Natale e Capodanno in Guatemala

Partiamo da casa alle 4.20 della mattina di domenica 22 dicembre 2002, abbiamo l’aereo a Nizza alle 7.15 e non vogliamo avere sorprese come lo scorso anno quando abbiamo trovato i parcheggi dell’aeroporto completi. Voliamo alla volta di Madrid su un piccolo aereo, nella capitale spagnola abbiamo tre ore d’attesa per l’imbarco sul volo...
Scritto da: David Marcacci
natale e capodanno in guatemala
Partenza il: 22/12/2002
Ritorno il: 05/01/2003
Viaggiatori: in coppia
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Partiamo da casa alle 4.20 della mattina di domenica 22 dicembre 2002, abbiamo l’aereo a Nizza alle 7.15 e non vogliamo avere sorprese come lo scorso anno quando abbiamo trovato i parcheggi dell’aeroporto completi. Voliamo alla volta di Madrid su un piccolo aereo, nella capitale spagnola abbiamo tre ore d’attesa per l’imbarco sul volo dell’Iberia che ci porterà a Miami. I controlli sono molto scrupolosi, ad alcuni passeggeri vengono fatte togliere anche le scarpe e alcuni oggetti che sono già passati come bagaglio a mano vengono ritirati ed imbarcati nella stiva. L’aereo è in ritardo e viene annunciato un ulteriore ritardo visto che, a causa del maltempo, faremo una rotta più lunga che toccherà Terranova. Il viaggio è buono e le oltre nove ore di volo passano abbastanza velocemente. A Miami ci fanno correre al controllo documenti dove ci fanno praticamente il timbro di ingresso negli Usa anche se siamo solo in transito, poi controllo passaporti ogni 10 metri e via di corsa nella sala di transito dove però attendiamo ancora mezz’ora. Finalmente ci imbarchiamo per Guatemala City su un Boeing 737. Sorvoliamo la capitale che è già buio, sono le 19.00 anche se l’orario previsto di arrivo erano le 18.15, le luci della città sono a perdita d’occhio, non sappiamo perché ma ce la immaginavamo più piccola o forse eravamo rimasti con la memoria al nostro viaggio a Cuba. Dopo un veloce controllo passaporti e pratiche di immigrazione ci avviamo verso la riconsegna bagagli: speriamo bene! C’è tutto, andiamo verso l’uscita ma veniamo fermati da un tizio che ci chiede con insistenza qualcosa. Solo dopo aver visto la targhetta che lo identifica come addetto dell’aeroporto e capito che vuole le contromarche dei bagagli riusciamo ad uscire: speriamo di trovare, come siamo rimasti d’accordo per telefono, l’autista dell’Hotel Dos Lunas ad attenderci. All’uscita dello scalo ci sono migliaia di persone che non capiamo cosa ci facciano qui, visto che in arrivo ci sono circa una cinquantina di persone in maggior parte turisti; per fortuna scorgiamo un tizio con un cartello con il nome dell’hotel, la cosa ci rassicura molto vista la pessima nomea di Guatemala City, non abbiamo nessuna voglia di avventurarci per la città con il buio.

Raggiungiamo a piedi l’auto di servizio (molto scassata!), l’albergo è molto vicino, in cinque minuti siamo a destinazione. Il nostro Caronte si chiama Ipolito ed è in compagnia del figlio Javier. Facciamo un po’ di conversazione e ci dicono che il tempo è buono e non fa freddo quest’anno. Il posto non è di lusso, anzi… Ma l’organizzazione è buona, costa 20 USD compresa la colazione e il trasporto dall’aeroporto. Lorena è la proprietaria: un vero vulcano. È molto gentile, parla molto bene inglese e un poco di italiano, ci sono anche altri turisti e incontriamo una coppia di fiorentini che lavorano alla Prada e sono in viaggio di nozze in Messico e Guatemala. Ci facciamo raccontare un po’ di quello che hanno visto e dove sono stati. Intanto la “bella” Lorena ci chiede dove siamo diretti il giorno dopo e ci dice che a Livingston è meglio arrivarci con una prenotazione perché potrebbe essere difficile trovare posto da dormire. Ci consiglia di provare a telefonare alla Casa Rosada; si occupa lei della telefonata e le dicono che hanno una stanza ma per riservarla vogliono che mandiamo per fax la ricevuta di un deposito monetario per l’ammontare di una notte, lo faremo domattina. Dopo esserci messi d’accordo con Lorena e Ipolito per l’indomani andiamo a nanna.

Ci alziamo alle 7.00 (23/12), facciamo colazione e poi vado in banca con Ipolito che ha già portato i fiorentini all’aeroporto alle 5.30, cambio un po’ di dollari in Quetzal (7,47 Quetzal per 1 USD), faccio il deposito e poi torniamo da Lorena per fare il fax. Tutto a posto, con Ipolito partiamo alla volta della stazione degli autobus della Litegua che si trova in centro a Guatemala City. Attraversiamo tutta la città che tutto sommato, a parte uno smog da paura, non ci sembra particolarmente diroccata e terribile, anche se ci sono in giro molte guardie armate fino ai denti; ci sono molte insegne, pubblicità, fast-food, macchine e autobus (chicken), che differenza con La Habana! Alla stazione degli autobus facciamo il biglietto per Puerto Barrios (40 Q a testa), abbiamo circa mezz’ora di attesa e stiamo all’interno della sala di aspetto con l’immancabile guardiano con fucile a pompa e colpo in canna (speriamo che non parta un colpo). Ci sono un sacco di Garifuna che aspettano l’autobus con noi, alcuni sono seduti accanto a noi e scambiamo due parole anche se il loro spagnolo è un po’ difficile da capire, forse è troppo contaminato dalla lingua che parla questa particolare enclave nera del Guatemala; hanno un bambino di 3-4 anni che balla il merengue che la radio portatile suona a palla! Dopo cinque ore e mezza arriviamo a Puerto Barrios, la città è veramente brutta come dice la guida LP, alla stazione dei bus veniamo accerchiati dai tassisti che ci offrono di portarci a prendere la lancia per Livingston. Siamo stanchi, saliamo sul primo che capita, forse un po’ imprudentemente. Un tipo infila dalla finestra dell’auto un machete, spalanchiamo gli occhi e strani pensieri ci affollano la mente “ci siamo… È la nostra ora”, l’autista se ne accorge e subito interviene a rassicurarci “è per tagliare il cocco”, ci sentiamo subito un po’ meglio. Dopo circa 40 minuti di lancia arriviamo a destinazione sul molo di questa cittadina della costa atlantica. Attraversiamo quasi tutto il villaggio a piedi per raggiungere il nostro hotel che si trova verso il Rio Dulce. La Casa Rosada è un posto molto bello, prendiamo possesso della nostra capanna (150 Q) con bagno in comune (pulitissimo) e ci informiamo sul mangiare visto che praticamente il nostro ultimo pasto è stato in aereo! Qui cucinano e decidiamo di cenare con il piatto tipico il Tapado che è una zuppa di pesce cotta nel latte di cocco con banane e coriandolo: super !! (naturalmente Monica lo chiede senza banane). L’atmosfera è molto piacevole, ci sono anche altri turisti, si può prendere liberamente da bere e da mangiare a patto di segnare tutto su un libro al numero della nostra capanna. Dopo cena prenotiamo la gita in spiaggia (Playa Blanca 80 Q a testa) per domani e andiamo subito a dormire, siamo distrutti. Ci alziamo (24/12) e, dopo una abbondante colazione a base di insalata di frutta io e di toast Monica, partiamo in lancia alla volta della spiaggia. Il viaggio dura circa 30 minuti, il panorama è molto bello, si vede Livingston dal mare e poi, finito il villaggio, è tutta jungla intricatissima che arriva fino alla battigia. Con rammarico veniamo informati che non si può andare a Siete Altares perché c’è stata una recrudescenza delle rapine ai turisti e il luogo è diventato off-limits. La spiaggia è carina, sabbia bianca e amache tese tra le palme da cocco, ci sono anche le docce, i gabinetti e un piccolo campo da calcio. Il mare, nonostante sia veramente piacevole e l’acqua tiepida, è un po’ torbido e non è certo paragonabile a quello del Mexico o di Cuba. Trascorriamo una piacevole e rilassante giornata, conosciamo anche i nostri compagni di gita tra cui Vincenzo l’italiano, Benoit il francese che parla italiano e Irene la svizzera, li rivedremo diverse volte nel seguito del viaggio. Mentre Monica dorme sull’amaca, gironzolo introno al campo da calcio dove ci sono due bambini che giocano a pallone, sono locali, uno è il figlio del lanchero che ci ha portato qui, l’altro vive in un villaggio vicino. Scatta la partita ai rigori ma è un po’ monotona, uno dei bambini è bravo, l’altro una schiappa. Vedere correre la palla attira altri “calciatori” e quindi, dopo poco, organizziamo una mista Italia-Guate contro Italia-Germania-Danimarca. Fa un caldo cane, la sabbia è rovente, ma ci divertiamo un sacco, finché noi europei siamo obbligati ad abbandonare il campo perché ci si stanno formando delle pericolose vesciche sotto i piedi, merito della sabbia incandescente e della nostra incoscienza. Purtroppo è arrivata anche l’ora di tornare a Livingston e così di nuovo in lancia. Durante il tragitto il barcaiolo ci fa fare la visita del Rio Cocolì che ancora adesso ci chiediamo cosa abbia di interessante! A parte due barracuda nel tratto iniziale e qualche uccello, non vediamo altro. Arrivati in albergo facciamo una bella doccia e poi usciamo per una passeggiata per il villaggio. Ci fermiamo a vedere i Garifuna che giocano a basket sul campo comunale, sono veramente bravi e hanno dei fisici statuari. Notiamo anche due ragazzi in apparenza italiani, lei è in preda ad una crisi isterica, si lamenta con lui perché non le piace il posto, avremo modo di rincontrare anche loro. Al rientro all’hotel chiediamo se è possibile fermarci una notte in più e ci dicono che non ci sono problemi, il posto ci piace, abbiamo bisogno di un giorno di riposo supplementare e il programma ce lo permette, questo è sicuramente uno dei grossi vantaggi di viaggiare liberi. Decidiamo anche di cenare in hotel, hanno organizzato la cena della Vigilia con tacchino stufato e pare proprio che non la si possa perdere. Benoit ci marca stretto perché sta organizzando una gita in Belize per domani, ma a noi 50 USD a testa per una giornata ci sembrano tanti e, visto che non si riesce a calare di prezzo, rinunciamo e prenotiamo di nuovo il passaggio per playa blanca. La cena è molto buona, qui cucinano veramente bene, ma dopo cena non c’è niente da fare e io crollo di nuovo dal sonno quindi ci ritiriamo in camera. A mezzanotte in punto veniamo svegliati da una serie impressionante di esplosioni, dopo un attimo di disorientamento, ci rendiamo conto che è Natale e forse qui sparano i botti anche per la Natività; in ogni modo sono veramente forti e certe esplosioni fanno sfigurare i napoletani! Oggi è Natale, dopo colazione telefoniamo a casa per gli auguri di rito e ci imbarchiamo sulla lancia. C’è molto vento e il mare è un po’ alto, tant’è che il lanchero non se la sente di doppiare una punta e ci propone di fermarci in una spiaggia prima. Facciamo così, ma il posto è veramente brutto e ci sono anche un sacco di rifiuti portati dal mare. Dopo poco mi faccio portavoce del gruppo e chiediamo di riprovare a raggiungere playa blanca, tanto più che negli ultimi minuti il vento è un po’ calato e abbiamo visto passare altre due lance dirette là. Missione compiuta! Passiamo la giornata in spiaggia nel massimo relax, non posso neanche giocare a pallone visto come mi sono ridotto il piede ieri. Pranziamo con i panini al cocco della Casa Rosada (un po’ scarsi), con l’ananas che mi sono comprato ieri e abbiamo anche il panettone, una cosa informe del peso di circa 50 grammi che mi hanno regalato al distributore prima di partire! Con il coltello che ho preso in prestito in hotel cerco anche di aprire un cocco che scopro poi essere marcio e molto puzzolente! Cani affamati si aggirano nei nostri paraggi, che pena, ma non abbiamo molto per loro, inoltre qui i bambini anche hanno fame e pensiamo che non sia bello dare qualcosa agli animali e non ai bambini. Durante il viaggio di ritorno il tempo peggiora, piove anche un po’, ma non si può rinunciare alla visita al Rio Cocolì (mah!). La nostra cena è a base di pesce alla griglia (robalo), molto buono. Domani andremo a fare la crociera sul Rio Dulce e ci fermeremo nel paese omonimo per una notte o due. Questa mattina (26/12) il tempo non promette bene, fino ad oggi è stato bello a parte il peggioramento di ieri sera, qui a Livingston fa caldo e conversando con il titolare dell’hotel ho scoperto che in estate le temperature e l’umidità sono insopportabili e ci sono anche un bel po’ di zanzare. Partiamo in lancia per la gita in compagnia del duo Vincenzo/Benoit, di una coppia di buffi tedeschi che avevamo già visto in hotel e alla spiaggia, e di due altri ragazzi stranieri. Il Rio Dulce scorre placido in mezzo alla jungla, il panorama è bellissimo, la vegetazione rigogliosissima, ci sono uccelli ovunque e di tutti i tipi; ogni tanto c’è qualche gruppetto di case sperdute che sembra un villaggio. Incontriamo anche molte barche di locali che risalgono il fiume per pescare. Il nostro barcaiolo ci fa fare una deviazione per vedere un’insenatura del fiume dove risalgono delle acque termali (intendiamo che lui si aspetta che facciamo il bagno… Qui???) e poi una zona dove ci sono milioni di ninfee fiorite, uno spettacolo! Il tempo peggiora, ora fa freddo e noi ci dirigiamo proprio in bocca alla tempesta. Infatti, quando manca poco all’arrivo, comincia a piovere. Finalmente siamo a Rio Dulce o Frontera che dir si voglia, seguiamo i tedeschi che vanno all’Hacienda Tijax e cerchiamo posto per una notte o forse due. Ci danno un bungalow completamente immerso nella jungla, lo si raggiunge camminando su delle passerelle di legno (molto scivolose se piove), c’è anche la piscina con idromassaggio e il ristorante (21 USD la doppia con bagno in comune non pulitissimo). Il posto è molto bello e suggestivo, peccato che questa pioggia lo renda molto meno affascinante. Dopo pranzo smette un po’ di piovere e decidiamo di andare a fare un giretto in paese. Ci avviamo a piedi, anche se sarebbe stato molto meglio attraversare il fiume con la lancia visto che la strada è lunga e piena di fango e i primi 300 metri si fanno su una serie di ponti non troppo invitanti e sicuri. Ci fermiamo in banca per cambiare dei dollari, nella prima non ci cagano ed usciamo, nella seconda sembrano un poco più disponibili ma abbiamo subito un contrattempo. Monica inverte nome e cognome nel controfirmare i travel e il suo passaporto non è firmato (chi lo sapeva!), tutto questo manda in panico l’impiegata che comincia a chiamare aiuto e pare non volerci accettare gli assegni. Dopo mille verifiche, controlli, discussioni, alla fine riusciamo a cambiare questi benedetti dollari e andiamo un po’ in giro. Il paesino ci sembra abbastanza squallido, disorganizzato e da vedere non c’è niente. Il tempo è incerto, piove a tratti e decidiamo di non andare a visitare il castello di San Felipe, anche perché si sta facendo tardi e non sappiamo se troveremo un bus per tornare. Decidiamo di sederci al ristorante Rio Bravo proprio sul lago e passiamo un po’ di tempo in relax a mangiare patatine fritte. Poi cerchiamo di chiamare la lancia per attraversare il lago e tornare in hotel, dopo diverse sollecitazioni e 45 minuti di attesa! veniamo prelevati dal barcaiolo. Una volta in hotel provo a fare un bagno nella splendida piscina, ma fa troppo freddo e finisco per fare una doccia. Ceniamo discretamente al ristorante dell’albergo e presto ci ritiriamo per la notte anche perché non c’è proprio nulla da fare. La notte è davvero drammatica! Le cabanas sono molto rumorose, dato il tetto in lamiera e la pioggia insistente e, una volta spenta la luce, si popolano di diverse varietà di insetti a più gambe (ho avuto il panico quando di notte ho acceso la pila per andare a fare la pipì!!… Odio le baratte!). La mattina decidiamo di non fermarci qui per un’altra notte e prenotiamo il bus della Linea Dorada (150 Q a testa, non certo economico) delle 14.30 per Santa Elena e una stanza a Flores; non sembra esserci molta disponibilità infatti in un posto non ci sono stanze, in un altro non ce la tengono se non fino alle 12.00, così il primo che ci dà la certezza della prenotazione, lo fissiamo. Continua a piovigginare e vaghiamo per l’hotel fino a quando ci aggreghiamo a una coppia di stranieri per fare il passaggio del fiume in lancia visto che la lancia gratuita non parte se piove. L’autobus arriva con solo 30 minuti di ritardo, è molto confortevole e in poco più di 3 ore arriviamo a Santa Elena, anche perché l’autista ha il piedino veramente pesante anche sotto la pioggia (come tutti da queste parti!). Usciti dalla stazione dei bus ci incamminiamo verso Flores, la strada rialzata è breve e l’hotel Petenchel si trova appena all’inizio dell’isola. Prendiamo possesso della stanza (80 Q con bagno privato), non è una reggia, è abbastanza pulita e ha finalmente il bagno privato. Dopo una bella doccia facciamo un giro e mangiamo in modo scadente per 90 Q. Non sappiamo ancora bene cosa fare domani, piove e pensiamo che Tikal non sia da visitare sotto l’acqua, vedremo domattina, intanto prima di andare a dormire facciamo un salto al Mayan Princess per un Pina Colada e un pezzo di film in lingua inglese con sottotitoli in spagnolo (o era il contrario!). (28/12) La camera è piuttosto rumorosa e ci alziamo abbastanza presto. Piove inesorabilmente e decidiamo di spendere qui a Flores il giorno in più che abbiamo sul programma. La cittadina non lo merita, ma speriamo vivamente che il tempo migliori e ci faccia visitare le rovine in pace. Dopo colazione facciamo un giro per Flores, non c’è molto da vedere anche se il posto è abbastanza ben tenuto. Mangiamo in un posto in riva al lago e passiamo la giornata a cazzeggiare, leggiamo e ci annoiamo molto, non è molto normale visto che abbiamo anche bisogno di riposarci, ma ormai siamo abituati anche in vacanza a tenere certi ritmi e poi è anche vero che se hai solo due settimane per visitare il Guatemala, perdere un giorno intero ti sembra un delitto. Il pomeriggio prenotiamo anche il bus per Tikal e la combinazione bus+minibus (Flores-Guate-Antigua 200 Q a testa) con il Rapido del Sur per domani sera con partenza alle 22.30 e arrivo alle 7.30 del giorno dopo. Incontriamo ancora Vincenzo e Benoit che sono stati oggi a Tikal e ripartono uno in bus e uno in aereo per Guatemala City (saranno strani?) e poi Antigua per il Capodanno. Il tempo migliora un poco, non piove più e si vede un po’ di cielo azzurro. Ceniamo al ristorante Las Puertas, un posto molto bello dove mangiamo veramente bene; dopo cena attraversiamo la strada e ci fermiamo a vedere un pezzo di film che proiettano nella sala di proprietà del ristorante. Sono circa le 22.00 e andiamo a dormire sperando nella clemenza del tempo per domani. Sveglia presto (29/12) e partenza col minibus (40 Q a testa) per Tikal. Il tempo è discreto, c’è sereno con nuvole che gironzolano ma in confronto ai due giorni passati è una meraviglia. Dopo circa un’ora e un quarto siamo all’ingresso del parco di Tikal, paghiamo 50 Q a testa di ingresso e ci avventuriamo all’interno del parco. Oggi è domenica ed è gratis per i locali che si avventurano tra le rovine con camionate di bambini e cestini da picnic, un vero casino! Seguiamo il percorso consigliato e, poco dopo avere visto le prime piramidi, assistiamo ad uno spettacolo mozzafiato, un branco di 4/5 scimmie ragno sono sopra gli alberi molto vicino a noi e compiono evoluzioni e salti da un ramo all’altro, davvero splendido. Cerchiamo di fotografarle ma senza teleobiettivo non penso che verranno le foto. Dopo questo show fuori programma e l’avvistamento di un pizote un po’ spelacchiato continuiamo la visita. Il tempo regge anche se ci sono dei nuvoloni che vagano, camminiamo in mezzo alla jungla in una sorta di tunnel di verde veramente bello, ci sono piante di centinaia di specie diverse, fiori e animali ovunque, soprattutto uccelli variopinti ma anche scoiattoli. Arrivati al Tempio IV (64 m, il più alto del sito) saliamo la ripida scalinata in legno e ammiriamo il suggestivo panorama: dall’uniformità della jungla spuntano qua e là i templi Maya e alberi immensi di Ceiba. Il sito è veramente grande e tante cose sono ancora avvolte dalla vegetazione e si intuiscono appena. Camminiamo molto e nella Piazza dei Sette Templi vediamo uno splendido volo di tucani e un esemplare enorme di ficus strangolatore. Cominciamo ad essere un po’ stanchi quando arriviamo nella Grande Plaza, questa zona è veramente imponente, oltre che stupenda. Ci riposiamo un po’ scattando fotografie e leggendo la storia di Tikal sulla guida, seduti sugli scalini della Acropoli Nord. Ci avviamo poi verso l’uscita e ci imbattiamo ancora in un branco di scimmie ragno, questa volta vediamo anche una femmina con il piccolo sulla schiena. Poco dopo veniamo avvicinati da un gruppo di pizote che si lasciano avvicinare e scattare molte foto. Lasciamo il sito che è pomeriggio inoltrato e andiamo a sederci ad uno dei Comedores sulla strada dove pranziamo con patatine fritte. Siamo stanchi, ma molto appagati dalla bellezza di Tikal, avevamo già visto rovine Maya in Mexico ma qui l’atmosfera è molto più suggestiva, sia per la jungla sia per gli animali. Dopo un breve temporale ci avviamo al minibus che ci riporterà a Flores. È quasi ora di cena e cominciamo a cercarci un posto in un ristorante ma sono tutti pieni, decidiamo allora di aspettare un tavolo al Mayan Princess. Mentre aspettiamo fuori dal locale rivediamo due ragazzi che ci avevano chiesto delle informazioni questa mattina al parco, anche loro cercano un tavolo e decidiamo di mangiare assieme. I ragazzi del ristorante ci invitano ad entrare e ci offrono un Cuba Libre (bevibile ma farlo bene è tutta un’altra cosa!). Finalmente ci sediamo e facciamo conoscenza con Gabrio e Alexandra. Lui è un italiano di Milano che vive e lavora in Germania. Lei è Costaricana, ha vissuto in Salvador e in Guatemala e ora vive e lavora con lui in Germania. Sono ballerini professionisti e sono in Guatemala per vacanza, sono persone molto piacevoli e la serata è allegra. Mangiamo bene per 80 Q in due e poi ci avviamo all’incrocio presso il quale ci dobbiamo imbarcare sul bus. Monica è un po’ preoccupata, io sono abbastanza tranquillo anche se non c’è nessun altro che lo aspetta… Finalmente arrivano altri turisti tra cui la svizzera e il tedesco che volevano la nostra stanza al Petenchel, infine arriva anche il bus. È abbastanza bello e confortevole (io non sono d’accordo!M.), si parte. La prima parte del viaggio è pessima, l’autista guida ad una velocità folle immerso nella nebbia su strade tortuose! Dopo circa due ore sorpassiamo il bus della Dorada che era partito un ora prima di noi! Se non ci lasciamo le penne questa volta, non succede più! Poi dopo Rio Dulce la nebbia si dirada e la strada diventa un po’ più dritta e riusciamo a dormicchiare. Veniamo fermati più volte da posti di blocco della polizia e ad un certo punto si rompe anche qualcosa, tant’è che l’autista modera la velocità (meno male). Arriviamo a Guatemala City verso le 6.00 del mattino e troviamo ad attenderci il minibus per Antigua: che organizzazione. Attraversiamo la capitale immersa nella nebbia e nello smog e ci avviamo verso l’antica capitale del Guatemala e di tutto il Centroamerica. (30/12) Arriviamo ad Antigua alle 7.30 e ci dirigiamo alla Posada de Don Valentino (200 Q la doppia con bagno), la città ci appare subito molto bella e piena di fascino. La posada invece non è molto accogliente o meglio non lo è per niente la nostra stanza che, oltre ad essere sporchina, fatiscente e polverosa, ci sembra la peggiore del posto, ma arrivando a quest’ora del mattino forse non c’è altra scelta! Siamo un po’ stanchi a causa del viaggio notturno e decidiamo di fare una doccia, ma l’acqua calda va via dopo poco. Monica ha una crisi delle sue. Dopo essere tornati alla ragione e fatta la doccia usciamo e ci dirigiamo in banca a cambiare un po’ di dollari. Alla banca veniamo accolti dai soliti uomini armati fino ai denti. Per fortuna qui sono molto professionali e non abbiamo i problemi avuti a Rio Dulce, cambiamo i nostri travel (7.65 Q per 1 USD) e ce ne andiamo. Ci lasciamo trascinare senza una meta precisa, l’atmosfera retrò delle case coloniali, l’acciottolato e i cortili con giardini e fontane ci ricordano Trinidad, anche se qui non manca davvero niente e la città è molto più grande e ben tenuta. Incontriamo di nuovo il duo Vincenzo-Benoit. Dopo avere fatto uno spuntino nel bellissimo Cafè Condesa, dove vediamo i quadri di Beatrice Rizzo che poi prenderemo per i loro colori, andiamo alla sede della polizia turistica per prendere la scorta per il cimitero. Anche se siamo andati su consiglio della guida, la visita non vale la pena: bianche tombe monumentali si susseguono tra vialetti anonimi da cui ci aspettiamo da un momento all’altro che escano i banditi (magari ci fosse qualcosa a movimentare!!) …Ma niente! Torniamo in hotel per un riposino prima di cena. Ceniamo allo splendido ristorante La Fonda de la Calle Real (160 Q) dove assaporiamo il famoso Caldo Real e il queso fundido. Dopo cena ci intratteniamo con i nostri amici rincontrati al ristorante. Verso le 10.00 cominciano a sparecchiare e chiudono il portone: capiamo di dovercene andare. Siamo da soli per strada, non abbiamo paura, ma le storie che abbiamo sentito sul Guatemala ci mettono un poco in apprensione e affrettiamo il passo. (31/12) Ci alziamo con comodo. Vado a pagare la camera e il tizio dell’hotel mi gioca un brutto tiro, al telefono mi aveva detto 160 Q a notte e adesso me ne chiede 200. Protesto ma è irremovibile, accampa delle scuse quali la tassa turistica e l’I.V.A. al chè gli faccio notare che i prezzi fino ad ora ce li hanno sempre detti tutto incluso. Niente da fare, credo proprio di essere stato fregato, tra l’altro non è affatto una persona gentile (uno dei pochi in Guatemala). Dopo una buona colazione alla Panificadora Colombia, prenotiamo il bus di prima classe per Panajachel per domani (35 Q a testa). Passiamo la giornata visitando questa fantastica città e le sue chiese terremotate, tra cui la cattedrale, dove ci facciamo “infinocchiare” da un tizio che si propone come guida. È molto gentile e ci spiega delle cose interessanti, ci dice tra l’altro che dobbiamo assolutamente andare a visitare l’Hotel Casa Santo Domingo (“è come andare a Roma e non andare in Vaticano” sono le sue parole). L’albergo è all’interno di un convento seicentesco, una grossa parte è aperta anche ai turisti, c’è una splendida piscina e giardini con pappagalli in libertà. In effetti è un posto davvero magico… notiamo che la reception è l’antico altare della chiesa del convento e poi candele e affreschi e ornamenti che conferiscono al tutto un’atmosfera intimistica e ti viene voglia di non andare via mai più… Impossibile non desiderare di essere fra gli ospiti di questa meraviglia, ma purtroppo non è per le nostre tasche e, che ci piaccia o no, dopo esserci lasciati per un po’ inebriare da tanta bellezza, ce ne andiamo. Percorriamo ancora a lungo le strade della città, ci soffermiamo dove capita, dove il nostro sguardo è attratto, o il nostro orecchio, o il nostro naso… Ci sono due ballerini di salsa che stanno provando in un cortile, qui ad Antigua si può venire anche solo per una settimana a studiare salsa o lingua spagnola e sono molte le scuole che offrono pacchetti ai turisti di questo genere. Ci sediamo nella piazza centrale a riposare e prendere un po’ di sole, leggiamo qualche pagina di un libro… Stanno preparando Calle dell’Arco per la serata, ci sono palchi si cui rappresentano stralci di vangelo e strani soggetti mascherati che danzano, crediamo che questa danza sia una sorta di canzonatura degli spagnoli conquistatori… Tutto lascia presumere che questa sera ci sarà una grande festa, ma rimarremo delusi, in effetti qui fanno tutti molta cagnara ma al momento buono si ritirano, lasciando tutti i turisti a bocca asciutta. Qualche minuto dopo lo scoccare della mezzanotte, come in un battibaleno, i palchi non ci sono più e tutta quella gran folla è dispersa.. Solo orde di turisti affamati di locali in cui fare tardi, ma i locali non ci sono e non si può fare altro che andarsene a dormire. Ceniamo di nuovo alla Fonda, non siamo soli ma … Sì, sempre loro, si è aggiunta Irene, la svizzera di Livingston, che non ne può più di stare sola e si aggrega alla compagnia, che a dire il vero lascia un po’ a desiderare, non è che sia molto brillante, ma in fondo ci permette di scambiare qualche parola anche a noi e la cosa non ci dispiace. Dopo aver cenato ci inoltriamo tra la folla, c’è molta gente che festeggia, Irene suggerisce di andare a vedere i fuochi della mezzanotte sulla terrazza della splendida Posada di Don Rodrigo e non ha una brutta pensata soprattutto alla luce del fatto che qui sono tutti un po’ matti, hanno uno strano rapporto con i petardi… Lo abbiamo già sperimentato la notte di Natale a Livingston e per questa sera temiamo il peggio… Stare sulla terrazza ci permette di ammirare comunque la vista di luci colorate che si innalzano da più punti della città e di vedere anche lo zampillare della lava del vulcano Pacaya che di notte è davvero suggestivo… Cominciano a sparare ben prima della mezzanotte, il rumore è assordante, il fumo dei petardi ben presto soverchia l’intera città impedendo la vista… Vincenzo va alla ricerca disperata di qualcosa con cui brindare, ma non trova niente e così la fine dell’anno arriva …In silenzio… un abbraccio, un bacio e poco più… Andiamo anche noi alla ricerca di un locale aperto… Vincenzo ci dice di aver letto che in un certo posto fanno festa fino all’una, entriamo ma oramai manca poco tempo, facciamo appena in tempo a bere un pessimo Cuba Libre e a fare quattro salti di Merengue, che ci indicano gentilmente la porta e spengono la musica… Pare che, pur non volendo, siamo costretti a riparare a letto e forse non è nemmeno male vista la levataccia che ci aspetta domani e intanto inizia a piovigginare. È il primo giorno del 2003 e ci alziamo presto, il pullman parte alle 7.00. Arriviamo alla fermata e abbiamo una sorpresa: al posto del bus di prima classe troviamo un mitico chicken-bus. Qualche turista si lamenta e dice di avere pagato per un servizio di lusso e il guidatore risponde che è il primo dell’anno e se va bene c’è questo, se no si può partire domani! Tanto noi volevamo provare anche questa esperienza e quindi… Piove a tratti e fa abbastanza freddo, l’autista è un pazzo scatenato che effettua sorpassi azzardatissimi quanto inutili. Spesso, dopo aver fatto un sorpasso interminabile, si ferma per fare scendere qualcuno e così il bus che avevamo appena superato passa nuovamente davanti, e si ricomincia. Si viaggia rigorosamente con la porta aperta anche se fa un freddo cane, chiedo di chiuderla e mi viene risposto di sì, ma resterà sempre aperta. La strada è tortuosa e piena di saliscendi e la velocità con cui procediamo è altissima, salgono e scendono frotte di persone per percorsi più o meno lunghi e con tariffa che sembra andare a simpatia, piuttosto che a percorrenza. Dopo più di tre ore cominciamo ad intravedere il lago di Atitlan, il tempo è migliorato, il cielo è sereno e sotto di noi si staglia un panorama mozzafiato, un lago di montagna contornato da vulcani… Arriviamo a Panajachel che sono circa le 11.30, un distinto signore guatemalteco si alza dal suo posto e mentre scende dice ad alta voce che se siamo arrivati è grazie a un “milagro de Dios”. Ci avviamo verso il lago percorrendo Calle Santander alla ricerca del nostro hotel che abbiamo prenotato al telefono da Antigua. Finalmente arriviamo e troviamo l’Hospedaje Sueño Real. È un posto veramente carino, pulito e confortevole, la nostra camera (200 Q con bagno) è splendida, sembra di nuova costruzione o appena ristrutturata, c’è anche una bella terrazza da cui si vede il lago con il suo panorama che non si riesce a smettere di ammirare; questa volta prenotare al buio non ci ha riservato brutte sorprese. Dopo una bella doccia ristoratrice usciamo a fare un giro e decidiamo di impiegare il pomeriggio andando a Santiago Atitlan. Prendiamo il battello e facciamo la traversata del lago in circa 40 minuti. Arrivati a destinazione ci accorgiamo quasi subito che il posto, al contrario di ciò che dice la guida, non vale la pena. La via principale è un susseguirsi di negozietti di artigianato e una volta terminata si giunge nella zona centrale del villaggio dove c’è la chiesa e un mercato. C’è molta sporcizia e odore di escrementi e urina! Torniamo indietro all’imbarcadero e aspettiamo il battello per Pana visto che oggi è mezza festa e ci dicono che non si riesce ad andare a San Pedro. Facciamo un giro per il paese che ci sembra proprio carino e molto vivibile, ci sono molti alberghetti e ristorantini. Mangiamo qualcosa in un bar e prenotiamo il minibus per Chichicastenango per domani (50 Q a testa). La sera ceniamo abbondantemente, anche se non molto di qualità, in un carino ristorante della via principale e, dopo una passeggiata, andiamo a dormire. Questa mattina (2/1) andiamo al famoso mercato di Chichicastenango; il minibus viene a prenderci alle 8.00 direttamente all’hotel e, dopo avere caricato altri turisti tra cui la coppia di Livingston, in un’oretta di saliscendi e curve, ci porta a destinazione. Durante il tragitto parliamo un po’ con Mabel e Massimiliano, in realtà noi non ci ricordavamo di averli già visti, ma loro evidentemente sì. Ci dicono di essere fidanzati in procinto di sposarsi e che sono a zonzo per il Centroamerica da tempo, dopo essersi licenziati entrambi da posti fissi… che pazzi…Però un po’ li invidiamo. Per prima cosa andiamo in banca a cambiare un po’ di dollari (cambio 7.65 Q per 1 USD) anche perché a Monica “prudono” le mani e credo che dovrò tenerla un po’ a freno, se no si compra tutto il mercato! Comunque la cassa la tengo io! Cominciamo a gironzolare per il mercato, è un’esplosione di colori e di odori, ci sono tessuti, vestiti ricamati a mano, maschere di legno ed oggetti di artigianato in legno intagliato, oggetti in pelle, collane, braccialetti, il tutto in centinaia di bancarelle artigianali in legno e teloni di plastica; nella parte centrale ci sono anche venditori di roba da mangiare e di abbigliamento tradizionale indio. Il tutto è posizionato tra le due chiese del paese da cui arrivano zaffate di incenso che mi provocano una serie di starnuti. Qui contrattare è la prassi e il prezzo finale è meno della metà del prezzo proposto alla partenza. Ci sono anche molti bambini, bimbe soprattutto, che ti attorniano e cercano con garbo e senza troppa insistenza di venderti piccoli oggetti, se compri da uno poi gli altri vorrebbero che comprassi anche da loro. Ci fermiamo ad una bancarella e contrattiamo due maschere di legno che ci piacciono, ma la vecchina non cede di molto e ci allontaniamo. Compriamo molte cose per i genitori e gli amici in Italia e qualcosa per noi e per la nostra casa. Nel pomeriggio torniamo a vedere le maschere, ora il prezzo di partenza è salito, ma riusciamo a portarlo a meno di quello dove ci eravamo arenati in mattinata. Prima di tornare al bus ci rifocilliamo con una bella limonata in un ristorante e poi ripartiamo per Pana. Arrivati a destinazione ci sediamo nel tranquillo e carino Deli Restaurante per uno spuntino, c’è un bellissimo giardino pieno di fiori e vediamo anche un colibrì succhiare il nettare da un fiore della passione. Ci ricordiamo di dovere riconfermare il volo di ritorno e così cerco di telefonare all’Iberia da una cabina, ma non rispondono. Sono costretto ad andare in un’agenzia dove mi spiegano che bisogna lasciare squillare a lungo il telefono e, dopo diverse telefonate a vuoto, riesco a parlare con la compagnia. Questa sera c’è molto vento e ceniamo al La Terraza Tapas Bar, un ristorante molto carino dove mangiamo molto bene per 200 Q. La notte non è molto tranquilla, a parte il vento che soffia forte, veniamo svegliati verso le 2.00 da una combriccola di ragazzi guatemaltechi che fa un chiasso infernale sulla terrazza. Monica esce dalla stanza e li rimprovera, quelli entrano in camera ma non smettono e la loro stanza è proprio di fianco alla nostra. Dopo poco Monica esce dalla stanza e fa irruzione in quella a fianco urlando inferocita in italiano, loro rispondono “desculpen” e devono averla vista davvero nera perché poi non sentiamo più volare una mosca! La mattina (3/1) facciamo colazione al Deli e poi andiamo in lancia a vedere San Pedro la Laguna, il villaggio dei “fricchettoni” che si trova sull’altra sponda del lago. Anche oggi c’è moltissimo vento, anche se il tempo è bello e splende un sole caldo, man mano che avanziamo sul lago ci viene meno il riparo delle montagne e ci sono onde molto alte, ci ripariamo dagli spruzzi con un telone di plastica e il lanchero diminuisce di molto la velocità. La lancia speriamo sia solida e resista, in compenso il conducente mi sembra molto esperto e non abbiamo grossi problemi. Il villaggio è poca cosa anche se sembra meglio di Santiago. C’è qualche hotel e ristorante, gironzoliamo un po’ passeggiando e vediamo molti posti dove puliscono e mettono ad asciugare il caffè. Dopo un paio d’ore facciamo ritorno a Pana, aspettiamo una lancia coperta visto che il vento non è calato e le onde sono molto alte. Ci rifocilliamo al mitico Sunset Cafe da dove si gode una splendida vista sul lago e poi gironzoliamo ancora un po’ per Pana per le ultime spese e andiamo in una banca per cambiare gli ultimi dollari (cambio 7.60 Q per 1 USD), abbiamo fatto i conti e speriamo che questi 50 $ siano sufficienti. Prenotiamo dal proprietario dell’hotel il transfert per Guatemala City (20 USD a testa) per domani e poi andiamo a cena al Sunset. La cena non vale il locale, non spendiamo molto (120 Q), ma il mangiare è poco saporito e la Piña Colada sa solo di ananas. È la nostra ultima sera in Guatemala e siamo un po’ dispiaciuti, ci piacerebbe restare ancora qualche giorno per vedere ancora un po’ di cose come ad esempio le rovine di Copàn in Honduras e la costa del Pacifico (Monterrico) ma purtroppo in nostri giorni di ferie non ce lo consentono. Siamo stati veramente bene in questo splendido Paese, abbiamo trovato la gente molto disponibile e gentile e il viaggio è stato più facile del previsto soprattutto per ciò che riguarda il capitolo trasporti. Non abbiamo mai avuto sensazioni di pericolo, anche se la guida e i racconti letti su Internet non facevano emergere un panorama molto tranquillizzante del Guatemala. Oggi si parte (4/1), dopo una abbondante colazione al Deli facciamo l’ultima passeggiata sul lungolago e prepariamo i bagagli, dobbiamo sistemare tutte le cose che abbiamo comprato a Chichi e le mie bottiglie di birra. Partiamo con il minibus alle 13.00 e, dopo essere passati da Antigua a lasciare e caricare altre persone, arriviamo all’aeroporto alle 16.30. Con gli ultimi Quetzal ci compriamo delle brioche, siamo sazi ma non abbiamo più valuta locale, né dollari, se non i travel. Facciamo il check-in (dove ci aprono e perquisiscono a mano tutto il bagaglio) e paghiamo i 30 USD a testa (che furto!) di tassa di uscita dal Guatemala. Ci informano che l’aereo sembra essere in ritardo di 2 ore, che sfiga! L’aeroporto non è per niente confortevole oltre ad essere veramente obsoleto (c’è moltissimo legno… alla faccia delle misure antincendio) e l’attesa si fa lunga, continua ad arrivare un sacco di gente locale che deve partire, ma del nostro aereo neanche l’ombra. Non ci danno informazioni (non esistono i monitor elettronici in questo aeroporto) neanche quando ci dirigiamo al gate. Ci sono altri turisti in attesa del volo per Miami e tutti si lamentano. Sono le 20.00 e visto che la partenza prevista è per le 21.00 cominciamo a preoccuparci. Alle 20.45 chiedo agli addetti che mi rispondono che l’aereo sta arrivando e la partenza è confermata. Alle 21.05 finalmente arriva il nostro aereo e, cosa incredibile, poco dopo avere fatto scendere i passeggeri in arrivo da Miami ci imbarchiamo e partiamo con solo 2 ore e un quarto di ritardo. A Miami facciamo la stessa procedura tediosa quanto inutile, per gli asfissianti controlli passaporti, dell’andata. Poi, con circa un’ora e un quarto di ritardo, ci imbarchiamo su un Airbus 340 per Madrid. Il volo è buono e troviamo questo tipo di aereo più confortevole e silenzioso del 747. Il comandante ci informa che, grazie a venti in quota, recupereremo quasi tutto il ritardo. Arriviamo a Madrid (piove e fa freddo) in ritardo di poco e ci dirigiamo verso il nostro piccolo aereo che ci porterà a Nizza. Sul monitor il volo è annunciato con un ritardo di un’ora, poco dopo le ore salgono a due, che stress. Ci sediamo per fare passare il tempo e sentiamo dall’altoparlante che il volo per Nizza imbarca. Quasi non ci crediamo ma è proprio vero, si parte con solo 15 minuti di ritardo! Arriviamo a Nizza che è già buio, fa freddo, il tepore del Guatemala è già un ricordo. Aspettiamo i bagagli che arrivano entrambi e ci dirigiamo all’uscita dove veniamo placcati da un’addetta della dogana che ci fa qualche domanda in francese; rispondendole rigorosamente in italiano ce ne andiamo a pagare il parcheggio (62 € per 2 settimane con sconto dell’agenzia!) e a recuperare la nostra macchina per tornare a casa.



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