Namibia on the road 4

Informazioni pratiche per affrontare un viaggio di 3500 km tra i grandi parchi del Paese, deserti e… tutta l'arca di Noè
Scritto da: topilio
namibia on the road 4
Partenza il: 30/04/2016
Ritorno il: 15/05/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Provo a raccontare il nostro bel viaggio in uno Stato dai panorami mozzafiato, con le informazioni indispensabili per visitarlo al meglio senza sorprese. Siamo partiti in maggio quando in Namibia è autunno, la stagione delle piogge è appena conclusa, non è alta stagione e i serpenti sono a riposo, infatti non ne abbiamo incontrati.

Spesa = la vacanza è stata la più cara che abbiamo fatto fino ad oggi, ci è costata circa 7300 euro in due. 5800 euro li abbiamo pagati con bonifico a Cartorange prima di partire, e comprendevano biglietto aereo, assistenza telefonica in viaggio, assicurazione viaggio (conviene farla che copra il più possibile, visto il tipo di vacanza), tutti i pernottamenti, di cui 3 all’interno dell’Etosha Park, alcune cene e una intera escursione pagata a Walvis Bay, e i rimanenti 1500 euro circa li abbiamo spesi per i pranzi, le eventuali cene non comprese, per la benzina, le entrate ai parchi, compreso l’Etosha che ha un costo giornaliero a testa, le escursioni, i regali, le mance e la differenza per il secondo autista. La Namibia ha scelto di avere un turismo d’elite, per cui gli hotel e lodge sono tutti di classe medio alta. Chi vuol fare una vacanza più conveniente, può scegliere il campeggio, piuttosto frequente in Namibia.

Popolazione = La Namibia è praticamente disabitata, ha un’estensione di circa 3 volte l’Italia e una popolazione che non arriva a 2.000.000 di abitanti. Circa 300.000 persone vivono nella capitale Windhoek, circa 1.000.000 vivono al Nord dell’Etosha, 100.000 persone sono distribuite nella costa occidentale, e le restanti 600.000 sono sparse per il resto del paese . I namibiani pur essendo poveri non sono affatto molesti, anzi, sono gentili, sorridenti e parlano sottovoce (non come noi italiani!).

Lingua = I namibiani parlano l’afrikaans e quelli che hanno a che fare con i turisti parlano tutti l’inglese, ma non è così facile capire la loro pronuncia, se lo sapete poco come noi. Il tedesco lo parlano solo i bianchi che discendono dai tedeschi colonizzatori, (soprattutto a Swakopmund), mentre l’italiano non lo parla nessuno.

Territorio = Nel sud-ovest ci sono le miniere ed è vietato l’accesso. Abbiamo scelto di non andare nel Caprivi, che è quella striscia di terra a nord-est, perché il percorso sarebbe diventato troppo lungo. In questo modo abbiamo evitato la profilassi per la malaria, che in Namibia non è obbligatoria, ma è sicuramente consigliata se si va in posti più umidi come appunto il Caprivi. Per gli stessi motivi e anche perché quindici giorni di ferie non sarebbero bastati, abbiamo scartato il nord, spingendoci solo fino ad Etosha.

Animali = La ricchezza della Namibia sono gli animali, ne vedrete tantissimi, e vi daranno forti emozioni. Non vi spaventeranno i bellissimi felini: leopardi, leoni, ghepardi, perché è sufficiente non uscire dall’auto e non sporgersi dai finestrini per non attirare la loro attenzione, ma non dovete neppure dimenticare che si tratta pur sempre di animali, per cui è bene non avvicinarsi troppo, a meno che non stiate in compagnia dei rangers. Ricordate che i felini di giorno si riposano ed è difficile avvistarli, mentre la notte cacciano, e non è opportuno trovarsi per strada al buio rischiando di incontrarli.

Orari = Cercate di arrivare negli alberghi/lodge entro le 17:00, perché il sole (in maggio) tramonta verso le 17,35 circa, alle 18:00 è buio pesto, e nelle strade non c’è illuminazione. Meglio non rischiare di rimanere a piedi con una gomma forata verso sera. Inoltre gli hotel si allertano se non vi vedono arrivare entro il tramonto e all’Etosha addirittura vi faranno la multa se oltrepassate l’orario previsto. Negli alberghi delle città c’è più elasticità, ma nei lodge si cena verso le 18,00 e la mattina è opportuno alzarsi presto per poter raggiungere la meta successiva con tranquillità.

Moneta = La moneta è il dollaro namibiano, che può essere speso solo in Namibia, mentre i Rand sudafricani, hanno lo stesso valore e possono essere spesi anche in Sudafrica. Dubito che troverete una banca italiana che vi cambierà i rand o i dollari namibiani, partite quindi con un po’ di euro e usate pago bancomat o carte di credito per gli acquisti ogni volta che potete. Se dovete andare in banca in Namibia per cambiare gli euro, armatevi di santa pazienza perché ci metterete del tempo. Fatevi cambiare gli euro in tagli non superiori ai 100 dollari namibiani ed anche una parte in piccolo taglio: da 10/20/50 per le mance e le piccole spese, perché vi capiterà che gli esercenti non avranno il resto da darvi. Mentre c’eravamo noi, un euro valeva circa 15 o 16 dollari namibiani.

Negozi = la domenica sono chiusi, e di solito anche il sabato (tranne qualcuno che potrebbe essere aperto il sabato mattina). Chiudono presto la sera, ma non tutti allo stesso orario, c’è chi chiude alle 17 e chi più tardi, ma dopo le 18 non ne abbiamo trovato nessuno aperto.

Valigie = mettete in valigia qualche maglietta o felpa che non usate più, e se ci sta, anche qualche paio di scarpe. Potete usarle voi durante la vacanza, tanto non è un posto dove servano vestiti griffati, e poi durante il tragitto potete regalarle ai namibiani che incontrerete nelle zone più povere. Se poi ci sta anche qualche piccolo gioco, qualche pallina da regalare ai bambini, avrete in cambio il loro splendido sorriso. Liberando la valigia, ci sarà anche un po’ di posto per qualche acquisto da portare in Italia.

Telefono = avevamo dietro un vecchio cellulare nel quale abbiamo installato una carta Sim locale che abbiamo comprato a Windhoek (al supermercato sotto il grande albergo Havani dove alloggiavamo), che doveva servire per le eventuali chiamate verso la Namibia. Poi abbiamo installato Skype nell’I-phone per fare e ricevere chiamate, perché la tariffa del nostro cellulare è cara e scatta anche al ricevimento di una telefonata, o navigando in internet). Così, per sicurezza, tenevo il mio cellulare scollegato dalla rete roaming e funzionante solo col wi-fi, facendomi dare la password negli alberghi. La maggior parte dei lodge ha il wi fi, però funziona solo nella zona della reception, non in camera.

Prese di corrente = per la Namibia serve l’adattatore della zona Sudafricana che potrete trovare in aeroporto. Non tutti i lodge hanno una presa europea che vi consentirà di caricare il cellulare o di usare il phon.

Auto/Strade = Per guidare l’auto serve la patente internazionale, del costo di circa 75 euro, (attenzione perché ne esistono di due tipi) che si può richiedere all’agenzia di auto pratiche in Italia ed è pronta in 2-3 settimane, per la quale serve una propria foto tessera autenticata in comune. Attenzione: la guida è a destra! All’inizio andrete un po’ in panico, ma è solo questione di abitudine ed essendoci pochissimo traffico, non sarà un problema insormontabile. Il noleggio auto è in genere direttamente in aeroporto, che dista circa 30-40 km dalla capitale. Windhoek ha strade molto larghe, anche a più corsie, e la piantina della città si trova nel retro della cartina che vi consegneranno appena arrivati. Gran parte delle strade che percorrerete nello Stato sarà sterrata. Le strade asfaltate sono soltanto quelle che iniziano con la B, (a volte anche qualche C). Andate piano perché può attraversarvi la strada un animale all’improvviso, col rischio di farvi fare un incidente. Le distanze tra i rari centri abitati sono enormi ed è difficile farsi raggiungere da un meccanico, per questo se vedete un automobilista fermo ai lati della strada, chiedete sempre se ha bisogno di aiuto. Noi non abbiamo mai bucato, ma è quasi un miracolo, vi consiglio di controllare se la ruota di scorta è in buono stato, e di farsi spiegare come si fa a cambiarla.

Carburante = Ricordatevi che la benzina in Namibia si può pagare solo in contanti e i distributori sono rarissimi, al punto che sono segnati nella cartina dello Stato. Cercate quindi di avere almeno metà del serbatoio sempre pieno e 500 dollari namibiani di scorta per la benzina.

Itinerario = Come sempre io e mio marito siamo partiti dal vostro sito, contattando un operatore già sperimentato da un altro “turista per caso”, cioè Giuseppe Gianassi di Cartorange, per non rischiare di farsi truffare da operatori inesistenti. Ci siamo fatti preparare un percorso che fosse fattibile per vedere quanto più possibile in quindici giorni di ferie, con auto a noleggio e in autonomia. Siamo partiti da Bologna di pomeriggio, con scalo a Monaco, poi da Monaco a Johannesburg, e da Johannesburg a Windhoek. Abbiamo scelto appositamente di fare il viaggio più lungo (che dura 10 ore e 50), di notte, per riposare un po’ di più. A Windhoek in aeroporto c’era ad attenderci la corrispondente di Cartorange con la cartina dello Stato, il percorso e tante spiegazioni. Ci ha accompagnato al noleggio auto e aiutati nelle formalità. Abbiamo noleggiato un 2×4, una Nissan X Trail, molto confortevole, che è sufficiente per il percorso fatto da noi. Chi deciderà di avventurarsi in un percorso diverso, al nord o nel Caprivi, meglio che si procuri un 4×4.

Windhoek – 1 notte – poi a nord: riserva di Okonjima 1 notte (x vedere i leopardi) – ancora a nord: nell’enorme Parco Etosha (1 notte al camp Namutoni e 2 notti al camp Halali) grande come la Toscana

– verso ovest: (2 notti a Palmwag) nello splendido Damaraland – verso sud: 1 notte a Twifelfontein, sempre nel Damaraland – verso sud: 2 notti a Swakopmund sulla costa nebbiosa

– verso sud: 2 notti a Sesriem (vicino a Sossusvlei) nel deserto rosso del Namib

– verso est: 1 notte nella regione semidesertica del Kalahari, e la mattina dopo al nord x il ritorno a Windhoek in direzione aeroporto.

1 – Con la nostra auto siamo andati fino al centro di Windhoek, dove c’era il nostro hotel prenotato, l’Avani, un grande hotel con casinò e tanti negozi, purtroppo chiusi di domenica. A Windhoek ci siamo stati mezza giornata, ma non occorre starci di più perché in tre ore si visita tutta. Come suggeritoci dalla nostra corrispondente in Namibia che ci aspettava in aeroporto, abbiamo contattato Agnes Albrecht dell’associazione Mammadu, che si occupa con tanta passione dell’istruzione dei bambini bisognosi, e le lasciamo biro, matite, gomme e quaderni per i suoi bambini. Li avevo comprati in Italia pensando di distribuirli durante il viaggio, ma poi ho saputo che sono poche le cittadine dove ci sono delle scuole, perciò ho preferito consegnarle ad Agnes che ne avrebbe fatto buon uso. Se volete contattarla potete farlo alla mail agnes@mammadu.org e potete consultare il sito dell’onlus che è www.mammadu.org. La mattina dopo abbiamo comprato la scheda telefonica del posto poi siamo ripartiti. La strada B1 è una bella strada asfaltata che taglia verticalmente tutto lo stato. Non è larga, ma è in ottime condizioni. Mi pare ci sia il limite dei 120 km orari, ma è bene andare più piano perché potrebbe sbucare un animale all’improvviso. In questa zona ci sono parecchi facoceri, e migliaia di termitai.

2 – riserva di Okonjima – dalla B1 si volta a sinistra nella strada D2404, sterrata e sabbiosa – E’ uno splendido camp, ed era bellissimo e grande il nostro lodge, e non era neppure il più lussuoso che avevano (sarebbe stato bello soggiornare un giorno in più e goderselo meglio) – appena arrivati ci hanno proposto un safari x avvistare i ghepardi o i leopardi. Abbiamo scelto quello coi leopardi, e abbiamo avuto la fortuna di vederne ben 5: prima uno di 4 anni appollaiato sotto un albero, a circa 10 metri da noi, poi verso sera ben 3 leopardi assieme, ma più lontani, (cosa rarissima perché sono animali solitari), e quando era già buio, un altro leopardo appollaiato su un albero. Quest’ultimo è stato quello più emozionante. Alcuni dei leopardi che si trovano all’interno della riserva hanno un collare per essere più facilmente rintracciabili. Durante i safari i rangers cercano di captare il segnale con un’antenna, per scovarne la posizione. Non è pericoloso, anche se la jeep è aperta, perché l’animale vede l’uomo come fosse un tutt’uno con l’auto, però si deve rimanere seduti.

3 – Etosha – la strada fino all’Etosha è tutta asfaltata, mentre dentro al parco è ghiaiosa e sterrata. Ci sono 3 camp all’interno del parco dove si può dormire: Ad est c’è Namutoni, poi a circa 75 km ad ovest c’è Halali, e ad altrettanti km ad ovest c’è Okaukuejo. Per pernottare all’interno dell’Etosha si deve prenotare con largo anticipo ed è difficile trovare posto. Gli animali sono tantissimi e girano tutti allo stato brado all’interno del parco. Si avvistano facilmente perché per potersi abbeverare devono recarsi alle pozze d’acqua artificiali che sono state costruite all’interno del parco, tutte posizionate vicino alla strada principale. Per questo motivo si riescono ad avvistare mentre camminano per raggiungere le pozze. Non oltrepassate mai i 60 km orari, e quando vi avvicinate alle pozze andate piano, per non far scappare gli animali. E’ vietato scendere dall’auto dentro tutto l’Etosha, ad eccezione dei 3 camp e delle toilette dislocate nel parco, che però non vi consiglio perché prive di acqua. Potete pranzare in uno dei 3 camp, oppure farvi preparare un pranzo al sacco da consumare in auto. La sera andate ad attendere con pazienza gli animali mentre vanno ad abbeverarsi alle pozze del vostro camp. Emozionante quella di Halali, un po’ decentrata rispetto al camp, e con una splendida vista dall’alto di alcune grosse pietre. Siamo stati rapiti da questa pozza, per la sua location e per gli animali che vi abbiamo trovato in un silenzio quasi irreale: 3 rinoceronti, 6 elefanti, un paio di iene maculate e un ghepardo. Avevamo un binocolo, per ammirarli da lontano. Consiglio di acquistare il librettino del parco nel mini market dei camp, perché ci sono le foto dei principali animali che vivono all’Etosha, cosicchè ad ogni avvistamento, saprete di che animale si tratta. Purtroppo non siamo riusciti a vedere i leoni, nei nostri quindici giorni di permanenza, ma c’è chi li aveva visti ad una pozza, un paio d’ore prima di noi. Sembra sia più facile vederli la mattina presto, ma anche soggiornando dentro al parco, la colazione inizia verso le 6 ed è difficile essere alle pozze così presto. Per chi alloggia fuori dall’Etosha è ancora più difficile, perché i cancelli del gate aprono alle 6 e si deve percorrere una parte di strada sterrata per giungere alle pozze.

4 – da Etosha al Damaraland con destinazione Palmwag. Facciamo l’errore di recarci in alcune pozze del parco Etosha anche l’ultima mattina, senza considerare che la prossima tappa è molto lontana. Sostiamo per il pranzo ad Outjo, poi proseguiamo. La strada è asfaltata fino a Kamanjab, poi è sterrata. Il paesaggio cambia continuamente ai nostri occhi e attraversiamo una zona montagnosa a dir poco entusiasmante. Vorremmo fermarci ad ogni metro per osservare e fotografare, ma è troppo tardi e proseguiamo a malincuore. Arriviamo a Palmwag che è già il tramonto. Il camp è immerso in un paesaggio bellissimo, che sembra trovarsi isolato dal mondo. I nostri bungalows sono singolari, hanno le pareti di tende e le finestre si aprono con la zip, ma sono comunque carini. Vorremmo fare l’indomani un’escursione tra gli Himba, ma con nostro enorme dispiacere ci dicono che non sono previste, decidiamo quindi di andarci per conto nostro. La mattina si avvicina un cameriere del camp che ci chiede se possiamo dare un passaggio al fratello che torna a casa per un po’ di giorni. Il passaggio si rivela provvidenziale perché il ragazzo si informa di dove si trova l’accampamento Himba, e ci porta lì facendoci da interprete perché gli Himba non sanno l’inglese, parlano solo la lingua herero. Fanno parte del suo stesso ceppo, ma sono strani anche per lui, perché passa tutto il tempo a fotografarli. A differenza degli altri herero che vivono in case più normali, gli himba sono accampati nelle tende, non le tende dei pellerossa, ma tende da campeggio come le nostre, mentre gli anziani dormono in una capanna rettangolare coperta con fango e sterco, e stanno seduti in terra, nella sabbia. L’accampamento non è dei più puliti né dei più ordinati, c’è plastica un po’ ovunque, stona col resto dello Stato che è pulitissimo. Tramite il nostro improvvisato interprete, ci scusiamo per non avere nessun cibo da offrirgli perché non ne abbiamo avuto il tempo, e chiediamo loro cosa fare per sdebitarci. Ci chiedono dei soldi per acquistare il cibo e glieli diamo. In cambio la ragazza himba va a farsi bella dentro la sua tenda, cioè a spalmarsi nel corpo la crema mista ad argilla, che per questa etnia è il non plus ultra della bellezza. La ragazza ha infradito, alte cavigliere, un cinturone di borchie/perline che tengono su un sottanino, tette al vento e capelli acconciati alla maniera himba, con argilla e perline. Il marito invece è vestito normalmente tranne che per un sottanino, che a prima vista sembrano pantaloni corti. Ho sempre avuto un debole per i bambini scuri di pelle, soprattutto quando spalancano i loro occhioni, e quando vedo il loro bimbo più piccolo, che ancora non cammina, vedendo che i genitori non si dispiacciono, lo prendo in braccio. Ha il naso incandelato, il sedere nudo, un filo di perline in cintura e una felpina col cappuccio. E’ imbronciato ma non piange, lo tengo ben stretto e a forza di cullarlo quasi si addormenta fra le mie braccia, un’esperienza fantastica! Vorremmo ingraziarci gli altri due figli della coppia, che avranno all’incirca 5-7 anni e ci stanno guardando storto. Tiriamo quindi fuori il nostro asso nella manica, delle biglie di plastica, quelle con i ciclisti. Fatichiamo un po’ per conquistare la loro fiducia, perchè (ci dice il nostro interprete) i bambini neri hanno paura degli uomini bianchi, pensa un po’. Ma piano piano li conquistiamo insegnandogli a giocare a biglie e riusciamo anche a riprendere un pezzetto di scena con la telecamera. Se si diffonderà il gioco delle biglie in Sudafrica sarà sicuramente merito nostro! Non ci sentiamo di approfittare troppo della loro ospitalità, per cui ringraziamo di cuore e salutiamo. Andiamo a pranzo col ragazzo herero, che per tutto il tempo spistola col cellulare per farci sentire la sua musica preferita. Appena la trova, mi alzo e inizio a ballare mentre lui se la ride come un matto, poi lo chiamo a raggiungermi. E’ un po’ titubante ma poi anche lui si lascia andare e ci balliamo un paio delle sue canzoni preferite, poi lascia il posto a Thomas (mio marito) e va lui a riprenderci con la telecamera. Chissà poi perché rideva così tanto, forse dalle sue parti le “ragazze” della mia età non ballano?

5 – Da Palmwag a Twifelfontein. Continuiamo verso sud, sempre in una strada sterrata. Se era bello il paesaggio di Palmwag, quello di Twifelfontein è ancora più bello. Il camp è completamente immerso nella roccia rossa e si trova in un altro posto sperdutissimo. Thomas è stanco di guidare continuamente, e anche se siamo vicini alla foresta pietrificata, non la visitiamo, e ci accontentiamo delle antichissime pitture rupestri a cielo aperto, che sono più vicine.

6 – da Twifelfontein verso Swakopmund. La strada è sterrata fino alla costa, poi diventa asfaltata. Facciamo tappa a Uis, vorremmo prelevare e far benzina, ma gli unici 2 sportelli bancomat sono senza soldi e uno dei due benzinai ha finito la benzina. Gli mettiamo quel po’ di contanti che abbiamo rimasto e andiamo a pranzo pagando con la carta di credito. Ripartiamo e proseguiamo verso la costa. Appena arrivati nel lungomare vediamo un relitto della Skeleton Coast, forse quello più a sud, poi proseguiamo fino a Swakopmund dove dormiamo due notti nell’accoglientissimo hotel Sam’s Garden, di proprietà di uno svizzero tedesco. La costa è il posto più trafficato della Namibia, perché ci sono auto e camion che fanno la spola fra le due città di Swakopmund e Walvis Bay, che distano fra loro circa 30 km, e sono abbastanza grandi ed abitate. A Swakopmund ci sono molti negozi di artigianato locale, dove facciamo qualche acquisto, ma si fa subito sera e i negozi purtroppo chiudono. L’indomani andiamo all’escursione già prevista a Sundwich Harbour, nella cittadina lagunare di Walvis Bay. La mattina ci portano con un catamarano ad una piacevole gita per avvistare le otarie in un isolotto poco distante. Ci nuotano attorno i delfini, e dividiamo la barca coi pellicani attirati dai pesci che si è procurato il marinaio. Un’otaria ingorda, allontanatasi dall’isolotto, monta perfino sul catamarano e pesta un piede a mio marito. Pranziamo in barca con ostriche e prosecco. Nel pomeriggio ci portano con dei 4×4 a visitare il deserto di sabbia, arbusti e piccole dune. Anche questa gita è piacevole, ma non eccezionale, e ai piedi di una duna un po’ più alta torniamo a brindare con prosecco, ostriche e tartine.

7 – Andiamo verso sud, nel deserto del Namib, per visitare le alte dune di sabbia rossa di Sossusvlei – Ripartiamo da Swakopmund, superando Walvis Bay, e ci inoltriamo a sud, dove da lì a poco la strada diventa nuovamente sterrata. La nostra meta è Sesriem, dove si trovano i camp che fanno da punto di appoggio per le dune di Sossusvlei. La mattina dopo andiamo con una gita organizzata, perché il nostro 2×4 si potrebbe insabbiare. La gita è bella e interessante, la nostra guida preparata e coinvolgente, ma la giornata parte malissimo. La Jeep con la quale ci accompagnano all’escursione ha i finestrini che dovrebbero stare chiusi con una piccola calamita, ma si ribaltano continuamente e dobbiamo tenerli stretti con le mani tirando a più non posso. E’ un freddo assassino e la coperta di cui ci hanno fornito vola da tutte le parti, ed entrano spifferi terribili. Non riesco proprio a capire perché ci hanno fatto alzare all’alba (colazione alle 5 e partenza alle 5,30), credevo che fosse perché poi veniva troppo caldo, ma anche a mezzogiorno si battono i denti! Ci porta alla mitica Duna 45 e la scaliamo a piedi con fatica nel crinale, per poi tornare giù di corsa fino alla base della duna. Poi è la volta di un particolarissimo paesaggio lunare: la pozza effimera di Sossusvlei, con alberi morti di acacia di colore nero, che contrastano fortemente con la sabbia arancione. Poi ci facciamo una passeggiata nel canyon del Sesriem, il cui letto è asciutto per gran parte dell’anno.

8 – dal deserto del Namib al semideserto del Kalahari, verso est. La strada è sterrata fino a metà del tragitto, poi diventa asfaltata e così rimarrà fino alla fine del viaggio Dormiamo al lodge Bagatelle, altro splendido posto. Mio marito fa una passeggiata a cavallo, io purtroppo non sto bene e salto l’ultima escursione della vacanza.

9 – ritorno a Windhoek – Percorriamo la strada asfaltata senza soste, impiegando 3 ore e tre quarti.



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