Namibia, un Paese in 100 righe
Un piccolo riassunto dei sapori, dei colori e delle emozioni di uno dei più affascinanti Paesi d'Africa...
Ascolta i podcast
Ho incontrato la Namibia alcuni anni prima di andarci davvero, di persona… Avvenne grazie ad un pacchetto, un involto di carta marrone,quella vecchia carta coriacea che venti anni fa usavano macellai ed acciugai… una specie di cilindro stropicciato che mi mandò un’amica che da anni vive laggiù ; conteneva un fascio di erbe di savana, recise alla confluenza del fiume Omaruru con l’Okatete River, nella Namibia centrale. Erbe recise al termine della stagione delle piogge, nel pieno della fioritura, tanto che, pur se seccate sotto il sole africano, conservavano ancora un profumo selvaggio e dolce insieme, un alito sommesso. Ed ancora lo emanano, oggi, a distanza di 10 anni, qui nella mia casa in Italia.Partii per la Namibia sette anni fa, prevenuto. Prevenuto nel senso che, già sull’aereo che mi stava conducendo a Windhoek, avevo dentro me la certezza assoluta che quell’Africa non avrebbe mai potuto competere in emozioni, colori, sensazioni e quant’altro con quella che da dieci anni consideravo la “mia” unica Africa, ovvero quella Sahariana.Ma mi bastò passeggiare per le sue piste per qualche tempo per accorgermi che invece laggiù, a sud dell’Equatore, pur con modi e colori differenti, c’era quella stessa vibrazione, quella pulsazione soffusa, quel ritmo arcaico che scuote il nostro DNA, la nostra anima. Che c’era qualcosa di ancestrale ed innato, un collegamento diretto tra Terra e mie porte interiori di cui non conoscevo prima l’esistenza…un cordone ombelicale che mi metteva e mi mette in contatto con il nostro vero “centro”, quella parte di Africa da cui centocinquantamilioni di anni or sono nacque la nostra specie. Ed è un qualcosa che solo in Africa si può sentire. Partii , dicevo, per farci la Guida, in Namibia. E lo sono ancora oggi, dopo sette anni e molti, davvero molti chilometri. La Guida. Mi sono spesso chiesto cosa vuol dire essere una Guida. Sicuramente conoscere il territorio, certo. Conoscerne angoli nascosti, segreti, sapere cosa ti riserva la curva della pista che hai di fronte e mille altre cose…e conoscere piante, animali, cespugli, che non deve esistere domanda cui non si sappia dare risposta. E poi etnologia, storia, sicuramente un pizzico di psicologia, che in poco tempo occorre capire le persone con cui avremo a che fare per quindici giorni intensi. Eppure no, non è questo che, almeno per me, è l’aspetto piu’ importante di questo mestiere. Per come la vedo io il compito primario di una Guida è uno solo: saper far amare il Paese far sì che la gente se ne innamori perdutamente.E per far sì che questo accada occorre che la Guida, a sua volta, lo ami. Nel bene e nel male. Sì, perché la Namibia, come l’Africa tutta, non è solo bei tramonti, scorci strepitosi, parchi, sere intorno al fuoco, belle dune…E’ anche altro, ha facce grigie, nere.Africa è violenza, persino brutale a volte, nelle espressioni di Natura e negli uomini che qui vivono. Africa è sete, fame, povertà. E’ discriminazione razziale, banditismo, guerra, bidonville, malattie. Africa è paura, ansia, macchine che si rompono, incidenti, frontiere bloccate, corruzione, denaro sporco. L’Africa mi ha graffiato molte volte, piantandomi addosso i suoi artigli polverosi lasciando segni profondi. Sotto forma di situazioni o persone mi ha offeso, aggredito, umiliato o minacciato. Mi ha deluso e mi ha preso a calci. Mi ha lasciato notti intere in preda all’ansia, altre abbracciato dalla paura, altre ancora schiumante di rabbia furiosa ed incontenibile. Ma quando poi mi si è riavvicinata non mi sono mai tirato indietro e mi sono sempre trovato lì, dove sempre sono stato, senza che mai mi passasse per la testa di dire vaffanculo, basta. Come dicevo prima: nel bene e nel male, appunto. Amo profondamente questo Paese, amo profondamente l’Africa, con tutti i suoi difetti, le sue contraddizioni, fiero del coraggio di aver saputo restare ed aspettare, ed accogliere. Sempre. E questo, per carattere, è la passione che mi fa fare questo mestiere ed essere la persona che sono. La Namibia è un Paese straordinario. Spesso messo in secondo piano da chi pretende di conoscere l’essenza vera dell’Africa e catalogato come “paese facile” dagli amanti dell’avventura senza anima ( e da chi, in effetti, poco conosce il Paese nella sua realtà) è invece un concentrato di emozioni. E’ un caleidoscopio di mille paesaggi diversi, talmente contrastanti che, in 14 giorni di viaggio, pare di visitare non uno ma cinque o sei Paesi, talmente diversi tra loro che non si ha tempo di elaborare ed assimilare i cambiamenti in corso di viaggio…solo dopo mesi, a casa, si riesce a rendersi conto della incredibile varietà attraverso cui si è sfrecciati. Si passa dal deserto per antonomasia, con le dune ambrate ( e non dune qualsiasi, ma le piu’ antiche del pianeta: stavano già lì al tempo dell’ultima glaciazione…) alle spianate costiere, dall’oceano nebbioso ai massicci di graniti rossi, rosa e neri. Dalle pianure di savana agli altopiani ricoperti di spini ed arbusti. Ed ancora dalle città in stile europeo ai villaggi con le capanne a cono intonacate di sterco di animali. Ma non basta ancora: vi sono poi le foreste di latifoglie e gli intricati boschi tropicali, le paludi e gli acquitrini, torrenti e cascate imponenti fino ad arrivare agli immensi fiumi tropicali, il cui solo pronunciare il nome già getta nel sogno: Zambesi, Kunene, Chobe, Okavango.Già, Okavango; pensate che bastano appena cento chilometri di auto dal confine di Mohembo, in Namibia, per arrivare nel mondo incantato del Delta dell’Okavango, in Botswana…Sta lì, ad un passo. Esattamente come il salto delle cascate Vittoria, appena un centinaio di chilometri dal confine di Ngoma, in Caprivi. Per non parlare dei Parchi. Solitamente si associano all’immagine di un Safari i Paesi più a nord, Kenia e Tanzania, con i loro splendidi parchi: .Serengeti, Masai Mara, Ngoro Ngoro, Tsawo…Parchi che da un trentennio attirano milioni di visitatori. Eppure…Eppure il Serengeti ha un’estensione che copre piu’ o meno la metà del Parco di Etosha, in Namibia. Ed il Masai Mara ed il Serengeti insieme non fanno i chilometri quadrati del Namib. C’è chi ha definito Etosha come uno zoo: sicuramente è recintato, ma una recinzione che circonda un territorio di quasi 23.000 km quadrati è un po’ dura definirla da zoo: è quasi come recintare l’intero Piemonte!500 leoni, 2000 zebre, 3000 elefanti, centinaia di migliaia di antilopi saltanti, 1800 giraffe, 2000 gnu e circa 20.000 impala. E poi alcefali, eland, steenbok, orici, antilopi delle sabbie, rinoceronti neri e bianchi, varani, cheeta, leopardi…250 specie di uccelli e molto, molto altro ancora…Non c’è in tutta l’Africa un altro parco con queste concentrazioni di specie diverse. Ma parlare di parchi namibiani non significa solo parlare di Etosha…ci sono Mudumu e Mamili, il Khaudom Reserve, il Babwata National Park, il Mahango, il Buffalo…Poi le riserve: Cape Cross, Doro Naua, Twfelfontein, il Kalahari. E, a veramente un passo ( 5 chilometri) dal confine di Namibia, c’è uno dei parchi più incredibili del mondo, in Botswana: Chobe, con i suoi 120.000 elefanti. Ho lasciato per ultimo i popoli. Per ultimo perché è l’ aspetto per me più importante. Come ho detto molte volte in passato è l’uomo che rende un viaggio qualcosa di straordinario.Qui, in Namibia, vi sono decine di etnie differenti, ognuna con la propria storia, le proprie origini. Qui vivono i discendenti dei primi abitatori d’Africa, quei cacciatori-raccoglitori nomadi che si spinsero verso nord e verso il resto del mondo: i San.Ed i discendenti di coloro che invece furono i primi allevatori ed agricoltori, discendenti di quei Khoi Khoi che spesso furono chiamati Ottentotti: i Nama. Che dire dei Damara, etnia dai mille interrogativi, con il linguaggio simile a quello dei San e dei Nama e con caratteristiche somatiche nilotiche, tanto da far pensare al Sudan come loro paese di origine in tempi remoti. E poi le genti dalla pelle nera, i Bantù dell’Africa centrale, scesi qui dal Camerun e dal Congo, con le loro mandrie e la loro gerarchia tribale,con il ferro e con l’organizzazione: gli Herero, gli Ovambo, i Kavango…e poi ancora gli Humbukushu, i Bajei, gli Tswana, i Lozi…dieci, cento etnie. E noi in mezzo, a respirare l’essenza stessa dell’Africa. E noi viaggiatori , qui, a interagire tra noi compagni di viaggio e con tutti coloro che qui vivono. Ed è a questo punto che il viaggio diventa crescita, conoscenza, cultura. La Namibia è tutto questo e molto altro ancora…non mi sono stati sufficienti sette anni e quasi un centinaio di migliaia di chilometri di piste a percepirne tutti i profumi, a dire il vero penso non mi basterà una vita intera. E mi attende, ancora, e mi attenderà in futuro. Lei, proprio come me, si farà trovare la’; sempre.