed è ancora più di quanto potessimo immaginare.

Parco Kruger self drive, quindi: stupendo. Non ci sono parole per descrivere la bellezza del Sabie River con ippopotami, coccodrilli, scimmie e antilopi in quantità. In 1 giorno e mezzo, sempre con base a Hazyview per la notte, viviamo il parco dall’apertura alla chiusura dei cancelli e andiamo all’esplorazione della parte meridionale del Kruger (grande quanto il Veneto in totale), che è ritenuta la zona più ricca di animali, passando per Skukuza e la bellissima Lower Sabie Road che costeggia il Sabie River.

Pranziamo sul deck del bellissimo camp Lower Sabie (peccato non aver prenotato una notte qui! Lo scenario naturale è mozzafiato, siamo in Africa!). Qui vedremo antilopi di ogni tipo, impala a profusione, coccodrilli e ippopotami, gnu e bufali, elefanti e rinoceronti, giraffe e scimmie. La sera, verso il Numbi Gate avvisteremo anche una coppia di ghepardi sdraiati a pochi metri dalla strada, così come una leonessa sdraiata su una roccia in lontananza: una vera emozione. MTHETOMUSHA GAME RESERVE Avevamo letto commenti di ogni tipo sulle riserve private, e abbiamo voluto fare questa esperienza per capire le differenze rispetto ad una visita al parco.

Che dire? Da fare, assolutamente. I giorni alla riserva sono stati davvero eccezionali, se possibile i 2 giorni più belli di tutta la vacanza.

Abbiamo scelto il Bongani Mountain Lodge, situato in posizione spettacolare (su una roccia a picco, a 800 mt di altitudine) nella bellissima riserva montuosa (e quindi low risk per la malaria) Mthetomusha. Il lodge fa parte della catena CC Africa, attentissima tanto alle esigenze del turista quanto alla salvaguardia della natura: www.Ccafrica.Com/reserve-1-id-2-5.

Oltre a risiedere in un lodge curatissimo, con ogni lusso e comfort, l’esperienza in riserva privata è da fare per quanto offre a livello di contatto con gli animali. Nei parchi infatti i ranger non lasciano la strada per fare fuoripista, non è consentito. Nelle riserve private invece i ranger, alla guida di jeep resistentissime, si buttano nel bush se il tacker segnala la presenza di animali.

Che dire? Abbiamo visto i leoni a un metro di distanza (sulle jeep scoperte fa effetto!), siamo stati circondati da un branco di bufali, abbiamo sentito il respiro di elefanti e rinoceronti grazie alle prodezze del nostro bravissimo ranger December (il migliore del lodge, grandissima esperienza!). La sera cena nel deck, poi nel cottage sempre scortati da una guardia armata perchè i leoni girano liberamente.

I safari, la mattina alle 6.30 e la sera alle 16, durano 3 ore circa. Durante il giorno, optiamo per una visita alle pitture dei San rinvenute nella zona sempre accompagnati da December, che ci racconta dell’origine delle etnie sudafricane, dei khoisan e degli nguni.

E qui scatta il mal d’Africa…

Questo in Sudafrica è stato un viaggio emozionante, naturalisticamente molto completo, favoloso. A livello sociale sicuramente difficile e complesso, invece. Abbiamo visto il lusso più sfrenato e la povertà assoluta convivere a pochi metri di distanza. E sono cose che segnano.

Speriamo che il SA riesca a rialzarsi dopo gli anni bui dell’apartheid e a trovare un equilibrio, che ora ci è sembrato ancora, purtroppo, molto precario.

Alcune info pratiche.

Tempo: incredibilmente vario. A Cape Town, dopo una settimana di pioggia a scrosci, freddo se non c’è il sole (da piumino!), caldo appena spunta il sole (da mezze maniche!!). Freddissimo al parco Hluluwe, ma ci hanno detto che è stato un freddo eccezionale. Per fortuna avevamo svariati maglioni di lana, piumino, cuffia e sciarpa. Da portare se volete godervi la vacanza.

Al Kruger invece molto caldo, comunque secco: sole a picco durante il giorno, fresca la sera e la mattina, in cui basta un maglione di lana.

Malaria: in tutto il viaggio, abbiamo contato 2 zanzare. Avendomi puntualmente beccata una di queste, abbiamo preferito continuare il Malarone fino alla fine. Il rischio è comunque davvero basso: non è stagione di malaria. La consigliamo comunque, per godersi il viaggio senza pensieri.

Altri vaccini non sono assolutamente indispensabili, per il giro che abbiamo fatto, se escludiamo antitetanica ed antiepatite A che possono servire comunque anche in Italia.

Sicurezza: il Sudafrica è poco sicuro e si sa. Più di una volta ci siamo sentiti poco al sicuro: mai girare a piedi la notte, mai lasciare oggetti a vista nell’auto anche mentre si guida, a Jo’burg addirittura mai fermarsi ai semafori (si passa col rosso, se non si riesce a rallentare prima). E sperare di non bucare mai. Con un po’ di accortezza ed intelligenza, i rischi però si evitano. Noi non abbiamo avuto alcun problema.

Segnaliamo di fare attenzione ai velox: noi abbiamo preso una multa per aver superato il limite di 80 km/h. Il vigile, mostratosi molto disponibile, si è offerto di pagare la multa di 750R per noi, facendoci addirittura lo sconto: solo 500R. Che si è prontamente intascato senza rilasciare alcuna ricevuta. Un classico. Secondo l’omino della Europcar, cui abbiamo raccontato l’accaduto, avremmo dovuto dargli 200R e dire che non avevamo altri $.

Consigliamo di partire bene informati sulla storia, soprattutto su quella recente per capire i neri, ma su quella di qualche secolo fa per capire i bianchi, del Sudafrica (la Lonely Planet ha una sezione molto completa dedicata alla storia): si capiscono tante cose.

Parlare con genti diverse (inglesi, olandesi, bantu, khoisan) permette di capire bene il loro punto di vista.

Naturalmente l’inglese, che tutti parlano, è fondamentale.

E mettete in conto che tornerete stregati dall’Africa, e che questo sarà solo il primo viaggio, che vi legherà a questa terra in modo profondo.

Il mal d’Africa esiste.



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