Napoli, contraddittoria ma bella

Tra la vecchia Napoli di Via dei Tribunali e di Spaccanapoli e le zone dei quartieri bellissimi come Chiaia e il Vomero
Scritto da: Lurens55
napoli, contraddittoria ma bella
Partenza il: 04/12/2015
Ritorno il: 08/12/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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C’è la vecchia Napoli di via dei Tribunali e di Spaccanapoli, con strade strette e vicoli bui malandati su cui si affacciano case fatiscenti, e le zone dei quartieri bellissimi come il lungomare di Chiaia e il Vomero dove sembra di essere in un’altra città.

Napoli / 4-8 dicembre 2015

Partecipanti: io e Franca

Prologo

Quando arriva il primo dicembre è da molti giorni che c’è un bel sole e i meteorologi prevedono che continui per ancora diversi giorni. A scuola c’è il ponte dell’Immacolata e quindi 4 giorni di vacanza. Che fare quindi? Una città che varrebbe la pena visitare è Lecce. Butto un occhio ai voli Torino Brindisi, ma sono scomodissimi come orario. Sul Torino-Bari non ci sono più posti e quindi l’idea viene accantonata.

Napoli? Ci volevamo tornare tempo fa ma i voli erano carissimi. Adesso i voli low cost sono tutti esauriti e i pochi posti che si trovano sui voli di linea sono molto cari. Trenitalia segna il tutto esaurito. Sul sito web di Italo sono indicati disponibili dei posti da Torino con orari comodi a 376€ in due A/R. Su booking è rimasta un’unica camera a prezzi ragionevoli in un Best Western a 500 mt dalla stazione. Compero al volo la camera NON rimborsabile (4 notti 540€ + 16€ tassa di soggiorno).

Compilo i moduli di Italo e quando clicco su Pagare compare il messaggio Posti Non Disponibili cambiare orari o date. Ma che razza di servizio è? Ormai la camera è pagata e il treno non c’è! Telefono all’ufficio prenotazioni di Italo dove mi trovano una alternativa molto più scomoda e più costosa con ritorno alle 6.45 invece che alle 12.20. Mi faccio anche dare la mail dell’ufficio reclami, scrivo una vibrata protesta, segnalando il malfunzionamento del sito web. Dopo quattro giorni mi rispondono confermando implicitamente che il sito web per l’acquisto dei biglietti funziona male (e mi suggeriscono di acquistarli per telefono). Funziona meglio il sito di Trenitalia dove è immediatamente chiaro se i biglietti sono disponibili. Italo, mai più! Comunque a parte questa fregatura si parte con la ricerca di informazioni su Internet per organizzare la visita. Una intera giornata di duro lavoro e il giro è abbozzato. Un po’ improvviseremo in tempo reale. Le previsioni meteo continuano a mantenersi al bello. I bagagli sono pronti.

Venerdì 04-12-15

Alle 16 siamo seduti sul treno io in un vagone, Franca in un altro grazie allo squallido sito web di Italo non funzionante. Alle 16.15, con qualche minuto di ritardo, Italo parte. La temperatura nel vagone è da sauna. Per fortuna dopo un po’ di strada si stabilizza ad un livello accettabile. Ora prevista di arrivo a Napoli 21.35. Ci sono un sacco di posti vuoti, ma arrivati a Milano si è riempie come un uovo. Naturalmente essendo un treno occupato da italiani è immancabile il “telefonatore per lavoro” che si sente in obbligo di dispensare ad alta voce sapienza professionale ai suoi colleghi o subalterni rompendo l’anima agli altri passeggeri che sarebbero molto contenti di leggere, dormire, pensare agli affari propri, ecc. Oltre al telefonatore da lavoro fa anche parte della fauna ferroviaria quello che chiama amici, parenti e conoscenti aggiornandoli sul percorso del treno. Nonché il frantuma zebedei che riceve decine di messaggi ognuno dei quali è accompagnato dal tipico fastidioso cicalino tenuto ovviamente a volume massimo. Altra perla di Italo: il display informa che è disponibile il wi-fi gratis. Provo. Mi fa connettere senza problemi, ma per accedere a internet si deve inserire il codice del biglietto e l’indirizzo mail associato. Peccato che la pagina web per fare questa “complessa” operazione non funzioni. Ma i programmi li scrive di suo pugno Montezumolo? Con vari tentativi e una pazienza da far invidia al Dalai Lama ottengo l’accesso, ma la connessione cade tutti i momenti e quindi è inusabile. Arrivati a Roma Tiburtina ci spostiamo in prima classe per l’ultimo tratto di strada. Sul display scorre il messaggio “il treno è in orario”, ma anche questa è una balla. Ha 10′ di ritardo. In prima classe passano col carrellino come sull’aereo e il wifi funziona un po’ meglio. A Napoli arriva puntuale. Almeno quello!

Usciamo dalla Stazione tirando a caso verso quale delle varie uscite andare e naturalmente si va verso una dalla parte sbagliata così ci mettiamo un po’ per trovare la strada per l’hotel, che è ad appena 500 metri. L’hotel Best Western Plaza è un onesto 3 stelle, pulito, letto confortevole, wi-fi che funziona bene, silenzioso. La zona non è certo delle migliori. Sulla piazza e nelle vie intorno i cassonetti straripano di monnezza che si riversa nelle strade e sui marciapiedi. Nonostante l’aspetto poco raccomandabile della zona, nessuno ci ha infastiditi durante il giro a piedi che abbiamo fatto prima di andare a dormire.

Sabato 05-12-15

Sveglia con calma e colazione sulla terrazza (verandata). Pregevoli le sfogliatelle pur essendo di un laboratorio artigianale e non di pasticceria. Per il resto una colazione di standard medio. A Napoli, mi spiace, ci si aspetta di più. Partiamo a piedi sotto un bel sole con temperatura primaverile (a Torino fa brutto e si gela). Passiamo dalla Porta Cumana ancora ben conservata. A sinistra si direbbe che parti diroccate delle antiche mura siano state utilizzate come fondazioni per le case e uno dei torrioni sia stato riattato ad abitazione con tanto di finestre. Percorriamo via dei Tribunali, una strada angusta affollata di gente dove i marciapiedi sono occupati da banchetti di frutta, verdura, ciarpame vario e chi più ne ha più ne metta e auto e soprattutto scooter che transitano facendo pericolose rasette ai pedoni. Arriviamo illesi al Duomo; un’imponente chiesa barocca di notevole pregio. Una delle cappelle laterali è dedicata a San Gennaro e lì sono custodite in una cassaforte dietro l’altare le ampolle del famoso sangue che si scioglie. C’è anche il busto in argento (quello che viene portato in processione) nella cui testa ci sono le ossa del cranio del santo. Nella cripta sotterranea, invece, è esposto in una teca un vaso longobardo contente in bella vista alcune ossa di S. Gennaro. Un filino macabro.

Ancora pochi passi e siamo in Piazza San Gaetano per fare un giro alla Napoli sotterranea. Ci sono due diverse organizzazioni che propongono il tour. Siamo andati alla biglietteria de “La Neapolis sotterranea” che ha l’ingresso e i buttadentro sulla piazzetta per chiedere informazioni e la cassiera mi parlava continuando a ravanare su whatsapp; cosa che me l’ha subito resa antipatica. Visto che c’era da aspettare quasi un’ora siamo andati a fare un giro e abbiamo trovato l’altra associazione “Napoli Sotterranea” che ha l’ingresso dal vicolo di fianco alla Chiesa. Qui i tour guidati partono in base all’affluenza. Biglietto 10€. Agli insegnanti fanno lo sconto di 2€. Il tour è a gruppi con accompagnatore e dura circa un’ora e mezza. Alcuni cunicoli sono molto stretti. Uno, lungo circa 200 metri, è largo solo 50 cm. e si percorre tenendo in mano una candela fornita dalla guida. È una visita molto suggestiva e interessante. Una strana curiosità: in una delle grotte coltivano il basilico che grazie all’umidità del 90% e alla temperatura che oscilla sempre tra i 18 e i 20 gradi non necessita innaffiatura. Per la fotosintesi usano lampade fredde al magnesio che stanno accese una dozzina di ore al giorno. Francamente mi pare un po’ insensato dal punto di vista energetico, però hanno un sacco di basilico fresco tutto l’anno che usano nella loro pizzeria (Le Sorelle Bandiera). Poi sempre compreso nel biglietto si fa un giro all’antico teatro greco-romano. La guida ci racconta che da sempre a Napoli si sfruttavano edifici già esistenti anche se diroccati per ricavare abitazioni. E buona parte del teatro è oggi inglobato nelle abitazioni. L’ingresso attuale del teatro è da un “basso”, cioè il monolocale al piano strada tipico dei quartieri poveri di Napoli. Questo basso è stato abitato da una signora anziana fino al 2003, poi sono riusciti a convincerla a cambiare residenza e così hanno cominciato a scavare e a far riemergere il vecchio teatro, ma la situazione è talmente ormai compromessa che i lavori sono stati interrotti. Le abitazioni hanno inglobato in modo così stretto il teatro che mentre percorrevamo uno dei corridoi abbiamo visto poco sopra di noi putrelle di ferro e tavelloni di laterizio che costituiscono il pavimento di un appartamento. Il tour si è concluso con la visita ad una esposizione di presepi del 1700 bellissimi. Mentre percorriamo Via San Biagio dei Librai (uno dei tratti di Spaccanapoli) passiamo davanti a “Il Cuoppo”, un microscopico fast food alla napoletana che ha davanti una bella coda di persone che aspettano il proprio turno. Cartoccio di fritto di pesce (abbondante) per 5€. Buonissimo e per nulla indigesto. Rifocillati, andiamo alla Cappella Sansevero, un museo privato degli eredi dei Principi di Sansevero. Ingresso 7€ ma il Cristo velato e la statua detta Disinganno sono talmente belle che valgono ampiamente il costo del biglietto. Purtroppo c’è molta coda ad entrare e molto affollamento all’interno. Deplorevole il fatto che a fronte di un biglietto abbastanza costoso non si possano fare foto anche senza flash. Si è fatta l’ora della merenda e ci sediamo nel dehor di un bar sulla piazza dove ci prendiamo un eccellente caffè con babà. Davanti alla Pasticceria Scaturchio c’è una coda di una 30-ina di persone. Una passeggiata fino a Santa Chiara dove c’è una coda che non finisce più per entrare al chiostro, così soprassediamo e torniamo in hotel per Corso Umberto I. Vicino all’hotel c’è la Pasticceria Attanasio. Andiamo per comperarci la più buona sfogliatella riccia di Napoli ma ci sono in coda una 50-ina di persone e lasciamo perdere.

Dopo un po’ di riposo e una bella doccia calda ripartiamo per andare a mangiare la pizza da Le Sorelle Bandiera che fanno parte dell’associazione Napoli Sotterranea. Non accettano prenotazioni se non per gruppi numerosi e al telefono mi dicono che andando verso le 19.30 non c’è affollamento. Arriviamo alle 19.35 ed è strapiena, ma nel giro di 10′ si libera un tavolo. Ci sediamo, ordiniamo le pizze e dopo nemmeno 5 minuti arrivano due pizze da sballo (bufala, pomodori del piennolo DOP e il basilico che abbiamo visto questa mattina coltivato nelle grotte sottostanti). Facciamo vedere il biglietto della visita a Napoli sotterranea e ci fanno lo sconto del 10%. Lungo giro serale per via dei Tribunali, Piazza Dante, Corso Umberto I dove sono installate tantissime luminarie abbastanza brutte. Si torna piuttosto provati in hotel.

Domenica 06-12-15

Oggi essendo la prima domenica del mese i musei statali sono gratuiti. Speriamo non ci siano code chilometriche. Con la metro andiamo alla stazione Toledo (vale la pena andarla a vedere). Con una breve passeggiata arriviamo a Piazza del Plebiscito. Purtroppo il Palazzo Reale è in restauro e la facciata è tutta coperta dalle impalcature. Per visitarlo all’interno c’è una discreta coda, ma dopo una ventina di minuti entriamo. Anche all’interno alcune sale sono in restauro per cui la visita è ridotta, ma in ogni caso è comunque molto interessante. Saloni immensi con affreschi, arazzi, ceramiche e decorazioni dl pregevole fattura anche se troppo orpellosa per i miei gusti, ma il barocco è così. Terminato il giro usciamo e nel frattempo la coda è diventata lunghissima. Se continuano a scaglionare gli ingressi gli ultimi arrivati si fanno un bel paio d’ore di coda.

Giro nella Galleria Umberto I anch’essa in ristrutturazione e coperta all’interno da ponteggi. Andiamo a prendere la funicolare per andare a Sant’Elmo, una fortezza medievale sulla sommità dell’omonima collina. Di per sé la fortezza non ha delle attrattive particolari, però offre la possibilità di vedere Napoli a 360°: il Vesuvio, Capodimonte, Posillipo, il Porto, il rettifilo di Spaccanapoli, le cupole delle innumerevoli chiese. Purtroppo Capri si intravedeva appena causa foschia sul mare. Ci passiamo più di un’ora passeggiando sulla parte alta dei bastioni godendoci la temperatura primaverile di questa bella giornata di sole. Adiacente la parte bassa della fortezza si trova la Certosa di San Martino, un monastero benedettino adibito oggi a museo in cui sono raccolte moltissime opere d’arte tra quadri, sculture, pavimenti in marmo, altari, intarsi in legno, ecc. Particolarmente belli due presepi. Uno enorme con statuine di ceramica del XVIII secolo e uno in legno con statue a grandezza naturale datato tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo.

Dato che per tornare a prendere la funicolare c’è da fare un bel pezzo di strada, decidiamo di scendere dalla scalinata che parte dalla piazzetta della Certosa. Gli scalini non finiscono più. Finalmente, con le articolazioni delle ginocchia piuttosto provate, arriviamo sotto nel quartiere Montesanto, decisi a premiarci con una bella pizza a portafoglio sfornata al momento. Ieri siamo passati davanti ad una infinità di bugigattoli che le vendevano. Oggi nemmeno uno. Ci sediamo stanchi morti nel dehor di un bar pasticceria piuttosto elegante in piazza Carità e ci scofaniamo un bel babà al rum con un ottimo caffè.

Riposate per un po’ le stanche membra riprendiamo la passeggiata lungo via Toledo, la via principale dello shopping. Oggi è domenica, la temperatura è gradevole così in tanti hanno pensato di venire qui a passeggio. Risultato, sembra di passeggiare per Shanghai nell’ora di punta. Ci troviamo a passare di fronte ad un botteghino che fa le pizze a portafoglio e decidiamo di assaggiare questo street food alla napoletana. Dopo una modesta attesa pigiato nella calca riesco a prendere una di queste caratteristiche pizze che vengono servite in un foglio di carta piegate in quattro. Buona, ma non proprio facile da mangiare, perché ha la tendenza a sbrodolare. Il sole è tramontato, così dichiariamo conclusa la giornata di visita e con la metro torniamo in hotel. Riposo, doccia e poi si va a cena da Donato. Un ristorante che colleziona ottime recensioni a pochi minuti di strada a piedi dall’hotel. Una cena a base di pesce molto soddisfacente che conferma le numerose recensioni positive. Poi ancora una passeggiata per stimolare la digestione. Come al solito andiamo verso via dei Tribunali passando per un tratto di isola (detta) pedonale dove si deve fare molta attenzione a non essere travolti da scooter e motorini. Nei pressi della Porta Capuana c’è una trattoria molto sgarrupata che pubblicizza a caratteri cubitali la sua specialità gastronomica: Brodo di Polpo (sì, polpo; quello con 8 tentacoli). Quando passiamo verso le 22 ci sono diverse persone sedute ai tavolini con una fumante tazza (penso del suddetto brodo) davanti. Devo dire che non mi è venuta voglia di assaggiarlo.

Lunedì 07-12-15

Il terzo ed ultimo giorno napoletano inizia come gli altri due precedenti con il sole e una gradevole temperatura primaverile. Prima visita della giornata “Il Tesoro di San Gennaro”. Ingresso 5€. Visita guidata obbligatoria. Impossibile fare foto. Noi siamo arrivati giusto pochi minuti prima dell’inizio del tour. Il gruppo era di una ventina di persone per cui si doveva fare a turno per osservare questi capolavori. La guida, dovendo rispettare dei tempi, lasciava troppo poco tempo per poterli ammirare con calma. È una collezione di pezzi preziosissimi. La guida sostiene che il valore di questo tesoro è superiore a quello della regina Elisabetta. I pezzi più preziosi della collezione sono 10 e il più spettacolare è la mitra tempestata di pietre preziose (diamanti, rubini e smeraldi). Questo tesoro non è di proprietà della chiesa ma di una associazione laica (Deputazione della Real Cappella) che risale al XVII sec. e fondata allora da un gruppo di nobili con tanto di atto notarile. Sostanzialmente stipularono un patto con S. Gennaro (anche se morto da molti secoli) che prevedeva lo stanziamento di una cifra enorme per erigere una cappella nel caso in cui il santo avesse liberato Napoli dalla guerra franco-spagnola, dal colera e avesse spento l’eruzione del Vesuvio. I problemi furono risolti e la cappella costruita. Quindi anche la cappella accessibile dal duomo è di questa associazione. Nei secoli sono state collezionate cospicue donazioni e oggetti preziosissimi.

Curiosità: la guida ci ha detto che San Gennaro è il patrono di Napoli (in realtà su Wikipedia c’è scritto che la patrona è Santa Maria Assunta, ma San Gennaro è riconosciuto come patrono dal popolo), ma ci sono altri 52 co-patroni ciascuno con una sua “specializzazione” come protettore (terremoti, malattie varie, problemi di sterilità, come trovar marito, ecc. ecc.).

Quando siamo usciti la coda per entrare era molto lunga. Meno male che siamo arrivati abbastanza presto.

Per andare a Santa Chiara percorriamo Spaccanapoli (cioè via San Biagio dei Librai), perché via dei Tribunali è molto affollata. Questa invece è un incubo. C’è una quantità di gente inverosimile. Si procede a fatica pigiati come sardine e per migliorare le cose c’è chi ha avuto la brillante idea di venire in mezzo a questa assurda calca con i bambini nel passeggino. Arrivati all’incrocio con via San Gregorio Armeno, dove intersechiamo un altro fiume di persone che procede ortogonalmente si è formato un groviglio di persone soffocante. Con un po’ di fatica e molti spintoni riusciamo a superare l’ingorgo. Arrivati a Santa Chiara c’è una coda chilometrica per entrare al chiostro per cui lasciamo perdere e andiamo sul lungo mare a guardare da fuori il Maschio Angioino. Al sole in maniche di camicia fa caldo. Ci sediamo in un bar sul lungo mare tranquillissimo (area pedonale con pista ciclabile) e ci godiamo il tepore del sole ingannando il tempo con babà, sfogliatella e caffè.

Passeggiamo sul lungomare. Sembra di essere in un’altra città. Edifici eleganti e ben tenuti, giardini curati e tutto pulito. Torniamo per via Chiaia a Piazza del Plebiscito, poi su per via Toledo, strapiena di gente, e torniamo a Santa Chiara per vedere se c’è meno gente. Alle 15.30 la coda è ridotta e entriamo. Biglietto intero 6€. Insegnanti 4.50€. Se si ha sullo smartphone l’app per leggere i Q-code si può avere gratuitamente la guida interattiva con la connessione wifi disponibile nel Chiostro.

Il Chiostro maiolicato è proprio bello. Non doveva essere poi male la vita monastica in questo bel posto. Pregevole l’enorme presepe dei primi del XVIII sec.

Mentre torniamo in hotel per tirare un po’ il fiato passiamo davanti ad un fornaio che ha dei tranci di pizza formato zattera a 80 cent (!?).

Per cena andiamo alla Trattoria Avellinese che abbiamo visto ieri sera strapiena di gente. È molto alla buona. Si mangia bene e costa niente. Due primi, due secondi, acqua, vino, pane 23€. Il titolare, per sorrisi e allegria, ricordava Buster Keaton.

Consueta passeggiata digestiva fino a piazza Orefici dove pare avesse la bottega l’orafo che ha realizzato la mitra del Tesoro di San Gennaro.

Poi in camera a preparare i bagagli. Domani mattina alle 6.45 si torna a casa al freddo.

Martedì 08-12-15

Alle 5.45 suonano tutte le sveglie visto che a causa dello scadentissimo malfunzionante servizio prenotazioni di Italo ci siamo ridotti a dover partire col treno delle 6.45. Meno male che l’hotel è a pochi minuti a piedi dalla stazione. Alla reception ci preparano un caffè per metterci in condizioni di connettere le sinapsi, paghiamo 16€ di tassa di soggiorno e partiamo alla volta della stazione con i sacchettini breakfast forniti dall’hotel. Transitando davanti ad una caffetteria che sta aprendo prendiamo le ultime 2 sfogliatelle (€1.50 l’una, in questi giorni le abbiamo sempre pagate 1€).

Il treno parte in perfetto orario e arriva con qualche minuto di anticipo a Torino.

Nota

Napoli ha due facce. C’è la vecchia Napoli di via dei Tribunali, Spaccanapoli, ecc. con strade strette e vicoli bui malandati e sporchissimi su cui si affacciano edifici fatiscenti e le zone dei quartieri bene tipo lungomare di Chiaia e il Vomero dove sembra di essere in un’altra città.

Curiosità

In giro per la città è pieno di banchetti che vendono imitazioni di un po’ di tutto tipo occhiali da sole, profumi, bigiotteria, ecc. (che siano imitazioni è scritto chiaramente sui banchetti). Ma la cosa curiosa è che ci sono anche negozi che imitano catene famose. Ad esempio il negozio “Kappa O” (con logo simile a quello di Robe di Kappa) e una caffetteria stile Starbucks che ha il nome scritto con caratteri molto simili a quelli della catena americana.

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Palazzo reale

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Maschio Angioino

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Duomo

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Castel dell'Ovo

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Chiostro Maiolicato di S. Chiara



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