Namibia self drive
Sono le 5 di un limpido e gelido mattino, ( -2 °C, eravamo preparati ed equipaggiati con pile e giacche a vento,stile “cipolla,”ma il salto è stato comunque brusco) quando sbarchiamo all’aeroporto internazionale di Windhoek, dal volo Air Namibia proveniente da Francoforte (consigliamo questa scelta perché permette di utilizzare per il tour già i giorni di arrivo e partenza, evitando due pernottamenti a Windhoek; consigliabile, per evitare gli aumenti dell’ alta stagione, comprare i biglietti con congruo anticipo, in inverno) .Cambio della valuta, poi un incaricato ci accompagna in città per il ritiro dell’auto, un classico pickup Toyota Hilux 4×4 con cassone chiuso. Incontriamo Emiliano, che ci consegna cartine, piano di viaggio , voucher di prenotazione dei lodge,informazioni utili, referenze telefoniche,adattatori per le prese di corrente, schede telefoniche locali ecc. Ci informa con molta chiarezza su alcune precauzioni e in dettaglio sulla condotta di guida con particolare attenzione per le strade sterrate( che coprono il 90% del nostro percorso); comunque la vista di due auto incidentate a seguito di guida incauta,presenti nel parcheggio è quanto mai esemplificativa. Conosciamo poi Stefania, che ci trasmette ancora parecchie utili informazioni pratiche : sarà poi il nostro riferimento durante il viaggio, perché con un’ attenzione sollecita e più che amichevole si terrà quasi quotidianamente in contatto con noi per assicurarsi che tutto funzioni bene, farà le prenotazioni dei fotosafari quando non potremo farle noi….
Partiamo quindi sulla B1, la strada principale che attraversa il paese da nord a sud, verso Mariental e arriviamo dopo una breve deviazione all’Anib lodge(deserto del Kalahari) ,di aspetto piuttosto teutonico nonostante le palme e l’ambiente, giusto in tempo per saltare su una Land rover per il tour del tramonto; primi contatti( visivi e fotografici naturalmente) con springbok, kudu, impala … e finiamo con un aperitivo sulle dune rosse di fronte ad uno spettacolare tramonto .
Dopo cena(ottima) apprezziamo la consuetudine dello spettacolino di canto e ballo del personale di servizio che poi ritroveremo in altri lodge.
Il mattino dopo partenza per Sesriem; passando per Maltahohe; ci fermiamo nell’atelier di Brian,colto raccoglitore di interessanti prodotti artigianali dell’Africa centrale, di cui è piacevole illustratore; lungo la strada facciamo sosta al lodge Hammerstein nella cui riserva abbiamo un simpatico incontro a tu per tu con una coppia di ghepardi( fanno le fusa come i gatti quando sono tranquilli vicini al tutore), nonché un leopardo, (questo dietro una rete ovviamente).Pochi chilometri prima di Sesriem troviamo l’Hoodia lodge, splendido e raffinato lodge composto da 12 capanne al fondo di uno sterrato che percorre un desolato e scenografico vallone, completamente deserto. Consiglio: se trovate il cancello d’ingresso chiuso non telefonate per farvi aprire come abbiamo fatto noi suscitando una simpatica e perdurante ilarità nel personale della reception , bastava farlo scorrere… Cena perfetta e una notte stellata quale non si vede ormai più da noi.
Sveglia alle 5 , alba gelida, per arrivare all’apertura del parco Namib con le prime luci dell’alba; incontriamo i”soliti” animali, più orici,struzzi con prole, finchè non arriviamo alle famose dune rosse; saliamo la 45 ( la cifra è la distanza in km dall’ingresso del parco) e poi la 44 ,meno famosa e consigliata da Emiliano, e poi l’ebbrezza del vero fuoristrada per una breve escursione a Deadvlei (da vedere,emozionante) e successivamente al famoso laghetto di Sossouvlei, perla azzurra tra le dune rosse: vale il viaggio. Il canyon di Sesriem invece se si è stanchi, si può anche tralasciare.
Per chi usa la guida “Lonely planet”, un piccolo chiarimento :i sentieri per Deadvlei e Hiddenvlei partono da un’area poco prima di Sossouvlei, quindi o si dispone di un’auto 4×4 o per 10 € si prende una delle numerose navette che collegano il parcheggio per le auto 4×2 con Sossouvlei.Si può anche partire dal parcheggio 4×2, come indicato dalla guida, ma sono 4 km in più e il caldo si fa sentire.
Quarto giorno, lunga tappa di trasferimento a Swakopmund, poco da vedere tranne gli spettacolari e tormentati passi Gaub e Kuiseb; arrivati a Walvis bay costeggiamo dal lato interno le scenografiche “Dune dorate” e la duna 7 dove alcuni fortunati fanno sandboarding su un pendio da sogno per noi sciatori. All’arrivo alla Sandfield guesthouse (la cui titolare parla un perfetto italiano) ci sembra di essere catapultati in Normandia: nebbia fitta, vento freddo grazie alla corrente del Benguela,strade deserte la sera; ci rifacciamo al “Cosmopolitan”, moderno ed elegante ristorante gestito da Amelio, giovane , brillante e simpatico italiano, innamorato del paese, che ha trovato il tempo di raccontarci di sè e del paese nonostante l’impegno di lavoro( cena di pesce perfetta).
Quinto giorno,pieno di attività con l’escursione “Combo”: il mattino comincia con un grandioso breakfast alla Sandfield guesthouse( forse il migliore di tutto il tour per qualità e quantità),poi partenza per Walvis bay, e imbarco per la crociera tra una quantità di foche(alcune salgono sulla barca per avere il loro pesce e farsi grattare in testa come si fa con i gatti),delfini, una balena; completa la mattina un picnic in barca, incluse gustose ostriche locali. Sbarcati, veniamo caricati su un grosso Nissan 4×4 per una entusiasmante corsa sulle dune costiere fino a Sandwich Harbour: anche questo vale il viaggio, la vista dell’ondulata e sterminata distesa di dune sull’oceano di un azzurro profondo è incomparabile, e i saliscendi tipo ottovolante che la nostra guida si diverte a farci fare sulle dune ci fanno tornare un po’ bambini. A sera cena di pesce al “Tug” in un ambiente più da birreria tedesca che africana.
Sesto giorno, tappa di trasferimento, inizialmente nelle solita nebbia. Poi nel deserto verso il massiccio rosso del Brandberg, dove la strada talvolta si confonde con il terreno circostante; lungo la strada molti banchetti dove si vendono minerali, con donne vestite con coloratissimi copricapi e abiti. Il lodge di Twyfelfountain si scopre improvvisamente, quando dopo incroci e bivii e svolte della strada ormai si dubita dell’esistenza, mimetizzato in uno scenario di rocce apocalittico( ancora più apocalittico con l’illuminazione notturna) .Sistemazione più essenziale rispetto ai precedenti lodge,ma il selfservice è ricco e di discreta qualità.
Posati i bagagli, via alla ricerca degli elefanti del deserto con un mezzo da Sturmtruppen, guidato da un’ entusiasta guida che ci porta nella savana e nei letti dei fiumi,seguendone le tracce”organiche” oltre che le orme, finchè la ricerca viene premiata e incrociamo i nostri primi maestosi elefanti del deserto e li possiamo osservare da pochi metri mentre mangiano le foglie degli alberi e giocano tranquillamente fra loro.
Dopo cena, la stessa guida ci porta all’osservazione del cielo stellato e delle costellazioni approfittando dell’eccezionale limpidezza del cielo: la via Lattea che ormai quasi non vediamo più nei nostri cieli ci sovrasta enorme, un ammasso di stelle da togliere il fiato,ancor più impressionante se vista attraverso un telescopio.
Settimo giorno, visita alla Burnt mountain, alle Organ pipes (non un granchè) e ,gioiellino,alle bellisime e stupefacenti incisioni rupestri; a una cinquantina di chilometri c’è poi la Petrified forest, con tronchi di 150 milioni di anni fa perfettamente conservati grazie all’impregnazione con i silicati e alcuni vecchissimi esemplari di welwitschia.La tappa si conclude al camp di Okaukuejo nel parco di Etosha:qui l’ambiente è un po’ più spartano ma i bungalow sono perfettamente ed elegantemente arredati;inoltre Stefania ci ha fatto la sorpresa di un bungalow di prima fila presso il laghetto dell’abbeverata, così possiamo assistere con la massima comodità all’emozionante susseguirsi degli animali(zebre, giraffe,elefanti, antilopi di ogni specie,…) fino a mezzanotte. Per prudenza,indossiamo pantaloni lunghi e siamo cosparsi di spray antizanzara, ma di zanzare non si vede traccia,come previsto.
Il giorno successivo partenza presto e pattugliamento,ovviamente solo in macchina, dei vari laghetti che si susseguono, verso il camp di Halali. Incrociamo giraffe, un paio di rinoceronti( molto ben nascosti per la verità e poco inclini alla pubblicità), elefanti, kudu,springbok, impala,orici,struzzi, una gran varietà di uccelli: ogni incontro ci permette di osservare meglio i comportamento degli animali, il rispetto di certe precedenze e turni nell’abbeverata, è piacevole vedere gli animali avvicinarsi da lontano in genere piuttosto lentamente e aspettarne l’arrivo adeguandosi ai loro tempi. Purtroppo, nonostante ci aggiriamo per parecchio tempo nei luoghi dove il quaderno degli avvistamenti riportava la presenza di leoni, non riusciamo a vederli; ce ne andremo con un dubbio:ma li avranno visti davvero?
Il giorno dopo ,trasferimento all’Halali camp; durante il viaggio restiamo sempre vigili e gli avvistamenti di altri animali non mancano; il camp è ancora più spartano, ma sempre confortevole e situato in posizione centrale Qui abbiamo l’incontro con un rinoceronte che ha deciso di abbeverarsi un paio d’ore prima del suo solito e noi riusciamo a vederlo bene e con calma per puro caso.
Al mattino sveglia alle 5 per il tour all’alba; alle 8,30 rientriamo congelati( avevamo indossato tutti i vestiti che avevamo più una mantellina imbottita fornita dalla guida ma il vento della corsa sulla Land rover è micidiale): in compenso non abbiamo visto che pochi uccelli e tre elefanti per cui ci siamo fatti l’ idea che giustamente gli animali all’alba , dormono come avremmo dovuto fare noi. Dopo un breakfast rigenerante e un riscaldamento al sole, altri giri per i laghetti, dove ora si che troviamo animali svegli : alla pozza Rietfontein incontriamo alcuni gruppi di elefanti, con 3 o 4 “matriarche”, per un totale di una cinquantina di capi: uno spettacolo da restare senza fiato. Merita poi una deviazione il “pan lookout”, su una strada che s’inoltra per quasi un chilometro sul fondo asciutto del vero e proprio Etosha pan: un candido e assolutamente inospitale paesaggio lunare dove un forte vento solleva nuvole di sabbia e sale.
Penultimo giorno, trasferimento al Frans Indongo lodge,con poco da segnalare; il paesaggio è un po’ meno particolare, si attraversano lunghi tratti alberati popolati da facoceri, paesi e villaggi , su una strada finalmente asfaltata, tranne l’ultimo tratto per il lodge: questo è perfetto, un gruppo di capanne squisitamente arredate con molto gusto fornite di tutto e di più, in mezzo a una grande riserva popolata da antilopi di varia specie; purtroppo ci arriviamo nel tardo pomeriggio e non è più possibile fare una delle escursioni possibili. Anche la cena (filetto di springbok alla brace) accanto al camino è all’altezza del resto.
Infine, ultimo giorno,trasferimento a Windhoek, con tappa a Okahandja, dove Stefania ci aveva segnalato un mercato di articoli artigianali in legno, e lì complice l’occasione , ci facciamo prendere dall”ansia da souvenir” e ci portiamo via un po’ di ricordi in legno intagliato; l’amico Giancarlo che è stato in Brasile si stupisce a sentir i venditori parlare portoghese, ci spiegherà Emiliano (che tra l’altro ci ha permesso di conoscere meglio parecchi aspetti della vita del paese)che sono profughi angolani che lavorano per i padroni namibiani.
Nel pomeriggio , nel bar dell’Hilton a Windhoek incontriamo per un saluto quelli che nei pochi giorni del viaggio sono diventati i nostri amici, Stefania ed Emiliano titolari della”Hb tours and safaris”: non possiamo far altro che ringraziarli della perfetta organizzazione, della scelta dei lodge e della cura con cui ci hanno seguiti nel corso del viaggio rendendolo facile e piacevole. Salutiamo loro e la splendida Namibia con nostalgia e ci imbarchiamo per Francoforte.