Namibia: il Paese delle meraviglie
Il vero e proprio tour attraverso la Namibia è stato preceduto da un soggiorno di tredici giorni nella capitale, che ci ha consentito di calarci nella realtà locale e scoprirne i molteplici aspetti, anche sorprendenti ed inattesi: non ci aspettavamo, ad esempio, di trovare nel pieno centro di una piccola capitale africana come Windhoek splendidi centri commerciali, con ogni genere di negozi, internet cafè e locali di ristorazione. Camminando per le pulitissime strade del centro, si ha talora l’impressione di trovarsi in una città europea, per le caratteristiche architettoniche di molti edifici che testimoniano un passato coloniale (prima olandese, poi inglese e tedesco) di cui ancora si respira l’aria, ma poi ci si guarda intorno e…Non c’è dubbio…Siamo in Africa! L’Africa con la sua musica, con i suoi colori , con il sorriso della sua gente, con la sua vitale energia ed anche con i suoi contrasti: così, poco distanti dalla graziosissima cattedrale in stile gotico che svetta contro il cielo blu, spuntano uno accanto all’altro i banchetti degli ambulanti che vendono monili, oggetti in legno e piccoli souvenir fatti dalla gente dell’etnia che rappresentano, a cominciare dalle bellissime donne himba che mostrano le loro collanine e mantengono anche in città il tipico aspetto che le vuole abbigliate in modo succinto e con il corpo ricoperto da un unguento rosso fatto con burro ed ocra, che ha lo scopo di preservarne la pelle dal sole e dagli insetti; camminando lungo la centrale Independence Avenue ci è capitato di stupirci per la coesistenza di tante etnie così diverse tra loro e magari di notare, accanto ad un uomo elegantemente vestito con giacca e cravatta che attende il semaforo verde per attraversare la strada, una donna damara infagottata nel tradizionale costume vittoriano, che sembra uscita da un’altra epoca.. Questo viaggio ci ha riservato piacevoli sorprese anche da un punto di vista gastronomico: in Namibia si mangia molto bene ovunque ed a buon prezzo: pesce freschissimo, ottime verdure, ma soprattutto la carne di ogni genere e di ottima qualità; popolarissime le grigliate, tanto che molti alloggi e gli stessi campi di Etosha dotano ogni bungalow di barbecue (braai). A Windhoek si trovano supermercati ben forniti ed una gran quantità di locali e ristoranti, da avere l’imbarazzo della scelta.. Tutti ottimi quelli che abbiamo provato: l’Ocean basket e il ristorante portoghese per il pesce, lo Zoo park e Primi piatti per mangiare una pizza niente male, Nando’s per uno spuntino veloce e – in cima alla lista – il Joe’s beer house, ristorante molto suggestivo, che si compone di locali interni con arredamento a dir poco originale e spazi aperti all’esterno in cui si trova anche il classico boma con il fuoco, attorno al quale ci si può scaldare e godere la vista del cielo stellato; al Joe’s beer house si possono assaggiare moltissime varietà di carne, dalla zebra all’orice, dal kudu allo struzzo, oltre ai più classici pollo e maiale: consigliato il “bush sosatie” per avere in un unico piatto un assaggio di tutto.
A Windhoek ci si può agevolmente spostare da una parte all’altra della città con i taxi collettivi (spendendo l’equivalente di € 0,70 a persona), che rappresentano anche un’interessante occasione per venire a contatto con la popolazione locale; inoltre, poco distanti dalla città si trovano luoghi che offrono la possibilità di vivere esperienze indimenticabili: per noi così è stato il pomeriggio trascorso all’Amani Lodge, che si trova a soli 30 Km dalla capitale, a 2100 metri di altitudine; qui è possibile partecipare ad un game drive della durata di circa tre ore che consente di ammirare splendidi felini da punti di vista privilegiati (ed anche piuttosto ravvicinati..) in un contesto decisamente spettacolare. Trascorsi i primi tredici giorni nella capitale, siamo partiti per il vero e proprio tour on the road attraverso la Namibia, dopo aver preso in consegna tutto il materiale necessario predisposto dal tour operator, che ci ha anche assistito nel disbrigo delle formalità necessarie per il ritiro dell’auto a noleggio – una Nissan X Trail – verificando il perfetto stato della vettura e la presenza di tutte le dotazioni necessarie (come la seconda ruota di scorta) per affrontare il viaggio in totale tranquillità.
Così, il 2 settembre siamo partiti da Windhoek dirigendoci verso sud, alla volta del Kalahari Anib Lodge; la strada asfaltata che abbiamo percorso per buona parte di questa tappa ad un certo punto ha ceduto il passo alla pista sterrata: a parte qualche piccola iniziale difficoltà dovuta all’inesperienza, è stato abbastanza semplice abituarsi a guidare sullo sterrato (per di più sul lato sinistro della strada..) – anche grazie alle preziose “istruzioni di guida” contenute nella speciale travel bag ed alle buone condizioni di manutenzione delle piste. Le strade lunghissime e gli orizzonti sconfinati a perdita d’occhio diventano in Namibia una costante del viaggio: dietro ogni curva e dopo ogni dosso si apre agli occhi ancora infinito..
Man mano che ci si avvicina al deserto del Kalahari, la vegetazione cambia caratteristiche e si cominciano a scorgere le tipiche dune lineari di sabbia rossa; lo stesso pomeriggio del nostro arrivo all’Anib Lodge abbiamo partecipato al “sundowner”, un’escursione organizzata dalla struttura con veicoli scoperti che consente di ammirare il paesaggio del Kalahari e culmina al tramonto sulla cima di una suggestiva duna rossa, dove viene offerto l’aperitivo mentre si assiste al calare del sole che qui assume insolite colorazioni che virano dall’arancione, al rosa al viola, con rientro al lodge in tempo per la doccia e per un’ottima cena. Il giorno seguente siamo andati con la nostra auto in esplorazione della zona, percorrendo un tratto panoramicamente molto bello della C19, per le dune rosse sempre più ravvicinate, sino ad un piccolo centro abitato di nome Aranos e poi, rientrati all’Anib lodge nel tardo pomeriggio, abbiamo assistito al secondo splendido tramonto nel Kalahari durante una passeggiata su un sentiero all’interno della struttura, dove il silenzio era interrotto solo dal fruscio dell’erba accarezzata dal vento e dal canto degli uccelli.
La mattina successiva siamo partiti alla volta del Desert Homestead, un lodge estremamente suggestivo a circa 26 Km dall’ingresso del Namib Naukluft Park, che abbiamo raggiunto in circa cinque ore di trasferimento attraverso mutevoli paesaggi di indescrivibile bellezza. Davvero spettacolare il tratto di strada compreso tra Malthaoe e la deviazione verso Solitarie. Arrivati a destinazione, ci ha subito colpito l’ubicazione dei bungalow, collocati a semicerchio di fronte ad una prateria sconfinata dominata da un rilievo che si accende di calde tonalità al calare del sole: tutt’ora, pensando ad un luogo che evochi l’idea di pace e relax, ci rivediamo seduti sulla veranda del nostro bungalow mentre ascoltiamo i piccoli gechi nascosti fra l’erba alta che non si lasciano vedere, ma rivelano la loro presenza chiamandosi l’un l’altro dopo il tramonto.
Il giorno dopo era in programma l’ingresso al Namib Naukluft Park, al cui interno si trovano le dune di Sossusvlei – ritenute le più alte del mondo – così ci siamo alzati molto presto, per trovarci ai cancelli all’alba, al momento dell’apertura. A Sossusvlei si sono rivelati particolarmente utili i suggerimenti di Namibia-Travel– sia in merito alla tempistica che all’ordine di visita dei vari siti – che ci hanno consentito di scattare splendide fotografie e di vedere nella maniera più favorevole quello che abbiamo definito un “posto magico”: dal Dead Vlei – antico bacino bianco al cui interno si trovano scheletrici alberi fossili, circondato da altissime dune color albicocca – alla Duna 45 che ci siamo divertiti a scalare, fino a raggiungere il Sesriem Canyon, che abbiamo visitato prima di uscire dal parco. E’ difficile descrivere le sensazioni che suscita il deserto del Namib, con il suo mare di dune dalle molteplici sfumature di colore, i corvi che volteggiano nel cielo limpidissimo, il caldo contatto della sabbia da lasciar scorrere tra le dita…La giornata trascorsa a Sossusvlei è stata un susseguirsi di emozioni indimenticabili! Il bello di un viaggio in Namibia sta anche nell’opportunità di vedere in un lasso di tempo piuttosto concentrato luoghi enormemente diversi tra loro: è usuale che, nel corso di una stessa tappa di trasferimento, il paesaggio cambi anche radicalmente aspetto dopo soli 50-60 km, così che il viaggio, anche se lungo, non diventa mai monotono e c’è sempre qualcosa che stupisce e cattura l’attenzione. E così noi – da un giorno all’altro – siamo passati dal clima caldo e secco di Sossusvlei alle nebbie mattutine della costa atlantica, raggiunta la successiva meta di Swakopmund, una graziosa cittadina dallo stile spiccatamente tedesco, lambita dalle fredde acque dell’oceano e circondata dalle dune del deserto.
Lo stesso pomeriggio del nostro arrivo, prima di entrare in città, siamo andati a vedere il vicino punto panoramico denominato “moon landscape” – a cui non poteva essere attribuito nome più appropriato, per il risultato dell’erosione millenaria operata in quel luogo dal fiume Swakop – dopodiché abbiamo raggiunto il bed and breakfast “La Sirenetta”, posto particolarmente carino ed accogliente, e concluso la serata al “Tug”, uno dei tanti locali della cittadina atlantica dove si può mangiare dell’ottimo pesce. La mattina successiva, percorrendo una strada che corre dritta tra le dune e l’oceano, abbiamo raggiunto la vicina località di Walvis Bay, per partecipare ad una straordinaria escursione chiamata “Combo”: la prima parte del programma prevedeva l’uscita in catamarano nella laguna di Walvis Bay, per osservare le colonie di otarie che si ammassano sulle coste, i delfini e la moltitudine di uccelli acquatici che popolano la laguna (tra cui, gabbiani, fenicotteri, cormorani, pellicani); poi, abbiamo consumato a bordo il pranzo a base di ostriche e champagne, altra esperienza culinaria fantastica per la squisitezza delle ostriche che vengono allevate proprio a Walvis Bay e sono rinomate in tutto il mondo per la loro bontà e la rapida crescita, pare dovuta anche alla particolare ricchezza di plancton che caratterizza questo tratto di mare..
Al termine del giro in barca, siamo saliti sul fuoristrada che ci ha condotto su e giù attraverso le dune del deserto, in luoghi impossibili da raggiungere altrimenti, sino a raggiungere l’area protetta di Sandwich Harbour, dove le altissime dune si stagliano contro un fantastico cielo azzurro e si gettano a strapiombo nell’oceano: puro divertimento e a dir poco forti emozioni…! Per concludere la giornata, ultima cena a base di ostriche.
Il giorno dopo abbiamo salutato la costa atlantica per tornare verso l’interno, in direzione nord-est, nella sperduta ed affascinante regione del Damaraland, che prende il nome dai Damara, l’etnia cui appartiene la maggior parte della popolazione che abita questa zona che – come le altre etnie appartenenti al ceppo linguistico dei Koisan – parla la cosiddetta “lingua degli schiocchi”. Anche qui, straordinari i paesaggi che mutano in continuazione, alternandosi dolci pianure ondulate, catene montuose, bizzarre formazioni geologiche e sassi color ocra anche di imponenti dimensioni – alcuni raggruppati come a formare originali composizioni, altri isolati, sparsi qua e là – che alla luce del tramonto assumono una colorazione surreale. Visto il poco tempo che avevamo da trascorrere in questa zona fantastica, abbiamo rinunciato alla visita delle incisioni rupestri di Twyfelfontein, preferendo partecipare ad un’escursione organizzata dal Twyfelfontein lodge della durata di circa quattro ore che, con mezzi fuoristrada, conduce all’interno del delta prosciugato del Huab River seguendo le tracce degli elefanti del deserto; sulla strada del ritorno ci è stato offerto il consueto aperitivo a base di champagne, che abbiamo sorseggiato mentre il sole scompariva dietro le montagne accendendo le rocce. Quella sera abbiamo avuto una piccola disavventura, poiché andando verso il Camp Xaragu dove era previsto il pernottamento – complice il buio che era calato repentinamente dopo la fine dell’escursione – abbiamo imboccato per errore una pista secondaria e la nostra auto si è insabbiata; fortunatamente, l’inconveniente si è risolto rapidamente, grazie al tempestivo intervento dei nostri amici di Namibia-Travel cui abbiamo riferito l’accaduto ed hanno raggiunto telefonicamente il vicino Twyfelfontein lodge (da cui eravamo partiti pochi minuti prima e che ci ha subito inviato alcune persone in aiuto), evitandoci di trascorrere la notte in macchina. Alla fine, è bene quel che finisce bene, e questo episodio ci ha insegnato che bisogna stare attenti a non abbandonare mai la pista principale, a non proseguire su una strada che sta diventando sabbiosa quando non si conduce un fuoristrada e, soprattutto, ci ha fatto sperimentare l’utilità di poter contare su un’assistenza effettivamente fornita 24 ore su 24.
Lo spettacolo più bello, comunque, il Damaraland ce lo ha offerto al Camp Xaragu, campo tendato senza pretese ma totalmente privo di inquinamento luminoso, ove abbiamo visto un cielo stellato di una bellezza indescrivibile.
La mattina seguente, dopo un incontro ravvicinato con alcuni elefanti del deserto che ci hanno placidamente attraversato la strada, abbiamo lasciato il Damaraland dirigendoci a nord verso il Parco Etosha, dove avremmo trascorso i tre giorni successivi e vissuto finalmente le emozioni del safari..! La bellezza del Parco Etosha e la varietà ed abbondanza degli animali avvistati ha decisamente superato le nostre aspettative. Abbiamo alloggiato in due dei tre lodge governativi presenti all’interno del parco: Okaukejo e Halali, entrambi muniti di pozza illuminata; abbiamo visto moltissimi animali, anche a distanza piuttosto ravvicinata, tra cui diversi splendidi esemplari di leoni, un leopardo, erbivori delle più svariate specie, uccelli e simpaticissimi scoiattoli chiamati ground squarrel. Muoversi all’interno del parco è stato facile, grazie alle strade ben segnalate e alla mappa dettagliata che ci era stata consegnata, sulla quale erano presenti tutte le pozze cui era possibile accedere, con indicazione di quelle di maggiore interesse e delle specie animali più probabili da avvistare; le pozze più “fortunate” per noi sono state quella di Newbrownii (vicino a Okaukejo) e di Retfontein (nella zona di Halali), dove per ben quattro volte in due giorni abbiamo trovato i leoni, ma anche quelle presenti all’interno delle strutture ci hanno riservato piacevoli ed inaspettate sorprese, come la prima sera ad Okaukejo quando un branco di leonesse ha raggiunto la pozza per abbeverarsi dopo il lento avvicendarsi di elefanti e rinoceronti, o la sera ad Halali quando avevamo pensato di fermarci alla pozza solo pochi minuti prima di andare a cena ed invece siamo rimasti per oltre un’ora ad attendere con il fiato sospeso che uno splendido leopardo appostato dietro un cespuglio decidesse di sferrare l’attacco contro un ignaro springbook (che poi è stato graziato..) e alla fine è uscito allo scoperto per andare a bere, mostrandosi in tutto il suo splendore. Il soggiorno presso le strutture del Parco Etosha, è stato molto confortevole: alloggi spaziosi e letti comodissimi muniti di zanzariere (comunque, non abbiamo incontrato nemmeno una zanzara..), ottimi ed abbondanti i pasti al buffet dei ristoranti. Innumerevoli le fotografie scattate e indelebili i ricordi delle giornate sulle bianche strade affollate di zebre e delle sere sotto il cielo stellato ad ascoltare i richiami dei leoni.
Dopo Etosha ci attendeva il Waterberg Plateau – l’unico parco montano della Namibia, formato da un altopiano di arenaria che si erge 150 metri al di sopra della pianura – ultima tappa della nostra meravigliosa avventura; quì abbiamo trascorso la notte precedente al rientro nella capitale e potuto osservare dei graziosissimi dik dik che brucavano l’erba proprio sul prato davanti al nostro bungalow: tra i tanti animali visti, quelli ancora ci mancavano.. Il 13 mattina siamo ripartiti alla volta di Windhoek, dove siamo arrivati nel pomeriggio, in tempo per riconsegnare l’auto ed incontrare i nostri amici di Namibia-Travel, cui eravamo ansiosi di raccontare le fantastiche esperienze vissute nei precedenti intensissimi tredici giorni.
Ancora un giorno nella capitale per gli ultimi acquisti e poi via verso l’aeroporto… Mentre l’aereo si sollevava nel cielo e le distese di acacie si allontanavano, già avvertivamo la nostalgia di quella terra fantastica e dei giorni felici che ci aveva regalato, salutandola con la promessa di tornare.