Napoli “la dolce”
Vociante e elegante, come ce l'aspettavamo
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Napoli al primo impatto è esattamente come ce l’aspettavamo: vicoli trafficatissimi affollati di gente vociante, palazzi eleganti, traffico caotico clacson utilizzati senza nessun risparmio, chiese barocche, chiostri e bancarelle gestite da extracomunitari. Decidiamo di iniziare la visita della città partendo dalla Napoli monumentale: il castello del maschio Angioino la maestosa piazza del Plebiscito, il famosissimo teatro San Carlo e la galleria Umberto Primo. Decidiamo poi di percorrere senza obblighi turistici l’elegante via Chiaia e poi via Toledo da cui si diramano i vicoli dei Quartieri Spagnoli dove ci ripromettiamo di tornare. Un aspetto di Napoli che ci interessa approfondire subito è quello relativo ai dolci; la pastiera, la sfogliatella ma soprattutto il Babà che scopriamo con stupore essere stato inventato dai pasticceri francesi ospiti alla corte napoletana; non ci facciamo abbattere dalla scoperta e ci guardiamo in torno, esistono negozi dedicati a questo dolce (come ad esempio la pasticceria Ali Babà) dove vengono offerte paste grandi come palloni da rugby, che sicuramente non ci consentirebbero di superare l’alcool test; esiste anche una citazione filosofica relativa a questo dolce: “è inutile aggiungerci il rum, uno str.. Non diventa un Babà”. Alla fine optiamo per il Babà dello storico Caffè Gambrinus, con fragole e panna, il massimo. Arriva così il momento della Napoli storica: partiamo dalla Basilica di Santa Chiara dove lo splendido chiostro maiolicato ci ispira raccoglimento e molta serenità tanto che riusciamo ad addormentarci in una panchina in pietra con il viso rivolto allo splendido sole di fine marzo. La basilica è enorme ma piuttosto spoglia. Proseguiamo poi per la Cappella Sansevero dove ammiriamo le splendide sculture ed il realistico Cristo velato e ci risvegliamo completamente nella cripta dove ci troviamo di fronte un’incredibile corpo imbalsamato che conserva metallizzata tutta la rete di vene e arterie. E’ il momento della visita ai mercatini di San Gregorio Armeno dove troviamo tutte le statuette del presepe dei personaggi famosi tra cui in primo piano Totò, l’allenatore del Napoli Mazzarri e in seconda fila il meno noto Barack Obama. Per concludere in bellezza la giornata visitiamo il Duomo, dove due volte all’anno si assiste al miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro. Come primo giorno ci sembra più che sufficiente e andiamo a dormire. Il giorno successivo lo dedichiamo a Capri; il viaggio in aliscafo non è molto confortevole dal momento che il mare è leggermente mosso, e la cosa non piace allo stomaco di una comitiva di mediorientali; in compenso scopriamo un lavoro da tenere in considerazione: quello del personale addetto alla distribuzione e al ritiro dei sacchetti usati da chi ha avuto qualche problema a bordo. A Capri prendiamo la funicolare e all’arrivo, con la colonna sonora di “Oh my God” pronunciato da un gruppo di americani entusiasti, ammiriamo lo spettacolare panorama dell’isola dall’alto. Sosta per l’aperitivo nella celeberrima piazzetta ritrovo usuale dei Vip e passeggiata tra i negozi esclusivi, le splendide ville e i lussuosi hotel. Quasi tutti i locali espongono foto con celebrità abbracciate al gestore del locale (o meglio il contrario). La passeggiata termina con l’arrivo ai giardini di Augusto (anche i vip di ieri erano attratti dall’isola) dai quali scopriamo la vista incredibile dei faraglioni che emergono dal mare. A pranzo facciamo un’altra piacevole scoperta : la caprese non è solo la classica mozzarella con il pomodoro ma anche un ottimo dolce. Ritorno a Napoli dove pranziamo in una pizzeria tipica “Il pomodorino” che poi realizziamo essere una catena perché ci eravamo già stati tempo fa a Milano. Il terzo giorno è dedicato a Pompei; recandoci in stazione a prendere la trans vesuviana notiamo che appena proviamo a mettere il piede sulle strisce pedonali l’automobilista accelera e suona il clacson, come dire “non provarci nemmeno, qui le strisce non valgono”, un modo pittoresco di guidare come pure pittoreschi e a tratti filosofici sono i discorsi fatti anche sugli argomenti più banali, ad esempio, alla fermata dell’autobus per commentare l’amministrazione comunale sentiamo dire che “è come una brutta malattia che non se ne vuole andare”. Un tifoso del Napoli poi ci dice “preferisco avere un figlio ballerino che Juventino”. Pompei è un sito archeologico molto vasto, per visitarlo ci affidiamo all’audio guida. Purtroppo molti siti sono chiusi per manutenzioni e non riusciamo a seguire ciò che la guida ci propone. Speriamo che il nostro sacrificio serva a qualche cosa e che venga posta la massima attenzione alla conservazione di un sito che è rimasto intatto per secoli sotto la pomice e che oggi rischia veramente molto. Visitiamo il foro, il teatro, il mercato, i templi, le terme, la casa di appuntamenti e le ville private (la più interessante è la villa dei misteri). Ci rendiamo subito conto del perché Pompei è il sito archeologico più affascinante d’Europa. Ritorno a Napoli e dopo tanti morti decidiamo di cercare un po’ di vita andando a cena in un locale folcloristico collocato in una stretta viuzza dei Quartieri Spagnoli; qui il cameriere ci regala un gran piatto di spaghetti con gli scampi perché è in corso l’elezione del miglior cameriere del locale, ovviamente non gli facciamo mancare il nostro voto. Pompei ci ha incuriosito e cosi decidiamo di dedicare l’ultimo giorno al museo archeologico nazionale; scopriamo però che martedì è il giorno di chiusura (a differenza di tutti gli altri musei che chiudono il lunedì); rimaniamo delusi e ci consoliamo pensando che questa potrebbe essere una buona scusa per tornare a Napoli; ci viene però in mente una vecchia battuta di Totò “Lei è un cretino, si informi”. Dedichiamo così le ultime ore alla Napoli panoramica percorrendo la strada che costeggia il mare arrivando fino al Castel dell’Ovo; torniamo poi in centro e prendiamo la funicolare per il Vomero e ci avviamo verso la Certosa di San Martino dalla quale si ammira uno dei migliori panorami della città. I quattro giorni a Napoli ci sono piaciuti molto per le bellezze della città e per l’allegria e la simpatia dei napoletani e, dulcis (per rimanere in tema) in fundo, non abbiamo avuto nessun contrattempo, chissà se il merito è dei cornetti che ci siamo regalati a vicenda.