Natale a New York 5

Resoconti non troppo dettagliati di una settimana nella Grande Mela illuminata dalle mille luci del Natale
Scritto da: Fabio Pinelli
natale a new york 5
Partenza il: 24/12/2019
Ritorno il: 31/12/2019
Viaggiatori: 6
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Team USA composto da ben sei persone: io e Claudia, i miei genitori per la prima volta proiettati in un viaggio così “lontano” da casa, Chiara la sorella di Claudia e Giovanni il suo ragazzo.

Alcune informazioni su come prepararsi alla partenza: l’ESTA, il visto turistico per entrare negli Stati Uniti, l’abbiamo fatto online compilando l’application form sul sito ufficiale (https://esta.cbp.dhs.gov/esta). Il prezzo è di circa €12. Evitate di farlo sui tanti siti non ufficiali perché tramite questi il prezzo è molto più elevato.

Se è la prima volta che andate a New York, come è stato per noi in questo viaggio, è consigliabile acquistare uno dei vari pass disponibili per visitare le attrazioni principali e non: City Pass, NY Pass, Explorer Pass, Freestyle Pass, Go Select Card e forse ce ne sono anche altri. La decisione dipende da quanti giorni sarete in città e da cosa intendete visitare/fare. Ogni pass garantisce un buon risparmio rispetto al prezzo di ogni singolo ticket. La nostra scelta è ricaduta sul City Pass comprato sul sito ufficiale per €118, valido per 9 giorni e comprensivo di 6 attrazioni: 3 fisse (Empire State Building, American Natural History Museum e Metropolitan Museum) e 3 con opzione di scelta (Top of the Rock o Guggenheim Museum, Liberty Statue ed Ellis Island o Circle Line Cruise, 9/11 Memorial Museum o Intrepid Sea, Air & Space Museum).

DAY 0 – LUN 24/12

Voliamo da Linate con Air France, facendo scalo a Paris Charles de Gaulle e atterrando a JFK; al ritorno volo diretto Alitalia da JFK a Malpensa.

La partenza da Linate è alle 9.50. Quella da Parigi alle 16.15. Tempistica perfetta per essere al JFK già alle 18.30 ora americana ma l’illusione di riuscire a visitare qualcosa già in serata svanisce quasi subito. Infatti, tempo di superare la dogana, recuperare le valigie, comprare una SIM card locale e prendere airtrain più subway, arriviamo al nostro hotel attorno alle 22.30. Si tratta del Days Hotel by Windham on Broadway NYC situato ad altezza 94esima nell’Upper West Side, molto vicino alla fermata della metro rossa 96 Street.

DAY 1 – MAR 25/12

Il primo giorno sul suolo americano mi permette di realizzare un sogno: assistere ad una partita NBA dal vivo. Appuntamento a mezzogiorno al Madison Square Garden per il lunch match di Natale: i New York Knicks ospitano i Milwaukee Bucks del candidato MVP Giannis Antetokounmpo e detentori del miglior record della lega.

La giornata inizia però con l’acquisto della MetroCard settimanale ($33) con la quale andiamo a Times Square: usciti dalla subway, veniamo catapultati in una delle tantissime scene dei mille film visti su piccolo e grande schermo ambientati nella Big Apple. Taxi gialli, megaschermi e insegne luminose. Siamo in America, siamo a Broadway.

Dopo un’abbondante colazione, mi dirigo con Claudia al MSG dando appuntamento a più tardi al resto della truppa. Sono su di giri per l’imminente realizzarsi di un sogno che si sta avverando. Showtime.

Terminata la partita, verso metà pomeriggio, mangiamo un paio di hot dog e poi ci ritroviamo con gli altri per girovagare tra la folla di Midtown, attraversando i mercatini attorno alla pista di pattinaggio a Bryant Park, guardando da fuori la NY Public Library (chiusa, essendo Natale) e proseguendo verso il Chrysler Building e la Grand Central Station. Si è fatto buio perciò torniamo a Times Square per vederla e fotografarla anche in versione by night. Prima passiamo per il famosissimo Christmas Tree del Rockefeller Center e per la 5th Avenue facendoci largo tra la marea umana.

DAY 2 – MER 26/12

Sciolto il dubbio sulla calzamaglia da mettere o meno sotto il jeans, ci avviamo spediti verso la subway con la quale raggiungiamo South Ferry e da qui il Battery Park, estremità meridionale di Lower Manhattan da dove partono i ferries per la Liberty Statue ed Ellis Island. Passiamo alla biglietteria dedicata ai possessori del City Pass dove ritiriamo i biglietti e seguiamo la fila, che è abbastanza breve soprattutto in confronto a quella che vedremo qualche ora dopo, al rientro. Venire presto, sono circa le 9, è stata un’idea ottima.

Sul traghetto che ci porta alla Statua della Libertà due cose si fanno notare: una vista spettacolare sui grattacieli di Downtown e un freddo becco che gela mani e faccia. Visitiamo l’isola di sua signora seguendo il percorso segnalato dall’audioguida, poi riprendiamo il traghetto per Ellis Island, museo interessante che racconta l’epopea di inizio secolo di tantissime persone migrate dal vecchio al nuovo continente in cerca di fortuna o semplicemente di rifugio. Immigrati che, dopo giorni di traversata, sbarcavano su questa minuscola isola per venire esaminati ed essere accolti nel nuovo mondo oppure rispediti verso le terre d’origine.

Rientrati a Battery Park che sono circa le 13, ci incamminiamo verso il Seaport District, segnalato dalla Lonely come location cool per mangiare, ma qui la cara e vecchia guida toppa clamorosamente. La zona non regala nulla di che se non una veduta del Brooklyn Bridge dal Pier17.

Dopo una sosta cibo e aver constatato l’incidenza eccessiva di mancia e tasse sul conto totale, continuiamo a piedi nel Financial District passando dalla famigerata e mitica Wall Street, dove spiccano tra gli altri, il New York Stock Exchange e la Federal Hall. A pochi minuti di distanza, incontriamo il noto simbolo di Wall Street: il Charging Bull. Per farsi una foto con la testa o le palle del toro, la fila è lunghissima, anzi direi eccessiva. Non mi sembra opportuno rispettarla, quindi mi inserisco a caso, e mi faccio un bel selfie di fortuna sia con le palle lucide dell’animale sia con le corna. Tiè.

Siamo stanchi ma non domi, proprio come il toro. Raggiungiamo il memorial dell’ 11 Settembre al World Trade Center dove l’atmosfera è come m’aspettavo: toccante e di rispettoso silenzio. Entriamo al 9/11 Museum utilizzando anche qui il City Pass, purtroppo però c’è troppa gente per riuscire a godersi la visita.

Per cena torniamo nell’Upper West Side, al “Cibo e Vino” un ristorante pizzeria italiano (forse) vicino l’hotel dove ci mangiamo una pizza.

DAY 3 – GIO 27/12

Oggi la mattina se ne va completamente in riposo nel letto dato che ho passato tutta la nottata a vomitare. Bene, ma non benissimo. Verso mezzogiorno, recupero un briciolo di forze e lascio la camera. Raggiungo gli altri a Soho, passando prima da Zabar’s, negozio di prodotti alimentari ebraico molto caratteristico nel quale farei senza dubbio la spesa per il cenone della Vigilia se abitassi da queste parti. Proprio di fronte a Zabar’s non perdo occasione di fotografare il murales di Banksy “Hummer Boy”.

Passeggiamo per le vie eclettiche di Soho, Nolita e Noho fiancheggiando la New York University e attraversando il Washington Square Park che ci conduce al Greenwich Village dove mi tocca cercare la casa di Carrie Bradshaw, la protagonista di Sex and the City, in Perry Street.

Dal village, raggiungiamo velocemente l’inizio della High Line sopra il Whitney Musem of American Art a Chelsea. La percorriamo tutta scendendo momentaneamente per visitare il Chelsea Market. Consiglio: meglio visitare prima il Chelsea Market e poi salire sulla High Line per farsi tutta la passeggiata. Più comodo logisticamente.

Scendiamo in subway alla 34 Street all’altro capo della High Line ed andiamo a farci due passi tra la folla della 5th Avenue dove ci dividiamo in gruppetti con missioni varie: la mia, spendere altro denaro in merchandising al NBA Store; quella dei miei, non perdersi e tornare in albergo sani e salvi. Per Chiara e Giovanni invece, trovare la scritta rossa LOVE. Missioni tutte riuscite.

DAY 4 – VEN 28/12

Smetterà di piovere? Oggi decisamente no. Per forza di cose, ci dedichiamo alle visite “indoor”. Andiamo prima alla NY Public Library assolutamente meritevole e poi al Metropolitan Museum, il museo più visitato al mondo. Sarà per questo, sarà per la pioggia, in effetti la coda per entrare è notevole. Insperatamente la completiamo in circa un’ora soltanto. Il MET è enorme, per visitarlo per bene ci vorrebbe almeno una settimana, credo. La folla anche qui non aiuta molto a goderselo. Sono comunque ore buone per ripararci dall’acqua e asciugarci un pò. Usciti dal MET, arriviamo a piedi al Guggenheim Museum, poco più a nord lungo Central Park, dove però non entriamo.

Stanchi di mangiare i soliti hot dog dagli onnipresenti paninari, cerchiamo un posto un po’ più accogliente per rifocillarci. Entriamo al Burger Heaven in Lexington Avenue mentre Chiara e John non abbastanza affamati si avventurano verso il MoMa. Missione fallita, coda troppo lunga considerando l’orario prossimo alla chiusura. Con la panza piena, torniamo in 5th Avenue, a prenotare per l’indomani la visita al Top of the Rock. Troviamo, non senza difficoltà, la biglietteria all’interno del Rockefeller Center e fissiamo la visita alle 16.30, orario tramonto, gran classicone. Prosegunedo lungo la quinta strada, c’imbattiamo nella super sfarzosa Trump Tower dove entriamo a dare un’occhiata ed in alcuni negozi must come Tiffany ed Abercrombie. Arriviamo al The Plaza, l’hotel di Mamma ho perso l’aereo per poi riprendere la metro verso l’Upper West Side.

DAY 5 – SAB 29/12

L’ormai consueta colazione al 94 Corner Cafè, di fronte all’hotel, ci dà la giusta carica per scoprire NY verticalmente. Oggi infatti abbiamo in programma sia l’Empire State Building sia il Top of the Rock.

Raggiungiamo l’Empire fortunatamente abbastanza presto, verso le 8.50 del mattino. Ogni secondo che passa allunga la coda per entrare. Anche qui, impieghiamo circa un’ora in fila, per arrivare all’ascensore che ci porta in vetta. Il freddo lassù si fa sentire parecchio, ma la vista a 360° di Manhattan ripaga pienamente.

Scendiamo e passeggiamo verso il Flatiron District dove incontriamo il celebre Flatiron Building, l’edificio dalla forma triangolare collocato all’angolo sud occidentale di Madison Square Park. Chiara e Giovanni si riuniscono a noi dopo esser riusciti questa volta a visitare il Museum of Modern Art ed insieme continuiamo verso Union Square Park che ospita un grazioso mercato ortofrutticolo e poi verso l’East Village quartiere colorato dai murales e dai cafè dipinti dagli street artists.

Tra un hot dog e l’altro, s’è fatta ‘na certa. Dobbiamo avvicinarci al Top of the Rock dato che abbiamo la visita prenotata. Il panorama anche in cima a questo grattacielo (il secondo più alto di NY dopo il One World quello nato sulle ceneri del World Trade Center) è spettacolare, con il plus dell’Empire che si illumina alternando i colori della bandiera americana. Stiamo sulla terrazza tutto il tempo necessario per gustarci il tramonto e osservare le luci della città accendersi al calar delle tenebre.

DAY 6 – DOM 30/12

Programma intensissimo oggi: Central Park, Brooklyn e forse altro. C’è da pedalare. Iniziamo la mattinata con una fresca ma suggestiva camminata in Central Park con una leggera neve che rende l’atmosfera magica. Data la vastità del polmone verde di NY, non riusciamo ad esplorarlo tutto, tuttavia costeggiamo la parte orientale dalla 96esima strada fino alla 72esima circa dove si trova lo Strawberry Fields Memorial dedicato a John Lennon. Poi, attraversando il parco in diagonale, arriviamo alla statua di Balto, no cane no lupo ma eroe (cit.) e da qui all’ice-rink da dove poi usciamo sulla 59esima, lato sud di Central Park.

Prendiamo la subway a Columbus Circle e scendiamo a Brooklyn Bridge dove imbocchiamo e attraversiamo l’affollatissimo e bellissimo ponte per ammirarlo poi dall’altro lato, assieme allo skyline di Wall Street, al Brooklyn Bridge Park. Passeggiamo lungo le strade di Brooklyn Heights, il quartiere delle case coi mattoncini rossi, fino al Brooklyn Borough Hall. Vorrei arrivare fino al Barclays Center, casa dei Nets ma è un po’ distante quindi a malincuore desisto. Continuiamo quindi lungo Cadman Plaza Park che ci conduce fino al quartiere hipster di DUMBO dove pranziamo.

La giornata è ancora giovane quindi torniamo in metro e porto la mia truppa nel poco conosciuto quartiere di Bushwick dove ci dovrebbe essere un focoloaio di street art. Scendendo a Jefferson Street, superato l’iniziale smarrimento per essere finiti in un quartiere che sembra disabitato, tutte le strade attorno al The Buswick Collective sono un museo a cielo aperto: Jefferson Street, Troutman Street, St Nicholas Avenue, le più colorate. Se vi piace il genere, un salto dovete assolutamente farlo. Magari meglio la mattina o il primo pomeriggio.

Nonostante la stanchezza, decidiamo di dirigerci verso un altro must new yorkese del periodo natalizio: Dyker Heights, il quartiere delle case addobbate da sfavillanti decorazioni natalizie. Per raggiungere questo quartiere di Brooklyn da Bushwick, ci mettiamo una vita e mezza. La fermata 79 Street è la più vicina al quartiere, da qui in circa quindici minuti a piedi si arriva al cuore della follia natalizia americana. Case ultra adornate di pupazzi gonfiabili e non, luci esagerate e musiche. Siamo estremamente divertiti: tutto molto bello, tutto molto folle.

Mentre gli altri comprensibilmente decidono di rientrare in albergo dopo una giornata in cui abbiamo percorso Manhattan e Brooklyn in lungo e in largo considerando scarpe e metropolitana, io convinco Claudia a seguirmi nuovamente al Brooklyn Bridge Park per scattare delle belle fotografie notturne allo skyline e al Brooklyn Bridge. Del resto, devo giustificare, in primis a me stesso, il fatto di essermi portato il cavalletto nello zaino tutta la giornata, nonché di essermelo portato in vacanza.

DAY 7 – LUN 31/12

Ultimo giorno americano. Abbiamo scelto di non passare qui il Capodanno per risparmiare notevolmente su volo e pernottamento. Spendiamo l’ultima giornata con un passo meno spedito rispetto alle marce dei giorni scorsi. Iniziamo la mattinata con un po’ di shopping al Century 21 di Lincoln Center un magazzino dove si possono fare ottimi affari su vestiario ed accessori; poi una capatina all’Apple Store dove tento invano di comprare gli airpods (sold-out), più economici che da noi. Via metro raggiungiamo Canal Street e da qui esploriamo le vie di Chinatown e Little Italy per poi tornare a Columbus Circle dove nell’underground scopriamo un po’ casualmente un interessante Wholemarket con molteplici possibilità di assaggiare cibo internazionale, tra le quali optiamo per l’ecuadoriano.

Verso le 17 recuperiamo le valigie in hotel e prendiamo la subway ultra affollata di persone in procinto di festeggiare il capodanno. Lungo tutto il tragitto, la metro non si svuota mai anzi arriva al capolinea di Howard Beach addirittura più piena rispetto a Manhattan. Ad Howard Beach prendiamo l’airtrain che rapidamente ci conduce al terminal del JFK. Il tutto in circa un’ora di viaggio. Lasciamo l’America, festeggiando il capodanno in volo. Il comandante ci avvisa alla mezzanotte che stiamo sorvolando l’isola canadese di Terranova, con sobrietà, senza un calice di spumante gentilmente offerto dalla crew e senza far scattare un trenino improvvisato, come del resto era quasi lecito aspettarsi. Sarà per la prossima volta? Maybe.

Happy New Year

 

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