Namibia: un salto in paradiso
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– Quando andarci?
Tutto l’anno, ma per noi europei è più indicato il periodo da maggio a ottobre, in Namibia questo periodo corrisponde alla stagione secca perciò le strade sterrate sono percorribili anche con auto a due ruote motrici, non ci sono molti insetti, soprattutto zanzare, se non vi spingete molto a Nord. Le temperature sono comunque gradevoli, di giorno si gira in maglietta ma dovete coprirvi la sera e il mattino presto.
– Come andarci?
Ovviamente via aerea, noi abbiamo scelto un volo con AirNamibia che parte solo da Francoforte o Heathrow ma arriva direttamente a Windhoek, la capitale. I vantaggi stanno nel guadagnare tempo perché si arriva il mattino e si può già sfruttare la giornata e si risparmiano 100-120€ a testa di tasse aeroportuali rispetto al passaggio da Johannesburg. Infatti la maggior parte dei vettori ha più voli verso il Sudafrica e quindi ci sono più possibilità di scelta ma di solito lo scalo vi porta ad arrivare a Windhoek di pomeriggio e quindi a rinchiudervi in albergo.
– Quando prenotare?
Prima lo fate meglio è soprattutto se decidete di fare tutto da voi, i voli si riempiono in fretta e rischiate di non trovare prezzi vantaggiosi. Per quanto riguarda poi il soggiorno, per il parco Etosha è obbligatoria la prenotazione ed il pagamento anticipato, se non trovate una sistemazione siete poi obbligati ad uscire dal campo la sera ma non ci sono poi molte strutture anche all’esterno.
– Come muoversi?
Ovviamente in auto a noleggio, meglio se la prenotate con anticipo dall’Italia. Potete viaggiare con una berlina 2X4 se fate un percorso come il nostro, oppure per maggiore comfort con una 4×4 ma in entrambi i casi controllate che a bordo ci siano gli attrezzi per sostituire la ruota e meglio se di ruote di scorta ve ne fate dare una in più, i gommisti non sono propriamente a portata di mano. Se fate come noi… Abbiamo deciso il viaggio a maggio per agosto e dopo alcune richieste dirette alle agenzie del posto, vuoi per mancanza di risposta vuoi per costi elevati propostici, ci siamo affidati a Xenia viaggi che collabora da tempo con le agenzie del posto. Via internet abbiamo indicato il nostro itinerario con i lodge dove volevamo soggiornare e prima di confermare il viaggio ci è stato dato l’itinerario completo con alcuni ritocchi necessari stabiliti dall’agenzia in Italia. Per esempio Lodge che avevamo selezionato erano già pieni e ci è stata cambiata la sistemazione comunque di pari livello. I voli vengono acquistati con largo anticipo da Xenia perciò non abbiamo avuto problemi per trovarlo diretto da Francoforte a Windhoek. Anche l’auto l’abbiamo prenotata insieme al viaggio ed abbiamo scelto una berlina perché essendo solo in due il costo di un 4×4 era importante (ca 90€ al giorno contro i 46€ della berlina). Per i soldi, avendo quasi tutto pagato abbiamo portato con noi circa 1000€ di cui ne abbiamo cambiati 600€ in aeroporto e ci sono bastati. Servono principalmente per il carburante che si paga solo cash ma costa la metà che da noi, ingresso ai parchi e varie. Per l’auto serve comunque una carta di credito come garanzia, carta di credito che è accettata in quasi tutti i ristoranti delle città e nei lodge dove le cene non erano comprese.
DIARIO DI VIAGGIO
18 Maggio 2009 E’ deciso. Andiamo in Namibia. Quando un mese fa Beppe ha lanciato l’idea, l’ho accolta subito con il mio solito entusiasmo, e così è iniziata una strenua ricerca di notizie su guide e internet. Appena abbiamo capito che tipo di viaggio volevamo fare, è seguita una lunga serie di preventivi e tanti tanti conti. “Macchisenefrega” ha detto alla fine Beppe, e se lo dice lui. Ieri sera abbiamo compilato il modulo con i nostri dati da faxare all’agenzia a cui ci appoggiamo, una firma e il gioco è fatto. La notte che è seguita è stata piuttosto insonne e agitata per entrambi, al risveglio ce la siamo raccontata. Alla fine Beppe è lì, sulla soglia della porta di casa, vestito di tutto punto e con la 24 ore tra le mani, io davanti a lui ancora in pigiama e spettinata e mi dice: “Che faccio? Lo mando sto fax?” “Certo! Macchisenefrega” e se lo dico io. Intanto Pulce ignaro e silente spettatore rimbalza il suo sveglio musetto da un padrone all’altro in attesa che qualcuno gli apra per uscire. Così, pare che anche questa volta soddisferemo le nostre anime inquiete, assetate di conoscenza e avventura che già sentono crescere l’adrenalina. Ma c’è tempo. Devono passare tre mesi. 15 Agosto 2009 Francoforte, ore 22:50 Questa è proprio l’ora in cui il nostro aereo per Windhoek avrebbe dovuto decollare e invece siamo chiusi in un lussuoso hotel dell’aeroporto, lo Steigenberger Airport Hotel. In genere i contrattempi dei nostri viaggi sono sempre iniziati all’arrivo a destinazione, questa volta l’avventura ha iniziato a scaricarci adrenalina in corpo ben prima. Va bè, si mette in conto anche questo. Peccato che la cena che ci è stata offerta per il mio stomaco raffinato e agitato era immangiabile, ovviamente Beppe ha mangiato di gusto e bevuto una buona birra, non poteva certo risparmiarsela visto che siamo in Germania! A questo punto la nostra preoccupazione principale è che perdiamo un giorno di viaggio, tutti gli hotel sono prenotati notte dopo notte e chissà come faremo. Confidiamo nel fatto che l’agenzia viaggi namibiana è a conoscenza del disguido della Air Namibia, ma non sappiamo se provvederanno a riorganizzare le notti e soprattutto se sarà possibile fare delle modifiche. Mentre scrivo Beppe è alla ricerca di un internet-point per mandare una mail all’agenzia informandoli su come vorremmo procedere. Le distanze sono notevoli e non sappiamo se riusciremo a saltare la prima tappa. Lo scopriremo solo arrivati là, nel frattempo Beppe è tornato, la mail non l’ha ancora inviata ma almeno ha recuperato spazzolini da denti e dentifricio alla reception, e si, i nostri bagagli ci stanno aspettando in aeroporto e questa notte ci aggiusteremo con le poche cose di cambio che sempre teniamo nel bagaglio a mano! L’avventura è già iniziata! 16 Agosto 2009 Windhoek, ore 21:45 Eccoci in Africa, finalmente! Puntuale come previsto il nostro aereo è partito alle 9:00 da Francoforte ed è atterrato alle 18:49 a Windhoek. Le dieci ore di volo, come sempre, per me sono state insopportabili, ho avuto la solita crisi della settima ora ma l’emozione di mettere piede sulla terra africana ha ripagato la fatica! Il sole sta tramontando mentre scendiamo dall’aereo e già ci ruba le prime foto. Troviamo Agostinella ad accoglierci, sbrighiamo le solite formalità per il noleggio dell’auto e per il cambio dei soldi ma non c’è molto tempo da perdere, il cielo sopra di noi è scuro come la pece e popolato da una miriade di stelle appena sopra le nostre teste anche se sono solo le 19:30, del resto siamo in inverno! C’è una gran fretta di raggiungere l’hotel gentilmente offerto dall’Air Namibia a causa del disguido tecnico e, senza nemmeno avere il tempo di pensarci, Beppe si ritrova a guidare a destra. Possiamo giurare che all’inizio è un po’ come vedere il mondo al contrario e fa venire il mal di testa! Dopo l’incontro con la nostra referente che ci ha illustrato il percorso che faremo e ci ha dotati di guida e cartina molto chiara; e dopo una frugale cena, finalmente ci ripigliamo con una bella dormita perché domani la sveglia è alle 6:00 e ci aspetta un lungo viaggio visto che è saltata la prima tappa. Etosha ci attende! Non vediamo l’ora!
17 Agosto 2009 Etosha, ore 21:45 Mamma mia, è solo il primo giorno e quante cose da raccontare! Non so nemmeno se riuscirò a scrivere tutto! La sveglia suona presto, ci cambiamo, diamo una sistemata veloce agli zaini, colazione e alle 7:00 si parte. La difficoltà che incontriamo in ogni viaggio è uscire dalle città e Windhoek non fa certo la differenza tenendo conto che c’è il traffico di un lunedì mattina, e si, qui non è periodo di vacanze! Ovviamente non azzecchiamo la strada al primo colpo ma non è nemmeno così difficile, abbiamo una buona cartina e i nomi delle vie sono ben chiari. Imbocchiamo la B1 e partiamo per i nostri primi 600 Km. E si, dobbiamo raggiungere Etosha entro le 17:30 perché è l’ora del tramonto e vengono chiusi i cancelli. In questa parte d’Africa è così, il tempo è regolato dal sole e non dagli orologi degli uomini. Decidiamo di fare più chilometri possibili fino all’ora di pranzo e la strada completamente asfaltata e inesorabilmente dritta ci da una grossa mano. Durante il tragitto ecco i primi entusiasmi. Ai bordi della strada dei simpatici facoceri brucano l’erba, quasi impossibile fotografarli, appena rallentiamo loro scappano come pazzi, è dura la vita in Africa! Poi incontriamo un sacco di termitai, uno dopo l’altro, uno più grande dell’altro, costruiti sotto o attorno agli alberi al punto che questi sono talmente soffocati da morire. A mezzogiorno abbiamo già percorso 430 Km e raggiungiamo la città di Tsumeb dove avevamo stabilito di fermarci per pranzo. Entriamo nella Main Street, unica via degna di nota e cuore della città. In un’unica via c’è tutto il loro mondo! Incredibile! Negozi, ristoranti, banche, il comune e perfino un museo. Tutto. Parcheggiamo e il parcheggiatore, un simpatico ragazzo, ci chiede 20 dollari namibiani (circa 2 euro!) per un tempo illimitato di sosta, ne abbiamo solo 50 interi e lui ne ha solo 20 di resto, i mancanti ce li darà al nostro ritorno, ma si, siamo in Africa e la vita và così! Dopo nemmeno 100 metri di cammino lungo la Main Street si avvicinano due bimbi, avranno più o meno 10 anni, con due visini bellissimi, dolcissimi e simpaticissimi, ci hanno conquistato all’istante! Con allegria ci mostrano un foglio dove sta scritto che alla loro squadra di calcio servono le magliette che non si possono permettere così come il pranzo per le trasferte, lo possono fare solo con il nostro aiuto. Sono troppo sinceri quei quattro occhietti che ci guardano sorridenti, e poi trattandosi di calcio Beppe non resiste, così abbiamo lasciato la mancia ad entrambi con la promessa che faranno un buon campionato! Con un piccolo gesto abbiamo fatto ancor più felici di quanto non lo fossero già due bambini e, in fondo al cuore, siamo più felici anche noi. Troviamo il locale consigliato dalla guida per pranzare, ci divoriamo due mega hamburger (in Italia ce le scordiamo certe prelibate schifezze!) in compagnia di un bellissimo gattone grigio poi andiamo a fare la spesa al Pick and pay. Ah! Ovviamente una foto al gatto l’ho fatta, ma ho ottenuto lo stesso risultato che ottengo con la mia belva, all’ultimo s’è mosso, va bè! Troviamo il supermercato e, inaspettatamente, è come catapultarsi nel nostro mondo! Carrelli, cestelli, sugli scaffali qualunque bene di consumo e il classico bip delle casse. Prendiamo un pacchetto di cracker, uno di biscotti e uno di patatine, una bottiglia d’acqua, due banane e l’adattatore per le prese di corrente, tutto questo per 4,50 euro, pazzesco! Torniamo alla macchina, il parcheggiatore si avvicina onestamente per i 10 dollari che ci doveva ma lo guardiamo negli occhi e glieli lasciamo, per noi 1 euro è ben poca cosa, lui beve una birra con gli amici! In fondo abbiamo un cuore d’oro ma è pur vero che vivere in questa realtà ci ha fatto sentire terribilmente ricchi. Si riparte e, nonostante tutte queste emozioni che riempiono i nostri cuori, il bello deve ancora venire. I 100 Km che seguono sono abbastanza noiosi se non fosse che d’un tratto, del tutto increduli, abbiamo visto un babbuino sul ciglio della strada! Appena il tempo di realizzare e lui si era già dileguato! E poi, finalmente davanti a noi, l’ingresso dell’Etosha Park, per tre mesi abbiamo atteso con trepidazione questo momento, e ora eccoci qui! Per i primi chilometri all’interno del parco la strada è ancora asfaltata e una simpatica famiglia di springbok (tra le più tipiche gazzelle africane!) decide di darci il benvenuto attraversandoci la strada, l’emozione è altissima, tanto che non schiaccio il play della videocamera e per un paio di minuti non filmo nulla! Alla reception troviamo invece delle manguste troppo carine e dispettose! Ci inoltriamo finalmente nel parco, quello vero, e la strada è sterrata e decisamente poco confortevole soprattutto per la nostra Toyota Corolla, mi pento all’istante di non aver insistito per noleggiare una 4×4 ma era troppo costosa per il tesoriere di famiglia! Da questo momento in poi è un susseguirsi di emozioni, non ci sembra vero di essere proprio lì e vedere con i nostri occhi ciò che solo in televisione avevamo visto da sempre, branchi di zebre, giraffe altissime e maestose, un elefante che abbiamo scorto a malapena perché nonostante la mole è terribilmente mimetico, e decine di springbok e impala. Il paesaggio è piuttosto noioso, ai bordi della strada ci sono arbusti spinosi coperti dalla polvere bianca che sollevano le auto al passaggio e sembra nevicato. Dopo 75 infiniti Km di sterrato arriviamo all’Halali Camp Resort e sbrigate le solite formalità ci fiondiamo alla pozza d’acqua del campo per vedere gli animali abbeverarsi. Qui è stato creato un terrazzamento più o meno naturale, rialzato rispetto alla pozza dove decine di turisti in religioso silenzio attendono l’arrivo di qualche animale. L’emozione non si fa attendere e alla 17:20 un branco di elefanti giunge da lontano. Lo spettacolo è a dir poco entusiasmante! Bevono, si lavano e si bagnano tra di loro giocando, fantastici! Ceniamo, poi col buio attorno a noi torniamo alla pozza. Dopo un’ora arriva un rinoceronte seguito poco dopo da una iena. Scattiamo qualche foto ma l’intensità della giornata inizia a farsi sentire. Stremati ce ne andiamo a nanna, certi che domani sarà un’altra entusiasmante giornata!
18 Agosto 2009 Etosha, ore 18:05 Oggi abbiamo realmente scoperto un mondo nuovo. Siamo entrati nel vero spirito dell’Africa selvaggia e forse siamo riusciti a dare un nuovo senso al mondo e alla vita che viviamo. Qui in Africa si respira, il tempo scorre giusto, non troppo veloce e non troppo lento. Si tace, si ascolta, si osserva, si respira. Un senso di calma interiore si impossessa di noi e forse iniziamo a capire cos’è il mal d’Africa. Non c’è via di mezzo, o la nostra vita o questa, e valutati i pro e i contro non riusciamo a dire cosa è meglio e cosa è peggio, cosa è giusto e cosa è sbagliato. La risposta è dentro ognuno di noi, è personale. Qui c’è la natura incontaminata così come è stata creata da chissà chi e chissà quando, con tutta la sua crudeltà, certo, ma anche con la sua pacatezza. Il nostro è un mondo artefatto dalla mano dell’uomo. Arrivati qui ci si chiede se il progresso e l’intelligenza umana siano un bene o un male. Macinando chilometri in attesa di vedere qualche animale abbiamo dato forma a questi nostri pensieri. Io e Beppe siamo così, riusciamo ad andare avanti ore riflettendo ad alta voce tra noi! In quanto agli animali ne abbiamo visti tanti, ma dopo un po’ ci si abitua all’impala che bruca l’erba, alla giraffa che attraversa la strada, alla zebra che immobile prende il sole. Ciò non toglie che oggi cinque minuti di panico li abbiamo vissuti a causa dell’assoluta voglia di immortalare un grazioso ed enorme elefante che mangiando pacatamente arbusti lungo la strada si avvicinava sempre di più a noi. E non è bello avere una bestia di tali dimensioni a meno di dieci metri. Non potevamo muoverci per evitare che lo spavento gli facesse fare qualche scatto che sarebbe stato davvero pericoloso per noi, ma avevamo il cuore in gola. Beppe con tutta la calma di cui è stato capace ha ingranato la retro e molto lentamente ci siamo allontanati qualche metro finché il nostro amico pachiderma ha deciso di attraversare la strada e allontanarsi. A malincuore non abbiamo ancora visto né leoni né leopardi ma non perdiamo certo la speranza, un’altra intera giornata in questo paradiso terrestre ci attende e dopo cena c’è la solita puntata alla pozza.
19 Agosto 2009 Etosha, ore 20:30 Devo ammettere che questa sera siamo tornati tristi al lodge. Abbiamo passato l’intera giornata in cerca di leoni e leopardi senza vederne nemmeno l’ombra. A me non sembra giusto venire in Africa e non vedere un leone ma, a quanto pare, non sono così facili da avvistare. E dire che avevamo paura di essere sbranati! Abbiamo consultato il libro degli avvistamenti alla reception e abbiamo scoperto che in linea di massima sono stati avvistati la mattina presto. Domani mattina abbiamo tutta l’intenzione di alzarci un po’ prima e fare un ultimo tentativo prima di lasciare per sempre questo posto meraviglioso. Oggi abbiamo pranzato al sacco in un’area del parco recintata e destinata a questo scopo, purtroppo fifona come sono, ho costretto Beppe a mangiare in macchina perché non mi sentivo sicura a stare sui tavoli predisposti dopo aver visto come era recintata l’area. Ho valutato che il mio gatto l’avrebbe facilmente scavalcata figuriamoci un leone, è vero che lo voglio vedere ma non così! Comunque, dopo un po’, ho preso confidenza con il luogo e ho deciso di affrontare la mia paura scendendo dall’auto per aprire e chiudere il cancello che si apriva verso l’esterno anziché verso l’interno dell’area pic-nic. In quei dieci secondi ero all’erta con tutti i sensi acuiti, che sensazione! Spettacolare è stato poi vedere un numeroso branco di sciacalli lottare per una carcassa di chissà quale povero animale! Per non parlare dei numerosi avvoltoi che sorvolavano la zona! Infine da ricordare la mia ennesima dimostrazione di essere fondamentalmente fifona. Eravamo nei pressi di una pozza quando, molto gentilmente, un signore, all’apparenza americano, ci fa notare che dal fondo della nostra auto pende qualcosa. Senza pensarci e senza darci il tempo di capire, scende dalla sua macchina senza badare ai numerosi cartelli di non abbandonare l’auto, si china a guardare cosa fosse e dice:”Don’t worry! It’s a piece of plastic!” E’ solo un pezzo di plastica ma nulla di grave a sua detta. Ho vietato a Beppe di scendere a dare un’occhiata, che se non era grave potevamo tranquillamente tornare al lodge! Ma non è finita, questo signore quasi divertito ci dice di aver forato una gomma e anche i suoi compagni di viaggio scendono allegri dalla macchina. Ma non hanno letto i cartelli? Don’t leave your car!!! Oddio, che ansia! Poi Beppe mi fa notare che se dovessimo bucare anche lui dovrebbe inevitabilmente scendere a cambiare la gomma, non c’è alternativa! Così ho iniziato a pregare tutti i santi in cielo perché non accadesse almeno finché fossimo stati a Etosha! Sta di fatto che oggi è andata bene, domani chissà…
20 Agosto 2009 Khorixas, ore 17:40 Che giornata! Innanzitutto la nostra perseveranza è stata premiata, abbiamo visto i leoni! In realtà avevamo un po’ perso la speranza dopo che alle pozze e all’ora indicata sul libro degli avvistamenti nessun leone si era presentato all’appuntamento. E’ così che alle 8:30 decidiamo di avviarci verso l’uscita del parco visto che anche oggi abbiamo più di 200 Km da percorrere. Decidiamo di muoverci su una strada secondaria e tenere gli occhi bene aperti, dopo dieci minuti vediamo da lontano un’auto ferma su una collinetta, attira subito la nostra attenzione, diamo una veloce occhiata attorno ed eccoli, l’entusiasmo è alle stelle, il cuore batte forte. Ci appostiamo accanto all’altra auto, binocolo alla mano perché sono comunque ad almeno 500 m da noi e vediamo chiaramente due, anzi tre, no, quattro leonesse che passeggiano placide nel pan e non erano sole, con loro quattro leoncini che giocavano tra loro, sono degli animali bellissimi, peccato essere così lontani! Vedere giocare questi cuccioli è proprio come vedere dei gattini, si fanno gli agguati, si danno le zampate, si saltano addosso, tenerissimi! Due leonesse restano poi a fare la guardia ai cuccioli e le altre due sono scomparse dalla nostra vista, presumiamo siano andate a caccia. Per un buon quarto d’ora restiamo assorbiti da questo spettacolo straordinario, ammetto che mi son fatta 10 ore di volo solo per questo! E così, felici e soddisfatti, anche se non abbiamo visto nemmeno un leopardo, ce ne andiamo per sempre da Etosha che per noi è e resterà sempre l’Eden, il paradiso in terra. Percorriamo tranquilli 200 Km finalmente su strada asfaltata, incrociamo dei lavori in corso e gli operai sorridenti ci salutano, poi ha inizio un’ora cruciale, la nostra ora x! La guida consiglia di visitare il Vingerklip, un dito di roccia d’argilla alto 35 m e assolutamente naturale, situato proprio lungo la strada che porta a Khorixas, la nostra meta della giornata. Non so perché, io mi ero immaginata che fosse sulla strada principale, in realtà ad un certo punto troviamo un cartello che indica “Vingerklip – 18 Km”. Confusa da questa informazione sono certa di vedere sullo stesso cartello una freccia a destra che in realtà non c’era. Peccato che a destra non c’è nessuna strada. Contemporaneamente Beppe nota un altro cartello “Vingerklip Lodge” con freccia a sinistra, e in effetti a sinistra la strada c’è. Il problema è che in una frazione di secondo non solo vediamo questi due cartelli ma a bordo strada c’è un uomo con famiglia al seguito che sbraccia per fermarci. Nel mio cervello la confusione è totale, ovviamente, con la mia solita mentalità troppo occidentale, non permetto a Beppe di fermarsi e decido a priori che la svolta a destra è di lì a 18 Km. Un po’ insolito, in effetti. Dopo una decina di chilometri Beppe inizia ad avere qualche dubbio, abbiamo un vivace scambio di idee così si decide che fatti i 18 Km se non troviamo nessuna strada torniamo indietro, tanto è presto e così passiamo il pomeriggio. Ok, non sono convintissima, ma va bene. Come previsto non troviamo nessuna deviazione, inversione di marcia e raggiungiamo nuovamente il bivio incriminato. Per fortuna almeno l’africano e la sua famiglia non ci sono più, avranno trovato un passaggio! Verifichiamo che Beppe aveva ragione e imbocchiamo la strada, sterrata, ovviamente. Siamo all’incirca a metà quando sentiamo uno strano rumore, ci mettiamo tanto anzi troppo a realizzare cosa fosse successo, abbiamo bucato! Siamo in mezzo al nulla senza anima viva attorno. Va bè, almeno i Santi in cielo mi hanno ascoltato e non è successo ad Etosha, menomale!!! La lentezza di riflessi ci è costata un copertone quasi disintegrato. Beppe si attiva immediatamente per il cambio e batte il suo record personale, dopo 10 minuti siamo di nuovo in movimento, per tornare indietro, ovviamente! Ci è scappata la voglia di vedere il Vingerklip! Manco a dirlo Beppe ha iniziato a elucubrare sul fatto che avendo sottoscritto un’assicurazione Casco ci avrebbero rimborsato la spesa della gomma nuova, e menomale sennò avrebbe passato la notte in bianco, che pazienza! Finalmente arriviamo al lodge che è, a dir poco, da favola! Scarichiamo i bagagli nella nostra, potremmo dire, suite e ci avviamo per acquistare una nuova seconda ruota di scorta. C’è nervosismo nell’aria, io dico una cosa e Beppe ne capisce un’altra e, per errore, ci addentriamo in questo paese. Ci fermiamo dal benzinaio, esponiamo il nostro problema a un tizio, che ci porta in un negozio lì vicino che in effetti ha una sola gomma e per noi non va bene, e adesso? Calma, ragioniamo, avevamo visto un altro benzinaio sulla strada principale che poi scopriamo essere esclusivamente un gommista, andiamo là. Durante tutto ‘sto trambusto il tizio con cui avevamo parlato e un amico ci realizzano due portachiavi bellissimi incisi su un frutto tipo una castagna con i nostri nomi che ci avevano chiesto in precedenza. Io mi entusiasmo all’istante, ma non succede a Beppe soprattutto perché ci chiedono il corrispettivo di 20 euro, in effetti è tanto. Contrattiamo per un po’ e ce li aggiudichiamo per 10 euro. Beppe brontola un po’ ma la povertà è così palpabile che non pesa dare una mancia a chi ne ha bisogno! Va bè, alla fine dal gommista un ragazzo in gamba di nome Jhonny ci ha cambiato il copertone distrutto con il sorriso sulle labbra ed è stato tanto gentile con noi da meritarsi una buona mancia! Tornati al lodge ci siamo presi un momento di meritato relax, un bel tè caldo in camera e poi un giro nel parco. Abbiamo fatto amicizia con quattro splendidi gattini, ci abbiamo giocato un po’ così si è affievolita la mancanza di Pulce! Abbiamo visto da vicino uno struzzo, degli springbok, dei pappagalli e, fortuna delle fortune, un pavone bellissimo che ha aperto la coda a ruota proprio davanti a noi! Siamo tornati in camera felici, ho fatto un po’ di bucato, ogni tanto ci vuole, e ora mi rilasso sotto una doccia bollente! Domani sarà un’altra lunga giornata!
21 Agosto 2009 Khorixas, ore 17:17 Inutile negarlo, sebbene oggi sia andato tutto bene non è stata la mia giornata. Ci sta che su un viaggio così impegnativo ci sia una giornata di crisi. Sarà che non riesco a farmi andar bene la cucina, così mi ritrovo a mangiare cracker e biscotti tutto il giorno. Ieri sera c’erano patate al forno e già avevo l’acquolina in bocca, peccato che appena messe in bocca si sono rivelate immangiabili erano “sweet” dolci, e preferisco non commentare! Va bè, oggi sveglia all’alba come sempre. E’ la cosa più bella dell’Africa, seguire il ritmo della natura. Ci si alza con il sole e ci si chiude in casa quando il sole se ne và a dormire. A proposito di sole, abbiamo scoperto un fenomeno che, posso giurare, fa uno strano effetto. Siccome siamo nell’emisfero meridionale della terra, il giro del sole è est-nord-ovest anziché est-sud-ovest come lo è per noi. E’ pazzesco perché per un attimo abbiamo temuto di seguire la direzione sbagliata valutando la posizione del sole rispetto a noi! Tornando a noi, sveglia all’alba, ingurgitiamo una specie di colazione con pane freddo tanto quanto la temperatura dell’aria e burro duro come un sasso, spesa al supermarket qui fuori e partenza verso la Foresta Pietrificata e Twyfelfontein, il sito delle incisioni rupestri. Fin dall’inizio la strada sterrata che percorriamo non ci fa una buona impressione, le sue condizioni non sono buone e, data l’esperienza di ieri, temiamo ancora di bucare. Cerco di nascondere l’ansia più o meno bene e, forse, lo fa anche Beppe con me. Dopo pochi chilometri vediamo in lontananza un’auto in panne, notiamo che si tratta di africani e la buona educazione qui in Africa impone che ci fermiamo a chiedere se hanno bisogno. Ci spiegano che la loro auto non va più e hanno bisogno un passaggio fino a Twyfelfontein. Forse oggi non avevamo l’umore giusto o forse ancora non siamo entrati in perfetta sintonia con le usanze del luogo, comunque io e Beppe ci guardiamo, fingiamo di non capire e ce ne andiamo lasciandoli lì con la loro auto in panne. Non so se abbiamo fatto bene, Beppe mi accusa di essere troppo diffidente e forse è vero, ma non è così semplice staccarsi completamente dalla nostra mentalità e soprattutto non avevo voglia di rovinarmi la vacanza, meglio non rischiare, anche se ora ho i rimorsi di coscienza. Con più chilometri percorriamo con più la strada diventa brutta. Non è proprio dissestata è tutta a piccole cunette e sembra di essere su un trattore. L’auto cigola in continuazione e in alcuni tratti siamo costretti a procedere a 20 Kmh. I 4×4 sfrecciano a velocità incredibili ma noi riteniamo che non sia per niente sicuro. Facciamo la prima tappa alla Foresta pietrificata e non sembra vero poter toccare quei tronchi di 260 milioni di anni che sembrano ancora vivi. Solo il tatto dimostra che sono pietre a tutti gli effetti a causa del silicio penetrato nelle loro cellule attraverso l’acqua. Ripartiamo e, a fatica, riusciamo a raggiungere Twyfelfontein e la visita è davvero entusiasmante. Il nome del sito significa “fontana incerta” data la presenza di una sorgente d’acqua che il primo agricoltore di questa terra considerava scarsa per le sue necessità. In effetti sembra impossibile che in un paesaggio dominato da montagne di arenaria rossa e da un caldo opprimente potesse esserci dell’acqua, ma a quanto pare questa sorgente esiste tuttora. Comunque in questo sito si trovano le incisioni risalenti anche al 300 a.C. Raffiguranti molte specie animali ed è davvero emozionante poter vedere e toccare l’opera dei Boscimani di tanti anni fa. Ancora una volta siamo fortunati e vediamo un piccolo serpente catturare il suo pranzo, un povero e bellissimo geco. Per niente spavenati ci soffermiamo qualche minuto a filmare e fotografare questo spettacolo della natura, fino a che la nostra guida lo fa scappare via. Concluso il giro sotto un sole cocente ci rinfreschiamo alla toilette, si va bè, si fa per dire toilette. In realtà il sistema è ingegnoso, le pareti divisorie sono create assemblando fondi e coperchi di bidoni di latta. Peccato che ci fossero molti insetti volanti e per me fare pipì è stata un’impresa, gli insetti non sono la mia passione ma l’Africa è anche questo, mi sento costretta ad affrontare un altro mio limite e ce la faccio!!! Ci rilassiamo un po’ sotto un angolo d’ombra che riusciamo a trovare, mangiamo qualcosa e ripartiamo, sappiamo che ci aspettano 100 Km da incubo! Tutto sommato il ritorno procede bene e in un paio d’ora ce la caviamo, sulla strada ci fermiamo a telefonare a casa perché ormai è una settimana che non ci facciamo sentire, facciamo il pieno alla macchina per il lungo viaggio che ci aspetta domani e torniamo al lodge sani e salvi con l’auto miracolosamente integra. Beviamo qualcosa di fresco al bar e il simpatico e socievole barista ci assicura che le strade che percorreremo domani sono sterrate e in buone condizioni, speriamo bene!
22 Agosto 2009 Swakopmund, ore 20:15 Il barista non ci ha mentito, le strade che abbiamo percorso erano sterrate ma decisamente in buone condizioni. Così anche per oggi la nostra Corolla non ci ha tradito e siamo arrivati a destinazione. Procedendo dall’interno verso la costa abbiamo notato che il termometro dell’auto segnava temperature sempre più basse. La prima cittadina che incontriamo sull’oceano è Henties Bay e fuori ci sono 15°C, praticamente fa freddissimo. Scendiamo dall’auto affascinati dallo spettacolo dell’oceano in veste decisamente invernale e veniamo investiti da una forte aria fredda. Sembra di essere in Cornovaglia a Novembre piuttosto che in Namibia. Lo spettacolo è mozzafiato, non c’è dubbio, ma la temperatura rigida e la nebbiolina rada rendono il paesaggio propriamente invernale e non molto gradevole, del resto non può essere altrimenti, siamo in inverno. Dopo un’ottantina di chilometri su strada di sale, praticamente è come asfalto ma più scivolosa, arriviamo alla meta Swakopmund. A prima vista sembra proprio una bella cittadina coloniale. A fatica troviamo il nostro hotel e ci accoglie una ragazza troppo tedesca nei modi di fare e che parla un inglese poco comprensibile. In ogni caso la sistemazione è ottima, se escludiamo un freddo che già trovo insopportabile. Fortunatamente la camera è dotata di calorifero che non indugiamo ad accendere. Un bel tè caldo è d’obbligo, ci infiliamo qualcosa di più pesante e usciamo alla scoperta della città. E’ davvero bella. Il centro ci ricorda Gardaland, sembra quasi finta, il paese dei balocchi, e questo aspetto ludico la rende affascinante. Ci sono negozi di souvenir bellissimi, un supermercato e perfino un internet-point, il primo che troviamo dopo una settimana! Camminando ci rendiamo conto di essere circondati da italiani. A ogni angolo c’è un italiano che commenta o che si lamenta, ma almeno ci sembra di essere un po’ a casa. Troviamo un ufficio informazioni e qui riusciamo a prenotare la gita in catamarano per domani e ad acquistare le ultime cartoline. Alla fine torniamo in albergo perché il freddo è davvero pungente e io non resisto più nonostante la tuta e il pile. Dopo aver fatto una doccia bollente mi sono ripresa e mi sono imbottita quasi come a Novembre per uscire a cena. Ora finalmente siamo a letto al calduccio, stanchi come sempre ma felici di essere in questo posto meraviglioso che non smette mai di sorprenderci e speriamo che domani faccia un po’ più caldo visto che ci aspetta la gita sull’oceano!
23 Agosto 2009 Swakopmund, ore 20:10 Oggi è il mio compleanno! E’ una tappa importante della vita perché sono 35 e li ho festeggiati qui in Namibia vivendo una giornata che difficilmente dimenticherò. Al risveglio il mio dolce maritino mi ha subito fatto gli auguri, ci alziamo, apriamo le tende e il paesaggio fuori è piuttosto lugubre, eravamo avvolti dalla nebbia. Che tristezza! Cerchiamo di non scoraggiarci, colazione veloce come sempre e poi via verso Walvis Bay dove ci attende la gita col catamarano. Arrivati al porto il freddo è sempre pungente e l’umidità è tangibile sulla pelle del viso. Ci chiediamo quanto si può vedere con un tempo così. Ci imbarchiamo con una mezz’ora di ritardo rispetto al previsto, la guida ci sciorina una serie di regole e raccomandazioni e finalmente partiamo. A mano a mano che ci allontaniamo dal porto sembra che la nebbia si diradi e, a un certo punto, ecco che vediamo dei delfini! Purtroppo non si lasciano avvicinare molto ma vederli uscire dall’acqua in sincronia come una danza è uno spettacolo fantastico! Prima due, poi tre, poi cinque, sono bellissimi! Nel frattempo i gabbiani continuano a volare attorno a noi e con delle acrobazie incredibili si accaparrano i pesciolini che la nostra guida lancia verso di loro. Vediamo poi delle navi-peschereccio abbandonate lì nella baia e, cosa davvero sconvolgente, un peschereccio russo abbandonato perché erroneamente entrato nei confini namibiani, così i suoi marinai se la sono svignata per evitare l’arresto lasciando lì la nave. Possiamo garantire che le condizioni del peschereccio non sembrano ottime ma ci è stato detto che verrà mandata via mare in Cina o in India per essere smontata. Ma lo spettacolo più emozionante deve ancora arrivare! Ci avviciniamo lentamente a un lembo di terra popolato da una colonia numerosissima di foche. Simpaticissime! Qualcuna prende il sole che inizia a diradare la nebbia, altre giocano nell’acqua come vivaci bambini e altre ancora continuano a girare attorno alle numerose imbarcazioni di turisti. Alla fine una riesce a salire a bordo! Che emozione! Si lascia fotografare come un’attrice e dà attenzioni a tutti quelli che la chiamano e che la accarezzano! Troppo tenera, sembrava un gattone! Se ne rimane un po’ con noi, fa uno spuntino gentilmente offerto dalla guida e poi se ne và! Dopo un po’ arriva Sally, un’altra foca, ammaestrata! La guida le dice “gira su te stessa” e lei esegue, e ancora “nasconditi il naso” e con le sue pinne che muove quasi come mani si copre il naso, da non credere! Per concludere la gita, sotto uno splendido e caldo sole, pranziamo sul catamarano con un buuffet a base di pesce e ostriche. Un’esperienza indimenticabile e il modo migliore di festeggiare il compleanno, potessi rifarlo il prossimo anno! Torniamo infine verso Swakopmund e godiamo di un altro spettacolo della natura che questa terra ci offre. La strada corre tra le dune da una parte e il mare dall’altra, è quasi surreale. La mattina, all’andata, non ce ne siamo accorti a causa della nebbia fitta. Deserto e oceano insieme, questo paese racchiude in sé i paesaggi più diversi. La savana dei leoni, le montagne dei diamanti, la sabbia del deserto e l’immensità dell’oceano. Caldo terribile e freddo pungente, tutto in pochi chilometri. Per domani pensiamo di prenderci una giornata di relax dopo tanto ritmo serrato e ci dedicheremo alla visita della città.
24 Agosto 2009 Swakopmund, ore 20:30 Come previsto oggi giornata tranquilla. Questa mattina abbiamo poltrito, ci siamo alzati alle 7:30, bhè per i ritmi africani è davvero tardi1Dopo la colazione, finalmente consumata con calma, usciamo nella fresca aria mattutina e il tempo sembra essere clemente, il sole splende già e la nebbia si è diradata presto! La mattinata passa girovagando per questa cittadina fondata dai tedeschi e pensiamo che solo loro potevano decidere di stabilirsi in un luogo così freddo e umido! Notiamo che le principali attività, negozi, ristoranti e alberghi sono gestiti da tedeschi e la popolazione bianca eguaglia quella nera. Dopo un paio d’ore ci rendiamo conto che non vale la pena perdere tempo qui tutto il giorno, quel che c’è da vedere l’abbiamo visto, così decidiamo di dedicare il pomeriggio alla visita del “Moon Landscape” così da risparmiarcelo domani e poter partire direttamente per Sesriem. Andiamo subito a fare il permesso per entrare nel Naukluft Park dove si trova il “paesaggio lunare”, poi terminiamo la mattinata allo Snakes Museum, il museo dei serpenti. Qui si trovano tutti i serpenti più o meno velenosi che popolano la Namibia. Sono davvero belli, alcuni addirittura stupendi, ma non ci è dispiaciuto vederli rinchiusi nelle loro teche di vetro. Vediamo anche il velenosissimo e mitico Mamba Nero, che abbiamo conosciuto nei documentari di Austin Stevens. Sconvolgente anche la quantità di scorpioni, alcuni sono davvero impressionanti e mi auguro solo di non doverne mai incrociare uno senza un vetro che ci separa perché potrei morirne solo alla vista, e non aggiungo altro. Dopo pranzo ci mettiamo in auto e ci dirigiamo al Moon Landscape e una volta arrivati lì restiamo estasiati, sembra davvero di essere sulla luna. E’ uno degli spettacoli della natura più belli che abbia mai visto! Impossibile da spiegare a parole e sicuramente nemmeno le foto o il filmato renderanno l’idea, bisogna essere lì, contemplare il paesaggio nel silenzio, ascoltando il fischio del vento, entrando in contatto con la natura che ci circonda, è un posto che va vissuto. E’ una distesa di morbide dune ricoperte da licheni di colori diversi che danno riflessi disomogenei e le fanno sembrare rocciose. Quando la strada inizia a scendere entrando in mezzo a queste dune è spettacolare, sembra quasi di essere in un canyon. Sorprendente. Ma sorprendente è stato anche constatare che è bastato rientrare dalla costa 15 Km per tornare ad avere più di 30°C. A me sembra di rinascere, Beppe non vede l’ora di tornare in città! E’ inutile, sulla temperatura non andremo mai d’accordo! Ce la caviamo in un paio d’ore, torniamo indietro e ci rilassiamo in un bar, io con una bella cioccolata calda, Beppe con un gelato, appunto! Girovagando capitiamo in un mercatino di prodotti d’artigianato locale di cui avevo sentito parlare. Io mi ci fiondo, Beppe restio cerca di convincermi a tornare indietro. Non potrei mai rinunciare a un po’ di sano shopping! Ci sono un sacco di giovani ragazzi che realizzano con le loro mani oggetti o animali ritagliati nel legno, sono ragazzi semplici e dolci e conquistano con un sorriso. Alla fine riesco a comprare una giraffa per la mamma e la hippo-family per Monica che colleziona ippopotami. Beppe è talmente contrariato che nemmeno prende parte alle trattative, no comment! Insomma, dopo il secondo acquisto mi trascina via quasi di peso sennò, secondo lui, avrei acquistato di tutto. E così s’è fatta sera, un giro al supermarket per rifornirci di viveri in previsione del lungo viaggio di domani, una doccia sempre bollente, finalmente una squisita cenetta a base di pesce e ora il meritato riposo, domani si riprende il ritmo, sveglia all’alba!
25 Agosto 2009 Sesriem, ore 20:20 Oggi ci siamo fatti altri 350 Km. In generale le strade non erano messe male tranne qualche tratto isolato e la nostra Corolla anche questa volta non ci ha tradito. Quando ci alziamo la nebbia è abbastanza rada su Swakopmund ma, con nostra grande sorpresa, ne troviamo per diversi chilometri inoltrandoci nel deserto. In effetti ieri sera avevamo notato che in città c’era molta aria e forse questa ha sospinto la nebbia verso l’interno. Bhè, il deserto con la nebbia è uno spettacolo unico al mondo! Non so nemmeno che parole usare per descriverlo, riesce a essere lugubre e affascinante allo stesso tempo, sembra di vivere in una realtà parallela, in un libro di Stephen King. La prima tappa che ci siamo prefissati è raggiungere Solitarie entro l’ora di pranzo e ci riusciamo senza quasi rendercene conto. Il paesaggio che si apre davanti a noi è così variegato e splendido che i chilometri scorrono veloci. Appena prima di raggiungere questo piccolo centro vediamo lungo la strada un brutto incidente. C’è un fuoristrada ribaltato a bordo strada addirittura senza una ruota, almeno così ci è sembrato. Non riusciamo altrimenti a spiegarci come possa essere successo, anche se, a onor del vero, si vedono in continuazione queste auto sfrecciare a velocità assurde su queste strade che possono davvero diventare pericolose. Va bè, arriviamo a Solitarie alle 12:20, troviamo una piccola area pic-nic davanti a un bar che, insieme al benzinaio, danno vita a questo centro degno di essere segnato sulle cartine stradali! Troviamo un tavolino all’ombra e consumiamo il nostro pranzo al sacco circondati da una miriade di uccellini che reclamano le nostre briciole. Alle 13:00 siamo di nuovo in viaggio per affrontare gli ultimi 100 Km. Raggiungiamo il lodge Betesda dopo un paio d’ore e ne restiamo affascinati. Forse è il più bel lodge dove siamo stati finora. Ci sistemiamo in camera, facciamo l’ennesimo bucato e infine ci rilassiamo con un buon libro e una bibita fresca a bordo piscina. Alle 18:30 raggiungiamo affamati la sala da pranzo per la cena e subito il clima che si respira qui ci conquista. Ci sentiamo catapultati in un’atmosfera di alta borghesia degli anni ’30 nell’Africa dei diamanti, in questo salone con il tetto di paglia e con la luce soffusa delle candele sui tavoli. Ci facciamo coinvolgere dalla situazione e decidiamo di concederci una bottiglia di vino rosso sudafricano, cenetta indimenticabile e poi subito a nanna che domani mattina ci aspetta una vera levataccia alle 4:45 per godere appieno di luci e ombre sulle dune del deserto.
26 Agosto 2009 Sesriem, ore 18:00 La fine di questo viaggio tanto atteso si avvicina inesorabile e possiamo ormai dire che ogni giorno è stato ricco di sorprese ed emozioni, e non di meno lo è stato oggi. Ci alziamo quando il buio totale africano avvolge ancora ogni cosa e con il sonno negli occhi ci prepariamo. Subito affrontiamo un piccolo disguido tecnico perché la colazione al sacco che doveva essere pronta per noi alla reception in realtà non c’è, a quanto pare l’abbiamo richiesto alla persona sbagliata! Si attivano tutti immediatamente ma Beppe è impaziente di partire per arrivare ai cancelli all’ora di apertura. Dopo un quarto d’ora arriva la colazione e partiamo, di lì a mezz’ora aprono i cancelli e noi non possiamo farcela abbiamo almeno 45 minuti di macchina. Nonostante il buio, Beppe sembra un pilota di formula uno e tutto concentrato e silenzioso lancia la povera Corolla sulla strada non in ottime condizioni e alle 6:07 varchiamo i cancelli. Come previsto troviamo un po’ di coda all’ufficio permessi e pazientemente ci mettiamo in fila con il freddo pungente del deserto all’alba che ci penetra nelle ossa. Qualche italiano dietro di noi si lamenta per la lentezza nello svolgimento delle operazioni e non possiamo fare a meno di pensare che è solo all’inizio della sua avventura africana, questi sono i ritmi e bisogna sapersi adattare! Ce la caviamo in poco più di mezz’ora e riprendiamo la strada finalmente asfaltata che ci porta verso le dune. Viene consigliato di andare all’alba a fare questa escursione perché il sole, sorgendo, crea dei bellissimi giochi di luci e ombre sui morbidi pendii delle dune e perché più tardi il caldo diventa davvero insopportabile. Ci avviciniamo mano a mano a queste soffici montagne sabbiose e lo spettacolo è davvero straordinario. Arriviamo fin dove ci è consentito, parcheggiamo, facciamo colazione e saliamo su un furgoncino 4×4 che fa da spola verso il deserto negli ultimo 5 Km di sabbia. Le gomme sono molto sgonfie e ce ne preoccupiamo un po’, poi ci rendiamo conto che è l’unico modo per affrontare il mare di sabbia che ci aspetta. Alla fine si rivela divertentissimo questo giro nella sabbia se non fosse per il freddo pungente che ci taglia il viso e poco ci manca che mi metta a battere i denti dal freddo nonostante il pile che indosso. L’autista ci lascia ai piedi della famosa duna di Sossousvlei e ci lascia 2 ore per salire e godercela. Subito scopriamo che salire una duna non è semplice. A ogni passo in su si scivola indietro un po’ e nei pezzi più ripidi è davvero faticoso, certo è che ne vale assolutamente la pena. Procediamo sul costone e ai lati ci troviamo due pareti di sabbia ripidissime. Qualcuno si diverte a scendere di corsa e certamente è questo il modo più comodo e veloce. Raggiunta la cima, decidiamo di procedere oltre per allontanare la folla di turisti, troviamo un punto tranquillo e ci sediamo lì sulla sabbia in silenzio a goderci il panorama mozzafiato e la dolce brezza sulla pelle. Non resistiamo e ci togliamo scarpe e calze per affondare i piedi nella morbida e fresca sabbia rossa. Ci lasciamo avvolgere per un tempo indefinito e comunque troppo breve dalla pace immensa che questo luogo trasmette, poi decidiamo di scendere. Beppe non ha dubbi e corre giù dal fianco della duna a piedi nudi. Riprendo con la videocamera questo suo divertente momento liberatorio. E adesso tocca a me, in qualche modo devo scendere, lui è un puntino lontano laggiù in fondo. La ripidità della parete mi blocca un po’, tento di scivolare giù stando seduta ma è praticamente impossibile, l’attrito della sabbia è altissimo. Non mi resta altro che scendere a piedi. La sensazione è davvero bella, cadere è impossibile e rassicurata scendo liberamente. Come d’accordo ritroviamo l’autista ad attenderci e ci facciamo portare alla Dead Vlay, una spettacolare valle tra le dune popolata da alberi morti a causa di un’improvvisa mancanza d’acqua. Per raggiungerla scaliamo in parte una duna poi decidiamo di accorciare la strada scendendo ancora dal fianco. Ci divertiamo ancor più di prima ma commettiamo il terribile errore di non farlo a piedi nudi. Arrivati a valle i nostri scarponcini sono colmi di sabbia, togliamo almeno due bicchieri di finissimi granelli a testa. Sono ormai le 10:30 e il caldo inizia a farsi opprimente, ci rallegriamo così di esserci alzati molto presto. Gironzoliamo per un po’ nella valle, scattiamo decine di foto ai tanti scorci offerti da questo paesaggio poi riprendiamo la marcia che inizia ad essere faticosa a causa del caldo, per fortuna ci siamo portati una borraccia a testa di acqua fresca sennò avremmo fatto la fine degli omini nelle barzellette! E’ ormai ora di pranzo, riprendiamo la navetta per tornare verso il parcheggio e, a differenza della mattina, adesso l’aria sulla pelle è particolarmente gradevole. Nel tragitto verso l’uscita lascio Beppe solo con il rumore del motore dell’auto e mi lascio sopraffare da un sonno rilassato. Ci riprendiamo con un frugale pranzo, facciamo benzina e ci avviamo verso il Sesriem Canyon. La strada non è delle migliori ma ne vale la pena perché ci troviamo davanti un ennesimo spettacolo della natura. Anche qui gironzoliamo un po’ tra le alte pareti del canyon immortalando i tanti scorci, poi la stanchezza inizia a farsi sentire e ci avviamo verso il lodge. Riesco finalmente a provare l’esperienza della guida a destra e, devo dire, me la sono cavata egregiamente riuscendo perfino a mettere le frecce anziché avviare i tergicristalli come Beppe ha fatto per tutto il viaggio! E’ stato anche divertente affrontare i tratti con più ghiaia senza far sbandare l’auto! Domani torniamo a Windhoek e il cerchio si chiude. Inizia a farsi sentire un po’ di nostalgia di questi giorni intensi e ricchi di emozioni.
27 Agosto 2009 Windhoek, ore 19:50 Ed ecco che il cerchio si è chiuso. Dopo 290 Km siamo di nuovo a Windhoek. Al nostro risveglio, sul deserto soffia un vento terribile e temiamo di imbatterci in una specie di tempesta di sabbia, invece nulla. Sembra che il vento sia alto perciò a terra si muove ben poca sabbia. Il cielo è terso e ci ha permesso di godere un panorama unico fiancheggiando una catena di montagne piatte, un paesaggio davvero insolito per noi. Percorriamo i primi 100 Km senza nemmeno scambiarci una parola, immersi come siamo ognuno nei propri pensieri e con le proprie emozioni da elaborare. Un silenzio questo che solo in Africa si può avere, non è un silenzio vuoto e un silenzio pieno di parole! Mi rendo conto ancora una volta di come la natura sia sovrana su tutto e di come gli uomini tentino di difenderla. Da noi l’uomo è sovrano e addirittura si è dimenticato che la natura esiste. In Africa abbiamo imparato a sentire i respiri del mondo, il ritmo del nostro cuore, la vita che ci pulsa dentro. Questa volta più di ogni altra, tornare a casa sarà davvero un po’ come morire. Lungo il tragitto incrociamo solo tre o quattro auto e un paio di centri abitati. Che bello vedere come vivono qui! Un gruppo di dieci, massimo venti case in muratura immerse nel nulla, senza nulla. Di certo non hanno il telefono, internet o l’aria condizionata ma hanno qualcosa di ben più importante, il sorriso sulle labbra, sempre. Emozionante è incrociare un carretto trainato da un paio di asinelli con dei bimbi che probabilmente stanno andando a scuola e che con dei sorrisi allegri si sbracciano per salutarci. Per salutare quelle persone con la pelle bianca che ogni tanto passano per di lì con un’auto. Per far riprendere Beppe dall’emicrania con la quale si è svegliato, gli do per un po’ il cambio alla guida e senza quasi rendercene conto e molto prima del previsto arriviamo a Windhoek. Non appena troviamo la strada asfaltata a Rehobot, cedo nuovamente la guida a Beppe perché c’è il rischio di incrociare un posto di blocco e io non ho l’autorizzazione. Arrivati in città e raggiunto l’hotel facciamo due passi in centro per mangiare qualcosa. Constatiamo che, a differenza di quel che ci aspettavamo, l’hotel non ha una posizione centrale così decidiamo di tenere l’auto un giorno in più e muoverci più liberamente la sera, visto che tutto il mondo è paese e anche qui sconsigliano di andarsene in giro col buio nelle strade secondarie. A fatica troviamo la sede dell’agenzia di noleggio dell’auto e scopriamo che il centro di Windhoek è incasinato non meno di Milano, sbrighiamo le pratiche e ce ne torniamo in hotel a rilassarci al sole a bordo piscina. Un po’ di relax ci vuole visto che la vacanza sta terminando. Per cena decidiamo per una Steak-house rinomata e consigliata da tutte le guide, la Joe’s Beer House, un locale con interni stravaganti e una bella atmosfera. Ci mangiamo un filetto di carne divino e un abbondante dessert per la modica cifra di 30 euro in due! Ci rendiamo sempre più conto che la pacchia sta per finire, ahinoi! 28 Agosto 2009 Windhoek, ore 20:00 E anche l’ultima giornata si è conclusa. In mattinata gironzoliamo per la città ma, stranamente, entrambi non abbiamo voglia di una gita culturale così ci dedichiamo allo shopping, può essere poco preoccupante per me ma non certo per il maritino, bhò! Comunque è incredibile come tutta la via principale, e saranno un paio di chilometri, sia zeppa di negozi di ogni genere e di centri commerciali uno in fila all’altro. Direi che qui l’Africa che abbiamo visto fino a ieri è ben lontana! Le gioiellerie fanno a gara a chi espone più ben di Dio, manna per gli occhi di ogni donna. Siamo nella patria dei diamanti e si vede, i prezzi sono davvero concorrenziali, siamo tentati di acquistarne uno ma siamo anche consapevoli di non intendercene e non vorremmo fare una cavolata, rinunciamo, chissà se abbiamo fatto bene! Raggiungiamo poi il mercato dell’artigianato ufficiale namibiano e finalmente siamo riusciti a prendere una bella e alta giraffa per casa nostra, così anche per questo viaggio non ci facciamo mancare un ricordo tangibile. Nel frattempo si fa ora di pranzo e io inizio a sentire lo stomaco brontolare, mentre Beppe come sempre era sazio dopo la colazione abbondante. Decidiamo di fermarci in un bar rinomato in città e citato sulla guida, ordino qualcosa non meglio identificato che contiene pollo che è l’unica cosa che abbiamo capito! Valli a decifrare certi menù! Insomma, mi arriva un panino enorme imbottito con petto di pollo, formaggio o un suo surrogato e tante verdure. Aiuto! Mi ci vorrebbe una vita intera per ingurgitare tutto ‘sto popò di roba, ma quanto mangiano ‘sti namibiani? Mangio quel che mi ci sta nello stomaco e la cameriera mi chiede se voglio portar via ciò che è avanzato, quasi inorridita rispondo di no e abbiamo motivo di credere che abbia pensato non avessi gradito il piatto! E’ proprio vero che basta poco per creare un equivoco quando le abitudini sono diverse1 Va bè, usciamo e il caldo inizia ad essere insopportabile, prenotiamo il ristorante, per la prima volta italiano, per la cena poi ce ne torniamo in albergo, la piscina ci aspetta! Una cosa da ricordare qui in Namibia è che, soprattutto nelle grandi città, è bene prenotare per la cena. Me ne sto un’oretta al sole, poi una bella doccia e usciamo per l’ultima notte africana. Per prima cosa andiamo a riconsegnare l’auto e Beppe, come sempre, è agitato perché teme che ci sia qualcosa che non va1 Va bè, se escludiamo la piccola riparazione fai-da-te al pezzo di plastica sotto che si staccava non è successo niente di strano! Infatti è tutto ok, come previsto la riparazione fai-da-te passa inosservata, unico neo è che abbiamo perso il copricerchio e ce lo vogliono far pagare anche se noi siamo certi di avere la copertura assicurativa. Si consultano tra loro e alla fine salta fuori che abbiamo ragione noi, ok, saldiamo e ce ne andiamo. Percorriamo tutta la via del centro con i negozi che stavano abbassando le serrande e raggiungiamo il ristorante Sardinia. Mangiamo bene con pesce e vino bianco e dopo due settimane siamo riusciti a parlare italiano con qualcuno che non fossimo noi due. Decidiamo di tornare in albergo con un taxi e anche qui due taxisti non ufficiali hanno tentato di farci salire sulla loro auto, riusciamo a fatica declinare l’invito e a salire su un taxi visibilmente ufficiale che per fortuna passava per di lì. Guidava un ragazzo giovane e molto simpatico, semplicemente ci dice che ancora non conosce bene la città e ci chiede se riusciamo ad indicargli noi la strada, il navigatore satellitare è di là da venire! Ma per fortuna, come sempre, il mio senso dell’orientamento non mi tradisce e guido il novello taxista per le vie di Windhoek come faccio di solito con Beppe e in cinque minuti e 3 euro arriviamo a destinazione. Ora siamo qui nel letto con il cielo stellato africano fuori dalla finestra che ci guarda e già sappiamo che lasceremo qui un pezzo del nostro cuore. Buonanotte Africa! 30 Agosto 2009 Volo Francoforte-Milano, ore 9:45 Ieri le ultime ore in terra africana le trascorriamo gironzolando malinconicamente per le vie di Windhoek e siamo quasi certi di aver scampato uno scippo. Ma chi l’avrebbe mai detto! Beppe aveva sulle spalle lo zaino con fotocamera e videocamera. Siamo abbastanza abituati a viaggiare e non siamo così sprovveduti da lasciare qualcosa di valore nelle tasche più esterne di uno zaino messo sulle spalle. Comunque un tizio ci ha provato. Cammina davanti a noi per un po’, d’un tratto si ferma a sistemarsi l’orlo dei pantaloni ed entrambi lo notiamo così che noi gli passiamo davanti. Ci segue e io lo vedo dietro di noi ma non ci bado più tanto vista la folla che ci circonda. Avvicina la mano allo zaino e apre la cerniera di una tasca, Beppe percepisce immediatamente il movimento sulle spalle e io con la coda dell’occhio. Ci fermiamo e contemporaneamente ci giriamo verso il tizio che ci guarda in modo strano e ci gira attorno un paio di volte. Sudiamo freddo ma è lui che preferisce allontanarsi. Le grandi città sono uguali in tutto il mondo ma qui ci rimaniamo un po’ male. Riusciamo poi a fare acquisti e finalmente trovo una camicia che cercavo da tempo ma che sembrava impossibile trovare in Italia. Ci riassale la tentazione di comprare un diamante ma poi lasciamo perdere. Pensiamo che questo viaggio valga molto più di un anello e come un diamante sarà per sempre, nel nostro cuore. Ultimo pranzo con sandwich-schifezza, e ce ne torniamo in albergo ad aspettare il taxi che ci riporterà in aeroporto. Il nostro volo di ritorno inizia prima di decollare perchè il taxista sfreccia a 160 Kmh, niente male, direi! A differenza dell’andata il nostro volo parte in perfetto orario e le 10 ore passano abbastanza velocemente anche perché riusciamo a dormire un po’. Adesso siamo ormai nel cielo italiano, Milano è quasi sotto di noi e anche per questa splendida avventura dobbiamo scrivere la parola fine. L’abbiamo tanto desiderata e attesa e nel tempo di un battito d’ali si è consumata. Non ci resta che dire: ciao Africa!