Natale a New York 3

Il sogno americano per eccellenza: trascorrere le vacanze natalizie nella grande mela!
Scritto da: CTI75
natale a new york 3
Partenza il: 14/12/2013
Ritorno il: 20/12/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Credo che sia il sogno americano per eccellenza: Natale a New York, perché, anche se ognuno racconta la sua, credo che niente sia paragonabile a un Natale nella città che tutti sanno essere la capitale del mondo.

Quest’estate abbiamo perso l’occasione di vederla, includendo anche una puntatina nel New England, perché i costi dei voli in autunno sono proibitivi, ma per fortuna siamo riusciti a farci un regalo di Natale inaspettato.

A metà ottobre inizio a dare un’occhiata ai voli, per me sarebbe l’ideale esser lì proprio il 24 e il 25, ma Robi insiste che la vigilia non si può non trascorrere, accanto al camino con attorno la famiglia; quindi a malincuore dirotto la ricerca dei voli alla settimana prima. Trovo un volo molto interessante e in quattro e quattr’otto sposto le ferie in ufficio e prenotiamo:

Volo diretto Emirates euro 481

Partenza sabato 14 dicembre Milano Malpensa ore 15.40 / Jfk ore 19

Ritorno giovedì 19 dicembre Jfk ore 22.20 / Milano Malpensa ore 12.05 del venerdì

Per l’hotel invece temporeggiamo un po’, non sappiamo esattamente dove sceglierlo, ognuno ci dice la sua e noi siamo sempre più confusi. Alla fine dividiamo Manhattan a metà e puntiamo l’Empire State Building e da lì la ricerca si restringe, ma almeno cosi siamo esattamente nel cuore dell’isola e possiamo raggiungere quasi tutto anche a piedi. Su booking gli hotel son tantissimi, ma non vogliamo spender molto visto che dobbiamo solo dormirci ma nello stesso tempo, vorremmo anche qualcosa che sia pulito e decente. Dopo una piccola ricerca prenotiamo al Ramada Hotel East Side in Lexington Avenue/ang. 30th street. Blocchiamo il prezzo su booking a euro 600 compresa di colazione. Tasse e cambio dollaro saranno da pagarsi direttamente in hotel. Pagheremo poi in totale euro 708,45.

L’Esta per fortuna è ancora valido, dal viaggio dello scorso anno nei parchi dell’ovest, quindi non ci resta che fare l’assicurazione, ma restiamo con il dubbio se farla fino a pochissimi giorni dalla partenza. Optiamo alla fine per una di base, alla fine resteremo li in realtà solo 5 giorni. L’AxaAssistance fà al caso nostro ad un costo di euro 44.

Compriamo come sempre la nostra guida preferita della DeAgostini e leggo un po’ di recensioni su Tripadvisor per farci un idea di cosa vedere. Leggo ovunque di prenotare con largo anticipo quasi qualsiasi cosa, ma mi viene difficile a distanza di alcune settimane immaginare se andare sull’empire state building un giorno sia meglio che l’altro…decidiamo cosi di tentare la sorte e alla peggio ci faremo, come tutti i vacanzieri, delle lunghe code.

Siccome abbiamo già deciso che dall’aeroporto non prenderemo il taxi ma i mezzi pubblici, ho chiesto ai Topic di Tripadvisor qualche consiglio perché il JFK è grande come una città, e ho trovato info dettagliate, precise, con foto in allegato, dove pare sembra impossibile perdersi.

Resto per tutto il tempo in attesa che il meteo non sia tiranno. Siamo consapevoli che farà freddo, ma tanti amici ci raccontano di mesi di dicembre miti in quanto il periodo peggiore è gennaio-febbraio-marzo.

La settimana prima della partenza, perversa una bufera di neve che piega tutti gli Stati Uniti della costa Orientale, da Chicago al Texas. Cerco di pensare… NO PANIC, stiamo parlando di NY, la città per eccellenza, potrà mai farsi piegare da 10 cm di neve?

Controllo il meteo ogni momento libero, sperando che solo con la forza del pensiero possa far migliorare le cose. Riprendo la ricerca su vari forum e tanti sono in agitazione…la più’ grande paura è che possano annullare i voli.

Non ci resta che incrociare le dita e fare il conto alla rovescia per il grande giorno X.

1° giorno: sabato 14 dicembre

Da non credere, siamo ancora con le valigie aperte, vorrei portare un trolley e viaggiare leggera, stiamo parlando di una sola settimana, ma maglioni e calzettoni occupano spazio e resta il pensiero che chissà’ cosa potrei mai comprare.

Tino viene a prenderci puntuale, è come sempre super disponibile e ci accompagna a Malpensa.

C’è coda al check-in e Robi come sempre si scoccia, perché insiste nel dire che non ha senso arrivare all’aeroporto con cosi tanto anticipo, peccato che il volo è alle 15.40 e noi siamo arrivati alle 14… ahhh ma lo so che prima o poi lo perderemo un volo!

Gli Emirates, fanno viaggiare bene anche noi della economy, da tenere in considerazione per i prossimi lunghi viaggi. Arriviamo puntualissimi, peccato che ci vuole mezz’ora per scendere dall’aereo e mezz’ora per le formalità’ doganali. Come avevamo deciso, raggiungiamo Manhattan con i mezzi pubblici, ed è stato davvero facile.

I tempi di percorrenza, visto che nevica e il traffico del sabato sera, sono gli stessi del taxi, quindi ci avventuriamo… Recuperati i bagagli e usciti dall’aeroporto seguiamo le indicazione per l’airtrain, siamo fortunati, l’airtrain si trova proprio al terminal 2.

Non compriamo subito il ticket all’entrata ma l’acquisteremo all’uscita, dove ci sono i tornelli.

Ci ritroviamo sulla banchina dell’airtrain senza neanche accorgercene, la fermata e’ un tutt’uno con l’aeroporto, è una cosa tipa americana, abbiamo notato lo stesso sistema anche ad Atlanta e a San Francisco. Attenzione, leggiamo attentamente la destinazione del treno, onde evitare di prendere il treno che fa il giro di tutti i terminal e cosi perdere del tempo. La nostra destinazione è Jamaica Station.

Scesi dal treno seguiamo l’uscita fino ai tornelli, per fortuna non sono ancora le 20.30, possiamo comprate il ticket da 5$ dal giornalaio. Acquistiamo anche la metrocard del metro che utilizzeremo per tutta la settimana ($ 30).

A questo punto passiamo i tornelli inserendo il ticket dell’airtrain e seguiamo per la linea blu “E” per poi cambiare in Lexington Av. Con la linea verde per Dowtown.

Tanti prima di partire ci hanno raccontato di non essersi trovati benissimo con l’uso dei mezzi pubblici, e di aver preferito i taxi. Noi visto il caos e il traffico che c’è in superficie, la metro è stata sicuramente la scelta più azzeccata.

La città è divisa in due, Downtown e Uptown, c’è poco da sbagliare, dopo che si capisce dove si è e dove si vuole andare, diventa tutto abbastanza semplice. Le linee sono molte e s’intersecano tra loro e possono creare confusione, ma è tutto ben indicato e nessuno si ritrova nel bronx per errore, in ogni caso basta controllare il primo NEXT STOP per capire se si sta andando per la direzione giusta.

Torniamo all’airtrain. Per prendere il metro bisogna prendere un ascensore, facciamo attenzione a scendere di due piani, premendo il tasto per la subway, in quanto il primo piano è per il livello strada.

Tutto è semplicissimo in ogni caso all’entrata dell’airtrain c’è sempre molto personale di assistenza gentili e disponibili.

Non sappiamo esattamente se siamo più vicini con la fermata 33th o con la 28th, ovviamente abbiamo il 50% di probabilità, scendiamo alla 33th e ovviamente scopriamo di aver sbagliato.

C’è moltissima neve, abbiamo visto le casette imbiancate mentre viaggiavamo sull’airtrain attraversando il Queens, ma non immaginavamo, che trascinare i trolley fosse cosi arduo, ma non importa, non importa che faccia freddo, che i miei stivali sian zuppi e che non ho un’ombrello, siamo a New York e nulla conta.

Sfrecciano taxi, la città è in completo movimento, penso a Milano in una serata di neve e la immagino completamente deserta. Vediamo gente con i berretti di natale, spazzaneve che passano a tre a tre, gente con maglioni con disegnate le renne (come nei film) che si salutano fuori dai ristoranti… altro che metropoli, qui non li ferma nessuno, altro che tormenta di neve!

In hotel ci accolgono bene, son carini, gentili e capiscono che siamo reduci da un lungo viaggio. La camera è piccola, ma pulita e calda. Siamo stanchi ma non ci facciamo tentare da questa stanzetta accogliente anche se per noi sarebbero le 4 di notte e andiamo fuori a cena. Mangiamo da Penelope’s, proprio sotto l’hotel. Spendiamo 35 $ + la mancia per un mega hamburger con bacon e patatine fritte e un chicken grilled con insalata fresca e leggera.

Dopo cena facciamo un giretto, per immergerci nelle luci del sabato sera ma anche se qui è solo mezzanotte, noi abbiamo un sonno da sei del mattino…quindi è ora di andare a dormire.

2° giorno: domenica 15 dicembre

Colazione: abbuffata di pancake… ecco iniziamo proprio bene!

Oggi è domenica decidiamo quindi di approfittarne per assistere ad una messa gospel, optiamo per il transfert in bus anziché in metropolitana. In 168 Madison Street prendiamo l’ M2 per Harlem e scendiamo sulla 125th. Abbiamo scelto la chiesa Salem United Methodist Church in 2190 adam clayton boulevard/129th street dato che, leggendo un po’ in giro su Internet, sapevamo che non si sarebbero state code. Di molte chiese ho letto di attesa lunghe 2 ore fuori al freddo e al gelo, noi non ne avevamo proprio ne voglia, ne tempo.

Siamo in anticipo, ci accomodiamo nei posti riservati agli ospiti e attendiamo le 11. Sentiamo le prove del coro e già’ sono elettrizzata. La messa è tutta cantata e ballata, il sermone è interrotto spesso e non appare affatto stancante anche se comprendiamo poco visto il nostro inglese non proprio fluente. I credenti sono molto contenti dei turisti che fanno visita alle loro chiese, ti applaudono e ti rendono partecipe. Queste messe possono durare anche 3 ore ma noi dopo un’ora e mezza decidiamo di andare. Lo so è stato molto scortese, ma abbiamo pochi giorni e vorremmo visitare il più possibile di questa grande metropoli.

Attraversiamo la via dello shopping di Harlem e vediamo fuori dai negozi code esagerate e assurde, star li al freddo per cosa? Mi sembra inconcepibile! Harlem è una zona completamente diversa, a parte per la gente di colore che ne ha fatto il proprio quartiere, le case sono basse, a mattoncini, non ci sono grattacieli, ci sono molti spazi aperti, parchi giochi e le strade respirano, ci sono i viali alberati e dall’alto i raggi del sole riescono a toccare l’asfalto. Non da l’idea di certo di una zona ricca, ma non mi ha dato neanche la sensazione di percorrere vie poco sicure.

Prendiamo il metro il 125th street e scendiamo sulla 72th per attraversare un tratto del Central Park. I percorsi del parco sono molti, noi siamo stati limitati dalla neve, dalle zone inaccessibili per l’acqua e ghiaccio, quindi abbiamo dirottato su quello più’ comune “l’anello del parco”. Abbiamo percorso gli Strawberry Fields fino alla Bethesda Fountain, siamo passati sotto gli archi per dare un’occhiata a Bandshell e Tha Mall, e poi abbiamo proseguito fino al laghetto di Conservatory Water. Con la neve è tutto molto suggestivo, vedere il parco trafficato con le famose carrozze con i cavalli è davvero uno scenario unico, ma l’immagino d’estate, come nei film, con la gente stesa sull’erba, i più’ ginnici che corrono e biciclette da tutte le parti.

La pista di pattinaggio è come la s’immagina, quando si è a New York si ha la sensazione di aver già visto tutto, come se ci si e’ stati in una vita passata, invece sono i film che te la mostrano sempre in tutte le stagioni.

In pista c’è tantissima gente, ma è normale è domenica e di fare la coda proprio non ne abbiamo voglia. Forse è meglio tornare in settimana quando son tutti al lavoro o a scuola.

Mangiamo un hot-dog buonissimo con cipolla e pancetta, 5$ l’uno, al ristoro della pista di pattinaggio.

Lasciamo il parco per immergerci nella famosissima 5th Avenue.

Non possiamo perderci la vista del Plaza, ed invece la perdiamo, per nostra sventurata sfortuna ha davanti l’impalcatura per dei lavori di ristrutturazione!

Attraversiamo la strada ed entriamo nell’ Apple Store! C’è talmente tanta gente che facciamo un giro spingendoci a gomitate quindi preferiamo uscire.

Arriviamo all’altezza della St. Patrick Cathedral, una delle più celebri cattedrali di NY, e anche questa è nella stessa situazione del Plaza… ma non c’è proprio giustizia! La cattedrale sembra un po’ soffocare in mezzo ai grattacieli di Midtown, anche se è imponente e sembra un po’ un paradosso, una costruzione cosi solenne in mezzo a questi fabbricati di vetro e acciaio.

Lasciamo perdere la vista di tutti i negozi in quanto oggi è domenica e le code sono perenni ovunque. Giriamo nella 51th street quasi per caso, e per caso ci ritroviamo di fronte all’enorme albero di Natale di Rockfeller Center e alla statua di Prometeo. Ora non so cosa tutti gli altri si aspettano, ma io mi aspettavo molto di più’. Ohhh l’albero e’ grande, ma io me lo immaginavo molto più grande, la pista l’ immaginavo enorme (sarà’ che in televisione la fanno sempre vedere dall’alto) ed invece….è molto più piccola, ma in ogni caso fa la sua Bella figura! Anche qui tantissima gente, che mi domando come fanno a pattinare e a divertirsi! C’è un negozio della Lego enorme e bellissimo ed entriamo a farci un giro… adoravo i mattoncini colorati da piccola, e ne sono attratta ancora ora!

Passiamo davanti al Top of the rock e da una parte siamo tentati di salire visto che non c’è coda, ma la giornata non e’ limpida e sarebbe un po’ uno spreco visto che il costo del biglietto per la salita in terrazza è di ben 27 $.

Davanti Radio Music Hall c’è una cosa pazzesca e scopriamo esserci sempre, l’abbiamo notato ogni volta che ci siamo passati davanti (ben 3 volte in tre momenti diversi della giornata.) Non abbiamo considerato l’idea di andarci, ma tutta questa gente ci ha messo davvero molta curiosità.

Da qui a Times Square il passo è breve. Mi sembra di essere stata catapultata a Las Vegas, unica differenza la temperatura, da – 10 a + 40. Che dire: è sgargiante, animata a ogni ora del giorno e della notte, non invidio chi per sbaglio prenota qui l’hotel per il suo soggiorno. Bella, luminosa, accecante, da visitare e poi scappare… non è di certo quello che prediligo.

Vorremmo rientrare in hotel a piedi, passeggiando cosi per le vie di Manhattan.

Al Bryant Park troviamo un albero molto bello e altra pista di pattinaggio, ora che è Natale ci sono tantissime bancarelle pittoresche che vendono articoli curiosi per regali natalizi non tradizionali. Il parco è situato dietro la New York Public Library. E chi non la ricorda, l’abbiamo vista in cosi tanti film. Anche se è domenica è aperta… ma abbiamo pochi minuti, chiude al pubblico alle ore 17. Noi siamo entrati dalla porta laterale e ci siamo persi l’entrata trionfante dei due leoni marini che fiancheggiano la scala esterna. Dentro è qualcosa di irreale, mi sono sentita catapultata del film “day after tomorrow” è tutto cosi identico, le stanze, le pareti ricoperte di libri con scaffali alti fino al soffitto (circa 4 metri) e la scalinata, imperiosa e reale! É immensa siamo entrati da una parte per poi uscire finalmente dall’entrata principale.

Hanno creato una parte dove tutti si collegano con internet, portatili, tablet e via dicendo! La tecnologia dentro un mostro di storia!

Robi inizia ad essere molto stanco, dice che come primo giorno abbiamo visto abbastanza, ma io lo trascino davanti alla Grand Central Station.

M’incanto appena entrata, ad osservare con il naso all’insù, non immaginavo ci fosse la rappresentazione di una costellazione. E’ bellissima. La stazione è piena di bar, ristoranti, negozi, sembra uno shopping center . Per curiosità voglio vedere i treni che partono… ehhh rimango a bocca aperta, m’immaginavo tanti binari con numerosi, diversi e moderni treni, invece no. Ci sono delle porte e sopra ogni porta un cartello indica un binario, attraversi la porta, scendi i gradini e ti trovi in metro. C’ è un binario con il tuo treno..ahhhh che delusione, immaginavo una stazione con 30 binari minimo!

Alla fine vince Robi, andiamo in camera a rilassarci un po’ e a far riposare le stanche membra!

Ceniamo al Brother’s Jimmy BBQ (ottimo pollo grigliato in salsa BBQ 22$ + la mancia). Facciamo una passeggiata fino a Chrysler Building. E’ bellissimo sia visto in lontananza sia stare ai suoi piedi, alzare la testa e spingerla indietro per riuscire ad ammirarlo nella sua imponenza. E’ stato per qualche anno (intorno al 1930) il palazzo più alto della città ma poi è stato battuto dall’Empire State Building, che ha mantenuto il record per circa 40 anni e poi a sua volta è stato battuto dalle Torri Gemelle.

3° giorno: lunedì 16 dicembre

Ci alziamo prestissimo, alle 7 siamo già pronti per la colazione (abbiamo preso già’ i ritmi americani), ma qui il sole si alza presto e cosi presto tramonta, quindi se vogliamo approfittare delle poche ore di luce dobbiamo regolarci alla legge della natura! Tanto Robi ha già deciso che fa troppo freddo e i bellissimi locali notturni situati a piani alti dei grattacieli possiamo rimandarli alla prossima visita della città in primavera, perché bere una birra ghiacciata in terrazza a meno dieci, dopo una giornata sotto la neve non si addice molto alle nostre abitudini invernali fatte da cioccolata calda con panna davanti al camino. E come dargli torto!

Oggi c’è il sole, la giornata è bellissima peccato che il freddo si sente molto molto di più.

Andiamo a Wall Strett, qui i grattacieli sono talmente alti e fitti che il sole non riesce a colpirci, non riusciamo ad essere baciati dai raggi neanche se attraversiamo strada, cambiamo marciapiede, rincorriamo un piccolo fascio di luce, non c’è niente da fare, non arrivano, è impressionante!

Ovviamente l’essere vicini al mare non aiuta, in quanto anche se non c’è vento, si sente l’aria fredda che attraversa i palazzi e fa da corridori di corrente. Oggi il freddo è assurdo, è secco ma è un incubo, credo che sia stata la giornata più’ fredda in assoluto. Non riusciamo a tenere le mani fuori dai guanti neanche per 3 secondi. Per controllare la cartina dobbiamo rifugiarci in un negozio, altrimenti l’impresa e’ impossibile. Mi sento tagliare la faccia, credo che sia peggio che a Livigno, perché almeno quando scii sei in movimento e indossi la tuta termica.

Abbiamo navigato per la zona un po’ per caso, infatti ci siamo persi il NY Stock Exchange, la sala delle contrattazione della borsa e abbiamo girato parecchio prima di trovare il famoso Toro, che è enorme, chissà poi perché me l’immaginavo più piccolo!

Ci incamminiamo per il Memoriale, speriamo di non fare coda, non abbiamo voluto prenotare, ma non sapevamo esattamente quando saremmo venuti, ed essendo all’aperto correvamo il rischio di prenotare e beccare pioggia o addirittura neve. In realtà non c’è molta gente, si passa subito l’ingresso (non ha un costo, l’entrata e’ gratuita, si lascia solo una mancia) è al controllo scanner che l’attesa si fa lunga e snervante soprattutto perchè è all’aperto e la precedenza in questi casi è data a chi ha prenotato!

Il memoriale per come l’hanno costruito non mi ha dato moltissimo, non capisco perché proprio delle vasche. Quello che mi ha colpito sono tutti i nomi scritti intorno, tutte le donne e uomini e bambini che hanno perso la vita per un attacco terroristico. Il sito commemora le vite perduta, riconosce le migliaia di sopravvissuti e permette a noi visitatori di rievocare lo spirito di quello che e’ accaduto quell’11 settembre che tutti ricordiamo e che tutti abbiamo visto e vissuto in prima persona. La ricostruzione del World Trade Center non e’ ancora completo. All’interno del memoriale c’è un video molto commovente dei sopravvissuti o dei parenti di chi ha purtroppo perso qualcuno.

All’uscita ci accoglie ancora questo freddo insopportabile e ci rifugiamo subito da StarBucks, abbiamo decisamente bisogno di un cappuccio caldo.

Decidiamo il da’ farsi, sono le 11, c’è il sole, ma di star fuori non ne abbiamo molta voglia, senza neanche farci caso, notiamo di fronte a Sbuks, il Century 21. Sò essere un outlet cosi decidiamo di farci un giro. Compriamo qualcosina, ma niente di che, non ha senso riempire valigie con cose che si possono tranquillamente trovare a casa con i nostri saldi.

Quando usciamo è l’una, non so se è un caso ma capitiamo in una zona dove il sole ci scalda quindi decidiamo di andare a Brooklyn, lì di grattacieli non c’è ne sono e la giornata è limpida e perfetta per ammirare lo skyline. L’andata la facciamo in metro e assistiamo ad una scena folle. A Wall Street, nella grande metropolitana newyorkese, due ragazzi sono costretti a portare su di peso un ragazzo ben piazzato sulla carrozzella, perché qui non ci sono rampe, scale mobili, ascensori. Rimango letteralmente senza parole, quei ragazzi erano esausti, agl’ultimi gradini era quasi convinta che non c’è l’avrebbero, ho gridato a Robi, “dagli una mano ti prego”, ma era impossibile anche avvicinarsi perché le scale sono strette e a fatica riuscivano a salire loro uno di fianco all’altro! La grande metropoli, la grande capitale del mondo che ha una cosi grande pecca! Chi l’avrebbe mai detto! Come si suol dire “non è oro tutto ciò’ che luccica”!

Prendiamo il metro fino a Clarck’s Street nel quartiere di Brooklyn Height. Curiosiamo sotto il sole, questo quartiere di mattoncini rossi, tutto è tranquillo e tutto tace. Attraversando il Brooklyn Bridge si raggiunge il primo sobborgo di NY, che meglio di altri ha saputo conservare il suo originario spirito. La passeggiata sugli Height è bellissima, la brezza, i viali alberati, le villette a schiera, è un’oasi di tranquillità nel cuore della metropoli. È bellissimo guardare il trambusto di Manhattan da un osservatorio cosi privilegiato. Credo che se dovessi vivere in questa città’ sceglierei questo quartiere! Dirigendoci verso il ponte arriviamo alla Brooklyn Promenade e qui si possono ammirare gli scorci più mozzafiato del fiume Hudson. Mangiamo un panino veloce in Montague Street, curiosiamo un po’ nel quartiere Dumbo prima di avventurarci per la traversata del ponte. La passeggiata per attraversarlo richiede circa una mezz’ora, compreso anche il tempo per scattare qualche foto agli splendidi cavi di sospensione del ponte.

Rammento che quando ero a San Francisco, davanti al Golden Gate, raccontavano di come fosse più impressionante il Brooklyen Bridge… per me non e’ cosi, visti entrambi alla luce del sole e non sotto lo sfavillo di milioni di luci, il Golden Gate ha per me un fascino maggiore.

Sono le 15 e decidiamo di fare un rapido salto in camera e portare il nostro sacchettino dello shopping.

Vista la giornata è il caso di approfittarne per salire su un grattacielo. La nostra scelta ricade sul Top of the Rock, perché anche se è più basso dell’Empire, dal primo si ha la possibilità’ di ammirare sia il Central Park, sia il Brooklyen Bridge, di fronte c’ è lo stesso Empire e dietro al MetLife s’intravede per meta’ il Chrysler. Che dire della vista, è uno spettacolo di luci, colori, e movimento. Mi sento come in una di quelle migliaia di foto che si vedono in giro ovunque per rappresentare la NY notturna.

Riammiriamo l’albero di Rockfeller Center, a quest’ora si può notare meglio la sua impareggiabile luce data dalle migliaia di lampadine. Diciamo che ora l’effetto è davvero notevole.

Ci guardiamo attorno e notiamo, come nei film, delle persone fuori dai negozi vestiti da babbi natale che suonano incessantemente una campana con sotto fondo canzoni di natale! Ahhh ora si mi sembra di essere veramente nella grande mela di Natale!

Sta sera per cena decidiamo di andare in uno dei posticini della nostra lista. Robi è un fan di Man Vs Food quindi prima di partire abbiamo segnato dei posticini suggeriti per poter provare qualcosa di veramente unico.

Il posto si chiama Katz’ Deli ed è famoso anche perché hanno girato la scena più IN del film “Harry ti presento Sally”. É il posto giusto per specialità’ gastronomiche perfette, ottimo pastrami in porzioni abbondanti, manzo sotto sale, sottaceti (immangiabili), hot-dog e zuppa di matsoh (io non ho avuto il coraggio di prenderla) consumante in un ambiente che ricorda un refettorio. Entrando abbiamo ricevuto un biglietto da consegnare al banco affinché il personale prepari i piatti preferiti. Ci abbiamo impiegato un po’ a capire come funzionava, ma ci è bastato osservare un cliente e il gioco è fatto. Vai al banco, scegli il tipo di carne che preferisci per il tuo Pastrami (è possibile anche assaggiarla) dopo di che in un tramezzino ti mettono una tale quantità di carne che non pensi che riuscirai, non solo a mangiarla tutta, ma a mordere questo tramezzino alto come il più maestoso dei tramezzini. La carne non sembra cotta, infatti non lo è, è solo affumicata, penso che non riuscirò mai a mangiarlo, ed invece è buonissimo, molto particolare e assolutamente da provare. Da evitare i bagni, fidarsi sulla parola! Arrivarci è semplicissimo, linea arancio fermata 2° Avenue

4° giorno: martedì 17 dicembre

Questa mattina ci alziamo con la neve, ma lo sapevamo, il nostro sito meteo AccuWeathe, è la miglior applicazioni che potessi trovare sull’argomento. E’ preciso al minuto.

Avevamo già considerato da ieri sera che ci saremmo dedicati ai musei: vorremmo visitare il Met (sono affascinata di vedere i Buddha, gli arredi giapponesi e la collezioni di dipinti e sculture di Monet, Renoir, Cezanne) ma anche il Moma (con i suoi Matisse, Picasso e la favolosa collezione di film, dai capolavori al muto), ma sta volta decidiamo che visto che questa città può darci anche qualcosa di diverso, optiamo per l’American Museaum of Natural History.

Rimaniamo estasiati davanti ai soffitti altissimi e agli habitat degli animali ricreati che conferiscono a questo museo della scienza un’atmosfera tutta particolare. Ovviamente le opere principali del museo descrivono la vita e la storia dei dinosauri.

Siamo attirati dai giganteschi scheletri perché attirano immediatamente l’attenzione, ma ci sono vari punti di forza nel museo, come le collezioni di gemme, minerali e meteoriti, le sale dei mammiferi, il museo della tecnologia, e il recente Rose Center for Earth and Space. Dedichiamo al museo tre ore e mezza, il costo è di euro 22$ compreso di guardaroba.

Sono un po’ sorpresa degli orari dei musei (dalle 10,30 alle 17,30) se uno volesse visitarne due in un giorno: è impossibile!

Fuori nevica ancora, optiamo quindi di dare un’occhiata alla zona Garment Discrict, purtroppo visto il meteo l’unica cosa da fare, è fare un giretto per negozi. Prima pranziamo, abbiamo una fame da lupi. Entriamo per caso in un self-service indiano. Cibo molto buono, saporito, speziato, particolare, c’è’ un po’ di tutto, io assaggio del riso, del pollo, verdure il tutto ad un prezzo ottimo, peccato solo che si rivelerà nel corso della giornata, molto difficile da digerire!

Finalmente sono davanti a Victoria’s Secret… non si può venire a NY e non fare un giro per questo negozio. E’ tutto rosa, di chiffon, profumato, sembra il mondo delle favole per noi donne. C’è di tutto, da articoli stravaganti a cose da tutti i giorni e i prezzi sono abordabilissimi e soprattutto ci sono un sacco di offerte (3 culotte / 30 $) (4 perizomi / 28 $) carini, semplici, con pizzo, colorati. Nei camerini le commesse ti coccolano, ti chiedono come ti chiami, da dove arrivi, ti aiutano nella scelta, sono disponibili sorridenti e i camerini sono enormi, tutto fucsia, tutto di velluto, c’è dentro anche un divano! E gli accompagnatori? Possono aspettarti fuori nel salottino! Ma, non è finita, la cosa che mi lascia più’ esterrefatta alla cassa, per un conto di soli 97 $ (ero in missione anche per un’amica) mi regalano la pochette trousse con pennelli trucco (prezzo di listino 88 $). Ho beccato la giornata delle promozioni? Anticipo regalo di Natale? Un’italiana particolarmente simpatica? Non faccio domande, prendo il mio pacchettino ed esco felice.

Punto Macy’s, ma appena entrata mi sembra di essere alla nostra Rinascente, quindi facciamo immediatamente dietro-front, osserviamo solo con curiosità le vetrine in movimento poste sul lato piazza del grande shopping center. Ci incamminiamo sulla 5° per vedere dalla 23th l’Empire e il Flatiron Building. Il palazzo non è di certo famoso per la sua altezza (solo 22 piani) ma per la sua forma a ferro da stiro. Credo che come tanti, siamo passati davanti al Madison Square Garden ma non lo notiamo, ma sono le sei di sera, è buio pesto, c’è neve e ghiaccio ovunque e fa molto freddo, decidiamo di lasciar perdere e rientriamo in hotel per la cena anche se in realtà dopo il pranzo di oggi, la fame è davvero poca.

Facciamo un giro lungo, Park Avenue, la Madison, è pieno di ristoranti italiani, francesi, etiopi e pizzerie, ma se penso alla carne sta sera sto male… ma sono le 22 passate, e siamo alla ricerca di un qualcosa ma che non sappiamo bene cosa..

Torniamo alla fine da Penelope’s, ma sta sera ci delude. Avrei mangiato volentieri un’insalata fresca e leggera come quella della prima sera, ma chissà’ perché’ per loro un’insalata senza carne vuol dire annaffiata con la vinaigrette (è una salsina con la senape che mi dà il voltastomaco). Buttiamo 33 $ per una cena non consumata.

5° giorno: mercoledì 18 dicembre

Oggi sole! Ci incamminiamo verso Union Square, al centro della piazza si possono acquistare pane e dolci al Greenmarket. Attraversiamo Chelsea che ci sembra un quartiere distaccato da Manhattan, i palazzi son bassi a mattoncini, ci sono scuole con larghi parchi per bambini e poi vediamo in coda davanti ad una chiesa tantissimi vagabondi in fila per un pasto caldo! É di certo un povero quartiere anche se pulito e ordinato. Entriamo al Chelsea Market per caso, attirati dal calduccio di un cappuccio ed invece scopriamo un mercato nella vecchia fabbrica dei famosi biscotti Oreo. In realtà siamo venuti fin qui avendo una meta ben precisa, l’High Line, la vecchia ferrovia sopraelevata, ora diventata percorso pedonale nel verde. Purtroppo scopriamo essere chiusa per neve e ghiaccio, ma mi sembra molto strano, ho visto molte foto di persone che l’attraversavano con la neve!

Mi spiace solo essere venuta fin qui per niente!

Appena incontriamo la prima linea rossa del metro, la prendiamo in direzione Downtown, nostra prossima meta, Liberty Island. Scendiamo al capolinea, South ferry e da lì seguiamo la massa di gente.

Impiegheremo 4 ore dal fare il ticket, passare i controlli, visitare le isole e rientrare in città. Noi siamo sempre stati fortunati, siamo riusciti a prendere il primo battello in partenza senza dover fare attese. I controlli sono molteplici, prima di salire sul battello, prima di salire sull’isola, prima di entrare nel piedistallo della statua, diventa snervante tutta questa concentrazione esagerata di controlli.

Il giro completo, compreso di battello e audio guida e’ di 17 $, peccato solo che a Ellis Island l’audio guida in lingua italiana non c’è.

Già dal battello, mentre ci avviciniamo a Liberty Island, rimango colpita dalla grazia, dall’immensità e dall’intensità dell’opera. Non per niente la statua è uno dei simboli americani più noti e diffusi. Durante la visita viene raccontato tutto, come i francesi finanziarono la scultura, e come l’America doveva occuparsi della base, dei litigi, dei disaccordi. Molto rappresentativo l’idea di raffigurare una donna, per quello che sarebbe diventato il simbolo dell’America. Noi abbiamo visitato i giardini, la terrazza panoramica del piedistallo e il museo. Per la corona bisogna procedere con una prenotazione fatta mesi in anticipo. Ovviamente fa freddo, siamo su un’isola ed io per scaldarmi prima di iniziare il giro, prendo un cappuccio extra da tenere in mano per tutto il tragitto.

Al metal detector del piedistallo ci accade una cosa curiosa: ho in borsa due banane, che di solito mangiamo un po’ prima del pranzo o per merenda, fatto sta che mi bloccano all’entrata e non ho soluzioni devo buttarle, non posso neanche mangiarle, li davanti a loro, le devo buttare altrimenti buttano fuori me!!! Io questa città davvero non la capisco, ma secondo me neanche loro si capiscono perché’ alla mia richiesta “Why” mica son riusciti a darmi una risposta! Quindi ho dovuto buttare le mie banane senza sapere neanche perché? L’America!

Prima di prendere il traghetto, a giro concluso, mangiamo nel self-service dell’isola un fish and chips niente male.

La seconda fermata del battello è Ellis Island. Questo era il luogo dove sbarcavano tutti gli immigrati d’Europa. All’interno si possono trovare, fotografie, documenti, e bagagli. Ci sono anche dei computer a disposizione dove poter fare una ricerca di qualche parente, amico, conoscente che è arrivato fin qui all’inizio del secolo.

Sbarcati avrei volentieri fatto un giro per Staten Island, dicono che il viaggio al tramonto è il migliore, ed e’ gratuito. Ma anche questa la metteremo tra le cose da fare.

Optiamo nel pomeriggio per un giretto nel Greenwich Village. Anche qui le case sono molto diverse dai palazzi di vetro, è il famoso quartiere dove hanno girato la famosissima serie televisiva Friend’s. Noi abbiamo girato un po’ per caso e cosi ci siamo persi il Washington Square Park, luogo frequentato dai patiti di skateboard e artisti di strada. Un tempo era un cimitero e sede di esecuzioni pubbliche, dovrebbe esserci ancora il grande olmo che veniva usato per le impiccagioni e la Christopher Park, la scultura a grandezza naturale che raffigura una coppia gay in piedi e una copia lesbica sulla panchina.

Da qui a Soho il passo è breve. Ora è divenuto un quartiere molto alla moda, ma inizialmente era il centro della prostituzione, e dei malaffari clandestini. Abbiamo girovagato un po’ , senza una meta fissa, passando davanti a gallerie d’arte, negozi, edifici interessanti ma che comunque non ci hanno trasmesso molto, probabilmente perché prima di partire ci hanno descritto il quartiere in modo cosi tanto particolare, diverso, in contrasto, che noi in realtà’ non abbiamo notato niente di cosi stravagante e curioso. Proseguiamo per Mott Street fino ad arrivare al cuore della vecchia Chinatown. Sembra di essere catapultati, scusate l’eufemismo, in Paolo Sarpi. A dirla tutta, anche se non vorrei fare l’ennesimo paragone, ma il quartiere cinese di San Francisco è a dir la lunga il Chinatown migliore in assoluto!

Di Little Italy, invece, non è rimasto più niente, sarà forse a causa dello sconfinamento di Chanatowun e di Soho, ma di tutti gli immigrati italiani non è rimasto poi molto. Vediamo solo qualche negozio di alimentare ma niente di più. Eppure ho letto libri dove in Prince Street vivevano napoletani, siciliani e molti altri meridionali da riempire una città… tutti spariti? Tutti agglomerati nella grande mela o tutti immigrati nuovamente?

Oggi ultima cena. Scegliamo il Jackson Hole. Il posto più mitico per dei veri hamburger americani.

Dal nostro hotel dista poco meno di mezzo chilometro. Tra la 3Avenue e la 35th Street. Sulle recensioni parlano di costi esagerati, ma di esagerato questo posto ha solo la carne. É ottima, buona, fresca, il tutto condito a piacimento, con bacon, uova, cipolla, pomodori, insalata e salse varie. Credo di aver mangiato il migliore hamburger della città! Il tutto con coca-cola e anelli di cipolla 33 $ + la mancia!

6° giorno: giovedi 19 dicembre

Ultima colazione a base di puncake. Ora è iniziato il rito “Dell’ultimo prima della partenza”. Oggi sole e fa caldo… caldo… siamo improvvisamente arrivati a 8/10 gradi! Impressionante, in una sole settimana abbiamo avuto una continua variazione meteo!

Vorrei vedere il Guggenheim Museum almeno da fuori per ammirare la struttura a spirale. Arrivare è facile, abbiamo il metro con la linea diretta. Facciamo un giro nel parco, è presto e’ non c’è molta gente, facciamo tante foto con la neve e anche se è periodo di letargo scopriamo tanti scoiattoli che si avvicinano, non hanno assolutamente paura, anzi son speranzosi di ricevere un bocconcino.

Oggi giornata dedicata ai regali per i bambini, non possiamo tornare a casa senza le cose della lista (per lo meno ci proviamo). A Time Square sappiamo esserci un negozio che vende articoli dei NY Yankees, per bambini non si trova molto ma riusciamo a far contenti tutti lo stesso. C’è tantissima gente, questa piazza è un delirio, poi il sole e’ alto e caldo e infagottati come siamo noi , ci dà fastidio tutto, entriamo per un cappuccio da Star Bucks per toglierci dal caos della città.

Ritorniamo con il metro al Central Park, vogliamo mangiare l’hot-dog del primo giorno, in questa bellissima e calda giornata di sole. Riproviamo a vedere se in pista c’è gente, ma purtroppo la coda non varia! Lasciamo perdere abbiamo ancora dei compiti da assolvere. Entriamo da Tiffany, che dire: chi non è innamorato dei suoi gioielli, ma purtroppo sta volta l’acquisto non e’ per me. In realtà scopriamo che i prezzi non sono poi cosi diversi dai nostri. Facciamo un giretto da Amber Crombie, per altro regalino (io resto dell’idea che questo negozio è anormale, dentro fa un caldo impressionante, non vedi niente, le luci basse stile discopub e soprattutto il profumo, da emicrania!). Anche qui non noto grandi differenze con Milano, ma anche qui, avevamo i compitini da fare! Entriamo in un MC per una coca-cola rinfrescante prima di rientrare in hotel, mettere tutti gli acquisti in valigia e dirigerci all’aeroporto.

Il viaggio fino a Jamaica Station è lungo, stranamente ogni fermata è lentissima, si blocca in continuazione, all’andata era tutto filato liscio! Per fortuna siamo in anticipo.

Il check-in è rapido e veloce , al contrario il controllo bagagli è lungo, complesso e noioso.

Il viaggio è perfetto, arriviamo anche prima del previsto NY / Malpensa in poco più’ di sei ore!

Il costo del ns viaggio è stato di quasi 2000 euro (bollo passaporto compreso, che a noi ci hanno prontamente vidimato alla partenza)… shopping a parte!



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