Namibia dove regna il silenzio

Namibia 2000 Fra i viaggi intrapresi nel continente Africano, quello fatto in Namibia mi rimarrà per sempre vivo nella mia testa e nel mio cuore. Siamo partiti credendo di trovare un paese fatto di sabbia e solo sabbia, e invece abbiamo scoperto un mondo incantato. Arrivati a Windhoek abbiamo noleggiato un 4x4 full equipped, abbiamo fatto la...
Scritto da: anna.disegna
namibia dove regna il silenzio
Partenza il: 20/09/2000
Ritorno il: 12/10/2000
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Namibia 2000 Fra i viaggi intrapresi nel continente Africano, quello fatto in Namibia mi rimarrà per sempre vivo nella mia testa e nel mio cuore.

Siamo partiti credendo di trovare un paese fatto di sabbia e solo sabbia, e invece abbiamo scoperto un mondo incantato.

Arrivati a Windhoek abbiamo noleggiato un 4×4 full equipped, abbiamo fatto la spesa al grande e fornitissimo supermercato del centro e siamo partiti, seguendo un itinerario studiato in Italia.

Direzione Rundu, ovvero la zona più a nord della Namibia ai confini con l’Angola. Dopo aver percorso circa 400 km di strada asfaltata, in mezzo a immense praterie, senza aver incrociato nè auto nè persone a piedi (strano in Africa) siamo giunti alla linea del controllo veterinario. Da qui tutta un’altra Namibia: strada piena di buche, mucche al pascolo, donne che camminavano portando sopra la testa vasi di terracotta colmi di acqua e con un’alta fascia in vita da cui sbucavano i due occhi del bambino…Ecco questa è Africa, mi dico, questa è la mia amata terra. A Rundu veniamo subito colpiti dalla moltitudine di militari che sorvegliano il paese, si respira nell’aria una forte tensione. Ma la zona qui è talmente bella che merita di rimanerci almeno due giorni. Alla ricerca di ippopotami lungo il fiume Okavango ci insabbiamo. Siamo soli, fa un caldo atroce, lontani dal campeggio e dalla città, nessuno attorno. Dopo circa un’ora di “duro lavoro” la macchina non ne vuole sapere di uscire: spaliamo e spaliamo, invanamente. Ecco che da lontano arrivano due giovani del luogo,che ci danno una mano e dopo due ore riusciamo a venirne fuori. Ecco, questi sono i neri dell’Africa, quegli stessi neri che da noi vengono additati di tutto, vengono derisi e insultati. Li erano nella loro terra, noi eravamo gli stranieri, avrebbero potuto farci di tutto, invece ci hanno aiutato, non ci hanno chiesto nulla. Dopo averli ringraziati e baciati ce ne siamo andati via, ci hanno sorriso e con la stessa tranquillità con cui erano venuti se ne sono ritornati nel loro villaggio.

La nostra avventura è poi seguita nel PArco Etosha, uno stupendo paradiso per gli animali. L’erba bassa, rada e l’azzurro del cielo rendono facile vedere gli animali. Gruppi di gnu, zebre e impala ci attraversano la strada, elefanti (che qui sono molto grandi)si abbeverano nelle rare pozze d’acqua. Seguiti poi dai leoni, rinoceronti e giraffe. E’ bello scoprire giorno dopo giorno le leggi della natura, quelle leggi che noi uomini cerchiamo di ingabbiare nel nome di una “modernizzazione” che spesso non ha senso. L’etosha merita sicuramente una visita di 3 giorni: campeggiare nei tre campi interni è bellissimo, soprattutto di sera quando si può rimanere ore ad osservare gli animali nelle pozze d’acqua illuminate.

Dall’Etosha ce ne andiamo verso Nord, nel Kaokoland.Terra di Himba, di caldo soffocante e sabbia. Il paesaggio è stupendo ma ancora più le capanne di questo popolo che non si è lasciato violentare dal turismo. Ci fermiamo in un villaggio Himba vicino alle Epupa Falls; per rispetto a quelle persone non facciamo foto. Cerchiamo a gesti di parlare con loro, ci invitano a fermarci li. Così ci accampiamo e rimaniamo con loro un intero giorno. La mattina seguente con malincuore ce ne andiamo: mi spiace abbandonare questo luogo di pace e silenzio. Dal Kaokolando ci spostiamo nel Damaraland dove alla sabbia si sostiuscono i sassi: di tutti i colori, i sassi riempiono il paesaggio. Ma anche qui c’è vita: rinoceronti ed elefanti sono riusciti a vivere in questo ambiente così ostile, ma è difficile vederli. Le strade che attraversano questa terra sono disastrate, difficili da percorrere anche con un 4×4, così ci limitiamo ad andare su quelle più battute.

Ed eccoci finalmente a Soussvlei. Dopo aver percorso la lunga strada che corre vicino all’oceano, aver visto le foche di Cape Cross e la “tedesca” Swakopmund, approdiamo su un isola rossa. Sossusvlei è una zona meravigliosa. Il rosso vivo della sabbia si staglia sul blu cobalto del cielo e qua e la sotto l’ombra di qualche albero si vedono spuntare le lunghe corna degli orici. Ogni visione sembra un quadro, così vivaci i colori, così nitide le immagini, così quieta l’atmosfera. Campeggiamo in un Rest Camp vicino a Sesriem. La sera come al solito rimaniamo ad ammirare l’immenso e infinito cielo stellato: è l’ultima notte qui, la nostra avventura è ormai terminata. Il silenzio della notte viene rotto dal suono delle cicale, degli uccelli notturni e da rumori imprecisabili; ma dopo che il vento ha salutato anche l’ultimo granello di sabbia il silenzio torna a regnare sovrano sulla Namibia.

La nostra avventura è terminata ma di questo paese rimarranno sempre vive in me le sensazioni di libertà e serenità, che i colori, gli animali e la gente esprimono in tutta la loro pienezza.



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