Napoli, toccata e fuga
Per prima cosa va detto che il gioco vale la candela solo se si trovano delle tariffe superconvenienti: per darvi un’idea io ho pagato due biglietti Ryanair a/r 53€.
Seconda cosa da tenere presente è che gli orari dei voli devono permettere di sfruttare al meglio la giornata. Noi siamo partiti con il volo delle 7.00 da Bergamo e ripartiti con il volo delle 22.00 da Napoli: 12 ore piene per scoprire la città partenopea.
Infine per ottimizzare i tempi ci siamo spostati da e verso l’aeroporto in taxi, sfruttando le tariffe predeterminate aeroporto-centro città (25€ a tratta): ci siamo fatti lasciare al Vomero e abbiamo ripreso il taxi verso l’aeroporto dal Lungomare Caracciolo.
Il centro di Napoli è molto raccolto, ragion per cui ci siamo spostati sempre a piedi tranne un piccolissimo tratto che abbiamo fatto in metropolitana. Quindi caffè, sfogliatella e via che si parte! Ammirare il Golfo di Napoli da Castel Sant’Elmo Mi piace iniziare la visita di una città partendo dall’alto perchè si ha sempre una prospettiva privilegiata e si riescono a capire molte più cose che standoci dentro. Così anche per Napoli siamo saliti fino alla sommità della collina del Vomero. Dal camminamento di ronda di Castel Sant’Elmo si può infatti ammirare un panorama a 360° sull’intero Golfo: da Spaccanapoli al Vesuvio, da Posillipo alle isole di Capri, Procida e Ischia. Uno spettacolo di sole e di azzurro che riempie gli occhi e allarga il cuore.
Quartieri spagnoli, l’anima verace di Napoli Scendendo lungo i 414 gradini della Pedamentina San Martino si viene catapultati dritti dritti nei Quartieri Spagnoli. I vicoli stretti con i tipici bassi napoletani che si affacciano a livello della strada, le corde di panni stesi quasi fossero stendardi a festa, le carrucole con i cesti che scorrono su e giù, il vociare delle donne che si parlano da una finestra all’altra, i motorini che sfrecciano veloci. Qui è tutto un’esplosione di vita. Dura e cruda forse, ma tremendamente orgogliosa e fiera. Toledo e Università: l’arte in metropolitana Arrivati al limitare dei Quartieri Spagnoli s’incrocia la centralissima Via Toledo, fulcro dello shopping partenopeo. Ma noi oggi non siamo qui per i negozi e così ci infiliamo subito nell’omonima metropolitana: 1,50€ per fare un viaggio in quella che è ritenuta una delle più belle stazioni del mondo. La fermata Toledo è infatti dominata dal Crater de luz, un grande cono di luce che attraversa tutti i i livelli della stazione: è alla quota 0 – al livello del mare – che l’azzurro dei mosaici che ricoprono le pareti si fa ancora più intenso. E già che abbiamo preso il biglietto della metropolitana tanto vale approfittarne e prendere la linea 1 (gialla) – direzione Garibaldi fino alla fermata Università. Qui il rimando è al mondo tecnologico-digitale: soffitti specchiati, colori fluo, immagini tridimensionali, sculture giganti a forma di sinapsi. Queste sono solo due delle cosiddette Stazioni dell’Arte, ma ce ne sono tantissime altre e sono tutte da scoprire. Pausa golosa da Scaturchio E’ giunto il momento della seconda sfogliatella della giornata e tra le più classiche da provare a Napoli c’è sicuramente quella dell’Antica Pasticceria Giovanni Scaturchio. Frolla o riccia, ma anche tutte e due, per capire quale sia la vostra preferita. Io ormai non ho più dubbi: vince la frolla! Godersi la pace del chiostro maiolicato di Santa Chiara Guardando la semplicissima facciata del Monastero di Santa Chiara è difficile immaginare che al suo interno si possa nascondere un simile gioiello. Riparato dal caos cittadino, dal vociare dei turisti e dal rumore dei clacson, il chiostro maiolicato è un’oasi di pace assoluta. Ad attendervi 64 pilastri ricoperti da qualcosa come 30 mila maioliche policrome decorate con elementi naturali – tralci di viti, fiori, piante – collegati da sedute a loro volta maiolicate su cui sono raffigurate scene agresti, marinare e mitologiche. Solo su uno schienale è raffigurata una scena relativa alla vita nel Monastero, con una clarissa intenta a dare da mangiare ai gatti presenti nel chiostro: vi sfido a trovarlo! Commuoversi davanti al Cristo Velato Il Cristo velato, di Giuseppe Sanmartino, è una delle sculture più suggestive e potenti che abbia mai visto: un unico blocco di marmo posto al centro della Cappella Sansevero, oggi chiesa sconsacrata. È di una bellezza straziante, accentuata ancora di più da quel velo che, invece di coprirne il corpo martoriato, scopre tutta la sofferenza umana del Cristo appena deposto dalla Croce: la vena sulla fronte, i segni dei chiodi su mani e piedi, il costato scavato. Ma la Cappella Sansevero non è solo il Cristo Velato: tra i virtuosisimi del barocco si nascondono altri capolavori da non perdere – in primis l’Altare Maggiore, le colonne con le Virtù, le statue simboleggianti la Pudicizia e il Disinganno, oltre che il pavimento labirintico e la tomba di Raimondo di Sangro, settimo Principe di Sansevero a cui si deve il progetto della Cappella. Prima di uscire non perdetevi l’ultima chicca: scendete le scale che conducono alla cavea sotterranea dove sono conservate le cosiddette Macchine anatomiche, ovvero gli scheletri di un uomo e di una donna con una minuziosa ricostruzione del sistema circolatorio. Abbastanza raccapriccianti ma sorprendentemente dettagliate per le conoscenze anatomiche dell’epoca. La pizza autentica napoletana in va dei Tribunali A questo punto si sarà fatta ora di pranzo e questo vuol dire PIZZA! A Napoli ovviamente c’è l’imbarazzo della scelta, soprattutto lungo la famosissima Via dei Tribunali. Provenendo dalla Cappella di San Severo si incontrano Attanasio, Gino e Totò Sorbillo, Esterina Sorbillo, Gigi Sorbillo, Di Matteo, Dal Presidente e potrei continuare con una lista pressoché infinita. Il mio consiglio è di vedere un po’ quanta coda c’è e decidere di conseguenza: state pur certi che in ogni caso mangerete una pizza buonissima! Scoprire un’altra Napoli, quella sotterranea Un buon modo per smaltire la pizza è quello di partecipare alla visita guidata organizzata dall’Associazione Napoli Sotterranea. L’ingresso si trova proprio nel cuore del centro storico, in Piazza San Gaetano, dove scendendo a 40 metri di profondità tra cunicoli e cisterne è possibile compiere un viaggio nel tempo: dagli acquedotti greco-romani ai rifugi antiaerei fino ai supertecnologici orti ipogei. Infine verrete condotti all’interno di una proprietà privata rilevata da pochi anni dalla stessa Associazione dove sarà possibile visitare i resti dell’antico Teatro greco-romano…proprio sotto ad un letto che nasconde una botola segreta!
San Gregorio Armeno, tra sacro e profano In quella che è conosciuta come la via dei presepi, le statuine della natività e dei pastori si alternano a quelle di Totò e Pino Daniele, del Papa e della Regina Elisabetta con al seguito Harry e Megan, passando per Trump, Berlusconi con Dudú e Kim Jong-un, per finire con gli ovviamente immancabili calciatori del Napoli. Ma San Gregorio Armeno è anche Pulcinella, tamburelli, corni e cornetti portafortuna. Perché si sa: non è vero ma ci credo! Cercare l’unica opera italiana di Banksy Se siete appassionati di street art non potete perdervi l’unica opera italiana attribuita a Banksy. Si trova in Piazza Gerolomini, proprio a fianco della Pizzeria Dal Presidente. La Madonna con la pistola rispecchia in pieno lo stile di Banksy: l’unica cosa che disturba è la teca in plexiglass con cui è ricoperta, ma diciamo che il fine – ossia evitare che venga rovinata come già successo ad un’altra opera che Banksy aveva fatto sempre a Napoli – giustifica il mezzo. Scoprire che il Duomo di San Gennaro è in realtà dedicato a Santa Maria Assunta Colpo di scena: la Chiesa più importante di Napoli, dove avviene il famoso miracolo della liquefazione del sangue nell’ampolla, è in realtà dedicata a Santa Maria Assunta. E allora cosa c’entra San Gennaro? La storia vuole che il 13 gennaio 1527 il popolo di Napoli, esasperato da guerre, pestilenze e continue eruzioni del Vesuvio, formulò un voto solenne a San Gennaro. In cambio della protezione della città sarebbe infatti stata realizzata una nuova Cappella all’interno del Duomo: la grazia ci fu e da quel giorno le reliquie e il tesoro del Santo sono custodite nel Duomo che viene per questo chiamato “di San Gennaro”. Ammirare Castel Nuovo meglio conosciuto come Maschio Angioino Non si può passare da Napoli senza vedere, almeno da fuori, il Maschio Angioino. Imponente e mestoso, deve la sua costruzione a Carlo I d’Angiò il quale – dopo aver trasferito la capitale del suo regno da Palermo a Napoli – decise di ovviare alla mancanza di un vero e proprio castello difensivo costruendone uno in posizione strategica. Da qui il nome di Castel Nuovo, per distinguerlo dai già esistenti Castel dell’Ovo e Castel Capuano.
Sembra Milano ma non è: la Galleria Umberto I Arrivati qui vi sembrerà di essere stati catapultati…a Milano! La domanda che sorge spontanea è: chi ha copiato chi? Entrambe le Gallerie sono infatti intitolate a un re di casa Savoia. Tutte e due hanno raffigurate sulle lunette da cui si diramano i bracci laterali 4 donne che rappresentano i 4 continenti, nonchè sono arricchite con decorazioni che omaggiano Scienza, Industria, Agricoltura e Arte. La cupola è in entrambi i casi grande uguale, una gigantesca struttura di ferro e vetro costruita su un ottagono di 36 metri. Ma per dovere di cronaca bisogna dire che quella di Milano è stata inaugurata nel 1867, mentre quella di Napoli vent’anni più tardi. Merenda al Vero Bar del Professore o al Gambrinus Direi che ci siamo meritati una pausa! Vi consiglio di scegliere tra due isituzioni del caffè napoletano: il Vero bar del Professore, famoso per il suo caffè alla nocciola, o lo storico Caffè Gambrinus. Noi abbiamo optato per il primo e ci siamo anche fatti tentare da una mini-pastiera: sublime!
Due passi bendati in Piazza del Plebiscito Ci troviamo adesso di fronte ad una delle cartoline più famose di Napoli, con il colonnato che abbraccia la Basilica intitolata a San Francesco da Paola. Qui è facile imbattersi in turisti che cercano – invano! – di attraversare la Piazza con gli occhi bendati. No, non sono impazziti: sembra infatti che la regina Margherita fosse solita concedere una volta al mese la libertà ad un prigioniero che da Palazzo Reale – quindi dall’altro lato della Piazza – riuscisse a percorrerla tutta, attraversando però lo spazio tra le due statue equestri poste di fronte alla Basilica. Sembra però che nessuno ci sia mai riuscito a causa di una maledizione lanciata dalla stessa regina… La leggenda di Castel dell’Ovo Seguendo la strada che conduce verso il mare arriviamo proprio di fronte all’iconico Castel dell’Ovo. Ora, tutti conosciamo la leggenda dell’uovo trovato da Virgilio e nascosto nei sotterranei di Castel dell’Ovo da cui dipenderebbero le sorti, non solo del Castello, ma di tutta Napoli. Sapete però da dove salta fuori l’uovo? Si narra che Partenope – una delle tre sirene che cercarono di incantare Ulisse – in preda allo sconforto per aver fallito, rimase impigliata tra gli scogli di Megaride, proprio dove ora sorge il Castello, e lì prima di morire depose il famigerato uovo. Ricordatevi di questa leggenda quando salirete sulla terrazza del Castello per ammirare il Golfo in tutto il suo splendore. Lungomare Caracciolo Il nostro viaggio a Napoli non poteva che concludersi qui, in riva al mare. Vi auguro di poter ammirare un tramonto magico almeno quanto quello che abbiamo visto noi: sarà uno spettacolo che difficilmente dimenticherete e che porterà con sè la promessa di un ritorno.